Risoluzione del Parlamento europeo sul cambiamento climatico: seguito dato alla quinta Conferenza delle Parti dell'UNFCCC (Bonn, 25 ottobre - 5 novembre 1999)
Il Parlamento europeo,
- visto il protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC) del dicembre 1997 1(1)
,
- viste le sue precedenti risoluzioni sul cambiamento climatico di cui al preambolo della sua risoluzione del 17 settembre 1998 sul cambiamento climatico nella prospettiva della conferenza di Buenos Aires (novembre 1998)2(2)
, nonché la sua risoluzione del 7 ottobre 1999 sul cambiamento climatico: preparazione per l'attuazione del protocollo di Kyoto 3(3)
,
- viste le conclusioni dei Consigli Ambiente del 24 e 25 giugno 1999 e del 12 ottobre 1999,
- vista la Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla “Preparazione dell'attuazione del protocollo di Kyoto” (COM(1999) 230
),
- vista la quinta Conferenza delle Parti (COP5) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico tenutasi a Bonn dal 25 ottobre al 5 novembre 1999,
- viste le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione al Parlamento europeo del 6 ottobre 1999 e del 15 dicembre 1999,
A. considerando che i modelli climatici elaborati dal Comitato intergovernativo per il cambiamento climatico (IPCC) prevedono ulteriori aumenti della temperatura di circa 2º C entro il 2010 rispetto ai livelli del 1990; che se si intende limitare gli ulteriori aumenti di temperatura a 1,5º C entro il 2100 e a 0,1º C al decennio nonché impedire che il livello del mare aumenti di oltre 2 centimetri al decennio, i paesi industrializzati devono ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 35% tra il 1990 e il 20104(4)
,
B. considerando che la dimensione umana della vulnerabilità al cambiamento climatico viene spesso tragicamente sottolineata, come dimostrato di recente dal devastante ciclone che ha colpito l'India e dalle inondazioni in parte della Francia nel novembre 1999; che i disastrosi cambiamenti rilevati in diverse parti del mondo corrispondono a molte delle ripercussioni previste del cambiamento climatico, tra cui persistenti alterazioni dei cicli meteorologici regionali, frequenti tempeste tropicali, una maggiore diffusione di malattie trasmesse dalle zanzare quali la malaria, desertificazione, diminuzione della produttività della pesca e dell'agricoltura, ampia erosione costiera e inondazione delle terre a basso livello sul mare, che potrebbero anche portare a migrazioni demografiche su vasta scala,
C. considerando che, come dichiarato nella sua risoluzione del 9 febbraio 1999 sull'esito della quarta Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), svoltasi dal 2 al 13 novembre 1998 a Buenos Aires1(5)
, la terza Conferenza delle Parti (COP3) a Kyoto è stata considerata come una svolta decisiva, benché si trattasse soltanto di una prima tappa, nella discussione globale sul cambiamento climatico intesa a determinare la capacità del mondo di invertire il cambiamento climatico antropogenico nel corso del prossimo secolo,
D. considerando tuttavia che i termini del protocollo sono insoddisfacenti per quanto riguarda una serie di questioni specifiche e contengono altresì numerose lacune ed ambiguità; che esiste un sentimento diffuso secondo il quale il protocollo di Kyoto, più che uno strumento specifico, costituisce un progetto in vista di futuri negoziati per l'adozione di norme concernenti un meccanismo volto a ridurre nel corso del tempo le emissioni mondiali fino a portarle ad un livello tale da non influire sul clima,
E. considerando che la COP5 tenutasi a Bonn non era intesa a compiere un grande passo in avanti, ma a fornire la base tecnica di lancio dei negoziati “dell'ultimo momento” che si terranno nell'ambito della COP6; che tuttavia è stato elaborato un pacchetto di misure correlate in preparazione di tali negoziati, che include richieste del G77/Cina relative alla costruzione delle capacità, ai trasferimenti di tecnologia, al finanziamento di misure di adeguamento e di formazione, ecc.; che i negoziati che si svolgeranno da ora sino all'avvio della COP6 saranno fondamentali nel determinare la riuscita della stessa COP6,
1. accoglie favorevolmente l'auspicio espresso dall'Unione europea che il protocollo entri in vigore entro il 2002 al più tardi; riconosce che a tal fine, e affinché il protocollo sia ratificabile, è indispensabile prendere decisioni su alcuni aspetti del protocollo stesso, in particolare, ma non solo, sui meccanismi di Kyoto e sul loro rispetto;
2. sottolinea la necessità che tutte le Parti cooperino sin d'ora sino all'avvio della COP6, che si terrà a L'Aia nel novembre 2000, per porre in atto le parole e le buone intenzioni e invita gli Stati membri dell'UE e la Commissione a fare quanto possibile a tal fine;
3. sottolinea tuttavia che sono passati oltre sette anni da quando le Parti dell'UNFCCC si sono impegnate alla Conferenza sulla terra di Rio a raggiungere l'obiettivo di stabilizzare le concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera ai livelli del 1990 entro il 2000, ma che il livello di tali concentrazioni di gas sta ancora aumentando rapidamente sia nei paesi industrializzati che nei paesi in via di sviluppo;
4. deplora che, malgrado gli sforzi dell'UE, la credibilità della sua posizione nell'ambito dei negoziati internazionali sia minata dal fatto che la maggior parte degli Stati membri non ha ancora preso disposizioni idonee a far fronte agli impegni assunti a Kyoto;
5. sottolinea la necessità di conferire la priorità alle azioni interne nei paesi industrializzati e sottolinea che l'Unione europea deve mantenersi ferma in proposito nel corso degli imminenti negoziati;
6. ribadisce che l'energia nucleare non rappresenta una fonte di energia sostenibile e che non dovrebbe pertanto rientrare fra i meccanismi flessibili di Kyoto quali il meccanismo per lo sviluppo pulito (CDM);
7. deplora che la posizione degli Stati Uniti sui passi necessari per la ratifica del protocollo di Kyoto sia ancora incerta e, in contrasto con l'ostruzionismo del Congresso USA - il cui voto a favore è necessario per la ratifica, ma è improbabile con il protocollo nella sua forma attuale - richiama l'attenzione sulla forte pressione che il Parlamento sta esercitando sull'Unione europea al fine di compiere passi avanti; alla luce della posizione USA, chiede che l'UE rifletta seriamente sulla possibilità di ratificare il protocollo con il maggior numero possibile di altre Parti;
8. ribadisce tutti i punti affermati nella sua succitata risoluzione del 7 ottobre 1999, che permangono validi;
9. sottolinea che occorre prendere iniziative rapide ed efficaci nell'UE per conseguire una migliore efficienza energetica e facilitare l'introduzione di fonti energetiche rinnovabili nel sistema energetico europeo attraverso norme favorevoli per l'accesso alle reti dell'UE;
10. sottolinea che lo sviluppo e l'impiego di tecnologie ecologiche volte a controllare il cambiamento climatico ha portato e continuerà a portare sostanziali benefici economici oltre che ambientali, e creato molti nuovi posti di lavoro;
11. ritiene pertanto che la realizzazione di un grande programma di investimento comunitario a favore del trasporto combinato, dello sviluppo della via ferrata e dell'utilizzazione delle ferrovie per il trasporto di merci contribuirebbe efficacemente alla riduzione di tali emissioni;
12. sottolinea che, alla luce di nuove ricerche che mostrano che il totale delle emissioni connesse al settore dei trasporti può superare il 40% delle emissioni di CO2 dell'Unione europea, occorre urgentemente prestare attenzione ad una riduzione delle emissioni di CO2 connesse al settore dei trasporti, incluso il settore dei trasporti aerei, nel quale le emissioni stanno aumentando rapidamente;
13. sottolinea che la partecipazione dei paesi in via di sviluppo all'insieme del processo di Kyoto è essenziale ; in questo contesto, sottolinea che un meccanismo per lo sviluppo pulito (CDM) offre molte opportunità qualora gli investimenti in misure di efficienza energetica e energie rinnovabili abbiano la priorità e le regole siano chiare e trasparenti; evidenzia altresì che, per l'UE, il CDM non può sostituirsi alle azioni interne nei paesi industrializzati; rileva anche che i finanziamenti per il CDM non dovrebbero provenire dagli aiuti allo sviluppo ma da fondi supplementari; ritiene, al contempo, che il normale aiuto allo sviluppo proveniente dagli Stati industrializzati dovrebbe essere finalizzato alla protezione del clima e che gli effetti sul cambiamento climatico dovrebbero essere esaminati in tutti i programmi di sviluppo;
14. sottolinea la sua forte opposizione a ogni taglio ai finanziamenti UE e nazionali destinati ai paesi in via di sviluppo; deplora e si oppone fermamente all'approccio di alcuni Stati membri che non hanno rispettato gli impegni assunti a Rio in materia di aiuto allo sviluppo; sottolinea che, a conseguenza di ciò, la posizione negoziale dei paesi industrializzati nei confronti dei paesi in via di sviluppo è resa molto più difficile;
15. invita l'UE ad assumere nuovamente la posizione di guida che ha esercitato in passato e a presentare una strategia coordinata che comprenda, tra l'altro, le azioni seguenti:
- una riduzione del 15% entro il 2010 delle emissioni interne di gas a effetto serra,
- l'esecuzione di piani nazionali sulla riduzione delle emissioni, che comprendano obiettivi settoriali per i trasporti, l'energia, l'agricoltura, l'industria e l'economia domestica,
- la rapida adozione di un'imposta sull'energia/CO2, facendo ricorso alla clausola di flessibilità del trattato di Amsterdam, come già previsto nella sua precedente risoluzione del 7 ottobre 1999,
- la rapida ratifica del protocollo di Kyoto,
- un dialogo continuo con il Giappone volto a raggiungere un rapido accordo su norme e livelli per gli strumenti economici volti a ridurre le emissioni,
- un'intensificazione del dialogo con i paesi in via di sviluppo e con gli USA a tutti i livelli nei quali il Parlamento svolge un importante ruolo,
- una campagna europea sul cambiamento climatico volta a informare i cittadini in modo chiaro, comprensibile ed accessibile su questo tema e sulle decisioni in proposito;
16. sottolinea che è di fondamentale importanza tener conto di considerazioni relative al cambiamento climatico nel quadro dei negoziati OMC e che, in questo contesto, le iniziative volte a far fronte a tale cambiamento climatico non possano essere in nessun caso considerate quali ostacoli agli scambi;
17. ribadisce che la ratifica del protocollo implicherà esattamente le condizioni di cui all'articolo 300, paragrafo 3 del trattato CE e torna pertanto ad invitare la Commissione a presentare lo strumento di ratifica a norma della procedura del parere conforme;
18. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, ai governi e parlamenti degli Stati membri, nonché al Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, con la richiesta di trasmetterla a tutte le Parti contraenti che non sono membri dell'UE.