Risoluzione del Parlamento europeo sulla revisione strategica del Fondo monetario internazionale (2005/2121(INI))
Il Parlamento europeo,
– visto l'articolo 111, paragrafo 4, del trattato CE sulla rappresentanza e la posizione della Comunità sul piano internazionale nel contesto dell'Unione economica e monetaria (UEM),
– vista la proposta della Commissione del 9 novembre 1998 concernente una decisione del Consiglio in merito alla rappresentanza e all'adozione di una posizione della Comunità sul piano internazionale nel contesto dell'Unione economica e monetaria (COM(1998)0637),
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Vienna dell'11 e 12 dicembre 1998,
– vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2001 sul sistema monetario internazionale - Come migliorare il suo funzionamento ed evitare future crisi(1),
– vista la sua risoluzione del 3 luglio 2003 sull'area euro nell'economia mondiale e sugli sviluppi previsti nei prossimi anni(2),
– vista la relazione del direttore operativo del Fondo monetario internazionale (FMI) del 15 settembre 2005 sulla strategia a medio termine del Fondo(3),
– viste le decisioni della riunione dei ministri delle Finanze del G8 dell'11 giugno 2005 sull'annullamento del debito dei paesi poveri,
– visto l'articolo 178 del trattato sulla coerenza fra le politiche poste in essere dall'Unione europea che potrebbero avere un'incidenza sui paesi in via di sviluppo e sugli obiettivi della cooperazione allo sviluppo,
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 16 e 17 giugno 2005,
– vista la relazione della Banca mondiale sullo sviluppo nel mondo per il 2006,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni dal titolo "Proposta di dichiarazione congiunta del Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione - La politica di sviluppo dell'Unione europea - "Il consenso europeo" (COM(2005)0311),
– vista la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2000 che definisce gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) quali criteri stabiliti da tutta la comunità internazionale per eliminare la povertà,
– vista la sua risoluzione del 12 aprile 2005 sul ruolo dell'Unione europea nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio(4),
– vista la sua risoluzione del 6 luglio 2005 sull'appello mondiale alla lotta contro la povertà(5),
– vista la sua risoluzione del 17 novembre 2005 sulla proposta di dichiarazione congiunta del Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea "Il consenso europeo"(6),
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per il commercio internazionale (A6-0022/2006),
A. considerando l'evoluzione del ruolo svolto, sin dall'inizio, dalle istituzioni di Bretton Woods e la loro missione strategica al servizio della crescita, dello sviluppo e della stabilità finanziaria, nonché la necessità di promuovere un sistema monetario e finanziario internazionale stabile e solidale,
B. considerando che il peso dei singoli Stati membri, rappresentato dai loro diritti di voto o dalla loro quota nell'ambito delle istituzioni di Bretton Woods, rispecchia ormai solo in modo imperfetto il loro peso relativo e che il ruolo svolto dall'Unione europea non riflette esattamente il suo peso nell'economia mondiale e negli scambi internazionali nonostante il suo cospicuo contributo al capitale di dette istituzioni,
C. considerando le succitate conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Vienna, che riaffermano il ruolo dell'FMI quale "pietra angolare del sistema monetario e finanziario internazionale" e, nella sezione "L'Europa come attore globale: parlare con una sola voce", sottolineano che "è fondamentale che la Comunità svolga pienamente il suo ruolo nella cooperazione internazionale in materia di politica economica e monetaria in consessi quali il G7 e l'FMI", rilevando, da una parte, che "alla Banca centrale europea (BCE), quale organo della Comunità responsabile della politica monetaria, dovrebbe essere conferito lo status di osservatore nel consiglio di amministrazione dell'FMI" e, dall'altra, che "i punti di vista della Comunità europea/UEM su altri temi di particolare importanza per l'UEM saranno illustrati al consiglio d'amministrazione dell'FMI dal corrispondente membro dell'Ufficio del direttore esecutivo dello Stato membro che esercita la presidenza euro, assistito da un rappresentante della Commissione"; considerando che l'articolo 1 della summenzionata proposta della Commissione del 9 novembre 1998 suggerisce che "nel contesto dell'UEM, la Comunità dovrebbe essere rappresentata a livello internazionale dal Consiglio con la Commissione, e dalla Banca centrale europea",
D. considerando in particolare che la mancanza di coordinamento della Comunità e dell'area euro, unita ad una rappresentanza frammentata in diversi raggruppamenti ("constituencies"), non consente agli Stati membri di incidere sulle decisioni adottate dall'FMI in modo proporzionato al loro peso economico,
E. considerando che l'FMI è responsabile dinanzi ai suoi azionisti (cioè i governi nazionali) e che spetta a tali azionisti rendere conto a loro volta ai loro elettori,
F. considerando che le politiche di stabilizzazione attuate dall'FMI sono necessarie per creare una base solida per la crescita dei paesi interessati, sebbene non sempre abbiano conseguito gli obiettivi preventivati (soppressione); considerando altresì che i programmi di adattamento varati richiedono una spiegazione più completa per ottenere il coinvolgimento di tutti gli operatori nazionali e che il loro seguito deve essere oggetto di un controllo democratico trasparente,
G. considerando che, malgrado la difficoltà di conciliare il principio della responsabilizzazione nazionale con le condizioni talora numerose abbinate alle misure di assistenza e di riduzione del debito, tali condizioni, in particolare quelle destinate a conseguire una migliore governance, sono necessarie al fine di assicurare la trasparenza,
H. considerando che l'FMI è venuto a svolgere un ruolo importante nei paesi in via di sviluppo e ha dovuto adeguarsi di conseguenza; che la promozione dello sviluppo nei paesi più poveri richiede la mobilitazione di nuovi strumenti per un'effettiva riduzione del debito accumulato e la ricerca di strumenti innovativi per il finanziamento dello sviluppo e la lotta alla povertà nell'ambito degli OSM; che un'azione di questo tipo presuppone una più chiara ed efficace divisione dei ruoli tra l'FMI, la Banca mondiale e le istituzioni delle Nazioni Unite, nonché un elevato livello di coordinamento e cooperazione,
I. considerando che le succitate conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles sottolineano l'importanza di "tener conto degli obiettivi di cooperazione allo sviluppo in tutte le politiche" cui la Comunità "dà attuazione e che possono avere incidenze sui paesi in via di sviluppo", nonché di "tener conto della dimensione sociale della globalizzazione nelle varie politiche e nella cooperazione internazionale",
1. ritiene che l'FMI, in quanto istituzione, continui a svolgere un ruolo importante nel promuovere una crescita economica globale equilibrata e la stabilità dei tassi di cambio, nell'agevolare gli scambi internazionali e la capacità dei paesi membri di adeguarsi al mercato globale e nell'aiutare i paesi membri che incontrano difficoltà a livello di bilancia dei pagamenti;
2. si compiace della revisione strategica in corso all'FMI; è favorevole ad un riorientamento delle politiche dell'FMI che ponga l'accento sul suo ruolo fondamentale di stabilizzatore delle fluttuazioni dei cambi a livello mondiale e di prestatore di ultima istanza per i paesi che si trovano in gravi difficoltà con la bilancia dei pagamenti;
3. prende atto dei profondi cambiamenti intervenuti nei compiti dell'FMI dalla sua istituzione, cui hanno fatto riscontro modifiche meno significative nella sua governance; rileva che, malgrado le successive revisioni delle quote e del sistema di assegnazione uniforme di una dotazione di diritti di voto di base, nel corso degli anni la ripartizione del capitale e dei diritti di voto ha segnato il passo rispetto ad altri sviluppi; chiede pertanto all'FMI, nell'interesse della sua stessa legittimità, di esaminare le possibilità di una più equa distribuzione delle quote e dei diritti di voto in seno agli organi decisionali, in modo da renderli più rappresentativi delle condizioni dell'economia internazionale e consentire l'assegnazione di una ponderazione più adeguata alle economie in via di sviluppo ed emergenti;
4. rileva che i principali fattori che impediscono ai paesi in via di sviluppo di esercitare, in seno all'FMI, un'influenza commisurata alla quota della popolazione mondiale che rappresentano sono la scarsità di voti nel Consiglio dei governatori (i paesi africani, che rappresentano il 25% dei membri, dispongono di poco più del 4% dei voti) e la mancanza di risorse umane qualificate e di capacità tecniche ed istituzionali per partecipare in modo significativo alle deliberazioni e decisioni;
5. rileva che l'FMI è stato altresì indotto ad estendere le sue raccomandazioni entrando nell'ambito delle politiche sociali e ambientali, poiché queste sono intrinsecamente legate alle politiche strutturali; sottolinea che la stabilità macroeconomica è un presupposto essenziale per l'adeguato sviluppo di tali politiche; caldeggia un migliore coordinamento fra le varie istituzioni responsabili della definizione di tali politiche;
6. ritiene che, in considerazione delle prerogative dell'FMI, il suo personale dovrebbe riflettere competenze più articolate, pur garantendo una costante eccellenza, per consentire all'FMI di apportare un contributo decisivo alla realizzazione degli OSM;
7. rileva che, in seguito alla progressiva apertura dei mercati dei capitali e alla liberalizzazione dei movimenti di capitali, risulta difficile evitare l'insorgenza di crisi finanziarie; sottolinea pertanto che è necessario che l'FMI svolga una sorveglianza sistematica di tutti i paesi membri;
8. ritiene che il persistere di squilibri mondiali nel settore degli scambi o dei tassi di cambio richieda un potenziamento del ruolo di sorveglianza dell'FMI, che è importante sia per prevedere e contribuire a ridurre l'instabilità finanziaria a livello mondiale che per fornire consulenza a singoli paesi sulle politiche in materia di stabilità finanziaria, crescita economica, tassi di cambio e accumulo di riserve; ritiene che l'FMI possa effettuare una sorveglianza sistematica e prestare consulenza sulle azioni opportune per evitare il verificarsi di crisi finanziarie solo se i paesi membri divulgano periodicamente statistiche complete relative, ad esempio, alle loro riserve monetarie e al volume della loro massa monetaria circolante;
9. ribadisce che le posizioni europee nella rappresentanza dell'UE in seno all'FMI devono essere meglio coordinate; invita gli Stati membri a tendere verso una constituency unitaria - eventualmente in una prima fase come constituency euro - nella prospettiva, nel più lungo periodo, di garantire una rappresentanza europea coerente che coinvolga la Presidenza del Consiglio Ecofin e la Commissione europea sotto il controllo del Parlamento europeo;
10. fa presente che le politiche di adeguamento dell'FMI talvolta non sono riuscite ad evitare che le crisi si diffondano e diventino ricorrenti; si rammarica in tale contesto del fallimento di qualsiasi sforzo volto a promuovere politiche economicamente sane per la prevenzione delle crisi; ricorda che l'inflazione non è l'unico problema economico nei paesi in vi a di sviluppo e che le politiche dell'FMI dovrebbero focalizzarsi sugli obiettivi della stabilità macroeconomica e della crescita sostenibile; suggerisce che la condizionalità sia definita anche nel contesto di una migliore cooperazione con le istituzioni specializzate delle Nazioni Unite e coordinata tra i donatori internazionali;
11. rileva che per intraprendere il cammino della crescita sostenibile è essenziale l'esistenza di politiche macroeconomiche risanate; afferma che in tal senso la stabilità macroeconomica non è in contrasto con un'equa distribuzione della crescita;
12. riconosce che le condizioni imposte dall'FMI sono state in qualche caso troppo rigide e non sempre coerenti con le particolari circostanze locali; sottolinea nondimeno la necessità di fare buon uso dei prestiti, tenendo conto della posizione delle istituzioni democraticamente elette del paese beneficiario;
13. condivide l'attuale revisione delle condizioni previste dall'FMI per i prestiti destinati ai paesi a basso reddito; raccomanda che tale revisione si riferisca in via prioritaria alla riduzione della povertà quale obiettivo di tutti i prestiti concessi dall'FMI ai paesi a basso reddito;
14. sottolinea che il principio della partecipazione dei paesi partner al processo di sviluppo deve essere al centro della cooperazione allo sviluppo; chiede pertanto all'FMI di riconoscere pienamente, nel momento in cui esamina le condizioni di prestito, la priorità da attribuire all'eliminazione della povertà e di non complicare in alcun modo la realizzazione degli OSM;
15. auspica una liberalizzazione graduale, sequenziale e stabile dei sistemi finanziari dei paesi in via di sviluppo adattata alle loro capacità istituzionali, consentendo così una regolazione e una gestione efficaci dei movimenti di capitali;
16. sostiene l'opinione secondo cui l'FMI dovrebbe maggiormente concentrarsi sull'analisi dell'evoluzione dei mercati finanziari e di capitali e sulle implicazioni per la stabilità finanziaria nazionale e globale;
17. insiste sul fatto che i paesi in via di sviluppo non dovrebbero essere tenuti ad aprire i loro mercati alle importazioni dall'estero in modo totale e senza restrizioni e che essi dovrebbero poter instaurare una protezione di talune industrie per periodi limitati, in modo da favorire uno sviluppo duraturo; sollecita i membri europei del consiglio di amministrazione dell'FMI ad assicurare che le restanti condizioni non inducano i paesi a basso reddito ad aprire unilateralmente i loro mercati al di fuori del quadro dei negoziati dell'OMC e non limitino la loro libertà di trattare nell'ambito di tali negoziati, di propria volontà e alle proprie condizioni, il grado di apertura del mercato che sono disposti a concedere; invita inoltre l'FMI a garantire un adeguato grado di flessibilità nell'applicazione delle condizioni collegate agli scambi, in modo da consentire ai paesi beneficiari di stabilire il proprio grado di apertura del mercato; ritiene tuttavia che, alla fine, la piena integrazione nel mercato mondiale offrirà notevoli opportunità di crescita per i paesi in via di sviluppo, i paesi neoindustrializzati e i paesi industrializzati;
18. invita l'FMI a continuare gli sforzi volti ad aumentare la trasparenza e a costruire una struttura istituzionale rispondente alla sua missione e al contesto variabile della politica finanziaria internazionale; deplora che le ONG e i parlamenti nazionali non siano sufficientemente coinvolti nella definizione della condizionalità; sottolinea che spetta ai rappresentanti nazionali definire e operare scelte economiche fondamentali quali la strategia di sviluppo o di lotta alla povertà
19. sottolinea il ruolo svolto dall'FMI nell'allineare le politiche europee e nazionali di sviluppo volte a ridurre la povertà attraverso un approccio globale basato sull'idea che la politica commerciale e la politica monetaria non sono un fine in se stesso, bensì uno strumento per ridurre la povertà;
20. chiede agli Stati membri dell'Unione di avvalersi dell'attuale sistema di raggruppamenti per assicurare che i raggruppamenti di cui sono membri promuovano in modo incisivo un'agenda pro-sviluppo basata sulla realizzazione degli OSM entro il 2015, prestino particolare attenzione alle carenze tecniche e istituzionali dei paesi in via di sviluppo che partecipano al raggruppamento e forniscano la necessaria assistenza tecnica per superarle;
21. chiede un migliore coordinamento e una maggiore coerenza tra le politiche dell'FMI, della Banca mondiale, dell'OMC, della BCE, di altre organizzazioni internazionali e dell'Unione europea, in particolare per quanto concerne gli strumenti che uniscono i diversi mercati, quali il quadro integrato, il meccanismo commerciale di integrazione, lo strumento di crescita e di alleviamento della povertà (PRGF) nonché gli strumenti di supporto politico recentemente adottati al fine di garantire che le politiche di apertura del mercato abbiano un impatto positivo sulla riduzione della povertà; chiede una maggiore coerenza tra i programmi dell'FMI e gli OSM; sottolinea, in proposito, l'ambivalenza della posizione dell'FMI che, pur avendo competenza soltanto per un aspetto molto specifico dell'azione pubblica, svolge un ruolo molto importante, se non egemonico, nell'attuazione delle strategie portate avanti da tutti gli attori;
22. è fortemente convinto che la trasparenza dell'FMI e dell'assegnazione dei suoi fondi debba essere aumentata attraverso un potenziamento del controllo parlamentare da parte dei paesi membri dell'FMI;
23. si compiace dell'importanza attribuita dall'FMI al miglioramento dei livelli di istruzione e di salute nei paesi in via di sviluppo; sottolinea che, la lotta contro la corruzione e l'uso efficiente delle risorse, restano il modo più sicuro per ridurre le disparità d'accesso ai beni e a diritti fondamentali come l'istruzione e la salute;
24. ribadisce che la stabilità finanziaria internazionale si può promuovere solo se la riforma dell'FMI si accompagna ad una politica finanziaria sostenibile e ad una bilancia dei pagamenti equilibrata in tutti i paesi membri;
25. rileva lo stridente contrasto fra la portata dei mezzi di pressione di cui dispone l'FMI nei confronti dei paesi in via di sviluppo o in transizione e la sua incapacità di incidere significativamente sulle politiche dei paesi industrializzati, le cui politiche finanziarie e bilance dei pagamenti non rispettano interamente i criteri stabiliti dall'FMI e possono di conseguenza compromettere la stabilità finanziaria internazionale;
26. esprime il suo compiacimento per la decisione adottata dall'FMI e dalla Banca mondiale di prorogare l'esperienza dell'iniziativa HIPC (iniziativa a favore dei paesi poveri fortemente indebitati); prende atto dei diversi effetti dei programmi HIPC e delle esperienze storiche in materia di ristrutturazione e cancellazione del debito; suggerisce che l'FMI sviluppi politiche atte ad evitare in futuro l'insorgere di nuove crisi del debito;
27. prende atto del nuovo quadro per la sostenibilità del debito, adottato nell'aprile 2005 dall'FMI e dalla Banca mondiale per i paesi a basso reddito; si compiace del fatto che il nuovo quadro miri a collocare il debito al centro del processo decisionale delle istituzioni finanziarie internazionali; deplora che la proposta nel suo complesso non pervenga ad affrontare il problema della sostenibilità reale sul lungo periodo, per quanto riguarda la creazione di condizioni che consentano ai paesi a basso reddito di realizzare gli OSM;
28. si compiace, in linea generale, del programma PRGF dell'FMI;
29. sostiene la proposta, formulata dal Segretario generale dell'ONU nel 2005, in occasione del dialogo ad alto livello su finanze e sviluppo, di "ridefinire la sostenibilità del debito come il livello del debito che consente ad un paese di realizzare gli OSM entro il 2015 senza aumentare gli indici di indebitamento", il che richiede una maggiore complementarità tra alleggerimento del debito e fabbisogno scoperto di finanziamenti per lo sviluppo; si rammarica pertanto del fatto che, nel nuovo quadro per la sostenibilità del debito nei paesi a basso reddito, il FMI continui a definire la sostenibilità del debito essenzialmente in termini di indici delle esportazioni (che sono un indicatore inaffidabile della sostenibilità del debito per i paesi caratterizzati da un'estrema vulnerabilità a fluttuazioni repentine ed intense nelle entrate da esportazioni) e che esso non disponga di una valutazione realistica della vulnerabilità, né di un'analisi sistematica che colleghi i benefici dell'iniziativa HIPC e i fondi supplementari necessari per realizzare gli OSM;
30. accoglie con favore gli sforzi compiuti dalle istituzioni multilaterali per accollarsi una congrua parte del finanziamento della riduzione del debito nell'ambito dell'accordo concluso dal G8, pur riconoscendo che tale necessaria partecipazione non deve arrecare difficoltà finanziarie a dette istituzioni;
31. sollecita una migliore cooperazione tra l'FMI, il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali, specie nei paesi in via di sviluppo, per aumentare la trasparenza, la responsabilità democratica e la legittimità dell'FMI e delle sue politiche, e richiede la pubblicazione di processi verbali del Consiglio di amministrazione dell'FMI più circostanziati;
32. sottolinea l'importanza di contatti regolari tra i membri del consiglio di amministrazione dell'FMI e i rappresentanti nazionali dei loro paesi d'origine;
33. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, all'FMI, alle organizzazioni delle Nazioni Unite, alla BCE nonché ai governatori FMI degli Stati membri dell'Unione.