Proposta di risoluzione comune - RC-B9-0246/2019Proposta di risoluzione comune
RC-B9-0246/2019

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla situazione degli uiguri in Cina ("China Cables")

17.12.2019 - (2019/2945(RSP))

presentata a norma dell'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B9-0246/2019 (S&D)
B9-0247/2019 (ECR)
B9-0248/2019 (Verts/ALE)
B9-0249/2019 (Renew)
B9-0250/2019 (PPE)

Michael Gahler, Isabel Wiseler-Lima, Željana Zovko, David Lega, Sandra Kalniete
a nome del gruppo PPE
Kati Piri, Evelyne Gebhardt, Isabel Santos, Raphaël Glucksmann
a nome del gruppo S&D
Phil Bennion, Abir Al-Sahlani, Petras Auštrevičius, Malik Azmani, José Ramón Bauzá Díaz, Izaskun Bilbao Barandica, Gilles Boyer, Sylvie Brunet, Olivier Chastel, Katalin Cseh, Jérémy Decerle, Anna Júlia Donáth, Engin Eroglu, Klemen Grošelj, Christophe Grudler, Bernard Guetta, Antony Hook, Ivars Ijabs, Moritz Körner, Ondřej Kovařík, Ilhan Kyuchyuk, Karen Melchior, Ulrike Müller, Javier Nart, Jan-Christoph Oetjen, Dragoş Pîslaru, Frédérique Ries, María Soraya Rodríguez Ramos, Stéphane Séjourné, Monica Semedo, Susana Solís Pérez, Ramona Strugariu, Irène Tolleret, Yana Toom, Hilde Vautmans, Marie-Pierre Vedrenne, Chrysoula Zacharopoulou
a nome del gruppo Renew
Reinhard Bütikofer, Saskia Bricmont, Heidi Hautala
a nome del gruppo Verts/ALE
Anna Fotyga
a nome del gruppo ECR
Fabio Massimo Castaldo


Procedura : 2019/2945(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B9-0246/2019
Testi presentati :
RC-B9-0246/2019
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione degli uiguri in Cina ("China Cables")

(2019/2945(RSP))

Il Parlamento europeo,

 viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Cina, segnatamente quelle del 18 aprile 2019 sulla Cina, in particolare la situazione delle minoranze religiose ed etniche[1], del 4 ottobre 2018 sulla detenzione di massa arbitraria di uiguri e kazaki nella regione autonoma uigura dello Xinjiang[2], del 12 settembre 2018 sullo stato delle relazioni UE-Cina[3], del 15 dicembre 2016 sui casi dell'accademia buddista tibetana Larung Gar e di Ilham Tohti[4], del 10 marzo 2011 sulla situazione e il patrimonio culturale a Kashgar (regione autonoma uigura dello Xinjiang)[5] e del 26 novembre 2009 sulla situazione in Cina: diritti delle minoranze e applicazione della pena di morte[6],

 vista la sua decisione di conferire il premio Sacharov 2019 a Ilham Tohti, un economista uiguro impegnato nella lotta pacifica per i diritti della minoranza uigura in Cina,

 vista la dichiarazione congiunta del 21° vertice UE-Cina del 9 aprile 2019,

 visto il 37° dialogo sui diritti umani UE-Cina tenutosi a Bruxelles il 1° e il 2 aprile 2019,

 vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 12 marzo 2019, dal titolo "UE-Cina – Una prospettiva strategica" (JOIN(2019)0005),

 visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, adottati dal Consiglio "Affari esteri" il 24 giugno 2013,

 vista la dichiarazione resa il 26 ottobre 2018 dal portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sulla situazione nello Xinjiang,

 vista la decisione adottata dal Consiglio "Affari esteri" il 9 dicembre 2019 sull'avvio dei lavori preparatori per un regime di sanzioni orizzontali per affrontare gravi violazioni dei diritti umani,

 vista la sua risoluzione del 14 marzo 2019 su un regime europeo di sanzioni per le violazioni dei diritti umani[7],

 viste le dichiarazioni orali a titolo del punto 4 rilasciate dall'UE nel corso della 39a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, il 18 settembre 2018, e quelle rilasciate da Regno Unito, Germania, Francia, Finlandia e Canada, nelle quali sono state espresse preoccupazioni riguardo alla detenzione arbitraria degli uiguri in campi nella regione dello Xinjiang,

 viste le dichiarazioni congiunte sulle violazioni dei diritti umani e gli abusi nello Xinjiang, rilasciate il 29 ottobre 2019 dal rappresentante permanente del Regno Unito presso le Nazioni Unite a nome di 23 Stati, tra cui 14 Stati membri dell'UE, al Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale,

 visti l'articolo 36 della Costituzione della Repubblica popolare cinese, che garantisce a tutti i cittadini il diritto alla libertà di confessione religiosa, e l'articolo 4, che difende i diritti delle nazionalità minoritarie,

 visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 16 dicembre 1966, che la Cina ha firmato nel 1998, ma mai ratificato,

 vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

 visti i principi guida delle Nazioni Unite in materia di imprese e diritti umani del 2011,

 viste le osservazioni conclusive contenute nella relazione sulla Cina a cura del Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale,

 visto l'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A. considerando che la promozione e il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto dovrebbero restare al centro della politica dell'UE nei confronti della Cina, conformemente all'impegno dell'UE a difendere questi stessi valori nella sua azione esterna e all'impegno della Cina ad aderire ai suddetti valori nell'ambito della sua cooperazione allo sviluppo e internazionale;

B. considerando che, dall'ascesa al potere del Presidente Xi Jinping nel marzo 2013, la situazione dei diritti umani in Cina ha continuato a peggiorare; che l'ostilità del governo cinese nei confronti del dissenso pacifico, della libertà di espressione e di religione e dello Stato di diritto si è intensificata; che le autorità cinesi hanno arrestato e perseguito centinaia di difensori dei diritti umani, avvocati e giornalisti;

C. considerando che la situazione nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, dove vivono più di 10 milioni di uiguri musulmani e persone di etnia kazaka, è peggiorata rapidamente negli ultimi anni, non ultimo da quando nel 2014 è stata lanciata una campagna di dura lotta al terrorismo, dal momento che il controllo dello Xinjiang è diventato una massima priorità per le autorità cinesi, fenomeno alimentato dalla presunta instabilità e dalle presunte minacce per la sicurezza che gli uiguri rappresenterebbero per lo Xinjiang, come pure per via della posizione strategica dello Xinjiang come regione centrale dell'iniziativa "Nuova via della seta" (in inglese "Belt and Road Initiative" – BRI), con ambiziosi obiettivi per il futuro nell'ambito della produzione tessile nonché di altri prodotti manifatturieri ad alta intensità di manodopera; che la guerra del governo cinese contro il terrorismo nello Xinjiang sta diventando sempre più una guerra contro la religione e i gruppi etnici; che alcune informazioni indicherebbero che il sistema dei campi di rieducazione dello Xinjiang è stato esteso ad altre parti della Cina;

D. considerando che le autorità cinesi stanno conducendo una campagna sempre più intensa di internamento di massa, sorveglianza digitale invasiva (comprendente la tecnologia del riconoscimento facciale e la raccolta di dati), indottrinamento politico e assimilazione culturale forzata; che inoltre, secondo informazioni attendibili, gli uiguri e altre minoranze etniche prevalentemente musulmane della regione autonoma uigura dello Xinjiang sono stati soggetti a detenzione arbitraria, tortura e gravi restrizioni culturali e della pratica del loro culto, nonché a un sistema digitale di sorveglianza così invasivo da controllare ogni aspetto della loro vita quotidiana mediante telecamere per il riconoscimento facciale, scansione dei telefoni cellulari, raccolta di DNA e una presenza delle forze di polizia massiccia e intrusiva;

E. considerando che, secondo numerose stime attendibili, potrebbe avvicinarsi addirittura a un milione il numero delle persone che sono o sono state detenute nei cosiddetti centri di "rieducazione politica" per periodi di tempo indeterminati, con il pretesto della lotta al terrorismo e all'estremismo religioso; che tali strutture di rieducazione sono definite anche "centri di formazione professionale"; che si tratta della più grande detenzione di massa di una minoranza etnica finora mai attuata a livello mondiale; che, stando ad alcuni ex detenuti, il trattamento e le condizioni nei suddetti campi sono caratterizzati da sovraffollamento e insalubrità, deprivazione alimentare, pestaggi e abusi sessuali; che, secondo quanto riferito, bambini piccoli sono stati mandati in orfanotrofi gestiti dallo Stato se anche uno solo dei loro genitori è detenuto nei campi di internamento; che all'interno di alcuni campi di rieducazione vi sarebbero fabbriche che producono beni destinati all'esportazione;

F. considerando che le rivelazioni "China cables", divulgate nel novembre 2019, sono un'inchiesta sulla sorveglianza e l'internamento di massa, senza capi d'accusa né processi, di uiguri e altre minoranze musulmane nella provincia cinese dello Xinjiang, che si basa su documenti classificati del governo cinese trapelati; che i documenti segreti sono pervenuti al Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi attraverso una catena di uiguri in esilio e che la loro autenticità è stata confermata da diversi esperti di primo piano; che la pubblicazione di questi documenti ha anche portato alla luce informazioni classificate del governo cinese che rivelano il funzionamento interno dei campi, la gravità delle condizioni al di là delle recinzioni e il regime disumanizzante che disciplina la routine quotidiana dei detenuti; che tali documenti rivelano il sistematico lavaggio del cervello cui sono sottoposte in Cina centinaia di migliaia di musulmani in una rete di campi di prigionia ad alta sicurezza e i meccanismi del sistema di sorveglianza di massa e di polizia predittiva in atto nella regione dello Xinjiang, confermando così le conclusioni di esperti basate su immagini satellitari, dati e testimonianze oculari pubblicati negli ultimi anni; che il governo cinese ha sempre sostenuto che i campi offrono istruzione e formazione su base volontaria; che le rivelazioni "China Cables" contengono prove senza precedenti del fatto che il piano di attuare misure repressive contro uiguri, kazaki e altri gruppi etnici veniva preparato al più alto livello politico già nell'aprile 2014;

G. considerando che la detenzione e la persecuzione degli uiguri e di altre minoranze musulmane nello Xinjiang ha costretto molte persone a interrompere le comunicazioni con i propri familiari e amici all'estero, anche in Europa, temendo ritorsioni da parte delle autorità;

H. considerando che la repressione si è inasprita dopo l'entrata in vigore, nel febbraio 2018, delle disposizioni in materia di religione, le quali hanno limitato le attività dei gruppi religiosi, costringendoli ad allinearsi maggiormente alla politica del partito; che, in base a tali norme, le manifestazioni pubbliche o persino private di appartenenza religiosa e culturale possono essere considerate forme di estremismo; che le nuove disposizioni minacciano le persone associate a comunità religiose prive di status giuridico nel paese; che in Cina le comunità religiose sono sottoposte a una crescente repressione, il che fa della Cina uno dei paesi con il maggior numero di persone detenute per motivi religiosi;

I. considerando che nell'agosto 2018 il Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale ha contestato il governo della Repubblica popolare cinese per gli abusi nello Xinjiang, tra cui l'istituzione di campi di detenzione arbitraria di massa; che nel settembre 2018, durante il suo primo discorso pronunciato in veste di Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet ha preso atto delle inquietanti accuse di detenzioni arbitrarie su larga scala di uiguri e di altre comunità musulmane nei cosiddetti campi di rieducazione nello Xinjiang; che il governo cinese ha respinto le numerose richieste avanzate dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie (WGEID), dall'Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, nonché da altri mandati delle procedure speciali delle Nazioni Unite, con le quali si chiedeva di poter inviare investigatori indipendenti nello Xinjiang e che fosse loro consentito l'accesso ai campi in questione;

J. considerando che i campi di internamento nello Xinjiang si sono rapidamente ampliati dopo la nomina di Chen Quanguo a leader di partito nella regione nell'agosto 2016; che il governatore dello Xinjiang, Shohrat Zakir, nel dicembre 2019 ha dichiarato, senza fornire alcuna prova, che tutti gli 1,5 milioni di persone detenute nei campi di rieducazione e internamento erano stati "restituiti alla società";

K. considerando che le comunità minoritarie cinesi residenti nell'UE sono state bersaglio di vessazioni da parte delle autorità cinesi; che sono state esercitate pressioni sugli uiguri residenti all'estero per farli ritornare in Cina; che i documenti "China Cables" contengono direttive esplicite concernenti l'arresto di uiguri con cittadinanza straniera e la ricerca di uiguri dello Xinjiang residenti all'estero, alcuni dei quali sono stati espulsi e costretti a tornare in Cina da governi autoritari; che i documenti indicano che le ambasciate cinesi hanno svolto un ruolo determinante in tale pratica;

L. considerando che il 4 dicembre 2019 il Congresso statunitense ha adottato la legge sulla politica in materia di diritti umani degli uiguri, che invita il Segretario di Stato ad adottare misure immediate per proteggere i diritti umani e a valutare la possibilità di imporre il visto e sanzioni economiche, conformemente al Global Magnitsky Act, ai funzionari della Repubblica popolare cinese responsabili di abusi dei diritti umani nella provincia dello Xinjiang, proteggendo nel contempo gli uiguri residenti negli Stati Uniti dalle vessazioni e dalle persecuzioni cinesi;

M. considerando che il premio Sacharov per la libertà di pensiero nel 2019 è stato conferito a Ilham Tohti, docente uiguro di economia, che il 23 settembre 2014 è stato condannato all'ergastolo con l'accusa di separatismo dopo essere stato arrestato nel gennaio dello stesso anno; che anche sette dei suoi ex studenti sono stati arrestati e condannati a pene detentive comprese tra i tre e gli otto anni per la loro presunta collaborazione con Ilham Tohti; che Ilham Tohti ha sempre respinto il separatismo e la violenza, mirando a una riconciliazione basata sul rispetto della cultura uigura;

N. considerando che, nell'ambito del suo quadro strategico sui diritti umani e la democrazia, l'UE si è impegnata a intensificare gli sforzi per promuovere i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto in tutti gli aspetti della sua azione esterna e a porre i diritti umani al centro delle sue relazioni con tutti i paesi terzi, compresi i suoi partner strategici;

1. esprime profonda preoccupazione in relazione al regime sempre più repressivo cui si trovano confrontati gli uiguri e altre minoranze etniche musulmane, e chiede che le autorità rispettino le loro libertà fondamentali, come raccomandato da relazioni attendibili; condanna fermamente il fatto che centinaia di migliaia di uiguri e persone di etnia kazaka siano stati inviati in "campi di rieducazione" politica sulla base di un sistema di polizia predittiva, anche per essersi recati all'estero o essere stati giudicati troppo devoti; invita le autorità cinesi dello Xinjiang a fornire informazioni sull'ubicazione e sulle condizioni mediche delle persone detenute; esorta il governo cinese a porre immediatamente fine alla pratica delle detenzioni arbitrarie di membri delle minoranze uigura e kazaka in assenza di capi d'accusa, di un processo o di condanne per reati, a chiudere tutti i campi e i centri di detenzione e a liberare immediatamente e incondizionatamente le persone detenute; sottolinea che qualsiasi tipo di detenzione, se applicata in violazione delle leggi internazionali fondamentali, le persecuzioni contro determinate persone o determinati gruppi per motivi etnici, culturali o religiosi, e altri atti inumani che causano grandi sofferenze o gravi lesioni, se commessi nell'ambito di un attacco esteso o sistematico contro popolazioni civili, sono inaccettabili alla luce del quadro giuridico internazionale;

2. invita le autorità cinesi a rilasciare immediatamente e senza condizioni l'accademico uiguro Ilham Tohti e tutti gli altri difensori dei diritti umani, gli attivisti, gli avvocati, i giornalisti e i firmatari di petizioni detenuti unicamente per aver esercitato pacificamente la loro libertà di espressione, e a porre fine alla repressione in corso, perpetrata sotto forma di detenzioni, vessazioni giudiziarie e intimidazioni; invita il governo cinese a garantire che essi abbiano un accesso regolare e illimitato alle loro famiglie e ad avvocati di loro scelta, e ad assicurare che né loro, né le loro famiglie, né i loro avvocati subiscano torture o altri maltrattamenti; insiste sul fatto che le condizioni di tutti i detenuti devono rispettare gli standard stabiliti nel Corpus di principi per la tutela di tutte le persone sottoposte a una qualsiasi forma di detenzione o di reclusione, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 43/173 del 9 dicembre 1988, ivi compreso l'accesso all'assistenza medica; chiede che si conducano indagini immediate, efficaci e imparziali sulle torture cui sarebbe stato sottoposto Ilham Tohti e che i responsabili siano assicurati alla giustizia;

3. invita nuovamente le autorità cinesi a garantire ai giornalisti e agli osservatori internazionali, tra cui l'Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani e i titolari dei mandati delle procedure speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, un accesso libero, effettivo e senza restrizioni alla Regione autonoma uigura dello Xinjiang; rileva lo squilibrio tra l'UE e la Cina in termini di accesso e libertà della stampa; invita la Cina a garantire agli organi d'informazione dell'UE gli stessi diritti e lo stesso accesso di cui godono negli Stati membri gli organi d'informazione cinesi; ritiene che l'UE e gli Stati membri dovrebbero prendere l'iniziativa – in occasione della prossima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite – di una risoluzione sull'istituzione di una missione di informazione nello Xinjiang;

4. esprime profonda preoccupazione dinanzi alle segnalazioni concernenti atti di vessazione commessi dalle autorità cinesi nei confronti degli uiguri residenti all'estero al fine di indurli a rivelare informazioni su altri uiguri, a fare ritorno nello Xinjiang o a non parlare della situazione in tale regione, talvolta ricorrendo alla detenzione dei loro familiari; sollecita la Commissione e tutti gli Stati membri a indagare con urgenza su tali segnalazioni, a prendere misure specifiche per garantire che i membri della diaspora dello Xinjiang siano protetti nei loro paesi rispettivi e ad accelerare il trattamento delle richieste di asilo presentate dagli uiguri e da altri musulmani di origine turca; accoglie con favore la decisione di alcuni Stati membri di sospendere il ritorno in Cina di tutte le persone di etnia uigura e kazaka, o di altri musulmani di origine turca, in considerazione del rischio di detenzione arbitraria, tortura o altri maltrattamenti, e invita tutti gli altri Stati membri a seguire tale esempio;

5. rileva con preoccupazione che l'importanza critica della "stabilità a lungo termine" nello Xinjiang per il successo della "Nuova via della seta" ha portato a un'intensificazione delle abituali strategie di controllo mediante una serie di innovazioni tecnologiche e al rapido aumento della spesa per la sicurezza nazionale, nonché all'impiego di misure antiterrorismo per criminalizzare il dissenso e i dissidenti, attraverso l'applicazione di una definizione ampia di terrorismo; esprime profonda preoccupazione quanto alle misure adottate dallo Stato cinese per garantire la "vigilanza globale" dello Xinjiang attraverso l'installazione della sorveglianza elettronica Skynet nelle principali aree urbane e di localizzatori GPS su tutti i veicoli a motore, l'uso di scanner per il riconoscimento facciale presso i posti di controllo, le stazioni ferroviarie e le stazioni di servizio e un'azione di raccolta di campioni di sangue da parte della polizia dello Xinjiang per ampliare ulteriormente la banca dati cinese del DNA; manifesta inoltre il timore che la Cina stia esportando tali tecnologie in regimi autoritari di tutto il mondo;

6. esprime profonda preoccupazione dinanzi alle segnalazioni riguardanti il possibile ricorso al lavoro forzato proveniente dai campi di internamento nella catena di approvvigionamento delle imprese internazionali che operano nello Xinjiang nonché dinanzi alle notizie relative alla collaborazione con le istituzioni cinesi coinvolte nella sorveglianza di massa o nella detenzione di membri della popolazione uigura; sottolinea che gli attori del settore privato dovrebbero valutare il loro impegno nello Xinjiang per controllare le loro catene di approvvigionamento onde accertarsi di non essere implicati in violazioni dei diritti umani, tra l'altro istituendo un solido sistema di dovuta diligenza in materia di diritti umani per assicurarsi di non essere coinvolti nei lavori forzati o complici di atti di repressione nei confronti degli uiguri; sottolinea che i prodotti fabbricati nei campi di rieducazione devono essere banditi dai mercati dell'UE;

7. esorta il governo cinese a pubblicare immediatamente un elenco di tutte le persone detenute e di tutte quelle che sono state rilasciate, e a comunicare tutti i dettagli delle persone scomparse nello Xinjiang alle rispettive famiglie;

8. sollecita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per persuadere il governo cinese a chiudere i campi e a porre fine a tutte le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, nonché a sostenere la libertà linguistica, culturale, religiosa e altre libertà fondamentali degli uiguri; esorta il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), il SEAE e gli Stati membri a monitorare più intensamente i preoccupanti sviluppi in materia di diritti umani nello Xinjiang, tra cui l'aumento della repressione e della sorveglianza da parte governativa, e a denunciare le violazioni dei diritti umani in Cina, a livello sia privato che pubblico, e ai più alti livelli; esprime il proprio disappunto per il fatto che il 37º ciclo del dialogo UE-Cina sui diritti umani non ha prodotto risultati sostanziali, sebbene l'UE avesse sollevato la questione del sistema dei campi di rieducazione politica come uno sviluppo preoccupante; si rammarica che l'approccio adottato e gli strumenti utilizzati fino ad oggi dall'UE non abbiano prodotto progressi tangibili nella situazione dei diritti umani in Cina, situazione che negli ultimi dieci anni è soltanto peggiorata; invita il VP/AR a insistere affinché venga condotta un'indagine indipendente sull'entità e la natura del sistema dei campi di internamento nonché sulle numerose accuse di violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani; esorta la nuova Commissione a elaborare e ad attuare una strategia globale dell'UE finalizzata a garantire progressi reali in materia di diritti umani in Cina;

9. sottolinea che, nella dichiarazione congiunta rilasciata al termine del 21° vertice UE-Cina, l'Unione europea e la Cina hanno ribadito che tutti i diritti umani sono universali, indivisibili, interdipendenti e correlati; sottolinea che la promozione dei diritti umani e dello Stato di diritto deve essere al centro dell'impegno dell'UE nei confronti della Cina;

10. chiede che l'UE, i suoi Stati membri e la comunità internazionale valutino come sospendere qualsiasi esportazione e trasferimento tecnologico di beni e servizi utilizzati dalla Cina per ampliare e perfezionare la propria sorveglianza informatica, utilizzando efficacemente adeguati meccanismi di controllo delle esportazioni; invita a questo proposito i colegislatori a concludere una posizione comune sulla riforma del regolamento sui prodotti a duplice uso sulla base di considerazioni di sicurezza nazionale e di diritti umani; sottolinea che il Parlamento ha ulteriormente sviluppato e rafforzato la proposta della Commissione sull'inclusione di rigorosi controlli delle esportazioni per tecnologie di sorveglianza informatica, comprese o meno nei pertinenti elenchi;

11. ricorda che è importante, in occasione di ogni dialogo in materia di politica e diritti umani con le autorità cinesi, che l'UE continui a sollevare la questione delle violazioni dei diritti umani in Cina, e segnatamente il caso delle minoranze dello Xinjiang, in linea con l'impegno dell'Unione di esprimersi con una voce unica, forte e chiara nel suo approccio al paese; ribadisce che, nel contesto del suo attuale processo di riforma e del suo crescente impegno globale, la Cina ha aderito al quadro internazionale sui diritti umani firmando una molteplicità di trattati internazionali in materia; chiede pertanto l'instaurazione di un dialogo con la Cina per incoraggiarla a tener fede a tali impegni; sollecita le autorità cinesi a continuare ad attuare le riforme nazionali necessarie per la ratifica del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, che la Cina ha firmato nel 1998, e l'attuazione delle raccomandazioni degli organi delle Nazioni Unite competenti in materia di diritti umani;

12. accoglie con favore l'adozione da parte del Congresso statunitense della legge sulla politica dei diritti umani uiguri e la recente decisione del Consiglio "Affari esteri" di avviare i lavori su un regime globale di sanzioni dell'UE per violazioni dei diritti umani; invita il Consiglio ad adottare sanzioni mirate e il blocco dei beni, qualora lo si ritenga opportuno ed efficace, contro i funzionari cinesi responsabili dell'elaborazione e dell'attuazione della politica di detenzione di massa degli uiguri e di altri musulmani di origine turca nello Xinjiang, e dell'organizzazione di una dura repressione della libertà religiosa, della libertà di movimento e di altri diritti fondamentali nella regione;

13. invita il SEAE ad aggiungere le buone pratiche del dialogo interreligioso agli strumenti della sua strategia di comunicazione nei confronti dei paesi terzi e a promuovere la mediazione nelle situazioni di conflitto per la protezione delle minoranze religiose e della libertà di religione e di credo;

14. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese.

 

 

Ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2019
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