Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2024 sulla situazione in Venezuela (2024/2810(RSP))
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Venezuela,
– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e gli altri trattati e strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici,
– viste la convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche, la convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari e la convenzione di Caracas del 1954 sull'asilo diplomatico,
– visto lo statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI),
– vista la Costituzione venezuelana,
– viste le dichiarazioni rilasciate il 31 luglio e il 12 agosto 2024 dalla missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite sulla Repubblica bolivariana del Venezuela,
– vista la dichiarazione dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, del 3 settembre 2024, sul "clima di paura" in Venezuela,
– vista la relazione intermedia del gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulle elezioni presidenziali tenutesi in Venezuela il 28 luglio 2024, pubblicata il 9 agosto 2024,
– vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), del 29 luglio 2024, sulle elezioni presidenziali in Venezuela,
– viste le dichiarazioni rilasciate il 4 e il 24 agosto 2024 dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a nome dell'UE sugli sviluppi post-elettorali in Venezuela,
– visto l'accordo parziale sulla promozione dei diritti politici e delle garanzie elettorali per tutti, firmato dal regime di Nicolás Maduro e dall'alleanza delle opposizioni venezuelane, la Piattaforma unitaria, nell'ottobre 2023 (accordo di Barbados),
– vista la relazione del dipartimento per la cooperazione e l'osservazione elettorale del segretariato per il rafforzamento della democrazia dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS), del 30 luglio 2024, sulle elezioni presidenziali in Venezuela,
– vista la risoluzione dell'OAS del 16 agosto 2024 sulla situazione in Venezuela,
– vista la dichiarazione del Centro Carter del 30 luglio 2024 sulle elezioni in Venezuela,
– viste la relazione finale della missione di osservazione elettorale dell'UE in Venezuela, del 22 febbraio 2022, dal titolo "Elezioni regionali e comunali del 21 novembre 2021", e la dichiarazione del presidente della delegazione di osservazione elettorale del Parlamento europeo, del 23 novembre 2021, sulle elezioni regionali e locali in Venezuela nel 2021,
– visto l'articolo 136, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che il 28 luglio 2024 si sono tenute in Venezuela le elezioni presidenziali al fine di eleggere il presidente per un mandato di sei anni a partire dal 10 gennaio 2025; che, se tutti i punti dell'accordo di Barbados fossero stati rispettati, queste elezioni avrebbero rappresentato un'occasione unica grazie alla quale il Venezuela si sarebbe lasciato alle spalle un'autocrazia corrotta per ritornare alla democrazia;
B. considerando che il regime di Nicolás Maduro ha ripetutamente vessato, perseguitato e messo a tacere attivisti, giornalisti e organizzazioni della società civile nel pieno di una crisi socioeconomica, politica e umanitaria in corso, caratterizzata da iperinflazione, una recrudescenza della fame, malattie, abnormi livelli di corruzione, criminalità e impunità, palesi violazioni dei diritti umani e tassi di mortalità elevati, che ha spinto oltre 7,7 milioni di venezuelani a emigrare in massa per cercare di sfuggire alla tirannia; che vi sono notevoli carenze nei servizi pubblici e l'accesso al cibo e alle medicine per la popolazione venezuelana è sempre più difficile; che quella in corso rappresenta una delle più grandi crisi di sfollati al mondo;
C. considerando che, da anni, il ricorso a detenzioni arbitrarie di matrice politica si iscrive in una politica di repressione attuata dal regime di Maduro e in un attacco diffuso e sistematico alla popolazione venezuelana; che si registrano restrizioni sistematiche all'informazione pubblica, alla libertà di opinione e di espressione nonché al diritto di riunione pacifica, in particolare per i dissidenti del regime, i sindacalisti, i difensori dei diritti umani e i membri più vulnerabili della società;
D. considerando che il 17 ottobre 2023 in Venezuela i rappresentanti del regime di Maduro e dell'alleanza delle opposizioni Piattaforma unitaria hanno firmato due accordi, noti come accordi di Barbados, che riguardano questioni quali la promozione dei diritti politici, garanzie elettorali per tutti, il rispetto del diritto di ciascun attore politico di scegliere liberamente il proprio candidato alle elezioni presidenziali e il rilascio dei prigionieri politici; che tali accordi riguardavano tematiche importanti, come la partecipazione di osservatori internazionali al processo elettorale; che gli accordi sono stati firmati come primo passo per garantire elezioni libere ed eque in Venezuela; che non è avvenuto il rilascio dei prigionieri politici, sebbene esso costituisse una condizione esplicita dell'accordo di Barbados;
E. considerando che alle primarie della Piattaforma unitaria del 2023 María Corina Machado è stata eletta candidata di opposizione al regime con il 92,35 % dei voti; che il regime di Maduro le ha impedito di candidarsi adducendo motivazioni arbitrarie e di matrice politica, in flagrante violazione dell'accordo di Barbados; che il regime di Maduro ha interdetto diversi altri politici dell'opposizione nel corso degli anni per impedire un cambiamento politico; che, dopo la sua interdizione dalle elezioni, María Corina Machado ha mantenuto l'unità dell'opposizione democratica al regime appoggiando una nuova candidata, Corina Yoris, che a sua volta non è stata autorizzata a registrarsi; che Edmundo González Urrutia è stato infine scelto come candidato dell'opposizione democratica al regime;
F. considerando che nel periodo precedente le elezioni il regime ha incessantemente perseguitato, rapito, arrestato e incarcerato attivisti dell'opposizione e componenti del team elettorale della leader dell'opposizione María Corina Machado e del candidato presidenziale Edmundo González, e ha criminalizzato il lavoro di avvocati, difensori dei diritti umani e rappresentanti della società civile; che sono state segnalate numerose irregolarità e violazioni elettorali, tra cui l'esclusione di circa 16 partiti politici, ostacoli alla registrazione dei candidati presidenziali, termini brevi per l'iscrizione nelle liste elettorali e la carenza di uffici di registrazione, informazioni pubbliche ridotte al minimo e ostacoli per gli elettori che si trovano all'estero; che, secondo le cifre fornite dal regime, solo 69 211 venezuelani residenti all'estero hanno potuto iscriversi per votare, sebbene si stimi che la metà dei 7,7 milioni di venezuelani residenti all'estero abbia l'età minima per esercitare il diritto di voto;
G. considerando che dal 20 marzo 2024 sei stretti collaboratori di Vente Venezuela hanno trovato rifugio presso l'ambasciata argentina a Caracas, dove continuano a subire crescenti pressioni e vessazioni da parte delle forze di sicurezza venezuelane;
H. considerando che il 28 maggio 2024 il Consiglio elettorale nazionale (CNE) controllato dal regime ha revocato l'invito che aveva rivolto all'UE affinché monitorasse le elezioni; che numerose delegazioni internazionali invitate dall'opposizione democratica al regime, il Comando Nacional de Campaña Con VZLA, si sono viste rifiutare l'ingresso nel paese o sono state espulse, tra cui una delegazione composta da membri di un gruppo politico del Parlamento europeo e cinque ex presidenti latino-americani;
I. considerando che le elezioni del 28 luglio 2024 si sono tenute in un clima generalmente pacifico e che i cittadini venezuelani si sono presentati in gran numero alle urne, facendo mostra di una notevole coscienza civica e democratica nonostante gli sforzi costantemente profusi dal regime per ostacolare il processo elettorale; che sono state segnalate numerose restrizioni all'accesso a molti seggi elettorali per gli osservatori nazionali e i testimoni elettorali dei partiti d'opposizione; che numerosi seggi elettorali hanno inoltre segnalato pressioni sugli elettori esercitate attraverso punti di controllo istituiti dal regime; che sono state riscontrate gravi irregolarità dopo la chiusura dei seggi e che l'invio da parte dei seggi elettorali al CNE dei risultati ufficiali relativi allo scrutinio dei voti è stato interrotto quando era pervenuto circa il 30 % dei verbali elettorali (actas);
J. considerando che le poche missioni di osservazione credibili e indipendenti che sono riuscite a monitorare le elezioni – équipe delle Nazioni Unite e del Centro Carter – hanno riferito che le elezioni presidenziali del 2024 in Venezuela non hanno rispettato le norme internazionali in materia di integrità elettorale e non possono essere considerate democratiche, che tali missioni non possono verificare o corroborare i risultati delle elezioni dichiarate dal CNE controllato dal regime e che la mancata comunicazione da parte dell'autorità elettorale dei risultati disaggregati per seggio elettorale costituisce una grave violazione dei principi elettorali; che la relazione del gruppo di esperti delle Nazioni Unite afferma che la prematura dichiarazione di vittoria è senza precedenti nel contesto delle elezioni democratiche moderne e che al processo elettorale sono mancati livelli basilari di trasparenza e integrità; che le elezioni non sono state né libere né eque;
K. considerando che, dopo la chiusura delle votazioni il CNE, controllato dal regime, si è rifiutato di pubblicare le tabelle di scrutinio ufficiali e ha falsificato i risultati delle elezioni, annunciando la falsa vittoria di Maduro. il che costituisce una grave violazione dei principi elettorali; che ciò ha impedito alla comunità internazionale di verificare e corroborare i risultati annunciati dal CNE; che il processo di gestione dei risultati da parte del CNE non ha pertanto rispettato le misure minime di trasparenza e integrità, essenziali per lo svolgimento di elezioni credibili;
L. considerando che l'opposizione democratica al regime è riuscita a ottenere l'83,5 % delle tabelle di scrutinio e ha dimostrato in modo credibile che il vincitore delle elezioni è stato Edmundo González Urrutia, con il 67,08 % dei voti espressi; che la relazione intermedia del gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulle elezioni conferma l'autenticità dei documenti pubblicati dall'opposizione;
M. considerando che l'UE, insieme ad altri paesi democratici e organizzazioni regionali e internazionali, non ha riconosciuto le elezioni o i risultati di queste ultime;
N. considerando che all'indomani delle elezioni si sono svolte proteste pacifiche in tutto il paese per contestare l'esibizione fraudolenta operata dal regime di Maduro; che tali proteste sono state oggetto di violenza e repressione estreme, provocando la morte di oltre 23 persone e l'arresto e la sparizione forzata di più di 2 400 persone, tra cui circa 120 bambini;
O. considerando che María Corina Machado è stata costretta a nascondersi per timore di rappresaglie da parte del regime di Maduro e che Edmundo González Urrutia è stato costretto all'esilio dopo che è stato emesso un mandato d'arresto nei suoi confronti e dopo aver ricevuto gravi minacce di morte rivolte anche ai suoi familiari; che nel frattempo il mandato del procuratore generale Tarek William Saab è giunto a scadenza; che già il 5 agosto 2024 in Venezuela era stata avviata un'indagine penale nei confronti di González e Machado per aver proclamato un vincitore delle elezioni diverso da Maduro e per aver istigato, secondo quanto asserito, alla disobbedienza e all'insurrezione;
P. considerando che il 14 settembre 2024 il regime venezuelano ha annunciato di avere arrestato sei cittadini stranieri, tra cui tre cittadini dell'UE (un cittadino ceco e due cittadini spagnoli), con la discutibile accusa di aver complottato per "destabilizzare" il paese; che alcuni funzionari del regime hanno formulato accuse estremamente gravi e palesemente inventate di "ingerenza" della Spagna attraverso la sua agenzia nazionale di intelligence;
Q. considerando che a metà agosto il regime venezuelano ha espulso le missioni diplomatiche di sette nazioni latinoamericane (Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica dominicana e Uruguay) che avevano espresso preoccupazione per i risultati annunciati;
1. chiede che le autorità elettorali del Venezuela rendano noti i risultati completi, trasparenti e dettagliati delle votazioni, compresi i risultati per seggio elettorale; invita le autorità venezuelane a rispettare i risultati elettorali e la volontà del popolo venezuelano;
2. riconosce che Edmundo González Urrutia è il presidente legittimo e democraticamente eletto del Venezuela; riconosce inoltre che alle primarie del 2023 della Piattaforma unitaria María Corina Machado è stata eletta leader delle forze democratiche in Venezuela con il 92,35 % dei voti;
3. invita l'UE e i suoi Stati membri a fare tutto il possibile per garantire che il presidente legittimo e democraticamente eletto possa entrare in carica il 10 gennaio 2025, conformemente alla Costituzione venezuelana;
4. condanna senza mezzi termini e respinge fermamente i brogli elettorali orchestrati dal CNE, che è controllato dal regime e che si è rifiutato di rendere pubblico il risultato ufficiale mediante la pubblicazione delle tabelle di scrutinio di ciascun seggio elettorale, nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale; sottolinea che il regime venezuelano non ha rispettato l'accordo di Barbados per quanto concerne le elezioni presidenziali, in quanto ha reso impossibile lo svolgimento di elezioni libere ed eque;
5. osserva che i resoconti delle missioni internazionali di osservazione elettorale indicano chiaramente che le elezioni presidenziali venezuelane del 28 luglio 2024 non hanno rispettato gli standard internazionali di integrità elettorale; ribadisce che il CNE controllato dal regime non ha pubblicato verbali elettorali (actas) completi e verificabili in modo indipendente per tutti i seggi elettorali del paese;
6. sottolinea, in particolare, che la relazione intermedia del gruppo di esperti delle Nazioni Unite, che era stato invitato dal CNE del Venezuela, controllato dal regime, a valutare lo svolgimento generale delle elezioni nel quadro dell'accordo di Barbados, ha posto in risalto l'infondatezza dei risultati annunciati; ricorda che il gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha esaminato un campione dei verbali elettorali (actas) pubblicati dall'opposizione e ha confermato che essi presentano tutte le caratteristiche di sicurezza dei registri dei risultati originali, il che ne dimostra l'affidabilità;
7. ribadisce che il rispetto della volontà del popolo venezuelano, espressa nelle elezioni, rimane l'unico modo con cui il Venezuela può ripristinare la democrazia, consentire una transizione pacifica e autentica e risolvere l'attuale crisi umanitaria e socioeconomica;
8. pone l'accento sul ruolo svolto dai governi di Brasile, Colombia e Messico e vi esprime apprezzamento; sostiene tutti gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale per trovare una soluzione pacifica, inclusiva e democratica alla persistente crisi venezuelana; sostiene gli sforzi compiuti dai paesi confinanti con il Venezuela per far fronte all'elevato numero di rifugiati in fuga dal paese;
9. condanna con la massima fermezza gli omicidi, le vessazioni, le violazioni e gli arresti perpetrati contro l'opposizione democratica al regime, nonché il popolo e la società civile venezuelani; chiede che sia posta fine alle violazioni sistematiche dei diritti umani; chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici e delle persone detenute arbitrariamente, e il versamento di un risarcimento a loro e alle loro famiglie, oltre al pieno ripristino dei loro diritti civili e politici; chiede che il governo di Maduro cessi la sua politica di repressione e gli attacchi alla società civile e all'opposizione;
10. dà il suo pieno sostegno alle indagini della Corte penale internazionale e della missione indipendente delle Nazioni Unite per l'accertamento dei fatti sui numerosi reati e atti di repressione del regime venezuelano e invita l'UE a sostenere le indagini, attualmente previste in virtù dello statuto di Roma, sui presunti crimini contro l'umanità, affinché i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni;
11. invita il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ad adottare, in occasione della sua 57a sessione (dal 9 settembre al 9 ottobre 2024), una risoluzione che rinnovi la missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite sul Venezuela e la presenza dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) in Venezuela; chiede il ritorno immediato dell'OHCHR in Venezuela ed esorta il paese a garantire che sussistano le condizioni necessarie affinché l'OHCHR possa esercitare pienamente il suo mandato;
12. invita la CPI a includere le persistenti violazioni dei diritti umani e le detenzioni arbitrarie nelle sue indagini sui presunti crimini contro l'umanità commessi dal regime di Maduro e a far sì che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni;
13. condanna fermamente l'emissione da parte del governo venezuelano di un mandato d'arresto nei confronti di Edmundo González; richiama l'attenzione sulla decisione del governo spagnolo di accogliere Edmundo González in Spagna al fine di concedergli asilo politico su sua richiesta, il che consentirà di proteggerlo oltre a mantenere una prospettiva valida per uscire dallo stallo politico;
14. ricorda che nel maggio 2024 l'UE ha revocato le sanzioni nei confronti dei membri del CNE, come gesto di buona volontà; sottolinea che tale azione non ha prodotto alcun effetto positivo; invita il VP/AR e il Consiglio a ripristinare tali sanzioni nei confronti dei membri del CNE; chiede, inoltre, che le sanzioni nei confronti del regime siano prorogate e il loro ambito di applicazione sia esteso al fine di applicare sanzioni mirate, attraverso il regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, nei confronti di Nicolás Maduro e della sua cerchia ristretta, che include Jorge Rodríguez, delle relative famiglie e di tutti i responsabili di violazioni dei diritti umani nel paese;
15. deplora il fatto che nessuna delle principali raccomandazioni contenute nella relazione finale della missione di osservazione elettorale dell'UE sulle elezioni del 2021 sia stata attuata; condanna la decisione del CNE di revocare l'invito rivolto all'UE affinché quest'ultima inviasse una missione di osservazione elettorale; condanna inoltre la decisione del regime di impedire l'accesso o di espellere gli osservatori internazionali invitati dall'opposizione democratica al regime, il Comando Nacional de Campaña Con VZLA, per il giorno delle elezioni;
16. esorta gli attori regionali e la comunità internazionale a esercitare la massima pressione possibile sul regime di Maduro e sulla sua cerchia ristretta affinché accettino la volontà democratica del popolo venezuelano, riconoscendo Edmundo González Urrutia quale presidente legittimo e democraticamente eletto del Venezuela; è convinto che, se il 10 gennaio 2025 non vi sarà un trasferimento pacifico di potere e il ripristino della democrazia, si verificherà un nuovo esodo migratorio verso gli altri paesi della regione, simile a quello che negli ultimi anni ha portato quasi otto milioni di venezuelani a fuggire dal paese;
17. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché ai partecipanti al vertice UE-Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana, all'Organizzazione degli Stati americani, al Segretario generale delle Nazioni Unite e alle autorità del regime venezuelano.