Risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione sulla prevenzione dei conflitti (COM(2001) 211
) - C5-0458/2001
- 2001/2182(COS)
)
Il Parlamento europeo,
- vista la comunicazione della Commissione (COM(2001) 211
- C5-0458/2001
),
- vista la sua raccomandazione del 10 febbraio 1999 sull'istituzione di un Corpo di pace civile europeo(1)
,
- vista la sua risoluzione del 15 giugno 2000 sull'instaurazione di una politica europea comune in materia di sicurezza e di difesa, in vista del Consiglio europeo di Feira(2)
,
- vista la sua risoluzione del 30 novembre 2000 sullo sviluppo della politica europea comune in materia di sicurezza e di difesa dell'Unione europea dopo Colonia ed Helsinki(3)
,
- vista la sua risoluzione del 15 marzo 2001 sul rafforzamento delle capacità dell'Unione nella prevenzione dei conflitti e nella gestione civile delle crisi(4)
,
- vista la sua posizione del 17 gennaio 2001 sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce un dispositivo di reazione rapida (COM(2000) 119
- C5-0272/2000
- 2000/0081(CNS)(5)
,
- viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Göteborg che ha approvato il programma dell'UE per la prevenzione dei conflitti violenti nonché la cooperazione UE-ONU nei settori della prevenzione dei conflitti e della gestione delle crisi,
- visti la decisione del Consiglio del 22 maggio 2000 che istituisce un comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi(6)
e lo sviluppo nel corso della Presidenza svedese di obiettivi concreti per la gestione delle crisi civili in materia di polizia, Stato di diritto, amministrazione e protezione civile,
- viste le decisioni del Consiglio del 22 gennaio 2001 che istituisceono il comitato politico e di sicurezza(7)
, il comitato militare dell'Unione europea(8)
e lo Stato maggiore dell'Unione europea(9)
, mettendo così a punto gli organi permanenti della PECSD, in particolare il CPS (comitato politico e di sicurezza), che svolgerà un ruolo centrale nella definizione di una crisi nel seguito della risposta dell'Unione europea ad essa,
- visto il regolamento (CE) n. 381/2001 del Consiglio, del 26 febbraio 2001, che istituisce il meccanismo di reazione rapida(10)
,
- visto l'articolo 47, paragrafo 1, del suo regolamento,
- visti la relazione della commissione per gli affari esteri, i diritti dell'uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa e il parere della commissione per lo sviluppo e la cooperazione (A5-0394/2001
),
A. considerando che questo Parlamento ha già espresso in molte posizioni ufficiali i punti principali del suo approccio sulla prevenzione dei conflitti e che la maggior parte di esse continuano ad essere valide,
B. considerando che l'entità di qualsiasi possibile conflitto nel mondo moderno evidenzia la necessità di mantenere un approccio al contempo globale ed europeo,
C. considerando che nella comunicazione della Commissione non è presente alcun riferimento all'impatto conflittuale che numerose politiche comuni dell'Unione europea potrebbero avere sull'origine e lo sviluppo dei conflitti locali in determinate regioni,
D. considerando che la proposta del Parlamento europeo, presentata alla CIG del 1996, volta ad istituire un Corpo di pace civile europeo, non è ancora stata oggetto di commenti da parte della Commissione o del Consiglio, pur essendo stata esaminata in occasione della suddetta CIG del 1996 e sostenuta da alcuni paesi,
E. considerando che la dipendenza esclusiva dalle risorse tradizionali, legata alle strategie politiche, diplomatiche o militari risulta inadeguata ai fini della prevenzione dei conflitti e che è necessario un approccio globale per la costruzione della pace, comprendente assistenza umanitaria, cooperazione allo sviluppo e politiche commerciali, estere e di sicurezza, ripristino e mantenimento della legalità interna, costruzione o ricostruzione dell'apparato amministrativo, dialogo interetnico e forme alternative di gestione dei conflitti,
F. considerando che al mondo d'oggi sicurezza e solidarietà sono sempre più spesso due facce della stessa medaglia e che pertanto nell'ambito dell'UE va accordata priorità ad un vasto programma promosso dalla comunità internazionale per l'eradicamento della povertà,
G. considerando che è essenziale sottolineare, tra gli altri, le tensioni che derivano da contrasti etnici, religiosi, ideologici ed economici, qualsiasi forma di terrorismo, la criminalità organizzata e il traffico di droga, la lotta per il controllo del commercio di materie prime e in particolare di diamanti, la mancanza di democrazia nonché il degrado dell'ambiente e le questioni relative alle acque come potenziali cause di conflitto,
H. considerando che in un periodo post-bellico tali interventi devono contribuire alla riabilitazione e alla riconciliazione con la massima partecipazione possibile di tutti gli attori della società civile, alla previsione o alla risoluzione dei conflitti con strumenti non militari, come la gestione civile delle crisi e le azioni post-belliche,
I. considerando che gli interventi tesi alla prevenzione dei conflitti devono essere coordinati a livello internazionale, corrispondenti ai bisogni delle popolazioni che vivono nell'area in conflitto, compatibili con la società civile e gli altri soggetti interessati, non violenti e non coercitivi, flessibili e pratici e, infine, capaci di contrastare le escalation di violenza a uno stadio iniziale e con tempestività,
J. considerando che, in tale settore, è quanto mai sentita la necessità di rafforzare i rapporti e il coordinamento istituzionale esistente sia con il sistema delle Nazioni Unite che a livello regionale, con particolare riferimento alle attività e agli organi dell'OSCE e del Consiglio d'Europa,
K. considerando che, al fine di assicurare l'efficacia dell'approccio dell'Unione alla prevenzione dei conflitti adottato dall'Unione, è necessario evitare il verificarsi di sovrapposizioni degli sforzi fra la Commissione e il Consiglio,
L. considerando che l'Unione europea dispone di ampie possibilità per arginare il flusso di armi verso le regioni interessate da conflitti, come previsto dal suo codice di condotta sulle esportazioni di armi e dai suoi programmi relativi alla non proliferazione di armi di piccolo calibro; rammenta in proposito la propria risoluzione del 15 marzo 2001 sulla Conferenza dell "ONU su tutti gli aspetti del commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro che avrà luogo nel luglio 2001(11)
e, in particolare, il suo invito ad elaborare un codice di condotta vincolante comprendente il divieto di trasferire armi a governi ed organizzazioni extra-governative che sistematicamente violano i diritti dell'uomo o il diritto umanitario internazionale,
M. considerando che la Carta delle Nazioni Unite è un documento di valore universale e, sul piano politico e del diritto internazionale, fondamentale per garantire la sicurezza internazionale e la politica di sicurezza dell'Unione europea e dei suoi Stati membri,
1. accoglie favorevolmente la recente comunicazione della Commissione concernente la prevenzione dei conflitti, ritenendola un sostanziale passo avanti che individua come rendere più coerente e informata la politica dell'UE fissando obiettivi in materia di prevenzione dei conflitti;
2. ritiene, tuttavia, che la comunicazione non affronti adeguatamente le rigidità dell'attuale struttura a pilastri del sistema di prevenzione dei conflitti, la necessità di rafforzare la cooperazione interistituzionale e superare le politiche frammentarie impostate sui pilastri, le difficoltà di assicurare la cooperazione fra gli Stati membri, le diverse scadenze dei programmi civili e militari, la necessità di un significativo potenziamento interno della capacità e la mancanza di un reale coordinamento strategico ed operativo con le ONG e gli altri soggetti che operano nell'ambito della società civile, tanto per citare alcuni ostacoli;
3. giudica positivamente i progetti della Commissione di lavorare a stretto contatto con il Consiglio per individuare e sorvegliare le potenziali zone di conflitto; esorta entrambe le parti a utilizzare le informazioni raccolte da terzi, quali le ONG specializzate e il mondo accademico;
4. esorta la Commissione a valutare sistematicamente l'impatto delle azioni dell'UE finalizzate a prevenire i conflitti in specifiche regioni di tensione, oppure a ricorrere alla vasta gamma di studi analitici prodotti da terzi;
5. invita a rimettere in discussione la stessa struttura a due pilastri - e la conseguente incoerenza della politica estera europea - in occasione della dichiarazione di Laeken e della successiva Convenzione;
6. sottolinea che la prevenzione dei conflitti sia a lungo che a breve termine richiede un impegno e una direzione politica più forti da parte degli Stati membri, dal momento che i soli strumenti comunitari non sono sufficienti a risolvere tutte le possibili fonti di conflitto, e il rafforzamento delle delegazioni della Commissione per far sì che la prevenzione dei conflitti sia integrata in tutti i programmi dell'UE; è persuaso della necessità di incrementare il bilancio per le politiche esterne dell'UE, onde consentire all'Unione di realizzare le proprie ambizioni;
Programma UE per la prevenzione dei conflitti violenti
7. accoglie favorevolmente il programma per la prevenzione dei conflitti violenti deciso dal Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001; plaude in particolare al concetto di "cultura della prevenzione” espresso in tale programma;
8. invita le future Presidenze, la Commissione e il Segretario Generale/Alto Rappresentante a prestare maggiore attenzione alle proposte presentate dal Parlamento europeo, compresa la proposta che richiede l'istituzione di un Corpo di pace civile europeo, e a garantire che siano stanziati finanziamenti a tale scopo;
9. sottolinea la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla prevenzione dei conflitti e di fornire una formazione adeguata al personale della Commissione presso la sede centrale e presso le delegazioni in modo da poter superare gli ostacoli che possono sorgere per quanto riguarda l'integrazione a tutti i livelli della prevenzione dei conflitti;
10. si compiace della nuova posizione comune del Consiglio, del 14 maggio 2001 sulla prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti in Africa(12)
e raccomanda l'adozione di un approccio analogo in ciascuna area geografica in cui si manifestano rischi di conflitto;
11. invita gli Stati membri a rispettare rigorosamente il codice di condotta sulle esportazioni di armi e ad adoperarsi per dare quanto prima a tale codice un valore vincolante;
Eventuali conseguenze negative delle politiche comuni dell'UE - Necessità di una valutazione della prevenzione dei conflitti
12. ritiene necessario assicurare che le decisioni connesse alle politiche comuni dell'Unione europea non abbiano un impatto indesiderato e perfino dannoso sui conflitti locali, alterando, se non annientando, tanto il mercato quanto l'assetto economico, sociale ed ecologico dei paesi terzi;
13. osserva, pertanto, che andrebbe esaminata con maggiore attenzione sia la proposta di rendere il concetto di prevenzione dei conflitti una tematica trasversale in tutte le politiche comuni dell'Unione europea (ambiente, commercio, agricoltura, energia, ecc.), sia la proposta di integrare maggiormente gli indicatori di conflitto e gli obiettivi relativi alla prevenzione dei conflitti, al fine di inserirla nell'attività di pianificazione dei Programmi di aiuti esterni della Comunità;
14. ritiene che si debba rivolgere attenzione alla perniciosa influenza esercitata da alcune imprese pubbliche e private in territori caratterizzati da instabilità, introducendo disposizioni legali vincolanti e sanzionatorie per quelle imprese che contribuiscono all'insorgere di conflitti;
15. propone di eseguire una "Valutazione della prevenzione dei conflitti” al momento di esaminare le principali decisioni concernenti le politiche comuni dell'Unione e di varare qualsiasi tipo di programma nei paesi terzi, allo scopo di stabilire l'eventuale impatto che tali decisioni o programmi potrebbero avere dal punto di vista della prevenzione dei conflitti;
16. sottolinea l'importanza di integrare l'analisi politica e gli obiettivi di prevenzione dei conflitti nei documenti di strategia nazionale;
17. ricorda, come ulteriore contributo alla prevenzione dei conflitti, la sua risoluzione del 15 marzo 2001 sull'assistenza e l'osservazione elettorale dell'UE in paesi terzi(13)
e, in particolare, l'attenzione prestata alla necessità di completare la partecipazione dell'UE nel paese interessato mediante un appoggio duraturo e sostenibile al processo democratico;
18. ritiene che l'UE necessiti di un'adeguata struttura che preveda un'unità di reazione rapida non militare al fine di selezionare, oltre a una forza di polizia ben addestrata, tecnici ed economisti che abbiano ricevuto una formazione specifica per intervenire in tutti i settori appropriati, dalle attività di prevenzione alle operazioni tecniche;
Instaurazione di un Corpo di pace civile europeo
19. si rammarica del fatto che né la recente comunicazione della Commissione, né il Consiglio o il Consiglio europeo abbiano dato seguito alla proposta presentata dal Parlamento nella sua risoluzione del 17 maggio 1995 sul funzionamento del trattato sull'Unione europea nella prospettiva della Conferenza intergovernativa del 1996 - Attuazione e sviluppo dell'Unione(14)
, e nella sua succitata raccomandazione del 10 febbraio 1999, sull'instaurazione di un Corpo di pace civile europeo;
20. ribadisce la necessità di istituire tale Corpo di pace civile europeo nel quadro del meccanismo di reazione rapida della Commisisone, cui spetterebbe il compito di coordinare a livello europeo la formazione e l'invio di specialisti civili per attuare misure pratiche per la pace, quali arbitrato, mediazione, distribuzione di informazioni imparziali, attenuazione degli effetti dei traumi e ripristino di un clima di fiducia fra i belligeranti, aiuti umanitari, reintegrazione, riabilitazione, ricostruzione, istruzione nonché monitoraggio e miglioramento della situazione dei diritti umani, comprese le relative misure di accompagnamento;
21. propone che venga prestata tutta l'attenzione alla formazione degli addetti ai controlli, dei mediatori e degli specialisti in materia di trasformazione dei conflitti; sottolinea in particolare la necessità di continuare a istituire basi di dati per mobilitare all'occorrenza professionisti e gruppi a tutte le fasi di una determinata crisi; a tale riguardo invita la Commissione e gli Stati membri a rivolgersi al governo canadese il quale ha adottato un esempio eccellente con "Canadem”;
22. insiste a questo proposito affinché il Consiglio e la Commissione utilizzino in modo ottimale l'esperienza presente negli organi dell'UE; invita il Consiglio ad effettuare una piena valutazione critica del lavoro della Missione di vigilanza dell'Unione europea (EUMM) che ne evidenzi le prospettive future, le possibilità di un'azione comune efficace e flessibile degli osservatori UE con quelli di altre organizzazioni internazionali, in particolare dell'OSCE, le carenze e i possibili nuovi compiti in merito alla costituzione di un Corpo di pace civile europeo e a trasmettere tale valutazione a questo Parlamento;
23. precisa che i compiti del Corpo di pace civile europeo sarebbero di natura esclusivamente civile e finalizzati ad impedire che le situazioni di crisi degenerino in violenza, ricorrendo a tutte le risorse offerte dalla società civile;
24. sottolinea, a tale proposito, la necessità di consentire alle ONG specializzate nella prevenzione dei conflitti e nella gestione delle crisi, sia a livello internazionale che regionale, di dare il loro contributo scientifico e sociale alla prevenzione dei conflitti, se necessario e opportuno con il sostegno della Commissione;
Rafforzamento dei rapporti con le Nazioni Unite e l'OSCE
25. raccomanda la massima cooperazione con i meccanismi di prevenzione dei conflitti delle Nazioni Unite, nonché con i vari programmi e organi istituiti dall'OSCE in tale settore; rivolge un pressante invito agli Stati membri affinché si impegnino e contribuiscano ad una riforma delle Nazioni Unite, e in particolare del Consiglio di sicurezza, in senso più democratico e partecipativo;
26. si compiace delle conclusioni del Consiglio "Affari generali” presentate al Consiglio europeo di Göteborg in merito alla cooperazione UE-ONU per la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi e raccomanda vivamente di adottare un approccio analogo, al fine di attuare le condizioni per rafforzare la cooperazione fra l'Unione europea e l'OSCE negli stessi settori;
27. raccomanda di rafforzare i rapporti di collaborazione esistenti fra le varie istituzioni e gli organi che svolgono un ruolo di prevenzione dei conflitti nell'ambito del quadro istituzionale dell'UE, e il meccanismo REACT dell'OSCE, l'Alto commissario dell'OSCE per le minoranze nazionali, l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani, il Rappresentante dell'OSCE per la libertà dei media e il Centro di prevenzione dei conflitti dell'OSCE;
Altre iniziative
28. propone di continuare a ricorrere in modo estensivo alle conoscenze e alle competenze messe a disposizione dalla Rete universitaria di prevenzione dei conflitti ("Conflict Prevention Network” - CPN); ricorda che la CPN è stata proposta da questo Parlamento e realizzata nel corso degli ultimi cinque anni; ritiene che, in linea con il progetto originale, la CPN debba assistere non solo la Commissione ma anche il Parlamento e il Consiglio, fornendo un approccio interistituzionale coerente in vista della definizione di una politica di prevenzione dei conflitti ambiziosa e positiva; sottolinea, pertanto, la necessità che in futuro essa estenda le proprie attività, fornendo inoltre l'appoggio auspicato tramite l'attuazione ottimale delle politiche di prevenzione e il monitoraggio dei loro esiti;
29. ribadisce che la proliferazione di armi leggere e di piccolo calibro costituisce un fattore cruciale per l'instabilità in tutte le regioni di crisi e invita pertanto l'UE a continuare a chiedere un efficace controllo delle esportazioni di armi, che comprenda licenze di produzione, accordi di cooperazione industriale nonché l'intermediazione nel settore delle armi; ribadisce a tal fine la necessità di rendere vincolante il codice di condotta europeo sull'esportazione di armi;
30. chiede che si presti maggiore attenzione e si consacrino maggiori risorse all'istruzione come strumento chiave per la prevenzione dei conflitti e, a tal fine, invita la Commissione a contribuire alle attività del Decennio delle Nazioni Unite per una cultura di pace e non violenza promuovendo l'introduzione nei programmi scolastici di tutto il mondo, ed in particolare nelle aree specifiche di conflitto quali i Balcani, il Medio Oriente e i Grandi Laghi, del consolidamento della pace e della formazione sulla non violenza, il rispetto reciproco e il superamento dell'odio;
31. in questa prospettiva sottolinea che occorre incoraggiare il più possibile il conferimento di poteri alle donne;
o o o
32. chiede alla sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri nonché ai Segretari generali delle Nazioni Unite e all'OSCE.