Risoluzione del Parlamento europeo sui profughi bhutanesi in Nepal
Il Parlamento europeo,
- visto la sua risoluzione del 14 marzo 1996 sulla situazione dei profughi del Bhutan di lingua nepalese(1)
,
A. considerando la visita in Nepal dal 21 al 22 aprile 2000 della Delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con i paesi dell'Asia del sud e la SAARC, che ha compreso una valutazione in loco della situazione tuttora critica dei quasi 98.000 rifugiati bhutanesi sistemati in sette campi profughi del Nepal orientale,
B. rammentando che tanto il Bhutan che il Nepal hanno fornito assicurazioni al Parlamento europeo secondo cui sarebbero stati rapidamente conclusi dei negoziati bilaterali e l'effettiva verifica nei campi sarebbe iniziata entro il luglio 2000,
C. consapevole che la crescita demografica tra i profughi bhutanesi, che è un processo naturale, comporta un ulteriore fabbisogno di risorse tra cui capanne supplementari e strutture connesse in campi già angusti e che, analogamente, le forniture di prodotti alimentari e non alimentari rappresentano un altro ambito in cui il fabbisogno continua ad aumentare anno dopo anno,
D. conscio del ruolo essenziale svolto dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) e dall'UNHCR, i quali forniscono assistenza ai profughi, e del fatto che l'Unione europea ed altri donatori hanno fornito fondi a queste due organizzazioni, e compiacendosi che l'UE abbia anche fornito sostegno ai profughi e alle zone interessate dai profughi mediante le ONG,
E. sottolineando che, mentre la UE rimane uno dei principali donatori, sia l'UNHCR che il WPF incontrano crescenti difficoltà nel raccogliere fondi per la conduzione dei campi e che negli ultimi mesi il WFP si è trovato dinanzi alla possibilità concreta e molto grave di una futura penuria alimentare, ed esprimendo altresì la propria inquietudine per il fatto che i donatori sono sempre più preoccupati per l'assenza di progressi,
F. compiacendosi dei colloqui sul problema dei profughi bhutanesi tenuti dall'Alto Commissario per i profughi dell'ONU, Sadako Ogata, con le autorità bhutanesi e nepalesi in occasione della sua visita in questi paesi alla fine di aprile - inizio di maggio 2000,
1. ribadisce la sua richiesta ai governi del Bhutan e del Nepal di raggiungere, in cooperazione con tutte le altre parti in causa, un accordo che consenta il tempestivo rimpatrio volontario dei profughi bhutanesi;
2. deplora l'occupazione illegale e istituzionalizzata delle case e delle terre delle persone scacciate, poiché essa complica l'eventuale futuro rimpatrio e rende più difficile raggiungere una composizione equa;
3. si compiace dell'ultimo giro di colloqui bilaterali tra il Nepal e il Bhutuan che ha avuto luogo a Thimphu nel maggio di quest'anno; si compiace altresì che il Nepal abbia accettato il compromesso dell'UNHCR sull'essenziale definizione del concetto di unità "familiare” a fini di verifica ed esorta le autorità bhutanesi ad accettare il compromesso dell'UNHCR di modo che si possa dare immediatamente seguito all'impegno a favore di verifiche sul posto ai fini di un rimpatrio dei profughi tempestivo ed entro una determinata scadenza;
4. si compiace dell'impegno dato dalle autorità bhutanesi all'Alto Commissario dell'ONU per i rifugiati in occasione della sua visita in Bhutan e in Nepal, a risolvere il problema dei profughi e a dar prova della flessibilità necessaria per una soluzione tempestiva del problema dei profughi bhutanesi in Nepal;
5. ritiene che i donatori internazionali debbano mettere a disposizione dei fondi sufficienti per consentire la conduzione dei campi durante il processo negoziale e di verifica e apprezza enormemente il sostegno diretto ai campi i quali, finora, sono costati 92 milioni di dollari USA ed esorta i donatori ad insistere ulteriormente acciocché il governo bhutanese faciliti un rapido rimpatrio dei profughi;
6. riconosce la disponibilità non indifferente manifestata dal Nepal nell'accogliere i profughi che sono le vittime di un'arbitraria privazione della nazionalità e di espulsioni coatte i quali sono giunti in Nepal attraverso l'India, paese che si rifiuta sistematicamente di contribuire a risolvere la questione dei rimpatri sostenendo che si tratta di una questione bilaterale che riguarda solo il Bhutan e il Nepal;
7. ritiene che le autorità indiane debbano prendere in debita considerazione la situazione umanitaria dei profughi bhutanesi in Nepal e intraprendere iniziative politiche allo scopo di favorire la soluzione del problema, rilevando tuttavia al tempo stesso che vi sono 25.000 profughi bhutanesi in India;
8. esorta ed incoraggia tutte le parti interessate, compresi i donatori internazionali, a contribuire alla ricerca di una soluzione tempestiva e permanente tenendo presente che negli ultimi 8 anni quasi 98.000 persone sono state private dei loro diritti umani;
9. si compiace del rilascio di Tek Nath Rizal e di 200 altri prigionieri quale segnale positivo della disponibilità bhutanese ma al tempo stesso deplora l'assenza di progressi in altri ambiti;
10. si compiace delle azioni positive per la definizione della banca dati e degli aspetti procedurali legati al processo di verifica e segnala il ruolo importante che può essere svolto dall'UNHCR nell'agevolare l'attuazione pratica del processo;
11. rileva con soddisfazione che i Primi Ministri del Bhutan e del Nepal si incontreranno assai presto a New York e incontreranno anche l'Alto Commissario per i rifugiati Ogata; auspica che da questa riunione scaturisca una composizione politica definitiva di questo problema di lunga data; in caso contrario, esorta il Consiglio ad avviare discussioni concrete e a prendere in considerazione la concessione di sostegno finanziario al fine di incoraggiare tutte le parti in causa ad intraprendere le necessarie iniziative politiche che sfocino in una soluzione definitiva e durevole al massimo livello politico;
12. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, ai governi del Bhutan, del Nepal e dell'India, al Segretariato della SAARC, al WFP e all'UNHCR.