Risoluzione del Parlamento europeo sul contributo al Consiglio europeo di primavera 2006 in relazione alla strategia di Lisbona
Il Parlamento europeo,
– vista la sua risoluzione del 9 marzo 2005 sulla revisione a medio termine della Strategia di Lisbona(1),
– vista la comunicazione della Commissione del 12 aprile 2005 dal titolo "Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione (2005-2008)" (COM(2005)0141),
– vista la comunicazione della Commissione del 20 luglio 2005 dal titolo "Azioni comuni per la crescita e l'occupazione – Il programma comunitario di Lisbona"(COM(2005)0330),
– visti i 25 programmi nazionali di riforma (PNR) di Lisbona presentati dagli Stati membri,
– vista la relazione annuale 2006 della Commissione su crescita e occupazione, del 25 gennaio 2006,
– viste le conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, del Consiglio europeo di Stoccolma del 23 e 24 marzo 2001, del Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2002 e i Consigli europei di Bruxelles del 22 e 23 marzo 2005 e del 15 e 16 dicembre 2005,
– viste le conclusioni dell'incontro informale di Hampton Court dei Capi di Stato del 27 ottobre 2005,
– visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,
Osservazioni generali
1. constata con soddisfazione che la strategia di Lisbona rivista, che è stata decisa dal Consiglio europeo di primavera svoltosi l'anno scorso, si è tradotta nella presentazione da parte di tutti gli Stati membri di piani d'azione nazionali, incentrati su settori prioritari quali ricerca e sviluppo, innovazione e istruzione; ribadisce la sua soddisfazione per il fatto che ciò ha comportato un chiarimento delle responsabilità a livello europeo e nazionale, nonché una migliore comprensione e condivisione di questo complesso approccio strategico;
2. sottolinea tuttavia che è necessaria una rapida ed efficace attuazione dei PRN; sottolinea che la crescita economica richiede tra l'altro un quadro di sostegno economico; invita pertanto gli Stati membri e l'Unione a valutare se i sistemi fiscali e le politiche di ricerca e industriale abbiano stabilito gli incentivi in modo corretto e a concordare una strategia di investimento europea coerente, incentrata sulle quattro priorità proposte dalla Commissione, ed in particolare ricerca e sviluppo, innovazione, istruzione, apprendimento lungo tutto l'arco della vita e servizi sociali, nonché la creazione di un ambiente favorevole alle imprese;
3. ribadisce vivamente che gli impegni politici nei confronti dei quattro settori prioritari della Commissione sono incompatibili con le prospettive finanziarie (2007-2013), che prevedono tagli sostanziali alle proposte di spesa relative ai programmi di Lisbona e a linee di bilancio di primaria importanza;
I PNR e la strategia europea per la crescita e l'occupazione
4. sottolinea l'importanza di completare il mercato interno sfruttandone appieno i quattro principi fondamentali, vale a dire la libera circolazione dei capitali, dei beni, delle persone e dei servizi; sottolinea in questo contesto che l'adozione della direttiva sui servizi(2) è indispensabile per aprire il vasto mercato dei servizi dell'Unione europea e contribuire a una solida economia europea nonché alla creazione di posti di lavoro a lungo termine in conformità con la strategia di Lisbona rivista;
5. ritiene che porre l'accento unicamente sui temi della competitività e della crescita in quanto tali costituirebbe un errore perché il sostegno pubblico alla strategia di Lisbona implica un'effettiva dimensione sociale;
6. è convinto che la ricerca, l'innovazione, la promozione dello spirito imprenditoriale, il miglioramento della competitività delle PMI e la garanzia di adeguate reti di trasporto, energia e telecomunicazioni siano concetti fondamentali per attuare la strategia di Lisbona a livello di governance regionale e locale;
7. ritiene che la stabilità e la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche costituiscano una condizione preliminare per raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona; invita l'Unione europea a riunire in un'unica strategia coerente e omnicomprensiva le frammentate strategie di crescita dell'Unione, affinché l'Unione europea possa diventare leader mondiale di una nuova generazione di prodotti e metodi di produzione che integri le tecnologie di informazione e comunicazione, nonché efficaci tecnologie in materia di risorse ai fini di uno sviluppo sostenibile;
8. si compiace del fatto che molti Stati membri facciano riferimento, nei loro PNR, ad un partenariato pubblico-privato nella ricerca (soppressione), nell'istruzione superiore o in altri settori;
9. segnala il potenziale offerto dalle ecoinnovazioni e dalle tecnologie ambientali, per le quali la domanda globale è in costante aumento, per la promozione della crescita e dell'occupazione e per produrre effetti positivi sull'occupazione in vista di uno spostamento dell'onere fiscale dal lavoro all'utilizzo delle risorse e al degrado ambientale; invita la Commissione e gli Stati membri ad esplorare ulteriormente queste sinergie e a ridurre le sovvenzioni pericolose sotto il profilo ambientale;
10. prende atto dei vari approcci nazionali agli orientamenti integrati inseriti nei PNR e ritiene quindi necessario stabilire una struttura comune come base dei piani d'azione nazionali, che consenta una migliore analisi comparativa delle ripercussioni delle azioni proposte a livello nazionale, nonché un dialogo aperto e costruttivo a livello dell'UE sui progressi conseguiti;
11. sottolinea che un'azione ritardata o la mancata soluzione delle sfide ambientali comporterà probabilmente maggiori costi, con effetti negativi per la qualità della vita, nonché un onere finanziario sulle future generazioni; invita pertanto la Commissione a intensificare la propria attività per identificare e quantificare il costo dell'inazione a livello nazionale e comunitario, nonché gli effetti positivi delle azioni preventive;
12. ritiene che i parlamenti nazionali costituiscano la sede adeguata per discutere, legittimare e comunicare gli obiettivi nazionali e per promuovere il dibattito pubblico, onde definire i PNR; invita il Consiglio europeo e la Commissione a stabilire congiuntamente procedure chiare, onde determinare quali sono le disposizioni legislative che devono essere semplificate o codificate; invita inoltre la Commissione a proporre, di concerto con il Parlamento europeo, una strategia che indichi come e in quale caso occorra ricorrere alla coregolamentazione e agli accordi volontari;
13. chiede agli Stati membri di garantire una rapida e fedele trasposizione della legislazione europea e l'efficace attuazione dei PNR, e a comunicare immediatamente le informazioni, onde consentire al Parlamento europeo di effettuare un controllo scrupoloso; ritiene che occorra valutare le ripercussioni finanziarie di queste misure; chiede una valutazione dell'impatto che sia autenticamente indipendente e una migliore consultazione delle parti interessate;
14. sottolinea che è necessario accelerare la semplificazione e il consolidamento della legislazione dell'UE e adoperarsi maggiormente in vista di una migliore regolamentazione nonché di un pronto recepimento e di una corretta messa in atto di detta legislazione; invita la Commissione a considerare l'applicazione effettiva dell'Accordo interistituzionale del 2003 "Legiferare meglio", incluso lo sviluppo di meccanismi appropriati per la consultazione delle parti interessate, come una questione prioritaria;
15. si compiace del chiarimento delle responsabilità e delle competenze dei vari attori istituzionali, economici e sociali a livello europeo, nazionale e regionale; ritiene che questo aspetto sia cruciale per sviluppare un autentico senso di responsabilità, nonché la visibilità e la responsabilità delle parti interessate; sottolinea che un quadro istituzionale solido costituisce la base di una maggiore fiducia dei cittadini; ritiene che le esperienze che sono state coronate da successo dovrebbero essere messe in luce e condivise, incoraggiando le migliori prassi; sottolinea l'importanza di fissare chiari termini per l'attuazione e la definizione di obiettivi quantitativi, nonché un sistema efficace di sorveglianza, visto che l'equa concorrenza dei valori costituisce un elemento positivo nel miglioramento della competitività e della ricchezza globali e nel conseguimento di elevati standard sociali in Europa;
16. ritiene che un mercato interno funzionante e un efficiente mercato del lavoro all'interno dei 25 Stati membri, che salvaguardi le norme sociali e ambientali, siano essenziali per liberare il potenziale concorrenziale dell'Europa, la crescita economica e la creazione di posti di lavoro; invita gli Stati membri a realizzare quanto prima la piena libertà di circolazione dei cittadini e dei lavoratori nell'Unione europea parallelamente a una decisa azione volta a promuovere la qualità del lavoro in tutti i suoi aspetti e attribuisce un'elevata importanza allo sviluppo di azioni più incisive contro la povertà e alla promozione dell'inclusione sociale;
17. è fortemente preoccupato quanto alle azioni di un numero crescente di governi nazionali che cercano di prendere o hanno già preso misure difensive o protezionistiche a favore di industrie o società nazionali; ritiene che tali misure rappresentino un attacco nei confronti dei principi fondamentali del mercato interno, in quanto creano ostacoli al diritto di stabilimento dei cittadini di altri Stati membri come anche alla libera circolazione dei capitali nell'ambito della Comunità; invita la Commissione ad essere ben più chiara ed esplicita nel difendere il mercato interno, anche nei settori dell'energia e dei servizi finanziari;
18. ritiene inoltre che, sbloccando il potenziale commerciale delle PMI, si creeranno nuove prospettive per attirare i giovani verso l'imprenditorialità, rafforzare i sistemi d'innovazione e incoraggiare gli investimenti del settore privato nella ricerca e sviluppo;
19. 19 chiede di inserire una serie mirata di indicatori relativi alla pressione sull'ambiente nella valutazione e nella presentazione dei programmi nazionali di Lisbona e nei documenti della Commissione e del Consiglio relativi alla strategia di Lisbona;
20. rileva che gli indicatori rivestono un'importanza fondamentale non solo per la valutazione, ma anche per il monitoraggio dell'intervento strategico a livello nazionale ed europeo;
21. ritiene che l'Unione europea non disponga di dati fondamentali che consentirebbero di raffrontare la sua situazione economica, ambientale e sociale globale con quella di altre regioni e paesi, e invita quindi la Commissione a presentare proposte che consentano di disporre di questi quadri d'insieme;
22. invita la Commissione europea a garantire che l'uso dei Fondi strutturali sia in linea con le priorità di Lisbona e a sorvegliare in particolare le regioni europee per individuarne sistematicamente i risultati nel conseguimento degli obiettivi di Lisbona; tali informazioni e i dati statistici consentono alle regioni di stabilire un efficace parametro di riferimento e di definire pertanto la migliore prassi;
23. ricorda che la realizzazione delle reti di trasporto traseuropee (RTE-T) svolgerà un ruolo essenziale nel raggiungimento degli obiettivi fissati nell'agenda di Lisbona e che, al fine di sostenere questa evoluzione, l'Unione europea ha assoluta necessità di reti di trasporto efficaci, rispettose dell'ambiente e sostenibili, che coprano il trasporto ferroviario, stradale, fluviale e marittimo, nonché di porti ed aeroporti; invita pertanto tutte le parti interessate a garantire che la realizzazione delle RTE-T divenga una realtà;
24. deplora l'intenzione del Consiglio europeo di ridurre gli stanziamenti a favore delle reti transeuropee chiesti dal Parlamento europeo nel quadro delle prossime prospettive finanziarie; raccomanda di sfruttare le possibilità offerte dal prossimo lancio del sistema Galileo al fine di migliorare la gestione elettronica dei flussi di traffico, il che implica la progressiva introduzione di un sistema di pedaggio elettronico che consenta di evitare la congestione e di far partecipare gli utenti ai costi effettivi della mobilità;
Invecchiamento della popolazione/sfide demografiche
25. constata che l'allungamento della speranza di vita, oltre a creare nuove opportunità per le nostre società, rischia di creare conflitti intergenerazionali a causa dei problemi connessi al finanziamento della previdenza sociale e dei regimi pensionistici, che sono connessi a un rapido aumento della popolazione inattiva e a una riduzione o, nel migliore dei casi, a una stabilizzazione della popolazione attiva; riconosce che ogni Stato membro dell'Unione dovrà fare le proprie scelte per quanto riguarda i regimi di previdenza sociale e pensionistici; osserva che una scarsa crescita economica, un debito eccessivo e un'elevata disoccupazione acuiranno sensibilmente questa sfida demografica e conclude che una piena attuazione della strategia di Lisbona, che porti a una società inclusiva e competitiva, non solo nel settore della conoscenza, ma anche in materia di innovazione, salute e protezione dell'ambiente, sarà essenziale al fine di minimizzare le conseguenze negative del cambiamento demografico;
26. ritiene che i cambiamenti demografici richiederanno una nuova e rafforzata infrastruttura educativa e sociale per i giovani e gli anziani, che preveda migliori offerte per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, asili nido a costi ragionevoli, cure infermieristiche e assistenza agli anziani; ricorda agli Stati membri l'impegno assunto al Consiglio europeo di Barcellona nel 2002 di assicurare, entro il 2010, posti per più del 33% dei bambini di età inferiore ai tre anni e per il 90% dei bambini di età compresa fra tre anni e l'età scolare;
27. ricorda che l'ammodernamento dello Stato assistenziale in tutta l'Unione europea costituisce un imperativo politico; insiste sul fatto che è altresì importante collocare la dimensione sociale delle nostre economie – diritti sociali, protezione e dialogo sociale – al centro della strategia volta a garantire che le persone possano affrontare il cambiamento economico con fiducia nelle proprie capacità e agevolmente; ribadisce che le riforme devono promuovere un'economia dinamica e duttile, pur salvaguardando la sicurezza dell'occupazione (flessicurezza);
28. ritiene che la società europea debba cogliere l'opportunità di utilizzare la conoscenza e le competenze di una generazione di cittadini "anziani"; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a mettere a punto ampie "strategie di invecchiamento attivo", che comprendano misure volte a facilitare l'integrazione degli anziani, come ad esempio incentivi per un passaggio più graduale dal lavoro alla pensione; chiede alla Commissione di divulgare le migliori prassi degli Stati membri per la preparazione alla pensione e il trasferimento verso nuovi settori di attività liberamente scelti;
29. ritiene necessario, per conseguire gli obiettivi della strategia di Lisbona, attuare idonee misure per le generazioni anziane, affinché esse siano in grado di far fronte alle innovazioni tecnologiche, non siano vulnerabili e soggette all'esclusione sociale e partecipino più attivamente al mercato del lavoro;
30. invita la Commissione a rilanciare la propria strategia a favore delle nuove fonti di impiego, soprattutto invitando gli Stati membri a promuovere i servizi di prossimità, i servizi sociali e di assistenza alle persone, i servizi culturali e le professioni legate all'ambiente; ritiene che iniziative non burocratiche come il regime francese degli "chèques services" possano creare vari posti di lavoro ed eliminare perciò il lavoro in nero;
31. chiede agli Stati membri di attivarsi con decisione per individuare tutti gli ostacoli che si oppongono all'aumento della natalità, compresi quelli che sono estranei all'ambiente di lavoro, come le politiche fiscali, l'accesso al mercato degli alloggi, nonché le strutture di accoglienza dei bambini e gli orari di apertura dei negozi; sottolinea che è necessario incoraggiare la flessibilità dell'orario lavorativo per consentire alle persone di conciliare l'attività professionale e la vita familiare, che non dovrebbe essere il corollario della rinuncia a una carriera professionale, ma dovrebbe risultare da una libera scelta; sottolinea che un ambiente sano e la promozione della salute in generale costituiscono elementi chiave della crescita economica e del benessere sociale a lungo termine;
32. sottolinea che, a prescindere dall'invecchiamento della popolazione, esiste in tutti gli Stati membri un problema fondamentale di solidarietà tra generazioni che finanziano le spese pubbliche correnti attraverso gli strumenti di prestito; insiste affinché il concetto di sviluppo sostenibile significhi vietare di imporre alle generazioni future uno spropositato onere del debito; sottolinea l'esigenza di una prospettiva a lungo termine, in cui sarebbe opportuno evitare di scaricare ulteriormente sui giovani e sulle future generazioni eccessivi debiti finanziari;
33. ritiene che gli aspetti dell'evoluzione demografica attinenti alle cure mediche rivestano estrema importanza e debbano essere trattati dal punto di vista umano e finanziario; sottolinea che, a causa dell'invecchiamento della popolazione, la domanda di assistenza medica e di cure di lunga durata registra un aumento; è convinto che sia importante investire in misure volte a prevenire le malattie di lunga durata; ricorda che quanto più le persone sono in grado di rimanere attive e di continuare a lavorare, tanto più esse godono di buona salute;
34. ritiene che le politiche dell'immigrazione dovrebbero promuovere un positivo inserimento dei migranti dal punto di vista economico, sociale e giuridico, in modo da ridurre la sfida demografica in Europa, pur essendo cosciente del fatto che ciò non sarà sufficiente per risolvere tutte le questioni connesse all'evoluzione demografica; ritiene che il successo della politica di immigrazione legale dipenda anche dall'applicazione di una vasta strategia proattiva per giungere a una piena integrazione, che includa misure di ordine sociale, economico e civico, nonché programmi di preparazione e una formazione linguistica;
35. sottolinea che le politiche di immigrazione che riservano priorità ai lavoratori qualificati hanno anche l'effetto diretto opposto di indebolire le economie dei paesi d'origine degli immigrati qualificati e che tali movimenti di manodopera possono ovviare alle sfide del cambiamento demografico solo a breve termine; segnala tuttavia che dovrebbe essere effettuata una dettagliata valutazione dell'impatto delle politiche di immigrazione che privilegiano i lavoratori qualificati sull'economia dei loro paesi di origine;
Diritti di proprietà intellettuale concernenti l'innovazione e la ricerca e l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita
36. ritiene che l'innovazione costituisca una delle pietre angolari della creazione di ricchezza, crescita e occupazione, rafforzi la competitività dell'Europa e contribuisca alla realizzazione della politica globale di sviluppo durevole;
37. ritiene che i bilanci dell'UE e degli Stati membri dovrebbero applicare e mandare pienamente a effetto le priorità strategiche di Lisbona, rafforzando notevolmente la capacità d'innovazione e di ricerca ed ampliando l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita dell'Europa, anche con l'utilizzo di nuovi strumenti finanziari; insiste tuttavia affinché si orientino tali politiche su settori d'interesse generale;
38. incoraggia la Commissione a presentare progetti pilota in materia di ricerca e sviluppo che consentano di stabilire una prospettiva europea e di sviluppare un approccio europeo in questo settore;
39. constata che il settore pubblico è in ritardo rispetto agli obiettivi di Lisbona in materia di ricerca e sviluppo e che anche il settore privato resta in generale lontano dall'obiettivo di investire il 2% del PIL in ricerca e sviluppo; invita quindi il settore privato a intensificare i propri sforzi per contribuire, per quanto gli spetta, all'obiettivo del 3%;
40. rileva che sono soprattutto le società di medie dimensioni che non investono abbastanza nella ricerca; invita gli Stati a raddoppiare gli sforzi per una politica che incoraggi l'innovazione delle medie imprese, ma anche dei 20 milioni di piccole imprese europee, che sono la vera punta di lancia della crescita economica e della creazione di occupazione in Europa; ritiene che, per rafforzare la capacità delle PMI di creare impieghi, sia fondamentale un maggior accesso delle PMI al settimo programma quadro di attività comunitarie e di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013) (PQ) che queste abbiano più facilmente accesso al settimo programma quadro in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (RST);
41. constata che il ritardo dell'Europa in materia di ricerca e sviluppo rispetto al Giappone e agli Stati Uniti si traduce nello squilibrio della percentuale dei ricercatori che lavorano nel settore privato (80% negli Stati Uniti, 50% in Europa); chiede misure per migliorare la mobilità dei ricercatori e fornire una migliore infrastruttura al fine di attirare un maggior numero di studenti verso carriere scientifiche; ribadisce che le università devono essere in grado di investire il loro know-how in nuove imprese ("start-up") ed acquisire ulteriori risorse da brevetti e licenze ("capital building licensing");
42. chiede misure volte a fornire alle università europee i mezzi per soddisfare i più elevati standard di ricerca, a potenziare la cooperazione tra università e settori industriale e commerciale ed a garantire migliori comunicazione, divulgazione ed applicazione dei risultati della ricerca;
43. ritiene che l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita sia una necessità; per garantire la competitività dell'industria europea, occorre migliorare la qualità dei servizi di insegnamento e di formazione nelle varie fasi della vita facilitando l'accesso all'insegnamento superiore; ritiene che i sistemi di insegnamento e formazione debbano porre l'accento sui settori in cui l'Europa manca di personale qualificato e soddisfare le esigenze e colmare le lacune di un mercato del lavoro e di una società tecnologica in rapido mutamento;
44. invita gli Stati membri a concentrarsi in via prioritaria sul problema degli abbandoni scolastici a livello primario e secondario e a migliorare l'offerta in materia di istruzione e formazione permanente; constata enormi differenze tra gli Stati membri;
45. ritiene che il numero degli utenti di internet continui ad aumentare; è dell'opinione che tutti i giovani europei debbano essere messi in grado di padroneggiare gli strumenti elettronici; chiede agli Stati membri di provvedere affinché, entro il 2010 al massimo, ogni studente dell'Unione europea abbia a disposizione un computer, l'informatica sia pienamente integrata nei programmi scolastici e l'assorbimento e l'effettivo utilizzo siano generalizzati in tutte le scuole;
46. sottolinea la necessità di riformare l'attuale legislazione in materia di diritti di proprietà intellettuale; rileva che i costi elevati – secondo un recente studio realizzato a Bruxelles, la registrazione di un brevetto nell'Unione europea costa fra 37.500 e 57.000 €, contro i circa 10.000 € negli Stati Uniti – e che la lunghezza e la complessità delle procedure brevettuali costituiscono altrettanti ostacoli per le imprese; chiede alla Commissione di garantire che i diritti di proprietà intellettuale siano debitamente protetti e di presentare al più presto possibile una proposta in materia di armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri in materia di brevetti, al fine di creare una maggiore certezza del diritto e incoraggiare l'innovazione;
47. appoggia decisamente il primo programma quadro della Commissione per l'innovazione e la competitività (PIC) e sottolinea che gli obiettivi, le azioni e le risorse finanziarie sono inseparabili da un impegno credibile a favore della strategia di Lisbona; chiede alla Commissione di garantire il successo del programma e di farne la chiave di volta della politica in materia di innovazione dell'Unione europea; sottolinea l'esigenza di rafforzare gli strumenti finanziari del PIC gestiti dal Fondo europeo per gli investimenti, di rafforzare il finanziamento delle PMI attraverso capitale e garanzie di rischio ed estenderne le attività al finanziamento del trasferimento tecnologico; ricorda che il Parlamento ha fatto dell'innovazione una delle priorità centrali delle prospettive finanziarie e chiede al Consiglio europeo di non ignorare questo impegno permanente;
48. rileva che, fra le 20 più grandi imprese di biotecnologia al mondo, figurano 19 società americane e una società svizzera e che l'UE non può più permettersi di accumulare altri ritardi in questo settore; invita la Commissione ad applicare il principio di sussidiarietà anche al settore della ricerca ed a fornire il proprio sostegno alla ricerca di base in tutti gli Stati membri;
Politiche energetiche
49. ritiene che una politica energetica coerente sia indispensabile per garantire la crescita economica in Europa e una prosperità durevole dei cittadini europei; constata che la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, in particolare, costituisce una responsabilità strategica, vista la dipendenza dell'Europa nei confronti dell'energia importata da paesi terzi; insiste sulla necessità di adottare misure volte a garantire un equilibrio a lungo termine tra domanda e offerta;
50. condivide la conclusione della riunione informale dei Capi di Stato di Hampton Court dell'ottobre 2005, del Consiglio secondo la quale una visione comune della strategia sulla sicurezza degli approvvigionamenti dovrebbe rispettare le disparità geografiche, economiche, regionali, climatiche e strutturali degli Stati membri, promuovere un'ulteriore apertura dei mercati nell'UE, essere coerente con gli impegni in materia di sviluppo sostenibile e cambiamenti climatici nell'ambito del settore energetico e portare valore aggiunto rispetto all'azione dei singoli Stati membri;
51. invita la Commissione, alla luce della decisione adottata ad Hampton Court che chiede alla Commissione di elaborare una politica energetica comunitaria più dinamica, ad accelerare l'elaborazione delle sue proposte al riguardo; chiede alla Commissione di adottare misure molto più decise onde garantire fonti energetiche competitive e prive di emissioni di CO2 o con poche di esse, nonché un approvvigionamento energetico rispettoso dell'ambiente e sufficientemente diversificato per evitare un'eccessiva dipendenza da un'unica fonte di energia;
52. invita la Commissione a reagire con vigore alle posizioni dominanti sul mercato e alle imperfezioni del mercato descritte nella "indagine settoriale" trasmessa dalla DG Concorrenza il 16 febbraio 2006 e a presentare nuove proposte su come combattere tali posizioni e imperfezioni con una serie di azioni e strumenti concreti;
53. attende quindi le conclusioni del Consiglio europeo di primavera 2006 sulle questioni energetiche che dovrebbero portare in particolare ad azioni concrete nel settore del risparmio energetico, dell'efficienza delle risorse e a un'ulteriore promozione dell'energia rinnovabile, contribuendo quindi agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del Protocollo di Kyoto e oltre;
54. ritiene che la lotta contro il cambiamento climatico offra opportunità economiche e sociali che potrebbero contribuire a un rafforzamento della strategia di sviluppo sostenibile, terzo pilastro di Lisbona; ritiene che occorra sin d'ora esaminare attivamente l'evoluzione del quadro di Kyoto dopo il 2012, onde consentire ai mercati di tener conto del costo del carbone nei principali programmi d'investimento;
55. chiede con insistenza che la ricerca e lo sviluppo nonché l'innovazione in materia energetica restino una priorità; invita gli Stati membri a impegnarsi a lungo termine per aumentare il finanziamento della ricerca e sviluppo e a creare uno spazio europeo della ricerca energetica; riconosce che un cambiamento delle modalità di utilizzo dell'energia dovrebbe portare a una riduzione di circa il 20% dell'attuale consumo di energia dell'Europa, senza escludere d'ufficio alcuna opzione;
56. sottolinea quindi che l'Unione europea dovrebbe investire notevoli risorse nella messa a punto di tecniche più pulite ed efficaci – come il carbone pulito e la cattura della CO2 – in nuove fonti energetiche e nel miglioramento della sicurezza nucleare, soprattutto alla ricerca di grandi progressi tecnologici;
57. considerando che l'Unione Europea dispone di un potenziale molto rilevante di energia eolica, segnatamente lungo le coste più aperte al vento; invita la Commissione a far valutare tale potenziale;
58. prende atto del notevole potenziale di benefici in termini di efficienza energetica, riduzioni delle emissioni inquinanti e mercato mondiale dei nuovi impianti e sistemi derivanti dalla tecnologia del carbone pulito, e chiede che l'industria e il settimo programma quadro di ricerca (7PQ) conseguano una riuscita dimostrazione delle centrali a carbone pulito;
59. chiede maggiori sforzi per garantire che gli Stati membri applichino l'attuale legislazione relativa al mercato interno dell'energia e che siano pienamente raggiunti gli obiettivi fissati per le energie rinnovabili, i biocombustibili e l'efficienza energetica; si compiace della proposta di direttiva concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici (COM(2003)0739), e ne chiede la rapida e coerente trasposizione in tutta l'UE;
60. ritiene fondamentale aumentare gli investimenti in tecniche più pulite ed efficienti e che potrebbe essere assai benefico per l'UE esportare queste tecniche verso paesi in cui il consumo energetico registra una crescita esponenziale, il che li costringerà a compiere grandi investimenti nel miglioramento dell'efficienza;
61. invita la Commissione e il Consiglio a proporre a tutti i paesi che sono grandi consumatori di petrolio e di gas naturale, a cominciare dagli Stati Uniti d'America, il Giappone, la Cina e l'India, un'ampia cooperazione in materia di politica energetica; ritiene che questa cooperazione potrebbe attutire le tensioni attuali sulla formazione dei prezzi del petrolio e del gas naturale, soprattutto se un codice di buona condotta eliminasse non solo le rivalità nelle regioni di grande produzione, ma comportasse anche uno scambio di migliori tecnologie in materia di risparmi energetici ed efficienza energetica, nonché fonti energetiche rispettose dell'ambiente;
62. ricorda che l'Europa beneficia di competenze riconosciute a livello mondiale, nel settore dell'energia nucleare, che costituisce una delle risposte alla dipendenza energetica e al cambiamento climatico; queste competenze riguardano in particolare l'efficienza e la qualità degli impianti di produzione, nonché il processo di bonifica ("ritorno all'erba", secondo la terminologia AIEA);
63. riconosce il ruolo che l'energia nucleare svolge attualmente nel mantenere la sicurezza dell'approvvigionamento elettrico in quanto componente significativa del mix energetico e al fine di ridurre emissioni stimate a 312 milioni di tonnellate di CO2 all'anno (7% delle emissioni globali di gas a effetto serra nell'UE); fa presente che le attuali stime prevedono un aumento del 12% delle emissioni di CO2 dell'UE entro il 2020, ben al di sotto dell'obiettivo di riduzione dell'8% previsto da Kyoto;
64. è consapevole del fatto che la sicurezza energetica non potrà essere garantita a lungo termine senza un maggior ricorso alle energie rinnovabili che sia effettuato in modo razionale dal punto di vista economico e ambientale; invita la Commissione europea a stabilire incentivi orientati sul mercato affinché le fonti di energia rinnovabile divengano quanto prima redditizie; invita la Commissione a contribuire ad estendere l'utilizzo dell'idrogeno come fonte di energia ecologica e sostenibile, affinché la dipendenza dell'Unione nei confronti dei paesi esportatori politicamente instabili sia a lungo termine ridotta; riconosce che le fonti energetiche rinnovabili possono tecnicamente assicurare una limitata quota di forniture energetiche;
65. incoraggia la Commissione a considerare la questione energetica sotto vari angoli, quali il mix energetico, l'evoluzione del mercato, gli investimenti, gli stanziamenti assegnati alla ricerca, nonché la possibilità di creare e sviluppare un sistema di scambio di informazioni fra gli Stati membri;
66. ritiene che la mancanza di interconnessioni fra le infrastrutture degli Stati membri sia d'ostacolo al mercato unico e chiede agli Stati membri di completare le reti transeuropee energetiche al fine di affrontare il problema; a livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché gli impianti di produzione siano equamente ripartiti sul loro territorio e vicini ai principali punti di consumo laddove sia possibile;
67. accoglie con interesse l'approccio integrato seguito dal Gruppo ad alto livello CARS21, nonché le sue conclusioni e auspica che la Commissione si ispiri alla tabella di marcia approvata, onde presentare rapidamente proposte volte a ridurre le emissioni di sostanze inquinanti provenienti dai veicoli leggeri e pesanti, soprattutto grazie a un miglioramento della tecnologia dei veicoli (sviluppo di auto ibride), l'utilizzo di biocombustibili di seconda generazione (che possono essere prodotti da una grande varietà di materie prime); invita gli Stati membri a ispirarsi all'iniziativa della Svezia che ha reso obbligatoria la vendita di biocombustibili presso tutte le stazioni di servizio;
68. ritiene che l'agricoltura europea potrebbe trovare nuovi mercati grazie alla promozione di colture utilizzate per produrre biocombustibili, il che contribuirà indirettamente a salvaguardare la sicurezza alimentare in Europa;
69. richiama altresì l'attenzione sugli esempi esistenti in Europa in materia di utilizzo della biomassa a fini di riscaldamento e di approvvigionamento di elettricità, il che evidenzia le capacità esistenti in materia di energie di sostituzione e l'interrelazione tra energia, ambiente e agricoltura, nell'interesse dei cittadini e della loro qualità di vita, nonché sui settori economici interessati, nel quadro di uno sviluppo durevole;
70. sottolinea che è importante completare il mercato interno, in condizioni di concorrenza efficaci e non discriminatorie, e proseguire la liberalizzazione dei mercati energetici entro il 2007, come convenuto dagli Stati membri;
o o o
71. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.