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Procedura : 2002/2051(COS)
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Ciclo del documento : A5-0158/2002

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A5-0158/2002

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Martedì 11 giugno 2002 - Strasburgo
Integrazione sociale
P5_TA(2002)0295A5-0158/2002

Risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni intitolata "Progetto di relazione congiunta sull'integrazione sociale" (COM(2001) 565 – C5&nbhy;0109/2002 – 2002/2051(COS))

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione (COM(2001) 565 – C5&nbhy;0109/2002),

–   vista la relazione congiunta del Consiglio e della Commissione sull'integrazione sociale (15223/2001),

–   viste la Piattaforma d'azione adottata alla Quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla donna (Pechino 1995) e, tra le altre, le cosiddette raccomandazioni Pechino più Cinque, adottate dalla sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (New York, giugno 2000),

–   visto l'articolo 47, paragrafo 1, del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e i pareri della commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione, i mezzi d'informazione e lo sport e della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità (A5&nbhy;0158/2002),

A.   considerando che ai Consigli europei di Lisbona, Nizza e Stoccolma gli Stati membri si sono impegnati a promuovere lo sviluppo sostenibile e l'occupazione di qualità per ridurre il rischio di povertà e emarginazione sociale nonché per rafforzare la coesione economica e sociale nell'Unione europea,

B.   considerando che al Consiglio europeo di Nizza si sono definiti obiettivi comuni per la lotta contro la povertà e l'emarginazione sociale, che gli Stati membri erano tenuti a realizzare a partire dal 2001 nell'ambito dei Piani d'azione nazionali biennali contro la povertà e l'emarginazione sociale, e che l'Agenda sociale europea riconosce il duplice ruolo della politica sociale - in quanto fattore produttivo e come strumento fondamentale per diminuire le disparità e promuovere l'integrazione e la coesione sociale,

C.   considerando che gli Stati membri hanno parimenti sottolineato l'importanza di integrare la dimensione della parità tra uomini e donne in tutte le azioni intese a conseguire quegli obiettivi,

D.   considerando che nel settembre 2001 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo sul programma di azione comunitaria volto ad incentivare la cooperazione tra gli Stati membri in materia di lotta contro l'emarginazione sociale, già in vigore, il quale prevede l'organizzazione ogni anno di una Tavola rotonda sull'emarginazione sociale,

E.   considerando che sono fatti positivi l'elaborazione della prima relazione congiunta sull'integrazione sociale nonché la definizione di un insieme di indicatori comuni, l'insistenza sulla necessità di rafforzare il sistema statistico, e l'invito rivolto dal Consiglio alla Commissione ad associare gradualmente a tale processo i paesi candidati,

F.   considerando che i pareri di vari organi competenti – segnatamente rappresentanti di ONG, del Comitato economico e sociale, della Confederazione europea dei sindacati e di parlamenti nazionali – intendono fornire un contributo positivo affinché le conclusioni possano influenzare la preparazione della seconda ondata di Piani d'azione nazionali contro la povertà e l'emarginazione sociale,

G.   considerando che la povertà nella sua forma più fondamentale e diretta, che può essere considerata equivalente alla povertà monetaria, è frequentemente conseguenza di altre forme di privazione o precarietà in settori quali l'occupazione, l'istruzione, la formazione professionale, la cultura e l'accesso ai servizi, oppure deriva da discriminazioni basate sul genere, l'età, la condizione fisica, la nazionalità o la lingua, ragion per cui nei Piani d'azione nazionali si rende necessario affrontare la povertà e l'esclusione sociale in una prospettiva pluridimensionale,

H.   considerando che la linea di demarcazione della povertà monetaria relativa varia notevolmente all'interno dell'Unione,

I.   considerando che anche negli ultimi anni, in cui l'Unione europea ha registrato un tasso medio di crescita del PIL pari al 2,5%, la situazione di povertà ed emarginazione sociale è rimasta a livelli elevati; che, basandosi sulla definizione di una soglia di reddito (il 60% del reddito mediano nazionale) al di sotto della quale le persone sono considerate a rischio di povertà, nel 1997 il 18% della popolazione dell'UE viveva in nuclei familiari con un reddito inferiore a tale soglia,

J.   considerando che gli Stati membri con i sistemi previdenziali più sviluppati e con alti livelli di spesa sociale pro capite hanno sovente avuto più successo di altri per quanto riguarda il soddisfacimento dei bisogni fondamentali e il mantenimento al di sotto della media dell'Unione europea del numero di persone a rischio di povertà,

K.   considerando che gli sviluppi demografici odierni e futuri rendono necessario un adeguamento dei sistemi previdenziali senza tuttavia ledere i principi fondamentali su cui essi si basano, in particolare il principio della solidarietà sociale,

L.   considerando che l'aumento del tasso di partecipazione, soprattutto delle donne e dei lavoratori anziani, costituisce un fattore essenziale per assicurare in futuro il finanziamento dei regimi di sicurezza sociale, e che un potenziamento dei centri per l'assistenza e la custodia dei bambini e una modernizzazione dell'organizzazione del lavoro possono contribuire notevolmente alla realizzazione di questo obiettivo,

M.   considerando che i cambiamenti strutturali in corso nell'Unione europea e quelli che si prospettano – specialmente la trasformazione del mercato del lavoro, la crescita rapidissima di nuove tecnologie d'informazione e comunicazione nonché i mutamenti demografici e l'incremento della molteplicità etnica dovuti all'immigrazione e alla maggiore mobilità nell'Unione europea – potrebbero rendere vulnerabili i settori più deboli della popolazione creando nuovi rischi di discriminazione, di esclusione sociale e di recrudescenza del razzismo e della xenofobia; considerando tuttavia che i cambiamenti strutturali possono non soltanto dar luogo a rischi, ma in taluni casi anche – se si prendono le misure adeguate – offrire nuove opportunità d'integrazione sociale;

N.   considerando che la relazione congiunta riconosce la necessità di sforzi supplementari per inserire la questione della povertà e dell'emarginazione sociale in altri settori di politica, diversi dalla mera protezione e assistenza sociale,

O.   considerando che alla prospettiva della parità è dedicata insufficiente attenzione nella maggior parte dei Piani d'azione nazionali,

P.   considerando che esistono gruppi particolarmente vulnerabili e maggiormente colpiti dalla povertà, in particolare quelli che incontrano specifiche difficoltà a partecipare alla vita economica e sociale, come le persone con disabilità e gli anziani non autosufficienti, e che i Piani d'azione nazionali individuano un insieme di fattori di rischio i quali contribuiscono a sottolineare l'importanza pluridimensionale del problema, benché l'intensità di tali fattori vari sostanzialmente da uno Stato membro all'altro e benché, in alcuni casi, essi non costituiscano soltanto le cause ma anche le conseguenze dell'esclusione sociale e della povertà, evidenziando così la necessità di spezzare il circolo della povertà persistente o della povertà intergenerazionale e dell'emarginazione sociale,

Q.   considerando che le politiche economiche e monetarie devono formare un triangolo coerente con le politiche sociali,

R.   considerando che i disabili rappresentano un gruppo che corre il grave rischio di essere colpito dall'emarginazione sociale; che al tempo stesso, nei Piani d'azione nazionali, mancano informazioni esatte e indicatori comuni riguardo alla situazione dei disabili,

S.   considerando che la preponderanza di donne tra i poveri è dovuta in primo luogo alla mancanza di indipendenza economica delle donne, dovuta alla impari distribuzione tra uomini e donne di occupazione retribuita e di attività e compiti domestici non retribuiti;

T.   considerando che occorre in particolare evidenziare i seguenti rischi: dipendenza prolungata da un reddito basso o inadeguato; disoccupazione di lunga durata; occupazione di scarsa qualità e assenza di esperienza professionale; insufficiente formazione e analfabetismo; crescita in una famiglia vulnerabile; disabilità; salute precaria; condizioni abitative precarie e mancanza di alloggio; fatto di vivere in una zona colpita da svantaggi multipli; immigrazione, razzismo e discriminazione,

U.   considerando che le otto sfide fondamentali individuate sono:

   - sviluppare un mercato del lavoro capace di integrazione e promuovere l'occupazione come diritto e opportunità per tutti coloro che vogliono lavorare,
   - garantire un reddito adeguato e risorse per vivere in modo dignitoso,
   - combattere lo svantaggio educativo,
   - preservare la solidarietà familiare e tutelare i diritti dei bambini,
   - garantire condizioni abitative dignitose per tutti,
   - garantire un accesso paritario a servizi di alta qualità (salute, trasporti, servizi sociali, assistenza, cultura, tempo libero, assistenza legale),
   - migliorare l'erogazione dei servizi,
   - riqualificare le aree caratterizzate da un cumulo di svantaggi,

V.   considerando che un sistema di istruzione pubblico e gratuito costituisce una condizione preliminare di accessibilità senza esclusioni;

1.   ribadisce che la promozione di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, l'aumento del tenore e della qualità della vita e la coesione economica e sociale devono costituire una priorità per l'Unione europea e sono fondamentali al fine di ridurre e prevenire la povertà e l'emarginazione sociale;

2.   sottolinea che la sfida comune che devono affrontare le politiche dell'UE e dei governi nazionali consiste nell'acquisire un grado di universalità sufficiente, nel contesto dei mutamenti strutturali, per rispondere alle esigenze delle persone – tra cui anziani, disabili, disoccupati, immigrati, minori ecc. – più esposte ai rischi di povertà e di emarginazione sociale, per far sì che tutte queste persone possano esercitare i propri diritti fondamentali;

3.   sottolinea pertanto che tutte le forme di occupazione devono essere incoraggiate, e concorda vivamente con la Commissione che è importante "porre le basi per un ulteriore sviluppo del settore del lavoro temporaneo, al fine di promuovere la creazione di posti di lavoro e rendere più attrattivo il lavoro proposto dalle agenzie di lavoro interinale", dato che tale settore può rappresentare un'opportunità unica per molti di coloro che non desiderano cercare o non riescono a trovare un'occupazione permanente a tempo pieno;

4.   ritiene essenziale che si continui a garantire la missione pubblica delle azioni di prevenzione e di lotta dell'emarginazione sociale nei settori dell'istruzione e della cultura, ivi compresi l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, l'apprendimento delle lingue, l'uso delle nuove tecnologie e i progetti di educazione all'immagine o all'arte per tutti e soprattutto per le categorie svantaggiate;

5.   invita gli Stati membri a garantire un'istruzione obbligatoria liberamente accessibile e gratuita per almeno dodici anni a tutti i bambini; è del parere che l'istruzione dovrebbe fornire ai giovani non solo conoscenze di base, anche in materia informatica, ma anche una comprensione profonda della società che consenta loro di divenire attori consapevoli del progresso sociale;

6.   chiede alla Commissione e agli Stati membri di rafforzare e di estendere su vasta scala i progetti pilota di successo destinati a combattere l'analfabetismo e a garantire la padronanza della lingua materna e l'apprendimento di altre lingue;

7.   chiede agli Stati membri di rafforzare l'istituto delle scuole di seconda opportunità, visto il gran numero di giovani disoccupati tra i giovani che abbandonano la scuola;

8.   esorta gli Stati membri, dato che la stragrande maggioranza dei migranti è funzionalmente analfabeta nella lingua di base del paese di accoglienza, a creare specifici programmi di istruzione per i migranti;

9.   sottolinea l'importanza di modernizzare i sistemi di sicurezza sociale in modo che possano affrontare i rischi tradizionali e i nuovi rischi di povertà e di esclusione sociale, e di concepire e applicare misure a favore dei genitori soli, anche sotto forma di prestazioni sociali, che migliorino la loro capacità di guadagno e agevolino il loro reinserimento nel mercato del lavoro;

10.   sottolinea l'importanza delle otto sfide fondamentali individuate nella relazione congiunta sui Piani d'azione nazionali e sollecita un processo più approfondito di informazione, consultazione e partecipazione all'elaborazione, alla verifica e alla valutazione di questi Piani a livello nazionale, regionale e locale, associandovi enti non solo nazionali ma anche regionali e locali, le ONG, gli operatori economici e le parti sociali, e gli organismi che rappresentano le persone emarginate o a rischio di emarginazione; richiama in particolare l'attenzione sulla necessità di coinvolgere anche i parlamenti nazionali e regionali degli Stati membri nell'elaborazione, nella supervisione e nella valutazione dei Piani d'azione nazionali d'inclusione sociale;

11.   si compiace dell'approvazione da parte del Consiglio "Occupazione e affari sociali" del 3 dicembre 2001 di una serie di 18 indicatori relativi al reddito, all'accesso al mercato del lavoro, alla salute e all'istruzione; chiede agli Stati membri di esplicare un sforzo supplementare a favore della fissazione di indicatori anche in altri ambiti, quali gli alloggi; chiede al Consiglio e alla Commissione di concretizzare ulteriormente queste proposte in cooperazione col Parlamento europeo;

12.   ritiene che il metodo aperto di coordinamento debba comprendere una maggior trasparenza a livello di coinvolgimento delle autorità locali e regionali e delle parti sociali, e la garanzia di un ampio dibattito pubblico a livello nazionale per trarre il massimo profitto dalle migliori prassi;

13.   chiede alla Commissione di tener maggiormente conto della coesione sociale nella relazione di sintesi destinata al Vertice di primavera del 2003 e nella fissazione degli indicatori strutturali; chiede alla Commissione e al Consiglio di elaborare, come preparazione per il Vertice di primavera del 2003, una relazione sulla povertà nell'Unione e nei paesi candidati;

14.   esorta la Commissione e il Consiglio a negoziare, insieme a questo Parlamento, un accordo interistituzionale sul metodo aperto di coordinamento che preveda il pieno coinvolgimento del Parlamento a livello di coordinamento aperto;

15.   ribadisce la necessità di un'impostazione strategica integrata e pluridimensionale, sulla base degli obiettivi definiti a Nizza, per garantire che ci sia un valore aggiunto nella lotta contro la povertà e l'emarginazione sociale, con priorità chiare, scopi e obiettivi specifici nonché politiche e misure adeguate, debitamente accompagnate dall'indicazione delle rispettive dotazioni e risorse di bilancio;

16.   sottolinea l'importanza dell'attuazione del Programma d'azione comunitario volto ad incentivare la cooperazione tra gli Stati membri in materia di lotta contro l'emarginazione sociale, in particolare proponendo l'organizzazione ogni anno di una Tavola rotonda sull'emarginazione sociale, e caldeggiando lo sviluppo dello scambio di buone prassi e di impostazioni innovatrici nonché il potenziamento del sistema statistico e la messa in rete degli osservatorî nazionali;

17.   invita gli Stati membri, qualunque sia il loro sistema nazionale politico e amministrativo, ad assicurare che vengano attuate politiche il più vicino possibile all'individuo, e che vengano chiaramente definite le responsabilità tra i diversi livelli di competenza;

18.   sottolinea che le misure politiche necessarie per aumentare l'integrazione sociale dovrebbero essere ideate e realizzate quanto più vicino possibile ai gruppi interessati;

19.   invita gli Stati membri a sviluppare meccanismi atti a valutare l'impatto delle politiche generali sulla povertà e sull'emarginazione sociale;

20.   sollecita una maggiore attenzione per i mutamenti strutturali attualmente in corso e per altri che sono in preparazione, compresa l'adesione dei paesi candidati – mutamenti potenzialmente generatori di nuove forme di povertà derivanti dalle ristrutturazioni industriali e dall'attuale tendenza verso sistemi sociali tipici delle economie basate sulla concorrenza; ritiene che occorra dare urgentemente una risposta a tali problemi, che sia rivolta in particolare ai disoccupati di lunga durata, ai prepensionati e alle persone senza un'attività lavorativa che non hanno opportunità d'inserimento nel mercato del lavoro;

21.   sottolinea che i Piani d'azione nazionali debbono fondarsi su un'impostazione orientata alla prevenzione e che comporti un'analisi globale basata sul collegamento e sul coordinamento delle varie politiche;

22.   ritiene che l'adozione da parte degli Stati membri di strategie in materia di inclusione sia essenziale per il pieno sfruttamento delle potenzialità delle TIC, quale elemento chiave di accesso a posti di lavoro più qualificati e a nuovi servizi orientati in funzione di gruppi specifici, di modo che questi possano beneficiare delle opportunità economiche e sociali offerte dalle TIC stesse;

23.   sottolinea che la strategia di lotta alla povertà e all'esclusione sociale deve attribuire particolare importanza alla situazione delle donne e dei bambini ed essere incentrata primariamente sulla promozione di un tenore di vita più elevato per i gruppi vulnerabili più colpiti dalla povertà e più a rischio di esclusione sociale, tenendo conto delle loro esperienze; chiede alla Commissione e agli Stati membri di far sì che la diffusione di esempi e buone prassi sia accompagnata da elementi e valutazioni contestuali allo scopo di agevolare il dialogo tra i soggetti dei vari paesi e il miglioramento tangibile delle prassi;

24.   chiede alla Commissione di avviare uno studio approfondito sull'estensione dell'indipendenza o dell'autonomia economica delle donne nell'Unione europea, soprattutto quelle con responsabilità familiari, tenendo conto dei vari tipi di famiglie di cui fanno parte le donne e del succedersi delle varie fasi dei loro cicli di vita;

25.   chiede alla Commissione di incorporare la divisione del lavoro tra i sessi quale fattore chiave indipendente nel suo quadro analitico ai fini del programma di politica di inclusione sociale, e di includere l'indipendenza economica delle donne, in particolare di quelle aventi responsabilità familiari, fra i suoi obiettivi principali;

26.   invita gli Stati membri non solo a inserire la prospettiva del genere nelle loro politiche e nei loro programmi e a ripartire i rispettivi dati per sesso, ma anche a promuovere l'indipendenza economica delle donne quale priorità della propria politica di inclusione sociale e a riferire sui progressi fatti in questo contesto;

27.   invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere la riconciliazione della vita professionale e della vita familiare, in modo che le donne abbiano l'opportunità di guadagnare redditi sostenibili che garantiscano loro l'indipendenza economica e una sicurezza sociale autonoma;

28.   chiede agli Stati membri di promuovere anche misure sul piano delle infrastrutture sociali ‐ ad esempio per quanto concerne la custodia dei bambini, il volontariato, i trasporti pubblici nelle zone rurali ecc. ‐ al fine di aiutare le donne a conciliare lavoro e vita familiare;

29.   esorta la Commissione e gli Stati membri a integrare nelle loro strategie politiche in materia d'inclusione sociale la lotta contro la violenza ai danni della donna e dei minori;

30.   esorta la Commissione e gli Stati membri a promuovere la parità di trattamento dei lavoratori e delle lavoratrici con rapporti di lavori precari o "atipici";

31.   sottolinea l'importanza del fatto che i paesi candidati vengano associati quanto prima possibile alla strategia in materia d'integrazione sociale e che essi elaborino i loro propri Piani d'azione nazionali al fine di aumentare l'integrazione sociale;

32.   chiede che si presti particolare attenzione all'insieme dei fattori di rischio individuati dai Piani d'azione nazionali, fattori che contribuiscono a evidenziare l'importanza pluridimensionale della povertà e dell'emarginazione sociale, che non si limita alla questione dell'accesso al mercato del lavoro, ma riguarda anche l'istruzione, l'assistenza sanitaria e la partecipazione ai processi decisionali;

33.   chiede agli Stati membri di adottare, nei loro Piani d'azione nazionali, approcci globali, di definire chiaramente le priorità, di ripartire in modo chiaro le competenze tra le autorità nazionali, regionali e locali e di stabilire obiettivi quantitativi a lungo termine;

34.   esorta il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a valutare il possibile impatto della politica economica al fine di adeguarla alla luce degli obiettivi sociali definiti nei vari Consigli europei, e ribadisce che, nonostante l'importanza dei Fondi strutturali per la politica di coesione, è necessario tenere presente la necessità di una maggiore coesione economica e sociale in tutte le decisioni relative alle varie politiche comunitarie;

35.   invita il comitato per la protezione sociale a sottoporre entro il 2002 al Consiglio indicatori comuni relativi ai diversi aspetti e dimensioni dell'emarginazione sociale, come la qualità dell'assistenza sanitaria e l'accesso alla stessa, l'istruzione e l'alloggio nonché la dimensione di genere;

36.   invita la Commissione ad inserire, nell'elaborare la relazione annuale congiunta sull'integrazione sociale, una valutazione dell'efficacia e del rapporto costi/efficacia delle politiche già in atto negli Stati membri per lottare contro la povertà;

37.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti degli Stati membri.

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