Proposta di risoluzione comune - RC-B9-0066/2023Proposta di risoluzione comune
RC-B9-0066/2023

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla risposta dell'UE alle proteste e alle esecuzioni in Iran

18.1.2023 - (2023/2511(RSP))

presentata a norma dell'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B9‑0066/2023 (Verts/ALE)
B9‑0067/2023 (Renew)
B9‑0070/2023 (PPE)
B9‑0079/2023 (S&D)
B9‑0080/2023 (ECR)

Michael Gahler, David McAllister, Javier Zarzalejos, Rasa Juknevičienė, Željana Zovko, Andrius Kubilius, Antonio López‑Istúriz White, David Lega, Isabel Wiseler‑Lima, Radosław Sikorski, Gheorghe‑Vlad Nistor, Tom Vandenkendelaere
a nome del gruppo PPE
Pedro Marques, Tonino Picula, Evin Incir, Thijs Reuten, Raphaël Glucksmann, Delara Burkhardt, Dietmar Köster
a nome del gruppo S&D
Frédérique Ries, Abir Al‑Sahlani, Petras Auštrevičius, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Olivier Chastel, Vlad Gheorghe, Katalin Cseh, Bart Groothuis, Klemen Grošelj, Moritz Körner, Ilhan Kyuchyuk, Nathalie Loiseau, Karen Melchior, Javier Nart, Jan‑Christoph Oetjen, Urmas Paet, Dragoş Pîslaru, Samira Rafaela, María Soraya Rodríguez Ramos, Nicolae Ştefănuță, Ramona Strugariu, Dragoş Tudorache, Hilde Vautmans, Emma Wiesner
a nome del gruppo Renew
Ernest Urtasun
a nome del gruppo Verts/ALE
Anna Fotyga, Charlie Weimers, Assita Kanko, Kosma Złotowski, Beata Mazurek, Joachim Stanisław Brudziński, Bogdan Rzońca, Elżbieta Rafalska, Ryszard Czarnecki, Emmanouil Fragkos, Alexandr Vondra, Veronika Vrecionová, Hermann Tertsch, Adam Bielan, Elżbieta Kruk, Witold Jan Waszczykowski
a nome del gruppo ECR
Fabio Massimo Castaldo


Procedura : 2023/2511(RSP)
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Ciclo del documento :  
RC-B9-0066/2023
Testi presentati :
RC-B9-0066/2023
Discussioni :
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Risoluzione del Parlamento europeo sulla risposta dell'UE alle proteste e alle esecuzioni in Iran

(2023/2511(RSP))

Il Parlamento europeo,

 viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, in particolare quella del 6 ottobre 2022 sulla morte di Mahsa Jina Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran[1] e quella del 17 febbraio 2022 sulla pena di morte in Iran[2], nonché tutte le sue altre risoluzioni sulla situazione dei diritti umani in Iran,

 vista la risoluzione del Terzo comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 16 novembre 2022, sui diritti umani in Iran,

 vista la dichiarazione resa dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani il 10 gennaio 2023,

 vista la dichiarazione resa dagli esperti delle Nazioni Unite l'11 novembre 2022, in cui si invitava l'Iran a porre fine alla condanna a morte di manifestanti pacifici,

 viste la sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sulla Repubblica islamica dell'Iran, tenutasi il 24 novembre 2022, e la risoluzione adottata in tale sessione,

 viste le relazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran del 22 settembre 2022, del 18 giugno 2022, del 13 gennaio 2022 e dell'11 gennaio 2021,

 vista la dichiarazione resa dai ministri degli Esteri del G7 il 4 novembre 2022,

 viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" dell'UE del 12 dicembre 2022,

 viste le sanzioni nei confronti di cittadini ed entità dell'Iran adottate dal Consiglio dell'UE il 12 aprile 2021, il 17 ottobre 2022, il 20 ottobre 2022 e il 14 novembre 2022 e la decisione di esecuzione (PESC) 2022/2433 del Consiglio, del 12 dicembre 2022[3],

 viste le sanzioni adottate dalla Repubblica islamica dell'Iran nei confronti di cittadini ed entità dell'Unione europea e del Regno Unito,

 viste le dichiarazioni rese dal portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) il 7 gennaio 2023 sulle recenti esecuzioni di Mohammad Mehdi Karami e di Seyyed Mohammad Hosseini, l'8 dicembre 2022 sull'esecuzione di Mohsen Sekari e il 15 gennaio 2023 sull'esecuzione di Alireza Akbari,

 viste la dichiarazione resa il 25 settembre 2022 dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, a nome dell'UE, sull'Iran e la dichiarazione resa il 19 settembre 2022 dal portavoce del SEAE sulla morte di Jina Mahsa Amini,

 visto il comunicato stampa del 9 gennaio 2023 con cui il portavoce del SEAE ha annunciato la convocazione dell'ambasciatore della Repubblica islamica dell'Iran presso l'Unione europea,

 viste le dichiarazioni della presidente della sua delegazione per le relazioni con l'Iran del 22 settembre 2022, del 9 novembre 2022 e del 13 dicembre 2022,

 vista la dichiarazione comune del Canada e degli Stati Uniti, del 9 dicembre 2022, sulla situazione dei diritti umani in Iran,

 visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1996 (ICCPR) e la sua ratifica da parte dell'Iran nel giugno 1975,

 visto il regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, 

 vista la posizione comune 2001/931/PESC, del 27 dicembre 2001, relativa all'applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo[4],

 visto il regolamento (CE) n. 2580/2001 del Consiglio, del 27 dicembre 2001, relativo a misure restrittive specifiche, contro determinate persone e entità, destinate a combattere il terrorismo[5],

 vista la direttiva (UE) 2017/541 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio e che modifica la decisione 2005/671/GAI del Consiglio[6],

 visti gli orientamenti dell'UE in materia di pena di morte, sui difensori dei diritti umani nonché sulle violenze contro le donne e la lotta contro tutte le forme di discriminazione nei loro confronti,

 vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

 visto l'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A. considerando che il 13 settembre 2022 la ventiduenne iraniana di origini curde Jina Mahsa Amini è stata arrestata a Teheran dalla polizia "morale" iraniana per presunta inosservanza della legge sull'obbligo del velo; che Jina Mahsa Amini è stata brutalmente torturata ed è deceduta il 16 settembre 2022 mentre si trovava in stato di fermo; che non è stata condotta un'indagine adeguata;

B. considerando che, a seguito dell'uccisione di Jina Mahsa Amini, in tutto il paese sono scoppiate proteste che hanno coinvolto centinaia di migliaia di cittadini iraniani appartenenti a tutti i segmenti della società; che le proteste sono cominciate su iniziativa di donne che chiedono un'assunzione di responsabilità per la morte di Jina Mahsa Amini e che sia posta fine alla violenza e alla discriminazione nei confronti delle donne in Iran; che durante le proteste molte donne si sono tolte l'hijab o si sono tagliate i capelli per protestare contro la morte di Jina Mahsa Amini; che le proteste femminili hanno suscitato la solidarietà degli uomini innescando un movimento di rivoluzione e protesta pan-iraniano contro il regime; che gli studenti protestano in numerose università in tutto il paese boicottando le lezioni e manifestando contro la repressione; che Jina Mahsa Amini era originaria della regione del Kurdistan iraniano, regione in cui le proteste hanno avuto un'ampia diffusione e hanno suscitato una risposta repressiva da parte del regime;

C. considerando che la risposta delle forze di sicurezza e di polizia iraniane alle proteste è violenta, indiscriminata, sproporzionata e incontrollata; che la Guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran, Ali Khamenei, e il presidente Ebrahim Raisi hanno ripetutamente elogiato e incoraggiato la violenta repressione delle manifestazioni pacifiche e l'uccisione di manifestanti da parte della milizia paramilitare Basij del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC);

D. considerando che, secondo quanto riportato, al 16 gennaio 2023 le forze di sicurezza iraniane hanno ucciso diverse centinaia di manifestanti pacifici, tra cui decine di minori, e hanno fermato, arrestato e sequestrato oltre 20 000 manifestanti, tra cui difensori dei diritti umani, studenti, avvocati e attivisti della società civile, compresi cittadini e residenti dell'UE provenienti da Germania, Polonia, Francia, Italia, Paesi bassi, Spagna e Svezia;

E. considerando che l'Iran non riconosce la doppia cittadinanza, il che limita l'accesso delle ambasciate straniere ai propri cittadini con doppia cittadinanza detenuti nel paese; che l'ex viceministro della Difesa iraniano Alireza Akbari, titolare di doppia cittadinanza britannica e iraniana, è stato accusato di spionaggio per conto del Regno Unito in Iran, accusa che ha negato, e poi condannato a morte e giustiziato; che il 24 aprile 2016 le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato il cittadino svedese-iraniano Ahmadreza Djalali, specializzato in medicina d'urgenza e accademico presso la Vrije Universiteit di Bruxelles e l'Università del Piemonte Orientale; che Djalali è stato condannato a morte, nell'ottobre 2017, con false accuse di spionaggio a seguito di un processo gravemente iniquo basato su una confessione estorta sotto tortura; che la condanna è stata confermata dalla Corte suprema iraniana il 17 giugno 2018; che la ricercatrice franco-iraniana Fariba Adelkhah è stata arrestata nel giugno 2019 e condannata a cinque anni di carcere per aver "compromesso la sicurezza nazionale";

F. considerando che altri cittadini dell'UE sono detenuti arbitrariamente in Iran, tra cui Olivier Vandecasteele, cittadino belga, condannato a complessivi 40 anni di carcere e a decine di frustate sulla base di una serie di accuse falsificate; che la sentenza è stata pronunciata dopo che la Corte suprema belga ha sospeso un controverso trattato bilaterale sullo scambio di prigionieri che avrebbe consentito al diplomatico iraniano Assadollah Assadi, condannato per tentato terrorismo in Belgio, di essere rinviato nella Repubblica islamica dell'Iran in cambio della libertà di Olivier Vandecasteele; che sette cittadini francesi sono tuttora detenuti in Iran, tra cui Cécile Kohler, insegnante e sindacalista, e il suo partner Jacques Paris, nonché Benjamin Brière, i quali sono stati arrestati nel maggio 2020 e condannati a otto anni e otto mesi di carcere per "spionaggio";

G. considerando che l'Iran è il paese con il maggior numero di esecuzioni per abitante al mondo; che il regime iraniano ha inflitto ed eseguito condanne a morte nei confronti di manifestanti pacifici, compresi minori, a seguito di procedimenti giudiziari ingiusti e sommari che violano i requisiti più basilari e fondamentali di un processo equo; che Amnesty International ha raccolto prove del fatto che il regime iraniano continua a utilizzare la pena di morte come arma di repressione per soffocare le proteste; che le forze di polizia e di sicurezza della Repubblica islamica dell'Iran sottopongono regolarmente i detenuti delle carceri del paese a torture, stupri e trattamenti crudeli, disumani e degradanti;

H. considerando che Amnesty International ha stilato un elenco di circa 25 persone che rischiano fortemente di essere giustiziate, in particolare Mohammad Ghobadlou; che l'organizzazione teme che molte altre persone potrebbero essere condannate a morte per aver partecipato alle proteste; che l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riferisce che oltre 40 artisti iraniani sono stati accusati di reati punibili con la morte; che attori, musicisti, atleti e altre celebrità iraniani hanno espresso pubblicamente il loro sostegno alle proteste contro i vertici religiosi;

I. considerando che la situazione dei diritti umani in Iran continua a deteriorarsi; che l'uccisione di Jina Mahsa Amini e di altre persone, così come l'attuale ondata di esecuzioni, illustrano chiaramente la crisi dei diritti umani in corso nel paese; che tale deterioramento è perpetuato dall'impunità sistemica del regime iraniano e del suo apparato di sicurezza, che ha permesso l'ampio ricorso alle torture nonché esecuzioni extragiudiziali e altre uccisioni illegali; che il sistema di giustizia penale iraniano si basa in larga misura su confessioni forzate estorte con la tortura e altre forme di coercizione e costrizione; che l'abolizione della pena di morte in tutto il mondo è uno dei principali obiettivi della politica dell'UE in materia di diritti umani;

J. considerando che, in palese violazione della separazione dei poteri, il 6 novembre 2022 227 membri del parlamento iraniano hanno invitato la magistratura ad agire con fermezza nei confronti delle persone arrestate durante le proteste e a ricorrere alla pena di morte come strumento punitivo;

K. considerando che la Costituzione iraniana garantisce la parità di diritti alle minoranze etniche; che la pena di morte è applicata in modo sproporzionato alle persone LGBTIQ+ e a quelle che appartengono a minoranze etniche e religiose, in particolare baluci, curdi, arabi, baha'i e cristiani; che dall'inizio delle uccisioni e della repressione è stato arrestato un numero crescente di difensori dei diritti umani; che donne e ragazze, in prima linea durante le proteste, anche appartenenti a minoranze etniche e religiose, sono state arrestate e incarcerate per aver chiesto che si ponga fine a leggi, politiche e pratiche discriminatorie sistemiche e sistematiche e sono state bersagliate da accuse di reati punibili con la morte e da condanne a morte;

L. considerando che un gruppo di esperti in materia di diritti umani, tra cui diversi titolari di mandati nel quadro delle procedure speciali delle Nazioni Unite, ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna le uccisioni e la repressione dei manifestanti per mano delle forze di sicurezza in Iran; che gli esperti hanno espresso profonda preoccupazione per la "forza eccessiva e letale" utilizzata contro i manifestanti nelle proteste che hanno seguito la morte di Jina Mahsa Amini, tra cui le violenze sessuali ai danni di donne e ragazze, le intimidazioni e le vessazioni nei confronti dei manifestanti e l'impunità sistematica per gli autori delle violazioni dei diritti umani; che l'11 novembre 2022 gli esperti delle Nazioni Unite hanno esortato il regime iraniano a smettere di incriminare persone con accuse punibili con la pena di morte per la loro partecipazione, o presunta partecipazione, a manifestazioni pacifiche;

M. considerando che gli esperti delle Nazioni Unite hanno invitato il Consiglio dei diritti umani ad adottare con urgenza le misure necessarie per organizzare una sessione speciale sulla situazione in Iran, nonché a istituire un meccanismo investigativo internazionale, a garantire l'assunzione di responsabilità in Iran e a porre fine alla persistente impunità per le gravi violazioni dei diritti umani; che il 24 novembre si è tenuta una sessione speciale del Consiglio dei diritti umani sulla situazione in Iran; che durante tale sessione speciale è stato convenuto che una missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti dovrebbe indagare sulle violazioni dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, raccogliere e analizzare le prove e avviare un dialogo con le parti interessate per accertare i fatti relativi a tali accuse, al fine di consegnare alla giustizia tutti gli autori di gravi violazioni dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, comprese le massime autorità;

N. considerando che il 10 gennaio 2023 l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato che la strumentalizzazione delle procedure penali per punire le persone che esercitano i loro diritti fondamentali equivale a un omicidio avallato dallo Stato;

O. considerando che il 12 dicembre 2022 i ministri degli Affari esteri dell'UE hanno adottato conclusioni del Consiglio sull'Iran; che tali conclusioni invitano in particolare le autorità iraniane ad abolire immediatamente la pratica esecrabile di emettere ed eseguire sentenze di pena capitale nei confronti dei manifestanti nonché ad annullare senza indugio le recenti condanne a morte pronunciate nel contesto delle proteste in corso e a garantire un giusto processo a tutti i detenuti;

P. considerando che il 9 gennaio 2023 il Segretario generale del SEAE ha convocato l'ambasciatore della Repubblica islamica dell'Iran presso l'Unione europea, a nome dell'alto rappresentante, per ribadire lo sconcerto dell'UE per le recenti esecuzioni di Mohammad Mehdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, arrestati e condannati a morte nel contesto delle proteste in Iran; che Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard sono stati giustiziati, rispettivamente, l'8 e il 12 dicembre 2022, per aver partecipato alle proteste;

Q. considerando che il 9 dicembre 2022 il Canada e gli Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione comune in cui hanno condannato i brutali atti di violenza commessi dalla Repubblica islamica dell'Iran contro i manifestanti pacifici e la repressione in corso nei confronti del popolo iraniano, nonché l'oppressione e le violenze avallate dallo Stato di cui sono vittime le donne; che entrambi i paesi hanno inoltre adottato sanzioni contro i funzionari iraniani coinvolti nelle violazioni dei diritti umani, comprese quelle perpetrate nel contesto della brutale repressione in corso;

R. considerando che l'UE ha recentemente e in diverse occasioni adottato misure restrittive relativamente a tali palesi violazioni dei diritti umani, in particolare nei confronti di alti funzionari dell'IRGC, tra cui il congelamento dei beni, il divieto di viaggio verso l'UE e il divieto di mettere fondi o risorse economiche a disposizione delle persone ed entità inserite nell'elenco dell'UE in risposta al loro ruolo nella violenta repressione in Iran e nella fornitura da parte della Repubblica islamica di droni armati utilizzati nelle attività terroristiche perpetrate dalla Federazione russa contro l'Ucraina; che l'elenco delle persone ed entità oggetto di misure restrittive dell'UE nel contesto dell'attuale regime di sanzioni in materia di diritti umani in Iran comprende ora un totale di 126 persone e 11 entità; che l'elenco delle sanzioni dell'UE comprende, in particolare, il ministro dell'Interno iraniano Ahmad Vahidi, il ministro delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni, Issa Zarepour, le forze dell'ordine iraniane e i capi provinciali dell'IRGC;

S. considerando che, quale azione reciproca, il ministero degli Affari esteri della Repubblica islamica dell'Iran ha adottato contromisure nel quadro del meccanismo di sanzioni che riguardano in particolare l'on. Neumann, deputata al Parlamento europeo e presidente della delegazione per le relazioni con la penisola arabica, nonché altri deputati ed ex politici tedeschi e francesi; che nel novembre 2022, in risposta alle sanzioni iraniane nei confronti dei deputati al Parlamento europeo, il Parlamento ha deciso che le sue delegazioni e le sue commissioni non tratteranno più con le autorità dell'Iran;

T. considerando che la Repubblica islamica, in particolare attraverso l'IRGC, è impegnata in sofisticate e violente attività di repressione transnazionale su vasta scala che prendono di mira attivisti in esilio e della diaspora, dissidenti, giornalisti indipendenti e difensori dei diritti umani, anche sul territorio dell'UE, e minacciano e vessano i loro familiari in Iran; che la Repubblica islamica, sia direttamente sia agendo per mano di mandatari locali, ha assassinato dissidenti della diaspora, rapito esuli per sequestrarli in Iran e pianificato attentati dinamitardi in diversi paesi, compresi gli Stati membri dell'UE;

U. considerando che il regime della Repubblica islamica sta deliberatamente bloccando Internet e le connessioni mobili, nonché limitando drasticamente le piattaforme di social media per compromettere la capacità dei cittadini iraniani di organizzare proteste; che il regime di sanzioni dell'UE prevede altresì il divieto di esportazione verso la Repubblica islamica dell'Iran di attrezzature che potrebbero essere usate a fini di repressione interna e di attrezzature per il monitoraggio delle telecomunicazioni;

V. considerando che il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Josep Borrell, nelle sue dichiarazioni dell'8 dicembre 2022 e del 7 gennaio 2023, ha condannato l'esecuzione di Mohammad Mehdi Karami e Seyyed Mohammad Hossein; che le sue dichiarazioni invitano le autorità iraniane a porre immediatamente fine alla pratica di imporre ed eseguire condanne a morte nei confronti dei manifestanti; che, in tali dichiarazioni, l'UE invita altresì le autorità iraniane ad annullare senza indugio le recenti condanne a morte e a rispettare rigorosamente i loro obblighi internazionali;

W. considerando che la Repubblica islamica ha accusato gruppi curdi, compresi quelli all'interno dell'Iraq, di aver incitato le proteste nel Kurdistan iraniano; che, con tale pretesto, l'IRGC ha lanciato attacchi armati contro la regione del Kurdistan in Iraq, uccidendo decine di persone, tra cui civili; che la repressione delle proteste è stata particolarmente dura nell'Iran nordoccidentale e sudorientale, dove vivono molti membri delle minoranze curda e baluci del paese;

X. considerando che l'IRGC, composto dalle milizie paramilitari Basij, dalla Forza Quds, dalle Forze di terra, dalla Forza aerospaziale e dalla Marina, svolge un ruolo centrale nella repressione del dissenso interno e nell'attività militare esterna; che l'IRGC, agendo in qualità di Stato all'interno di uno Stato, controlla i due terzi dell'economia iraniana, comprese le partecipazioni nei settori delle infrastrutture, petrolchimico, finanziario, delle telecomunicazioni, automobilistico e nautico, nonché grandi fondazioni note come "bonyads" e reti di traffico illecito su larga scala;

Y. considerando l'uccisione brutale di donne e ragazze in Iran nell'ambito dei cosiddetti "delitti d'onore"; che le vittime spesso non ottengono alcuna giustizia per i reati commessi contro di loro in nome dell'"onore";

Z. considerando che l'IRGC commette, guida e contribuisce ad attività terroristiche sia a livello nazionale che regionale; che l'aggressione russa contro l'Ucraina ha comportato un'intensificazione delle relazioni tra Teheran e Mosca;

AA. considerando che l'aggressiva politica interna del regime dei mullah è emulata nella politica estera della Repubblica islamica; che il regime contribuisce a destabilizzare l'intera regione del Medio Oriente e oltre;

AB. considerando che Ebrahim Raisi, eletto Presidente dell'Iran nel giugno 2021 ed iscritto nell'elenco delle sanzioni degli Stati Uniti, è stato in precedenza capo della magistratura iraniana, nonostante la presenza a suo carico di casi ben documentati di gravi violazioni dei diritti umani; che la vittoria di Ebrahim Raisi è stata orchestrata dalle istituzioni della Repubblica islamica nell'ambito di elezioni non completamente libere o regolari; che solo 7 dei 592 candidati hanno ricevuto il via libera dal Consiglio dei guardiani per candidarsi alla presidenza; che nessuno dei candidati era costituito da donne, persone appartenenti a gruppi minoritari o che avevano opinioni contrarie al regime;

AC. considerando che i negoziati sul rinnovo del piano d'azione congiunto globale (PACG) non sono ancora stati ufficialmente sospesi; che proseguono i colloqui sull'indagine avviata dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica a seguito del ritrovamento di tracce di uranio in tre siti non dichiarati in Iran;

1. condanna con la massima fermezza le condanne a morte e le esecuzioni di manifestanti pacifici in Iran, in particolare Mohsen Shekari, Majidreza Rahnavard, Mohammad Mehdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini; chiede che le autorità iraniane interrompano immediatamente e incondizionatamente qualsiasi progetto di portare a termine le esecuzioni e si astengano dal chiedere ulteriori condanne a morte; invita le autorità della Repubblica islamica dell'Iran a istituire una moratoria ufficiale sulle esecuzioni con la prospettiva di abolire completamente la pena di morte; esorta le autorità iraniane ad annullare tutte le condanne e le condanne a morte; ribadisce la sua ferma opposizione di principio al ricorso alla pena capitale in qualsiasi momento e in ogni circostanza;

2. esorta le autorità della Repubblica islamica a garantire la liberazione immediata e incondizionata di tutti i manifestanti condannati a morte, tra cui Mohammed Boroughani, Mohammad Ghobadlou, Hamid Ghare Hassanlou, Mahan Sadrat Marani, Hossein Mohammadi, Manouchehr Mehman Navaz, Sahand Nourmohammad-Zadeh, Saman Seydi, Reza Arya, Saleh Mirhashemi Baltaghi, Saeed Yaqoubi Kordafli, Javad Rouhi, Arshia Takdastan, Mehdi Mohammadifard, Saleh Mirhashemi, Majid Kazemi e Saeid Yaghoubi; condanna fermamente il fatto che i procedimenti penali e la pena di morte siano stati utilizzati come arma dal regime iraniano per eliminare il dissenso e punire le persone che esercitano i loro diritti fondamentali; invita la Repubblica islamica a rivedere il proprio codice giuridico ed eliminare il moharebeh ("ribellione contro Dio") e il mofsed-e-filarz ("corruzione sulla Terra") quali reati punibili;

3. esprime la sua solidarietà ai giovani, alle donne e agli uomini iraniani, comprese le minoranze, che guidano e partecipano alle proteste; sostiene il movimento pacifico di protesta in tutto il paese che fa sentire la propria voce contro la sistematica e crescente oppressione e le gravi e massicce violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali; sostiene fermamente le aspirazioni del popolo iraniano a vivere in un paese libero, stabile, inclusivo e democratico; condanna la discriminazione sistematica del regime iraniano nei confronti delle donne attraverso leggi e normative che ne limitano gravemente le libertà, la vita e le capacità di sostentamento;

4. esprime il suo cordoglio alle famiglie di tutte le persone uccise, torturate, rapite o detenute illegalmente a seguito delle recenti proteste in Iran o di quelle passate;

5. ribadisce la sua ferma condanna dell'uso diffuso, brutale, intenzionale e sproporzionato della forza da parte delle forze di sicurezza iraniane contro manifestanti pacifici; invita le autorità iraniane a porre fine alla repressione dei suoi stessi cittadini; rammenta che il diritto di riunione pacifica deve essere garantito;

6. chiede alla comunità internazionale e all'UE e ai suoi Stati membri di utilizzare ogni dialogo con le autorità della Repubblica islamica per chiedere l'immediata cessazione delle esecuzioni dei manifestanti e della violenta repressione contro le proteste, nonché la liberazione incondizionata di tutte le persone arrestate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica; invita il SEAE e gli Stati membri a continuare a ritenere il regime iraniano responsabile dell'uccisione del suo popolo e delle gravi violazioni dei diritti umani;

7. invita il regime iraniano ad acconsentire a un'indagine internazionale, imparziale ed efficace sulle violazioni dei diritti umani da parte del regime, tra cui l'uccisione di Jina Mahsa Amini, l'uccisione di centinaia di manifestanti e la tortura e i maltrattamenti subiti dalle persone detenute arbitrariamente, condotta da un'autorità competente indipendente in cooperazione con le organizzazioni internazionali; chiede che le autorità iraniane consentano lo svolgimento di un'indagine rapida, basata su elementi concreti, imparziale ed efficace su tutti i casi di manifestanti uccisi e che i responsabili siano assicurati alla giustizia; sottolinea che l'UE dovrebbe continuare ad affrontare l'uccisione di Jina Mahsa Amini e il modo in cui le forze di sicurezza iraniane hanno risposto alle successive manifestazioni;

8. sollecita la liberazione immediata di tutte le persone detenute per il loro coinvolgimento nelle manifestazioni pacifiche e di tutti i prigionieri politici; chiede che siano adottate misure restrittive mirate a norma del regolamento (UE) n. 359/2011 nei confronti di tutti i giudici che emettono sentenze nei confronti di manifestanti; chiede inoltre che le autorità iraniane rilascino immediatamente e incondizionatamente, ritirando ogni accusa nei loro confronti, tutti i detenuti che sono stati arrestati unicamente per aver esercitato pacificamente il proprio diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica nel quadro delle proteste; invita le autorità iraniane a rispettare i loro obblighi internazionali, compresi quelli previsti dall'ICCPR;

9. accoglie con favore le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 12 dicembre 2022 e l'adozione delle recenti misure restrittive nei confronti di coloro che sono coinvolti nelle violenze contro i manifestanti e di tutti coloro che sono associati alla polizia "morale", che siano ritenuti complici o responsabili della morte di Jina Mahsa Amini; ritiene, tuttavia, che il palese disprezzo da parte del regime iraniano della dignità umana e delle aspirazioni democratiche dei suoi stessi cittadini, nonché il suo sostegno alla Federazione russa, richiedano ulteriori adeguamenti della posizione dell'UE nei confronti dell'Iran;

10. invita l'AR/VP e il Consiglio a inserire nell'elenco delle sanzioni dell'UE tutte le persone e le entità responsabili delle violazioni dei diritti umani, come pure i loro familiari, compresi la Guida suprema Ali Khamenei, il presidente Ebrahim Raisi e il procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri, nonché tutte le fondazioni ("bonyads") connesse all'IRGC, in particolare la bonyad Mostazafan e la bonyad Shahid va Omur-e Janbazan; invita inoltre il VP/AR, il Consiglio e gli Stati membri a prendere in considerazione sanzioni nei confronti dei 227 membri del parlamento iraniano che hanno incoraggiato il ricorso alle condanne a morte; accoglie con favore i preparativi in corso nel Regno Unito per includere l'IRGC nell'elenco delle organizzazioni terroristiche del Regno Unito; condanna fermamente le sanzioni imposte dalle autorità iraniane nei confronti di ex politici tedeschi e francesi nonché dei deputati al Parlamento europeo; ricorda che, finché i parlamentari europei saranno oggetto di sanzioni da parte delle autorità iraniane, è opportuno che il dialogo interparlamentare rimanga sospeso;

11. invita il Consiglio e gli Stati membri ad aggiungere l'IRGC e le sue forze sussidiarie, comprese le milizie paramilitari Basij e la Forza Quds, all'elenco dei soggetti terroristici stabilito dall'UE, e a vietare qualsiasi attività economica e finanziaria che coinvolga imprese e attività commerciali connesse all'IRGC o a individui ad esso affiliati, possedute, in tutto o in parte, da essi o che fanno loro da copertura, indipendentemente dal paese in cui operano, evitando nel contempo conseguenze negative per il popolo iraniano come anche per gli aiuti umanitari e allo sviluppo dell'UE; invita l'UE e gli Stati membri, in cooperazione con i partner che condividono gli stessi principi, a esortare i paesi in cui l'IRGC dispiega operazioni militari, economiche o informative a interrompere e dichiarare illegali i legami con esso; condanna fermamente l'attacco non provocato dell'IRGC nel governatorato di Erbil del Kurdistan iracheno e sottolinea che tali attacchi indiscriminati minacciano civili innocenti e la stabilità della regione;

12. condanna ancora una volta con fermezza il rapido deteriorarsi della situazione dei diritti umani in Iran, di cui la Repubblica islamica, la sua massima leadership e le sue forze di sicurezza, compreso l'IRGC, sono le uniche responsabili; chiede che le autorità iraniane rispettino i diritti e le libertà fondamentali delle minoranze etniche e religiose e delle persone LGBTIQ+; invita le autorità iraniane a eliminare ogni forma di discriminazione;

13. accoglie con favore l'istituzione della missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti riguardante la Repubblica islamica dell'Iran, incaricata dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nella risoluzione S35/1 del 24 novembre 2022, di indagare sulle violazioni dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran e di raccogliere e analizzare le relative prove, e ne chiede il rapido spiegamento; esorta le autorità della Repubblica islamica a fornire alla missione di accertamento dei fatti un accesso pieno e senza ostacoli perché possa esercitare il suo mandato e ad astenersi da vessazioni e intimidazioni nei confronti di coloro che cooperano con essa, o dei loro familiari; invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere pienamente i preparativi per la missione di accertamento dei fatti e la sua attuazione; esorta il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a deferire immediatamente il caso iraniano al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in assenza di cooperazione da parte della Repubblica islamica;

14. chiede inoltre alle autorità iraniane di autorizzare le visite a titolo di tutte le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e, in particolare, di garantire che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran sia autorizzato a entrare nel paese;

15. chiede che il regime iraniano rilasci tutti i difensori dei diritti umani; invita il regime iraniano a porre fine all'accanimento nei confronti dei difensori dei diritti umani in Iran e a garantire, in ogni circostanza, che essi possano svolgere le loro legittime attività a sostegno dei diritti umani, senza il timore di ritorsioni e senza restrizione alcuna, e in particolare senza vessazioni giudiziarie;

16. condanna l'arresto di decine di giornalisti e invita le autorità iraniane a rilasciarli immediatamente; esprime profonda preoccupazione per l'arresto di oltre 80 operatori dei media, tra cui Niloofar Hamedi, il giornalista che per primo ha diffuso la notizia dell'arresto e del ricovero di Jina Mahsa Amini, e invita le autorità iraniane a liberarli senza indugio; invita la Repubblica islamica a rispettare la libertà di espressione e di credo di tutti coloro che vivono in Iran; esprime preoccupazione dinanzi alla criminalizzazione dei professionisti del settore medico da parte delle forze di sicurezza e alla violenza nei loro confronti, e invita la Repubblica islamica dell'Iran a fornire al personale medico civile tutta l'assistenza disponibile, cosicché possa prestare cure mediche in modo imparziale;

17. condanna con la massima fermezza l'uso sistematico della tortura nelle prigioni iraniane, compresa la violenza sessuale come arma, e chiede l'immediata cessazione di ogni forma di tortura e maltrattamento nei confronti di tutti i detenuti; condanna altresì fermamente la politica della Repubblica islamica che consiste nel forzare le confessioni ricorrendo alla tortura, all'intimidazione, alle minacce nei confronti dei familiari o ad altre forme di coercizione, nonché il ricorso a tali confessioni forzate per dichiarare colpevoli e condannare i manifestanti; condanna inoltre la pratica di negare ai detenuti il diritto alle telefonate e alle visite dei familiari; esprime forte preoccupazione quanto al fatto che i detenuti non possono avere accesso alla rappresentanza legale durante gli interrogatori; invita il regime iraniano a trattare i prigionieri con il debito rispetto per la dignità e il valore che sono intrinseci all'essere umano; ribadisce il suo invito all'Iran a ratificare senza indugio la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, e ad agire nel pieno rispetto delle disposizioni in essa contenute;

18. esorta le autorità iraniane a rilasciare immediatamente tutti i cittadini dell'UE arrestati e a ritirare ogni accusa nei loro confronti; critica fortemente la condanna di Olivier Vandecasteele, cittadino belga e membro di un'organizzazione non governativa (ONG), a 40 anni di carcere, 74 frustate e una multa di 1 milione di EUR sulla base di accuse di spionaggio false, nonché il protrarsi della reclusione del cittadino svedese Ahmadreza Djalali e la sua condanna a morte, come anche l'uso cinico da parte della Repubblica islamica della diplomazia degli ostaggi per forzare la liberazione del terrorista condannato Asadollah Asadi; chiede il rilascio immediato e incondizionato e il rimpatrio sicuro di Ahmadreza Djalali e Olivier Vandecasteele e dei sette cittadini francesi ancora detenuti in Iran, tra cui Cécile Kohler; condanna con la massima fermezza l'esecuzione in Iran di Alireza Akbari, cittadino irano-britannico; esprime, inoltre, preoccupazione per le minacce pubbliche proferite dal ministero iraniano dell'Intelligence e della sicurezza nei confronti di ambasciate europee;

19. invita gli Stati membri e le ONG a conservare, preservare e condividere qualsiasi elemento di prova disponibile che possa contribuire alle indagini, nonché a cooperare con la Corte penale internazionale e a sostenerne i lavori; sollecita le autorità iraniane a prendere misure in vista della ratifica dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale; sottolinea che le continue e gravi violazioni dei diritti umani commesse dal regime iraniano contro il proprio popolo compromettono i negoziati sul PACG;

20. condanna fermamente la pratica costante della Repubblica islamica di bloccare Internet e le reti mobili nel contesto delle proteste in atto nel paese, cosa che impedisce la comunicazione e il libero flusso di informazioni per i cittadini iraniani; evidenzia che tali azioni costituiscono una chiara violazione del diritto internazionale; accoglie con favore le varie misure restrittive dell'UE adottate nell'ambito del meccanismo di sanzioni in risposta alla repressione, in particolare quelle nei confronti di persone ed entità attive nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, e dei responsabili della disinformazione; si compiace, inoltre, dell'aggiunta del ministro iraniano delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione all'elenco delle sanzioni dell'UE; invita la Commissione a prendere in considerazione, nel rispetto del principio di necessità, la possibilità che i fornitori di comunicazioni con sede nell'UE offrano strumenti sicuri ai cittadini e ai residenti dell'Iran;

21. invita gli Stati membri a impegnarsi a consentire agli iraniani di accedere a un'Internet gratuita, nonostante la massiccia censura di Internet da parte del regime; suggerisce che le risorse tecniche e finanziarie necessarie siano fornite attraverso un fondo dell'UE;

22. esorta tutti gli Stati membri a esercitare una giurisdizione universale su tutti i funzionari iraniani ragionevolmente sospettati di responsabilità penale per crimini ai sensi del diritto internazionale e altre gravi violazioni dei diritti umani; esorta gli Stati membri la cui legislazione nazionale non prevede ancora l'attuazione del principio della giurisdizione universale a introdurre senza indugio tale legislazione;

23. chiede l'estensione delle misure restrittive alla luce del fatto che la Repubblica islamica dell'Iran continua a fornire velivoli senza equipaggio e prevede di fornire missili terra-terra alla Federazione russa da utilizzare contro l'Ucraina; sottolinea che la Repubblica islamica contribuisce ai crimini di guerra in Ucraina, in quanto tali armi sono utilizzate per colpire i civili e le infrastrutture civili;

24. invita la Commissione e il Consiglio a colmare tutte le lacune nell'applicazione delle sanzioni esistenti, comprese le lacune finanziarie, a garantire un'attuazione rigorosa e a coordinarsi e cooperare strettamente con i partner internazionali per una messa in atto efficace delle misure restrittive;

25. esprime profonda preoccupazione in relazione alla repressione transnazionale strutturale attuata dalle autorità della Repubblica islamica, che comprende spionaggio, omicidi, tentativi di attentati dinamitardi, attacchi informatici, campagne di disinformazione e altri sforzi di controllo, in particolare da parte delle sue ambasciate e dell'IRGC, contro la diaspora iraniana che vive nell'UE, repressione che soffoca la libertà di parola e di espressione dei cittadini e dei residenti dell'UE, mette in pericolo la loro sicurezza ed equivale a un'ingerenza malevola; invita l'UE e gli Stati membri ad ampliare le tutele a favore della diaspora iraniana contro la repressione transnazionale della Repubblica islamica; invita il SEAE e gli Stati membri a trovare soluzioni per fornire sostegno tecnico e in termini di capacità a coloro che aiutano la società civile iraniana, garantendo nel contempo la titolarità iraniana di tali attività;

26. condanna i recenti attacchi da parte di funzionari iraniani contro il settimanale Charlie Hebdo e accoglie con favore l'avvio dell'indagine sull'attacco informatico al giornale a seguito della pubblicazione di vignette satiriche;

27. invita l'UE, compreso il VP/AR, a continuare a sollevare con le autorità iraniane, nelle sedi bilaterali e multilaterali, le preoccupazioni relative ai diritti umani e ad avvalersi a tal fine di tutti i contatti previsti con tali autorità, in particolare nel contesto del dialogo politico ad alto livello UE-Iran; ribadisce che il rispetto dei diritti umani è un elemento fondamentale nello sviluppo delle relazioni UE-Iran;

28. invita nuovamente tutti gli Stati membri a rilasciare congiuntamente dichiarazioni pubbliche e a intraprendere iniziative diplomatiche per monitorare i processi iniqui e visitare le carceri in cui sono detenuti gli ostaggi dell'UE in Iran, i difensori dei diritti umani e altri prigionieri di coscienza; incoraggia un maggiore coordinamento tra le ambasciate dell'UE accreditate a Teheran; esorta tutti gli Stati membri che dispongono di una rappresentanza diplomatica a Teheran ad avvalersi dei meccanismi previsti dagli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani per sostenere e aiutare le persone condannate a morte e quelle condannate e arrestate illegalmente; esorta gli Stati membri ad accertarsi che i detenuti possano ricevere visite e a monitorare attentamente le loro condizioni di detenzione;

29. esorta le autorità iraniane a concedere agli osservatori indipendenti delle ambasciate degli Stati membri in Iran l'accesso a tutti i processi legati alle manifestazioni di protesta; chiede agli Stati membri di monitorare tutti i processi di questo tipo, prestando particolare attenzione ai processi capitali, e di denunciarne pubblicamente le manchevolezze;

30. invita la Commissione, il SEAE e gli Stati membri, in cooperazione con i partner che condividono gli stessi principi, a estendere e a rafforzare il sostegno tangibile alle aspirazioni democratiche del popolo iraniano, in particolare aumentando il supporto alle organizzazioni indipendenti di difesa dei diritti umani e della società civile, nonché alle piattaforme di media indipendenti, e sostenendo gli sforzi dei partner che condividono gli stessi principi per mantenere la connettività Internet in Iran; incoraggia l'opposizione democratica dell'Iran a perseguire una maggiore unità ove possibile, sulla base di valori condivisi e con la partecipazione degli iraniani della diaspora e di quelli in esilio, al fine di agevolare un ulteriore sostegno da parte della comunità internazionale; sollecita l'UE e gli Stati membri ad aumentare le loro comunicazioni strategiche rivolte al popolo iraniano, in particolare rafforzando il mandato della task force StratCom per il Sud del SEAE per includere la Repubblica islamica e aumentandone in modo sostanziale i finanziamenti e la visibilità;

31. invita l'UE e i suoi Stati membri ad agevolare il rilascio di un visto a chiunque abbia un timore fondato di essere perseguitato per aver esercitato pacificamente il proprio diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica in relazione alle manifestazioni in Iran; invita il SEAE a contattare i vicini immediati dell'Iran per garantire che i valichi di frontiera rimangano aperti per gli attivisti in fuga dall'Iran e che tali persone possano chiedere asilo in Europa da tali paesi in condizioni di sicurezza;

32. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Assemblea consultiva islamica, al regime della Repubblica islamica dell'Iran e all'Ufficio della guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran.

Ultimo aggiornamento: 18 gennaio 2023
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