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Procedura : 2005/2161(INI)
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Ciclo del documento : A6-0257/2006

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A6-0257/2006

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PV 06/09/2006 - 14
CRE 06/09/2006 - 14

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PV 07/09/2006 - 7.2
CRE 07/09/2006 - 7.2
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Giovedì 7 settembre 2006 - Strasburgo
Relazioni UE-Cina
P6_TA(2006)0346A6-0257/2006

Risoluzione del Parlamento europeo sulle relazioni UE-Cina (2005/2161(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la celebrazione, nel 2005, del trentesimo anniversario dell'avvio di relazioni diplomatiche tra l'Unione europea e la Cina,

–   visto il partenariato strategico tra l'Unione europea e la Cina varato nel 2003,

–   visto il principale quadro giuridico di riferimento per le relazioni con la Cina, ossia l'accordo di cooperazione commerciale ed economica tra la Comunità europea e la Cina firmato nel maggio 1985, che copre le relazioni economiche e commerciali e il programma di cooperazione UE-Cina(1),

–   visto il documento programmatico della Commissione dal titolo "Un partenariato sempre più maturo - sfide e interessi comuni nell'ambito delle relazioni UE-Cina" (COM(2003)0533), adottato dal Consiglio europeo del 13 ottobre 2003,

–   visto il primo documento programmatico mai elaborato dalla Cina sull'Unione europea, pubblicato il 13 ottobre 2003,

–   visto il dialogo politico UE-Cina, formalmente istituito nel 1994 a riconoscimento dello status della Cina in quanto potenza emergente sulla scena internazionale,

–   visto il dialogo UE-Cina sui diritti umani avviato nel gennaio 1996, successivamente interrotto e ripreso nel 1997, nonché visti la visita effettuata dalla troika nello Xinjiang nell'ottobre 2005, nel quadro del dialogo UE-Cina sui diritti umani, e il seminario di dialogo UE-Cina sui diritti umani svoltosi a Londra nel dicembre 2005, cui il Parlamento europeo ha partecipato in veste di osservatore,

–   visti i "dialoghi settoriali" in corso tra la Cina e la Commissione, fra cui il dialogo sull'occupazione varato di recente e quello sui diritti di proprietà intellettuale (IPR),

–   visto l'accordo scientifico e tecnologico tra la Comunità europea e la Cina, entrato in vigore nel 2000 e rinnovato nel 2004(2),

–   visto l'accordo di cooperazione con la Cina relativo al programma di navigazione satellitare Galileo dell'Unione europea, firmato il 30 ottobre 2003,

–   visti l'ottavo vertice UE-Cina svoltosi a Pechino nel settembre 2005 e la dichiarazione comune rilasciata al termine dello stesso, nonché visto il prossimo, nono vertice UE-Cina in programma in Finlandia nella seconda metà del 2006,

–   vista la dichiarazione comune sui cambiamenti climatici rilasciata in occasione dell'ottavo vertice UE-Cina e l'impegno ivi contenuto a sviluppare e dimostrare, in Cina e nell'UE, tecnologie avanzate di impiego del carbone con emissioni "quasi zero" attraverso la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS),

–   viste la sessione del decimo Congresso nazionale del popolo svoltasi dal 5 al 14 marzo 2006 e la relazione governativa presentata dal premier Wen Jiabao in tale occasione,

–   viste le sue due ultime riunioni interparlamentari con la Cina, svoltesi rispettivamente a Pechino, Shanghai e Hainan nel marzo 2004 e a Bruxelles nell'ottobre 2005,

–   viste le sue recenti risoluzioni sulla Cina, in particolare quelle del 13 ottobre 2005, sulle prospettive delle relazioni commerciali tra l'Unione europea e la Cina(3), dell'8 settembre 2005, sulle violazioni dei diritti umani in Cina, in particolare in materia di libertà di religione(4), del 28 aprile 2005, sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2004 e sulla politica dell'UE in materia(5), e dell'11 aprile 2002, su una strategia UE nei confronti della Cina(6),

–   visto l'embargo sulle armi decretato dall'UE dopo la repressione di Tienanmen del giugno 1989, embargo che il Parlamento europeo ha appoggiato nella risoluzione del 2 febbraio 2006 sugli aspetti principali e le scelte di base della Politica estera e di sicurezza comune(7),

–   vista la sua risoluzione del 7 luglio 2005 sulle relazioni tra l'Unione europea, la Cina e Taiwan e la sicurezza in Estremo Oriente(8),

–   viste le sue precedenti risoluzioni sul Tibet e la situazione dei diritti umani in Cina nonché le sue risoluzioni del 18 novembre 2004(9), 13 gennaio 2005(10) e 27 ottobre 2005(11) sul caso di Tenzin Delek Rinpoche, Lama buddista, imprigionato e torturato e pertanto in pericolo di vita,

–   vista l'assenza di progressi nel dialogo UE-Cina in materia di diritti umani,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i problemi economici e monetari (A6-0257/2006),

A.   considerando che il partenariato strategico UE-Cina è di grande importanza per le relazioni tra l'Unione europea e la Cina; che un autentico partenariato strategico deve essere basato su valori comuni condivisi,

B.   considerando che l'accettazione della politica di "una sola Cina" si trova alla base del rispetto di una soluzione pacifica della questione di Taiwan attraverso un dialogo costruttivo,

C.   considerando che credibilità, stabilità e responsabilità dovrebbero costituire, oltre ai valori democratici, il fondamento delle relazioni tra l'Unione europea e la Cina,

D.   considerando che il rafforzamento delle relazioni dell'Unione europea con la Cina sarà fondamentale per far fronte a sfide globali quali il cambiamento climatico, la sicurezza e la non proliferazione delle armi,

E.   considerando che la Cina rappresenta di per sé la sfida maggiore della globalizzazione degli scambi commerciali e che il paese sta vivendo una fase di enorme espansione economica, con tassi di crescita stimati intorno al 9% l'anno,

F.   considerando che il forte sviluppo economico della Cina impone a quest'ultima una responsabilità internazionale sempre crescente, anche in virtù dello status di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e di membro dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) che essa riveste,

G.   considerando che l'UE è il primo partner commerciale della Cina e il maggior investitore straniero in tale paese, che la Cina è il secondo partner commerciale dell'UE e che le relazioni commerciali ed economiche hanno messo in ombra la questione delle riforme democratiche, del rispetto dei diritti dell'uomo e dello stato di diritto,

H.   considerando che dall'appartenenza all'OMC discende una serie di diritti e doveri, sia per l'Unione europea che per la Cina, e che molti di detti doveri continuano a non essere rispettati in misura sufficiente da parte cinese, specialmente per quanto concerne l'osservanza dei diritti di proprietà intellettuale, il trattamento nazionale e la trasparenza,

I.   considerando che il 70% di tutte le merci contraffatte sequestrate nel mercato europeo proviene dalla Cina e che, ogni anno, le autorità doganali sequestrano quasi cinque milioni di articoli e accessori di abbigliamento contraffatti,

J.   considerando che lo status di economia di mercato è uno strumento economico più che politico e che la Cina deve migliorare le sue prestazioni per ottenerlo,

K.   considerando che le relazioni commerciali tra l'UE e la Cina presuppongono un accesso reciproco al mercato sulla base giuridica delle regole dell'OMC e di una concorrenza equa e leale,

L.   considerando che i "dialoghi settoriali" tra UE e Cina sono considerevolmente aumentati negli ultimi anni,

M.   considerando che la leadership cinese, nel suo Libro bianco del 2005 sulla costruzione della democrazia politica in Cina, conferma il primato del Partito comunista cinese (PCC) all'interno del sistema di governo socialista del paese,

N.   considerando che l'Impero di Mezzo di oggi dispone di una fitta rete di tribunali distribuiti su tutto il territorio nazionale, che è la dimostrazione dei significativi progressi compiuti rispetto alla situazione di una trentina d'anni fa,

O.   considerando che durante la sessione del decimo Congresso nazionale del popolo (5-14 marzo 2006) un portavoce della Suprema corte popolare ha dichiarato che la Cina non abolirà la pena di morte, che è oggetto delle critiche della comunità internazionale, in quanto la Repubblica Popolare Cinese (RPC) è ancora un paese in via di sviluppo nella fase iniziale del socialismo,

P.   considerando che il numero di esecuzioni capitali in Cina è coperto dal segreto di stato ma che, secondo le stime fornite da giuristi cinesi, le persone che muoiono in questo modo sono ogni anno circa 8.000,

Q.   considerando che nel 2005 le autorità di sicurezza cinesi hanno registrato 87.000 "incidenti con una partecipazione di massa", con un aumento del 6,6% rispetto al 2004,

R.   considerando che, secondo quanto segnalato da alcuni sociologi cinesi, la politica attuata dalla dirigenza cinese per creare una società armoniosa e costruire nuovi villaggi socialisti riflette l'attuale, pericolosa fase di transizione della Repubblica Popolare Cinese dal comunismo all'economia di mercato,

S.   considerando che la RPC ha introdotto nel 1976 la "politica del figlio unico", attualmente oggetto di un dibattito che si articola attorno al curioso interrogativo "la Cina invecchierà prima di diventare ricca?",

T.   considerando che nel 1996 la Cina ha espulso da Pechino la Fondazione Friedrich Naumann,

U.   considerando che nel marzo 2004 la Cina ha inserito nella propria Costituzione una disposizione in base alla quale lo Stato si impegna a rispettare e garantire i diritti umani e che essa ha firmato ma non ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici (PIDCP),

V.   considerando che giungono continuamente notizie inquietanti di casi di carcerazione politica, in particolare di appartenenti a minoranze religiose ed etniche, di presunte torture, di ricorso diffuso al lavoro forzato, di applicazione frequente della pena di morte e di repressione sistematica delle libertà di religione e di espressione nonché della libertà dei media, compresa Internet,

W.   considerando che il 1° marzo 2005 è entrata in vigore la nuova normativa in materia religiosa,

X.   considerando che il gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o involontarie della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha osservato che la sua riunione a Ginevra dell'aprile 2006 è coincisa con il 17° compleanno di Gedhun Choekyi Nyima, il Panchen Lama del Tibet, rapito dai cinesi contro la sua volontà e quella dei suoi genitori all'età di sei anni,

Y.   considerando che dal 20 novembre al 2 dicembre 2005, quasi un decennio dopo la richiesta iniziale, ha finalmente avuto luogo la visita nella RPC del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura; che, tuttavia, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione e di credo non è stato accolto per una visita di aggiornamento, dopo quella effettuata in Cina dal suo predecessore nel novembre 1994, e che la Cina non ha formulato un invito permanente in relazione a tutte le procedure tematiche della Commissione per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite,

Z.   considerando che, nel suo Appello globale 2006, l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) continua a chiedere alla RPC di instaurare un'adeguata regolamentazione nazionale in materia di rifugiati e di accordare un migliore accesso ai richiedenti asilo provenienti dalla Repubblica Democratica Popolare di Corea (Corea del Nord) che potrebbero necessitare di protezione internazionale,

AA.   considerando che, stando all'annuario 2005 della Suprema corte popolare, circa 400 cittadini sono stati condannati per reati politici nel 2004, con un aumento del 25% rispetto all'anno precedente,

AB.   considerando che secondo la Fondazione Dui Hua, cui il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite ha riconosciuto uno "status consultivo particolare", le persone attualmente detenute nella Repubblica Popolare Cinese con l'accusa di "costituire una minaccia per la sicurezza pubblica" sono da 3.000 a 3.500,

AC.   considerando che il portale Internet "Google" si è piegato alle restrizioni imposte dalle autorità cinesi, negando l'accesso ai siti web che contengono elementi di critica e parole come "Taiwan", "indipendenza", "Tibet" o "Tienanmen",

AD.   considerando che il 14 marzo 2006 l'agenzia Reuters e la BBC hanno riferito di una lettera aperta, datata 2 marzo 2006, in cui vari ex alti funzionari del partito comunista cinese criticano l'inasprimento della censura sulla stampa,

AE.   considerando che la campagna condotta nella regione autonoma di Xinjiang Uygur contro i "tre mali" - estremismo religioso, separatismo e terrorismo - continua e ha portato l'anno scorso a numerosi arresti, secondo quanto riferiscono i media governativi,

AF.   considerando che, a causa dei severi controlli esercitati dal governo cinese sull'informazione riguardante le zone tibetane della Cina e sull'accesso a tali zone, è difficile determinare con precisione la portata delle violazioni dei diritti umani,

AG.   considerando che la dirigenza cinese sottolinea "l'ascesa pacifica" e "lo sviluppo pacifico" del paese a proposito dell'eccezionale ricomparsa della RPC sulla scena mondiale,

AH.   considerando che l'opzione di un ravvicinamento tra la RPC e Taiwan deve essere tenuta aperta ed essere esplorata pacificamente attraverso il dialogo e la diplomazia, tenendo conto della volontà dei cittadini dell'una e dell'altra parte,

AI.   considerando che le ragioni del deterioramento delle relazioni bilaterali tra Cina e Giappone sono politiche, non economiche,

AJ.   considerando che l'attuale politica degli Stati Uniti nei confronti della Cina in quanto nuova potenza emergente si può considerare caratterizzata dal "congagement", che consiste nell'abbinare due strategia, quella del contenimento e quella del coinvolgimento,

AK.   considerando che l'impegno e l'influenza della Cina in Africa sono notevolmente aumentati nel corso dell'ultimo decennio,

AL.   considerando che la Cina intrattiene importanti relazioni finanziarie e commerciali con la Repubblica islamica dell'Iran (attività di prospezione e importazione di petrolio e gas naturale, esportazioni di armi) e potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel convincere l'Iran ad assumere un atteggiamento più cooperativo in materia nucleare,

AM.   considerando che la Cina coopera con i paesi vicini nell'ambito dell'Organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO),

AN.   considerando che nel 2002 la Cina e l'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) hanno deciso di istituire una zona di libero scambio ASEAN-Cina,

AO.   considerando l'attenzione riservata negli ultimi anni a Macao e a Hong Kong, tanto dalla Commissione quanto dal Parlamento,

Cooperazione UE-Cina

1.   guarda con interesse al partenariato strategico UE-Cina e alla maggiore cooperazione che ne deriverà in un gran numero di ambiti; sollecita il Consiglio e la Commissione a formulare una politica coerente e ben strutturata nei confronti della Cina;

2.   plaude al lavoro svolto dalla Commissione nell'ambito dei dialoghi settoriali con la Cina, che attualmente coprono un'ampia gamma di tematiche, che vanno dalla problematica ambientale alle questioni sociali e ai diritti umani, e chiede che il Parlamento venga informato a intervalli regolari sui progressi realizzati;

3.   invita la Cina e l'Unione europea a fondare il proprio partenariato e le proprie relazioni bilaterali sulla base dell'apertura reciproca e sui capisaldi della credibilità, la stabilità, la responsabilità e la comprensione reciproca; sollecita la Cina e l'Unione europea a migliorare su tali basi la propria cooperazione in modo da svolgere un ruolo stabile, responsabile e credibile in seno alla comunità internazionale;

4.   lamenta che l'incremento delle relazioni commerciali ed economiche con la Cina non abbia comportato progressi sostanziali in materia di democrazia, diritti umani e Stato di diritto, che sono componenti basilari del dialogo politico tra la Cina e l'UE; ritiene a tale riguardo che lo sviluppo di relazioni commerciali con la Cina debba accompagnarsi allo sviluppo di un autentico dialogo politico fecondo ed efficace;

Situazione economica

5.   osserva che, dopo l'allargamento, l'Unione europea è divenuta il primo partner commerciale della Cina superando il Giappone, mentre la Cina, che occupava in precedenza il terzo posto, è contemporaneamente divenuta il secondo partner commerciale dell'Unione europea dopo gli Stati Uniti;

6.   rileva che nel 2005 la bilancia commerciale cinese ammontava a 102 miliardi di dollari USA, cioè oltre il doppio rispetto all'anno precedente (32 miliardi di dollari USA); che nel 2005 le riserve di valuta si aggiravano intorno agli 819 miliardi di dollari USA, con un aumento dell'ordine di 209 miliardi rispetto all'anno precedente; che, se tale tendenza persiste, alla fine del 2006 la Cina disporrà probabilmente di riserve in valuta estera per oltre 1000 miliardi di dollari USA, diventando il paese che detiene la maggior quantità di valuta estera al mondo; che le prime previsioni per il 2006 si basano sul presupposto di un afflusso di capitali di circa 50 milioni di dollari USA, prevalentemente in investimenti privati diretti a lungo termine; si rallegra, a questo proposito, del fatto che la Cina abbia iniziato ad allentare il legame tra la propria valuta (renminbi) e il dollaro statunitense e non si opponga pertanto ad una rivalutazione tendenziale della stessa; ritiene che gli avvertimenti in merito all'inadeguatezza dei premi di rischio nell'ambito delle operazioni di prestito debbano essere presi sul serio;

7.   prende atto del rapido sviluppo economico della Cina, che fa di tale paese la quarta economia mondiale in dollari, anche al tasso di cambio attuale, che vede la moneta statunitense sottovalutata; chiede di conseguenza alla Commissione europea di esercitare pressioni politiche ed economiche per conferire flessibilità al tasso di cambio della moneta cinese, che risulta artificialmente basso, il che contrasta con la progressiva liberalizzazione del commercio mondiale; invita la Cina a sbloccare progressivamente il corso di cambio della sua valuta e, in attesa di tale sviluppo, a sostituire il legame fisso con il dollaro con l'agganciamento a un paniere di monete in cui sia compreso anche l'euro;

8.   si dichiara preoccupato per l'aumento delle disparità e l'ingiusta distribuzione della ricchezza, la disoccupazione di massa e l'urbanizzazione incontrollata, il crescente tasso di criminalità e la corruzione, senza dimenticare i problemi ambientali della Cina;

9.   riconosce che la Cina è più di un mercato in rapida crescita; sottolinea che la rivoluzione tecnologica in corso in un paese di queste dimensioni ha implicazioni gigantesche per l'economia planetaria;

10.   ritiene che uno sviluppo economico equilibrato rivesta notevole importanza sia per la Cina che per l'UE; sottolinea che la stagnazione dell'economia cinese dovuta alla crescita incontrollata costituisce una grave minaccia, sia per la stabilità interna della Cina che per l'economia mondiale; riconosce che la rapida crescita economica in Cina rappresenta un'enorme sfida per gli sforzi esplicati a livello mondiale per far fronte al cambiamento climatico, visto che secondo le previsioni il volume delle emissioni di CO2 provenienti dalle centrali elettriche a carbone raddoppierà entro il 2030;

11.   plaude all'iniziativa della Commissione di pubblicare nell'autunno del 2006 una comunicazione strategica sulle relazioni economiche e commerciali a lungo termine dell'Unione europea con la Cina, per essere in condizioni di anticipare più adeguatamente l'impatto dell'espansione economica cinese ed evitare di dover adottare decisioni ad hoc, facendo sì che la Cina non sia considerata una minaccia, bensì una sfida e un interlocutore potenziale;

12.   sottolinea che lo sviluppo di relazioni commerciali sempre più positive dovrebbe condurre anche a riforme in materia di diritti umani; riconosce che l'UE non dovrebbe revocare l'embargo fintanto che non sarà in vigore un codice di condotta giuridicamente vincolante sulle esportazioni di armi e non sarà stata affrontata adeguatamente la situazione dei diritti umani e delle libertà civili e politiche, inclusa la questione di Piazza Tienanmen;

13.   invita la Cina a sviluppare un clima solido e credibile favorevole agli investimenti per quanto riguarda il commercio estero e le industrie straniere e ad attribuire priorità assoluta al miglioramento della certezza del diritto per le società estere;

14.   rammenta alla Cina che l'ulteriore apertura dei propri mercati alle imprese e agli investimenti esteri, soprattutto nel settore bancario, dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni, va considerata parte integrante del partenariato strategico; invita la Cina a riformare di conseguenza il suo mercato e il suo sistema economico e a rispettare e applicare più rigorosamente le norme antidumping;

15.   alla luce dei risultati dell'indagine antidumping nel settore calzaturiero, i quali confermano interventi pubblici e prassi di dumping sociale da parte della Cina, e delle misure adottate dalla Commissione per rettificare tale distorsione della concorrenza, chiede all'Unione europea di far rispettare dai suoi partner commerciali, come la Cina, le regole leali ed eque del commercio internazionale; invita la Commissione a semplificare le procedure, nel contesto della sua prossima riflessione sull'uso di misure antidumping, onde facilitare l'attivazione dei meccanismi antidumping da parte delle PMI; chiede inoltre il potenziamento della trasparenza della procedura antidumping;

16.   ritiene che l'UE debba continuare a cooperare strettamente con le autorità cinesi, nell'ambito degli sforzi di ammodernamento e liberalizzazione del sistema bancario cinese, ai fini dell'adozione degli standard contabili internazionali e delle norme di Basilea II, il che garantirebbe maggiore sicurezza agli investitori dell'UE;

17.   plaude alla rapida modernizzazione del settore finanziario cinese; sottolinea tuttavia che è di enorme importanza assicurare una transizione fluida, in modo da evitare instabilità finanziarie che potrebbero avere ripercussioni sull'insieme dei mercati finanziari mondiali; suggerisce, in particolare, che è opportuno evitare una "corsa verso il basso" implicante una concorrenza regolamentare dannosa tra i mercati finanziari mondiali; suggerisce che i principali attori regolamentari a livello mondiale dovrebbero viceversa promuovere norme di qualità il più possibile elevata; ricorda che la stessa UE si è impegnata a favore della convergenza mondiale delle norme nei settori della contabilità (International Financial Reporting Standards), della revisione contabile (norme internazionali di audit), dei requisiti in materia di capitale per gli istituti di credito (Basilea II), del riciclaggio di denaro e della lotta contro il finanziamento del terrorismo (raccomandazioni del Gruppo d'azione finanziaria sul riciclaggio di capitali – FATF) e della regolamentazione dei mercati obbligazionari (norme dell'Organizzazione internazionale delle commissioni di valori mobiliari); sottolinea che l'Unione europea è disposta ad offrire, ove necessario, la propria esperienza ed assistenza alle autorità cinesi al fine di attuare la convergenza;

18.   ritiene che la Cina si trovi dinanzi a considerevoli disparità in termini di sviluppo regionale, e più in generale a disparità di reddito, e che la nuova dirigenza cinese debba impegnarsi a far fronte a tali problemi, avvalendosi dell'aiuto e della competenza della Commissione;

19.   invita la Cina ad applicare una procedura trasparente ed equa nell'aggiudicazione degli appalti pubblici, onde offrire le stesse opportunità anche alle imprese straniere;

20.   considera la pirateria e la contraffazione dei prodotti e dei marchi europei da parte delle industrie cinesi una grave violazione delle regole del commercio internazionale; sollecita la Cina a migliorare considerevolmente la protezione dei diritti di proprietà intellettuale dei brevetti cinesi e stranieri; invita la Cina a rispettare le norme vigenti in materia di protezione dei diritti di proprietà intellettuale; valuta positivamente l'istituzione di una cattedra sui diritti di proprietà intellettuale presso l'università di Pechino;

21.   riconosce l'importanza che lo status di economia di mercato riveste per la Cina; sottolinea, tuttavia, il fatto che tale status rappresenta uno strumento economico piuttosto che politico; esorta la Cina a ridurre l'ingerenza dello stato nell'economia e a migliorare le sue prestazioni per quanto riguarda le sue difformità nel rispetto delle norme che disciplinano il governo societario e i sistemi contabili, nonché a migliorare l'inefficace quadro normativo relativo alle sue procedure fallimentari;

22.   rileva che i problemi emersi di recente nel settore calzaturiero evidenziano l'urgente necessità che la Cina adotti una politica anti-dumping più adeguata; sottolinea la pressante necessità di una tale politica, data l'appartenenza della Cina all'OMC;

23.   invita il Consiglio e la Commissione e riconoscere che le difficoltà riscontrate dal settore tessile, dell'abbigliamento e calzaturiero sono di tipo sistemico; invita la Commissione a correggere gli squilibri attuali e ad anticipare le sfide future nel quadro della revisione della sua strategia commerciale ed economica nei confronti della Cina;

24.   invita la Cina ad adottare una politica economica maggiormente basata su consumi sociali (educazione, salute, pensioni, ecc.) e privati, e meno su investimenti ed esportazioni;

25.   invita la Commissione a sostenere le autorità cinesi nella loro battaglia contro le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e contro la pirateria dei prodotti;

Situazione interna

26.   è d'accordo sul fatto che è difficile prevedere oggi il futuro sviluppo della Cina, che dipenderà principalmente da questioni interne, quali l'ulteriore e fluido sviluppo dell'economia e il graduale miglioramento del tenore di vita della maggioranza della popolazione;

27.   condivide pienamente le conclusioni formulate nel Libro bianco citato in precedenza, secondo cui sarà necessario rafforzare ulteriormente la nozione di democrazia e la consapevolezza dei concetti giuridici in seno alla società cinese nel suo complesso;

28.   sottolinea che la rapida modernizzazione socio-economica della RPC dovrebbe essere accompagnata dal necessario pluralismo politico e dall'ammodernamento delle istituzioni e che essa può attingere ampiamente a fonti interne, come le opere dei riformatori liberali della fine del XIX secolo e, in particolare, le basi del pensiero di Sun Yat Sen;

29.   osserva che la sicurezza sociale, la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, il diritto di associazione sindacale, le relazioni industriali e il dialogo sociale rappresentano le sfide principali per il futuro della Cina; invita la Cina a ratificare le convenzioni fondamentali dell'Organizzazione mondiale del lavoro, in particolare la n. 87 sulla libertà di associazione e la tutela del diritto di organizzarsi sindacalmente e la n. 98 sulla contrattazione collettiva, e a rispettare le norme quadro dell'OIL in merito a misure efficaci per contrastare ogni forma di moderna schiavitù, di lavoro minorile e di sfruttamento, segnatamente delle lavoratrici donne, onde garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori e scoraggiare il dumping sociale; invita la Commissione ad intensificare il dialogo strutturato con le sue controparti cinesi in tali ambiti e a riferire periodicamente al riguardo;

30.   è del parere che la negazione del diritto di costituire sindacati indipendenti sia controproducente, tenuto conto delle crescenti proteste e dimostrazioni poste in atto in tutta la Cina dai lavoratori contro i licenziamenti forzati, il mancato pagamento dei salari e di altre prestazioni, la corruzione dell'amministrazione pubblica e la cattiva gestione; invita pertanto il governo cinese a riconoscere e a garantire il diritto fondamentale alla libertà di espressione e di associazione nonché il diritto di sciopero;

31.   richiama l'attenzione sul problema sempre più grave del lavoro infantile in Cina e sulle condizioni di lavoro deleterie cui sono soggetti i lavoratori minorenni nel paese, sebbene il diritto del lavoro cinese vieti il lavoro infantile; sollecita quindi le autorità cinesi non solo a migliorare l'applicazione della legge, ma anche ad affrontare le cause che sono all'origine del fenomeno, quali le crescenti disparità economiche, la rapida trasformazione della struttura sociale e l'incapacità del sistema educativo di fornire un'istruzione adeguata e accessibile a tutti i bambini;

32.   esprime la propria preoccupazione per la spaventosa discriminazione socioeconomica di cui sono vittime, in Cina, 150 milioni di lavoratori migranti provenienti dalle campagne; prende atto delle misure adottate dal governo cinese per risolvere il problema, quali risultano dai nuovi orientamenti governativi pubblicati ufficialmente il 28 marzo 2006, ed esprime la volontà di seguire attentamente i risultati della nuova politica;

33.   invita l'Unione europea a continuare a seguire da vicino la situazione a Macao e Hong Kong e auspica che gli aspetti positivi di dette esperienze servano come esempio e come stimolo per l'evoluzione del processo politico in Cina;

34.   parte dal presupposto che, fintanto che il partito comunista cinese non sarà soggetto alle regole di uno Stato costituzionale, esso rimarrà uno Stato dentro lo Stato, e sarà pertanto estremamente vulnerabile a gravi episodi di abuso di potere, come la piaga nazionale della corruzione dei quadri dirigenti, e ritiene che tale situazione indebolisca le possibilità di creare una società basata sullo Stato di diritto;

35.   si unisce alle critiche espresse nelle riviste giuridiche cinesi, secondo cui l'articolo 126 della costituzione cinese dovrebbe altresì includere il divieto di ingerenza da parte del PCC o del governo cinese nel funzionamento della giustizia;

36.   si attende sforzi rinnovati tesi a rafforzare l'indipendenza del potere giudiziario e confida che la graduale sostituzione dei giudici privi di qualifiche con giuristi competenti ponga freno alla corruzione endemica dell'apparato giudiziario e accresca dunque la fiducia della popolazione in questa istituzione fondamentale dello Stato;

37.   accoglie favorevolmente la promessa fatta dal presidente della Suprema corte popolare in occasione del decimo Congresso nazionale del popolo, in base alla quale dal luglio 2006 i ricorsi contro le sentenze di condanna a morte saranno esaminati a porte aperte; attende che venga dato seguito a questa promessa;

38.   sollecita il governo cinese ad abolire la pena di morte e a dichiarare un'effettiva moratoria per le persone già condannate; prende atto del segnale significativo trasmesso dai giuristi cinesi, secondo i quali la pena di morte andrebbe inflitta soltanto per reati gravi e violenti, a differenza di quanto accade ora, poiché la situazione attuale prevede l'applicabilità della pena di morte per 68 tipi di reati, metà dei quali non sono reati di assoluta gravità; esprime preoccupazione per il fatto che la Cina è di gran lunga il paese al mondo in cui viene eseguito il maggior numero di condanne a morte; invita la Cina a rendere pubblici i dati ufficiali sulle esecuzioni nel periodo 2005/2006;

39.   appoggia risolutamente la richiesta formulata dal professor Liu Renwen, giurista e membro dell'Accademia cinese delle scienze sociali, di porre fine al commercio illegale di organi di persone giustiziate, imponendo disposizioni e controlli rigorosi;

40.   esprime la propria profonda preoccupazione per gli aspri provvedimenti adottati dalle autorità nei confronti degli "agitatori"; osserva che, secondo un documento dell'Accademia delle scienze sociali di Pechino, fra le ragioni delle proteste di massa figuravano i gravissimi problemi ambientali che minacciano la salute e la sopravvivenza di molti agricoltori nelle regioni di recente industrializzazione, nonché le scandalose espropriazioni di terreni agricoli per scopi edilizi, per non parlare del dispotismo e della corruzione delle autorità locali;

41.   accoglie favorevolmente l'intenzione del governo cinese di colmare il crescente divario che separa, in termini di reddito, la popolazione delle regioni costiere da quella delle campagne, nonché di affrontare i gravi problemi ambientali, dar prova di una migliore gestione delle risorse naturali e sviluppare e promuovere tecnologie più efficienti;

42.   richiama l'attenzione sull'impatto esercitato dalla forte crescita economica della Cina sulle risorse naturali e sull'ambiente a livello locale e planetario, segnatamente come conseguenza delle emissioni di CO2; invita il governo cinese a prendere tutte le misure necessarie per proteggere l'ambiente e, più precisamente, per garantire la fornitura di acqua potabile alla popolazione, far fronte all'inquinamento atmosferico e difendere la biodiversità; chiede un intenso dialogo tra la Cina e l'Unione europea sulle risorse naturali e sull'ambiente;

43.   sollecita le autorità a seguire con la massima attenzione i propri programmi d'investimento a favore delle zone rurali, dati i timori espressi da ricercatori cinesi circa il fatto che i quadri locali del partito interpretino il riferimento a "nuovi villaggi" come un invito a realizzare progetti edilizi a spese degli agricoltori, anche in considerazione del dato di fatto che, sinora, solo un quinto degli aiuti di Stato per il settore agricolo ha effettivamente raggiunto gli agricoltori che ne avevano diritto;

44.   si dichiara estremamente preoccupato per le recenti informazioni riguardanti le continue, gravi violazioni dei diritti umani perpetrate nella regione tibetana della Cina, fra cui rientrano torture, arresti e detenzioni arbitrari, arresti domiciliari e altre forme di sorveglianza extragiudiziale di dissidenti, detenzioni senza processo pubblico, repressione della libertà religiosa e restrizioni arbitrarie della libertà di circolazione; è profondamente preoccupato per l'intensificazione della cosiddetta "campagna di educazione patriottica", a partire dall'ottobre 2005, nei monasteri e nei conventi del Tibet, con cui si obbligano i tibetani a firmare dichiarazioni in cui denunciano il Dalai Lama come un pericoloso separatista e proclamano che il Tibet "fa parte della Cina", e per il fatto che, nel contesto di tale campagna, nel novembre 2005 sono stati arrestati monaci del Monastero di Drepung accusati di essersi rifiutati di denunciare il Dalai Lama; invita la Cina a permettere a un organismo indipendente di contattare Gedhun Choekyi Nyima, il Panchen Lama del Tibet, e i suoi genitori, come richiesto dalla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo; invita il governo cinese a intensificare il suo impegno positivo nel quadro di negoziati concreti sulle rivendicazioni del Dalai Lama a favore dell'autonomia del Tibet;

45.   prende atto del fatto che la politica cinese "del figlio unico" ha portato a uno squilibrio nella distribuzione della popolazione; sollecita la Cina a riconoscere che il futuro equilibrio tra fasce attive e non attive della popolazione avrà considerevoli effetti economici; sottolinea che l'Unione europea deve anch'essa far fronte al problema dell'invecchiamento; invita la Cina a riesaminare l'attuazione concreta della politica "del figlio unico", onde affrontare gli inconvenienti economici e sociali ad essa inerenti;

46.   sollecita le autorità cinesi ad introdurre nella legislazione nazionale misure per la protezione degli animali e la prevenzione della crudeltà nei loro confronti, in particolare per quanto riguarda l'allevamento degli animali da pelliccia; sollecita la Cina a fermare gli abusi commessi sugli animali per le esigenze della medicina tradizionale (ad esempio utilizzazione di corno di rinoceronte e di bile d'orso);

Diritti umani

47.   sottolinea che il rispetto dei diritti fondamentali da parte della Repubblica Popolare Cinese presuppone l'istituzione di una Corte costituzionale, senza la quale modifiche costituzionali come quella del marzo 2004 sui diritti umani rimangono sostanzialmente simboliche;

48.   sottolinea che ai cittadini cinesi dovrebbero essere giuridicamente riconosciuti i diritti fondamentali e sollecita i tribunali a risolvere pienamente le ingiustizie palesi sulla base della Costituzione, seguendo così una buona prassi giudiziaria che, peraltro, va via via diffondendosi;

49.   richiama l'attenzione sul fatto che lo Stato deve astenersi dal regolamentare la religione e le relative espressioni; afferma la necessità di una legislazione dettagliata in materia religiosa, che risponda alle norme internazionali e garantisca un'effettiva libertà religiosa, in particolare alla luce delle discussioni tra i funzionari cinesi circa la definizione di "religione", e soprattutto di "religione legale";

50.   deplora la contraddizione tra la libertà di fede, sancita dall'articolo 36 della Costituzione, e le costanti ingerenze dello Stato nella vita interna delle comunità religiose, specialmente per quanto riguarda formazione, selezione, nomina e indottrinamento politico dei ministri del culto; deplora in particolare il fatto che lo Stato riconosca a solo cinque religioni il diritto a un'esistenza legale, per giunta sottoponendole al controllo delle rispettive associazioni religiose "patriottiche" cinesi, proteggendo soltanto le attività religiose "normali" (zhengchang) e condizionando la loro registrazione ufficiale all'accettazione dei principi del sistema quadro delle "Tre Autonomie";

51.   invita il Consiglio a informarlo delle misure prese per dare seguito alla dichiarazione contenuta nella risoluzione dell'8 settembre 2005 riguardante la sorte di vari vescovi incarcerati nella RPC a motivo delle loro convinzioni religiose; invita inoltre le autorità della RPC a liberare immediatamente tutti i membri della Chiesa cristiana che sono ancora ingiustamente detenuti e perseguitati;

52.   osserva che attualmente in Cina i cristiani che praticano la propria fede in luoghi di culto "illegali" (all'interno di case-chiesa protestanti o presso gruppi cattolici "clandestini" fedeli al Vaticano) sono più numerosi di quelli che frequentano i luoghi di culto "patriottici" e che entrambi i gruppi di credenti, composti di cittadini rispettosi della legge, non rappresentano alcuna minaccia per la sicurezza pubblica; invita il governo cinese a porre fine alle persecuzioni e alla detenzione di tali gruppi di cristiani; afferma il diritto per i cristiani che non si riconoscono nelle "Chiese patriottiche" di praticare liberamente la propria fede;

53.   prende atto con rammarico della grave violazione della libertà religiosa provocata dalle recenti illecite ordinazioni episcopali (30 aprile 2006, Kunming - Yunnan; 3 maggio 2006, Wuhan - Anhui), che sono in parte frutto delle forti pressioni e minacce esercitate sul clero cattolico fedele al Vaticano da parte di organismi esterni alla Chiesa;

54.   considera queste ordinazioni lesive della disponibilità ancora recentemente ribadita dalle autorità cinesi ad assicurare un dialogo onesto e costruttivo tra RPC e Santa Sede; sottolinea pertanto la necessità del rispetto della libertà della Chiesa e dell'autonomia delle sue istituzioni da qualsiasi ingerenza esterna che, oltre a sostanziarsi in atti di ripudio delle esigenze negoziate di entrambe le parti, inficia la fiducia nel dialogo reciproco e negli sviluppi della libertà in Cina;

55.   fa notare che, al termine della sua missione, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura ha ringraziato il ministero degli Affari esteri per la sua cooperazione, ma ha rimproverato al ministero per la Sicurezza di Stato e a quello per la Sicurezza pubblica di avere ostacolato o limitato i suoi tentativi di indagine;

56.   esprime profonda preoccupazione per le dichiarazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, il quale afferma che la tortura continua ad essere prassi diffusa in Cina - situazione riprovevole di cui i funzionari governativi e varie relazioni ammettono sempre più di frequente l'esistenza -, nonché per il livello palpabile di timore e autocensura osservato dal relatore speciale durante i suoi colloqui con i detenuti;

57.   sottoscrive le raccomandazioni preliminari indirizzate dal relatore speciale al governo cinese e riguardanti, ad esempio, una riforma del diritto penale che preveda l'aggiunta del reato di tortura, in linea con la definizione contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, nonché l'introduzione di un meccanismo indipendente di ricorso per i detenuti vittime di torture e maltrattamenti;

58.   invita il governo cinese a rivedere le sentenze pronunciate contro i reati di "minaccia alla sicurezza pubblica", dal momento che, nella stragrande maggioranza dei casi, gli imputati non hanno fatto altro che esercitare coraggiosamente i propri diritti costituzionali fondamentali, criticando pubblicamente la politica del governo e del partito comunista cinese;

59.   invita ancora una volta il governo della Repubblica Popolare Cinese a migliorare le condizioni di detenzione nelle sue carceri e a sospendere e abolire la tortura dei detenuti;

60.   si rammarica del fatto che non siano stati compiuti progressi di rilievo per quanto attiene alla liberazione dei prigionieri politici incarcerati per aver partecipato alle dimostrazioni di Piazza Tienanmen, così come si rammarica del fatto che le autorità cinesi continuino a ignorare gli appelli a favore di un'inchiesta approfondita e imparziale sugli avvenimenti del 1989; chiede un riesame ufficiale degli incidenti di Piazza Tienanmen da parte delle autorità cinesi, la pubblicazione dell'elenco dei prigionieri politici e il loro rilascio incondizionato,

61.   deplora il recente giro di vite dei funzionari cinesi sugli avvocati difensori, volto a soffocare le contestazioni legali della loro autorità; invita le autorità cinesi a rivelare il luogo in cui si trova l'avvocato per i diritti umani Gao Zhisheng uno degli avvocati e dissidenti cinesi più diretto nell'esprimere le sue posizioni, detenuto per sospetta attività criminale e a rilasciarlo a meno che non sia accusato di un reato; analogamente chiede il rilascio di Chen Guangcheng, un sostenitore dei diritti dei contadini, che ha aiutato alcuni cittadini nei loro tentativi di citare in giudizio le loro autorità locali per aver effettuato aborti e sterilizzazioni forzati, e che è stato condannato a più di quattro anni di carcere, e di Bu Dongwei, che è stato condannato a due anni e mezzo di "rieducazione attraverso il lavoro" (RTL) ed è detenuto in un luogo segreto; pertanto, sollecita le autorità ad assicurare che tutti i difensori dei diritti umani possano esercitare attività pacifiche e legittime senza timore di arresti arbitrari, tortura o maltrattamenti e che abbiano accesso ad un'adeguata assistenza legale in caso di arresto;

62.   si unisce al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, al gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie e all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani nel sollecitare il governo cinese ad abolire la "rieducazione attraverso il lavoro" e altre forme analoghe di rieducazione forzata dei carcerati, delle persone detenute in attesa di processo e di quelle internate in ospedali psichiatrici;

63.   respinge il sistema Ankang di ospedali psichiatrici gestiti dalla polizia, diffusi su tutto il territorio nazionale, per i dissidenti politici e sociali, che promette apparentemente la salute "attraverso il riposo e la pace", ma in realtà distrugge i propri "pazienti"; ammonisce le autorità dall'aumentare il numero di tali istituti, portandoli da 22 a 125, e le invita invece a cancellare questa vergogna nazionale;

64.   condanna in particolare l'esistenza, in tutto il paese, dei campi di lavoro laogai, in cui la RPC detiene attivisti democratici, attivisti sindacali e membri delle minoranze, privati di un giusto processo e costretti a lavorare in condizioni spaventose e senza cure mediche; sollecita la Cina a ratificare le convenzioni nn. 29 e 105 dell'OIL sull'abolizione del lavoro forzato e coatto; invita la Cina ad attestare per iscritto che i prodotti esportati non sono stati fabbricati in un campo di lavoro forzato laogai e, in mancanza di una siffatta garanzia, insiste affinché la Commissione vieti l'importazione nell'Unione europea dei prodotti in questione;

65.   invita la RPC a rispettare gli obblighi internazionali che le incombono ai sensi della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, del 1951, e del protocollo del 1967 ad essa relativo, e a consentire all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati di aver pienamente accesso ai richiedenti asilo nordcoreani che potrebbero necessitare di protezione internazionale;

66.   condanna energicamente la detenzione e la tortura in carcere degli adepti del movimento Falun Gong, i campi di "rieducazione attraverso il lavoro", gli ospedali psichiatrici e gli "istituti di istruzione legali"; è preoccupato in relazione alle informazioni secondo cui gli organi di adepti del Falun Gong detenuti sarebbero stati chirurgicamente asportati e venduti a ospedali; sollecita il governo cinese a porre fine alla detenzione e alla tortura di tali persone e a liberarle immediatamente;

67.   manifesta la sua profonda preoccupazione per le numerose violazioni dei diritti delle donne e delle bambine conseguenti all'imposizione forzata della politica di pianificazione familiare del governo cinese, fra cui rientrano gli aborti selettivi, le sterilizzazioni forzate e il massiccio abbandono delle bambine;

68.   sollecita la Cina a ratificare e ad applicare senza ulteriori ritardi il PIDCP;

69.   condivide l'importante messaggio contenuto nella lettera aperta citata in precedenza di cui hanno riferito l'agenzia Reuters e la BBC- che è stata malauguratamente tenuta nascosta all'opinione pubblica cinese -, e cioè che l'attuale politica di censura ostacola l'evoluzione politica della Cina;

70.   è profondamente preoccupato per il giro di vite in atto nella RPC contro la libertà di espressione e il libero accesso ad Internet; rinnova la richiesta rivolta a Pechino affinché la RPC si astenga dall'intimidire, reprimere o incarcerare i difensori della libertà di parola, sia che si tratti di giornalisti e attivisti impegnati a favore dei diritti umani, sia che ciò si manifesti nel rendere impossibile l'utilizzo dell'informazione oscurando i siti web che non si adeguano alla censura di Stato; condanna pertanto la legge relativa alla censura di Internet approvata dal Congresso nazionale del popolo e l'esistenza di sistemi di censura di Internet noti collettivamente come la "grande muraglia di fuoco"; chiede in particolare che venga immediatamente riammesso in rete - o in ogni caso non più oscurato - il sito AsiaNews.it che, oltre ad essere un'ineguagliabile fonte di informazione sull'Asia e la difesa dei diritti dell'uomo, rappresenta anche uno strumento di sostegno al dialogo Vaticano-RPC e quindi di unità per la Chiesa cinese;

71.   esprime preoccupazione dinanzi alle politiche irresponsabili di società Internet di primo piano come Yahoo e Google, che hanno ceduto, direttamente o indirettamente, alle richieste di censura del governo cinese;

72.   chiede alle autorità cinesi di riaprire gli uffici della Fondazione Friedrich Naumann a Pechino, affinché essa possa continuare a operare a favore dello sviluppo e della democrazia;

73.   riconosce la crescente influenza esercitata dalla Cina a livello planetario, in particolare in paesi così diversi fra loro quali Bielorussia, Venezuela, Sudan, Zimbabwe, Birmania/Myanmar, Iran e Corea del Nord, in cui la situazione dei diritti dell'uomo rimane oggetto di profonde critiche da parte dell'Unione europea;

74.   chiede alle autorità cinesi e al Consiglio di migliorare il dialogo sui diritti umani introducendo l'interpretazione simultanea delle riunioni; chiede che i deputati al Parlamento europeo partecipino più attivamente al dialogo sui diritti umani, accanto ai loro omologhi cinesi;

75.   si rammarica del fatto che le autorità dello Xinjiang raggruppino regolarmente persone o organizzazioni che presumono coinvolte nei "tre mali", il che rende difficile determinare se retate, arresti e punizioni giudiziarie particolari siano rivolte contro persone che cercano di esprimere pacificamente le loro opinioni politiche e religiose o contro quanti ricorrono alla violenza; considera controproducente la distruzione di libri uighur da parte di funzionari al fine di distorcere fatti storici e di sostenere il separatismo etnico;

76.   attende con impazienza che il Direttore generale e tutti i membri del Consiglio legislativo della Regione speciale amministrativa di Hong Kong siano eletti secondo un sistema elettorale basato sui principi della democrazia pluralistica, della responsabilità del governo nei confronti del potere legislativo e di una governance realmente efficace, il che tornerà a evidente vantaggio di tutta la popolazione di Hong Kong;

77.   riconosce il ruolo di sempre maggior rilievo che la Cina svolge come potenza globale sulla scena mondiale; sollecita a tale riguardo il governo cinese ad assumere pienamente le sue crescenti responsabilità e ad impegnarsi in modo attivo nelle organizzazioni e nei forum internazionali, così da promuovere la pace e la risoluzione pacifica dei conflitti e sostenere i valori universali della democrazia, dei diritti dell'uomo e dello Stato di diritto;

Politica estera / relazioni con i paesi vicini

78.   richiama l'attenzione sui timori del mondo esterno, in particolare dei vicini regionali di Pechino, circa il fatto che, dalla metà degli anni Novanta, la spesa militare cinese registra ogni anno un tasso di aumento a due cifre; raccomanda vivamente – in linea con numerose sue risoluzioni – che l'embargo sulle armi imposto dall'Unione europea nei confronti della Cina resti immutato fino a che non saranno stati compiuti maggiori progressi in materia di diritti umani; ricorda, in tale contesto, la necessità di includere nei prossimi negoziati sulla politica europea di vicinato e sugli accordi di partenariato e di cooperazione l'adesione all'embargo sul commercio di armi decretato dall'Unione europea nei confronti della Repubblica Popolare Cinese;

79.   sottolinea che esiste un legame diretto tra l'ovvio interesse cinese di poter accedere all'alta tecnologia militare europea e la revoca dell'embargo sulle armi decretato nei confronti della RPC e che ciò ha conseguenze significative per la coesione delle relazioni transatlantiche e la posizione di mercato dell'industria europea delle armi ad alta tecnologia;

80.   esprime preoccupazione per la vasta portata della cooperazione con la Cina nell'ambito del programma Galileo e chiede l'introduzione di maggiori salvaguardie per assicurare che la Cina, o altri partner, non possano trasferire ad applicazioni militari le tecnologie sensibili utilizzate nel quadro del programma;

81.   osserva che la legge cinese antisecessione del 14 marzo 2005 e l'attuale stazionamento di più di 800 missili lungo la costa sud-orientale della Repubblica Popolare Cinese, di fronte a Taiwan, smentiscono il principio di una riunificazione pacifica; invita la Cina e Taiwan alla fiducia, al rispetto reciproco e alla ricerca di posizioni comuni, accantonando le divergenze, e le esorta a creare le basi politiche necessarie per uno sviluppo pacifico e continuo delle relazioni tra le due sponde dello Stretto di Taiwan, a riprendere il dialogo su tali relazioni e a rafforzare gli scambi economici e la cooperazione, cercando di risolvere in particolare il problema dei "tre collegamenti diretti" attraverso lo Stretto di Taiwan (servizi postali, trasporti e commercio);

82.   ritiene che, per quanto riguarda la possibilità di una riunificazione pacifica con la Cina continentale, nel corso dei negoziati sullo status di Taiwan occorrerà sicuramente considerare e rispettare la volontà e il parere dei 23 milioni di cittadini taiwanesi, come pure la sovranità e l'integrità territoriale di Taiwan; sottolinea che l'inizio di un vero processo democratico nella RPC permetterebbe di allentare le tensioni e aprirebbe la strada alla ripresa di un dialogo concreto tra le due parti;

83.   invita la Cina a sostenere la possibilità di conferire a Taiwan lo status di osservatore in seno all'Assemblea mondiale della sanità dell'Organizzazione mondiale della sanità, al fine di proteggere la salute dei cittadini taiwanesi, dei rappresentanti internazionali e dei lavoratori stranieri presenti sull'isola, nonché dell'intera popolazione mondiale; ricorda a tale riguardo che le malattie infettive come l'HIV/AIDS, la tubercolosi, la malaria, la SARS e, ultimamente, l'influenza aviaria non hanno frontiere e rendono necessaria una cooperazione a livello mondiale, anche e soprattutto con Taiwan, che è uno dei più importanti centri nevralgici internazionali del Pacifico occidentale; ribadisce il suo appello affinché Taiwan sia meglio rappresentata in seno alle assemblee e alle organizzazioni internazionali, così da porre fine all'attuale e ingiusta esclusione di 23 milioni di persone dalla comunità internazionale;

84.   desume che all'origine delle problematiche relazioni tra Pechino e Tokyo vi sia un sentimento di minaccia reciproca: il Giappone si sente minacciato dall'ascesa economica della Cina e la Cina si sente minacciata dall'aspirazione giapponese a svolgere un ruolo politico più attivo e di maggiore respiro nella regione; invita ciascuno dei due paesi ad astenersi da qualsiasi azione che sia suscettibile di offendere la memoria storica e le sensibilità dell'altra parte;

85.   plaude all'iniziativa americana di avviare un dialogo strategico con l'Europa sull'ascesa della Cina - che costituisce un elemento centrale di novità della politica del "nuovo mondo" verso il "vecchio mondo" - e incoraggia l'Unione europea e i suoi Stati membri a sviluppare un consenso strategico, per le relazioni con la Cina;

86.   sottolinea l'importanza planetaria delle attuali e future relazioni della Cina in materia energetica; richiama l'attenzione sull'impatto sul mercato globale dell'energia dell'aumento del consumo energetico della Cina, che accompagnerà lo sviluppo economico del paese; invita la Commissione e il Consiglio a includere le questioni energetiche nella loro strategia a lungo termine per le relazioni UE-Cina e a sollevare tale problematica nei loro contatti con la Cina, ove opportuno;

87.   riconosce la particolare importanza economica del continente africano per la RPC (30% delle sue importazioni di petrolio, un mercato in espansione per la produzione bellica cinese), ma esorta anche la dirigenza cinese ad assumere le responsabilità che incombono alla Cina quale membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e a promuovere il buon governo, la democrazia, lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti dell'uomo e la prevenzione dei conflitti nelle sue relazioni con i paesi africani;

88.   incoraggia le autorità cinesi a svolgere un ruolo attivo per promuovere il rispetto dei diritti umani e i cambiamenti democratici in Birmania/Myanmar;

89.   si attende che la RPC dia concretamente seguito alla sua dichiarata opposizione al terrorismo e alla proliferazione nucleare nelle importanti relazioni che essa intrattiene con l'Iran; sottolinea che una decisa posizione della RPC sull'Iran dimostrerebbe la volontà e la capacità della Cina di assumere responsabilità internazionali;

90.   plaude all'impegno della Cina nei confronti dei colloqui esapartiti; esorta il governo cinese a fare di più per promuovere la sicurezza e la stabilità nell'Asia orientale, segnatamente nella Penisola coreana, e a svolgere un ruolo più attivo nella promozione della democrazia e del rispetto dei diritti umani nella Corea del Nord;

Conclusioni

91.   conclude che, per essere credibili, stabili e responsabili, le relazioni economiche e commerciali tra l'UE e la Cina dovrebbero basarsi, da parte europea, sulla messa a punto di una strategia a lungo termine e, da parte cinese, sullo sviluppo di un solido clima favorevole agli investimenti, sul miglioramento della certezza del diritto per le imprese straniere, sull'ulteriore apertura dei mercati e, soprattutto, sull'osservanza di regole commerciali leali ed eque e sull'applicazione delle regole dell'OMC, incluso il rispetto degli accordi TRIPS, in particolare per quanto riguarda la protezione dei diritti di proprietà intellettuale;

92.   sottolinea l'importanza di tenere conto della nozione di responsabilità sociale delle imprese e la necessità di promuovere uno sviluppo economicamente, socialmente, ed ecologicamente sostenibile nelle relazioni economiche e commerciali tra l'Unione europea e la Cina; invita la Commissione a vigilare sull'applicazione di tali principi;

93.   conclude che la situazione interna della Cina dovrebbe essere migliorata rafforzando il processo di democratizzazione interno, innalzando il livello di professionalità della magistratura, abolendo completamente la pena di morte e, soprattutto, attuando il programma sociale del governo a favore delle zone rurali arretrate adottato dal decimo Congresso nazionale del popolo, a vantaggio della popolazione cinese e della stabilità nella regione, e migliorando la protezione delle minoranze e la diversità culturale, in particolare nelle regioni dello Xinjiang e del Tibet;

94.   conclude che è possibile ripristinare in Cina una politica credibile e responsabile in materia di diritti umani solo rispettando i diritti fondamentali dei cittadini, quali sanciti dalla Costituzione della RPC;

95.   conclude che la Cina potrà fornire un notevole contributo allo sviluppo di relazioni estere e di vicinato credibili, stabili e responsabili attraverso il riconoscimento della posizione chiave che essa occupa come attore di primo piano all'interno del sistema internazionale per la promozione della legalità e della pace, e che l'Unione europea può favorire in modo significativo questo significativo passo avanti formulando una strategia comune sulla Cina;

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96.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai Parlamenti degli Stati membri e dei paesi in via di adesione e candidati, al governo della Repubblica Popolare Cinese nonché al Congresso nazionale del popolo cinese e alle autorità di Taiwan.

(1) GU L 250 del 19.9.1985, pag. 2.
(2) GU L 6 dell'11.1.2000, pag. 40.
(3) Testi approvati, P6_TA(2005)0381.
(4) GU C 193 E del 17.8.2006, pag. 347.
(5) GU C 45 E del 23.2.2006, pag. 107.
(6) GU C 127 E del 29.5.2003, pag. 652.
(7) Testi approvati, P6_TA(2006)0037.
(8) GU C 157 E del 6.7.2006, pag. 471.
(9) GU C 201 E del 18.8.2005, pag. 122.
(10) GU C 247 E del 6.10.2005, pag. 158.
(11) Testi approvati, P6_TA(2005)0416.

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