Risoluzione del Parlamento europeo sulla proposta di dichiarazione congiunta del Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea "Il consenso europeo" (2004/2261(INI))
Il Parlamento europeo,
- vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni intitolata "Proposta di dichiarazione congiunta del Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea - "Il consenso europeo" (COM (2005)0311), –
- visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (CESE 1072/2005),
- visto il parere del Comitato delle regioni (CdR 224/2005),
- vista la valutazione della politica di sviluppo della CE effettuata dal Centro europeo per la gestione della politica di sviluppo, dall'Overseas Development Institute e dall'Instituto Complutense de Estudios Internacionales (febbraio 2005),
- vista l'analisi della cooperazione allo sviluppo della Comunità europea (2002), effettuata dal comitato per l'assistenza allo sviluppo dell'OCSE (CAS/OCSE),
- viste la Dichiarazione di Roma sull'armonizzazione, del 25 febbraio 2003, e la Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti, del 2 marzo 2005,
- vista la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2000, che enuncia gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) quali criteri stabiliti congiuntamente dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà,
- viste le successive relazioni sullo sviluppo umano, elaborate dal programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PSNU),
- visto il rapporto della Valutazione dell'ecosistema del Millennio, intitolato "Vivere al di sopra dei nostri mezzi: patrimonio naturale e benessere umano" (2005),
- vista la relazione 2002 della Conferenza delle NU sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD), dal titolo "Paesi meno sviluppati: sfuggire alla trappola della povertà",
- viste le dichiarazioni finali e le conclusioni di conferenze internazionali, in particolare della Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo (Monterrey, 2002), del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (Johannesburg, 2002), del Vertice mondiale sullo sviluppo sociale (Copenaghen, 1995), della terza Conferenza delle Nazioni Unite sui paesi meno sviluppati (Bruxelles, 2001), della quarta Conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio (Doha, 2001), della quarta Conferenza mondiale sulle donne (Pechino, 1995), della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (CIPS) (Cairo, 1994), della sessione speciale dell'Assemblea generale delle NU del 1999 per la verifica dei progressi compiuti nella realizzazione degli obiettivi CIPS ("Cairo + 5"), della sessione speciale dell'Assemblea generale delle NU sull'infanzia ("Un mondo a misura di bambino", New York, maggio 2002) e del Forum mondiale sull'istruzione (Dakar, 2000),
- visti gli impegni assunti dall'UE al Vertice di Barcellona nel marzo 2002 in vista della Conferenza di Monterrey,
- vista la sua risoluzione del 1° marzo 2001 sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo concernente la politica di sviluppo della Comunità europea(1),
- vista la Dichiarazione della Comunità europea sulla politica di sviluppo (DPS), approvata dal Consiglio e dalla Commissione il 10 novembre 2000,
- viste le conclusioni del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" (CAGRE) del 22-23 novembre 2004 e del 23-24 maggio 2005,
- vista la sua risoluzione del 12 aprile 2005 sul ruolo dell'Unione europea nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio(2),
- vista la sua risoluzione dell'8 settembre 2005 sulle malattie gravi e trascurate nei paesi in via di sviluppo(3),
- vista la relazione della Commissione europea del 29 ottobre 2004 sugli obiettivi di sviluppo del Millennio 2000-2004 (SEC(2004)1379),
- vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo, del 12 aprile 2005, intitolata "Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio - Il contributo dell'Unione europea" (COM(2005)0132),
- vista la relazione della task force del progetto del Millennio dell'ONU, guidata dal Professor Jeffrey Sachs, dal titolo "Investire nello sviluppo: un piano pratico per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio",
- visti gli accordi ambientali multilaterali (MEA) concernenti i cambiamenti climatici, l'assottigliamento dello strato di ozono, la biodiversità, le zone umide, la desertificazione, i rifiuti pericolosi e gli inquinanti organici persistenti,
- visto l'articolo 45 del suo regolamento,
- vista la relazione della commissione per lo sviluppo (A6-0319/2005),
Il consenso europeo
1. si compiace dell'iniziativa di una dichiarazione tripartita su un approccio comune dell'UE in materia di sviluppo e sottolinea la necessità che il Parlamento sia associato pienamente e su un piede di parità con le altre istituzioni attraverso un processo simile alla procedura di codecisione, al fine di contribuire in modo significativo agli obiettivi di una maggiore coerenza, coordinamento, complementarità, qualità ed efficacia della politica di sviluppo;
2. accoglie con favore la proposta dichiarazione congiunta e suggerisce che il suo status formale sia chiarito come quadro vincolante della politica di sviluppo per l'azione dell'Unione europea e dei suoi Stati membri nei confronti di tutti i paesi in via di sviluppo quali definiti dal comitato di assistenza allo sviluppo dell'OCSE; chiede inoltre chiarimenti su come la dichiarazione congiunta si rapporterà allo strumento di finanziamento della cooperazione allo sviluppo;
3. si rammarica che la proposta non contenga dichiarazioni specifiche sulle valutazioni dell'efficacia, sulle esperienze acquisite nell'ambito dell'assistenza UE e della DPS 2000 e sul loro impatto sull'aiuto comunitario;
4. accoglie con favore il tentativo, nella parte 1 della summenzionata comunicazione, di accordarsi su obiettivi e principi complessivi per gli aiuti dell'UE; chiede tuttavia maggiore chiarezza in particolare riguardo alle priorità e ai modi per migliorare la coerenza e il coordinamento della cooperazione allo sviluppo dell'UE;
5. accoglie con favore il tentativo, nella parte 2 della summenzionata comunicazione, di fornire orientamenti per l'attuazione della politica di sviluppo a livello comunitario; chiede tuttavia una chiara definizione del ruolo specifico dell'aiuto comunitario, sulla base di un'analisi dei suoi vantaggi comparativi;
6. ritiene che l'attuale organizzazione degli aiuti comunitari a livello di Bruxelles, in particolare la separazione tra la programmazione e l'attuazione, non sia ottimale ai fini di un'esecuzione efficace della sua politica di sviluppo;
7. constata che finora la globalizzazione ha approfondito il divario fra ricchi e poveri ed insiste affinché la politica di sviluppo annoveri in futuro tra i suoi obiettivi il conseguimento di uno sviluppo più equilibrato;
Obiettivi e principi
8. sottolinea che l'obiettivo generale della cooperazione allo sviluppo dell'UE dovrebbe essere la riduzione e, in ultima analisi, l'eliminazione della povertà nell'ambito di uno sviluppo sostenibile; sottolinea che il concetto di povertà è multidimensionale e riguarda pertanto aspetti quali il consumo e la sicurezza alimentare, la sanità, l'istruzione, i diritti, la possibilità di essere ascoltato, la sicurezza umana, la giustizia sociale, la dignità e il diritto a un lavoro decoroso;
9. concorda sul fatto che la riduzione della povertà – per raggiungere la quale un primo passo deve essere la realizzazione degli OSM –, la promozione della democrazia e del buongoverno e il rispetto dei diritti umani costituiscono obiettivi chiave in materia di sviluppo; fa presente, tuttavia, che la lotta alla povertà avrà successo soltanto se l'ambiente e le risorse naturali verranno gestiti in modo sostenibile e se si attribuirà la stessa importanza all'investimento nelle persone, soprattutto giovani e donne, in primo luogo nella salute e nell'istruzione, e all'investimento nella creazione di ricchezza – ponendo l'accento su questioni come imprenditorialità, scienza e tecnologia, creazione di posti di lavoro, rispetto dei diritti dei lavoratori, accesso al credito, diritti di proprietà e infrastruttura; sottolinea che una maggiore autonomia delle donne è una componente essenziale di qualsiasi sviluppo e che l'uguaglianza dei sessi dovrebbe costituire un elemento fondamentale di tutte le strategie;
10. sostiene i principi di autentico partenariato, titolarità (ownership) e dialogo politico nonché un'impostazione dello sviluppo basata sui diritti; sottolinea l'importanza di sostenere gli sforzi dei paesi partner per migliorare i loro documenti strategici sulla riduzione della povertà (PRSP), assegnando un ruolo attivo ai parlamenti nazionali e alle organizzazioni della società civile; propone che i principi chiave dell'Accordo di partenariato di Cotonou siano estesi a tutti i paesi in via di sviluppo;
11. sottolinea il ruolo importante della società civile nei paesi in via di sviluppo, non solo quale fornitore di servizi ma anche come promotore di democrazia e diritti dell'uomo, e chiede un maggiore sostegno al rafforzamento delle capacità per le ONG dei paesi partner; riconosce altresì l'importante ruolo della società civile europea e invita in tale ambito a semplificare le modalità di sostegno ai progetti, incluso il loro finanziamento;
12. sottolinea la necessità che l'UE operi per la democratizzazione delle istituzioni internazionali al fine di giungere ad una più forte rappresentanza degli interessi dei paesi in via di sviluppo e di migliorare la democrazia nell'interesse di tutti;
13. approva il fatto che la proposta provvisoria dell'UE miri a rafforzare il controllo delle esportazioni di armi allo scopo di assicurare che le armi prodotte nell'UE non vengano utilizzate contro popolazioni civili e che preveda misure concrete per limitare la proliferazione incontrollata di piccole armi e di armi leggere; invita tuttavia l'UE ad assumersi la responsabilità per le esportazioni di armi effettuate nel passato, nonché a intensificare e accelerare i programmi di sminamento e di disarmo nelle regioni che sono state oggetto di operazioni belliche;
Tematiche e priorità
14. si compiace degli sforzi volti a realizzare una maggiore attenzione e concentrazione mantenendo nel contempo una sufficiente flessibilità; deplora l'assenza di chiare priorità fra i temi d'azione presentati, segnatamente a livello comunitario, e chiede un chiarimento in merito alla scelta di obiettivi, temi d'azione e priorità;
15. ribadisce l'importanza da dare ai diritti dell'uomo nella concezione, nell'attuazione e nel controllo dei progetti finanziati o cofinanziati dall'UE;
16. fa presente che questioni come la prevenzione e la cura dell'AIDS, della malaria e della tubercolosi, la promozione della salute sessuale e riproduttiva, della parità di genere e dei diritti della donna, i cambiamenti climatici, la riforma del sistema commerciale, la prevenzione dei conflitti, la democrazia e il buongoverno (con priorità per la lotta alla corruzione) meritano un'attenzione particolare, dal momento che, se non affrontate in modo efficace, potrebbero vanificare gli altri sforzi di sviluppo;
17. propone che nell'ambito della dichiarazione congiunta si presti maggiore attenzione ai seguenti aspetti:
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molti paesi a basso reddito sono in ritardo nella realizzazione dei loro OSM in materia di sanità; la maggior parte di questi paesi ha bisogno di aiuto per fronteggiare le emergenze sanitarie quale una pandemia influenzale; viene data scarsa attenzione a malattie per le quali non sono disponibili farmaci o esistono ben poche attività di ricerca farmacologica; il disperato bisogno di personale medico, soprattutto nell'Africa subsahariana - in parte dovuto al fenomeno della fuga dei cervelli - è un grave problema che richiede sia un approccio sistemico alla sanità e allo sviluppo, che conferisca la massima priorità al rafforzamento dei sistemi sanitari e della ricerca del settore, sia un maggiore sostegno al settore sanitario e il conferimento della massima priorità ai risultati sanitari nei documenti strategici per la riduzione della povertà;
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il ruolo svolto dai parlamenti nazionali è cruciale, per cui è necessario fornire un sostegno specifico al rafforzamento e al miglioramento delle condizioni di lavoro dei parlamenti democraticamente eletti, con il pieno coinvolgimento del Parlamento europeo;
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il sostegno a titolo di aiuti infrastrutturali comunitari deve essere meglio equilibrato, concentrandosi meno sulla costruzione di strade e dando priorità all'accesso alle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC), all'approvvigionamento idrico ed energetico, allo sviluppo rurale;
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la promozione della parità di genere e dei diritti delle donne quali diritti umani fondamentali non soltanto ha un'importanza cruciale di per sé ma è una questione di giustizia sociale, oltre ad essere funzionale al raggiungimento di tutti gli obiettivi di sviluppo del Millennio e all'attuazione della piattaforma d'azione di Pechino, del programma d'azione del Cairo e della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW); pertanto è necessaria una forte componente di genere in tutte le politiche e le prassi UE nelle sue relazioni con i paesi in via di sviluppo;
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stante il ruolo centrale dell'istruzione di base e della salute, gli Stati membri e l'aiuto comunitario dovrebbero dare priorità al principio del 20/20 sancito al Vertice mondiale per lo sviluppo sociale;
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l'istruzione è la chiave dello sviluppo; uno dei maggiori ostacoli a un accesso adeguato all'istruzione formale a tempo pieno è il lavoro minorile; qualunque strategia volta a promuovere l'istruzione deve includere iniziative volte a combattere tutte le forme di lavoro minorile;
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poiché la maggioranza della popolazione povera nelle zone rurali dipende da un'economia tradizionale basata sulla biomassa, il rapido degrado delle foreste, del suolo e delle risorse marine e la crescente scarsità d'acqua in molte regioni costituiscono una grave minaccia per il sostentamento di centinaia di milioni di persone; tale situazione richiede massicci programmi di riforestazione, conservazione del suolo, protezione marina e gestione dell'acqua;
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gli attuali sistemi di produzione e consumo esercitano una pressione crescente sull'ambiente e rappresentano una minaccia a lungo termine per il benessere della società; le popolazioni povere sono particolarmente vulnerabili al degrado ambientale;
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i paesi in via di sviluppo non devono necessariamente ripetere gli errori compiuti dai paesi industrializzati in materia di inquinamento, sempreché venga loro fornito un maggiore sostegno per gli investimenti in tecnologie pulite ed efficienti; sottolinea al riguardo l'importanza di diminuire la dipendenza dei paesi in via di sviluppo dai combustibili fossili, anche in considerazione dei problemi che tale dipendenza causa alla bilancia dei pagamenti e conseguentemente alle finanze di questi paesi;
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centinaia di milioni di poveri sono estremamente vulnerabili al rischio di terremoti, tempeste tropicali, inondazioni, tsunami o forti siccità, e le catastrofi naturali mettono a repentaglio lo sviluppo; rileva che gli OSM saranno difficili da realizzare per la maggior parte dei paesi a basso reddito se la riduzione dei rischi connessi ai disastri, compresi regimi di assicurazione sociale in caso di calamità, non sarà ben integrata nelle strategie di sviluppo e di riduzione della povertà;
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ammettendo che la povertà, il sottosviluppo e la presenza di Stati fragili creano le condizioni propizie al conflitto e all'emergere di nuove minacce alla sicurezza, tra cui il crimine e il terrorismo internazionali, riconosce la necessità che in situazioni di postconflitto lo sviluppo possa svolgere un ruolo importante al di là della costruzione delle istituzioni, ricostituendo il tessuto sociale delle società e sostenendo i processi di pace e di riconciliazione;
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l'occupazione è uno strumento e una condizione importante per la lotta alla povertà; pertanto, l'accesso a un lavoro dignitoso e il rispetto delle convenzioni fondamentali dell'OIL dovrebbero essere una priorità;
Modalità di aiuto, risorse finanziarie, efficacia e coerenza
18. esprime apprezzamento per l'impegno ad aumentare il bilancio dell'UE in materia di aiuto, con l'obiettivo di raggiungere lo 0,7% del reddito nazionale lordo entro il 2015; incoraggia l'istituzione di meccanismi innovativi e il finanziamento della cooperazione allo sviluppo quali i sistemi di tassazione internazionale; nel contempo sottolinea la necessità di migliorare ulteriormente la qualità dell'aiuto e l'erogazione dello stesso, nonché la forte esigenza di perfezionare la misurazione dei risultati e dell'impatto, sottolinea inoltre che è opportuno definire una serie unica di criteri per l'attribuzione degli aiuti comunitari ai paesi e alle popolazioni più povere;
19. chiede un aumento della quota dei fondi per lo sviluppo destinati ai paesi a basso reddito;
20. è dell'avviso che l'iniziativa sul debito a favore dei paesi poveri fortemente indebitati lasci molto a desiderare; chiede una più forte riduzione del debito per i paesi caratterizzati da un debito insostenibile i cui governi rispettino i diritti umani e la democrazia ed investano in modo responsabile le risorse liberate; rileva inoltre che l'alleggerimento del debito non dovrebbe essere accompagnato da condizioni di politica economica pregiudizievoli e dovrebbe aggiungersi all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS);
21. ritiene necessari ulteriori sforzi da parte dell'UE e degli Stati membri per individuare i finanziamenti sottratti o deviati in modo illegale e restituirli ai paesi d'origine perché vengano utilizzati per gli scopi prefissati;
22. chiede una ridefinizione del mandato per il prestito esterno della Banca europea per gli investimenti (BEI) che consenta a quest'ultima di divenire una banca per lo sviluppo pienamente funzionante, che attui le strategie di sviluppo dell'UE e sia in grado di finanziare investimenti pubblici in servizi e strutture di interesse generale;
23. deplora la mancanza di coerenza della politica di sviluppo all'interno dell'UE, che comporta alti costi di transazione, lavoro duplicato e complicazioni per i paesi partner; sostiene gli sforzi volti a migliorare il coordinamento, l'armonizzazione e l'allineamento delle modalità di programmazione e di inoltro degli aiuti da parte dei donatori, come indicato nella Dichiarazione di Parigi, e ritiene che detti sforzi debbano riguardare anche i paesi a medio reddito; osserva, tuttavia, che la proposta dichiarazione congiunta è troppo vaga per quanto concerne l'attuazione;
24. propone che l'UE – in base al principio della titolarità del paese partner e della strategia per lo sviluppo – si adoperi per un migliore coordinamento tra l'aiuto allo sviluppo degli Stati membri dell'UE e quello della Commissione, mediante l'approvazione di documenti strategici comuni a più paesi e una comune programmazione pluriennale, preferibilmente coinvolgendo altri grandi donatori bilaterali e multilaterali; chiede un migliore coordinamento e una più efficace complementarità, mediante l'allineamento operativo con i processi di bilancio e le strategie di riduzione della povertà dei paesi partner; propone inoltre l'adozione del principio secondo cui - previe consultazioni a livello di paese - un massimo di 2-3 donatori UE divengano agenzie leader per ogni paese partner interessato e che su questioni tematiche specifiche si punti ad una chiara divisione del lavoro;
25. sottolinea che è necessario che l'UE e i suoi Stati membri operino in stretto contatto con le organizzazioni internazionali attive nelle attività di sviluppo quali i Fondi, i programmi e le agenzie delle Nazioni Unite, ad inclusione del programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale (FMI), per promuovere ulteriormente la coerenza della politica di sviluppo dell'UE e impedire doppioni delle attività svolte per quanto riguarda obiettivi internazionalmente condivisi;
26. sottolinea che l'UE dovrebbe prefiggersi l'obiettivo di raggiungere un miglior coordinamento delle politiche perseguite dai suoi Stati membri nell'ambito della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale;
27. fa presente che la Commissione non dovrebbe essere considerata il 26° donatore dell'UE; il valore aggiunto dell'aiuto comunitario dovrebbe invece essere individuato e deciso prestando particolare attenzione alla possibilità di migliorare il coordinamento, la complementarità e la coerenza, alla portata dell'aiuto comunitario, all'immagine di neutralità della Commissione, al suo lavoro sul buongoverno, la democrazia e i diritti umani, al suo ruolo di attore mondiale, al suo potenziale ruolo di fulcro intellettuale della politica di sviluppo europea, ecc.;
28. riconosce che le condizioni specifiche imposte dai donatori per gli aiuti, che riflettono i tradizionali interessi economici dei donatori, funzionano raramente; rileva, tuttavia, che il sostegno del bilancio generale come meccanismo di aiuto preferenziale richiede un maggiore controllo e dovrebbe essere preso in considerazione solo in presenza delle giuste condizioni e di efficaci sistemi di controllo, ad esempio attraverso commissioni indipendenti sotto la supervisione di parlamenti nazionali; è del parere che, laddove possibile, la Commissione e gli Stati membri debbano sforzarsi di procedere lungo lo spettro operativo che va dall'aiuto ai progetti all'approccio settoriale, e da questo al supporto diretto al bilancio;
29. chiede alla Commissione di presentare al Parlamento i criteri per valutare la necessità di un sostegno ai paesi in via di sviluppo e l'efficacia del sostegno che viene fornito, statistiche concernenti il sostegno già fornito e un sistema di controllo volto a valutare l'efficacia dell'esecuzione dell'aiuto, in vista di un ulteriore miglioramento;
30. rileva l'esistenza di gravi carenze all'interno della Commissione per quanto concerne le questioni di "mainstreaming" come i diritti dei bambini, la parità di genere e i diritti della donna, la disabilità e l'ambiente; accoglie con favore gli sforzi compiuti per rafforzare il "mainstreaming" nella fase della definizione della politica, della programmazione, dell'attuazione e della valutazione e sottolinea che, per ottenere miglioramenti, la situazione richiederà un forte impegno in termini di istruzione e formazione del personale, sia nelle sedi centrali che a livello di paese;
31. sostiene gli sforzi in vista di una maggiore coerenza della strategia, che dovrebbero essere gestiti in modo tale che gli obiettivi e i risultati delle politiche di sviluppo, invece di risentirne negativamente, siano potenziati da altre politiche; chiede un intervento urgente sulle politiche dell'UE che risultano particolarmente negative, come quella commerciale, la PAC e gli accordi in materia di pesca; sottolinea l'importanza di mettere i paesi in via di sviluppo in grado di soddisfare le norme europee in materia di sicurezza degli alimenti, dei prodotti e delle sostanze, per evitare che si trasformino in barriere all'accesso ai mercati europei; chiede inoltre l'abbandono graduale, entro cinque anni, di tutte le forme di sostegno all'esportazione, incluso il sostegno occulto mediante crediti all'esportazione, aiuto alimentare, imprese commerciali esportatrici, aiuti vincolati;
32. rileva che, negli ultimi tre decenni, i paesi meno sviluppati sono diventati importatori netti di prodotti alimentari e chiede pertanto un nuovo orientamento della politica agricola in modo da dare la priorità alla sicurezza alimentare;
33. sottolinea che la politica di sviluppo costituisce uno dei vari strumenti a disposizione per affrontare le cause alla base dell'insicurezza, ma che essa non dovrebbe essere subordinata alla politica in materia di sicurezza e che qualsiasi azione intrapresa nel quadro della cooperazione allo sviluppo dovrebbe soddisfare la definizione dell'aiuto pubblico allo sviluppo;
34. sottolinea che un'equa politica commerciale internazionale e condizioni che favoriscano gli scambi commerciali nei paesi in via di sviluppo rivestono un'enorme importanza ai fini dello sviluppo; sottolinea pertanto l'importanza del rafforzamento del lato dell'offerta, ivi compreso il rafforzamento della capacità dei paesi partner, onde metterli in condizione di trasformare le opportunità commerciali in motori dello sviluppo; evidenzia al riguardo l'importanza di settori quali l'agricoltura e la sicurezza alimentare e sottolinea il ruolo essenziale delle piccole e medie imprese;
35. ritiene che la politica di sviluppo debba essere basata sul riconoscimento del diritto di un paese o di una regione di definire democraticamente le proprie politiche, le proprie priorità e le proprie strategie per tutelare il tenore di vita e i diritti sociali, economici e culturali della sua popolazione e che questi principi dovrebbero essere rispettati dalla Commissione e dagli Stati membri;
36. accoglie con favore il sempre maggior riconoscimento del fatto che l'apertura del mercato deve essere attentamente cadenzata e sottolinea che ciò comporta per questi paesi sul diritto di definire il ritmo e le direzioni della liberalizzazione commerciale, sulla base dei loro obiettivi di sviluppo;
o o o
37. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.