Proposta di risoluzione comune - RC-B9-0072/2021Proposta di risoluzione comune
RC-B9-0072/2021

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla situazione dei diritti umani in Turchia, in particolare il caso di Selahattin Demirtas e di altri prigionieri di coscienza

20.1.2021 - (2021/2506(RSP))

presentata a norma dell'articolo 144, paragrafo 5, e dell'articolo 132, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B9-0072/2021 (The Left)
B9-0074/2021 (Verts/ALE)
B9-0080/2021 (ECR)
B9-0083/2021 (Renew)
B9-0084/2021 (S&D)
B9-0086/2021 (PPE)

Michael Gahler, David Lega, Željana Zovko, Sandra Kalniete, Paulo Rangel, Antonio López-Istúriz White, Manolis Kefalogiannis, Tomáš Zdechovský, Miriam Lexmann, Vangelis Meimarakis, Vladimír Bilčík, Peter van Dalen, Inese Vaidere, Christian Sagartz, Stelios Kympouropoulos, Loránt Vincze, Krzysztof Hetman, Magdalena Adamowicz, Lefteris Christoforou, Ivan Štefanec, Janina Ochojska, Eva Maydell, Luděk Niedermayer, Jiří Pospíšil, Stanislav Polčák, Ioan-Rareş Bogdan, Benoît Lutgen, Maria Walsh, Michaela Šojdrová, Isabel Wiseler-Lima, Seán Kelly, Peter Pollák
a nome del gruppo PPE
Kati Piri, Nacho Sánchez Amor
a nome del gruppo S&D
Hilde Vautmans, Barry Andrews, Andrus Ansip, Petras Auštrevičius, Izaskun Bilbao Barandica, Olivier Chastel, Klemen Grošelj, Bernard Guetta, Svenja Hahn, Karin Karlsbro, Moritz Körner, Nathalie Loiseau, Javier Nart, Urmas Paet, Frédérique Ries, María Soraya Rodríguez Ramos, Nicolae Ştefănuță, Ramona Strugariu
a nome del gruppo Renew
Sergey Lagodinsky, Ska Keller, Diana Riba i Giner, Hannah Neumann
a nome del gruppo Verts/ALE
Hermann Tertsch, Charlie Weimers, Emmanouil Fragkos, Valdemar Tomaševski, Eugen Jurzyca
a nome del gruppo ECR
Miguel Urbán Crespo, Özlem Demirel
a nome del gruppo The Left
Tomislav Sokol, Fabio Massimo Castaldo


Procedura : 2021/2506(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B9-0072/2021
Testi presentati :
RC-B9-0072/2021
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti umani in Turchia, in particolare il caso di Selahattin Demirtas e di altri prigionieri di coscienza

(2021/2506(RSP))

Il Parlamento europeo,

 viste le sue precedenti risoluzioni sulla Turchia, in particolare quelle dell'8 febbraio 2018 sulla situazione attuale dei diritti umani in Turchia[1], del 13 marzo 2019 sulla relazione 2018 della Commissione concernente la Turchia[2] e del 19 settembre 2019 sulla situazione in Turchia, segnatamente la revoca di sindaci eletti[3],

 viste la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2020 sulla politica di allargamento dell'UE (COM(2020)0660) e la relazione 2020 sulla Turchia che l'accompagna (SWD(2020)0355),

 visto il quadro negoziale per la Turchia del 3 ottobre 2005,

 viste le conclusioni del Consiglio del 10 e 11 dicembre 2020 e le altre conclusioni pertinenti del Consiglio e del Consiglio europeo sulla Turchia,

 vista la sentenza della Grande sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDH), del 22 dicembre 2020, nel caso Demirtaş contro Turchia (14305/17),

 vista la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDH), del 20 novembre 2018, nel caso Demirtaş contro Turchia,

 visti l'articolo 144, paragrafo 5, e l'articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,

A. considerando che la Turchia è un paese candidato all'UE e un membro di lunga data del Consiglio d'Europa; che, in qualità di membro del Consiglio d'Europa, la Turchia è firmataria della Convenzione europea sui diritti dell'uomo (CEDU) ed è vincolata alle disposizioni e alla giurisprudenza della CEDH;

B. considerando che, da metà settembre 2020, la polizia turca ha effettuato accertamenti senza preavviso su larga scala in tutta la Turchia, che hanno portato all'arresto di decine di esponenti politici, attivisti politici, avvocati e altri attori della società civile con l'accusa di "terrorismo"; che il 31 dicembre 2020 è entrata in vigore in Turchia la nuova legge sulla prevenzione del finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa, di cui solo sei articoli prevedono mezzi e norme per combattere il finanziamento del terrorismo, mentre gli articoli restanti conferiscono al ministro degli Interni e al Presidente turco ampi poteri per limitare le attività e il ruolo delle organizzazioni non governative (ONG), dei partenariati commerciali, dei gruppi indipendenti e delle associazioni;

C. considerando che Selahattin Demirtaş, ex membro del Parlamento turco tra il 2007 e il 2018, ex copresidente del Partito democratico del popolo turco (HDP) e candidato alle elezioni presidenziali del 2014 e del 2018 (in cui ha ottenuto il 9,76 % e l'8,32 % dei voti), è detenuto da oltre quattro anni sulla base di accuse infondate e nonostante le due sentenze pronunciate dalla CEDH a favore della sua liberazione;

D. considerando che Selahattin Demirtaş è stato inizialmente incarcerato il 4 novembre 2016 assieme ad altri otto membri del partito HDP democraticamente eletti al Parlamento, tra cui la ex copresidente dell'HDP Figen Yüksekdağ, ed è stato processato sulla base delle accuse di "appartenenza a un'organizzazione terroristica", "diffusione di propaganda terroristica" e di molti altri reati, il che ha segnato l'inizio di un continuo attacco da parte del governo turco contro tale partito, che si iscrive in un sistema più ampio di azioni penali e incarcerazioni per motivi politici; che, sebbene nelle elezioni locali nel 2019 l'HDP avesse vinto in 65 municipalità del paese, solamente sei sindaci dell'HDP sono tuttora in carica, mentre gli altri sono stati rimossi o incarcerati e sono stati sostituiti con amministratori nominati dal governo;

E. considerando che il 20 settembre 2019, il giorno in cui Selahattin Demirtaş avrebbe dovuto essere liberato in conformità di una decisione della 26a Corte di Assise di Istanbul, il procuratore generale di Ankara ha invocato una vecchia indagine sospesa, ma tuttora aperta, per motivare una nuova incarcerazione di Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ; che Selahattin Demirtaş rimane pertanto in carcerazione preventiva in relazione a un'indagine riguardante le manifestazioni che si sono svolte nell'ottobre 2014 per protestare contro l'assedio di Kobane da parte dell'ISIS e per criticare l'inazione e il silenzio del governo turco di fronte a un massacro imminente, che sono degenerate in violenza e hanno causato decine di morti;

F. considerando che, il 22 dicembre 2020, la Grande sezione della CEDH ha pronunciato una sentenza secondo cui, con l'iniziale incarcerazione di Selahattin Demirtaş e il successivo prolungamento della sua detenzione per oltre quattro anni, il governo turco ha perseguito il secondo fine di impedirgli di svolgere le sue attività politiche, privare gli elettori del loro rappresentante eletto, reprimere il pluralismo e limitare la libertà del dibattito politico, che costituisce il fulcro di una società democratica, e ha violato l'articolo 18 della CEDU; che la sentenza definitiva ha concluso che non sussistevano motivi sufficienti per mantenere la sua incarcerazione e ha disposto nuovamente il rilascio immediato di Selahattin Demirtaş; che secondo la CEDH la Turchia ha altresì violato la libertà di espressione (articolo 10 della CEDU), il diritto alla libertà e alla sicurezza (articolo 5, paragrafi 1 e 3, della CEDU), la legittimità del trattenimento e il diritto a un processo in tempi ragionevoli (articolo 5, paragrafo 4, della CEDU) e il diritto di elettorato attivo e passivo (articolo 3, paragrafo 1, della CEDU); che la CEDH non ha constatato alcun legame evidente tra i discorsi di Selahattin Demirtaş e i reati di terrorismo;

G. considerando che, il 7 gennaio 2021, un tribunale penale turco ha approvato l'avvio di azioni penali contro 108 imputati, inclusi gli ex copresidenti dell'HDP Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, nel quadro di un'indagine sugli attentati terroristici del 2014 che hanno causato numerose vittime, respingendo le richieste della CEDH di liberare Selahattin Demirtas ed esigendo la condanna all'ergastolo aggravato per 38 imputati, di cui 27 sono in carcere;

H. considerando che, nonostante la sentenza della Corte costituzionale turca del 9 giugno 2020 secondo cui la prolungata incarcerazione preventiva di Selahattin Demirtaş viola i suoi diritti costituzionali, egli è tuttora detenuto in un centro di detenzione di alta sicurezza di tipo F nella provincia di Edirne; che Selahattin Demirtaş è solo una delle tante persone imprigionate illegalmente in Turchia con accuse politicamente motivate;

I. considerando che le ricorrenti dichiarazioni politiche rilasciate ai massimi livelli dai funzionari del governo turco e dai leader della coalizione al potere riguardo al caso di Demirtaş e gli stretti legami temporali tra le dichiarazioni politiche e le azioni chiaramente illegali della magistratura forniscono ulteriori prove circa le motivazioni politiche alla base del caso e compromettono gravemente l'indipendenza della magistratura turca;

J. considerando che in un altro caso, in data 10 dicembre 2019, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che la custodia cautelare di una figura di spicco della società civile, Osman Kavala, violava la CEDU e che le autorità turche avrebbero dovuto garantire l'immediato rilascio di Kavala; che, nonostante la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, il 9 ottobre 2020 il tribunale di Istanbul ha prorogato la detenzione di Kavala con l'accusa di spionaggio e di aver tentato di rovesciare l'ordine costituzionale durante le proteste del parco di Gezi nel 2013; che la Turchia ha continuato ad agire in violazione della CEDU attraverso il mancato rilascio di Kavala dalla detenzione nonostante le richieste del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa;

1. chiede che Demirtaş sia rilasciato in modo immediato e incondizionato dalla detenzione, in conformità con la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 2018, confermata dalla sentenza della sua Grande Camera del 22 dicembre 2020, e di ritirare tutte le accuse nei suoi confronti e contro la sig.ra Yüksekdağ, ex copresidente dell'HDP all'opposizione, e contro gli altri membri detenuti del partito; sottolinea che le autorità turche devono consentire loro di esercitare i rispettivi mandati democratici in modo indipendente e senza minacce e ostacoli; ribadisce il proprio sostegno a tutti coloro che continuano ad adoperarsi per porre fine a questi e ad altri casi di pura ingiustizia e per riportare la Turchia sulla via di una vera democrazia;

2. ricorda alle autorità turche che la mancata liberazione di Demirtaş costituisce una violazione diretta della CEDU e del suo diritto interno, una protrazione ingiustificabile della violazione dei diritti di Demirtaş e una palese violazione dell'obbligo della Turchia di attuare le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo; ribadisce che secondo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo le autorità turche devono rilasciarlo immediatamente;

3. sottolinea che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha giudicato come politicamente motivata la lunga e illegale custodia cautelare di Demirtaş; esprime profonda preoccupazione per le pratiche irregolari e le dichiarazioni politiche rilasciate in relazione a questo caso, che suggeriscono che il governo turco abbia interferito negli affari giudiziari connessi alla prolungata detenzione di Demirtaş;

4. invita il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa a riesaminare con urgenza, nella sua prossima riunione del 21 marzo 2021, il rifiuto della Turchia di eseguire la sentenza della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo nella causa Demirtaş/Turchia, ad adottare una dichiarazione in materia e a prendere le misure necessarie per garantire che il governo turco dia attuazione a tale sentenza senza ulteriori indugi; è pienamente fiducioso che la presidenza tedesca del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa adotterà tutte le misure appropriate e necessarie per garantire l'attuazione della sentenza della Grande Camera relativamente al caso Demirtaş; invita la delegazione dell'UE presso il Consiglio d'Europa a raddoppiare gli sforzi per assicurare l'attuazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla Turchia;

5. condanna il trattamento riservato dalle autorità turche a Demirtaş, che viola i diritti di cui gode a norma della CEDU, del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, del diritto interno turco nonché la sua dignità umana come sancito dall'articolo 17 della Costituzione della Repubblica di Turchia; ritiene che la protrazione illegittima della detenzione di Demirtaş per più di quattro anni sia una pena crudele e politicamente motivata che sta causando danni personali e politici irreparabili a lui, alla sua famiglia e al suo partito; invita la Turchia ad astenersi da ulteriori misure intimidatorie nei suoi confronti e a garantire i suoi diritti umani sanciti dalla Costituzione turca e dal diritto europeo e internazionale;

6. esorta il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, la Commissione e gli Stati membri a continuare a sollevare con i loro interlocutori turchi il caso di Demirtaş e tutti gli altri casi di difensori dei diritti umani, avvocati, giornalisti, politici e accademici sottoposti a detenzione arbitraria, e a fornire loro sostegno diplomatico e politico; invita la Commissione e gli Stati membri a incrementare l'uso delle sovvenzioni di emergenza per i difensori dei diritti umani e a garantire la piena attuazione degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani attraverso la delegazione dell'UE e le rappresentanze diplomatiche degli Stati membri in Turchia; esorta la delegazione dell'Unione europea in Turchia a continuare a seguire da vicino il caso di Demirtaş e di altri prigionieri, anche attraverso la partecipazione ai loro processi, e a continuare a sollevare i loro casi con le autorità turche;

7. manifesta profonda preoccupazione per il mancato rispetto da parte della magistratura e delle autorità turche delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo e per la crescente inosservanza delle sentenze della Corte costituzionale turca da parte dei tribunali turchi di grado inferiore; invita la Turchia a garantire il pieno rispetto delle disposizioni della CEDU e delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo; sollecita la sua piena cooperazione con il Consiglio d'Europa per rafforzare lo stato di diritto, i diritti delle minoranze, la democrazia e i diritti fondamentali; auspica che la Corte europea dei diritti dell'uomo possa accelerare le sue decisioni in numerosi casi riguardanti la situazione in Turchia; esorta il governo turco a garantire che tutte le persone abbiano il diritto fondamentale a un giusto processo e che i loro casi siano esaminati da un sistema giudiziario pienamente indipendente e funzionante, conformemente alle norme internazionali;

8. è profondamente preoccupato per i continui attacchi e le continue pressioni sui partiti dell'opposizione, in particolare per i continui attacchi specifici e politicamente motivati contro l'HDP e le sue organizzazioni giovanili da parte delle autorità turche, che compromettono il corretto funzionamento del sistema democratico, e invita le autorità turche a porre immediatamente fine alla repressione nei loro confronti; esprime particolare preoccupazione per il dibattito in corso sulla chiusura dell'HDP e sulla revoca delle immunità di nove deputati dell'HDP a causa delle stesse proteste di Kobane dell'ottobre 2014 per le quali è detenuto Demirtaş; sottolinea il caso di Cihan Erdal, membro dell'ala giovanile del partito turco dei Verdi/Sinistra, detenuto il 25 settembre 2020 e incriminato il 7 gennaio 2021 insieme a più di 100 imputati, tra cui Selahattin Demirtaş, nell'ambito del "caso Kobane"; è seriamente preoccupato per le continue vessazioni politiche e giudiziarie ai danni di Canan Kaftancıoğlu, presidente provinciale di Istanbul del Partito Popolare Repubblicano (CHP), che è stata condannata nel settembre 2019 a quasi 10 anni di carcere per un caso avente motivazione politica, per il quale è pendente una decisione della Corte suprema, e che è stata incriminata nel dicembre 2020 in un nuovo caso per il quale rischia altri 10 anni;

9. esprime profonda preoccupazione per la riduzione degli spazi della società civile e per il continuo deterioramento dei diritti e delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto in Turchia; sottolinea, in particolare, le preoccupazioni per la persistente regressione della Turchia riguardo all'indipendenza della magistratura; invita le autorità turche a porre fine alle vessazioni giudiziarie nei confronti di difensori dei diritti umani, accademici, giornalisti, leader spirituali, avvocati e membri della comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender e intersessuale, i cui diritti fondamentali sono stati violati, soprattutto dopo il fallito tentativo di colpo di Stato; esorta il governo turco a rilasciare immediatamente la figura di spicco della società civile Osman Kavala, in conformità con la sentenza della CEDU del maggio 2020 e a seguito dei ripetuti inviti e delle risoluzioni del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa;

10. è profondamente preoccupato per la situazione della libertà dei media in Turchia; invita le autorità turche a rispondere immediatamente e ad agire in merito a tutte le segnalazioni effettuate nei confronti della Turchia sulla piattaforma del Consiglio d'Europa e a promuovere la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti; invita le autorità turche a garantire un accesso equo alla giustizia e a porre fine alle azioni legali a sfondo politico contro giornalisti e professionisti dei media; esprime seria preoccupazione per il monitoraggio delle piattaforme dei social media e condanna la chiusura degli account dei social media da parte delle autorità turche; ritiene che ciò costituisca un'ulteriore restrizione della libertà di espressione e uno strumento per reprimere la società civile;

11. prende atto dell'intenzione della Turchia di aprire una nuova pagina nelle sue relazioni con l'UE, della sua determinazione ad attuare le riforme e del suo pieno impegno nell'ambito del processo di adesione secondo quanto espresso dal Presidente Erdogan e da altri alti funzionari governativi il 9 gennaio 2021; è del parere che il rispetto e l'applicazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo costituirebbero un passo importante nel confermare la credibilità di tali dichiarazioni utilizzando dati reali; ribadisce l'apertura dell'UE nei confronti di un nuovo inizio; sottolinea, tuttavia, che relazioni migliori e più profonde dipendono pienamente, tra l'altro, da miglioramenti tangibili nel rispetto dei principi democratici, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali all'interno della Turchia;

12. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, alla presidenza tedesca del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa nonché al Presidente, al governo e al parlamento della Turchia, e chiede che la presente risoluzione sia tradotta in turco.

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 20 gennaio 2021
Note legali - Informativa sulla privacy