PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulle ulteriori repressioni contro il popolo della Bielorussia, in particolare i casi di Andrzej Poczobut e Ales Bialiatski
13.3.2023 - (2023/2573(RSP))
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B9‑0164/2023 (PPE)
B9‑0165/2023 (Renew)
B9‑0166/2023 (Verts/ALE)
B9‑0167/2023 (S&D)
B9‑0168/2023 (ECR)
Sandra Kalniete, Michael Gahler, Rasa Juknevičienė, Željana Zovko, David McAllister, Andrius Kubilius, Isabel Wiseler‑Lima, Vladimír Bilčík, Tomasz Frankowski, Andrzej Halicki, Arba Kokalari, Andrey Kovatchev, David Lega, Miriam Lexmann, Antonio López‑Istúriz White, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska, Liudas Mažylis, Janina Ochojska, Radosław Sikorski, Milan Zver
a nome del gruppo PPE
Pedro Marques, Tonino Picula, Thijs Reuten, Juozas Olekas
a nome del gruppo S&D
Petras Auštrevičius, Nicola Beer, Bernard Guetta, Karen Melchior, Karin Karlsbro, Ramona Strugariu, Hilde Vautmans
a nome del gruppo Renew
Viola von Cramon‑Taubadel, Hannah Neumann
a nome del gruppo Verts/ALE
Anna Fotyga, Beata Mazurek, Angel Dzhambazki, Elżbieta Kruk, Tomasz Piotr Poręba, Dominik Tarczyński, Witold Jan Waszczykowski, Jadwiga Wiśniewska, Andżelika Anna Możdżanowska, Alexandr Vondra, Veronika Vrecionová, Assita Kanko, Jacek Saryusz‑Wolski, Beata Kempa, Joachim Stanisław Brudziński, Zbigniew Kuźmiuk, Charlie Weimers, Adam Bielan, Roberts Zīle, Zdzisław Krasnodębski, Eugen Jurzyca, Bogdan Rzońca, Elżbieta Rafalska, Ryszard Czarnecki, Waldemar Tomaszewski
a nome del gruppo ECR
Fabio Massimo Castaldo, Nikolaj Villumsen, Silvia Modig
Risoluzione del Parlamento europeo sulle ulteriori repressioni contro il popolo della Bielorussia, in particolare i casi di Andrzej Poczobut e Ales Bialiatski
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Bielorussia,
– visti la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, la Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti e tutte le altre convenzioni in materia di diritti umani di cui la Bielorussia è firmataria,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell del 25 marzo 2021 sugli attacchi contro l'Unione dei polacchi in Bielorussia, del 17 gennaio 2023 sui processi contro leader dell'opposizione e giornalisti e del 3 marzo 2023 sulla condanna di Ales Bialiatski e di altri difensori dei diritti umani, nonché la dichiarazione resa il 7 ottobre 2022 dal portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna sulla sentenza emessa il 7 ottobre 2022 nei confronti di rappresentanti dei media indipendenti,
– viste la relazione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, del 4 marzo 2022, sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2020 e dopo la loro conclusione e la dichiarazione resa il 6 gennaio 2023 dalla portavoce dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sui processi in Bielorussia,
– visti le relazioni del 4 maggio 2022 e del 20 luglio 2022 della relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia, Anaïs Marin, al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché l'appello degli esperti delle Nazioni Unite del 10 ottobre 2022 per l'immediato rilascio del vincitore del premio Nobel e di altri difensori dei diritti in Bielorussia, attualmente detenuti, e l'osservazione della portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani del 3 marzo 2023 sulla condanna dei difensori dei diritti umani in Bielorussia,
– vista la dichiarazione resa dai ministri degli Esteri del G7 il 4 novembre 2022,
– vista la dichiarazione della commissaria del Consiglio d'Europa per i diritti umani, del 3 marzo 2023, sulla condanna del premio Nobel Bialiatski e di altri difensori dei diritti umani,
– viste le dichiarazioni della rappresentante dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) per la libertà dei mezzi d'informazione, Teresa Ribeiro, del 13 luglio 2022 sulla persistente detenzione di giornalisti e operatori dei media in Bielorussia, del 15 settembre 2022 sul protrarsi dell'incarcerazione di giornalisti in Bielorussia e del 7 ottobre 2022 sul protrarsi della persecuzione dei professionisti dei media bielorussi,
– visto l'articolo 132, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che, da quando sono scoppiate proteste pacifiche dopo le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020, gravemente manipolate, il regime di Lukashenka ha proseguito i suoi atti di repressione contro il popolo bielorusso e che i rappresentanti della società civile, i difensori dei diritti umani, i giornalisti, gli attivisti dell'opposizione e molti altri sono vessati, perseguitati, arrestati, torturati e condannati per aver espresso opposizione al regime, alle sistematiche violazioni dei diritti umani o al sostegno del regime alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina; che l'azione penale rimane una delle forme più gravi di repressione ed è tuttora diffusa;
B. considerando che a marzo 2023 nell'elenco dei prigionieri politici bielorussi curato dal Centro per i diritti umani Viasna figuravano più di 1 450 persone, tra cui Ales Bialiatski, vincitore del premio Sacharov e del premio Nobel per la pace; che Viasna è a conoscenza di almeno 2 900 persone condannate in cause penali per motivi politici; che il regime di Lukashenka ha emesso nel 2022 almeno 1 200 condanne politiche sulla base di accuse penali ed è responsabile della chiusura di 215 organi di stampa, nonché della liquidazione di oltre 1 000 ONG in Bielorussia sin dal 2020;
C. considerando che Ales Bialiatski, noto difensore dei diritti umani, fondatore e presidente del Centro per i diritti umani Viasna nonché vincitore del premio Nobel per la pace e del premio Sacharov, è stato arrestato il 12 febbraio 2022 e detenuto in custodia cautelare; che è stato incarcerato tra il 2011 e il 2014, e poi ancora nel 2021, sulla scia delle massicce proteste filodemocratiche che hanno fatto seguito alle elezioni presidenziali del 2020; che il 3 marzo 2023 Ales Bialiatski, Valiantsin Stefanovich, membro del Centro per i diritti umani Viasna, il difensore dei diritti umani Zmitser Salauyou, e Uladzimir Labkovich, coordinatore della campagna "Human Rights Defenders for Free Elections", sono stati condannati rispettivamente a 10, 9, 8 e 7 anni di reclusione in processi di matrice politica; che il 3 novembre 2021 Leanid Sudalenka, avvocato della sezione di Homieĺ del Centro Viasna, e Tatsiana Lasitsa, volontaria di Viasna, sono stati condannati rispettivamente a tre anni e due anni e mezzo di reclusione;
D. considerando che Andrzej Poczobut, giornalista e membro dell'Unione dei polacchi in Bielorussia, è stato arrestato il 18 marzo 2021 e successivamente condannato a una pena detentiva di tre anni con l'accusa di aver "insultato pubblicamente il presidente della Bielorussia" e di aver "incitato all'odio etnico"; che l'8 febbraio 2023 il tribunale regionale di Hrodna lo ha riconosciuto colpevole di aver incoraggiato azioni intese a compromettere la sicurezza nazionale della Repubblica di Bielorussia e di aver incitato all'ostilità etnica, e lo ha condannato a otto anni di reclusione;
E. considerando che i giornalisti rimangono tra gli obiettivi principali del regime; che attualmente in Bielorussia vi sono oltre 30 giornalisti in carcere; che nell'ottobre 2022 almeno 29 organi di informazione indipendenti sono stati definiti "estremisti" e chiusi dalle autorità; che, secondo l'Associazione bielorussa dei giornalisti, sono in atto una soppressione quasi totale del dibattito pubblico e una forte repressione dei mezzi d'informazione; che, a causa della repressione totale dei media indipendenti, in Bielorussia non esiste più la libertà di parola e il regime esercita la piena sorveglianza di Internet;
F. considerando che le accuse contro Andrzej Poczobut e Ales Bialiatski sono ampiamente considerate di matrice politica nonché volte a mettere a tacere le voci indipendenti e a reprimere la libertà di espressione e di associazione;
G. considerando che le forze politiche democratiche bielorusse continuano a essere perseguitate; che il regime di Lukashenka ha avviato procedimenti in contumacia contro i leader delle forze democratiche in Bielorussia e che molti leader e rappresentanti dei partiti democratici dell'opposizione continuano a essere incarcerati in condizioni disumane; che il 6 marzo 2023 il tribunale della città di Minsk ha condannato Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell'opposizione democratica bielorussa e capo del Gabinetto di transizione unito, a una pena detentiva di 15 anni in contumacia; che il tribunale ha condannato anche altri membri del Consiglio di coordinamento, vale a dire Pavel Latushka a 18 anni di reclusione e Maryia Maroz, Volha Kavalkova e Siarhei Dyleuski a 12 anni di reclusione ciascuno; che le sentenze sono state pronunciate giorni dopo che un tribunale bielorusso ha prorogato di 18 mesi la pena detentiva di 18 anni inflitta al marito di Tsikhanouskaya, il dissidente e attivista per la democrazia Sergei Tikhanovsky; che molti dei condannati sono vincitori del premio Sacharov per la libertà di pensiero;
H. considerando che il 17 ottobre 2022, con una sentenza particolarmente severa per un caso di matrice politica in Bielorussia, il prigioniero politico Mikalai Autukhovich è stato condannato a 25 anni di detenzione in una colonia penale di alta sicurezza, mentre altre 11 persone coinvolte nello stesso caso sono state condannate a pene detentive fino a 20 anni;
I. considerando che le autorità bielorusse hanno ripetutamente violato i diritti umani dei cittadini del paese, compreso il diritto alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione; che la repressione continua a colpire tutti i settori della società; che la persecuzione degli individui continua con il pretesto di combattere l'estremismo e il terrorismo; che nel gennaio 2022 sono entrate in vigore le modifiche al codice penale bielorusso, che reintroducono la responsabilità penale per la partecipazione alle attività di organizzazioni non registrate; che nel maggio 2022 le autorità hanno esteso l'applicazione della pena capitale ai tentati atti di terrorismo, un'accusa precedentemente utilizzata nei processi degli attivisti politici; che il regime bielorusso continua a limitare fortemente la libertà di associazione; che nel dicembre 2022 il governo bielorusso ha presentato al parlamento un disegno di legge volto a modificare la legge sui partiti politici, che potrebbe portare, in ultima analisi, al divieto de facto di qualsiasi partito politico contrario al regime;
J. considerando che, nell'ottobre 2022, Lukashenka ha firmato una legge che prevede il ritiro della Bielorussia dal primo protocollo opzionale al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, bloccando il mandato del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani di ricevere e riesaminare le denunce in materia di diritti umani presentate da individui in Bielorussia, una delle ultime vie di ricorso per i bielorussi perseguitati;
K. considerando che la persecuzione amministrativa è uno degli strumenti utilizzati dal regime di Lukashenka per mettere a tacere l'opposizione e qualsiasi voce che metta in discussione il regime; che nel gennaio 2023 il Centro per i diritti umani Viasna ha segnalato almeno 350 arresti e 141 casi di persecuzione amministrativa di matrice politica;
L. considerando che la persecuzione dei sindacati indipendenti è ancora in atto; che le autorità bielorusse hanno modificato la legislazione al fine di ampliare le possibilità di classificare le organizzazioni come "estremiste"; che nel luglio 2022 la Corte suprema della Bielorussia ha ordinato la chiusura di quattro importanti sindacati indipendenti e del Congresso bielorusso dei sindacati democratici; che nel gennaio 2023 i leader dei sindacati indipendenti Henadz Fiadynich e Vasil Berasneu sono stati condannati a nove anni di reclusione, mentre Vatslau Areshka è stato condannato a otto anni di reclusione; che nel febbraio 2023 i membri del gruppo "Rabochy Rukh" (Movimento dei lavoratori) Siarhei Shelest, Uladzimir Zhurauka, Andrei Paheryla, Hanna Ablab, Aliaksandr Hashnikau, Siarhei Dziuba, Ihar Mints, Valiantsin Tseranevich, Siarhei Shametska e Aliaksandr Kapshul sono stati accusati di alto tradimento e di aver creato e aderito a un'organizzazione estremista, e sono stati condannati a pene detentive comprese tra gli 11 e i 15 anni; che il ministero degli Affari interni bielorusso continua ad aggiungere attivisti e leader del movimento sindacale democratico agli elenchi di estremisti e terroristi;
M. considerando che il regime ha proseguito i suoi atti di repressione nei confronti degli avvocati come ritorsione per aver espresso opinioni su questioni relative ai diritti, per aver rappresentato clienti in cause di matrice politica o per aver preso posizione contro la guerra in Ucraina; che dall'agosto 2020 almeno 70 avvocati sono stati radiati dall'albo a seguito di decisioni arbitrarie del ministero della Giustizia o di procedure di radiazione per motivi politici; che nel 2022 sette avvocati hanno subito accuse penali per motivi politici e hanno continuato a subire accuse amministrative, detenzioni, perquisizioni e vessazioni; che Vital Brahinets è stato condannato a otto anni di reclusione per aver difeso diversi prigionieri politici, tra cui Ales Bialiatski;
N. considerando che il regime di Lukashenka ha adottato misure sempre più repressive nei confronti delle minoranze nazionali in Bielorussia, in particolare delle minoranze polacca e lituana, compresa la chiusura delle scuole che insegnano nelle lingue minoritarie nazionali, nonché misure nei confronti di organizzazioni che rappresentano tali minoranze, come l'Unione dei polacchi in Bielorussia; che la discriminazione sistematica nei confronti della minoranza polacca e di altre minoranze nazionali è in atto da molti anni e che i casi più eclatanti di repressione sono quelli contro Andżelika Borys e Andrzej Poczobut;
O. considerando che il regime di Lukashenka prosegue la sua politica di russificazione della Bielorussia, con l'obiettivo strategico di emarginare e distruggere le espressioni dell'identità nazionale bielorussa, comprese la sua lingua e la sua cultura; che tale politica comporta anche il divieto di esporre simboli nazionali e storici della Bielorussia, quali la bandiera bianco-rosso-bianca e lo stemma "pogonia", nonché la chiusura di case editrici, scuole private e corsi di lingua bielorussa;
P. considerando che il regime illegittimo di Lukashenka continua a reprimere la libertà di religione e di credo; che, secondo il Consiglio di coordinamento, diversi sacerdoti cattolici romani, cattolici greci e ortodossi e pastori protestanti sono stati sottoposti a varie forme di pressione, che vanno da ammende a lunghe pene detentive, tra cui Siarhei Rezanovich condannato a 16 anni di reclusione;
Q. considerando che i prigionieri politici sono oggetto di ulteriori repressioni e sottoposti a condizioni disumane; che ciò si concretizza nella detenzione di prigionieri politici in condizioni che sono vietate dagli obblighi internazionali della Bielorussia, sottoponendoli a sanzioni disciplinari per motivi fittizi e collocandoli in celle di punizione; che i prigionieri politici continuano a segnalare il deterioramento della salute, le umiliazioni e i maltrattamenti subiti; che in alcuni casi il livello di sicurezza della loro detenzione è aumentato e la pena detentiva è prorogata arbitrariamente, il diritto alla corrispondenza è violato e i prigionieri politici sono privati delle visite familiari, come dimostrato dal caso di Palina Sharenda-Panasiuk;
R. considerando che migliaia di cittadini bielorussi sono stati costretti o forzati in altro modo a lasciare il proprio paese e a cercare protezione all'estero; che le autorità bielorusse continuano ad adottare misure che limitano i diritti dei cittadini bielorussi che vivono all'estero; che il programma "The Way Home", avviato dal regime di Lukashenka, consiste nell'"invitare" i cittadini bielorussi che hanno lasciato il paese negli ultimi anni a farvi ritorno, con la promessa che non saranno perseguitati a condizione che rendano una confessione ufficiale; che molti cittadini bielorussi che sono tornati nel paese sono stati arrestati, perseguitati e talvolta condannati a una pena detentiva per aver partecipato a proteste, pubblicato commenti sui social media che criticavano il regime di Lukashenka o fatto donazioni alle vittime della repressione in Bielorussia; che nel gennaio 2023 il regime bielorusso ha promulgato una legge che intende privare della cittadinanza le persone in esilio che accusa di cosiddetti reati legati all'estremismo, un elenco in cui figurano attualmente oltre 2 000 persone;
S. considerando che, a distanza di oltre due anni, non vi sono indicazioni che le autorità bielorusse stiano indagando sulle migliaia di segnalazioni di brutalità della polizia presentate dopo le proteste dell'agosto 2020 o sulle uccisioni di manifestanti; che l'impunità diffusa per le violazioni dei diritti umani perpetua la situazione disperata del popolo bielorusso; che l'assenza dello Stato di diritto ostacola il diritto a un processo equo; che la Bielorussia è l'unico paese in Europa ad applicare ancora la pena capitale;
T. considerando che le autorità bielorusse ricorrono spesso alla sorveglianza, alla censura online e alla disinformazione, utilizzando le tecnologie per controllare la popolazione; che tali pratiche repressive rappresentano un altro passo verso l'autoritarismo digitale e la soppressione dei diritti digitali delle persone in Bielorussia, con la conseguente crescente intimidazione dei cittadini e la riduzione dello spazio civico; che il regime di Lukashenka impiega anche la repressione transnazionale nei confronti dei cittadini bielorussi che vivono all'estero;
U. considerando che l'UE ha imposto sanzioni nei confronti di persone ed entità responsabili della repressione in Bielorussia e ha fornito sostegno alla società civile e ai media indipendenti nel paese;
V. considerando che le autorità bielorusse continuano a sostenere la guerra di aggressione ingiustificata della Russia contro l'Ucraina, permettendo alla Russia di utilizzare il territorio bielorusso per attacchi militari contro l'Ucraina; che numerosi cittadini bielorussi sono stati perseguiti per aver espresso sostegno all'Ucraina, criticato il governo per aver sostenuto la guerra di aggressione russa o aver riferito in merito ai movimenti delle truppe e delle attrezzature militari russe all'interno della Bielorussia;
W. considerando che il 7 settembre 2022 il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ha invitato il Segretario generale del Consiglio d'Europa a istituire un gruppo di contatto sulla Bielorussia in collaborazione con i rappresentanti delle forze democratiche e della società civile bielorusse; che il 1º marzo 2023 è stata inaugurata a Bruxelles la Missione ufficiale per una Bielorussia democratica con una cerimonia alla quale ha partecipato Sviatlana Tsikhanouskaya;
1. ribadisce la propria solidarietà al popolo bielorusso che continua a difendere una Bielorussia sovrana, libera e democratica, mettendo a rischio la sua libertà e la sua vita; continua a chiedere la fine immediata della repressione da parte delle autorità statali contro il popolo bielorusso, il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici e di tutte le persone arbitrariamente detenute, arrestate o condannate per motivi politici e il ritiro di tutte le accuse a loro carico, nonché la loro piena riabilitazione e il loro risarcimento finanziario per i danni subiti a causa della detenzione illegittima;
2. continua a condannare con la massima fermezza la repressione in corso in Bielorussia, anche quella perpetrata attraverso processi farsa di matrice politica; condanna la repressione sistematica operata dal regime di Lukashenka contro i cittadini bielorussi, che ha costretto migliaia di bielorussi a fuggire dal paese dopo le elezioni presidenziali fraudolente del 9 agosto 2020; ribadisce che la campagna di repressione sistematica in corso equivale a gravi violazioni dei diritti umani;
3. ricorda alle autorità bielorusse il loro obbligo di rispettare i diritti umani di tutti i cittadini bielorussi, compresi i diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione; insiste sulla necessità di garantire le libertà fondamentali e i diritti umani, lo Stato di diritto e un sistema giudiziario indipendente e funzionante in Bielorussia; ribadisce il suo invito alle autorità bielorusse a commutare immediatamente tutte le condanne a morte e a istituire una moratoria immediata sul ricorso alla pena di morte quale primo passo verso la sua completa e definitiva abolizione; condanna la nuova legge che consente il ricorso alla pena di morte nei confronti di funzionari e personale dell'esercito condannati per alto tradimento; chiede di porre fine alla discriminazione nei confronti delle donne e dei gruppi vulnerabili, comprese le persone appartenenti a minoranze, le persone con disabilità e le persone LGBTQI;
4. ribadisce che devono essere soddisfatte le legittime richieste del popolo bielorusso a favore di una democrazia basata sui diritti umani, le libertà fondamentali, la prosperità, la sovranità e la sicurezza; ribadisce le sue precedenti richieste relative all'organizzazione di nuove elezioni libere ed eque sotto osservazione internazionale da parte dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE (ODIHR); ricorda che l'UE e i suoi Stati membri non hanno riconosciuto i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 e non riconoscono Aliaksandr Lukashenka come legittimo presidente della Bielorussia;
5. denuncia la detenzione e la condanna di Andrzej Poczobut e la condanna di Ales Bialiatski, Valiantsin Stefanovich, Zmitser Salauyou e Uladzimir Labkovich, in quanto mettono in evidenza gli sforzi del regime volti a reprimere tutto l'impegno civico per la difesa dei diritti umani e tutto il lavoro giornalistico indipendente nel paese; denuncia le numerose violazioni del loro diritto a un processo equo e chiede il loro rilascio immediato e incondizionato, nonché la loro piena riabilitazione e un risarcimento a loro favore;
6. esprime rammarico per la condanna in contumacia di Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell'opposizione democratica bielorussa e capo del Gabinetto di transizione unito, e di altri esponenti del Consiglio di coordinamento, segnatamente Pavel Latushka, Maryia Maroz, Volha Kavalkova e Siarhei Dyleuski; respinge la sentenza del tribunale, secondo cui l'esercizio del diritto democratico di candidarsi alle elezioni costituisce un "complotto per conquistare il potere"; chiede che il regime di Lukashenka revochi le sentenze e ritiri tutte le accuse formulate nei confronti dei quattro attivisti; insiste sul fatto che a nessun attivista condannato per il suo sostegno o la sua partecipazione attiva all'opposizione pro-democratica dovrebbe essere impedito di candidarsi a cariche elettive in Bielorussia; invita gli Stati membri, in particolare quelli che ospitano i membri di spicco delle forze democratiche della Bielorussia, a garantire la loro sicurezza e protezione contro il regime di Lukashenka;
7. condanna le intense vessazioni e persecuzioni subite dai sindacati; denuncia le condanne di matrice politica nei confronti dei leader dei sindacati indipendenti come Henadz Fiadynich, Vasil Berasneu e Vatslau Areshka, e dei membri del gruppo Rabochy Rukh (Movimento dei lavoratori), che dimostrano un totale spregio dei loro diritti umani e costituiscono palesi violazioni delle convenzioni internazionali sul lavoro;
8. condanna la persecuzione dei gruppi minoritari polacco, lituano e di altri gruppi minoritari nazionali in Bielorussia e dei loro rappresentanti, comprese le decisioni volte a chiudere le scuole polacche e lituane ed eliminare l'istruzione in tali lingue, nonché la distruzione dei cimiteri e del patrimonio polacchi; invita le autorità bielorusse a porre fine a tutte le misure adottate contro le minoranze nazionali e a rispettare i loro diritti, compreso il diritto all'istruzione nelle lingue minoritarie;
9. denuncia il fatto che i processi per motivi politici si tengono a porte chiuse e senza un giusto processo, violando in tal modo gli obblighi e gli impegni internazionali del paese, con conseguenti condanne severe e ingiustificate nei confronti dei leader dell'opposizione; invita la delegazione dell'UE per le relazioni con la Bielorussia e le ambasciate degli Stati membri in Bielorussia a continuare a osservare e monitorare i processi di tutti i prigionieri politici; incoraggia il Consiglio e la Commissione ad individuare nuove vie per lavorare al rilascio di tutti i prigionieri politici; invita il Comitato internazionale della Croce Rossa e altre organizzazioni a visitare i prigionieri politici, in particolare quelli con gravi problemi di salute;
10. condanna la legge sulla cittadinanza firmata da Aliaksandr Lukashenka, che introduce la possibilità di privare della cittadinanza i bielorussi che vivono all'estero; sottolinea che le autorità bielorusse stanno violando l'articolo 15 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, di cui la Bielorussia è firmataria, che tutela il diritto alla cittadinanza e ne vieta la privazione arbitraria; esorta le autorità bielorusse a cessare il programma "The Way Home";
11. sottolinea la necessità di un'indagine approfondita sui crimini commessi dal regime di Lukashenka nei confronti del popolo bielorusso; invita gli Stati membri ad applicare attivamente il principio della giurisdizione universale e a preparare procedimenti giudiziari nei confronti dei funzionari bielorussi, tra cui Aliaksandr Lukashenka, responsabili o complici della violenza sistematica, della repressione e dei crimini contro l'umanità;
12. ribadisce la sua ferma condanna del coinvolgimento della Bielorussia nella guerra di aggressione ingiustificata e non provocata della Russia contro l'Ucraina; condanna la retorica belligerante del regime di Lukashenka contro l'Ucraina e la massiccia diffusione della propaganda e della disinformazione sulla guerra di aggressione; ribadisce che Lukashenka e altri funzionari bielorussi condividono la responsabilità di questa guerra di aggressione e dei crimini di guerra commessi in Ucraina e dovrebbero rispondere delle loro azioni dinanzi a un tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l'Ucraina e altri tribunali internazionali competenti, e invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere gli sforzi in tale direzione; esprime il proprio sostegno ai volontari e ai partigiani bielorussi che combattono per l'indipendenza della Bielorussia e aiutano l'Ucraina a difendersi dalla guerra di aggressione russa; riconosce che il regime di Lukashenka è complice della sponsorizzazione del terrorismo da parte dello Stato e complice di uno Stato che utilizza mezzi terroristici;
13. prende atto con preoccupazione della continua cosiddetta integrazione tra Russia e Bielorussia in diversi settori, che equivale a un'occupazione di fatto, e in particolare della progressiva militarizzazione della Bielorussia e della regione, compresa la presenza di truppe russe in Bielorussia, il che rappresenta una sfida per la sicurezza e la stabilità del continente europeo e va contro la volontà dei cittadini bielorussi; deplora la decisione della Bielorussia di rinunciare al suo status di paese non nucleare;
14. invita l'UE e i suoi Stati membri ad ampliare e inasprire le sanzioni dell'UE nei confronti delle persone e delle entità bielorusse responsabili della repressione nel paese e a includere tutte le persone che sono complici nella repressione del regime nei confronti dell'opposizione democratica e dei manifestanti politici, compresi i giudici, i pubblici ministeri e i funzionari delle autorità di contrasto, delle carceri e delle colonie penali, nonché a garantire la corretta applicazione di tali sanzioni; si rammarica che la Bielorussia non sia stata inclusa nel 10º pacchetto di sanzioni contro la Russia e i suoi sostenitori; chiede l'adozione di sanzioni credibili contro le persone e le entità bielorusse che sostengono la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, nonché l'adozione delle misure necessarie per evitare l'elusione delle sanzioni dell'UE contro la Russia attraverso la Bielorussia e per replicare le misure restrittive imposte alla Russia sul regime di Lukashenka in Bielorussia; chiede di includere nell'elenco delle sanzioni il carbonato di potassio, la principale fonte di reddito del regime;
15. invita l'UE e gli Stati membri a continuare a segnalare la situazione in Bielorussia in seno a tutte le organizzazioni europee e internazionali pertinenti, in particolare le Nazioni Unite e i suoi organi specializzati e l'OSCE, nonché presso l'Organizzazione internazionale del lavoro, al fine di accrescere il controllo internazionale delle violazioni dei diritti umani, rafforzare l'azione a livello internazionale in risposta alla situazione in Bielorussia e superare l'ostruzionismo della Russia e di altri paesi a tale azione;
16. invita l'UE e gli Stati membri a cooperare con partner internazionali quali il meccanismo di Mosca dell'OSCE e il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, come pure con i difensori dei diritti umani e la società civile in loco, al fine di assicurare il monitoraggio, la documentazione e la segnalazione delle violazioni dei diritti umani e di garantire la successiva assunzione di responsabilità e la giustizia per le vittime; elogia, a tale riguardo, l'operato della piattaforma internazionale di responsabilità per la Bielorussia e invita l'UE e gli Stati membri a continuare a sostenerla; incoraggia la Corte penale internazionale ad avviare indagini e procedimenti istruttori contro il regime bielorusso in casi di crimini contro l'umanità;
17. invita l'intera comunità internazionale a respingere la candidatura della Bielorussia al seggio non permanente del gruppo dell'Europa orientale in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il periodo dal 2024 al 2025;
18. incoraggia gli Stati membri a lavorare per il rafforzamento del mandato e dell'ufficio della relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia e dell'esame dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) sulla Bielorussia, in modo che entrambi possano ricevere e trattare efficacemente le denunce individuali dei cittadini della Bielorussia; esprime il proprio sostegno all'invito rivolto il 13 febbraio 2023 dalle organizzazioni della società civile internazionali e bielorusse ai membri e agli Stati osservatori del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a istituire un meccanismo investigativo indipendente per integrare e dare seguito ai lavori dell'attuale esame dell'OHCHR e chiede che il lavoro di tale meccanismo sia dotato di risorse e finanziamenti sufficienti;
19. sottolinea il ruolo cruciale svolto dai media indipendenti, dai sindacati e dalle organizzazioni della società civile nell'affermare le aspirazioni democratiche del popolo bielorusso, sia in Bielorussia che in esilio; invita le istituzioni dell'UE a rafforzare il sostegno allo sviluppo delle capacità della società civile, dei media liberi, dei sindacati indipendenti e degli attivisti per la democrazia bielorussi, sia nel paese che in esilio; invita la Commissione e gli Stati membri a continuare a fornire sostegno alla società civile, ai media indipendenti e ai raggruppamenti e alle strutture politici democratici della Bielorussia, compresi il Consiglio di coordinamento e il Gabinetto di transizione unito; invita le forze democratiche bielorusse a mantenere e promuovere un'unità basata sull'obiettivo di una Bielorussia libera, democratica e indipendente;
20. invita le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a fornire sostegno e protezione ai difensori dei diritti umani e alla società civile in Bielorussia che si trovano ad affrontare una dura repressione, anche rilasciando visti di emergenza per lasciare la Bielorussia, se necessario; chiede che le istituzioni dell'Unione continuino a sostenere gli sforzi profusi dagli Stati membri per proteggere e accogliere i cittadini bielorussi costretti a fuggire dal proprio paese; invita gli Stati membri a fornire sostegno ai cittadini bielorussi residenti nell'UE i cui documenti di identità stanno per scadere e che non dispongono di mezzi per rinnovarli, dal momento che non possono tornare in Bielorussia;
21. condanna gli sforzi del regime di Lukashenka per eliminare la cultura bielorussa e perseguire una politica di russificazione dei cittadini bielorussi; invita l'UE a sostenere la cultura e le organizzazioni culturali bielorusse; condanna il rifiuto di celebrare il processo di Ales Bialiatski in bielorusso anziché in russo e il fatto che la richiesta di un interprete avanzata da Bialiatski sia stata respinta, il che dimostra la politica contro la lingua bielorussa attuata dal regime di Lukashenka; sostiene la celebrazione del popolo bielorusso del 25 marzo, giorno in cui, nel 1918, è stata proclamata l'indipendenza della Bielorussia;
22. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure per garantire che le imprese che operano in Bielorussia, sia estere che nazionali, esercitino una particolare diligenza e rispettino la loro responsabilità di difendere i diritti umani in tutte le loro operazioni e catene di approvvigionamento, conformemente ai principi guida delle Nazioni Unite; invita tutte le imprese con sede nell'UE a porre fine alle loro relazioni con i fornitori bielorussi che sostengono apertamente il violento regime di Lukashenka o altrimenti violano i principi guida delle Nazioni Unite; invita il Consiglio a imporre sanzioni nei confronti delle imprese bielorusse o internazionali che non rispettano detti principi; esorta il regime di Lukashenko a porre fine alla sua pratica di imporre il lavoro forzato nelle colonie penali;
23. invita la Commissione a istituire una task force incaricata di avviare un dialogo politico con i rappresentanti della Bielorussia democratica con l'obiettivo di lavorare a un accordo multisettoriale globale che costituisca la base della cooperazione con la Bielorussia democratica, una volta destituito l'attuale regime; ribadisce che ciò dovrebbe essere accompagnato da un piano di risorse finanziarie e amministrative da attuarsi per realizzare e finanziare le riforme necessarie nel paese non appena ciò sarà possibile; accoglie con favore l'istituzione della Missione per una Bielorussia democratica a Bruxelles e invita le istituzioni dell'UE a sostenere la Missione e le Ambasciate del popolo di Bielorussia;
24. ribadisce l'importanza di formalizzare le relazioni tra le forze democratiche bielorusse e il Parlamento al fine di rafforzare la rappresentanza bielorussa sulla scena internazionale; chiede, pertanto, una rappresentanza rinnovata e ufficialmente riconosciuta della Bielorussia democratica all'Assemblea parlamentare Euronest e alla delegazione per le relazioni con la Bielorussia;
25. sottolinea l'importanza di rafforzare la coesione dell'UE in merito alla Bielorussia, anche per quanto riguarda l'isolamento diplomatico dell'attuale regime; condanna qualsiasi azione, comprese le visite di personalità di alto livello alle autorità de facto di Minsk, che potrebbe sollevare dubbi sul non riconoscimento inequivocabile del regime di Lukashenka da parte dell'Unione; deplora, in tale contesto, la visita del ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó a Minsk, del 13 febbraio 2023, che contraddice la politica dell'UE nei confronti della Bielorussia e della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, e disapprova il fatto che alcuni Stati membri continuino a rilasciare visti Schengen a persone vicine ad Aliaksandr Lukashenka;
26. ribadisce la sua condanna della recente decisione del Comitato olimpico internazionale (CIO) di consentire agli atleti bielorussi di gareggiare alle qualificazioni per i Giochi olimpici di Parigi 2024 sotto una bandiera neutrale, decisione che è in contrasto con l'isolamento della Bielorussia in atto su più fronti e che sarà sfruttata dal regime a fini propagandistici; invita gli Stati membri e la comunità internazionale a esercitare pressioni sul CIO affinché revochi tale decisione e adotti una posizione analoga in relazione a qualsiasi altro evento sportivo, culturale o scientifico;
27. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio d'Europa, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, all'Organizzazione internazionale del lavoro, al Comitato internazionale della Croce Rossa, ai rappresentanti delle forze democratiche bielorusse e alle autorità de facto della Repubblica di Bielorussia.