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Procedura : 2005/2004(INI)
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A6-0185/2005

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PV 05/07/2005 - 7.13

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P6_TA(2005)0272

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Martedì 5 luglio 2005 - Strasburgo
Sfruttamento e lavoro dei minori nei paesi in via di sviluppo
P6_TA(2005)0272A6-0185/2005

Risoluzione del Parlamento europeo sullo sfruttamento dei bambini nei paesi in via di sviluppo, con particolare enfasi sul lavoro infantile (2005/2004(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visti gli articoli 177, 178, 180 e 181 del trattato CE,

–   vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia(1), in particolare gli articoli 28 e 32,

–   visti i protocolli opzionali I e II del 2002 a tale Convenzione riguardanti la vendita di bambini, la prostituzione e la pornografia infantili nonché il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati,

-   viste le convenzioni 138 sull'età minima di ammissione al lavoro (1973) e 182 riguardante la proibizione e l'azione immediata volta ad eliminare le forme peggiori di lavoro minorile (1999) dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL),

–   visto l'accordo di partenariato ACP-UE sottoscritto a Cotonou (Benin) nel giugno 2000,

–   visti i restanti strumenti internazionali volti a rafforzare la protezione dei diritti dei bambini come, per esempio, il patto internazionale dell'ONU sui diritti civili e politici(2), il patto internazionale dell'ONU sui diritti economici, sociali e culturali(3), la convenzione dell'ONU contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti(4), la convenzione dell'ONU sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna(5) e la convenzione sull'interdizione della messa a punto, fabbricazione, stoccaggio e impiego delle armi chimiche e sulla loro distruzione(6),

–   vista la Carta africana sui diritti e il benessere del bambino, adottata nel luglio 1990 a Nairobi (Kenya),

–   visti gli obiettivi di sviluppo del Millennio, in particolare gli obiettivi 1 e 2, e il Vertice di alto livello del Millennio delle Nazioni Unite che si terrà nel settembre 2005 a New York,

–   viste le sue precedenti risoluzioni e le risoluzioni dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE(7),

–   visto il programma internazionale per l'eliminazione del lavoro infantile (IPEC), presentato dall'OIL nel 1992 ed attuato in 51 paesi,

–   viste le relazioni e le restanti attività dell'OIL e dell'UNICEF sull'istruzione(8),

–   visto il forum mondiale sull'istruzione tenutosi a Dakar (Senegal), nel 2000 (Vertice di Dakar), in cui è stato adottato il documento "Istruzione per tutti",

–   visto l'articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che definisce l'istruzione come un diritto fondamentale dell'uomo,

–   vista la sessione speciale sull'infanzia dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha avuto luogo a New York nel maggio 2002, e le sue conclusioni contenute nel documento "Un mondo adatto ai bambini",

–   visti gli orientamenti dell'UE sui bambini nei conflitti armati(9),

–   vista la dichiarazione di Libreville sulla tratta dei bambini, adottata nel 2002 da 21 paesi africani(10),

–   vista la comunicazione della Commissione "Partecipazione degli attori non statali alla politica di sviluppo della CE" (COM(2002)0598),

–   vista la risoluzione del Consiglio relativa alla responsabilità sociale delle imprese(11),

–   vista la comunicazione della Commissione sulla responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile (COM(2002)0347),

–   viste le linee direttrici dell'OCSE per le imprese multinazionali(12),

–   vista la relazione dell'Alto Commissario per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite sulle responsabilità delle imprese transnazionali e delle imprese connesse in materia di diritti dell'uomo(13),

–   vista la dichiarazione tripartita di principi sulle multinazionali e la politica sociale, adottata dall'OIL nel novembre 1977,

–   visto il quinto principio dell'Accordo mondiale (Global Compact) dell'ONU ossia "Le imprese dovrebbero appoggiare l'effettiva abolizione del lavoro infantile",

–   vista la relazione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sui progressi nello sviluppo dell'istruzione primaria universale e l'uguaglianza uomo-donna nei paesi ACP, secondo gli obiettivi di sviluppo del Millennio approvati a Bamako (Mali) nell'aprile 2005,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per il commercio internazionale (A6-0185/2005),

A.   considerando che, secondo l'UNICEF, per "lavoro infantile" s'intende qualsiasi forma di lavoro svolto da bambini di età inferiore ai 18 anni che è pericoloso o interferisce con l'educazione dei bambini o è dannoso per la salute dei bambini o il loro sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale,

B.   considerando che, nel mondo, lavorano 352 milioni di bambini di entrambi i sessi, di cui 179 milioni sono vittime di ciò che l'OIL definisce le peggiori forme di lavoro,

C.   notando che la maggioranza dei bambini che lavorano sono occupati nel settore agricolo,

D.   considerando che 5 milioni di bambini sono oggetto di sfruttamento nei luoghi di lavoro nell'Europa orientale e nella regione del Mediterraneo, e a quanto sembra anche in taluni Stati membri dell'Unione europea, il che sarebbe particolarmente inammissibile,

E.   osservando che la Convenzione sui diritti dell'infanzia del 1989 è stata ratificata da tutti i paesi che l'hanno sottoscritta, eccetto due, segnatamente gli Stati Uniti e la Somalia,

F.   considerando che la povertà non dev'essere una barriera insormontabile che impedisca ai bambini poveri di smettere di lavorare e di godere del diritto ad un'istruzione a tempo pieno qualora vengano prese misure adeguate, poiché porre fine al lavoro minorile non comporta la necessità di porre previamente fine alla povertà,

G.   considerando che il lavoro minorile favorisce il perpetuarsi della povertà e ostacola lo sviluppo riducendo i salari, privando gli adulti di un lavoro e negando ai bambini un'istruzione,

H.   considerando che ogni bambino, alla sua nascita, ha diritto ad essere registrato e la conseguente relazione diretta tra tale registrazione e l'applicazione delle norme pertinenti in materia dei diritti umani che tutelano i bambini dallo sfruttamento attraverso il lavoro,

I.   considerando che lo sviluppo dell'istruzione globale è una delle strategie più efficaci a disposizione per rompere il ciclo della povertà e che costituisce un elemento chiave dello sviluppo umano sostenibile e degli sforzi nel progresso verso gli obiettivi di sviluppo umano concordati per il 2015 in ambito internazionale,

J.   considerando che, il 10 novembre 2000, la Commissione e il Consiglio hanno pubblicato una comunicazione congiunta sull'insegnamento primario universale e sul riconoscimento dell'istruzione quale priorità dello sviluppo; considerando, inoltre, che il Parlamento ha riconosciuto, in numerose risoluzioni, la relazione esistente fra l'istruzione e l'abolizione del lavoro minorile,

K.   considerando che 121 milioni di bambini (tra cui 65 milioni di bambine) non hanno mai frequentato la scuola sebbene ogni bambino abbia un diritto incontestabile all'istruzione,

L.   osservando che il lavoro minorile impedisce a molti bambini di andare a scuola, che viene considerata un lusso quando il loro reddito costituisce un complemento indispensabile alla sopravvivenza di tutta la loro famiglia e che 120 milioni di bambini sul totale di quelli che lavorano hanno un orario di lavoro a tempo pieno, il che fa sì che la loro istruzione sia inadeguata o inesistente, e che in alcuni casi, in paesi come l'India e la Cina, l'istruzione dei bambini viene interrotta perché i genitori emigrano per andare a lavorare all'estero e non possono lasciare i bambini continuare la loro istruzione senza sorveglianza,

M.   considerando che il diritto di un bambino all'istruzione non è negoziabile e che l'istruzione e la formazione professionale sono di vitale importanza, in particolare per le bambine e le donne, nel quadro della lotta contro la povertà e sottolineando l'impegno politico della Commissione ad aumentare le risorse destinate all'istruzione e alla formazione nel quadro della cooperazione allo sviluppo,

N.   considerando che il Consiglio ha espresso chiaramente il suo impegno per quanto riguarda gli obiettivi del millennio per lo sviluppo che fissano lo sradicamento della povertà nonché il conseguimento dell'istruzione primaria universale e l'uguaglianza dei generi,

O.   considerando che le società di produzione di articoli sportivi si sono impegnate nel 1978 a conformarsi al codice delle pratiche di lavoro della FIFA che vieta l'utilizzazione del lavoro minorile nella fabbricazione di prodotti ai quali essa accorda licenze,

P.   considerando che le imprese, incluse le multinazionali, hanno la responsabilità etica, imprenditoriale e sociale di contribuire all'abolizione del lavoro infantile da ogni aspetto della fabbricazione e della produzione,

Q.   considerando che le risposte di singoli settori al lavoro minorile raramente sono efficaci;

R.   considerando che un'istruzione di scarsa qualità e/o scarso rilievo può scoraggiare i bambini ed esporli "al rischio" dello sfruttamento,

1.   invita tutti gli Stati a procedere quanto prima alla ratifica e all'applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dei suoi protocolli facoltativi;

2.   ingiunge ai due Stati membri dell'UE che non hanno ratificato le convenzioni 138 e 182 dell'OIL a procedere il più rapidamente possibile alla loro ratifica e alla loro applicazione, in quanto qualsiasi altro atteggiamento sarebbe contrario alla Carta dei diritti fondamentali;

3.   raccomanda alla Commissione di fare dell'attuazione delle norme fondamentali di lavoro una costante componente della concertazione bilaterale a tutti i livelli sia con i paesi dove si registrano violazioni sia con i paesi che vi sono coinvolti tramite investimenti e scambi commerciali;

4.   ritiene che la ratifica e il rispetto delle convenzioni 138 e 182 dell'OIL facciano parte integrante delle esigenze che la Commissione e il Consiglio dovrebbero imporre ai paesi che chiedono l'ingresso nell'Unione europea;

5.   sottolinea che la lotta per l'eliminazione dello sfruttamento dei bambini e del lavoro infantile deve costituire una priorità politica dell'UE e invita la Commissione a creare una linea di bilancio speciale che ponga l'accento sulla protezione dei diritti del bambino, nel quadro dell'iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell'uomo;

6.   esorta la Commissione a integrare pienamente i diritti dei bambini, compresa l'eliminazione del lavoro infantile in tutte le sue iniziative e, principalmente, nei documenti di strategia per paese e regioni e nei programmi nazionali/regionali nonché nel processo di revisione della dichiarazione di politica di sviluppo e a incentrare la sua attenzione sul ruolo essenziale dell'istruzione;

7.   invita la Commissione a far sì che le politiche commerciali dell'UE siano coerenti con il suo impegno di preservare e di promuovere i diritti dei bambini e ad effettuare un'indagine approfondita sull'introduzione di un regime UE per quanto riguarda l'etichettatura di prodotti importati nell'UE per attestare che sono stati prodotti senza il ricorso a manodopera infantile in qualsiasi punto della catena di produzione e di approvvigionamento e a predisporre etichette con la dicitura "senza ricorso al lavoro minorile" per tali prodotti, assicurando, al contempo, che tale regime sia conforme alle norme commerciali internazionali dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC); raccomanda che le risultanze dell'indagine vengano presentate alla commissione per il commercio internazionale; nel frattempo, afferma che i prodotti provenienti dai paesi in via di sviluppo dovrebbero recare un'etichetta con la dicitura "coltivato/prodotto in maniera responsabile, senza ricorso al lavoro minorile";

8.   raccomanda che la Commissione includa, in ogni trattato di commercio bilaterale e partenariati strategici, una clausola sull'attuazione delle norme di lavoro fondamentali, fra cui la messa al bando del lavoro infantile, con particolare riferimento all'età minima di accesso al lavoro;

9.   esorta la Commissione a vigilare affinché il problema del lavoro infantile e la protezione dei bambini da qualsiasi forma di abuso, sfruttamento o discriminazione siano le questioni centrali nell'ambito delle commissioni e dei sottogruppi per i diritti dell'uomo istituiti nel quadro degli accordi di commercio e di cooperazione;

10.   invita il Consiglio e la Commissione ad includere la registrazione ufficiale dei neonati allo stato civile nella politica di cooperazione allo sviluppo quale diritto fondamentale e mezzo per proteggere i diritti dei bambini;

11.   esorta la Commissione a accordare attenzione alla questione della registrazione ufficiale dei neonati in tutte le sue comunicazioni future nel quadro della politica di sviluppo e a proporre linee direttrici per divulgare tale pratica;

12.   plaude alla creazione, in seno alla Commissione, di un gruppo di commissari per i diritti fondamentali e alla nomina di un rappresentante personale per i diritti umani e li invita ad includere la protezione e la promozione dei diritti dei bambini e l'abolizione del lavoro infantile tra le loro priorità essenziali;

13.   invita la Commissione a promuovere una strategia di sostegno tecnico degli Stati in cui il problema della mancanza di una registrazione ufficiale delle nascite è diffuso;

14.   invita la Commissione ad elaborare una comunicazione annuale sui diritti del bambino, offrendo così un quadro coerente per la protezione dei diritti dei bambini e l'eliminazione del lavoro infantile;

15.   accoglie con favore la finalizzazione del partenariato strategico per la cooperazione e lo sviluppo con l'OIL, in cui la priorità fondamentale per le attività congiunte è l'eliminazione del lavoro infantile, in particolare per le età più basse, e chiede alla Commissione di attuarla al più presto possibile e di riferire al Parlamento su una base regolare; invita la Commissione a redigere regolarmente relazioni dirette al Parlamento riguardanti i progressi realizzati nei settori coperti da tale cooperazione; invita la Commissione a stabilire simili collaborazioni anche con altri organismi pertinenti come, per esempio, l'UNICEF;

16.   invita il Consiglio e la sua Presidenza, quale voce dell'UE, a promuovere i diritti dei bambini e l'eliminazione del lavoro infantile in occasione della riunione di Alto livello dell'ONU che si terrà a New York nel settembre 2005;

17.   invita la Commissione e l'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE a tenere conto delle conclusioni della sessione speciale sull'infanzia dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione dei negoziati di revisione dell'Accordo di partenariato ACP-UE, e invita tutti gli Stati membri dell'Accordo e dell'UE a rispettare gli impegni assunti durante tale sessione;

18.   ricorda che l'accordo di Cotonou prevede una disposizione specifica sulle norme in materia di scambi commerciali e di lavoro che conferma l'impegno delle parti a utilizzare le norme fondamentali del lavoro e in particolare a eliminare le peggiori forme di lavoro infantile; invita la Commissione ad assicurare l'attuazione dell'articolo 50 dell'accordo di Cotonou;

19.   accoglie con favore le disposizioni all'interno del nuovo schema del sistema di preferenze di scambio GSP+ che offre preferenze addizionali ai paesi in via di sviluppo che ratificano e attuano gli standard sociali/OIL e chiede alla Commissione di sorvegliarne con attenzione l'attuazione effettiva e di riferire annualmente al Parlamento;

20.   chiede che venga promossa una interazione positiva tra la liberalizzazione degli scambi internazionali e l'applicazione delle norme fondamentali del lavoro; raccomanda alla Commissione di svolgere valutazioni di impatto sociale a breve e lungo termine per le varie componenti connesse all'introduzione di politiche di liberalizzazione commerciale e al potenziale esito del GATS sulla parità di accesso ai servizi e alle agevolazioni sociali;

21.   ritiene che la lotta contro il lavoro minorile può essere accelerata con la realizzazione di uno sviluppo socioeconomico equilibrato e con la riduzione della povertà; raccomanda che l'UE colleghi i suoi tentativi di eliminare il lavoro minorile a sforzi altrettanto vigorosi per conformarsi ad altri standard in materia di lavoro e per assicurare salari sufficienti per i lavoratori adulti;

Relazione tra istruzione , povertà e lavoro infantile

22.   ribadisce la sua posizione sulla relazione che si rafforza mutuamente tra una mancanza di istruzione e il lavoro infantile, che fa dell'istruzione lo strumento basilare per il raggiungimento dell'obiettivo 2 relativo agli obiettivi di sviluppo del Millennio fino al 2015;

23.   chiede che si presti particolare attenzione all'istruzione primaria delle bambine, poiché queste devono affrontare più ostacoli e più barriere che i bambini (fattori culturali come i matrimoni in giovane età, la discriminazione, il loro ruolo sociale e familiare, ecc., sono determinati) per entrare e restare a scuola e terminare gli studi; afferma, inoltre, che le bambine che hanno ricevuto un'istruzione hanno famiglie meno numerose, più sane e contribuiscono ad aumentare la produttività e a ridurre la povertà;

24.   invita la Commissione ad utilizzare la sua posizione quale principale donatore di assistenza ufficiale allo sviluppo tra le istituzioni internazionali quali l'UNESCO, l'UNICEF, la Banca mondiale e il FMI, per esortare questi donatori multilaterali ad esercitare pressioni in vista di delineare politiche volte ad eliminare il lavoro infantile nonché a progettare e attuare politiche e programmi in materia d'istruzione che integrino tutti i bambini che lavorano e gli altri bambini che non vanno a scuola nell'istruzione formale a tempo pieno senza discriminazioni fondate sul sesso, sugli handicap, l'origine etnica o razziale, la religione o la cultura, fino a quando non abbiano raggiunto l'età minima per lavorare, ai sensi della Convenzione n. 138 dell'OIL;

25.   invita la Commissione ad esercitare pressioni per far sì che l'età prevista per il completamento dell'istruzione obbligatoria e l'età minima legale per lavorare siano conformi alla Convenzione 138 dell'OIL che stipula che l'età minima di ammissisone all'impiego "non deve essere inferiore all'età in cui cessa la scolarità obbligatoria né, in ogni caso, ai 15 anni",

26.   sostiene le sei misure richieste dall'UNICEF per eliminare il lavoro infantile, e cioè:

  

• eliminazione immediata dei lavori pericolosi da parte dei bambini,

  

• organizzazione di un insegnamento gratuito e obbligatorio fino a 16 anni,

  

• ampliamento della protezione giuridica dei bambini,

  

• registrazione di tutti i bambini al momento della nascita allo scopo di poter determinare la loro età senza possibilità di frodi,

  

• una raccolta e un controllo adeguato dei dati per conoscere con esattezza l'ampiezza del fenomeno del lavoro minorile,

  

• adozione di codici di condotta;

   27. si rammarica che, dopo il Vertice di Dakar, non sia stato osservato alcun progresso significativo nell'affrontare la crisi nell'insegnamento e segnala che, oggigiorno, 113 milioni di bambini in età scolare, di cui due terzi sono bambine, sono privi addirittura di istruzione elementare;
   28. ritiene che nessun bambino dovrebbe essere privato del suo diritto fondamentale all'istruzione a causa dell'impossibilità di pagare le spese di scolarità e ribadisce il suo invito a tutti i governi di stabilire un calendario preciso onde eliminare rapidamente le spese di scolarità, dirette e indirette, per l'educazione primaria mantenendo, al contempo, un elevato livello dell'istruzione, se non migliorandone la qualità; ritiene che occorra assicurare con ogni mezzo adeguato l'accesso di tutti all'istruzione secondaria, tecnica e di livello universitario; sottolinea che il fatto di far partecipare i bambini e le comunità alla presa di decisioni riguardanti le scuole contribuisce a meglio adattare l'istruzione alle necessità dei bambini;
   29. considera l'informazione sui programmi di istruzione e formazione esistenti fattore essenziale affinché vengano attuati con successo ed invita la Commissione a controllare con particolare attenzione che le donne e i bambini ricevano l'informazione adeguata, poiché l'istruzione può aiutarle a proteggersi contro qualsiasi forma di sfruttamento;
   30. invita la Commissione a definire obiettivi chiari per la promozione di un'istruzione fondamentale universale della più alta qualità nei programmi nazionali indicativi con particolare enfasi sull'integrazione delle bambine, dei bambini delle zone colpite da conflitti e dei bambini provenienti da gruppi sociali marginalizzati nei programmi di istruzione;
   31. raccomanda la Commissione a sostenere i programmi di mobilitazione e i programmi di istruzione di transizione incentrandosi particolarmente sull'efficacia delle strategie volte ad integrare i bambini lavoratori in una scolarità a tempo pieno, come per esempio le scuole e le classi di transizione, che aiutano i bambini che non hanno mai ricevuto un'istruzione scolastica formale ad adattarsi all'ambiente scolastico con l'assistenza di personale docente debitamente specializzato;
   32. invita l'Unione europea ad obbligare i paesi con statuti che già vietano il lavoro minorile ad eliminare completamente questa forma di lavoro nei loro paesi e ad inserire i bambini e gli adolescenti che sono rimasti indietro nel sistema scolastico entro un periodo di tolleranza di tre anni;
   33. invita l'Unione europea a potenziare gli aiuti finanziari per aumentare il numero di scuole e di insegnanti nelle zone che ne hanno bisogno;
   34. ritiene che il lavoro infantile sia il prodotto di uno sviluppo socioeconomico squilibrato; raccomanda che gli sforzi volti all'eliminazione del lavoro infantile tengano conto delle condizioni sociali e della povertà dei paesi in via di sviluppo e che portino alla proposta di misure tese ad aumentare i redditi familiari garantendo, per esempio, un reddito minimo per i lavoratori adulti dal momento che il lavoro minorile erode i salari degli adulti;
   35. ritiene che l'eliminazione della povertà sia l'unico modo per creare le condizioni necessarie per l'eliminazione dello sfruttamento minorile e sottolinea l'importanza del sistema del microcredito ai fini dell'aumento del reddito delle famiglie;
   36. chiede alla Commissione di monitorare l'insieme del finanziamento dell'UE destinato all'istruzione di base per quanto riguarda il suo contributo alla lotta contro le forme di lavoro infantile che mantengono i bambini lontani dalle scuole a tempo pieno senza, che ciò limiti la donazione di aiuto umanitario, consistente in prodotti alimentari e altre forme di aiuto allo sviluppo delle infrastrutture delle regioni;
   37. mette in evidenza che un insegnamento universale a tempo pieno esige un sistema educativo che includa strategie per integrare tutti i bambini che lavorano – o che non vanno a scuola per altri motivi – in un sistema scolastico a tempo pieno; chiede all'Unione europea di garantire che tutti i programmi educativi finanziati dalla Comunità prevedano ampie strategie che includano la motivazione sociale e corsi di recupero per alunni più grandi di età;
   38. plaude all'azione dell'IPEC e sostiene gli incentivi da esso proposti per fare ritornare i bambini a scuola come, per esempio, i pasti gratuiti per i bambini o altre forme di aiuto alle loro famiglie;
   39. sostiene l'attività dell'OIL e la sua cooperazione con l'OMC, incluso attraverso un dialogo regolare, e suggerisce l'ulteriore rafforzamento di tali scambi;

Peggiori forme di sfruttamento infantile

40.   esprime la sua preoccupazione per le gravi violazioni dei diritti del bambino, quali definite dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, segnatamente il diritto alla salute, all'istruzione e all'alimentazione nonché alla protezione contro la violenza, lo sfruttamento e il maltrattamento;

41.   invita la Commissione ad appoggiare i programmi volti a lottare contro le forme meno diffuse di lavoro infantile come, per esempio, il lavoro domestico e la vendita di bambini per saldare i debiti familiari;

42.   plaude all'iniziativa della Commissione di aver avviato la redazione di una comunicazione sulla tratta degli esseri umani (2005);

43.   ribadisce la sua proposta di designare un inviato speciale dell'UE per i bambini vittime di conflitti armati, guerre, spostamenti, siccità, fame, disastri naturali o dell'AIDS, o per le bambine e i bambini che sono oggetto di traffico di esseri umani che garantisca l'attenzione necessaria a tali situazioni;

44.   chiede un sostegno da parte dell'OMC sotto forma di abolizione del lavoro minorile nel commercio e propone che i prodotti fabbricati senza ricorrere al lavoro minorile siano dotati di un marchio e di un'etichetta appositi al fine di sensibilizzare i consumatori sulle pratiche responsabili;

45.   invita la Commissione a rammentare all'Unione europea e ai paesi in via di sviluppo gli obblighi loro derivanti dalla Convenzione dell'Aja in materia di adozione internazionale e in particolare a garantire che tutti i paesi che beneficiano di aiuti dell'UE abbiano firmato e ratificato detta Convenzione e ad aiutare tali paesi a prevenire i danni ai bambini causati da procedure di adozione inadeguate o non autorizzate all'interno dei loro paesi o tra paesi diversi;

Responsabilità delle imprese

46.   plaude all'iniziativa della Commissione di aver avviato la redazione di una comunicazione sulla responsabilità sociale delle imprese che era prevista per l'aprile 2005;

47.   raccomanda alla Commissione di svolgere un'inchiesta sull'adozione a livello dell'Unione delle appropriate tutele giurisdizionali e dei meccanismi che identifichino e perseguano gli importatori, con sede nell'UE, di prodotti che permettono la violazione delle convenzioni fondamentali dell'OIL, incluso l'uso del lavoro infantile a qualsiasi stadio della catena di approvvigionamento; invita pertanto la Commissione a studiare la possibilità di concedere incentivi agli importatori UE che svolgono controlli regolari e indipendenti sulla fabbricazione dei loro prodotti in tutti i paesi terzi che fanno parte della catena di produzione;

48.   invita la Commissione e il Consiglio a promuovere le iniziative a favore del commercio equo, in particolare nei nuovi Stati membri dell'UE, controllando i produttori per assicurare che i loro metodi siano conformi ai modelli del commercio equo;

49.   raccomanda alla Commissione di indagare e identificare le società che utilizzano manodopera infantile in modo continuo e persistente in qualsiasi parte della catena di produzione e di approvvigionamento e chiede che tale elenco venga messo a disposizione degli importatori UE;

50.   invita gli Stati membri a sensibilizzare i consumatori sulla responsabilità sociale delle imprese e a sostenere le iniziative volte a promuovere i prodotti, principalmente quelli agricoli o provenienti dall'industria degli articoli sportivi, fabbricati senza ricorrere al lavoro infantile;

51.   invita i governi locali a cooperare con le organizzazioni internazionali per monitorare i settori dell'industria e dell'agricoltura al fine di prevenire il lavoro minorile e cooperare alla costruzione e alla manutenzione di adeguate strutture educative a tempo pieno con personale docente qualificato e trasporti e pasti gratuiti in modo che tutti i bambini possano frequentare la scuola;

52.   sollecita la Commissione e gli Stati membri a fornire un contributo allo sviluppo delle norme ONU sulle responsabilità delle imprese transnazionali e delle altre imprese per quanto riguarda i diritti dell'uomo, affinché possano diventare un efficace strumento globale contro il lavoro infantile e altri eventuali abusi dei diritti dell'uomo da parte delle imprese;

53.   invita pressantemente la Commissione ad assumere il rispetto delle norme di lavoro fondamentali quale condizione nell'ambito della sua politica di acquisti e appalti; invita altresì la Commissione a definire al riguardo una politica che consenta anche ai piccoli produttori dei paesi in via di sviluppo di ottemperare a dette norme;

54.   invita il Consiglio a sostenere le linee direttrici dell'OCSE per le imprese multinazionali e il Patto mondiale (Global Compact) dell'ONU;

55.   raccomanda alla Commissione di estendere, dagli investimenti agli scambi commerciali, la portata delle linee direttrici dell'OCSE per le imprese multinazionali, potenziare lo strumentario di attuazione e stipulare intese con i governi dei paesi in via di sviluppo sul modo in cui le imprese possano contribuire all'abolizione effettiva del lavoro infantile;

56.   incoraggia le imprese transnazionali ad adottare in tutte le loro attività e catene di approvvigionamento strategie di impresa socialmente responsabili, in cooperazione con le parti interessate, e di riferire in materia;

57.   invita la Commissione, in caso di inosservanza delle linee direttrici dell'OCSE da parte dei governi dei paesi in via di sviluppo, non solo ad avviare la procedura di infrazione, bensì anche a fare il nome pubblicamente delle imprese e delle società multinazionali attive nella produzione di noti prodotti mediante lo sfruttamento del lavoro infantile;

58.   incoraggia i governi dei paesi in cui hanno sede le imprese transnazionali a controllare l'attuazione delle linee direttrici dell'OCSE per le imprese multinazionali e a pubblicare periodicamente relazioni sul contributo di tali imprese all'effettiva abolizione del lavoro infantile e all'applicazione delle norme fondamentali del lavoro dell'OIL;

59.   plaude alla sottoscrizione del protocollo per la coltivazione e il trattamento delle fave di cacao e dei loro prodotti derivati da parte degli attori dell'industria del cacao su scala mondiale nonché ai risultati dell'attuazione del progetto che limita l'utilizzazione dei bambini nella produzione (confezione) di palloni da calcio in Pakistan, ed appoggia qualsiasi altra iniziativa simile;

60.   sostiene lo sviluppo di iniziative del settore privato tese all'eliminazione del lavoro infantile, inclusi codici di condotta, e incoraggia una maggiore cooperazione, trasparenza e coerenza tra le iniziative, che dovrebbero essere basate sulle norme di lavoro fondamentali dell'OIL ed essere monitorate da organismi indipendenti;

o
o   o

61.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, ai Copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e all'UNICEF nonché agli altri organismi pertinenti deNU.

(1) Adottata nel 1989 ed entrata in vigore nel 1990.
(2) Adottato nel dicembre 1966 ed entrato in vigore nel marzo 1976.
(3) Adottato nel dicembre 1966 ed entrato in vigore nel gennaio 1976.
(4) Adottata nel dicembre 1984 ed entrato in vigore nel giugno 1987.
(5) Adottata nel dicembre 1979 ed entrata in vigore nel settembre 1981.
(6) Adottata nel settembre 1997 ed entrata in vigore nel marzo 1999.
(7) Segnatamente le sue risoluzioni del 3 luglio 2003 sulla tratta dei bambini e sui bambini soldato (GU C 74 E del 24.3.2004, pag. 854), del 15 maggio 2003 sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sull'istruzione e la formazione nel contesto della riduzione della povertà nei paesi in via di sviluppo (GU C 67 E del 17.3.2004, pag. 285), del 6 settembre 2001 sull'istruzione di base nei paesi in via di sviluppo nel contesto della sessione straordinaria sull'infanzia dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (GU C 72 E del 21.3.2002, pag. 360), dell'11 aprile 2002 sulla posizione dell'UE nel quadro della sessione speciale sull'infanzia dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (GU C 127 E del 29.5.2003, pag. 691), del 13 giugno 2002 sul lavoro minorile nella produzione di equipaggiamenti sportivi (GU C 261 E del 30.10.2003, pag. 587) e la risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sui diritti dei bambini e, in particolare, sui bambini soldato (GU C 26 del 29.1.2004, pag. 17).
(8) In particolare, le relazioni dell'OIL "Un futuro senza il lavoro dei bambini" (2002), "Lottare contro il lavoro minorile mediante l'istruzione" (2003), "Investire in ogni bambino" (2004) e la relazione dell'UNESCO/OCSE "Finanziamento dell'istruzione - Investimenti e resa" (2002).
(9) Adottati dal Consiglio il 10 dicembre 2003, (doc. 15634/03).
(10) Adottata dal primo Vertice di capi di Stato e di governo degli Stati ACP a Libreville (Gabon) il 7 novembre 1997.
(11) Adottata dal Consiglio il 10 gennaio 2003 (doc. 5049/03).
(12) Relazione annuale sulle linee direttrici per le imprese multinazionali: Edizione 2000.
(13) Documento delle Nazioni Unite del 15 febbraio 2005, n. E/CN. 4/2005/91.

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