PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sull'operazione militare turca nel nord-est della Siria e le sue conseguenze
22.10.2019 - (2019/2886(RSP))
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B9-0123/2019 (Verts/ALE)
B9-0125/2019 (Renew)
B9-0127/2019 (PPE)
B9-0128/2019 (GUE/NGL)
B9-0129/2019 (S&D)
Michael Gahler, Željana Zovko, David McAllister, Sandra Kalniete, Esther de Lange, Andrzej Halicki, Paulo Rangel, Jeroen Lenaers, Vladimír Bilčík, Michal Wiezik, Peter Pollák, Ivan Štefanec
a nome del gruppo PPE
Kati Piri, Nacho Sánchez Amor, Andreas Schieder
a nome del gruppo S&D
Malik Azmani, Hilde Vautmans, Petras Auštrevičius, Phil Bennion, Izaskun Bilbao Barandica, Sylvie Brunet, Olivier Chastel, Katalin Cseh, Anna Júlia Donáth, Engin Eroglu, Laurence Farreng, Valter Flego, Luis Garicano, Barbara Ann Gibson, Klemen Grošelj, Christophe Grudler, Bernard Guetta, Martin Hojsík, Antony Hook, Karin Karlsbro, Ondřej Kovařík, Nathalie Loiseau, Karen Melchior, Urmas Paet, Maite Pagazaurtundúa, Frédérique Ries, María Soraya Rodríguez Ramos, Michal Šimečka, Susana Solís Pérez, Ramona Strugariu, Marie-Pierre Vedrenne
a nome del gruppo Renew
Tineke Strik, Hannah Neumann, Ernest Urtasun, Yannick Jadot, Heidi Hautala, Alice Kuhnke, Molly Scott Cato, Ellie Chowns, Damien Carême, Benoît Biteau, Petra De Sutter, Michael Bloss, Pär Holmgren, Markéta Gregorová, Caroline Roose, Erik Marquardt, François Alfonsi, David Cormand, Michèle Rivasi, Alexandra Geese, Catherine Rowett, Mounir Satouri, Jutta Paulus, Marcel Kolaja, Gwendoline Delbos-Corfield, Niklas Nienaß, Ville Niinistö, Sergey Lagodinsky
a nome del gruppo Verts/ALE
Nikolaj Villumsen, Özlem Demirel
a nome del gruppo GUE/NGL
Risoluzione del Parlamento europeo sull'operazione militare turca nel nord-est della Siria e le sue conseguenze
Il Parlamento europeo,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo sulla Turchia, del 17 ottobre 2019,
– viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri del 14 ottobre 2019 sulla Siria,
– viste le pertinenti dichiarazioni della vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), in particolare quella del 9 ottobre 2019 sui recenti sviluppi nella Siria nordorientale e le osservazioni rese al suo arrivo e durante la conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio "Affari esteri" del 14 ottobre 2019,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria e la sua risoluzione del 14 marzo 2019 su un regime europeo di sanzioni per le violazioni dei diritti umani[1],
– vista la dichiarazione congiunta dei presidenti delle commissioni per gli affari esteri di Germania, Francia, e Regno Unito, del Parlamento europeo e della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d'America del 18 ottobre 2019,
– vista la dichiarazione congiunta Turchia-Stati Uniti sul nord-est della Siria del 17 ottobre 2019,
– viste le dichiarazioni sulla Siria rilasciate da Rupert Colville, portavoce dell'Alto commissario delle nazioni Unite per i diritti umani, l'11 e il 15 ottobre 2019,
– vista la dichiarazione resa il 14 ottobre 2019 dal Segretario generale della NATO,
– visto il comunicato rilasciato il 12 ottobre 2019 dalla Lega Araba sull'operazione militare turca nel nord-est della Siria,
– viste la comunicazione congiunta della Commissione e dell'alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 14 marzo 2017 sugli elementi per una strategia dell'UE relativa alla Siria (JOIN(2017)0011) e le conclusioni del Consiglio del 3 aprile 2017 su una strategia dell'UE relativa alla Siria,
– viste la Carta delle Nazioni Unite e tutte le convenzioni delle Nazioni Unite di cui la Turchia e la Siria sono parte,
– viste le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC), in particolare la risoluzione 2254 (2015) del 18 dicembre 2015 e il Comunicato di Ginevra del 2012,
– vista la risoluzione 71/248 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 21 dicembre 2016, che istituisce un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente per fornire assistenza nelle indagini e nel perseguimento dei responsabili dei reati più gravi ai sensi del diritto internazionale commessi nella Repubblica araba siriana dal marzo 2011,
– visti lo statuto di Roma e i documenti costitutivi della Corte internazionale di giustizia, nonché il precedente creato dall'istituzione di tribunali internazionali, quali il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, il Tribunale penale internazionale per il Ruanda e il Tribunale speciale per il Libano,
– visto il memorandum sull'istituzione di zone di distensione del conflitto nella Repubblica araba siriana, sottoscritto da Iran, Russia e Turchia il 6 maggio 2017,
– visti le convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,
– visto il trattato NATO del 1949,
– vista la convenzione sulle armi chimiche del 1993,
– viste le conclusioni del Consiglio sulla strategia regionale dell'UE relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dall'ISIS/Daesh, adottate il 16 marzo 2015,
– vista la sua risoluzione del 13 marzo 2019 sulla relazione 2018 della Commissione concernente la Turchia[2], in cui raccomanda alla Commissione e al Consiglio, in linea con il quadro di negoziazione, di sospendere formalmente tutti i negoziati di adesione con la Turchia,
– visto l'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che, a seguito della decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria nordorientale, il 9 ottobre 2019 la Turchia ha avviato un'invasione militare (operazione fonte di pace) in zone controllate dalle Forze democratiche siriane (SDF), violando il diritto internazionale; che ciò ha comportato un elevato numero di vittime civili e militari lungo entrambi i lati del confine e lo sfollamento, secondo le fonti delle Nazioni Unite, di almeno 300 000 cittadini, tra cui 70 000 bambini; che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non è ancora intervenuto sulla crisi, nonostante l'unità dell'UE;
B. considerando che il 18 ottobre 2019 gli Stati Uniti e la Turchia hanno annunciato un cessate il fuoco immediato della durata di cinque giorni nella regione di confine della Siria; che si tratta di un accordo temporaneo, in quanto la Turchia non ha accettato di ritirare le sue truppe dalla Siria nordorientale; che lo stato di attuazione del cessate il fuoco resta incerto; che il 22 ottobre si è tenuto un incontro tra il presidente Erdoğan e il presidente Putin;
C. considerando che il Consiglio ha condannato l'operazione turca e si è impegnato a compiere i primi passi in relazione alle vendite di armi alla Turchia; che diversi Stati membri dell'UE hanno già formalmente sospeso le vendite di armi alla Turchia, in conformità delle disposizioni della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari[3];
D. considerando che, alla luce della situazione in Siria, il Consiglio ha messo in atto una serie di misure restrittive nei confronti dei responsabili della repressione ai danni della popolazione civile di tale paese, nonché degli individui e delle entità ad essi associati; che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni ai ministri turchi e ai funzionari del governo turco di grado elevato in risposta all'offensiva militare del paese nel nord della Siria;
E. considerando che detta operazione militare unilaterale della Turchia non ha alcun fondamento giuridico e sta unicamente esacerbando il conflitto siriano che si protrae da otto anni; che le conseguenze dell'operazione stanno gravemente compromettendo gli sforzi compiuti dalla coalizione internazionale per combattere l'ISIS, in cui le forze delle SDF rivestono tuttora un ruolo fondamentale contrastando i combattenti dell'ISIS ancora attivi;
F. considerando che la posizione ufficiale dell'UE è di ribadire il suo impegno a favore dell'unità, della sovranità e dell'integrità territoriale dello Stato siriano; che tali obiettivi possono essere garantiti unicamente attraverso un'autentica transizione politica, in linea con la risoluzione 2254 dell'UNSC e il comunicato di Ginevra del 2012, negoziati dalle parti siriane nel quadro del processo di Ginevra a guida ONU; che il governo della Repubblica araba siriana e la commissione per i negoziati siriani hanno raggiunto, sotto l'egida delle Nazioni Unite, un accordo relativo alla costituzione di un comitato costituzionale credibile, equilibrato e inclusivo, che dovrebbe facilitare una soluzione politica alla guerra in Siria, comitato a cui potrebbe ora essere impedito di riunirsi a causa dell'operazione militare unilaterale della Turchia;
G. considerando che sono state formulate specifiche denunce relative a uccisioni, intimidazioni, maltrattamenti, rapimenti, razzie e sequestri di case di civili da parte dei gruppi armati sostenuti dalla Turchia e che i civili accusati di affiliazione con determinati gruppi curdi sarebbero stati allontanati con la forza dalle proprie abitazioni o trattenuti ai posti di blocco dai membri di detti gruppi; che secondo le Nazioni Unite sono state segnalate esecuzioni sommarie perpetrate dai combattenti appartenenti al gruppo armato Ahrar al-Sharqiya, alleato della Turchia; che, secondo quanto riportato, Hevrin Khalaf, nota esponente politica curda, è stata torturata e uccisa dai combattenti di Ahrar al-Sharqiya;
H. considerando che a seguito del ritiro delle truppe statunitensi, il 14 ottobre 2019 le truppe di Bashar al-Assad sono entrate in numerose città della Siria nordorientale per la prima volta in sette anni, dopo che le forze curde hanno accettato un accordo mediato dalla Russia per cercare di bloccare un attacco turco; che i termini esatti dell'accordo tra Damasco e i Curdi rimangono poco chiari; che, secondo dichiarazioni non ancora verificate, le truppe russe stanno pattugliando il fronte tra le postazioni dell'esercito turco e di quello siriano per tenerli separati;
I. considerando che le forze sostenute dalla Turchia avrebbero utilizzato munizioni al fosforo bianco; che le foto e i video girati negli ospedali di Tal Tamr e al-Hasakah mostrano bambini con gravi ustioni chimiche; che la Turchia ha respinto tali accuse; che le SDF hanno chiesto alle organizzazioni internazionali di inviare esperti per indagare sulla questione; che gli ispettori delle Nazioni Unite in materia di armi chimiche hanno annunciato di aver iniziato a raccogliere informazioni a seguito di tali accuse;
J. considerando che tra le violazioni commesse durante il conflitto siriano dal regime di Assad, dai suoi alleati, dall'ISIS/Daesh e altri gruppi terroristici figurano attacchi con armi chimiche, attacchi ai civili, esecuzioni extragiudiziali, torture e maltrattamenti, sparizioni forzate, arresti di massa e arbitrari, punizioni collettive, attacchi al personale medico e negazione di cibo, acqua e assistenza medica; che tali atti costituiscono crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio e che sono finora rimasti impuniti;
K. considerando che nel corso dell'offensiva turca centinaia di presunti membri del Daesh, alcuni dei quali cittadini dell'UE, sarebbero evasi dai luoghi di detenzione delle SDF assieme alle loro famiglie; che deve essere loro impedito di tornare a combattere e seminare terrore, una priorità fondamentale per la sicurezza della regione e dell'UE; che le SDF sostengono di detenere circa 10 000 combattenti dello Stato islamico; che la maggior parte delle migliaia di bambini europei nati da combattenti dello Stato islamico si trova attualmente in tre diversi campi situati nella Siria nordorientale, ovvero il campo di Al Hol, il campo di Roj e il campo di Ein Issa, che sono stati duramente colpiti dall'offensiva turca;
L. considerando che la creazione di zone sicure in Siria desta serie preoccupazioni in merito alla sicurezza delle persone sfollate a causa del conflitto e di quelle che potrebbero essere ricollocate dalla Turchia; che lo sfollamento forzato di persone, anche allo scopo di innescare alterazioni demografiche, costituisce una manifesta violazione del diritto internazionale umanitario nonché un crimine contro l'umanità e potrebbe comportare cambiamenti demografici ed etnici; che le zone sicure nel contesto dei conflitti militari spesso si convertono in "zone di guerra" per i civili;
M. considerando che da varie province giungono denunce attendibili relative alla detenzione arbitraria e al rimpatrio forzato di decine di siriani nel nord della Siria da parte delle autorità turche dal luglio 2019, in violazione dell'obbligo internazionale della Turchia di non rimpatriare le persone in luoghi in cui correrebbero un rischio reale di persecuzione, tortura o altri maltrattamenti, o in cui la loro vita potrebbe essere in pericolo;
N. considerando che dall'inizio dell'intervento militare le autorità turche hanno condotto una pesante repressione verso chiunque criticasse l'operazione militare ricorrendo alle leggi turche antiterrorismo; che le autorità turche hanno avviato indagini su più di 500 account sui social media accusandoli di diffondere una "propaganda terroristica"; che, stando al ministro degli Interni della Turchia, 121 persone sono già state arrestate per aver pubblicato sui social media commenti che mettevano in discussione l'operazione; che dall'inizio dell'operazione sono stati arrestati più di 150 membri del Partito democratico del popolo;
O. considerando che la maggior parte delle organizzazioni umanitarie internazionali si è vista costretta a sospendere le attività ed evacuare il personale internazionale a causa delle preoccupazioni relative alla sicurezza; che impedire la fornitura sicura, senza ostacoli e sostenuta di assistenza umanitaria, le evacuazioni e le cure mediche costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario e di numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; che l'ONU e i suoi partner continuano a garantire forniture umanitarie a decine di migliaia di persone sfollate a causa della violenza;
P. considerando che la comunità internazionale e i singoli Stati hanno la responsabilità di assicurare alla giustizia gli autori delle violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani perpetrate nel corso del conflitto siriano, anche mediante l'applicazione del principio della giurisdizione universale e del diritto nazionale; che ciò può avvenire dinanzi ai tribunali nazionali e internazionali esistenti o dinanzi a tribunali penali internazionali ad hoc ancora da istituire;
Q. considerando che l'unione doganale tra la Turchia e l'UE è entrata in vigore nel 1995 e da allora è rimasta invariata; che, di conseguenza, il valore degli scambi commerciali bilaterali è più che quadruplicato; che nel 2018 la Turchia era ancora il quinto maggior partner commerciale dell'UE, mentre l'UE è di gran lunga il partner commerciale più importante della Turchia e la sua principale fonte di investimenti diretti esteri (IDE); che nel 2018 l'Unione europea ha sospeso l'iniziativa volta a modernizzare l'unione doganale a causa dei preoccupanti sviluppi politici in Turchia;
R. considerando che la Turchia rimane un partner fondamentale dell'UE, un membro della NATO e un attore importante nella crisi siriana e nella regione; che l'articolo 1 del trattato NATO prevede che le parti si impegnino a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte, in modo che la pace e la sicurezza internazionali e la giustizia non vengano messe in pericolo, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla minaccia o all'uso della forza in modo incompatibile con le finalità delle Nazioni Unite;
1. condanna fermamente l'intervento militare unilaterale turco nel nord-est della Siria, che costituisce una grave violazione del diritto internazionale, compromette la stabilità e la sicurezza dell'intera regione, causa ulteriori sofferenze alle persone già colpite dalla guerra, provoca lo sfollamento di massa dei civili e potrebbe contribuire al riemergere del Daesh, che è tuttora una minaccia per la sicurezza della Siria, della Turchia, della regione più in generale, dell'UE nonché a livello mondiale, e ostacola l'accesso all'assistenza umanitaria;
2. esorta la Turchia a porre immediatamente e definitivamente fine alla sua operazione militare nel nord-est della Siria e a ritirare tutte le sue forze dal territorio siriano; sottolinea che l'operazione militare non risolverà i problemi di sicurezza di fondo del paese; chiede il pieno rispetto del diritto umanitario, compresa la protezione dei civili, e un accesso senza restrizioni per le organizzazioni locali e internazionali;
3. esprime solidarietà al popolo curdo e a tutti gli altri abitanti della regione; sottolinea l'importante contributo delle Forze democratiche siriane (SDF), e in particolare delle donne, come alleato nella lotta contro il Daesh e per aver riaffermato l'importanza della libertà e dei diritti civili nello sviluppo della vita sociale, politica e culturale della regione a maggioranza curda della Siria;
4. invita la VP/AR a comunicare la posizione dell'UE alle autorità turche e a porre le basi per una solida risposta globale dell'UE a tale crisi; la esorta ad avviare un dialogo con le autorità turche allo scopo di giungere a un rapido allentamento della tensione e di trovare una soluzione sostenibile alla crisi; sottolinea che l'UE dovrebbe valutare tutte le opzioni disponibili nella collaborazione con i suoi partner internazionali, nel quadro delle Nazioni Unite;
5. prende atto dell'accordo tra Stati Uniti e Turchia del 17 ottobre su un cessate il fuoco temporaneo; esprime preoccupazione, tuttavia, per le disposizioni di tale accordo che legittimano l'occupazione turca della "zona di sicurezza" nel nord-est della Siria; esprime inoltre profonda preoccupazione per il fatto che l'accordo prevede non solo lo sfollamento di gruppi di popolazioni locali quali curdi, yazidi, assiri, turkmeni, armeni, arabi e altre minoranze, ma anche la loro ricollocazione in zone a maggioranza araba, il che creerebbe nuove tensioni e minacce per la sicurezza delle popolazioni civili;
6. insiste sulla necessità di una soluzione politica globale per il conflitto siriano basata sul riconoscimento dell'unità, della sovranità e dell'integrità territoriale dello Stato siriano, nel pieno rispetto dei diritti di tutte le componenti etniche e religiose della società siriana, nel quadro della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e del comunicato di Ginevra del 2012, che è stato negoziato dalle parti siriane nel quadro del processo di Ginevra a guida ONU e pone le basi per un'autentica transizione politica;
7. si compiace, a tale proposito, dell'avvio del comitato costituzionale e degli sforzi di Geir O. Pedersen, inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Siria, che dovrebbero fornire una base credibile, equilibrata e inclusiva per il processo politico tra siriani immune da interferenze esterne; chiede che tutti gli attori pertinenti della Siria nordorientale siano pienamente coinvolti in tale processo; rammenta che non può esservi una soluzione militare sostenibile al conflitto e invita tutte le parti a ottemperare pienamente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con le quali si chiedono l'immediata cessazione delle ostilità, la fine di tutti gli assedi, un accesso umanitario completo e senza restrizioni in tutto il paese e la protezione degli operatori umanitari da parte di tutte le parti in causa; invita gli Stati membri a chiedere nuovamente l'adozione di una risoluzione, da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che consenta al Consiglio di agire in modo mirato, avendo come fine ultimo la creazione di una zona di sicurezza guidata dalle Nazioni Unite nella Siria settentrionale, a beneficio degli abitanti della zona;
8. ribadisce la gravità delle conseguenze che un ulteriore aggravamento della situazione e un'ulteriore destabilizzazione della regione comportano, sia per la regione stessa che per l'UE, con crescenti rischi per la sicurezza, crisi umanitarie e flussi migratori; invita la Commissione a preparare l'UE da tutti i punti di vista per far fronte al meglio a qualsiasi situazione possa insorgere e a informare il Parlamento europeo di qualsivoglia conseguenza dell'ulteriore aggravamento della situazione o della destabilizzazione della regione;
9. si rammarica che il Consiglio "Affari esteri" del 14 ottobre 2019 non sia stato in grado di concordare un embargo sulle armi a livello di UE nei confronti della Turchia; accoglie con favore, ciononostante, la decisione di vari Stati membri dell'UE di sospendere l'emissione di licenze di esportazione di armi verso la Turchia, ma esorta tali Stati ad assicurarsi che la sospensione si applichi anche ai trasferimenti di armi già autorizzati e ai trasferimenti non ancora consegnati; ribadisce, in particolare, la necessità che tutti gli Stati membri applichino con fermezza le disposizioni sancite nella posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio sulle esportazioni di armi, con particolare riferimento alla rigorosa applicazione del criterio 4 relativo alla stabilità regionale; esorta vivamente la VP/AR ad avviare, finché continueranno l'operazione militare e la presenza della Turchia in Siria, un'iniziativa finalizzata all'imposizione di un embargo globale dell'UE sulle armi nei confronti della Turchia, che si applichi anche ai prodotti tecnologici a duplice uso, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto internazionale umanitario;
10. invita il Consiglio a introdurre una serie di sanzioni e di divieti di concessione del visto mirati, da imporre ai funzionari turchi responsabili delle violazioni dei diritti umani durante l'attuale intervento militare, parallelamente a una proposta analoga in relazione ai funzionari turchi responsabili della repressione interna dei diritti fondamentali; esorta tutti gli Stati membri a garantire il pieno rispetto della decisione 2013/255/PESC del Consiglio[4] relativa a misure restrittive nei confronti della Siria, in particolare per quanto concerne il congelamento dei beni dei soggetti ivi elencati e le restrizioni all'ammissione previste per le persone che traggono vantaggio dal regime in Siria o lo sostengono;
11. respinge con fermezza i piani della Turchia relativi all'istituzione di una cosiddetta "zona di sicurezza" lungo il confine nel nord-est della Siria; sottolinea che qualsiasi trasferimento forzato di rifugiati siriani o sfollati interni in questa zona costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale convenzionale in materia di rifugiati, del diritto internazionale umanitario e del principio di non respingimento; rammenta che il rimpatrio dei rifugiati deve essere sicuro, volontario e dignitoso e che le circostanze attuali sono tali da impedire categoricamente tali spostamenti; ribadisce che non deve essere fornita alcuna assistenza dell'UE per la stabilizzazione o lo sviluppo di tali zone; sottolinea che i gruppi etnici e religiosi in Siria hanno il diritto di continuare a vivere o di far ritorno in quella che è storicamente e tradizionalmente la loro madrepatria, con dignità e sicurezza;
12. invita il Consiglio a prendere in considerazione l'adozione di misure economiche adeguate e mirate contro la Turchia, che non devono ripercuotersi sulla società civile o le persone che sono già state duramente colpite dalla crisi economica del paese, né sulla situazione dei profughi siriani o sulla partecipazione continuativa degli studenti turchi a programmi di scambio europei come Erasmus +; invita il Consiglio a prendere in considerazione, in un'ottica dissuasiva per evitare un'escalation nel nord-est della Siria, la sospensione delle preferenze commerciali nel quadro dell'accordo sui prodotti agricoli e, in ultima istanza, la sospensione dell'unione doganale UE-Turchia;
13. sottolinea che negli ultimi anni il Parlamento ha assunto un ruolo proattivo nella riduzione dei finanziamenti a titolo dello strumento di assistenza preadesione (IPA II) a causa delle preoccupazioni relative al mancato rispetto dei diritti umani; conclude che le recenti misure adottate dalle autorità turche violano i valori europei; chiede alla Commissione di garantire che nessun fondo dell'UE sia utilizzato per finanziare l'operazione militare in corso o per facilitare il ritorno forzato dei profughi siriani nella cosiddetta "zona di sicurezza";
14. è estremamente preoccupato per le accuse di utilizzo di fosforo bianco da parte delle forze turche e/o dei loro gruppi alleati contro i civili, che è vietato dal diritto internazionale; sostiene pienamente il lavoro svolto dall'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), che ha avviato l'inchiesta sul presunto utilizzo del fosforo bianco; chiede che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni;
15. chiede alla Turchia di garantire l'assunzione di responsabilità per le atrocità commesse dalle sue milizie delegate, tra cui l'uccisione di Hevrin Khalaf e altre uccisioni sommarie; esorta l'UE e i suoi Stati membri a sostenere il processo di documentazione dei tutte le violazioni commesse nel nord-est della Siria e a insistere affinché esse siano oggetto di indagini approfondite, come pure affinché gli autori di tali violazioni siano perseguiti;
16. esprime profonda preoccupazione in merito alle notizie secondo le quali centinaia di prigionieri appartenenti all'ISIS, tra cui numerosi combattenti stranieri, stanno fuggendo dai campi situati nella Siria settentrionale nel contesto dell'offensiva turca, circostanza che aumenta il rischio di una nuova ascesa dell'ISIS; invita gli Stati membri dell'UE a elaborare piani di emergenza sulle minacce alla sicurezza poste dal possibile ritorno dei combattenti stranieri dell'ISIS e a perseguire azioni penali in linea con le norme internazionali per le atrocità commesse da tali persone; chiede alle agenzie di intelligence nazionali e ai servizi di sicurezza di intensificare la vigilanza in relazione a un possibile rimpatrio dei combattenti stranieri e delle loro famiglie;
17. esprime preoccupazione per la situazione e il destino drammatici dei bambini europei nati da combattenti dello Stato islamico nella Siria settentrionale; invita gli Stati membri a dedicare particolare attenzione alla situazione e alle esigenze di detti bambini, al fine di garantire il rispetto dei loro diritti di base; invita gli Stati membri a tener conto degli interessi superiori dei minori come principale considerazione in tutte le decisioni riguardanti i bambini;
18. riafferma il suo sostegno agli sforzi della Coalizione internazionale contro il Daesh, di cui la Turchia è parte; sottolinea che la Coalizione e le forze partner siriane hanno realizzato notevoli progressi nella campagna per sconfiggere il Daesh in Siria, ma esprime preoccupazione per la possibilità che l'intervento militare unilaterale della Turchia possa compromettere i progressi compiuti;
19. plaude all'impegno dell'UE di continuare a fornire aiuti umanitari ai paesi limitrofi alla Siria, in particolare la Giordania, il Libano, la Turchia, l'Iraq e l'Egitto, che continuano a ospitare milioni di profughi; ritiene inaccettabile che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan utilizzi i profughi come arma per ricattare l'UE; invita gli Stati membri a dare prova di un impegno molto più risoluto a favore della ripartizione delle responsabilità, in modo da consentire ai profughi in fuga dalle zone di guerra in Siria di trovare protezione al di là della regione immediatamente limitrofa attraverso il reinsediamento; sottolinea la necessità di rispettare pienamente il principio di non respingimento; invita l'UE e gli Stati membri a fornire finanziamenti supplementari al governo regionale del Kurdistan iracheno per permettergli di far fronte all'afflusso di profughi dalla Siria;
20. riconosce che la Turchia ha legittime preoccupazioni in materia di sicurezza, ma insiste che esse devono essere affrontate con mezzi politici e diplomatici e non con azioni militari, nel rispetto del diritto internazionale, compreso il diritto umanitario;
21. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alle Nazioni Unite, alla Turchia, ai membri del gruppo internazionale di sostegno alla Siria nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto, garantendo la traduzione in arabo e in turco del presente testo.
- [1] Testi approvati, P8_TA(2019)0215
- [2] Testi approvati, P8_TA(2019)0200.
- [3] GU C 335 del 13.12.2008, pag. 99.
- [4] Decisione 2013/255/PESC del Consiglio, del 31 maggio 2013, relativa a misure restrittive nei confronti della Siria (GU L 147 dell'1.6.2013, pag. 14).