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Procedura : 2004/2137(INI)
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Ciclo del documento : A6-0136/2005

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A6-0136/2005

Discussioni :

PV 07/06/2005 - 14

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PV 09/06/2005 - 9.7

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P6_TA(2005)0235

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Giovedì 9 giugno 2005 - Strasburgo
Legami tra immigrazione legale e clandestina ed integrazione dei migranti
P6_TA(2005)0235A6-0136/2005

Risoluzione del Parlamento europeo sulle connessioni tra migrazione legale e illegale e l'integrazione dei migranti (2004/2137(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione, al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni intitolata "Studio sulle connessioni tra migrazione legale e illegale" (COM(2004)0412),

–   vista la comunicazione della Commissione, al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni intitolata "Prima relazione annuale sulla migrazione e l'integrazione" (COM(2004)0508,

–   visto il "Libro verde sull'approccio dell'Unione europea alla gestione della migrazione economica", pubblicato dalla Commissione (COM(2004)0811),

–   visto il parere del Comitato economico e sociale europeo e quello del Comitato delle regioni, rispettivamente del 15 dicembre 2004 e del 24 gennaio 2005, sulla comunicazione della Commissione intitolata "Studio sulle connessioni tra migrazione legale e migrazione illegale",

–   vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2004 sulla comunicazione della Commissione riguardante l'immigrazione, l'integrazione e l'occupazione(1),

–   visto il trattato di Amsterdam, che conferisce alla Comunità poteri e responsabilità nei settori dell'immigrazione e dell'asilo, e l'articolo 63 del trattato CE,

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999, di Laeken del 14 e 15 dicembre 2001, di Siviglia del 21 e 22 giugno 2002 e di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003,

–   vista la sua raccomandazione al Consiglio e al Consiglio europeo del 14 ottobre 2004 su "Il futuro dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, nonché sulle condizioni per rafforzarne la legittimità e l'efficacia"(2),

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 4 e 5 novembre 2004 e il programma de L'Aja ivi compreso,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6-0136/2005),

A.   considerando che il periodo di tempo previsto dal Consiglio europeo di Tampere per realizzare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia è terminato,

B.   considerando la mancanza di una vera e propria politica migratoria europea organizzata e coordinata e l'immigrazione subita che ne risulta, nonché la necessità per l'Unione e i suoi Stati membri di adoperarsi per un'immigrazione regolata d'intesa con i paesi terzi,

C.   considerando che l'adozione del programma de L'Aja, prossimamente applicato mediante il piano d'azione della Commissione, consentirà di portare avanti i risultati ottenuti tramite il programma di Tampere e di affrontare le nuove sfide per realizzare lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia,

D.   considerando che a tale riguardo la cooperazione dell'Unione europea e dei suoi Stati membri con i paesi terzi di origine e di transito è essenziale,

E.   considerando la necessità di evitare ogni ambiguità nelle relazioni fra cooperazione allo sviluppo e immigrazione,

F.   considerando che, nel contesto dell'allargamento, una società europea più sicura implica - nel rispetto delle disposizioni figuranti nella Carta dei diritti fondamentali e nei trattati - il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne e l'applicazione del principio di solidarietà reciproca,

G.   considerando che l'Unione, in quanto spazio privo di frontiere interne, deve dotarsi di un approccio comune, coerente ed efficace in materia di gestione delle frontiere esterne e sviluppare una politica comune in materia di visti, di asilo e di immigrazione,

H.   considerando che la lotta contro l'immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani, l'organizzazione delle vie legali d'immigrazione e l'integrazione devono continuare ad essere priorità dell'Unione allargata e che lo sfruttamento, tramite il ricorso al lavoro illegale, e il trattamento disumano degli immigrati devono essere severamente sanzionati,

I.   considerando che l'immigrazione economica rappresenta per l'Unione una nuova sfida e che il dibattito al riguardo è stato rilanciato dal summenzionato Libro verde, cui seguirà, prima della fine del 2005, un programma d'azione, che si auspica sia improntato a norme comuni e aperte sull'immigrazione economica,

J.   considerando che una migrazione economica legale e controllata è necessaria a un'Europa in cui il declino della popolazione attiva provocherà un calo del numero dei lavoratori dell'ordine di 20 milioni tra il 2005 e il 2030, come mettono in risalto diversi studi(3);

K.   considerando che una delle cause principali della migrazione economica è la legittima aspirazione dei migranti di soddisfare i loro bisogni fondamentali e di sfuggire alla povertà e auspicando che la politica migratoria comune tenga conto della politica comunitaria di sviluppo, il cui obiettivo principale è la lotta contro la povertà al fine di sostenere lo sviluppo dei paesi terzi in materia di accesso all'istruzione e alla salute e di raggiungere gli altri obiettivi di sviluppo del millennio;

L.   considerando che il successo delle politiche di immigrazione legale dipende dall'attuazione di strategie finalizzate al conseguimento della piena integrazione, che tengano conto dell'esperienza altrui e si avvalgano delle esperienze e della collaborazione del terzo settore e siano basate sul rispetto dei diritti e la condivisione degli obblighi dei cittadini immigrati legalmente residenti e di quelli della società ospitante, nonché su un dialogo permanente improntato sulla fiducia e sul rispetto comune, dalla capacità delle istituzioni di lanciare campagne di informazione per la costituzione di una società interculturale, dall'azione costante contro ogni discriminazione razziale, culturale o economica,

M.   considerando che una modifica della politica migratoria di uno Stato membro incide sui flussi migratori e sugli sviluppi negli altri Stati membri,

N.   considerando che la lotta alla tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale delle donne e dei bambini debbono costituire una componente essenziale della politica d'immigrazione,

O.   considerando che il trattato che adotta una Costituzione per l'Europa prevede all'articolo III-268, che le politiche dell'Unione europea in materia di immigrazione e asilo sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità,

P.   considerando che le risorse finanziarie comunitarie disponibili sono limitate e che vanno equamente ripartite fra le varie componenti della politica europea dell'immigrazione,

1.   ritiene che la politica di immigrazione dell'Unione debba fondarsi su un approccio globale e non settoriale, basato non soltanto sulle esigenze del mercato del lavoro negli Stati membri ma, soprattutto, su politiche di accoglienza e di integrazione nonché sulla definizione di uno status preciso e di diritti di cittadinanza, sociali e politici per i migranti in tutta l'Unione;

2.   deplora che il Consiglio, a cinque anni di distanza dal Consiglio europeo di Tampere, nonostante le numerose deliberazioni del Parlamento europeo, non sia riuscito a definire una politica comune di immigrazione e abbia invece deciso di mantenere l'unanimità e la procedura di consultazione in tutto il settore dell'immigrazione legale;

3.   insiste sulla necessità di adottare, in materia di immigrazione, un approccio globale e coerente imperniato su strette sinergie fra le varie politiche coinvolte e deplora l'approccio europeo, spesso troppo settoriale; a tal fine si compiace dell'iniziativa della Commissione e dell'attuale Presidenza del Consiglio volta a stabilire un sistema di informazione reciproca e di preallarme con il pieno coinvolgimento del Parlamento europeo;

4.   sottolinea che lo sviluppo effettivo delle politiche comuni in materia di asilo e di immigrazione, nel rispetto dei diritti fondamentali, è uno dei progetti prioritari nel quadro della costruzione europea, come indicato nel trattato che adotta una Costituzione per l'Europa;

5.   invita la Commissione a formulare, di concerto con il Parlamento europeo, delle riflessioni per coordinare meglio l'insieme delle strutture e delle agenzie implicati nella gestione dei flussi migratori, nonché ad adoperarsi per il buon utilizzo e la diffusione dei programmi finanziari in materia;

6.   deplora che finora le misure adottate dal Consiglio e dagli Stati membri per il controllo delle ondate migratorie siano state misure di controllo repressive piuttosto che misure positive e proattive; ricorda che le strategie miranti a ridurre la povertà, a migliorare le condizioni di vita e di lavoro, a creare posti di lavoro e a sviluppare la formazione nei paesi d'origine contribuiscono a lungo termine alla normalizzazione dei flussi migratori;

7.   invita la Commissione, gli Stati membri e i paesi d'origine a lanciare, presso le rispettive popolazioni, campagne di sensibilizzazione e di informazione sulle politiche di immigrazione, d'integrazione e di lotta al razzismo e alla xenofobia, visto che la mancanza di informazioni sulle possibilità di migrazione legale viene sfruttata dalle organizzazioni mafiose dedite alla tratta degli esseri umani; reputa essenziale la cooperazione con i paesi d'origine per quanto riguarda l'informazione e la prevenzione dello sfruttamento degli esseri umani dando preminenza al ruolo dell'integrazione, all'inserimento sociale e agli scambi culturali;

8.   ritiene essenziale prendere in massima considerazione il potenziale dell'immigrazione nel contesto di una politica europea di cosviluppo che coinvolga le società ospitanti, quelle di origine e le reti della diaspora;

9.   sottolinea che onde ottimizzare le potenzialità migratorie, l'Unione deve proporre soluzioni concrete al problema della fuga dei cervelli spronando gli Stati membri ad agevolare l'invio di fondi degli emigranti verso il loro paese d'origine;

10.   rammenta la responsabilità condivisa di tutti gli Stati membri nella gestione dei flussi migratori nord-sud, da una parte - specie sulla sponda meridionale - di lottare contro l'immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani, dall'altra - specie sulla sponda settentrionale - di creare le condizioni economiche per lo sviluppo sociale del paese terzo nonché un'accoglienza adeguata e rispettosa della dignità umana;

11.   appoggia l'integrazione della questione migratoria nella politica estera dell'Unione; invita gli Stati membri ad affrontare le cause profonde dell'immigrazione creando partenariati con i paesi in via di sviluppo basati su un autentico dialogo; sottolinea tuttavia che il ricorso all'aiuto allo sviluppo e ai partenariati economici dell'Unione europea non è sufficiente per affrontare alla radice le cause profonde dell'immigrazione;

12.   raccomanda al Consiglio di adottare le iniziative opportune affinché i responsabili dell'immigrazione di ciascuno Stato membro abbiano lo stesso grado e appartengano allo stesso dipartimento ministeriale;

13.   sottolinea che dovrebbe avere un ruolo politico, tra l'altro indicando alla Commissione le misure connesse con la migrazione che dovrebbero essere disciplinate da norme comuni, come fasi fondamentali ai fini della creazione di una vera e propria politica comune in materia di immigrazione;

14.   ricorda l'importanza che l'Unione europea inserisca, in tutti gli accordi di associazione e di cooperazione che conclude, clausole relative alla gestione comune dei flussi migratori e alla riammissione obbligatoria in caso di immigrazione illegale;

15.   ritiene tuttavia che la cooperazione allo sviluppo, pur essendo uno strumento necessario per combattere le cause profonde dei flussi migratori, rimanga uno strumento complementare e non sostitutivo delle politiche di integrazione e di migrazione legale dell'Unione europea;

16.   invita gli Stati membri interessati ad accrescere il potenziale in termini di personale e le risorse finanziarie delle proprie autorità consolari nei paesi terzi di origine per informare i candidati all'emigrazione sulle possibilità di emigrare legalmente per fini di lavoro, di studio e di ricerca; invita la Commissione a favorire il coordinamento fra le strutture diplomatiche e consolari degli Stati membri operanti nello stesso paese segnatamente al fine di orientare l'immigrato verso il paese interessato al suo profilo professionale e ottimizzare le partenze verso i paesi con capacità di accoglienza; propone che siano fra l'altro utilizzati i programmi ARGO e AENEAS;

17.   ritiene che la lotta contro l'immigrazione clandestina e il controllo delle frontiere possano essere soltanto un aspetto della politica dell'UE nei confronti dei paesi terzi e che occorre applicare a questi ultimi una politica attiva di sviluppo dei paesi d'origine allo scopo di ridurre al minimo gli effetti negativi dell'emigrazione; ritiene che l'UE non possa analizzare la sua politica di migrazione soltanto dal punto di vista del suo interesse economico, ma debba anche tenere conto dei motivi che obbligano i migranti a emigrare;

18.   ritiene che l'applicazione del sistema integrato di gestione delle frontiere esterne debba poggiare su un'armonizzazione rapida in materia di visti, sul coinvolgimento attivo dell'Agenzia europea per la gestione delle frontiere, con la creazione di un fondo comunitario relativo alle frontiere, nonché sulla cooperazione consolare rafforzata con conseguente creazione di posti consolari comuni;

19.   reputa indispensabile rafforzare la solidarietà, in particolare con i nuovi Stati membri, in materia di gestione delle frontiere esterne e di lotta all'immigrazione illegale;

20.   ribadisce che qualsiasi misura di lotta contro l'immigrazione clandestina e di controllo delle frontiere esterne, anche quando la sua applicazione avviene in cooperazione con i paesi terzi, debba rispettare le garanzie e i diritti fondamentali degli individui, secondo le disposizioni figuranti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), soprattutto per quanto riguarda il diritto di asilo e il diritto di non essere respinti alle frontiere;

21.   ribadisce che l'immigrazione legale non sopprimerà totalmente l'immigrazione illegale e che i motivi di venire nell'Unione sono complessi; pertanto è convinto della necessità di attribuire un'attenzione particolare alla lotta contro la tratta degli esseri umani nonché agli immigrati vittime di tale tratta, in particolare le persone vulnerabili specie le donne e i minori, facendo della lotta contro coloro con cui trattano una priorità dell'Unione europea; si compiace di un futuro piano d'azione della Commissione al riguardo, il quale dovrà tener conto della necessaria collaborazione con i paesi d'origine e di transito;

22.   riconosce che molte donne vittime del traffico degli essere umani vivono nell'Unione europea come immigrate illegali e che la maggioranza di esse non ha accesso al patrocinio legale o alla protezione sociale; invita gli Stati membri a riconoscere la loro situazione e, conformemente alla propria legislazione, a considerare la concessione di un permesso di soggiorno permanente come un mezzo idoneo a combattere il traffico degli esseri umani;

23.   ricorda che la responsabilizzazione adeguata dei trasportatori e delle autorità dei paesi d'origine, il rafforzamento del quadro penale repressivo contro le reti di passatori, la lotta contro il lavoro illegale, la tratta degli esseri umani e l'identificazione della corruzione amministrativa sono parte integrante della lotta contro l'immigrazione clandestina, che deve basarsi su un elevato livello di cooperazione fra gli organi di polizia e giudiziari; invita pertanto l'Unione e i suoi Stati membri a combattere energicamente il lavoro illegale degli immigrati tramite un armamentario di sanzioni repressive nei confronti delle imprese di cui trattasi, il potenziamento delle risorse umane di controllo nonché la protezione delle vittime;

24.   puntualizza tuttavia che detti provvedimenti vanno applicati nel pieno rispetto dei diritti fondamentali, segnatamente del diritto di asilo;

25.   ritiene che gli Stati membri compiano sforzi tesi a far luce sull'occupazione irregolare, in particolare nei settori dei servizi domestici e dell'assistenza familiare, settori che danno lavoro a un gran numero di donne migranti; reputa necessario trovare una nuova formula che consenta alle famiglie che le occupano di trovare una soluzione giuridica che consenta la copertura sociale di dette persone;

26.   invita il Consiglio e la Commissione a riflettere, con riguardo alla riammissione degli immigrati irregolari, sull'applicazione degli accordi conclusi e sugli orientamenti di quelli futuri; ricorda la responsabilità che, in materia di riammissione, hanno i paesi di origine e di transito e sostiene una politica europea di rimpatrio rispettosa della dignità e dell'integrità fisica degli individui conformemente alla CEDU e alla Convenzione di Ginevra;

27.   ribadisce che respinge fermamente l'idea di creare centri di accoglienza o di ritenzione per gli immigrati senza documenti o i richiedenti asilo, al di fuori delle frontiere dell'UE, nelle regioni di origine dell'immigrazione;

28.   sottolinea che la gestione dei centri di accoglienza temporanei esistenti all'interno e all'esterno dell'Unione europea deve essere conforme anche alla Convenzione di Ginevra;

29.   condivide l'opinione della Commissione secondo cui la regolarizzazione di massa degli immigrati illegali non costituisce una soluzione al problema dell'immigrazione illegale e , in mancanza di un sistema comune sull'immigrazione e sull'asilo, dovrebbe mantenere un carattere eccezionale e unico poiché non risolve i veri problemi di fondo; invita la Commissione ad analizzare le buone pratiche degli Stati membri che devono essere sviluppate nel contesto di un sistema di scambio d'informazioni e di preallarme;

30.   ritiene che la regolarizzazione di massa degli immigrati illegali debba tenere conto di valutazioni economiche, demografiche e culturali e chiede un'analisi degli effetti prodotti dalle regolarizzazioni effettuate dagli Stati membri;

31.   è dell'avviso che la migrazione legale svolga un ruolo importante rafforzando in Europa l'economia basata sulla conoscenza e accelerando lo sviluppo economico;

32.   ritiene che la strategia globale europea in materia di immigrazione economica dovrebbe privilegiare le forme organizzate di migrazione potenziando, in particolare, gli accordi bilaterali di gestione dei flussi migratori con i paesi d'origine; sottolinea l'importanza delle operazioni di regolarizzazione per combattere il lavoro nero, integrare gli immigranti illegali nella società ed evitare che possano essere sfruttati;

33.   ritiene che negli Stati membri sia necessario organizzare, in funzione delle loro capacità di accoglienza, i canali legali dell'immigrazione per ragioni demografiche ed economiche nonché per apportare un eventuale contributo alla riduzione dell'immigrazione illegale;

34.   esprime la propria soddisfazione per le misure che la Commissione si è impegnata ad adottare per far fronte alle conseguenze specifiche dell'immigrazione illegale nelle regioni ultraperiferiche(4) che, alla luce della loro situazione geografica, delle loro piccole dimensioni e della lontananza, sono particolarmente vulnerabili ai flussi migratori illegali;

35.   invita gli Stati membri a partecipare alla riflessione avviata dalla Commissione nel suo Libro verde sul grado di coordinamento da raggiungere e sul valore aggiunto dell'adozione di una normativa europea che tenga conto della competenza nazionale per definire il numero di immigrati da accettare;

36.   è preoccupato per l'allestimento nei paesi mediterranei, su richiesta di taluni Stati membri, di "centri di prima accoglienza" per immigrati che mirano a entrare nel territorio dell'Unione, centri che non offrono alle persone interessate le garanzie minime in termini di diritti fondamentali; rammenta che la gestione dei flussi migratori non può essere improntata esclusivamente a esigenze di sicurezza, ma deve altresì basarsi sulla gestione di uno sviluppo sostenibile e sociale;

37.   è consapevole che gli Stati membri sono responsabili per la fissazione del numero di cittadini di paesi terzi sul loro territorio, ma sostiene l'idea di fare stime globali che tengano conto anche delle persone a cui il soggiorno è stato autorizzato per motivi diversi dall'attività economica, come i rifugiati, le persone che beneficiano di un regime di protezione sussidiaria e le persone che usufruiscono del ricongiungimento familiare, compresi i minorenni in età di lavoro, che devono avere la garanzia di accedere al mercato del lavoro;

38.   deplora che la proposta di direttiva sull'immigrazione a scopi occupazionali non sia stata adottata e sostiene l'opzione, proposta dalla Commissione nel suo Libro verde, volta a creare un quadro comune di norme minime per l'ammissione dei cittadini di paesi terzi per occupazioni salariate e indipendenti;

39.   è favorevole alla possibilità di rendere più flessibili ed efficaci le modalità d'ingresso, anche con la previsione di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro; incoraggia l'utilizzo di progetti comunitari, sul modello di "EURES", al fine di favorire lo scambio di informazioni fra gli Stati membri sulle possibilità di lavoro per i cittadini dei paesi terzi residenti nell'Unione europea;

40.   chiede alla Commissione di effettuare un previsione a breve e medio termine relativamente al fabbisogno di manodopera supplementare nei vari Stati membri; invita gli Stati membri a fornire alla Commissione una stima statistica al fine di permettere alla Commissione di effettuare previsioni adeguate sul fabbisogno di manodopera nell'Unione europea;

41.   invita la Commissione e gli Stati membri a mantenere un dialogo costante con le ONG che si occupano di immigrazione al fine di ottenere il loro parere su temi riguardanti l'immigrazione, a sostenere le loro attività di assistenza agli immigrati nonché le loro attività di ricerca;

42.   ritiene che sia urgente elaborare politiche di immigrazione più adattabili ai mercati del lavoro al fine di evitare che il mercato del lavoro interno sia deregolamentato per i lavoratori a basso costo e i lavoratori clandestini onde impedire uno squilibrio tra popolazione attiva e non attiva e invita gli Stati membri ad associare alla decisione sul numero di lavoratori stranieri da ammettere, le amministrazioni regionali e locali, le agenzie regionali per l'occupazione e le parti sociali, le organizzazioni sindacali e di categoria, le associazioni di volontariato impegnate nel territorio e le comunità di accoglienza;

43.   invita gli Stati membri a elaborare permessi di soggiorno e di lavoro specifici combinati che facilitino l'assunzione di lavoratori stagionali o per una durata limitata;

44.   sottolinea in particolare la necessità di raddoppiare gli sforzi dell'UE nella lotta contro la povertà nei paesi d'origine dei flussi migratori nel contesto degli obiettivi del millennio sostenendo, tra l'altro, la realizzazione di un sistema di istruzione solido e paritetico nonché lo sviluppo dell'economia locale;

45.   incoraggia gli Stati membri a firmare con i paesi a forte emigrazione, nell'ambito della loro politica nazionale per l'immigrazione, accordi bilaterali volti a rispondere al fabbisogno europeo di manodopera o ad aprire nuove vie legali di immigrazione onde rendere meglio organizzato e più trasparente il processo migratorio e promuovere le relazioni con i paesi terzi nell'ambito di uno stretto partneriato; sottolinea inoltre che la conclusione degli accordi bilaterali di gestione migratoria con i paesi d'origine permette di avviare un reale partenariato con tali paesi nella lotta comune contro l'immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani, in particolare dei gruppi più vulnerabili come le donne e i bambini;

46.   invita gli Stati membri ad avviare un dibattito sul summenzionato Libro verde e a informare regolarmente la Commissione in merito all'attuazione delle loro politiche nazionali d'immigrazione;

47.   sottolinea che l'integrazione dei migranti è una questione fondamentale e chiede misure globali volte ad assicurare il loro inserimento nel mercato del lavoro nonché i diritti sociali, economici e politici, che sono altrettanto importanti per realizzare gli obiettivi di Lisbona relativi alla crescita e alla competitività;

48.   ricorda la competenza nazionale in materia di integrazione la quale comporta diritti e obblighi tanto per la società di accoglienza quanto per l'immigrante; invita gli Stati membri a coordinare le loro politiche nazionali tramite il metodo aperto di coordinamento, rifacendosi ai principi di base comuni di recente adottati dal Consiglio;

49.   sottolinea che il coordinamento delle politiche nazionali non può sostituire una politica europea d'integrazione; invita gli Stati membri a elaborare criteri minimi per la definizione di una siffatta politica;

50.   sottolinea l'importanza di incoraggiare l'organizzazione di corsi per l'apprendimento della lingua della società ospitante nonché di corsi di educazione civica e di programmi di insegnamento, tra l'altro sulla parità fra uomini e donne, e di rafforzare l'integrazione tramite il lavoro, la lotta contro i ghetti e la partecipazione politica alle elezioni locali; è favorevole ai programmi di introduzione applicati da taluni Stati membri, che implicano un impegno reciproco dei paesi ospitanti e dei primi immigrati arrivati, in particolare; desidera vincolare gli immigranti al rispetto dei valori fondamentali dell'Unione tramite un impegno simbolico; esorta gli Stati membri a coinvolgere maggiormente gli immigrati integrati nella loro politica d'integrazione promuovendo il dialogo fra immigranti e autoctoni;

51.   ritiene che una politica attiva d'integrazione dei cittadini dei paesi terzi residenti legalmente nell'Unione dovrebbe fra l'altro: definire norme chiare che disciplinino lo status legale dei residenti e garantiscano il loro diritto a buone prassi amministrative; consentire un'integrazione regolare sul mercato del lavoro; obbligare i cittadini di paesi terzi di seguire corsi di formazione della lingua nazionale o delle lingue nazionali organizzati dagli Stati membri d'accoglienza; conferire loro il diritto di accedere all'istruzione e garantire il riconoscimento dei diplomi; garantire l'accesso ai servizi sociali e sanitari; sforzarsi di offrire condizioni di vita decenti nelle città e nei comuni; garantire la partecipazione degli immigrati alla vita sociale, culturale e politica;

52.   invita gli Stati membri e le istituzioni dell'UE a promuovere la partecipazione dei non cittadini senza diritto di voto, che risiedono legalmente nell'UE, alla vita pubblica e politica, in particolare assicurando adeguati meccanismi di consultazione e di rappresentanza; invita tutti gli Stati membri a ratificare la Convenzione europea sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale;

53.   prega vivamente tutti gli Stati membri di ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie;

54.   è del parere che la lotta contro le discriminazioni, il razzismo e la xenofobia sia una componente fondamentale della politica di integrazione; invita gli Stati membri ad adoperarsi in ogni modo al fine di diffondere tra i cittadini europei la cultura dell'accoglienza, dell'integrazione e dell'inclusione sociale, con l'obiettivo di costruire una società multiculturale, evitando ogni atto politico ed istituzionale atto a violare i principi di accoglienza e di non-respingimento, invita gli Stati membri a recepire nel loro diritto nazionale quanto prima le due direttive pertinenti e plaude all'iniziativa della Presidenza del Consiglio di rilanciare la proposta di decisione quadro riguardante la lotta contro il razzismo e la xenofobia; chiede che il Parlamento europeo sia nuovamente consultato su tale decisione quadro a seguito delle nuove discussioni in seno al Consiglio;

55.   è costernato per l'aumento dei delitti d'onore, le persecuzioni e le gravi violazioni dei diritti delle donne migranti per motivi di fanatismo religioso e di tradizioni disumane e chiede alla Commissione e al Consiglio di lottare più energicamente contro tali fenomeni e di offrire protezione alle donne minacciate;

56.   invita gli Stati membri a stipulare accordi con i paesi d'origine degli immigranti onde garantire il trasferimento dei diritti acquisiti in materia di sicurezza sociale;

57.   ritiene che la comunità internazionale non abbia ancora preso atto del potenziale delle rimesse finanziarie degli immigrati verso il loro paese d'origine per il sostegno delle loro politiche di sviluppo e invita la Commissione a proporre misure concrete per agevolare il trasferimento volontario di una parte della retribuzione nei paesi d'origine riducendo al minimo i costi delle transazioni finanziarie, come proposto nel summenzionato Libro verde;

58.   invita il Consiglio ad assumere un atteggiamento più attivo al fine di definire alla luce di tali proposte, un'efficace politica europea d'immigrazione atta a raccogliere le sfide cui l'Unione deve far fronte;

59.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU C 92 E del 16.4.2004, pag. 390.
(2) Testi approvati di tale data, P6_TA(2004)0022.
(3) World Economic and Social Survey 2004.
(4) COM(2004)0343, paragrafo 2.3.1 e COM(2004)0628.

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