Risoluzione del Parlamento europeo sull'Uzbekistan
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulle Repubbliche dell'Asia Centrale e sull'Uzbekistan, in particolare quella del 9 giugno 2005(1),
– vista la sua risoluzione del 28 aprile 2005 sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2004 e sulla politica dell'UE in materia(2),
– vista la sua risoluzione del 24 febbraio 2005 sulle priorità e le raccomandazioni dell'Unione europea in vista della 61a sessione della Commissione per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite a Ginevra (14 marzo - 22 aprile 2005)(3),
– vista la relazione dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE/ODIHR) sugli eventi di Andijan,
– visto l'accordo di partenariato e di cooperazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Uzbekistan, dall'altra, entrato in vigore il 1° luglio 1999,
– viste le conclusioni del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" del 23 maggio, 13 giugno, 18 luglio e 3 ottobre 2005,
– visto il documento di strategia 2002-2006 per l'Asia centrale della Commissione,
– visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che il governo dell'Uzbekistan non ha ancora consentito un'indagine indipendente sugli eventi di Andijan del 13 maggio 2005, nei quali, secondo quanto riferito da organizzazioni per i diritti umani, un numero indeterminato di civili - diverse centinaia secondo alcune testimonianze - è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco e un numero ancora maggiore è stato ferito dalle "forze di sicurezza governative",
B. considerando che organizzazioni internazionali attive nel campo dei diritti umani hanno denunciato l'arresto di migliaia di persone al fine di coprire la verità, che le persone detenute corrono gravi rischi di essere torturate e sottoposte ad altri maltrattamenti e che molte sono state accusate di reati capitali e rischiano di essere condannate a morte dopo un processo iniquo,
C. considerando che la maggior parte dei giornalisti locali indipendenti e degli attivisti dei diritti umani subiscono intimidazioni da parte dei servizi di sicurezza o sono stati espulsi dal paese,
D. considerando che le autorità uzbeke hanno deciso di rinviare la 6a riunione della commissione di cooperazione parlamentare UE-Uzbekistan, data l'intenzione della delegazione del Parlamento europeo di recarsi ad Andijan e di incontrare organizzazioni non governative e persone che sono state coinvolte negli eventi,
E. considerando che a Tashkent è in corso un processo a carico di quindici uomini accusati di aver cercato di rovesciare il governo e di instaurare uno Stato islamico capeggiando la sommossa armata di Andijan,
F. considerando che Leandro Despouy, relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, ha espresso dubbi sull'imparzialità del processo e ha chiesto di poter entrare in contatto con gli imputati,
G. considerando che un gruppo di 439 profughi uzbeki fuggiti verso la frontiera kirghiza dopo la sollevazione del 13 maggio 2005 è stato trasferito in un campo delle Nazioni Unite in Romania; che la situazione degli altri profughi è tuttora non chiara,
H. considerando che lo sviluppo della società civile è un passo fondamentale per dare al paese una democrazia funzionante, stabilità e coesione sociale, il che è essenziale per contrastare efficacemente ogni rischio di estremismo religioso,
I. considerando che la società civile in Uzbekistan, così come nei paesi vicini, reclama una società più aperta, in cui le libertà individuali e i diritti umani siano pienamente rispettati, nonché veri progressi verso la democrazia,
1. sollecita la Commissione a iscrivere nella riserva la dotazione annuale del bilancio dell'Unione europea per "progetti nazionali e sviluppo istituzionale" in Uzbekistan, fatti salvi gli aiuti umanitari;
2. condanna il rifiuto della trasparenza da parte del governo dell'Uzbekistan e il suo ritiro da ogni contatto esterno, e sottolinea l'importanza del fatto che una commissione d'inchiesta internazionale abbia l'opportunità di chiarire immediatamente le circostanze degli eventi del maggio 2005 nella regione di Andijan e di assistere liberamente ai processi in corso;
3. ribadisce l'importanza delle relazioni UE-Uzbekistan e della prosecuzione del dialogo tra l'Unione e questo paese, e riconosce il ruolo cruciale dell'Uzbekistan nella regione dell'Asia centrale, ma sottolinea che tali relazioni devono fondarsi sul mutuo rispetto dei principi della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti dell'uomo, come chiaramente enunciato nel summenzionato accordo di partenariato e di cooperazione UE-Uzbekistan;
4. valuta positivamente e appoggia la decisione, adottata nella riunione del 3 ottobre 2005 del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne", di imporre l'embargo sulle esportazioni verso l'Uzbekistan di armi, materiale militare e altro materiale che potrebbe essere usato per la repressione interna, di applicare restrizioni all'ammissione nell'Unione europea dei cittadini uzbeki direttamente responsabili della repressione ad Andijan, e di sospendere a tempo indeterminato tutte le riunioni tecniche previste a titolo dell'accordo di partenariato e di cooperazione, così come valuta positivamente e appoggia il riorientamento della Commissione e la sua scelta di ridurre il programma TACIS per contribuire a dare maggiore rilievo ai bisogni della popolazione, alla democrazia e ai diritti umani e a promuovere i collegamenti con la società civile uzbeka;
5. sollecita il governo dell'Uzbekistan a rilasciare tutti gli attivisti dei diritti umani, i giornalisti e gli oppositori politici tuttora detenuti e a consentire loro di lavorare liberamente e senza dover temere persecuzioni, nonché a porre fine alle vessazioni nei confronti delle ONG;
6. chiede il ripristino della libertà di stampa, il che comporta la rinuncia ai provvedimenti giudiziari adottati contro i media nazionali e le ONG che intendono promuovere il pluralismo dell'informazione; condanna ogni ostacolo alla libertà di espressione dei cittadini;
7. chiede fermamente che il processo a carico delle persone accusate di complotto per rovesciare il governo uzbeko sia pienamente conforme al diritto internazionale e che possano assistervi osservatori esterni, ai quali dovrebbe essere consentito pieno accesso agli atti del procedimento; prende atto della decisone delle autorità uzbeke di consentire a osservatori dell'OSCE di assistere a questi processi;
8. si attende che le autorità uzbeke agevolino la visita ad Andijan dei deputati del Parlamento europeo partecipanti alla 6a riunione della commissione di cooperazione parlamentare UE-Uzbekistan e non ostacolino i loro incontri con l'opposizione, le ONG e i media indipendenti;
9. invita le autorità del Kirghizistan a non espellere i profughi arrestati fino a che il governo uzbeko non sia in grado di garantire un processo indipendente ed equo e di consentire alle organizzazioni umanitarie di entrare in contatto con le persone detenute;
10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Rappresentante speciale dell'UE per l'Asia centrale, ai presidenti, ai governi e ai parlamenti dell'Uzbekistan e del Kirghizistan, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Segretario generale dell'OSCE.