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Procedura : 2005/2061(INI)
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Ciclo del documento : A6-0308/2005

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A6-0308/2005

Discussioni :

PV 14/11/2005 - 13

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PV 15/11/2005 - 9
PV 15/11/2005 - 9.11

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P6_TA(2005)0427

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Martedì 15 novembre 2005 - Strasburgo
Dimensione sociale della globalizzazione
P6_TA(2005)0427A6-0308/2005

Risoluzione del Parlamento europeo sulla dimensione sociale della globalizzazione (2005/2061(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione intitolata "La dimensione sociale della globalizzazione - il contributo della politica dell'UE perché tutti possano beneficiare dei vantaggi" (COM(2004)0383),

–   vista la relazione del 24 febbraio 2004 della Commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione intitolata (CMDSG) "Una globalizzazione giusta: creare opportunità per tutti",

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e i pareri della commissione per gli affari esteri e della commissione per lo sviluppo (A6-0308/2005),

A.   considerando che malgrado i numerosi aspetti positivi della globalizzazione e il fatto che l'economia globale, basata sul progresso delle conoscenze scientifiche, abbia dimostrato una grande capacità produttiva, il processo di globalizzazione è in procinto di generare notevoli squilibri economici e sociali, sia all'interno dei paesi che tra di essi, la qual cosa suscita vive preoccupazioni sociali in considerazione degli elevati indici di disoccupazione e di povertà che affliggono vasti ceti sociali a livello mondiale,

B.   considerando che la globalizzazione fa crescere il divario tra ricchi e poveri e considerando che è necessario investire fortemente a favore delle persone di tutte le fasce sociali e le età per contrastare le sue conseguenze negative,

C.   considerando che l'economia è sempre più globalizzata e politicizzata e che le istituzioni di regolamentazione restano per buona parte nazionali o regionali; considerando che nessuna delle istituzioni esistenti è in grado di garantire un monitoraggio democratico dei mercati globali e di porre rimedio alle ineguaglianze fondamentali tra paesi,

1.   accoglie con soddisfazione la comunicazione della Commissione, che permette di avviare un dibattito iniziale sulla relazione della CMDSG ai fini della definizione della politica dell'UE a tale riguardo ma al contempo auspica che la Commissione presenti proposte più concrete concernenti le politiche esterne ed interne dell'UE in questo campo;

2.   concorda con la CMDSG sul fatto che la globalizzazione deve essere un processo con una forte dimensione sociale basata su valori universalmente condivisi, come il rispetto dei diritti umani e la dignità individuale, e deve essere giusta, inclusiva e democratica, dare opportunità e benefici tangibili a tutti i paesi e i popoli e inserirsi negli Obiettivi di sviluppo del Millennio;

3.   ritiene che l'UE possa fornire un contributo significativo a questo processo mediante le sue politiche interne ed esterne, attraverso la promozione del suo modello sociale a livello internazionale e incoraggiando la cooperazione mondiale sulla base del rispetto reciproco, il dialogo costruttivo e il riconoscimento del nostro destino comune;

4.   prende atto del fatto che la relazione della CMDSG constata che vantaggi e svantaggi della globalizzazione sono ripartiti in modo disuguale fra gli Stati e al loro interno; solo in Asia la situazione di tale ripartizione è migliorata rispetto agli anni '90;

5.   ritiene che la globalizzazione non debba implicare soltanto la possibilità per l'UE di incrementarne le vendite al di fuori dell'Europa ma anche che i paesi del terzo mondo, in particolare, possano vendere di più all'UE, allo scopo di rafforzare i loro livelli di crescita, occupazione e inclusione sociale; ravvisa la necessità di una riforma della politica agricola comune se si vuole effettivamente attuare tale aspetto della globalizzazione e garantire la riuscita della campagna "Make Poverty History" (abolire la povertà);

6.   raccomanda al Consiglio e alla Commissione di far sì che la politica commerciale, agricola ed estera comune sia coerente con la politica di sviluppo, quale stipulata all'articolo 178 del trattato, e con gli Obiettivi di sviluppo del Millennio;

7.   ritiene che l'Unione europea dovrebbe prendere misure concrete per combattere la povertà adottando una politica molto più convincente in materia di agricoltura e commercio, combinata con una remissione del debito e la fornitura di aiuti;

8.   sottolinea che vi è una stretta interrelazione fra povertà e degrado ambientale: i problemi dell'ambiente, come la riduzione della diversità biologica o il cambiamento climatico, colpiscono spesso in modo particolare gli strati più poveri della popolazione, aggravandone la condizione di povertà, e la povertà porta a un maggiore degrado ambientale quando non vi sono alternative allo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali; in questo senso la dimensione sociale della globalizzazione va considerata in connessione con la dimensione ecologica;

9.   approva la relazione sulla revisione di medio periodo della strategia di Lisbona e sottolinea che la strategia riveduta potrebbe essere un utile strumento per affrontare buona parte delle sfide della globalizzazione; ribadisce l'appoggio alla strategia di Lisbona, che pone in evidenza l'interdipendenza della dimensione economica, sociale e ambientale; considera che la creazione di posti di lavoro migliori e più numerosi sia una premessa decisiva se si vuole che il mondo si sviluppi nella direzione della giustizia sociale; indica che alcuni aspetti delle buone pratiche negli Stati membri possono servire da modello per altre parti del mondo; rileva tuttavia che ciò può avvenire soltanto se gli Stati membri attueranno le necessarie riforme strutturali attraverso un rafforzamento e un adattamento reciproco del loro sviluppo economico, dell'occupazione e della politica sociale; sottolinea la necessità di un'efficiente attività di governo per realizzare queste riforme e invita gli Stati membri e i loro governi ad assumersi le responsabilità del successo della Strategia di Lisbona riveduta; sottolinea inoltre l'importanza della cooperazione tra gli Stati membri per incrementare gli investimenti nelle risorse umane, nella ricerca e nell'innovazione; ritiene che gli obiettivi della strategia di Lisbona sono obiettivi di minima che gli Stati membri debbono impegnarsi a rispettare;

10.   plaude al riconoscimento da parte della Commissione del fatto che, per mantenere la competitività nell'UE, si impongono ingenti investimenti nelle risorse umane a favore di persone di tutte le età onde garantire il benessere sociale per tutti; si attende pertanto misure e proposte concrete per realizzare tali investimenti e chiede all'UE di concentrarsi sul miglioramento delle sviluppo delle qualifiche a tutti i livelli, in particolare tra i lavoratori non qualificati, onde consentire ai lavoratori di approfittare delle opportunità offerte dalla globalizzazione, e di sostenere le imprese che si assumono la responsabilità della formazione professionale dei loro lavoratori;

11.   invita il Consiglio e la Commissione a promuovere un'agenda di politica sociale che preveda i seguenti obiettivi:

   lo sviluppo di una società inclusiva e coesiva, il che presuppone misure a favore dell'occupazione stabile e il rispetto dei diritti dei lavoratori;
   la promozione di una società basata sull'uguaglianza di genere e sulla lotta contro tutte le forme di discriminazione;
   una politica sociale che tenga presenti tutti i gruppi;
   una democrazia partecipativa quale componente delle varie politiche sociali e occupazionali;

12.   sottolinea che i governi non possono da soli pervenire a una regolamentazione del mercato del lavoro e a sistemi di sicurezza sociale efficaci, e che è necessario includere le parti sociali che hanno il diritto di partecipare al processo decisionale sia a livello nazionale che europeo; ritiene indispensabile rafforzare ulteriormente le possibilità e le capacità delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati di avviare un dialogo sociale costruttivo, elemento essenziale per poter gestire e affrontare le potenziali conseguenze sociali negative della ristrutturazione ed anche condizione indispensabile se si desidera che l'UE possa prevedere le conseguenze negative e le opportunità positive della mondializzazione;

13.   sottolinea l'importanza del rispetto della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, l'interdipendenza e l'indivisibilità di tutti i diritti umani - compresi i diritti economici, sociali e ambientali - e l'importanza delle norme fondamentali del lavoro dell'OIL concernenti l'eliminazione della discriminazione sul luogo di lavoro, l'eliminazione del lavoro forzato e obbligatorio, la libertà di associazione, il diritto di contrattazione collettiva e l'abolizione del lavoro infantile; sostiene che per il momento i principi stabiliti nella Dichiarazione universale né le norme dell'OIL non sono fatti rispettare adeguatamente;

14.   rileva che, secondo la CMDSG, per quanto riguarda le norme fondamentali del lavoro la pratica concreta spesso non tiene conto delle decisioni e delle pratiche politiche; invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a fare tutto il possibile per promuovere le norme fondamentali del lavoro sia per quanto riguarda le politiche interne che quelle esterne e assicurare che nessun aspetto delle loro politiche interne ed esterne impedisca il rispetto di queste norme; rileva l'opportunità di cui dispone l'UE di promuovere tali norme mediante accordi regionali e bilaterali, la cooperazione allo sviluppo ed esterna, le politiche commerciali che permettano l'accesso ai mercati per i paesi in via di sviluppo, la promozione di iniziative private per lo sviluppo sociale e la promozione del buon governo a livello globale;

15.   chiede che i diritti sociali e il dialogo sociale, il rispetto dei diritti dell'uomo, il primato del diritto, la protezione dei diritti dei bambini e soprattutto del loro diritto all'istruzione trovino maggiore spazio nei vari programmi esterni dell'UE, in modo da concedere priorità alla democratizzazione e all'instaurazione dello Stato di diritto nei paesi in via di sviluppo, elementi in mancanza dei quali non è possibile alcuno sviluppo sostenibile;

16.   chiede che la Commissione garantisca, mediante accordi bilaterali, quanto meno il rispetto delle norme dell'OIL, onde assicurare condizioni di lavoro umane ed evitare lo sfruttamento di donne e bambini in determinati paesi;

17.   approva la proposta della Commissione che le relazioni bilaterali potrebbero prevedere incentivi positivi per i prodotti che rispettano taluni standard sociali; approva la proposta della Commissione concernente "osservatori comuni bilaterali" per discutere e controllare la dimensione sociale della globalizzazione nell'ambito degli accordi bilaterali; ritiene inoltre che l'Unione dovrebbe utilizzare le sue relazioni bilaterali per promuovere le raccomandazioni della CMDSG in modo che i posti di lavoro che vengono spostati all'estero o delocalizzati al di fuori dell'UE non divengano tipici casi di sfruttamento ("sweat shops") nel terzo mondo, ma che invece vengano creati posti di lavoro di alta qualità che contribuiscano a migliorare la vita dei lavoratori e delle loro famiglie nei paesi interessati;

18.   invita la Commissione, in tale contesto, a procedere a una revisione di tutti i suoi accordi bilaterali esistenti, in particolare degli accordi di partenariato economico e degli accordi di partenariato per la pesca, onde assicurare che siano pienamente in armonia con gli obiettivi di sviluppo del millennio e con il principio dello sviluppo sostenibile;

19.   approva la proposta della Commissione che la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri facciano il possibile affinché l'OIL ottenga lo status di osservatore presso l'OMC allo scopo di migliorare la qualità del dialogo interistituzionale; fa osservare che nella sua risoluzione del 4 luglio 2002 su lavoro, governance sociale e globalizzazione(1) il Parlamento ha precedentemente invitato le istituzioni e gli Stati membri a cercare di raggiungere questo obiettivo e li invita adesso a compiere progressi in questo campo; raccomanda inoltre alla Commissione, al Consiglio e agli Stati membri di adoperarsi affinché le norme dell'OIL siano rese vincolanti per i membri dell'OMC;

20.   ritiene che posti di lavori decorosi, in linea con l'Agenda per i lavori decorosi dell'OIL, dovrebbero rappresentare un aspetto prioritario sia sul piano nazionale, sia su quello dell'UE, nonché a livello globale; sottolinea che garantire un lavoro dignitoso - assicurando diritti sindacali, protezione sociale e uguaglianza fra uomini e donne - è indispensabile per eradicare effettivamente la povertà; sottolinea tuttavia che tale obiettivo è assente dalla politica estera dell'Unione europea e dalle sue politiche in materia di commercio internazionale nonché finanziarie e monetarie;

21.   osserva che il mandato negoziale del 1999 per la conferenza dei ministri dell'OMC di Seattle prevedeva che l'Unione europea organizzasse una conferenza ministeriale sui temi del commercio, dell'occupazione e delle norme fondamentali del lavoro; rileva che in quell'occasione l'Unione si era impegnata a organizzare la suddetta conferenza entro il 2001; invita ora la Commissione ad ovviare a tale omissione entro giugno 2006; ritiene che, in vista di tale conferenza, andrebbe instaurato un dialogo in particolare con gli Stati membri in via di sviluppo dell'OMC sulla relazione tra commercio, occupazione e norme minime del lavoro;

22.   è convinto che l'UE, come attore globale, dovrebbe essere fra i primi promotori del programma "un lavoro e una pensione dignitosi per tutti"; sottolinea che alcuni livelli minimi di diritti sindacali e di protezione sociale devono essere accettati e riconosciuti quale base socio-economica per il benessere duraturo di qualunque paese al mondo, e che, idealmente, posti di lavoro, occupazione e "lavoro dignitoso" dovrebbero essere gli aspetti centrali del nono obiettivo di sviluppo del millennio da adottare quanto prima;

23.   concorda con la CMDSG che gli obiettivi di sviluppo del millennio sono un primo passo per stabilire una base socioeconomica per l'economia globale; è d'accordo con la Commissione che la coerenza della politica UE in questo campo deve essere rafforzata; auspica che la Commissione presenti proposte concrete per realizzare questo obiettivo; sottolinea l'inutilità di indebolire il patrimonio normativo comunitario in ambito sociale per mantenere la competitività a livello globale, ravvisando piuttosto la necessità di migliorare la produttività e l'istruzione allo scopo di garantire un elevato livello retributivo nell'UE;

24.   richiama l'attenzione sul fatto che il livello regionale è un buon livello per migliorare i modelli sociali e far fronte alle sfide della globalizzazione; indica che la solidarietà esistente tra gli Stati membri e le relazioni potenziate tra l'UE e i paesi vicini grazie alla "politica europea di vicinato" possono servire da esempio per altre parti del mondo; ritiene che il partenariato UE deve contenere un pilastro che comprenda tra l'altro anche i diritti sindacali;

25.   si attende che la Commissione utilizzi i fondi comunitari per ovviare ai risultati negativi e aprire nuove prospettive per le regioni e i settori industriali più sensibili e per i gruppi di lavoratori più deboli; si attende inoltre che la Commissione adotti provvedimenti adeguati per impedire alle società di trasferirsi al solo scopo di ottenere finanziamenti strutturali o di altra natura e chiede una revisione sistematica per accertare se gli obiettivi a lungo termine quanto alla ripartizione di tali finanziamenti vengono raggiunti;

26.   sottolinea che il modello economico attuale è strettamente legato al petrolio e che una simile dipendenza può avere un'influenza nefasta non solo sull'evoluzione dei prezzi causata da una carenza di materiali energetici, ma anche e soprattutto sui conflitti e l'instabilità politica dei paesi produttori del sud, il cui impatto sociale è estremamente forte;

27.   sottolinea l'importanza che il commercio equo riveste ai fini dell'eliminazione della povertà nelle zone rurali e sollecita la Commissione a dare un seguito concreto agli impegni che ha preso in vista di un maggiore sostegno tecnico e finanziario a favore dei produttori che praticano il commercio equo e dei loro distributori negli Stati membri dell'Unione europea;

28.   sottolinea che i paesi in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati debbono continuare a beneficiare di un trattamento asimmetrico nell'ambito dell'OMC, onde tener conto della loro posizione relativamente debole nel sistema mondiale di scambi commerciali;

29.   sottolinea che la dimensione sociale della globalizzazione implica una riforma del regime OMC; sottolinea inoltre la necessità di valutare gli accordi conclusi in ambito OMC alla luce del loro impatto economico, sociale e ambientale e che occorre sostituire i "test di necessità" nell'ambito degli Accordi sulle barriere tecniche al commercio e di altro tipo con dei "test di sostenibilità";

30.   sottolinea la necessità di istituire un adeguato controllo democratico dell'OMC, che comporti un effettivo controllo legislativo da parte di rappresentanti eletti o di parlamenti;

31.   sottolinea l'importanza della coerenza degli indirizzi e condivide il parere della Commissione che l'UE dovrebbe cercare di parlare in modo più coerente nell'ambito delle Nazioni Unite, dell'OIL, di Bretton Woods e delle altre istituzioni internazionali; invita inoltre la Commissione a fare il possibile affinché anche altri Stati membri dell'OIL diano prova della necessaria coerenza politica in altre organizzazioni internazionali, in particolare l'OMC; ritiene che le norme minime sindacali universalmente riconosciute devono assumere carattere prioritario presso tali istituzioni; ritiene che l'influenza dell'UE per la promozione di un modello di sviluppo che tenga pienamente conto della dimensione sociale, e in particolare dei diritti sindacali, verrebbe aumentata da una presenza unificata presso le istituzioni di governance multilaterale;

32.   sottolinea che, per sostenere il progresso sociale nel terzo mondo, sia indispensabile il rafforzamento delle Nazioni Unite; esorta pertanto gli Stati membri a sostenere i lavori in corso per la riforma dell'ONU; mette in rilievo il fatto che un nuovo e rafforzato Consiglio economico e sociale dell'ONU (ECOSOC) - idealmente ricostituito come "Consiglio per lo sviluppo umano" dotato del potere di coordinare l'attività dell'FMI, della Banca mondiale, dell'OMC e dell'OIL, nonché del Programma di sviluppo dell'ONU (UNDP) e del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) - è necessario per garantire la coerenza politica necessaria alla realizzazione degli OSM e, più in generale, per assicurare che la globalizzazione funga da leva per il progresso sociale;

33.   è d'accordo con la CMDSG che la supervisione da parte del Parlamento del sistema multilaterale dovrebbe essere progressivamente ampliata; approva la proposta concernente un gruppo parlamentare destinato ad occuparsi della coerenza tra politiche economiche, sociali e ambientali globali che dovrebbe sviluppare un sistema di controllo integrato delle principali organizzazioni internazionali; ritiene che questa sia un'opportunità affinché il Parlamento europeo possa essere coinvolto nel gruppo parlamentare e possa contribuire alla massimizzazione dei benefici della globalizzazione per tutti i gruppi sociali;

34.   è d'accordo con la Commissione sul fatto che il settore privato e le iniziative private, la costituzione e la mobilitazione di gruppi di interesse comuni e misure globali adottate da diversi organismi sociali (ad esempio le ONG), possono dare un importante contributo per la promozione di una buona azione di governo in materia sociale; approva il sostegno della Commissione agli orientamenti OCSE per le imprese multinazionali che stabiliscono parametri per una condotta responsabile delle imprese; sostiene la proposta della Commissione di migliorare l'esecuzione degli orientamenti inserendo riferimenti negli accordi bilaterali; concorda con la Commissione che l'esecuzione degli orientamenti deve essere più rigorosa e coerente; invita la Commissione a continuare ad aumentare la consapevolezza delle buone pratiche, degli strumenti esistenti e di strumenti come gli orientamenti OCSE;

35.   ritiene che le piccole e medie imprese non possano essere escluse da una partecipazione attiva all'economia globalizzata e chiede quindi alla Commissione di prevedere incentivi per la creazione di reti che colleghino le imprese di questo tipo; chiede inoltre una revisione dello statuto della società europea e della società cooperativa europea affinché anche dette imprese possano diventare attori a pieno titolo nell'economia globalizzata;

36.   rileva che la CMDSG raccomanda all'OIL di convocare un Foro globale multilaterale sulla responsabilità sociale delle imprese (RSI); rileva che la CMDSG riconosce lo scetticismo esistente sull'impatto reale dei progetti RSI; propone che la Commissione inizi ulteriori attività per aumentare la consapevolezza per promuovere le motivazioni economiche alla base dell'RSI;

37.   ritiene che le responsabilità sociali e ambientali delle multinazionali debbano essere chiaramente stabilite e che l'azione dell'UE in questo settore debba essere rafforzata; è del parere che sia più che tempo di dare un seguito concreto all'attività del Forum multilaterale europeo sulla responsabilità sociale delle imprese e invita la Commissione a pubblicare la sua comunicazione al riguardo;

38.   sostiene gli sforzi compiuti dalla Commissione per sensibilizzare le imprese multinazionali sulla loro responsabilità sociale che hanno finora avuto effetti limitati;

39.   invita la Commissione a formulare proposte sull'etichettatura sociale, basate su criteri quali il rispetto dei diritti umani e sindacali, l'ambiente di lavoro, la formazione e lo sviluppo dei dipendenti, la parità di trattamento e la presa in considerazione sociale ed etica dei lavoratori e cittadini che vivono nella comunità circostante;

40.   rileva che le politiche nazionali in materia di immigrazione sono concepite sempre più per rispondere alle necessità del mercato del lavoro nazionale; insiste sulla necessità che le politiche in materia di immigrazione siano fondate sulla Convenzione internazionale relativa alla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie;

41.   sottolinea la necessità di formulare politiche in materia di immigrazione che siano basate su tale Convenzione che, da un lato, tengano conto delle necessità del mercato del lavoro e, dall'altro, garantiscano una sufficiente tutela dei diritti dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie;

42.   richiama l'attenzione sul fatto che il tema delle migrazioni rappresenta, nel quadro della discussione sulla globalizzazione, una questione importante quanto delicata, che potrà essere risolta solo quando gli Stati membri avranno raggiunto un accordo su una procedura comune di riconoscimento e integrazione;

43.   sottolinea la necessità di assicurare che la popolazione sia informata meglio in merito ai vantaggi e alle sfide della globalizzazione e sottolinea l'importanza degli istituti di istruzione e dei mass media a tale riguardo;

44.   raccomanda vivamente al Consiglio e alla Commissione di dedicare le risorse e i finanziamenti necessari alla promozione del suddetto processo;

45.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, dei paesi in via di adesione e dei paesi candidati.

(1) GU C 271 E del 12.11.2003, pag. 598.

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