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Procedura : 2006/2680(RSP)
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B6-0045/2007

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Mercoledì 14 febbraio 2007 - Strasburgo
Cambiamenti climatici
P6_TA(2007)0038B6-0045/2007

Risoluzione del Parlamento europeo sui cambiamenti climatici

Il Parlamento europeo,

–   vista la dodicesima sessione della Conferenza delle Parti (COP 12) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC) e la seconda sessione della Conferenza delle Parti quale riunione delle Parti del Protocollo di Kyoto (COP/MOP 2) svoltasi a Nairobi in Kenia dal 6 al 17 novembre 2006,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sui cambiamenti climatici ed in particolare quelle delle 16 novembre 2005 su "Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici"(1) e del 26 ottobre 2006 sulla "Strategia dell'Unione europea per la Conferenza di Nairobi" (COP 12 - COP/MOP 2)(2),

–   vista la Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni su "Limitare il surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a più 2 gradi Celsius - La via da percorrere fino al 2020 e oltre" (COM(2007)0002),

–   vista la conclusione formale approvata il 2 febbraio 2007 in occasione della 10a sessione del gruppo di lavoro I dell'Intergovernmental Panel on climate change (IPCC) svoltasi a Parigi, quale contributo alla quarta relazione di verifica dell'IPCC che descrive le attuali conoscenze dei fattori umani e naturali all'origine dei cambiamenti climatici e fornisce una stima delle proiezioni future di tali cambiamenti,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.   considerando che i recenti episodi di estremo maltempo, quali la devastante tempesta Kyrill, hanno intensificato le discussioni sui cambiamenti climatici,

B.   considerando che anche se un singolo episodio di estremo maltempo non può essere direttamente collegato ai cambiamenti climatici occorre considerare che molti scienziati ritengono che l'aumentata intensità degli episodi di maltempo estremo sia collegato ai cambiamenti climatici,

C.   considerando che recenti rapporti scientifici danno ragione di temere che i processi di cambiamento climatico già in corso possano accelerare a causa di varie forme di feedback positivo,

1.   sottolinea che è urgente prendere iniziative concrete a livello mondiale per affrontare i cambiamenti climatici e che è necessaria una leadership politica per portare avanti questo processo;

2.   si compiace in questo contesto del fatto che sia la Commissione che la Presidenza in carica abbiano messo al centro della propria agenda politica i cambiamenti climatici;

3.   sollecita l'Unione europea a mantenere il proprio ruolo di guida nei negoziati in vista di un quadro internazionale post-2012 sui cambiamenti climatici conservando aspettative ambiziose nelle discussioni future con i suoi partner internazionali;

4.   sollecita l'Unione europea a dimostrare la propria volontà di affrontare i cambiamenti climatici con misure quantificabili riducendo le proprie emissioni di gas serra (GHG) e rispettando i propri obiettivi nazionali e internazionali per la riduzione delle emissioni;

5.   riconosce che la quota di emissioni UE di GHG, che secondo la quarta relazione sulle comunicazioni nazionali della Comunità europea a norma dell'UNFCC (COM(2006)0040) è pari al 14%, può apparire modesta; sottolinea tuttavia che se misurata in termini di emissioni pro capite, la quota UE è tra le più alte del mondo; al fine di diminuire queste differenze ricorda alla Commissione e agli Stati membri i loro impegni nel quadro del Protocollo di Kyoto e degli accordi di Marrakesh volti a garantire la complementarietà dell'uso dei meccanismi flessibili;

6.   sottolinea la necessità di accelerare in modo significativo i negoziati internazionali sul quadro post-2012 in modo da garantire che non si creino lacune tra il primo e il secondo periodo di impegni nel quadro del Protocollo di Kyoto e da lasciare il tempo alla comunità internazionale di pianificare le misure necessarie; ribadisce il suo auspicio di raggiungere un accordo entro il 2008 o al massimo entro il 2009;

7.   sottolinea che l'UE dovrebbe basare la sua strategia sul presupposto che si raggiunga un accordo a livello internazionale sul quadro post-2012; ritiene pertanto che sia prematuro nella fase attuale discutere una strategia di ripiego qualora detto accordo internazionale non venga raggiunto;

8.   ricorda che, come indicato nelle sue risoluzioni del 16 novembre 2005 e del 26 ottobre 2006 e come in parte ammesso dalla Commissione nella sua comunicazione, la strategia UE sui cambiamenti climatici dovrebbe basarsi sui seguenti obiettivi chiave:

   i) limitare l'aumento della temperatura globale media a non più di 2° centigradi rispetto ai livelli di preindustrializzazione,
   ii) impegnarsi a raggiungere una riduzione complessiva delle emissioni per tutti i paesi industrializzati del 30% entro il 2020 rispetto ai livelli di emissioni del 1990, per giungere entro il 2050 ad una riduzione dell'ordine del 60-80%;

9.   si rammarica della mancanza di chiarezza del pacchetto "clima ed energia" della Commissione rispetto all'obiettivo delle riduzioni delle emissioni di GHG per il 2020; sottolinea che è necessaria una riduzione complessiva del 30% per tutti i paesi industrializzati per poter avere una possibilità ragionevole di raggiungere l'obiettivo UE di limitare l'aumento della temperatura media a non più di 2° centigradi;

10.   insiste sul fatto che l'UE deve basare tutte le politiche e le misure interne sull'obiettivo di riduzione del 30% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990;

11.   sottolinea che al fine di raggiungere un accordo a livello internazionale in merito ad una riduzione del 30% delle emissioni di GHG in tutti i paesi industrializzati, l'Unione europea deve concentrarsi non solo sulla politica ambientale ma anche sulla politica estera e degli scambi internazionali nonché sulla possibilità di modificare la richiesta di energia e delle altre risorse naturali; questo quadro più ampio pertanto deve essere parte della discussione sulla strategia per giungere all'obiettivo summenzionato;

12.   ritiene che gli Stati membri economicamente sviluppati abbiano esportato gran parte delle proprie attività e tecnologie che consumano energie e risorse naturali verso paesi meno sviluppati, nei quali la stessa attività probabilmente produce emissioni di GHG più elevate; sollecita pertanto la Commissione e gli Stati membri a definire politiche per impedire dette pratiche;

13.   insiste sulla specifica responsabilità dei paesi industrializzati nell'affrontare a livello mondiale i cambiamenti climatici; invita pertanto le Parti dell'Allegato I dell'UNFCCC a osservare i propri impegni attuali e a prevedere obiettivi ambiziosi per un secondo periodo di impegni dopo il 2012; invita inoltre i paesi industrializzati che non abbiano ratificato il Protocollo di Kyoto a riconsiderare la propria posizione, a prendere energiche misure interne e a svolgere un ruolo attivo nei futuri negoziati internazionali in modo da partecipare al futuro regime sui cambiamenti climatici;

14.   invita la Commissione e gli Stati membri a esaminare la possibilità di adottare misure di aggiustamento frontaliero sugli scambi in modo da neutralizzare eventuali vantaggi competitivi che possano affluire ai produttori dei paesi industrializzati sui quali non gravano vincoli per le emissioni di carbonio;

15.   ribadisce la sua proposta di riesaminare il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) al fine di armonizzare il metodo di assegnazione basato su un sistema di aggiudicazione all'asta e di valori di riferimento; propone di ridurre l'assegnazione gratuita di certificati di emissione e suggerisce agli Stati membri di restituire ai cittadini e alle imprese interessate le somme derivanti ad esempio delle aste;

16.   concorda con la Commissione che i paesi che non figurano all'Allegato I dell'UNFCCC devono essere maggiormente coinvolti nel processo in parola, ma sottolinea che i paesi in via di sviluppo non possono essere considerati come un blocco unico e che le attività intraprese da o all'interno dei paesi in via di sviluppo devono essere differenziate sulla base delle loro specifiche situazioni nazionali; sottolinea inoltre che tra questi paesi quelli meno sviluppati non dovrebbero essere obbligati a prendere impegni;

17.   invita la Commissione e gli Stati membri, al fine di garantire una situazione internazionale neutrale, a esaminare la proposta di obiettivi settoriali per industrie di esportazione ad alta intensità di energia nei paesi non gravati da impegni vincolanti per la riduzione delle emissioni, per integrare gli obiettivi vincolanti per le emissioni dei paesi industrializzati;

18.   sottolinea che la politica energetica rappresenta un elemento cruciale della strategia globale UE sui cambiamenti climatici e che la diversificazione delle risorse energetiche rinnovabili e un passaggio alle tecnologie più efficienti in termini energetici, prive o a bassa emissione di carbonio hanno un grande potenziale nel quadro delle riduzioni delle emissioni, garantendo al tempo stesso una minore dipendenza energetica da fonti esterne;

19.   è convinto che l'attuale inefficienza di molte centrali elettriche contribuisca ad aggravare notevolmente il problema del riscaldamento globale, ed invita la Commissione a presentare proposte volte ad obbligare tutti gli Stati membri a garantire che l'energia rilasciata quale sottoprodotto della generazione di elettricità sia sfruttata mediante la tecnologia della cogenerazione di elettricità e calore;

20.   ritiene che esista un ampio potenziale di riduzione delle emissioni nel settore dell'efficienza energetica; invita la Commissione e gli Stati membri a prendere misure e a fissare obiettivi ambiziosi in questo settore esplorando la possibilità di superare l'obiettivo di riduzione del 20% proposto dalla Commissione;

21.   ritiene che con sistemi nazionali bene equilibrati di imposizione e prelievi fiscali si possa aumentare l'efficienza energetica negli Stati membri impedendo un inutile consumo di energia;

22.   invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a esaminare la possibilità di istituire un sistema d'imposizione a livello UE volto a promuovere un'economia a basse emissioni di carbonio, incentivando al riguardo le tecnologie e i processi produttivi migliori a disposizione e favorendo modelli di consumo più sostenibili;

23.   invita gli Stati membri ad adempiere ai propri impegni prendendo le misure adeguate a garantire la veloce attuazione della direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2002 sull'efficienza energetica degli edifici(3), entrata in vigore il 4 gennaio 2003, i cui risparmi a livello dei costi nel settore dell'edilizia sono stimati intorno al 22%; invita pertanto la Commissione ad avviare le procedure contro gli Stati membri che ancora non abbiano preso le necessarie misure di attuazione della direttiva 2002/91/CE;

24.   sottolinea che nel settore dei trasporti si sta registrando il più elevato aumento dei consumi energetici e che il trasporto su strada contribuisce per circa il 25% alle emissioni comunitarie di CO2; pertanto chiede lo sviluppo dei trasporti pubblici e misure vincolanti per il settore dei trasporti, incluso il settore dell'aviazione, affinché consegnua entro il 2020 riduzioni delle emissioni equivalenti a quelle degli altri settori, più integrati ed ecologici che rispettino l'ambiente e le risorse naturali;

25.   sottolinea l'urgente necessità di ridurre le emissioni di CO2 prodotte dalle autovetture e insiste pertanto affinché la Commissione imponga un obiettivo vincolante di 120 grammi per chilometro (gpk) entro il 2012 per le autovetture nuove commercializzate nell'Unione europea;

26.   ribadisce che le emissioni del settore dell'aviazione e marittimo dovrebbero essere incluse negli impegni internazionali di riduzione dei gas ad effetto serra per il periodo post-2012 e chiede un nuovo impegno per l'introduzione di imposte sul cherosene a livello dell'Unione europea e mondiale;

27.   prende atto della proposta di stabilire un obiettivo vincolante di aumento del livello dell'energia rinnovabile nel mix energetico UE al 20% entro il 2020, e la considera un buon punto di partenza;

28.   prende atto dell'assenza di obiettivi vincolanti settoriali per le energie rinnovabili; mette in rilievo che questi porterebbero ad un'effettiva riduzione delle emissioni di GHG al fine di affrontare i cambiamenti climatici; sollecita la Commissione a proporre che gli Stati membri, oltre ad un obiettivo generale, presentino obiettivi specifici settoriali per l'energia rinnovabile, in particolare per la produzione di energia elettrica, riscaldamento e raffreddamento, tenendo conto delle loro diverse situazioni, come proposto nella valutazione d'impatto della Roadmap per l'energia rinnovabile (COM(2006)0848);

29.   ribadisce che le attività di riscaldamento e di raffreddamento basate sull'energia rinnovabile offrono un ampio potenziale per la riduzione di CO2 e della dipendenza dai combustibili fossili; si rammarica che la Commissione non abbia presentato una proposta di direttiva a sostegno del riscaldamento e del raffreddamento basato sull'energia rinnovabile come era stato promesso al Parlamento europeo, ma nota che la Commissione sta ancora programmando misure legislative in questo settore;

30.   ribadisce con forza le sue raccomandazioni a presentare una proposta sullo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili ai fini di riscaldamento e raffreddamento, contenute nella sua risoluzione del 14 febbraio 2006(4);

31.   prende atto della proposta della Commissione di un obiettivo minimo vincolante per i biocarburanti pari al 10% dei carburanti per autovetture nel 2020; ritiene che sarebbe realistico e auspicabile anche un obiettivo del 12,5%; sottolinea l'importanza della produzione sostenibile dei biocarburanti; invita la Commissione a introdurre un sistema di certificazione e delle norme (ad esempio una legislazione tecnica) che consentano la produzione sostenibile di biocarburanti e che si applichino sia ai biocarburanti prodotti nell'UE che a quelli importati;

32.   prende atto che la Commissione riconosce l'importanza a medio termine del ruolo dei combustibili fossili e la possibilità di intraprendere ulteriori studi per ridurre la loro intensità di carbonio in linea con l'obiettivo dei 2°C per la riduzione del CO2; ritiene che tali sviluppi debbano comprendere il continuo ammodernamento e il miglioramento dell'efficienza di tali combustibili, lo sviluppo di una nuova generazione di impianti, l'ulteriore sviluppo di un metodo efficiente ed economico per la cattura del carbonio e il suo stoccaggio in relazione a carbone, gas e petrolio, in accordo con le decisioni assunte dalla Piattaforma tecnologica europea per delle centrali elettriche a combustibili fossili a emissioni zero (ZEP, Zero Emission Fossil Fuel Power Plant), e l'eliminazione delle barriere create dalla legislazione dell'UE; riconosce il ruolo delle tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio nella riduzione delle emissioni di gas serra;

33.   sostiene la proposta di un partenariato energetico con l'Africa; tuttavia, raccomanda vivamente di istituire un partenariato simile anche con la Cina e con l'India, tenendo conto della rapidissima crescita delle emissioni di GHG in questi due paesi e dell'urgente necessità di aiutarli a costruire la loro capacità nonché i loro investimenti in tecnologie efficienti da un punto di vista energetico e prive o a basso contenuto di carbonio (con particolare attenzione alle energie rinnovabili), ribadendo comunque che l'UE coopera con le regioni interessate per far cessare la deforestazione dei Tropici e per incoraggiare invece i lavori di riforestazione e rimboschimento; propone, inoltre, di rafforzare la cooperazione energetica con la Russia, l'Ucraina, i paesi del Nordafrica e della regione del Mar Caspio;

34.   ritiene che importanti iniziative volte a ridurre le emissioni possano andare di pari passo con lo sviluppo economico ed anzi rappresentino un requisito di base per lo sviluppo economico sostenibile nei prossimi decenni; ribadisce che le tecnologie ambientali possono dare all'Unione europea un maggiore grado di competitività contribuendo enormemente alla riduzione delle emissioni; nota pertanto che le tecnologie ambientali sono centrali ad una strategia di sviluppo sostenibile, compatibile con gli impegni UE di Kyoto e con la Strategia di Lisbona;

35.   sottolinea i costi economici, sociali e sanitari di un'assenza di iniziative, dimostrati fra l'altro dallo Studio STERN sulle conseguenze economiche dei cambiamenti climatici; ricorda che la mancanza di iniziative causerebbe un danno corrispondente al 5-20% del PNL globale annuo, mentre il costo di una seria politica climatica e di investimenti nelle tecnologie pulite è valutato a circa lo 0,5-1% del PNL globale annuo fino al 2050, senza tenere conto dei benefici accessori in termini di ambiente e di salute; riconosce che temporeggiare aumenterebbe il rischio di effetti ambientali negativi e i costi necessari per mitigarne gli effetti;

36.   riconosce che il cambiamento climatico sta causando gravi problemi ambientali che richiedono un'azione immediata a livello di UE e a livello internazionale; ritiene che entro il 2050 la stragrande maggioranza del fabbisogno energetico dell'UE dovrà essere coperta da fonti prive di carbonio o con tecnologie prive di emissioni di gas serra, concentrando gli sforzi sul risparmio energetico, l'efficienza e le energie rinnovabili, e che vi sia pertanto la necessità di fissare una chiara tabella di marcia per la realizzazione di tale obiettivo; invita la Commissione a fissare obiettivi ambiziosi ma realistici per fare in modo che entro il 2020 il 60% della domanda di elettricità nell'UE sia soddisfatto da tecnologie energetiche ad emissioni di CO2 bassissime o nulle o CO2 neutre, a sostegno degli obiettivi europei in materia di clima e di sicurezza dell'approvvigionamento;

37.   ritiene che vada promossa la ricerca in questo campo e che dovrebbero essere adottati chiari obiettivi ambientali per incoraggiare lo sviluppo e l'uso di un maggiore numero di tecnologie dolci che rispettino l'ambiente;

38.   ritiene che la riduzione delle emissioni globali non debba portare ad altre minacce quale quella di proliferazione nucleare o di terrorismo; pertanto ritiene che il nucleare debba rimanere escluso dal meccanismo per lo sviluppo pulito/attuazione congiunta o da altri meccanismi volti a compensare le riduzioni di emissioni nei paesi in via di sviluppo;

39.   incoraggia un coinvolgimento molto più ampio nelle iniziative volte a mitigare i cambiamenti climatici a livello dei cittadini europei; chiede pertanto alla Commissione di intensificare le sue attività di sensibilizzazione in merito all'urgenza della situazione allo scopo di informare i singoli sul loro ruolo nel controllare i cambimenti climatici;

40.   invita ancora l'Unione europea e i suoi Stati membri ad adottare un'ambiziosa politica di partenariato tecnologico e di trasferimenti di tecnologie pulite nei confronti dei paesi in via di sviluppo, aiutandoli a sviluppare la propria economia e ad aumentare il proprio benessere in un modo più sostenibile;

41.   chiede alla Commissione di valutare le ripercussioni dei cambiamenti climatici sull'aumento della temperatura a terra, sulla riduzione delle piogge, sullo stato delle falde freatiche; ritiene specialmente importante studiare gli effetti della riduzione delle superfici coltivabili quali fonti di biomassa e di falde di carbonio; sottolinea l'importanza di talune pratiche di gestione agricola;

42.   chiede che tutte le sue commissioni e delegazioni competenti cooperino strettamente sui cambiamenti climatici in modo che la sua politica industriale, energetica, dei trasporti, dell'agricoltura, della ricerca e sviluppo e altre iniziative siano maggiormente coordinate in vista degli obiettivi relativi ai cambiamenti climatici ed in modo che questo tema sia regolarmente sollevato a livello delle delegazioni interparlamentari nel contesto del dialogo legislativo transatlantico;

43.   invita le tre presidenze (Germania, Portogallo e Slovenia) a far sì che si acceleri l'interesse per i cambiamenti climatici e si aumenti il livello dell'impegno politico e il numero di partner internazionali nell'ambito del processo a livello mondiale;

44.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al Segretariato dell'UNFCC, con la richiesta che sia fatta circolare a tutte le parti contraenti che non sono membri dell'UE.

(1) GU C 280 del 18.11.2006, pag. 120.
(2) Testi approvati, P6_TA(2006)0460.
(3) GU L 1 del 4.1.2003, pag. 65.
(4) GU C 290 E del 29.11.2006, pag. 115.

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