Risoluzione del Parlamento europeo sull'Afghanistan
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Afghanistan,
– visto l'insediamento del nuovo Parlamento afghano il 19 dicembre 2005, a seguito delle elezioni che hanno avuto luogo il 18 settembre dello stesso anno,
– vista la conclusione di fatto, con l'elezione di un'Assemblea nazionale, del processo avviato dagli Accordi di Bonn del 5 dicembre 2001,
– vista l'elezione dei Consigli provinciali in tutte le 34 province del paese,
– vista la dichiarazione congiunta UE-Afghanistan "Impegno per un nuovo partenariato tra l'UE e l'Afghanistan", firmata il 16 novembre 2005 a Strasburgo,
– vista l'apertura, il 31 gennaio 2006, della conferenza internazionale di Londra volta a definire un accordo sull'Afghanistan "post Bonn", concernente il sostegno della comunità internazionale per affrontare le sfide in materia di sicurezza, governance e sviluppo in Afghanistan,
– visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che l'adozione di una nuova Costituzione nel gennaio 2004, le elezioni presidenziali svoltesi nell'ottobre 2004 e le elezioni parlamentari e provinciali del settembre 2005 - con la partecipazione in entrambi i casi di milioni di votanti registrati - hanno rappresentato altrettanti passi importanti in un processo di transizione volto a creare istituzioni più rappresentative e democratiche, contribuendo in tal modo all'avvento di un futuro sostenibile e pacifico per l'Afghanistan dopo un quarto di secolo di conflitti e di oppressione,
B. considerando che garantire un adeguato livello di sicurezza è tuttora una priorità in Afghanistan, soprattutto nelle province meridionali e sudorientali, che richiedono tuttora una presenza internazionale per poter combattere il terrorismo e ripristinare condizioni pacifiche in tutto il paese,
C. considerando che la discriminazione di genere, che aveva raggiunto livelli inauditi sotto il regime dei talebani, permane una questione da affrontare con urgenza, comprese tradizioni quali la segregazione della donna tra le mura domestiche e i matrimoni forzati,
D. considerando che la produzione dilagante di oppio ed eroina rischia di compromettere in permanenza la politica nazionale, paralizzando la sua società, stravolgendo una fragile economia e consolidando, nel contempo, una elite corrotta di narcotrafficanti,
1. esprime la propria solidarietà al popolo afghano che, durante il processo di Bonn e in particolare nel corso delle due elezioni, ha dimostrato una volontà straordinaria di superare le difficoltà create dalla situazione postbellica e di impegnarsi nella costruzione della pace e della democrazia;
2. plaude al successo delle recenti elezioni che, tenuto conto della complessità e delle difficoltà operative, confermate anche dalla missione di osservatori elettorali dell'Unione europea, hanno rappresentato un risultato straordinario; deplora, tuttavia, l'uccisione di otto candidati e di una serie di operatori, funzionari elettorali ed altri durante il processo elettorale nonché i casi di irregolarità e frode riferiti dalla missione di osservatori dell'Ue per un certo numero di province;
3. accoglie favorevolmente il fatto che la percentuale di candidate fosse pari al 10% del totale e che, grazie al sistema di seggi riservati alle donne, queste abbiano ottenuto il 27,3% dei seggi presso la Wolesi Jirga (Camera bassa) e circa il 30% nei consigli provinciali; ritiene che, in futuro, la legge elettorale dovrebbe essere modificata per chiarire che i seggi riservati rappresentano un minimo e non un massimo di seggi disponibili per le donne;
4. ritiene che, da queste elezioni, le autorità afghane nel loro complesso - ma in particolare la presidenza, il governo, l'Assemblea nazionale e i Consigli provinciali - emergano con una piena legittimazione popolare e che le aspettative del popolo afghano debbano essere realizzate attraverso un buon governo responsabile, iniziando con l'adozione di riforme sostenibili volte a migliorare la qualità della vita della popolazione e di misure credibili a favore dell'uguaglianza etnica e di genere;
5. ritiene che l'Afghanistan, avendo completato questo processo, sia ora un paese di primo piano in tutta la regione in termini di democratizzazione e invita quindi la comunità per gli aiuti internazionali, e in particolare i partecipanti alla conferenza di Londra, a tener conto di questo fattore;
6. sottolinea l'importanza, visti i bisogni urgenti della popolazione afghana, di razionalizzare il coordinamento tra i donatori, snellendo le procedure; invita quindi le Nazioni Unite ad assumere la guida di tale coordinamento e invita il Consiglio e la Commissione ad assicurare che gli Stati membri collaborino, adottando un approccio comune, per servire al meglio gli interessi del popolo afghano;
7. reputa che il nostro partenariato futuro con l'Afghanistan debba porre maggiormente l'accento sul concetto di gestione afghana e attribuire una maggiore responsabilità alle autorità afghane e alla società civile, affinché operino scelte strategiche per lo sviluppo del paese, mentre gli aiuti dell'UE saranno più esplicitamente legati ai risultati, in particolare alla buona governance, al rispetto dei diritti dell'uomo e a una sana gestione finanziaria dei progetti;
8. insiste sulla necessità di una maggiore visibilità del finanziamento dell'UE, che è il secondo più importante donatore in Afghanistan, e chiede alle organizzazioni internazionali che gestiscono i progetti cofinanziati dall'UE di indicare in modo più trasparente le proprie fonti di finanziamento; riconosce che il Parlamento dovrebbe apportare un contributo diretto e concreto, offrendo possibilità di formazione ai funzionari e ai membri del parlamento afghano;
9. riconosce la necessità di definire un processo "post Bonn" e sostiene l'organizzazione di una conferenza dei donatori, sotto l'egida delle Nazioni unite, a Londra, nel gennaio 2006, per poter valutare il sostegno politico e finanziario necessario alla "Strategia transitoria nazionale di sviluppo" che sarà sottoposta dal governo afghano; ritiene che tale strategia debba porre l'accento sulla sostenibilità e su obiettivi specifici, quali
-
il rispetto dei diritti dell'uomo, e in particolare dei diritti delle donne e dello Stato di diritto;
-
la governance e la creazione di istituzioni, in particolare di un'amministrazione efficiente, di istituzioni giudiziarie indipendenti in grado di lottare contro la corruzione generalizzata, e di una forza di polizia ben addestrata, essendo la stabilità dell'Afghanistan attualmente soggetta a rischi più esterni che interni;
-
la creazione di un sistema di verifiche e di equilibri per definire i ruoli e le competenze di ciascuna istituzione nonché la promozione del pluralismo politico;
10. ribadisce l'esigenza di affrontare la questione afghana entro un quadro regionale; invita quindi il Consiglio e la Commissione a sviluppare una politica per la stabilità e la democrazia nella regione;
11. apprezza, al riguardo, il fatto che l'Afghanistan abbia di recente aderito all'Associazione per la cooperazione regionale dell'Asia del Sud (SAARC) e, all'interno di tale quadro regionale, esorta tutti i paesi limitrofi ad astenersi da qualsiasi interferenza nella sovranità dell'Afganistan;
12. considera opportuno istituire una delegazione permanente del Parlamento europeo per le relazioni con il parlamento afghano, al fine di poter influire positivamente sul processo di democratizzazione in Afghanistan;
13. invita la Commissione, al fine di promuovere e di rafforzare la cooperazione con il paese, a esaminare l'opportunità di concludere un Accordo di associazione UE-Afghanistan;
14. condanna tutte le azioni terroristiche contro la popolazione civile, le forze di polizia, gli operatori nazionali del settore degli aiuti e le truppe internazionali e si congratula con il popolo afghano, in particolare con le donne, che hanno sfidato le minacce e le intimidazioni per partecipare al processo elettorale, in veste di candidati, personale elettorale, osservatori locali o elettori;
15. ribadisce l'esigenza che le autorità afghane continuino a combattere il terrorismo e mettano fine alla lotta tra opposte fazioni, cooperando con le truppe internazionali operanti nel paese;
16. si compiace della possibile espansione della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF) nel paese, incluse le province meridionali, ed è favorevole a una struttura di comando unica, o maggiormente integrata, per tutte le operazioni svolte dalle forze internazionali in Afghanistan; chiede una soluzione del problema dei caveat che impediscono una corretta cooperazione tra i vari contingenti nazionali del paese;
17. condanna il trasferimento di centinaia di uomini catturati dalle forze statunitensi dopo l'invasione dell'Afghanistan nel 2002 al centro illegale di detenzione di Guantanamo dove, stando a numerose testimonianze, torture e altri maltrattamenti a opera del personale americano sono all'ordine del giorno, e invita a chiudere immediatamente tale centro;
18. esprime la convinzione che il sostegno popolare è essenziale ai fini di un esito positivo della lotta contro il terrorismo, e invita pertanto la NATO e le forze della Coalizione a rivedere le regole di ingaggio e tutte le misure atte a migliorare sia gli standard di sicurezza sia il livello di protezione della popolazione civile colpita dalle azioni militari nelle zone di combattimento e a rispettare pienamente la Convenzione di Ginevra; invita gli USA a chiudere eventuali prigioni segrete nel paese;
19. esprime profonda preoccupazione per la produzione illegale di droga, come risulta dal recente studio sull'oppio in Afghanistan elaborato nel 2005 dall'Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe e la criminalità, e in particolare per le ultime statistiche sul consumo nazionale di eroina, che potrebbe provocare un'emergenza HIV/AIDS nella regione;
20. richiama l'attenzione sui costi estremamente elevati e sulle gravi carenze, in termini di efficacia, della strategia contro i narcotici basata solo sull'estirpazione e i mezzi di sostentamento alternativi, e invita i partecipanti alla conferenza di Londra di cui sopra a prendere in considerazione la proposta relativa alla produzione autorizzata di oppio per scopi medici, già concessa a un certo numero di paesi;
21. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla presidenza della Conferenza di Londra, al governo e al parlamento dell'Afghanistan, ai Segretari generali delle Nazioni Unite e della SAARC, ai governi degli USA, di tutti i paesi aderenti alla SAARC, della Russia, dell'Iran, dell'Uzbekistan, del Turkmenistan, del Tagikistan e della Cina.