Risoluzione del Parlamento europeo sull'attuale situazione della politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) e le relazioni tra l'UE e la NATO
Il Parlamento europeo,
A. ricordando che lo sviluppo della politica europea di sicurezza e difesa (PESD) e la creazione di strutture che consentano all'Unione europea di attuare una politica per la prevenzione dei conflitti e per la gestione civile e militare delle crisi sono stati avviati con l'intento di dare credibilità ad una politica estera di sicurezza comune (PESC) coerente, che promuova gli interessi globali e i valori universali espressi nella Carta delle Nazioni Unite,
B. riconoscendo che la NATO è l'organizzazione di sicurezza militare per la difesa collettiva e che gli Stati europei devono contribuire sempre di più e più efficacemente all'onere rappresentato dalla condivisione delle responsabilità degli alleati per la sicurezza e la difesa,
C. facendo riferimento alla dichiarazione del Consiglio europeo di Laeken sulla capacità operativa della PESD, che dovrebbe consentire all'Unione europea di analizzare e pianificare, di prendere decisioni e, nel caso in cui la NATO in quanto tale non sia coinvolta, di avviare ed effettuare operazioni per la gestione militare delle crisi,
D. notando che per una efficace gestione delle crisi da parte dell'Unione, è necessario lo sviluppo equilibrato di capacità civili e militari, che comporta una stretta coordinazione tra tutte le risorse e tutti gli strumenti, sia civili che militari, disponibili nell'Unione,
E. consapevole delle notevoli carenze in termini di capacità e strutture militari chiave che garantiscano che sia possibile effettuare in loco l'intera gamma dei compiti di Petersberg mediante uno spiegamento agevole, la piena mobilità, comunicazioni sostenibili, sicure e interoperabili,
F. notando che le lacune chiave nel settore della capacità, sottolineate nella Conferenza sul miglioramento della capacità del 19 novembre 2001, riguardano carenze strategiche nei sistemi di trasporto aereo e nei sistemi 3C-I (comando, controllo, comunicazione e intelligence) nonché lacune tattiche, in altri settori,
G. affermando che la capacità dell'Unione di gestione delle crisi è stata potenziata dal recente sviluppo della stretta consultazione e cooperazione tra l'UE e la NATO nella gestione della crisi nei Balcani occidentali,
H. preoccupato tuttavia che gli accordi di sicurezza con la NATO e gli accordi concernenti l'accesso garantito alla pianificazione operativa dell'Alleanza, la presunzione della disponibilità di preidentificate strutture e capacità della NATO e l'identificazione di una serie di opzioni di comando disponibili nell'Unione, non sono ancora stati conclusi,
I. preoccupato per l'ampliarsi del gap tecnologico, come è stato sottolineato dalla crisi del Kossovo e dalla guerra in Afghanistan, tra le forze americane e quelle europee, a causa del quale le truppe europee tendono a perdere la capacità di operare in collegamento con le forze USA e pertanto viene minacciata anche la coerenza all'interno dell'Alleanza atlantica,
J. compiacendosi dei progressi fatti per la definizione di obiettivi concreti per gli aspetti civili della gestione della crisi, soprattutto nei settori della polizia, dello stato di diritto e della protezione civile, riconoscendo che è necessario lavorare ancora per definire criteri qualitativi in questi settori ed anche il raggio d'azione e il tipo di capacità di amministrazione civile dell'UE,
K. notando che l'ulteriore sviluppo delle capacità della UE in termini di gestione civile delle crisi renderanno necessaria una esauriente valutazione dei fabbisogni, al fine di identificare altri settori nei quali la UE deve sviluppare le proprie capacità e meccanismi migliorati per garantire che la gestione civile delle crisi sia compatibile con le attività comunitarie e contribuisca alle capacità della UE di prevenzione dei conflitti,
L. riconoscendo che nel mondo post 11 settembre la lotta al terrorismo internazionale è ormai diventata l'obiettivo principale di una politica europea di sicurezza e di difesa che, tuttavia, non può essere effettuata solo in termini militari, e che la prevenzione e repressione del terrorismo internazionale richiede un'intera gamma di misure non militari, quali la partecipazione ai servizi di intelligence e la cooperazione di polizia e giudiziaria, per cui sarà necessaria una piena cooperazione interistituzionale e interpilastri, o la costruzione di istituzioni e infrastrutture democratiche e della società civile in Stati che si sono dimostrati o si dimostrano inadempienti,
M. considerando che questa lotta contro il terrorismo internazionale non deve incidere sui diritti politici, sociali e umani dei cittadini, e non deve costituire un alibi per giustificare azioni repressive massicce da parte di governi contro i propri cittadini; sottolineando anche che il massimo contributo dell'UE per la prevenzione del terrorismo internazionale consisterà nella sua capacità di riuscire a costruire o ricostruire le istituzioni democratiche, l'infrastruttura sociale ed economica, una buona governance ed una società civile,
1. si rallegra dei progressi effettuati finora per la creazione di strutture e procedure UE per la gestione delle crisi, nonché degli impegni presi dagli Stati membri in merito alle capacità militari e civili che consentiranno alla UE di effettuare missioni di polizia e operazioni ristrette di gestione militare delle crisi per compiti Petersberg meno impegnativi, quali operazioni di salvataggio e di tipo umanitario e di mantenimento della pace;
2. sostiene pertanto la decisione del Consiglio del 18 e 19 febbraio 2002 sulla missione di polizia UE (EUPM) nella Bosnia-Erzegovina, che inizierà il 1° gennaio 2003, e prenderà il posto del Gruppo internazionale di polizia delle Nazioni Unite (GIP);
3. ritiene che la EUPM nella Bosnia-Erzegovina rappresenti un importante intervento per la gestione civile di una crisi nel quadro della PESD e nel più ampio contesto del processo di stabilizzazione e di associazione dell'intera regione;
4. ritiene che i costi iniziali di 14 milioni di euro per il 2002, nonché la maggior parte dei 20 milioni sui 38 milioni di euro di costi di gestione annui per il 2003-2005, vadano finanziati con il bilancio della PESC a condizione che questo Parlamento venga adeguatamente consultato nel quadro della procedura di bilancio; ciò include anche un accordo tra i due rami dell'autorità di bilancio su uno strumento generale di flessibilità nell'ambito del bilancio dell'UE per il finanziamento delle operazioni di gestione civile delle crisi;
5. appoggia la dichiarazione di intenti del Consiglio europeo di Barcellona riguardante lo spiegamento di una forza UE di reazione rapida per la sua prima missione di mantenimento della pace nella ex Repubblica iugoslava di Macedonia riprendendo l'operazione NATO "Amber Fox", che già attualmente è costituita soltanto da truppe europee;
6. ritiene che questa missione, che dipende dall'accesso alla pianificazione (Shape) e alle capacità di comando (D-Saceur) della NATO, sia di enorme importanza pratica e simbolica per la credibilità UE nella gestione delle crisi;
7. ritiene che nel caso di un'operazione sotto il comando dell'UE nella ex Repubblica iugoslava di Macedonia, il necessario ricorso alle strutture di pianificazione e di comando NATO non debba pregiudicare accordi generali sulla partecipazione di paesi NATO non UE;
8. ritiene che il primo tentativo per giungere a un accordo con la Turchia sia stato compiuto al di fuori delle procedure decisionali dell'UE, e si aspetta che un accordo globale UE-NATO sull'uso delle strutture e delle capacità NATO non scalfisca l'autonomia decisionale dell'Unione; chiede alla Commissione e al Consiglio di fare una dichiarazione al Parlamento sul mandato negoziale su questo punto;
9. sottolinea che le spese per le operazioni che abbiano implicazioni militari o difensive devono essere ripartite tra gli Stati membri e la Comunità;
10. invita i governi degli Stati membri a dare la priorità assoluta nei loro contratti pubblici per la difesa alle esigenze della forza di reazione rapida, concentrandosi sulle attrezzature e la tecnologia che migliorerebbero la capacità di detta forza di effettuare missioni del tipo Petersberg; ciò comporterebbe l'esigenza di una maggiore interoperabilità e standardizzazione delle attrezzature militari delle forze europee, da utilizzare sia nel contesto UE-PESD che nel contesto NATO;
11. sollecita gli Stati membri a dare importanza alla qualità delle forze militari e di polizia dell'UE e ad assicurare che le persone che vi partecipano abbiano una comprensione esauriente e approfondita dei loro compiti;
12. si compiace della creazione di quattordici gruppi multidisciplinari nel quadro della Presidenza spagnola, perché esaminino le carenze più gravi dei quaranta settori nei quali sono state identificate lacune nelle strutture militari;
13. ritiene che un miglioramento delle capacità militari non dipenda solo dall'adeguatezza dei bilanci per la difesa ma possa essere raggiunto innanzitutto razionalizzando le iniziative di difesa e aumentando la sinergia tra progetti nazionali e multinazionali e continuando ad abolire le strutture e le forze obsolete della guerra fredda; ritiene che la creazione di un meccanismo di sviluppo delle capacità, come convenuto al Consiglio europeo di Göteborg, significa che è arrivato il momento di riavviare l'azione in questo settore quale parte integrante del piano d'azione di capacità europea;
14. ritiene che una industria europea degli armamenti forte, efficiente e redditizia, che comprenda delle capacità di ricerca e di sviluppo, ed una efficace politica di contratti pubblici siano vitali per lo sviluppo della PESD e siano una condizione essenziale se si vuole che l'industria della difesa europea competa su termini più paritari con l'industria statunitense; si preoccupa a tale proposito dei cospicui investimenti in materia di ricerca e di sviluppo che taluni Stati membri prevedono di concedere a industriali americani del settore degli armamenti;
15. invita la Commissione, in questo contesto, a presentare al Consiglio e al Parlamento una versione modificata del suo piano d'azione 1997, che specifichi tra l'altro se la Commissione può finanziare studi di fattibilità per l'acquisto di attrezzature di sostegno di origine non militare perché siano usate dalle forze armate degli Stati membri, ad esempio adattando gli aeroplani civili esistenti perché possano effettuare operazioni di rifornimento in volo;
16. ritiene, in questo contesto, che lo sviluppo e l'acquisto di grandi aeroplani A 400 M da parte di otto paesi europei rappresenti una capacità di spiegamento essenziale a garanzia della piena mobilità delle truppe europee;
17. ritiene che la standardizzazione delle difese sia imperativa e invita i governi degli Stati membri a dare una maggiore priorità alla creazione di un'Agenzia europea degli armamenti e a prevedere la possibilità di acquistare e utilizzare in comune gli armamenti;
18. invita il Consiglio, per l'attuazione del suo piano d'azione delle capacità europee, a fissare negli organi attuali, soprattutto in seno al comitato militare e alla Headline Goal Task Force, una procedura sistematica per il riesame e la consultazione a livello UE di tutti i programmi nazionali di lungo termine per la pianificazione e gli acquisti nel settore della difesa per ottenere la massima economia ed efficienza di scala fin dall'inizio, ad esempio con il programma britannico "sistema futuro di offensiva aerea";
19. ribadisce la sua posizione che il controllo e la limitazione dell'esportazione di armi, oltre ad una politica efficiente per contrastare la proliferazione globale delle piccole armi nelle regioni di tensione e presso tutti i tipi di combattenti ufficiali e non, vadano considerati quali parte integrante della PESD e della politica commerciale dell'UE;
20. ritiene altresì che, dopo la dichiarazione del Consiglio europeo di Laeken sull'operabilità della forza europea di reazione rapida sia giunto il momento di formalizzare le riunioni dei ministri della difesa UE a livello del Consiglio e che si trasmettano relazioni regolari al Parlamento europeo;
21. ricorda l'iniziativa del Belgio di redigere un Libro bianco sulla sicurezza europea in stretto coordinamento con la NATO e invita la Presidenza spagnola a procedere urgentemente con questo progetto;
22. sottolinea l'esigenza di esaminare in quale misura l'intera gamma delle missioni Petersberg debba essere ridefinita, per includere contromisure appropriate contro il terrorismo internazionale e se necessario, per adeguare di conseguenza l'obiettivo principale e gli aspetti civili della gestione delle crisi; fa presente che tale ridefinizione non dovrebbe includere la possibilità di attacchi preventivi contro terzi;
23. chiede che la Presidenza riferisca alla commissione responsabile del Parlamento sulle esperienze che essa trarrà dalle esercitazioni militari UE del maggio 2002, che comporterà procedure di comando e di controllo piuttosto che spiegamento di truppe in loco;
24. chiede che la Commissione effettui, in cooperazione con la Presidenza, uno studio esaustivo sui fabbisogni relativo alle capacità di gestione civile delle crisi, in modo che l'UE possa definire i propri obiettivi nei settori dell'amministrazione civile, affinare ed estendere i propri obiettivi in termini di capacità in altri settori di gestione civile delle crisi, e garantire che i fabbisogni identificati di gestione delle crisi possano essere soddisfatti mediante uno spiegamento concertato e coerente delle capacità degli Stati membri e degli strumenti comunitari, e che questi sforzi siano integrati e sostengano le iniziative di più lungo termine per la prevenzione dei conflitti;
25. chiede inoltre alla Presidenza di riferire pienamente nella sua prevista relazione sulla prevenzione dei conflitti (Siviglia) su tutti i progressi che sono stati fatti in linea con le raccomandazioni del piano d'azione di Göteborg, con la comunicazione della Commissione e con la risoluzione del Parlamento del 13 dicembre 2001 sulla prevenzione dei conflitti(1); chiede di riferire, in particolare, sui temi dell'inserimento della prevenzioni dei conflitti in tutte le relazioni esterne UE, sulla partecipazione delle società civili internazionali e locali nelle attività per la prevenzione e la gestione dei conflitti, nonché sulla cooperazione intensificata con le Nazioni Unite e l'OCSE; ricorda che la prevenzione delle crisi e la gestione civile delle crisi sono un tema del primo pilastro con chiare responsabilità per la Commissione e il Parlamento europeo;
26. ricorda che la responsabilità per il controllo parlamentare della politica europea di sicurezza e di difesa è condivisa dal Parlamento europeo e dai Parlamenti nazionali in base ai rispettivi diritti e doveri nel quadro dei pertinenti trattati e costituzioni; ribadisce la sua opinione che in questa prospettiva l'Assemblea parlamentare UEO dovrebbe essere eliminata;
27. nota che la spesa militare e lo spiegamento delle forze armate nazionali continuano a rientrare nell'esclusiva competenza dei parlamenti nazionali, ma che i costi di gestione delle azioni comuni UE per la gestione delle crisi devono essere coperti dal bilancio comunitario e pertanto controllati dal Parlamento europeo;
28. chiede pertanto relazioni più strette e un più intenso scambio di informazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali in relazione ai problemi riguardanti la PESC e la PESD, in modo da rendere possibile un più ampio dialogo tra i parlamenti;
29. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi degli Stati membri.