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Procedura : 2004/2151(INI)
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Ciclo del documento : A6-0086/2005

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A6-0086/2005

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PV 27/04/2005 - 7

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PV 28/04/2005 - 9.13

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P6_TA(2005)0150

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Giovedì 28 aprile 2005 - Bruxelles
Diritti dell'uomo nel mondo (2004) e politica dell'Unione
P6_TA(2005)0150A6-0086/2005

Risoluzione del Parlamento europeo sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2004 e sulla politica dell'UE in materia (2004/2151(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e tutti gli strumenti internazionali pertinenti in materia di diritti dell'uomo,

–   viste l'entrata in vigore, il 1º luglio 2002, dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI) e le proprie risoluzioni relative al CPI(1),

–   vista la Carta delle Nazioni Unite,

–   visto il Protocollo n. 13 alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in ogni circostanza,

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea(2),

–   visti gli articoli 3, 6, 11, 13 e 19 del trattato sull'Unione europea e gli articoli 177 e 300 del trattato che istituisce la Comunità europea,

–   visto l'Accordo di partenariato ACP-UE(3),

–   vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2003 su pace e dignità in Medio Oriente(4),

–   vista la sua risoluzione del 24 febbraio 2005 sulla sessantunesima sessione della Commissione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite a Ginevra(5),

–   vista la sesta relazione annuale dell'UE sui diritti dell'uomo,

   viste la prima e la seconda relazione sullo sviluppo umano nel mondo arabo del programma di sviluppo delle Nazioni Unite,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A6-0086/2005),

A.   considerando che la presente risoluzione non vuole essere onnicomprensiva, ma piuttosto mettere in evidenza, in due grandi rubriche, innanzitutto i principali sviluppi in materia di diritti umani al di fuori dell'UE in ordine geografico e, in secondo luogo, otto aspetti tematici chiave che saranno importanti per l'UE nei prossimi anni;

Problemi in diversi paesi
Paesi candidati

1.   ricorda i contenuti della sua relazione di approfondimento sui paesi aderenti e candidati all'adesione, vale a dire Bulgaria, Romania e Turchia e si congratula con loro per i progressi compiuti per quanto riguarda i diritti umani, ma rammenta loro che c'è ancora molto da fare; li esorta quindi a continuare e raddoppiare gli sforzi in questo settore;

Balcani occidentali

2.   afferma che il Parlamento europeo si dovrebbe adoperare ulteriormente affinché siano garantiti i diritti umani sia in Voivodina che in Kosovo;

3.   invita Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Montenegro a garantire il corretto svolgimento dei processi sui crimini di guerra; ricorda loro l'obbligo di cooperare pienamente con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia;

4.   ricorda a Serbia e Montenegro l'importanza di garantire i diritti umani e lo Stato di diritto, in particolare la necessità di condannare e punire ai sensi di legge gli atti di intolleranza e violenza riconducibili a motivi etnici;

I vicini dell'UE e il Medio Oriente

5.   è favorevole, al fine di rafforzare il rispetto dei diritti umani nei paesi vicini e nel bacino del Mediterraneo, alla creazione di istituzioni indipendenti, aperte alle società civili, nei paesi in questione, che possano garantire l'effettiva attuazione dei diritti emananti dagli accordi bilaterali e multilaterali sottoscritti;

6.   chiede un rispetto crescente dei diritti delle donne e delle minoranze nonché della libertà e del pluralismo dei mezzi d'informazione, il rispetto dei diritti umani nel sistema giudiziario e l'abolizione della tortura e della pena di morte nei paesi con i quali l'UE ha concluso un accordo di associazione e sta negoziando piani d'azione;

7.   auspica che siano effettuati maggiori sforzi per promuovere i diritti delle donne nel quadro del processo di Barcellona; chiede che a tal fine sia messo a punto un piano d'azione regionale volto a rafforzare i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, nello spirito della relazione del Programma di sviluppo dell'ONU; invita tutti i paesi membri del processo di Barcellona a ritirare le proprie riserve nei confronti della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne;

8.   sottolinea che i paesi della regione devono compiere progressi per quanto riguarda i diritti umani, in particolare in cooperazione con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia, l'attuazione di un'efficace politica a favore del ritorno dei profughi e degli sfollati, il rispetto dei diritti delle minoranze e l'attuazione di politiche attive contro la tratta di esseri umani;

9.   invita tutti i paesi che, per la loro vicinanza all'UE, hanno interazioni politiche, commerciali e sociali con l'UE, a riconoscere che il processo delle riforme economiche e sociali richiede come base l'adozione di politiche che promuovano standard in termini di diritti umani e democrazia conformi al diritto internazionale sui diritti umani;

10.   valuta positivamente il forte richiamo al rispetto dei diritti umani espresso dal neoeletto Presidente dell'Ucraina nel discorso che ha tenuto nel febbraio 2005 dinanzi a questo Parlamento a Strasburgo; apprezza il fatto che in occasione delle elezioni presidenziali in Ucraina abbia prevalso lo Stato di diritto e incoraggia l'Ucraina a scegliere la strada dell'apertura e della democrazia che è un fondamento indispensabile per garantire a tutti i suoi cittadini i diritti umani nel senso più ampio del termine; invita il nuovo governo a compiere riforme legislative e politiche volte a garantire la libertà della stampa e dei mezzi d'informazione in tutta l'Ucraina, a porre fine alle torture e ai maltrattamenti da parte di agenti di polizia e a garantire l'accesso immediato all'assistenza legale fin dal momento dell'arresto e a combattere la corruzione;

11.   invita la Bielorussia a concedere i diritti civili e politici a tutti cittadini; invita le autorità della Bielorussia a porre immediatamente fine all'esecuzione degli oppositori politici, alle detenzioni e agli arresti arbitrari; sostiene l'attività dell'associazione dei giornalisti bielorussi, alla quale è stato conferito il premio Sacharov per il 2004, quale riconoscimento della sua lotta per dare ai cittadini della Bielorussia un'informazione imparziale ed equilibrata; invita le autorità bielorusse a consentire la messa a punto di una politica in materia di adozione con i paesi dell'UE e a promuovere un sistema di visti che permetta di continuare i programmi di vacanze per i bambini colpiti dal disastro nucleare di Cernobil;

12.   riconosce le recenti elezioni in Moldova; prende atto della preoccupazione del Consiglio dell'UE per il fatto che le elezioni non sono riuscite ad adempiere a taluni obblighi indispensabili per un processo elettorale pienamente competitivo, in particolare per quanto riguarda un accesso equo ai media ed una copertura imparziale della campagna elettorale; chiede al nuovo governo della Moldova di indagare sulle segnalazioni di presunte torture e maltrattamenti da parte della polizia contro le vittime, compresi i minori e di migliorare le condizioni di detenzione; chiede l'avvio di riforme per migliorare lo Stato di diritto e reprimere la corruzione nelle istituzioni; invita la Moldova a impedire la tratta di esseri umani, in particolare di donne e bambini, comprese le donne costrette allo sfruttamento sessuale e il traffico di organi umani per trapianti; invita le autorità a garantire l'equilibrio politico nei media controllati dallo Stato; ritiene che l'arresto di deputati dell'opposizione nonché altre azioni contro manifestazioni pacifiche costituiscano chiare violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali quali la libertà di espressione, di associazione e di riunione; chiede alla sedicente Repubblica Moldova della Transdnestria a liberare tutti i rimanenti prigionieri politici;

13.   chiede all'Ucraina e alla Moldova di reprimere duramente il contrabbando verso, in provenienza e attraverso la Transdnestria, nonchè alla Russia di reprimere duramente il contrabbando in provenienza dalla regione di Kaliningrad verso la Lituania e la Polonia, e di sviluppare efficaci programmi anticorruzione per gli agenti delle dogane, le guardie di frontiera e i servizi fiscali, nonché le forze di polizia;

14.   plaude agli sforzi compiuti dal Marocco per alleviare la condizione delle vittime delle passate violazioni dei diritti umani, in particolare all'istituzione della Commissione per l'equità e la riconciliazione; riconosce gli sviluppi positivi nel vietare la tortura e compensare coloro che hanno sofferto in passato; appoggia le continue riforme giuridiche quali il codice di famiglia, adottato dal parlamento marocchino nel gennaio 2004, e il progetto di legge che rende reato la tortura (dicembre 2004); denuncia fermamente il ricorso alle pene detentive per i giornalisti nelle cosiddette cause per diffamazione e chiede alle autorità marocchine di riformare il codice penale al fine di sopprimere le pene detentive per i "delitti di stampa"; rileva che in Marocco esiste una moratoria della pena di morte e chiede alle autorità marocchine di abolire la pena di morte;

15.   prende atto con preoccupazione delle denunce di violazioni dei diritti umani nel Sahara occidentale, comprese la libertà di espressione e la libera circolazione, e incoraggia il Marocco e il Fronte Polisario a procedere sulla base del Piano Baker, riconosciuto a livello internazionale; chiede al Marocco e al Fronte Polisario di liberare tutti i prigionieri di guerra;

16.   invita il Marocco e l'Algeria ad affrontare in modo umano l'accoglienza dei migranti; sottolinea che tutte le misure devono essere adottate nel pieno rispetto del diritto internazionale in materia di diritti umani e di rifugiati;

17.   invita l'Algeria a continuare a tener conto dei propri obblighi riguardanti i diritti umani nel rispondere alle minacce terroristiche ed accoglie con favore il suo attuale percorso di riforma; rileva che l'Algeria deve continuare a promuovere la libertà di stampa, dell'attivismo indipendente della società civile e dell'opposizione politica e si compiace degli ultimi sviluppi in tal senso; si rallegra del dialogo continuo tra il governo algerino e l'UE nel campo dell'immigrazione clandestina; invita l'Algeria ad aderire alla richiesta avanzata dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle scomparse forzate e involontarie e di affrontare in via prioritaria la questione delle persone scomparse;

18.   invita la Libia a liberare tutti i detenuti politici; è profondamente preoccupato della legislazione della Libia che mette al bando i partiti politici, le associazioni e i mezzi d'informazione indipendenti; sottolinea l'importanza di rispettare le convenzioni internazionali in materia di diritti umani; chiede all'UE di premere sulle autorità libiche affinché concedano alle organizzazioni internazionali per i diritti umani il permesso di entrare in Libia e svolgere indagini; invita la Libia a concedere l'accesso agli osservatori internazionali, a porre fine alle espulsioni e agli arresti arbitrari di migranti, a ratificare la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati e a riconoscere il mandato dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati;

19.   esorta vivamente la Tunisia a consentire la formazione di organizzazioni indipendenti per i diritti umani e la invita a sbloccare immediatamente tutti i fondi che l'Unione europea ha trasferito per sostenere le organizzazioni per i diritti umani, in particolare quelli destinati alla Lega tunisina per i diritti umani;

20.   chiede con insistenza alla Tunisia di rispettare i diritti fondamentali quali la libertà di opinione, espressione e associazione e di continuare a prendere tutte le necessarie misure per colmare le rimanenti lacune al fine di rispettare le convenzioni in materia di diritti umani nonché la clausola sui diritti umani contenuta nell'accordo di associazione; esprime la sua preoccupazione per le notizie sulle violazioni dei diritti dei difensori dei diritti umani tra cui molestie, intimidazioni, diffamazioni, arresti arbitrari e violenze fisiche; chiede pertanto all'UE di tener presenti tutti questi aspetti nell'ambito del piano d'azione della politica europea di vicinato e di valutare attentamente e periodicamente i progressi compiuti in questi campi sotto il profilo dei diritti umani;

21.   plaude al continuo dialogo UE-Egitto volto a promuovere la stabilità, lo sviluppo e i diritti dell'uomo nell'area Euro-mediterranea, come dimostrato nell'Assemblea parlamentare euro-mediterranea svoltasi al Cairo; al riguardo, si compiace del rilascio del Dottor Noor; invita l'Egitto a trattare la promozione dei diritti dell'uomo come questione prioritaria; si compiace della celebrazione del Vertice sul Darfur che si svolgerà in Egitto e riconosce l'impegno del governo egiziano a promuovere la pace in Sudan; invita l'Egitto ad abrogare lo stato d'emergenza;

22.   riconosce che il cambio ai vertici palestinesi offre una nuova opportunità di trovare una soluzione positiva nella regione e sostiene la "road map" quale base per una soluzione duratura; ritiene che, se si vuole giungere a una soluzione duratura, sia essenziale il pieno sostegno politico da parte degli Stati Uniti e dell'Unione europea;

23.   invita la nuova leadership palestinese a continuare a prendere tutte le misure necessarie per fermare le attività terroristiche contro Israele, sottolineando in particolare la necessità di porre fine al sostegno morale e materiale e alla prassi degli attentati suicidi; sostiene ed è incoraggiato dagli sforzi e dai progressi finora compiuti a tal fine dalla nuova leadership palestinese;

24.   prende atto degli sforzi compiuti da Israele nel reagire alla nuova relazione che intercorre tra i vertici palestinesi ed israeliani; plaude in particolare alle misure adottate per consolidare la fiducia, quali il rilascio di prigionieri, la dichiarazione di cessazione delle incursioni militari, la sospensione della politica di distruggere le case palestinesi e la continua promozione della politica di disimpegno in relazione alla Striscia di Gaza; riconosce il diritto di Israele di adottare misure per garantire la sicurezza degli istraeliani; ricorda a Israele che nessuna misura antiterrorismo adottata può ignorare gli aspetti relativi ai diritti umani;

25.   esprime preoccupazione per l'esistenza e le dimensioni della barriera di sicurezza esistente in vaste parti della Cisgiordania e per le implicazioni a livello di diritti umani per la popolazione locale; chiede a Israele di sospendere l'ulteriore costruzione della barriera; prende atto delle sentenze della Corte internazionale di giustizia in relazione alla barriera di sicurezza; prende atto della sentenza dell'Alta Corte di giustizia israeliana (giugno 2004) e della decisione del governo israeliano del febbraio 2005;

26.   invita la Siria a rispettare i diritti umani e, in particolare la libertà di associazione, ed è preoccupato per i presunti casi di finanziamenti erogati dalla Siria ad organizzazioni terroristiche; si compiace dell'annuncio del ministro degli esteri siriano stando al quale tutte le truppe siriane, le installazioni militari e i servizi di informazioni saranno pienamente ritirati entro il 30 aprile 2005, in conformità della risoluzione 1559(2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

27.   chiede al governo siriano di liberare senza indugio i prigionieri politici e di revocare in via definitiva lo stato di emergenza; auspica che la Siria offra assistenza nell'attuazione pratica dei suoi impegni sui diritti umani e le libertà, in particolare per quanto riguarda la cessazione delle discriminazioni contro i curdi, la parità delle donne e la cessazione delle violenze nei loro confronti; sottolinea il gran numero di arresti e carcerazioni arbitrari nonché il frequente ricorso a torture e a maltrattamenti anche di bambini;

28.   deplora il ricorso alla pena di morte in Arabia Saudita e chiede al governo di abolire tale prassi che viene utilizzata regolarmente; esprime preoccupazione per il fatto che molti diritti fondamentali non sono protetti dal diritto Saudita e che la libertà di espressione permane estremamente limitata;

29.   plaude al recente svolgimento di elezioni locali, quale passo verso la democrazia, ma denuncia la segregazione di genere in Arabia Saudita, così come le gravi discriminazioni e le pesanti restrizioni della libertà di cui sono vittime le donne, compresa la mancanza del diritto di voto; ricorda che in Arabia Saudita le donne hanno ancora bisogno dell'autorizzazione scritta di un parente maschio per poter viaggiare e che spesso non hanno modo di ottenere giustizia quando subiscono violenze o maltrattamenti ad opera di parenti maschi;

30.   riconosce le difficoltà che le nuove autorità in Iraq devono affrontare nel quadro degli sforzi volti a creare uno Stato di diritto con l'aiuto delle forze militari stazionate in loco e si dichiara preoccupato per l'attuale situazione; plaude alla determinazione e al coraggio dimostrati dal popolo iracheno in occasione della campagna elettorale e delle recenti elezioni, che hanno offerto al paese la prospettiva di un migliore futuro democratico; esprime il proprio sostegno al neoeletto parlamento in Iraq; auspica che sia rapidamente elaborata la nuova Costituzione democratica, con la cooperazione delle minoranze; invita la Commissione a potenziare il sostegno alle autorità irachene; invita l'ONU ad incrementare il coinvolgimento e la presenza in Iraq; esprime preoccupazione per le notizie sul perdurare della tortura e degli abusi nei confronti dei detenuti nelle carceri irachene; prende atto delle condizioni pericolose in cui continuano ad operare i giornalisti in Iraq e deplora i rapimenti in corso; chiede l'immediato rilascio di tutte le persone sequestrate e condanna con forza l'attività barbarica dei sequestri, delle esecuzioni e delle bombe suicide; ribadisce la condanna del ricorso alla tortura e dei trattamenti crudeli, disumani o degradanti dei prigionieri in Iraq, commessi dalle autorità irachene o da personale militare straniero;

31.   invita l'Iran ad impegnarsi positivamente nel dialogo con l'UE in materia di diritti umani; è molto preoccupato dal fatto che, negli ultimi due anni, la situazione dei diritti umani si sia deteriorata e invita le autorità iraniane ad impegnarsi seriamente a invertire questa tendenza; condanna il grave aumento delle violazioni dei diritti umani, e in particolare il crescente numero di denunce di esecuzioni pubbliche e fustigazioni; si compiace della moratoria sulle lapidazioni ed esorta il parlamento iraniano ad introdurre una legislazione che bandisca tale pratica senza eccezioni; prende atto delle assicurazioni fornite dalle autorità iraniane circa l'adozione di una moratoria sulle esecuzioni di minori e sollecita le autorità ad approvare la normativa proposta, volta ad abolire l'esecuzione di persone che sono minorenni al momento in cui commettono il crimine, sottolineando che tale bando deve essere applicato anche dopo che la persona in questione ha compiuto i 18 anni; prende atto delle assicurazioni fornite dall'Iran in ordine alla moratoria sulle amputazioni; invita il Consiglio e la Commissione a monitorare attentamente l'attuazione degli impegni assunti dall'Iran in merito alle moratorie nei tre settori chiave, vale a dire lapidazione, esecuzione di minori e amputazioni; esprime preoccupazione per l'elevato numero di arresti, in particolare di donne e minori, sulla base di accuse vaghe o di scarsa rilevanza; esprime la sua più profonda preoccupazione per la recente esecuzione di una minore per immoralità sessuale; condanna la spregevole politica iraniana di arrestare e imprigionare giornalisti e "cyberdissidenti" nonché soffocare la libertà della stampa e dei media; invita l'Iran a cessare di sostenere le organizzazioni terroristiche;

32.   chiede di essere pienamente associato alla revisione globale del partenariato euromediterraneo, che dovrà essere presentata ai ministri competenti in occasione della prossima riunione ministeriale euromediterranea, in programma a Lussemburgo;

33.   invita ancora una volta tutte le parti contraenti degli accordi di associazione euromediterranei a tradurre in programmi d'azione la clausola sui diritti umani, per rafforzare e promuovere il rispetto dei diritti umani e porre in essere un meccanismo che consenta di valutare periodicamente la conformità all'articolo 2 dei rispettivi accordi di associazione;

34.   è convinto che l'Iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell'uomo debba svolgere una funzione fondamentale per la promozione dei valori basilari dell'UE nel quadro del processo di Barcellona; chiede, a questo proposito, un potenziamento dell'azione nei paesi partner del Mediterraneo, a sostegno dello sviluppo e del consolidamento della società civile e di organismi non governativi indipendenti;

La Russia come vicino

35.   deplora e condanna gli ignobili atti terroristici verificatisi nel 2004 nella Federazione russa ed in particolare il tragico ed indimenticabile terrore di cui sono stati vittima i bambini di Beslan;

36.   riconosce che la Russia si trova a dover affrontare la minaccia terroristica degli estremisti, la sostiene negli sforzi volti a combattere il terrorismo ma insiste sul fatto che i diritti umani vanno rispettati nel contesto di questa sfida;

37.   invita la Russia a prendere misure immediate per porre fine agli omicidi extragiudiziali ad opera delle forze russe, alle sparizioni e alla tortura durante la detenzione in Cecenia, di cui si ha frequente notizia; esorta la Russia ad assicurare il libero accesso alle organizzazioni umanitarie, ai giornalisti e agli osservatori in materia di diritti umani in Cecenia; ribadisce il proprio appello a favore di una soluzione politica duratura ai problemi in Cecenia, che rispetti i diritti umani e riconosca l'integrità territoriale della Federazione russa;

38.   ricorda alla Russia i suoi obblighi emananti dal diritto internazionale umanitario; è preoccupato dalla recente legislazione russa che è destinata a limitare i diritti umani, civili e politici, ad esempio l'eliminazione dell'elezione diretta dei governatori, l'estensione del controllo governativo di fatto sulla maggior parte dei canali televisivi, le norme atte a limitare il diritto a manifestare pubblicamente e l'applicazione retroattiva di norme sulla proprietà e i diritti degli investitori;

39.   ricorda alla Russia gli impegni da essa assunti, in quanto firmatario della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, in particolare quello di rispettare e promuovere i principi democratici e lo Stato di diritto, compresa l'indizione di elezioni libere e regolari, un sano pluralismo politico, l'esistenza di fonti alternative d'informazione, il diritto di associazione, il diritto alla libertà di espressione e l'applicazione trasparente e non discriminatoria della legge da parte di una magistratura indipendente;

40.   chiede alla Russia di agevolare le visite degli osservatori per i diritti umani in qualsiasi parte del paese;

41.   chiede al governo russo di proteggere qualsiasi militante e organizzazione per i diritti umani minacciati di persecuzioni dalle autorità locali in tutte le repubbliche del Caucaso settentrionale;

42.   sollecita il governo russo a garantire l'indipendenza della magistratura e osservare i principi che consentono l'esistenza di un'imprenditoria corretta e non policitizzata quali vigenti nelle democrazie dell'UE;

Asia

43.   si compiace del fatto che il governo del Kazakistan abbia introdotto una moratoria sulle esecuzioni capitali e che il Kirghizistan abbia esteso la sua moratoria; invita i governi e i parlamenti dei due paesi ad abolire ufficialmente la pena di morte; esorta entrambi i governi a migliorare le possibilità dei partiti politici di registrarsi e partecipare alle elezioni; invita entrambi i paesi a consentire l'equilibrio dei mezzi d'informazione e la libertà di stampa;

44.   sollecita il governo dell'Uzbekistan a compiere passi tangibili verso l'abolizione della pena di morte, a seguito del suo positivo impegno in tal senso, ad esempio introducendo una moratoria sulle condanne a morte e sulle esecuzioni capitali; accoglie con favore le modifiche al codice penale, introdotte nel 2003, che mettono fuori legge la tortura e i maltrattamenti durante la detenzione e ne condannano l'uso; invita l'Uzbekistan a dare effettiva attuazione a tali modifiche e a liberare i restanti detenuti politici; ribadisce la necessità di creare un potere giudiziario indipendente; plaude all'impegno recentemente assunto dal governo di attuare importanti riforme, fra cui il rafforzamento dell'indipendenza del sistema giudiziario e l'abolizione della censura sulla stampa;

45.   invita il governo del Tagikistan a metter fine ai tentativi di consolidare il proprio potere in vista delle elezioni politiche di quest'anno e consentire ai partiti dell'opposizione di registrarsi per le elezioni;

46.   invita il governo del Turkmenistan a concedere libertà politiche reali, compresa la libertà di espressione, a tutti i suoi cittadini; esorta il Turkmenistan a sospendere gli arresti e le detenzioni arbitrarie e le vessazioni nei confronti degli oppositori politici;

47.   si compiace dei risultati positivi del processo elettorale in Afghanistan e incoraggia il nuovo governo di Hamid Karzai a perseguire una politica di modernizzazione e ristrutturazione, con particolare riguardo alla garanzia dei diritti umani per tutti i suoi cittadini; condanna con forza la prassi barbarica dei sequestri e delle esecuzioni di esseri umani innocenti;

48.   accoglie favorevolmente l'istituzione di commissioni dei diritti dell'uomo in Afghanistan e alle Maldive; a tale proposito invita i governi di entrambi i paesi a ricordare che dette commissioni devono ricevere sostegno finanziario senza che per questo ne sia pregiudicata l'indipendenza;

49.   si compiace dei passi positivi compiuti in Pakistan nel campo dei diritti umani, come l'istituzione di un elettorato comune per le minoranze, l'adozione della legge sulla libertà d'informazione e l'attribuzione di seggi alle donne nell'Assemblea nazionale; riconosce che il Pakistan ha responsabilità specifiche per quanto riguarda la lotta contro le attività terroristiche e che tali responsabilità sono fonte di difficoltà politiche, ma insiste sul fatto che, quali che siano le misure antiterroristiche in questione, non è possibile fare astrazione da considerazioni relative ai diritti umani, in particolare per quanto concerne arresti e detenzioni; deplora la riluttanza del Presidente Musharraf a rispettare l'impegno di separare il ruolo del governo dello Stato da quello dei militari, considerato che tale divisione è il segno distintivo di una normale democrazia, dove i militari sono al servizio del governo democraticamente eletto;

50.   riconosce che l'India è la più grande democrazia funzionante al mondo e appoggia i progressi compiuti in materia di diritti umani; rimane tuttavia preoccupato per i continui atti di discriminazione nella società indiana, legati allo status sociale e religioso o all'appartenenza di casta; ritiene che, sebbene si tratti in primo luogo di un problema sociale che interessa le zone rurali, sia comunque un settore in cui il governo indiano deve continuare a promuovere il cambiamento sociale;

51.   si compiace del dialogo positivo tra il Pakistan e l'India sul Kashmir; permane preoccupato dalle segnalazioni relative a violazioni dei diritti umani nella regione del Kashmir da parte delle forze militari e di sicurezza indiane; invita il governo indiano a garantire che tutte le segnalazioni siano oggetto di tempestive indagini da parte dell'autorità giudiziaria; condanna con forza tutti gli atti di terrorismo e di violenza perpetrati nella regione e rileva che spetta al Pakistan compiere sforzi decisi per contribuire a frenare tali attività; insiste sul pieno e libero accesso dei media e delle organizzazioni per i diritti umani alla regione del Kashmir;

52.   plaude al miglioramento della situazione dei diritti umani nello Sri Lanka, ma si dichiara preoccupato per la prassi delle Tigri per la liberazione dell'Ealam Tamil che sequestrano e uccidono i membri di altri gruppi politici Tamil e di reclutare bambini;

53.   esorta il governo del Bangladesh a rispettare le disposizioni della Corte Suprema del paese, che ha chiesto di evitare l'abuso di strumenti legali in relazione con la detenzione di dimostranti dell'opposizione e di astenersi dal reprimere le dimostrazioni di protesta pacifiche ricorrendo alla detenzione e alla tortura; esorta il governo del Bangladesh a porre fine alle operazioni contro la criminalità effettuate dalle forze paramilitari del Battaglione di rapido intervento, autrici di uccisioni extragiudiziarie; invita il governo del Bangladesh ad adottare delle misure preventive nei confronti dei gruppi paramilitari islamici autore di violenze e di intimidazioni nelle aree rurali del paese;

54.   guarda tuttora con preoccupazione al fatto che Laos e Vietnam rimangano Stati a partito unico che continuano a reprimere le minoranze etniche e religiose, oltre che gli attivisti impegnati a favore della democrazia e dei diritti umani, e invita i governi dei due paesi a difendere la libertà religiosa, di espressione e di riunione;

55.   deplora la violazione dei diritti umani degli indigeni Montagnards in Vietnam ed esorta il governo ad eliminare qualsiasi discriminazione nei confronti di ogni tipo di minoranza;

56.   ritiene che la decisione dell'Assemblea nazionale cambogiana di revocare l'immunità politica di Sam Rainsy, Chea Poch e Cheam Channy costituisca una seria violazione dei principi democratici e invita le autorità cambogiane a porre fine a qualsiasi forma di persecuzione nei confronti dell'opposizione democratica nel paese; incoraggia tuttavia la Cambogia ad effettuare riforme realmente democratiche quale quadro per garantire i diritti umani, al fine di eliminare le gravi carenze che tuttora persistono; invita la Cambogia ad accelerare la riforma del sistema giudiziario e a intensificare la lotta contro il traffico di donne e bambini; al riguardo, denuncia il fatto che 91 donne e bambini precedentemente salvati dalla schiavitù sono stati rapiti a Phnom Penh e ne chiede l'immediato rilascio;

57.   invita il governo della Birmania a porre fine, quale primo passo verso la creazione di uno Stato basato sulla volontà del popolo, alla repressione delle attività politiche legittime e democratiche; esorta il governo a rilasciare immediatamente Aung San Suu Kyi, che è stata una delle vincitrici del premio Sacharov, e il di lei consigliere, il giornalista settantacinquenne U Win Tin;

58.   valuta positivamente il fatto che la Cina abbia avviato un dialogo con l'UE sui diritti umani; chiede ai governi degli Stati membri, alla Commissione e alla Cina di utilizzare tale dialogo quale opportunità reale di cambiamento nelle politiche interne della Cina, in quanto permangono considerevoli preoccupazioni per quanto riguarda i diritti umani, e nella fattispecie il ricorso alla pena di morte e l'abolizione della libertà di associazione e di religione; sottolinea che una relazione commerciale sempre più positiva deve essere subordinata alle riforme nel campo dei diritti umani; si dichiara preoccupato per la recente inversione di rotta attuata dal Consiglio per quanto riguarda la politica dell'Unione relativamente all'embargo sulle vendite di armi alla Cina e raccomanda che l'embargo sulle armi resti intatto fintanto che il paese non avrà compiuto progressi maggiori sulla questione dei diritti umani; chiede un riesame ufficiale degli eventi di Tienanmen da parte delle autorità cinesi, la pubblicazione dell'elenco dei prigionieri politici e la loro liberazione incondizionata; prende atto con preoccupazione del trattamento della popolazione in Tibet e nello Xinjiang per quanto riguarda la libertà di associazione e di religione;

59.   condanna la presa di potere, lo scorso 1° febbraio 2005, da parte di re Gyanendra e dell'esercito reale nepalese e la severa legge sulla censura; si dichiara allarmato per le crescenti segnalazioni relative alla scomparsa di persone in tutto il paese e ad attacchi contro attivisti impegnati a favore dei diritti umani, nonché contro giornalisti, gruppi politici di opposizione e organizzazioni della società civile; denuncia i gravi abusi commessi dalla guerriglia nel corso del conflitto che scuote il paese dal 1999; invita il re a ripristinare lo stato di diritto e le comunicazioni, a liberare tutti gli esponenti politici e i difensori dei diritti umani e a rispettare la libertà di espressione e di riunione;

60.   si compiace delle prime elezioni presidenziali dirette che si sono svolte nel settembre 2004 in Indonesia; è preoccupato dalle segnalazioni di abusi perpetrati contro civili dalle forze armate e da gruppi ribelli indonesiani nelle province di Papua e Aceh; esprime l'auspicio che il processo di ricostruzione a seguito del devastante impatto dello tsunami possa essere utilizzato per promuovere la riconciliazione e far avanzare il processo di pace, mettendo così fine al lungo conflitto di Aceh; sollecita le autorità indonesiane a svolgere indagini approfondite e consegnare alla giustizia i responsabili di assassini e di altri crimini contro i difensori dei diritti umani nonché a garantire che le disposizioni della dichiarazione sulla tutela dei difensori dei diritti umani, approvata nel dicembre 1998 dall'Assemblea generale dell'ONU, siano integralmente rispettate in Indonesia;

61.   invita la Corea del Nord a riconoscere la triste condizione del suo popolo oppresso dal regime e a dare inizio ad una svolta reale a tutti i livelli, che consenta di realizzare riforme che riconoscano l'esigenza di rispettare i diritti umani; sottolinea che nell'indice mondiale sulla libertà di stampa, pubblicato ogni anno, la Corea del Nord è indicata come il peggior paese al mondo; deplora il fatto che il regime nordcoreano abbia annunciato il proprio ritiro dal quadro multilaterale per il dialogo (colloqui a sei);

Africa

62.   mette in evidenza le condizioni critiche di molti cittadini di paesi africani contagiati da gravi malattie pandemiche, soprattutto l'HIV/AIDS; riconosce i progressi compiuti in taluni paesi africani, come l'Uganda; invita la Commissione ad aiutare le Nazioni Unite a sviluppare, in cooperazione con l'Unione africana, una strategia globale per contenere e minimizzare la diffusione delle malattie pandemiche, soprattutto l'HIV/AIDS; ribadisce il diritto di tutti gli essere umani all'accesso all'assistenza e alle cure mediche; invita gli Stati membri e la Commissione ad attribuire massima priorità, in termini politici e finanziari, alla lotta contro le malattie infettive e, in particolare, la crescente pandemia dell'HIV/AIDS, nelle loro politiche di sviluppo;

63.   ritiene che nell'Africa subsahariana sia urgentemente necessario adottare un approccio globale al problema dell'HIV/AIDS per arginare e ridurre la diffusione del virus entro il 2015;

64.   esprime vivo rammarico per il fatto che in varie parti dell'Africa talune violazioni dei diritti umani restino impunite e che persone in posizione di responsabilità possano agire impunemente; invita l'Unione africana ad affrontare questi casi e a cooperare strettamente con la CPI al fine di migliorare la situazione (cfr. la parte dedicata al CPI);

65.   si dichiara preoccupato per l'aggravarsi della situazione in Gambia, dove si sono verificate fra l'altro molte violazioni della libertà di stampa, e sollecita un'inchiesta sull'omicidio del giornalista Deyda Hydara, avvenuto nel dicembre 2004;

66.   esprime reale preoccupazione per i fatti verificatisi di recente nella Costa d'Avorio, che sono sfociati in attacchi razzisti contro civili; invita le fazioni combattenti della Costa d'Avorio a rispettare i diritti umani di tutti i cittadini;

67.   esprime viva preoccupazione per il colpo di stato che ha permesso la nomina di Faure Gnassingbé a Presidente del Togo dopo la morte del padre, in violazione di tutte le regole democratiche; chiede alle autorità togolesi di creare la necessaria struttura istituzionale per garantire elezioni presidenziali libere ed eque, in modo da ripristinare la legalità costituzionale e rispettare i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali, che costituiscono il presupposto per la ripresa della cooperazione con l'Unione europea;

68.   si compiace della diminuzione delle condanne a morte imposte dai tribunali della Shari'a in Nigeria, ma permane preoccupato per il fatto che molti tribunali continuino ad operare in conformità della legge Shari'a; ritiene che la Nigeria debba invece rispettare gli standard internazionali;

69.   è allarmato dalle informazioni secondo cui il governo eritreo continua a perseguitare le minoranze cristiane in tutta la regione; rileva con ulteriore preoccupazione che l'Eritrea continua ad essere uno Stato monopartitico e che non sono tuttora previste elezioni; chiede l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici e giornalisti detenuti nel paese; invita le autorità eritree a metter fine al deterioramento della situazione dei diritti umani;

70.   prende atto con preoccupazione del fatto che, dal settembre 2001, sono stati arrestati all'Asmara dieci giornalisti indipendenti, fra cui un cittadino svedese, Davit Isaak, che non è stato processato per alcun reato e si trova tuttora in carcere; invita il governo eritreo a liberare i giornalisti incarcerati e a revocare la messa al bando della stampa indipendente;

71.   riconosce e sostiene la firma di un nuovo accordo di pace tra le forze del Sudan settentrionale e meridionale per porre fine a due decenni di guerra civile, caratterizzati da violazioni terribili dei diritti umani; sollecita tutte le parti coinvolte a rispettare tutti i protocolli dell'accordo di pace;

72.   invita il governo del Sudan a mettere immediatamente fine ad ogni cooperazione o collaborazione con la milizia araba, cosiddetta milizia Janjaweed, che infligge violenza ad una vasta popolazione, compresi abusi dei diritti umani, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, nel Darfur, regione del Sudan occidentale; si compiace della relazione della commissione d'inchiesta dell'ONU e ne sostiene le conclusioni e le raccomandazioni; esorta il governo sudanese, in cooperazione con l'Unione africana, ad intervenire in modo fermo e definitivo per porre fine agli attacchi di tutte le parti contro civili inermi e disarmare la milizia Janjaweed; invita il governo del Sudan a mostrarsi disponibile a negoziare un trattato di pace con le forze ribelli nel Darfur;

73.   invita l'UE ad imporre sanzioni mirate contro il governo del Sudan finché non si disporrà di prove verificabili che esso ha messo fine alla politica di pulizia etnica e di uccisioni di massa nei confronti dei suoi cittadini; si compiace della decisione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU di deferire la questione Darfur alla CPI per garantire giustizia alle vittime, per porre fine al clima di impunità e prevenire la perpetrazione di ulteriori abusi; deplora tuttavia il fatto che, in virtù della risoluzione del Consiglio di Sicurezza, i cittadini di Stati che non sono parti dello statuto della CPI e sono sospettati di aver commesso crimini contro il diritto internazionale nel Darfur, devono essere giudicati esclusivamente dai tribunali del proprio paese;

74.   permane preoccupato per l'alto livello di incidenti nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo in particolare in Ituri, Kivu settentrionale e meridionale, Maniema e Katanga settentrionale; condanna fermamente le forze governative e i combattenti ribelli che nel giugno 2004 hanno commesso crimini di guerra nella città di Bukavu, nel Kivu meridionale;

75.   saluta con soddisfazione il positivo processo di ricostruzione e di riconciliazione nel Ruanda; invita il paese a compiere sforzi ancora maggiori per impedire violazioni dei diritti umani e per instaurare una pace durevole nell'Africa centrale; è allarmato dall'aumento degli attacchi perpetrati in Ruanda contro organizzazioni della società civile, chiese e scuole ed è molto preoccupato dal numero di giudici e personale giudiziario costretti a dimettersi a seguito delle cosiddette riforme giudiziarie;

76.   condanna con la massima fermezza il massacro perpetrato nel campo profughi di Gatumba nel Burundi; esorta il governo di questo paese e la comunità internazionale ad adoperarsi con ogni mezzo per catturare i responsabili ed assicurarli alla giustizia; sostiene il processo di transizione in corso nel Burundi; saluta con favore le previste elezioni, che rappresentano un passo importante nel processo di transizione;

77.   esprime profonda preoccupazione per la grave situazione umanitaria nell'Uganda settentrionale dove, a seguito delle azioni dell'Esercito di Resistenza del Signore del leader dei ribelli Joseph Kony, un'enorme percentuale della popolazione continua a restare nei campi profughi; condanna gli atroci abusi dei diritti umani, fra cui i rapimenti su larga scala, le mutilazioni e gli stupri di bambini, perpetrati nella regione dai ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore;

78.   si compiace del fatto che il governo dell'Angola abbia annunciato che verso la fine del 2006 avranno luogo elezioni politiche; è preoccupato dal conflitto armato nella regione di Cabinda e dalle notizie in merito ad abusi contro la popolazione civile commessi dalle forze armate angolane;

79.   condanna con la massima fermezza le azioni del governo dello Zimbabwe e ne critica le politiche che favoriscono le divisioni razziali e la cattiva gestione economica; è preoccupato che tali politiche stiano portando il paese verso un disastro totale; rileva con preoccupazione il consistente calo della produzione alimentare registrato negli ultimi tempi e le difficoltà incontrate dalle ONG a raggiungere le persone che hanno bisogno di aiuto; invita il governo a cessare l'oppressione dell'opposizione politica, a garantire la libertà dei mezzi di comunicazione e ad assicurare che le elezioni saranno libere ed eque e si svolgeranno in presenza di autorevoli osservatori internazionali;

80.   permane preoccupato che nella Guinea Equatoriale i prigionieri politici restino incarcerati dopo confessioni estorte loro con torture e che i membri dell'opposizione politica siano detenuti senza accuse o processo;

Le Americhe

81.   invita il governo di Cuba ad accettare il diritto alla libertà di riunione e di espressione e a ripristinare immediatamente la moratoria ufficiosa sulla pena di morte; condanna nuovamente la pena di morte comminata contro tre dirottatori e la carcerazione di oppositori politici e ne chiede l'immediata liberazione; invita le autorità cubane a consentire a Oswaldo Payá, vincitore del Premio Sacharov, di accogliere l'invito del Parlamento europeo; condanna l'improvviso cambiamento di strategia e l'abrogazione delle sanzioni da parte del Consiglio;

82.   invita il governo della Giamaica a prendere misure efficaci per porre fine agli omicidi extragiudiziali perpetrati dalle forze di sicurezza; invita inoltre il governo della Giamaica ad abrogare le sezioni 76, 77 e 79 della Legge sui reati contro la persona, che criminalizzano il sesso tra maschi adulti consenzienti e sono utilizzate come giustificazione per inaccettabili molestie, soprattutto nei confronti degli educatori in materia di HIV/AIDS; invita il governo della Giamaica a combattere attivamente contro la diffusa omofobia;

83.   sostiene le opinioni espresse dalla Commissione interamericana per i diritti umani (CIDU), che nell'ottobre 2004 ha espresso grave preoccupazione in merito ai diritti umani e alle condizioni umanitarie a Haiti;

84.   è allarmato dall'elevato numero di donne violentemente uccise in Guatemala e esorta le autorità ad indagare in modo esaustivo su questi crimini e ad impedire che si ripetano ulteriori atti di violenza;

85.   condivide la preoccupazione delle autorità messicane per l'elevato numero di donne violentemente uccise a Ciudad Juarez (Messico) e sostiene gli sforzi compiuti dalle autorità messicane, ed in particolare dal magistrato appositamente nominato, per investigare e risolvere questi crimini nonché evitare ulteriori assassini;

86.   permane preoccupato dinanzi all'allarmante numero di attacchi e di minacce nei confronti di cittadini guatemaltechi che chiedono giustizia per le violazioni dei diritti umani commesse nel passato, in particolare per attacchi contro difensori dei diritti umani, funzionari giudiziari e giornalisti; reputa che le condanne di un ex paramilitare e di un ex sindaco, emesse nel febbraio 2005, per il rapimento di quattro giornalisti nel 2003 costituiscano un segnale positivo, come positivo è il fatto che il governo guatemalteco accetti l'apertura di un ufficio dell'Alto Commissario dell'ONU per i diritti umani, apertura che il Congresso del Guatemala dovrebbe approvare al più presto;

87.   invita il Venezuela a prendere misure efficaci contro la tortura e gli omicidi perpetrati dalle sue forze di polizia, nonché misure volte a garantire la libertà di espressione e il libero accesso all'informazione; rileva che la cooperazione con i paesi limitrofi è necessaria ai fini della stabilità della regione;

88.   deplora le continue, gravi violazioni dei diritti umani, come l'utilizzo dei bambini soldato da parte di gruppi armati irregolari nel conflitto in Colombia, tra cui diverse migliaia che non hanno ancora compiuto 15 anni; permane fortemente preoccupato per le minacce contro i difensori dei diritti umani nel paese; e, a tal riguardo, esorta le autorità colombiane ad adottare misure trasparenti ed efficaci per proteggere la vita di queste persone è preoccupato dalle deplorevoli condizioni in cui vive un gran numero di colombiani, compresi minori, soldati e agenti di polizia rapiti più di sette anni fa, membri del Congresso, come Jorge Eduardo Gechem Turbay, Óscar Tulio Lizcano e Luis Eladio Pérez Bonilla, membri dell'Assemblea regionale della Valle, l'ex ministro Fernando de Araujo e l'ex candidata alla Presidenza Ingrid Betancourt; sostiene le conclusioni contenute nella Dichiarazione adottata a Cartagena nella riunione di coordinamento e cooperazione internazionali per la Colombia, quale seguito delle raccomandazioni approvate a Londra alla presenza, fra l'altro, dell'ONU e delle raccomandazioni dell'Ufficio dell'Alto Commissario dell'ONU per i diritti umani in Colombia;

89.   sostiene le opinioni espresse sulla Colombia dal relatore speciale delle Nazioni Unite, Ambeyi Libago, che raccomanda al governo di dichiarare ufficialmente illegali e sciogliere tutte le milizie e di iniziare procedimenti legali contro tutti i responsabili di violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, quale che sia la loro affiliazione politica;

90.   invita l'Ecuador ad abolire immediatamente i tribunali di polizia, onde poter effettivamente portare dinanzi ad un tribunale civile imparziale i membri delle forze di sicurezza accusati di maltrattamenti;

91.   esprime preoccupazione per l'aumento degli attacchi contro i giornalisti in Perù e, in particolare, l'omicidio di due noti giornalisti del 2004; è allarmato dall'elevato numero di casi di tortura e di morte di imputati nelle carceri peruviane;

92.   riconosce che la violenza urbana in Brasile resta un fenomeno preoccupante che continua a richiamare la massima attenzione, ma sottolinea che nel 2004 si sono intensificati la violenza rurale e i conflitti regionali, soprattutto nella riserva di Roosevelt, dove vivono gli indigeni di Cinta Larga, nello Stato di Rondônia;

93.   esorta gli Stati Uniti a procedere verso l'abolizione della pena di morte, sottolineando che il ricorso continuato a tale pena negli USA non corrisponde all'immagine di un paese che cerca di inculcare norme in materia di diritti umani, libertà e giustizia in tutto il mondo; è confortato da recenti statistiche che mostrano una persistente riduzione del ricorso alla pena di morte negli Stati Uniti;

94.   condanna il governo degli Stati Uniti per il trattamento riservato ai prigionieri a Guantanamo; esorta il governo statunitense a garantire che a tutti i suoi detenuti, compresi quelli nel campo di detenzione di Guantanamo, siano concessi diritti umani minimi in conformità del diritto internazionale in materia e procedure processuali eque; invita gli Stati Uniti a chiarire senza ulteriori indugi la situazione dei detenuti a Guantanamo e in altri luoghi alla luce delle norme internazionali sui diritti dell'uomo e del diritto umanitario internazionale e ribadisce la posizione espressa da questa istituzione in varie risoluzioni relativamente alla drammatica situazione dei detenuti di Guantanamo;

95.   invita gli Stati Uniti a presentare una relazione alla Commissione per i diritti umani dell'ONU sul rispetto della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (CIDCP);

Aspetti tematici
I.I diritti umani e la lotta contro il terrorismo

96.   condanna con assoluta fermezza il terrorismo in tutte le sue forme;

97.   prende atto del nuovo fenomeno rappresentato dal terrorismo globale rivolto contro le democrazie, che si è tradotto in attacchi brutali e omicidi contro un gran numero di civili; riconosce che tali attacchi si propongono di influenzare i processi democratici; rileva che questo tipo di terrorismo rappresenta una nuova e violenta minaccia contro i diritti umani fondamentali;

98.   ribadisce che, al fine di affrontare questa terribile minaccia moderna, il dovere principale dei governi democratici è quello di proteggere i cittadini con decisione, di combattere il terrorismo con fermezza e tenacia e di individuare e smantellare tutte le reti terroristiche; insiste sul fatto che, in tale azione e perseguendo i presunti colpevoli, i governi stessi devono rispettare lo Stato di diritto, nonché i propri impegni internazionali in materia di diritti umani, comprese le leggi umanitarie e sui profughi;

99.   riconosce che è necessaria la solidarietà dell'UE per far fronte alla sfida del terrorismo; reputa essenziale mettere a punto strategie esaustive che contribuiscano ad affrontare le cause della povertà estrema, dell'insicurezza, del crollo di Stati e dell'avanzata del fondamentalismo, che possono contribuire all'emergere di attività terroristiche;

100.   prende atto della relazione del gruppo di lavoro di alto livello dell'ONU sulle minacce, stando alla quale lo sforzo effettuato a livello mondiale contro il terrorismo ha, in taluni casi, corroso proprio quei valori che sono il bersaglio dei terroristi: i diritti umani e lo Stato di diritto;

101.   sostiene gli sforzi di singoli Stati volti a rafforzare la legislazione nazionale e a potenziare la cooperazione regionale e internazionale per sventare gli atti terroristici ma sottolinea che ciò non deve recare pregiudizio ai diritti umani internazionali né alle leggi umanitarie internazionali e sui profughi e che gli Stati membri dovrebbero garantire che la legislazione in materia di sicurezza non sia applicata contro i difensori dei diritti umani per impedire la loro attività; riconosce la sofferenza e la desolazione delle vittime e invita gli Stati e tutte le altre amministrazioni ad attuare misure di protezione legale e sociale; chiede che la Commissione si faccia promotrice dell'elaborazione di una convenzione internazionale delle Nazioni Unite per la protezione delle vittime del terrorismo e la loro assistenza;

102.   invita il Consiglio e gli Stati membri ad assicurare un maggiore coordinamento tra i gruppi di lavoro del Consiglio interessati, responsabili delle iniziative dell'UE contro il terrorismo, compresa la cooperazione con paesi terzi nel contesto dell'applicazione delle risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, e il gruppo di lavoro del Consiglio sui diritti dell'uomo; incoraggia una stretta cooperazione fra il coordinatore antiterrorismo dell'UE e il rappresentante personale per i diritti dell'uomo, di recente nominato dal Segretario generale del Consiglio/Alto rappresentante per la PESC;

103.   riconosce l'esigenza di una risposta forte e coordinata al terrorismo e ribadisce che gli atti terroristici non possono mai essere giustificati; rileva che le misure devono essere specifiche per rispondere alle caratteristiche di ciascuna organizzazione terroristica; invita a tale riguardo il Consiglio a tenere regolarmente informato il Parlamento sull'elenco aggiornato delle organizzazioni terroristiche e sui motivi delle modifiche ad esso apportate;

104.   ricorda che tutti gli Stati hanno l'obbligo di rispettare e garantire i diritti e le libertà fondamentali delle persone all'interno della propria giurisdizione;

105.   riconosce la dichiarazione di Berlino formulata dalla commissione internazionale dei giuristi quale tentativo di delineare un equilibrio accettabile tra la lotta contro il terrorismo e il rispetto dei diritti umani;

106.   esorta gli Stati a rispettare i principi di legalità, necessità, proporzionalità e non discriminazione quando mettono in atto misure contro il terrorismo;

107.   invita tutti gli Stati a non criminalizzare l'esercizio legittimo dei diritti e delle libertà fondamentali; sottolinea che la responsabilità penale degli atti di terrorismo deve essere individuale, non collettiva;

108.   invita tutti gli Stati a garantire che qualsiasi deroga ad un diritto, soggetto a deroga durante un'emergenza, sia temporanea, strettamente necessaria e proporzionata alla minaccia specifica da affrontare e che non sia discriminatoria a motivo di razza, colore della pelle, genere, orientamento sessuale, handicap, età, religione, lingua, opinioni politiche o di altro tipo, origine nazionale, sociale o etnica, proprietà, nascita o altro status;

109.   invita tutti gli Stati a non detenere persone segretamente e a tenere un registro di tutti i detenuti, nonché a dare a tutte le persone private della libertà immediato accesso ad avvocati e personale medico, ove necessario;

110.   invita tutti gli Stati a garantire, in ogni momento e circostanza, che gli imputati siano processati solo da un tribunale indipendente e imparziale, istituito dalla legge e che siano loro concesse garanzie per un processo pienamente equo, compresi la presunzione di innocenza, il diritto di verificare le prove, i diritti della difesa, il diritto ad una consulenza legale efficace nonché il diritto di ricorso;

111.   sottolinea che, nell'attuare le misure contro il terrorismo, gli Stati devono rispettare e salvaguardare i diritti e le libertà fondamentali, compresi la libertà di espressione (a meno che l'espressione non sia un'istigazione all'odio o alla violenza), religione, coscienza o fede, associazione e riunione, nonché il diritto alla privacy, che desta particolare preoccupazione nella sfera della raccolta e diffusione di informazioni riservate;

112.   invita tutti gli Stati a non espellere, rinviare, trasferire o estradare una persona sospettata o condannata per atti di terrorismo verso uno Stato in cui esista il rischio reale che questa persona sia sottoposta a gravi violazioni dei diritti umani, compresi tortura, trattamenti o punizioni disumani o degradanti, sparizioni forzate, esecuzioni giudiziali o extragiudiziali o a un processo deliberatamente iniquo;

113.   sottolinea che, durante i conflitti armati o le occupazioni, gli Stati devono applicare e rispettare sia le norme e i principi del diritto umanitario internazionale che la legislazione in materia di diritti umani;

114.   invita gli Stati membri a non trasferire gli interrogatori di detenuti in paesi dove è possibile ricorrere alla tortura, esorta gli Stati a non fare ricorso a testimonianze estorte con la violenza e la tortura; ricorda agli Stati che, in caso di detenzione di presunti terroristi, sono tenuti a rispettare la Convenzione dell'ONU contro la tortura o altri trattamenti o pene crudeli, disumani o degradanti;

115.   invita la Commissione a segnalare gli Stati che utilizzano la minaccia del terrorismo quale scusa per introdurre politiche repressive, in particolare quelle volte a limitare la libertà della stampa e dei mezzi d'informazione; pone in particolare l'accento sul fatto che, nel contesto della lotta contro il terrorismo, le leggi sulla sicurezza non devono legittimare la persecuzione dei difensori dei diritti umani;

116.   invita il Consiglio, e in particolare gli Stati membri, ad affrontare il deficit in materia di diritti umani nell'approccio dell'ONU per combattere il terrorismo, assicurando fra l'altro che le misure raccomandate agli Stati dal Comitato antiterrorismo del Consiglio di sicurezza siano conformi alle norme internazionali sui diritti umani;

II.Diritti dei bambini

117.   sottolinea che nel mondo un bambino su dodici è vittima delle forme più gravi di lavoro forzato, di sfruttamento sessuale o di arruolamento militare forzato(6);

118.   sostiene la definizione di bambino, contenuta nella Convenzione sui diritti del bambino(7) dell'ONU e nella Carta africana dei bambini(8), in cui si afferma che è bambino chiunque non abbia compiuto 18 anni, senza eccezioni;

119.   chiede alla Commissione di presentare una comunicazione sui diritti dei bambini e sulla politica dell'UE in materia di sviluppo;

120.   invita il Consiglio e la Commissione ad attribuire un'attenzione particolare ai diritti dei bambini in qualità di principi sottostanti e di obiettivi all'interno della dichiarazione rivista dell'UE sulla politica in materia di sviluppo;

121.   è allarmato dal fatto che i bambini poveri siano oggi numerosi come non mai in passato; invita la Commissione e il Consiglio a porre i bambini e i loro diritti al centro del contributo dell'UE per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio;

122.   riconosce che la ratifica pressoché universale della Convenzione sui diritti del bambino non trova forse riscontro nel successivo processo di applicazione(9); invita tutti gli Stati a passare dall'accettazione universale all'osservanza universale;

123.   esorta gli Stati a rispettare le procedure del meccanismo di monitoraggio e informazione della Convenzione sui diritti del bambino; ritiene che l'attuazione della Convenzione sia un fattore essenziale ai fini della responsabilizzazione dei governi;

124.   sostiene il protocollo facoltativo alla Convenzione sui diritti del bambino relativo al coinvolgimento di bambini in conflitti armati; esorta gli Stati, compresi gli Stati membri dell'UE, a firmare e a ratificare il protocollo;

125.   esorta gli Stati Uniti a ratificare la Convenzione al più presto, visto che solo due Stati la devono ancora ratificare (l'altro è la Somalia che è priva di un governo funzionante);

126.   è profondamente preoccupato dal fatto che milioni di bambini continuino a morire ogni anno a seguito di malattie che potrebbero essere evitate, vedendosi così negare il diritto alla salute e alla vita, e che milioni di bambini siano vittime dell'HIV/AIDS, contagiati o rimasti orfani;

127.   è profondamente preoccupato dal fatto che circa 104 milioni di bambini in età scolare, per la maggior parte ragazze, si vedono negare il diritto all'istruzione; invita la Commissione ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti dell'iniziativa Fast Track e ad impegnarsi attivamente con i partner ACP sulle questioni legate all'istruzione;

128.   esprime profonda preoccupazione per il crescente numero di bambini coinvolti nel traffico globale; considera tale situazione un fallimento da parte dell'intera comunità mondiale e sottolinea la necessità di interventi e leggi urgenti per punire gli autori e proteggere le vittime;

129.   sostiene le misure adottate a livello regionale e internazionale per combattere tutte le forme di lavoro infantile;

130.   invita tutti gli Stati a porre fine al reclutamento di bambini nelle forze armate e all'utilizzo di bambini sotto i 18 anni nei conflitti armati;

131.   condanna senza appello il barbaro utilizzo dei "bambini soldato" nei conflitti e nelle guerre; chiede fermamente ai paesi coinvolti di rispettare la legislazione universalmente riconosciuta in materia di diritti umani;

III.L'impatto dei conflitti su donne e bambini

132.   sottolinea che in anni recenti sono stati registrati stupri di massa nel corso delle guerre in numerosi paesi, compresi Cambogia, Liberia, Perù, Bosnia, Sierra Leone, Ruanda, Repubblica democratica del Congo, Somalia e Uganda; è allarmato dal fatto che ultimamente a Darfur, Sudan occidentale, gli sfollati abbiano descritto una situazione di attacchi sistematici e illegali contro i civili, compreso lo stupro, da parte di una milizia araba sponsorizzata dal governo e dalle forze armate sudanesi; riconosce che in tali situazioni un'attenzione particolare deve essere attribuita ai gruppi più vulnerabili della società, in particolare alle donne, ai bambini, ai disabili e agli anziani;

133.   condanna il barbaro uso dello stupro quale strumento di guerra e ribadisce che la comunità internazionale deve continuare a far capire chiaramente che il ricorso allo stupro in guerra viola il diritto umanitario e le convenzioni internazionali; chiede una forte risposta legale in termini di procedimenti giudiziari per porre rimedio a questi crimini; rileva che il trattato di Roma, che ha istituito nel 2000 la Corte penale internazionale, classifica lo stupro come crimine contro l'umanità;

134.   riconosce l'impatto degli stupri di massa su donne e ragazze in quanto le rende vulnerabili nei confronti dell'HIV/AIDS; esorta l'UE ad assicurare che tutte le donne e ragazze che abbiano subito uno stupro possano avere immediato accesso alla necessaria profilassi, compresa l'interruzione della gravidanza;

135.   denuncia il fatto che in molti casi i responsabili degli atti di violenza sessuale e stupro commessi durante i conflitti non vengono denunciati e restano impuniti, e ritiene che l'applicazione e il pieno rispetto dei diritti in materia di salute riproduttiva contribuiranno a ridurre al minimo questi casi;

136.   è preoccupato dai presunti maltrattamenti e abusi sessuali da parte di personale delle Nazioni Unite, tra l'altro, nella Repubblica democratica del Congo, in Bosnia e in Kosovo;

137.   esprime preoccupazione per il fatto che migliaia di bambini continuino ad essere impiegati come "pedine armate" in più di 20 paesi a livello mondiale; sottolinea che, secondo il rapporto globale 2004 sui soldati bambini, questi sono impiegati nei conflitti armati dai governi e da gruppi ribelli armati in Burundi, Repubblica democratica del Congo, Costa d'Avorio, Guinea, Liberia, Myanmar, Ruanda, Sudan e Uganda e dalle forze ribelli in Sri Lanka; esorta fermamente tutte le forze armate governative e tutti gli altri gruppi armati a liberare immediatamente tutti i bambini arruolati nelle loro file;

138.   sostiene il protocollo facoltativo alla Convenzione sui diritti del bambino relativo al coinvolgimento di bambini in conflitti armati; esorta tutti gli Stati, compresi gli Stati membri dell'UE, a firmare e ratificare il protocollo;

139.   prende atto che sono principalmente i maschi ad essere usati come soldati bambini, ma sottolinea che anche le bambine sono impiegate in misura crescente come combattenti attive e prostitute nei conflitti armati;

140.   sottolinea che i bambini sono reclutati per compiti e ruoli diversi, come messaggeri, spie, cuochi, portatori, ecc., e che tutti questi compiti li espongono a rischi; pone in particolare l'accento sulla vulnerabilità delle ragazze alla violenza e allo sfruttamento sessuale nel ruolo di schiave del sesso e/o di mogli forzate;

141.   chiede che l'ONU e l'intera comunità internazionale prestino maggiore attenzione all'impatto dei conflitti su donne e bambini, soprattutto su quelli appartenenti a minoranze etniche, linguistiche e/o religiose, e in particolare quando diventano bersaglio di una deliberata strategia bellica;

142.   apprezza l'adozione nel 2003 degli orientamenti dell'UE su bambini e conflitti armati; chiede al Consiglio e alla Commissione di presentare al Parlamento europeo, ad intervalli semestrali, una relazione di valutazione sull'attuazione e l'impatto di tali orientamenti; si compiace dei segnali positivi della Commissione che dimostra così la propria disponibilità a cooperare;

IV.Abolizione della pena di morte

143.   valuta positivamente il persistere della tendenza verso l'abolizione della pena di morte; riconosce che più della metà dei paesi nel mondo, precisamente 118 Stati, hanno ormai abolito la pena di morte di fatto o di diritto, ma permane preoccupato per il fatto che 78 Stati la mantengano ancora in vigore;

144.   elogia Bhutan, Samoa, Senegal e Turchia che nel 2004 hanno abolito la pena di morte per tutti i crimini;

145.   sollecita le autorità filippine a porre fine all'esecuzione delle condanne a morte e in ogni caso a rispettare i diritti giudiziari e processuali minimi della difesa e chiede in particolare alle autorità di tale paese di riesaminare il caso del cittadino dell'UE, lo spagnolo Francisco Juan Larrañaga, condannato a morte con una sentenza colma di irregolarità e priva della benché minima garanzia giuridica e processuale;

146.   incoraggia gli Stati a ratificare il secondo protocollo facoltativo alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, che mira ad abolire la pena di morte;

147.   invita l'UE ad avvalersi dei fori multilaterali, come la commissione dell'ONU per i diritti umani (UNCHR), per incoraggiare gli Stati a ratificare e osservare gli strumenti internazionali per i diritti umani concernenti la pena di morte e a continuare la tradizione di presentare una risoluzione all'UNCHR per abolire la pena di morte, imporre una moratoria sulle esecuzioni capitali e invitare gli Stati che non l'hanno abolita a rispettare gli standard minimi stabiliti dall'ONU;

148.   valuta positivamente la risoluzione 2004/67, adottata il 21 aprile 2004 dall'UNCHR nel corso della sua sessione annuale a Ginevra, che invita tutti gli Stati che mantengono in vigore la pena di morte ad abolirla completamente e, nel frattempo, ad istituire una moratoria sulle esecuzioni; riconosce il ruolo svolto dall'UE e da tutti i suoi Stati membri che hanno appoggiato la risoluzione; esorta tutti gli Stati a rispettare la risoluzione dell'ONU e, come minimo, a introdurre una moratoria sulle esecuzioni;

149.   invita tutti i paesi che hanno introdotto una moratoria sulla pena di morte a passare alla completa abolizione;

150.   è preoccupato dal fatto che l'Asia rimane il continente con il maggior numero di esecuzioni capitali ed allarmato che la Cina sia il paese con il maggior numero di esecuzioni capitali al mondo - secondo le informazioni, sono state migliaia nel 2004; invita la Cina a rendere note le cifre sulle esecuzioni nel 2004;

151.   è preoccupato dal fatto che il ricorso alla pena di morte nello Sri Lanka, dopo una moratoria di 27 anni sulle esecuzioni, è in contrasto con la tendenza a livello internazionale verso la sua abolizione ed esorta quinti le autorità dello Sri Lanka a cercare soluzioni alternative per combattere la criminalità;

152.   prende atto del fatto che vi sia una moratoria sulla pena di morte in Russia ma che finora non sia stata abolita dalla legislazione russa; invita la Russia a prendere misure immediate per ratificare il protocollo n. 6 alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo, relativo all'abolizione della pena di morte, e a firmare il protocollo n. 13 sull'abolizione della pena di morte in ogni circostanza;

153.   è allarmato dall'elevato numero di esecuzioni capitali in Iran, in particolare di minori, e dal rifiuto dell'Iran di pubblicare statistiche ufficiali sulla pena di morte;

154.   invita la Commissione e il Consiglio, nel contesto del dialogo sui diritti umani con la Cina e l'Iran, ad esercitare pressioni su questi Stati perché istituiscano una moratoria sulla pena di morte che sia effettivamente applicata e conduca ad una modifica della legislazione;

155.   invita il nuovo governo iracheno a non ripristinare la pena di morte, tanto più che nella Costituzione provvisoria non vi era alcuna menzione della pena capitale;

156.   è preoccupato per il fatto che nell'aprile 2004 l'Afghanistan abbia effettuato la prima esecuzione dopo la caduta dei talebani; invita la nuova leadership recentemente eletta nel paese a introdurre una moratoria sulla pena di morte;

157.   si compiace della decisione adottata nel giugno 2004 dalla Camera bassa del Parlamento del Tagikistan, che ha votato a favore di una legge che sospende la pena di morte;

158.   esprime preoccupazione per il fatto che il governo vietnamita consideri ora un segreto di Stato le informazioni e la pubblicazione di statistiche sul ricorso alla pena di morte; permane profondamente preoccupato dall'elevato numero di condanne a morte eseguite lo scorso anno in Vietnam;

159.   è incoraggiato dal fatto che l'Africa continui a ridurre il ricorso alla pena capitale; si compiace in particolare che lo Zambia abbia ordinato la revisione di tutti i processi che si sono conclusi con la condanna a morte e proposto al parlamento l'abolizione della pena capitale; apprezza l'analoga decisione del Malawi, dove, nell'aprile 2004, il Presidente ha commutato 79 condanne a morte;

160.   invita gli Stati dell'Africa occidentale ad assumere una posizione unanime e abolire completamente la pena di morte, in particolare la Guinea, paese fautore di tale pena;

161.   è incoraggiato dal fatto che la pena di morte abbia virtualmente cessato di esistere in Europa e invita la Bielorussia a far sì che ciò diventi realtà; chiede altresì agli Stati membri dell'UE (Francia, Italia, Lussemburgo e Spagna) e del Consiglio d'Europa che non l'abbiano ancora fatto di ratificare il protocollo n. 13 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo sull'abolizione della pena di morte in tutte le circostanze;

162.   condanna nuovamente l'applicazione della pena di morte a Cuba, dopo diversi anni di sospensione;

163.   si compiace della proposta del Presidente del Messico di abolire completamente la pena di morte(10);

164.   invita gli Stati Uniti ad abolire la pena di morte e si compiace della tendenza incoraggiante che vede un calo del numero di persone condannate a morte; riconosce che, dal 1999, le condanne a morte sono diminuite del 54%, le esecuzioni del 40% e il numero dei detenuti nel braccio della morte del 6%(11);

165.   incoraggia la Commissione a mantenere la sua memoria amicus curiae(12) nelle cause dinanzi alla Corte suprema statunitense, come nel 2001, concernenti minori e persone con malattie mentali che sono state condannate a morte;

166.   esorta l'UE a promuovere con coerenza, nelle relazioni con i paesi terzi, i suoi orientamenti sulla pena di morte, adottati nel 1998;

167.   esorta gli Stati fautori della pena di morte a non comminarla a chi non aveva ancora 18 anni al momento del delitto, a donne incinte o ai malati mentali e insiste sul fatto che la pena capitale sia pronunciata solo per i crimini estremamente gravi;

168.   esorta gli Stati che infliggono la pena di morte a persone accusate di aver avuto relazioni omosessuali con partner consenzienti ad abolire tali leggi e pratiche giudiziarie;

V.Traffico di organi ed esseri umani - industria del sesso e lavoro infantile

169.   riconosce la definizione di traffico quale stabilita nel protocollo dell'ONU per prevenire, sopprimere e punire il traffico di persone, soprattutto donne e bambini, che integra la convenzione dell'ONU contro la criminalità organizzata transnazionale, adottato dall'Assemblea generale dell'ONU nel novembre 2000(13);

170.   riconosce che le donne e i bambini sono particolarmente vulnerabili nei confronti di quella che può diventare una forma di schiavitù dei nostri giorni;

171.   sottolinea che la schiavitù è vietata dall'articolo 4 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo(14);

172.   sottolinea che il traffico di esseri umani sotto qualsiasi forma è una violazione dei diritti umani ed è vietato dall'articolo 5, paragrafo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE;

173.   riconosce che il traffico delle donne e dei bambini a scopo di sfruttamento sessuale è un fenomeno internazionale, organizzato e criminale che ha gravi conseguenze per la sicurezza, il benessere e i diritti umani delle vittime;

174.   sottolinea che le donne e i bambini oggetto di traffico per sfruttamento sessuale sono spesso vittime di abusi sessuali, private della libertà di movimento e derubate della propria identità;

175.   sottolinea che il traffico e la prostituzione forzata sono riconosciuti a livello internazionale come violazioni dei diritti umani e che la convenzione sull'abolizione di qualsiasi forma di discriminazione contro le donne chiede specificatamente agli Stati di "abolire ogni forma di traffico di donne e di sfruttamento della prostituzione" (articolo 6);

176.   è preoccupato che le donne e i bambini entrati in un paese senza documenti o vittime del traffico e derubate dei documenti, spesso non siano in grado di presentare ricorso in tribunale per gli abusi subiti;

177.   sottolinea che il traffico di donne e bambini è un problema globale e incoraggia gli Stati a coordinare le azioni per migliorare l'applicazione del diritto internazionale al fine di combattere questo crimine;

178.   sottolinea l'esigenza di formare, a livello UE, i funzionari incaricati dell'applicazione della legge sui metodi d'indagine relativi alle bande di trafficanti e le guardie alle frontiere sul come identificare i trafficanti e le loro vittime;

179.   riconosce che il traffico di esseri umani non è limitato all'industria del sesso, ma comprende anche il traffico di donne e bambini da adibire al lavoro forzato;

180.   sottolinea che, secondo l'UNICEF, più di 20.000 bambini sono vittime del contrabbando transfrontaliero di schiavi nell'Africa occidentale e centrale;

181.   riconosce che il traffico di organi umani è un'attività criminale internazionale altamente organizzata che ha gravi e dolorose conseguenze; chiede una risposta più organica da parte della comunità internazionale per combattere questo flagello;

182.   esorta singoli Stati a rafforzare la risposta al traffico da parte della giurisdizione penale attraverso riforme legislative, sensibilizzazione e formazione; sottolinea l'esigenza di sostenere e proteggere le vittime chiamate a testimoniare;

183.   esprime forte apprezzamento per il progetto di Convenzione del Consiglio d'Europa sulle azioni contro il traffico di esseri umani (gennaio 2005); esorta la Commissione ad assicurare, con il sostegno del Consiglio, che il progetto di Convenzione del Consiglio d'Europa stabilisca le più elevate norme di tutela dei diritti umani per le vittime di questo traffico;

184.   è incoraggiato dall'impegno della Commissione a presentare una comunicazione sulla prevenzione e la lotta contro il traffico di esseri umani;

185.   riconosce gli sforzi compiuti dalla Commissione, specialmente attraverso i programmi TACIS e CARDS, per elaborare misure volte a combattere il traffico, ma sottolinea l'esigenza di potenziare i suoi interventi in paesi chiave per il transito, come Bielorussia, Moldova, Federazione russa e Ucraina;

VI.Ruolo del mondo degli affari nel campo dei diritti umani

186.   incoraggia le imprese operanti a livello internazionale a considerare la legislazione sui diritti umani come un parametro per la loro politica, a rispettare gli obblighi che loro incombono ai sensi della responsabilità delle imprese e ad adottare norme minime basate su tali criteri; invita fermamente le imprese a creare chiari meccanismi per controllare con efficacia tutte le operazioni, conformemente ai codici di condotta e alle norme internazionali in materia di diritti umani;

187.   riconosce che le imprese possono essere assolutamente in grado di influenzare le decisioni dei governi sul mercato globale; le incoraggia a promuovere, proteggere e garantire i diritti dei loro dipendenti e dei dipendenti dei loro fornitori, subappaltatori e partner, anche qualora tali diritti non siano tutelati dalla legislazione nazionale di un determinato paese;

188.   invita le imprese a garantire che i loro prodotti non siano utilizzati in violazione dei diritti umani;

189.   riconosce che in anni recenti talune imprese sono state bersaglio di azioni dei consumatori e di campagne per i diritti umani per responsabilizzarle maggiormente sulla questione e che talvolta queste campagne hanno avuto un effetto distruttivo a causa di richieste irragionevoli; esorta le imprese ad adottare determinati standard minimi per calmare le preoccupazioni dell'opinione pubblica;

190.   riconosce il primo e il secondo principio del Patto globale dell'ONU (Global Compact) in cui si afferma che "le imprese dovrebbero sostenere e rispettare la protezione dei diritti umani, proclamati a livello internazionale" nella loro sfera d'influenza e che "dovrebbero accertarsi di non essere complici nelle violazioni dei diritti umani", nonché i principi da tre a sei, che chiedono alle imprese nel mondo di rispettare i diritti fondamentali dei lavoratori;

191.   accoglie con favore la prossima relazione della Commissione dell'ONU per i diritti umani sulle norme ONU ed auspica che l'Organizzazione continui le proprie consultazioni ad ampio raggio sulle norme in questione, considerando il loro importante status come parametro per le responsabilità delle imprese rispetto ai diritti umani(15);

192.   incoraggia le imprese a cooperare, ove opportuno, con le ONG locali impegnate nel campo dei diritti umani;

193.   esorta le imprese a non operare in uno Stato che sia oggetto di sanzioni unilaterali e regionali o embarghi commerciali imposti a seguito di problemi connessi ai diritti umani;

194.   invita l'UE ad adottare un codice di condotta per le imprese europee che operano a livello internazionale ed in particolare nei paesi in via di sviluppo, sulla falsariga dell'iniziativa europea per la produzione e il consumo etici;

195.   ribadisce la sua richiesta che le delegazioni della Commissione nei paesi terzi promuovano le Linee guida dell'OCSE per le imprese multinazionali e fungano da punti di contatto al riguardo;

196.   invita l'UE a promuovere il concetto di un codice di condotta internazionale per le imprese in relazione ai diritti umani;

VII.Impunità e il ruolo della Corte penale internazionale

197.   è convinto che una pace sostenibile non può prescindere dalle responsabilità dinanzi alle atrocità e ritiene che porre fine al clima di impunità nelle società profondamente scosse dalla guerra e da gravi violazioni dei diritti umani sia essenziale per ristabilire il rispetto dello Stato di diritto, della pace e della democrazia;

198.   ritiene che l'istituzione della CPI, complementare alle giurisdizioni nazionali, sia parte di un sistema di giustizia internazionale in cui i tribunali nazionali, internazionali e misti, nonché la CPI, cooperano per porre effettivamente fine all'impunità nel caso di gravi violazioni dei diritti umani e per impedire che si verifichino;

199.   esorta la Commissione e gli Stati membri dell'UE a sostenere, durante la programmazione dell'assistenza nel quadro della cooperazione ai paesi reduci da conflitti, il rafforzamento delle capacità nazionali a perseguire gravi violazioni dei diritti umani;

200.   invita gli Stati membri dell'UE ad aiutare il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia, il Tribunale penale internazionale per il Ruanda e il Tribunale speciale per la Sierra Leone ad eseguire con successo il proprio mandato, in particolare assicurando un'effettiva cooperazione a livello statale consegnando immediatamente gli accusati, compresi Mladic, Karadzic, Gotovina e Taylor;

201.   esorta la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri dell'UE, conformemente alla posizione comune dell'UE sulla CPI (giugno 2003) e al piano d'azione adottato di conseguenza (gennaio 2004), a continuare gli ingenti sforzi volti a promuovere la ratifica a livello universale dello Statuto di Roma e l'adozione di una normativa per la sua applicazione, al fine di aumentare gli interventi e altre azioni a difesa della Corte, quando esso è oggetto di attacchi, e di assicurare un'effettiva cooperazione a livello statale con la Corte stessa; chiede che ogni Presidenza dell'UE presenti al Parlamento europeo una relazione sulle iniziative intraprese nel quadro della posizione comune;

202.   si compiace del fatto che la Repubblica dell'Uganda e la Repubblica democratica del Congo abbiano denunciato due casi al Procuratore capo della CPI(16);

203.   prende atto del fatto che, dal 1° luglio 2002 in poi, si stima che siano stati perpetrati 5.000-8.000(17) omicidi illegittimi nella Repubblica democratica del Congo; esprime forte apprezzamento per la decisione del Procuratore della CPI (giugno 2004) di investigare i crimini di guerra nella Repubblica democratica del Congo; ritiene che le indagini costituiranno un messaggio chiaro che l'impunità per tutti i crimini di guerra sta per finire;

204.   si compiace della decisione del Procuratore di aprire un'indagine (luglio 2004) nell'Uganda settentrionale sui presunti attacchi contro la popolazione civile, compresi i rapimenti di migliaia di bambini, ad opera dei ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore;

205.   esorta gli Stati membri dell'UE ad adottare tutte le misure adeguate per cooperare pienamente con la CPI, onde garantire il successo delle sue indagini; in particolare, esorta tutti gli Stati membri a firmare accordi di trasferimento dei testimoni con la Corte e a mettere a sua disposizione tutte le informazioni pertinenti di cui dispongono; incoraggia l'UE a concludere un accordo di cooperazione con la CPI per cooperare efficacemente con essa e assisterla nelle sue indagini;

206.   si compiace dell'ultimo deferimento al Procuratore da parte della Repubblica centrafricana (gennaio 2005);

207.   si compiace della dichiarazione dell'UE a sostegno della relazione della Commissione d'inchiesta dell'ONU sul Darfur(18); raccomanda fermamente che il Consiglio di sicurezza dell'ONU riferisca in merito alla situazione nel Darfur alla CPI;

208.   è preoccupato dal fatto che continuino ad essere violate le norme sulla conduzione della guerra e la protezione delle vittime nei conflitti; chiede che sia spezzato questo ciclo di impunità e appoggia la CPI quale strumento idoneo per trattare gli abusi dei diritti umani, a seguito di conflitti, in un contesto internazionale;

209.   raccomanda al Consiglio e alla Commissione di prendere in esame misure che possano indurre gli Stati Uniti a esprimere una valutazione più positiva in merito alla CPI;

210.   ricorda agli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma che firmare un accordo che assicura immunità rispetto ai procedimenti della CPI con uno Stato che non ha firmato lo Statuto di Roma, non rispetta lo spirito dello Statuto; chiede in particolare agli Stati Uniti di ratificare lo Statuto e di rinunciare alla ratifica di uno statuto privilegiato per i propri effettivi militari ai quali sarebbe garantita una specie di "immunità internazionale"; invita le istituzioni e gli Stati membri dell'UE a sostenere attivamente gli Stati che subiscono pressioni e sanzioni finanziarie perché rifiutano di firmare tali accordi;

211.   è convinto che porre fine al clima di impunità che regna in Stati distrutti dalla guerra, nonché a gravi di violazioni dei diritti umani sia essenziale per ristabilire il rispetto dello Stato di diritto, della democrazia e dei diritti umani;

212.   invita a includere in ognuno dei quattro strumenti pertinenti in materia di relazioni esterne(19) un impegno esplicito, coerente e concreto a sostenere la promozione dei diritti umani e la democrazia, quale obiettivo fondamentale e prioritario;

213.   invita a mantenere e a migliorare l'iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani aumentando l'impegno dell'UE a porre l'accento sui diritti umani e la democrazia;

VIII.Sviluppi politici e istituzionali

214.   invita la Commissione a continuare a rafforzare gli aspetti dei diritti umani in tutte le relazioni internazionali e in tutte le altre politiche;

215.   invita il Consiglio e la Commissione ad affrontare e a prendere concrete misure nei confronti dei paesi in cui vigono leggi che compiono discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale; invita i paesi in cui vigono leggi che considerano reato penale i rapporti sessuali fra adulti consenzienti dello stesso sesso ad abrogarle;

216.   si compiace dell'adozione degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, nel giugno 2004; esorta l'UE a sostenere con fermezza e ad aiutare i difensori dei diritti umani e i giornalisti esposti a rischi, dato che nel 2004 sono aumentati attacchi e imprigionamenti di giornalisti e di difensori dei diritti umani; invita, a tale riguardo, il Consiglio ad integrare la situazione dei difensori dei diritti umani nei dialoghi politici con i paesi terzi;

217.   invita l'Unione europea ad assicurare maggiore coerenza nella politica in materia di diritti umani e a garantire una maggiore diffusione dell'informazione; sottolinea che nessuna motivazione economica deve indurre l'Unione europea a negare o minimizzare l'esistenza di violazioni dei diritti umani;

218.   invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a pronunziarsi a una sola voce sulle violazioni dei diritti umani, in particolare in seno alla Commissione dell'ONU per i diritti dell'uomo, dove l'UE in passato non è stata in grado di influenzare a sufficienza il processo decisionale per la mancanza di un consenso tra gli Stati membri;

219.   ribadisce che il rispetto dei diritti umani, previsto dagli accordi dell'UE con i paesi terzi, rappresenta un elemento essenziale di tali accordi; invita a tale riguardo la Commissione a mettere a punto un chiaro meccanismo per l'applicazione della clausola diritti umani inclusa nelle relazioni pattizie dell'UE con i paesi terzi e a rivedere, alla luce di tale clausola, gli accordi attuali e futuri; invita la Commissione ad elaborare, in vista del decimo anniversario del processo di Barcellona, una relazione pubblica sui diritti umani nei paesi mediterranei, in base alla quale sviluppare ulteriormente il partenariato;

220.   invita, a tale riguardo, a istituire sottocommissioni per i diritti umani nel quadro degli accordi di associazione, onde sviluppare un dialogo strutturato sui diritti umani e la democrazia, e ad identificare i settori chiave critici da esaminare nei piani d'azione della politica europea di vicinato; pone l'accento sull'importanza di consultare la società civile e di coinvolgerla nelle attività di tali sottocommissioni per meglio controllare la situazione dei diritti umani; sottolinea altresì la necessità che il Parlamento sia strettamente associato ai lavori e al seguito di tali sottocommissioni; a tale riguardo ribadisce il proprio invito alla Commissione a elaborare una relazione sulla situazione dei diritti umani nei paesi interessati dalla politica europea di vicinato;

221.   raccomanda che sia effettuata una valutazione delle attività del Consiglio e della Commissione, come indicato nella relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani, relativamente ai paesi e alle preoccupazioni tematiche su cui le sue precedenti risoluzioni hanno posto l'accento, in termini di impatto e di efficacia di tali attività;

222.   si compiace del fatto che Javier Solana, Alto Rappresentante dell'UE per la PESC, abbia nominato Michael Matthiessen quale suo rappresentante personale per i diritti umani(20);

223.   sottolinea l'esigenza che questa posizione sia autorevole e chiede al nuovo rappresentante di cooperare strettamente con il Parlamento europeo, di render conto e lavorare assieme alle pertinenti commissioni del Parlamento europeo; invita il Consiglio a rafforzare le capacità del personale responsabile del rispetto dei diritti umani in seno al proprio Segretariato generale per assicurare un sostegno adeguato al rappresentante personale nell'esercizio del suo mandato;

224.   prende atto delle conclusioni adottate nel dicembre 2004 dal Consiglio sull'applicazione degli orientamenti dell'UE sui dialoghi in materia di diritti umani; sottolinea la necessità che il Parlamento sia associato all'applicazione di tali orientamenti almeno mediante un processo di informazione semestrale da parte del Consiglio; richiama in particolare l'attenzione sui dialoghi strutturati dell'UE con la Cina e l'Iran e a tale riguardo invita il Consiglio a sviluppare una cooperazione più stretta con il Parlamento; più in generale, invita il Consiglio a tenere il Parlamento regolarmente informato sull'applicazione e il seguito degli orientamenti dell'UE in materia di diritti umani e a presentare una relazione interlocutoria sull'impatto effettivo degli orientamenti in loco;

225.   si compiace per l'assunzione, presso le delegazioni della Commissione europea nei paesi terzi, di personale responsabile per i contatti con la società civile e chiede alle suddette delegazioni di garantire la protezione dei difensori dei diritti dell'uomo in caso di urgenza;

226.   sostiene a tale riguardo tutte le iniziative adottate dal Consiglio, dalla Troika e dalla Presidenza per affrontare le principali questioni relativamente alla situazione dei diritti umani nei paesi terzi; invita il Consiglio a presentare annualmente al Parlamento i risultati del programma di lavoro proposto da ogni Presidenza per quanto riguarda le strategie comuni; invita il Consiglio a trasmettere sistematicamente le dichiarazioni e le iniziative in materia di diritti umani al Parlamento, affinché sia informato in modo esauriente; ritiene sia necessario adoperarsi per attribuire maggiore consistenza e coerenza all'azione esterna dell'Unione europea;

227.   ribadisce la propria richiesta alla Commissione di intraprendere una formazione in materia di diritti umani in tutte le delegazioni dell'Unione europea nei paesi terzi e ad assicurare una chiara applicazione degli orientamenti;

228.   auspica che vi possa essere una veritiera ed obiettiva valutazione degli effetti e dei miglioramenti concretamente apportati alla condizione dei diritti umani nel mondo grazie al lavoro svolto al riguardo dal Parlamento europeo, che non pare, al momento, di rilevante e concreta efficacia;

229.   prende atto della decisione del Consiglio di creare un'agenzia autonoma per i diritti umani e fondamentali(21); si attende che l'obiettivo principale di quest'agenzia sia quello di aiutare la Commissione a ridurre la divergenza tra le politiche interna ed esterna dell'Unione in materia di diritti umani; incoraggia il Consiglio a inserire nel mandato dell'agenzia i paesi candidati;

230.   riconosce che l'inserimento nella Costituzione della Carta dei diritti fondamentali dell'UE dimostra che l'UE sta prendendo sul serio la questione dei diritti umani all'interno delle sue frontiere e raccomanda, quindi, che il mandato dell'agenzia sia esteso a tutti i settori della Carta e alle relative disposizioni della prima parte del Trattato costituzionale, quale ulteriore esempio dell'impegno dell'UE ad applicare tali diritti nella pratica;

231.   raccomanda che l'agenzia non duplichi il lavoro già svolto sotto gli auspici del Consiglio d'Europa; raccomanda pertanto che essa attui una cooperazione istituzionalizzata con il Consiglio d'Europa e le sue istituzioni, nonché con la Corte europea per i diritti umani, tenendo conto anche delle attività dell'OSCE e dell'ONU;

232.   suggerisce che l'agenzia stabilisca un dialogo significativo con la società civile e gli esperti nazionali e costruisca legami con gli istituti universitari;

233.   sottolinea con forza la necessità che l'agenzia sia indipendente e riferisca regolarmente al Parlamento per poter essere un garante efficace e credibile dei diritti fondamentali nell'UE;

234.   chiede la tempestiva adozione della dichiarazione dell'ONU sui diritti dei popoli indigeni; a tal fine sostiene la pronta ripresa delle attività del gruppo di lavoro sul progetto di dichiarazione e invita la Commissione e il Consiglio ad attribuire pieno sostegno alla causa dei popoli indigeni e a tener conto delle conclusioni di tale dichiarazione;

235.   si compiace della proposta di revisione del codice di condotta dell'UE sulle esportazioni di armi, durante la Presidenza lussemburghese, e invita il Consiglio ad adottare delle misure per assicurare che tutti gli Stati membri si attengano strettamente alle disposizioni del codice, a fornire le risorse necessarie per i controlli e l'applicazione e a promuovere ulteriormente l'elaborazione di un trattato globale sul commercio delle armi;

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236.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi prossimi all'adesione, alle Nazioni Unite, al Consiglio d'Europa, all'OSCE nonché ai governi dei paesi citati nella presente risoluzione e agli uffici delle principali ONG attive nella difesa dei diritti umani con sede nell'UE.

(1) GU C 379 del 7.12.1998, pag. 265; GU C 262 del 18.9.2001, pag. 262; GU C 293 E del 28.11.2002, pag. 88; GU C 271 E del 12.11.2003, pag. 576.
(2) GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.
(3) GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3.
(4) GU C 82 E dell'1.4.2004, pag. 610.
(5) Testi approvati, P6_TA(2005)0051.
(6) Relazione UNICEF sul lavoro infantile, 2005.
(7) Adottata nel 1989 e ratificata da tutti gli Stati, ad eccezione degli Stati Uniti e della Somalia.
(8) Adottata dall'Organizzazione per l'Unione africana nel 1990.
(9) La Convenzione sui diritti del bambino è l'unico trattato sui diritti umani che copre l'intera gamma dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.
(10) L'articolo 22 della vigente Costituzione messicana limita il campo di applicazione della pena di morte, ma non l'abolisce. Secondo il diritto messicano, la pena di morte è mantenuta nel codice penale militare. Tuttavia, da più di 50 anni non ci sono state esecuzioni.
(11) La pena di morte nel 2004: relazione finale, Centro informazioni sulla pena di morte, dicembre 2004.
(12) La memoria amicus curiae è presentata da qualcuno che non è parte in causa e può fornire informazioni su questioni giuridiche, spesso nel tentativo di influenzare la Corte Suprema.
(13) "Traffico di persone": reclutamento, trasporto, trasferimento, ospitalità o ricezione di persone ricorrendo alle minacce o all'uso della forza o ad altri mezzi coercitivi, a rapimento, frode, inganno, sotterfugio, abuso di potere o di posizione vulnerabile, a pagamenti o benefici dati o ricevuti per ottenere il consenso di una persona avente il controllo su un'altra persona, a scopo di sfruttamento."
(14) Articolo 4:"Nessun individuo deve esser tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi sono proibite sotto qualsiasi forma."
(15) La relazione dell'ONU è stata presentata all'UNCHR nel marzo 2005, a Ginevra.
(16) Il Procuratore ha ripetutamente affermato che esaminerà le denunce di violenza sessuale, come lo stupro, in entrambe i casi. Tuttavia, la CPI non perseguirà i bambini soldato poiché, in base al suo statuto, l'imputato deve avere almeno 18 anni.
(17) Cifre basate sui dati dall'Ufficio del Procuratore, CPI, ottobre 2004.
(18) Commissione internazionale d'inchiesta sul Darfur, relazione al Segretario generale dell'ONU, 25 gennaio 2005.
(19) Lo strumento di cooperazione allo sviluppo e cooperazione economica, lo strumento europeo di vicinato e partenariato, lo strumento di stabilità e lo strumento di assistenza preadesione.
(20) Conclusioni della Presidenza, Bruxelles, 16/17 dicembre 2004 (punto 52).
(21) Conclusioni della Presidenza, Bruxelles, 16/17 dicembre 2004. Comunicazione della Commissione: L'agenzia dei diritti fondamentali.:Documento di consultazione pubblica, SEC(2004)1281, Bruxelles, 25.10.2004, COM(2004)0693.

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