Risoluzione del Parlamento europeo del 23 maggio 2007 sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della PESC, comprese le implicazioni finanziarie per il bilancio generale dell'Unione europea - 2005 (2006/2217(INI))
Il Parlamento europeo,
– vista la relazione annuale del Consiglio (10314/1/2006),
– visto l'articolo 21 del trattato sull'Unione europea,
– visto il trattato che adotta una Costituzione per l'Europa (trattato costituzionale), firmato a Roma il 29 ottobre 2004,
– vista la strategia europea in materia di sicurezza adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003,
– visto l'accordo interistituzionale del 6 maggio 1999 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e il miglioramento della procedura di bilancio(1), in particolare il punto 40,
– vista la sua decisione del 17 maggio 2006 sulla conclusione dell'accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria(2),
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 16 e 17 giugno 2005, in particolare la dichiarazione sulla ratifica del trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, come anche le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006 e del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006,
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 15 e 16 dicembre 2005 sulle prospettive finanziarie 2007-2013,
– vista la sua risoluzione del 12 gennaio 2005 sul trattato che adotta una Costituzione per l'Europa(3),
– vista la sua risoluzione del 2 febbraio 2006 sulla politica estera e di sicurezza comune – 2004(4),
– vista la sua risoluzione del 16 novembre 2006 sull'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza nell'ambito della PESD(5),
– visti la sua risoluzione del 14 giugno 2006 sulle prossime iniziative per il periodo di riflessione e analisi sul futuro dell'Europa(6) nonché i risultati della riunione parlamentare congiunta sul futuro dell'Europa: dalla riflessione all'azione, svoltasi il 4-5 dicembre 2006 a Bruxelles,
– vista la sua risoluzione del 16 febbraio 2006 sui nuovi meccanismi di finanziamento dello sviluppo nel quadro degli Obiettivi di sviluppo del Millennio(7),
– viste le sue risoluzioni del 15 giugno 2006(8) e del 13 dicembre 2006(9) sui Vertici UE-Russia,
– viste le sue risoluzioni del 1° giugno 2006 sullo sviluppo delle relazioni fra l'Unione europea e gli Stati Uniti nel quadro di un accordo di partenariato transatlantico(10) e sulle relazioni economiche transatlantiche UE-USA(11),
– viste le sue risoluzioni del 23 ottobre 2003 su pace e dignità in Medio Oriente(12) e del 7 settembre 2006 sulla situazione in Medio Oriente(13),
– vista la sua risoluzione del 7 settembre 2006 sulle relazioni UE-Cina(14),
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 15 e 16 dicembre 2005 riguardanti "L'UE e l'Africa: verso un partenariato strategico",
– vista la sua risoluzione del 10 marzo 2005 sulla Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione prevista per il 2005 - Armi nucleari in Corea del Nord e in Iran(15) in cui si afferma che l'UE seguirà nei confronti della Penisola coreana il principio "No Say, No Pay" (nessun pagamento senza informazioni),
– vista la sua risoluzione del 23 marzo 2006 sulla sicurezza dell'approvvigionamento di energia nell'Unione europea(16),
– viste le sue risoluzioni del 18 maggio 2006 sulla relazione annuale sui diritti dell'uomo nel mondo 2005 e sulla politica dell'UE in materia(17), e del 14 febbraio 2006 sulla clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia negli accordi dell'Unione europea(18),
– vista la sua risoluzione del 13 dicembre 2006 sugli aspetti istituzionali della capacità dell'Unione europea di integrare nuovi Stati membri(19),
– vista la sua risoluzione del 13 dicembre 2006 sulla strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2006-2007(20),
– visto l'articolo 112, paragrafo 1, del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i bilanci (A6-0130/2007),
A. auspicando che l'approccio a posteriori adottato dal Consiglio, che consiste nel limitarsi a presentare un elenco descrittivo delle attività di politica estera e di sicurezza comune (PESC) intraprese l'anno precedente anziché nel consultare il Parlamento in via preliminare, come previsto dall'articolo 21 del trattato sull'Unione europea, venga d'ora in poi rettificato attraverso un'interpretazione costruttiva dei punti 42 e 43 del nuovo accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria del 17 maggio 2006(21),
B. considerando che il Consiglio dovrebbe sostituire una volta per tutte tale pratica con un'autentica consultazione del Parlamento, al fine di garantire che il punto di vista di quest'ultimo abbia un'incidenza reale sulle scelte effettuate per l'anno successivo,
C. considerando che, dopo il quinto allargamento dell'Unione europea, 18 Stati membri hanno ratificato il trattato costituzionale, ma che occorre perseguire la piena ratifica ed entrata in vigore di quest'ultimo onde assicurare che l'Unione sia pronta a far fronte alle responsabilità, alle minacce e alle sfide globali del mondo d'oggi,
D. considerando che le disposizioni del trattato costituzionale in materia di relazioni esterne non sono state oggetto di contestazioni durante il processo di ratifica per cui la PESC potrebbe svolgere un ruolo rilevante nel rafforzamento della fiducia che l'opinione pubblica ripone dell'Unione,
E. considerando che l'azione esterna dell'Unione nel suo insieme e la PESC, in particolare, devono tenere conto degli interessi dell'Unione, specialmente della aderenza di ciascun paese terzo e di ciascuna regione al modello e ai valori europei nonché del fatto che l'Unione, in quanto principale attore geopolitico sulla scena mondiale, agisce come un'unione di stati e popoli di natura politica, economica, sociale ed ambientale, votata alla pace, che opera in base ai principi della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia sociale e che ha quindi bisogno di partner politici ed economici forti ed affidabili,
F. considerando che l'efficacia e la credibilità della politica estera comune è stata recentemente pregiudicata dal veto esercitato da alcuni Stati membri su questioni bilaterali, nonostante gli sforzi compiuti da altri Stati membri per trovare un compromesso; che gli Stati membri dovrebbero agire in modo imparziale ed astenersi dall'utilizzare il diritto di veto, limitando questa procedura a questioni altamente sensibili d'interesse nazionale,
G. considerando che lo sviluppo e il consolidamento della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali continuano ad essere obiettivi chiave della PESC e che quest'ultima dovrebbe concentrarsi soprattutto sull'integrazione economica, la diplomazia, la prevenzione delle crisi civili e la gestione dei conflitti,
H. considerando che, per essere credibili, la PESC e la politica europea in materia di sicurezza e di difesa (PESD) devono ricevere risorse supplementari all'altezza delle loro ambizioni,
I. considerando che il finanziamento delle operazioni militari da parte dell'Unione europea rimane di fatto al di fuori dell'ambito del controllo democratico sia dei parlamenti nazionali che del Parlamento europeo,
La ratifica del trattato costituzionale in quanto aspetto principale e scelta di base della PESC per il 2007
1. ritiene che, senza il trattato costituzionale, che è stato ratificato da 18 paesi, l'Unione europea non possa dar forma ad una politica estera e di sicurezza in grado di raccogliere almeno in parte le sfide più importanti come la globalizzazione, gli stati falliti e in fallimento, la migrazione transfrontaliera, il terrorismo internazionale, la dipendenza energetica e il cambiamento climatico; è del parere che l'efficacia della PESC presupponga lo sviluppo delle risorse e delle capacità necessarie per tutelare la sicurezza, l'indipendenza e l'integrità dell'Unione e dei suoi Stati membri; ricorda in tale contesto l'ampio sostegno presente in tutti gli Stati membri a favore di un maggior ruolo dell'Unione nel mondo, non potendo più i singoli Stati membri assumere questo ruolo per i cittadini; sottolinea la necessità che la finalizzazione del trattato costituzionale diventi una delle principali priorità dell'attuale e delle future presidenze dell'UE;
2. ritiene necessario istituire la carica di Ministro degli Affari esteri e considera indispensabile che egli /essa sia ad un tempo membro della Commissione e Presidente del Consiglio dei ministri degli Affari esteri, affinché la PESC possa avere continuità e coerenza e l'Europa possa parlare con una voce;
3. ritiene al riguardo che la creazione della nuova carica di Ministro UE per gli Affari esteri andrebbe accompagnata da un effettivo impegno degli Stati membri a definire ed applicare una politica estera comune, reale ed effettiva, che rifletta le preoccupazioni generali dell'Unione europea;
4. rileva che la clausola di assistenza reciproca, la cooperazione strutturale, il servizio europeo per l'azione esterna, la personalità giuridica unica costituiscono esempi dei progressi del trattato costituzionale assolutamente necessari;
5. ricorda che il consenso politico e sociale quanto ad una maggiore integrazione in materia di politica estera e della sicurezza offre una buona base per far avanzare il processo costituzionale;
6. esorta ancora una volta i Capi di Stato e di governo a finalizzare il trattato costituzionale entro la fine del 2008, non solo come condizione preliminare per ulteriori allargamenti, ma anche per consentire all'Unione di funzionare in modo più efficace, trasparente e democratico sia nel campo dell'azione esterna che nel settore della PESC/PESD;
Miglioramento dell'efficacia, della coerenza e della visibilità della PESC
7. accoglie con favore la creazione dell'Agenzia europea di difesa, lo sviluppo del concetto di gruppi tattici, l'istituzione della politica europea di vicinato e l'applicazione della clausola di solidarietà per contrastare le minacce o gli attacchi terroristici nonché la definizione di obiettivi civili primari, la creazione di squadre di civili per la reazione alle crisi nonché il partenariato di pace nell'ambito dello strumento di stabilità; sollecita la Commissione a istituire corpi civili di pace, come richiesto dal Parlamento in varie risoluzioni;
8. ritiene più opportuno che il Consiglio e la Commissione sfruttino le loro possibilità procedurali ed organizzative e, nel contempo, rafforzino i legami tra il primo e il secondo pilastro attraverso
a)
la presentazione di proposte comuni dell'Alto Rappresentante per la PESC e della Commissione al Consiglio concernenti sia la PESC che l'azione esterna;
b)
periodiche riunioni comuni tra il Gruppo dei Commissari per le relazioni esterne, l'Alto Rappresentante per la PESC e le delegazioni della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo, al fine di valutare e coordinare meglio le priorità strategiche;
c)
periodiche riunioni comuni tra i gruppi di lavoro del Consiglio e il COREPER, la Commissione e i relatori del Parlamento, ai fini di una migliore comprensione delle rispettive posizioni,
d)
un frequente ricorso al meccanismo dei "Gruppi ristretti UE", creato in un primo momento per affrontare le questioni relative alla Somalia nel 2004, trattandosi di un meccanismo che rafforza i vincoli istituzionali e riunisce l'Alto Rappresentante per la PESC e il Consiglio, la Commissione, la Presidenza e gli Stati membri che lo desiderano; sottolinea però che questo meccanismo è particolarmente adatto per affrontare questioni di politica estera che non provocano grandi disaccordi tra gli Stati membri pur essendo comunque rilevanti per alcuni di essi,
e)
la condivisione senza riserve delle informazioni, relazioni e analisi prodotte dai servizi, dalle delegazioni, dai rappresentanti speciali, dalle ambasciate, ecc. dell'UE e delle sue istituzioni, nonché degli Stati membri,
f)
il miglioramento della cooperazione fra le direzioni "Azioni esterne" delle tre istituzioni comunitarie, agevolando periodiche riunioni di lavoro e scambi ad alto livello e a livello intermedio, compresi la rotazione e lo scambio di funzionari europei che si occupano di questioni relative agli affari esteri,
g)
la promozione del dialogo e l'avvio delle procedure per l'istituzione di un'accademia diplomatica dell'UE,
h)
l'incoraggiamento alla Commissione a trasformare le delegazioni che rientrano nel suo ambito di competenza in "ambasciate" dell'Unione,
i)
l'attribuzione automatica delle funzioni di Rappresentante speciale dell'Unione in un paese terzo al capo della delegazione UE in questo paese, come nel caso della Repubblica ex iugoslava di Macedonia;
j)
il miglioramento dell'interazione fra, da un canto, le 127 delegazioni e rappresentanze CE e, dall'altro, altre istituzioni e delegazioni dell'Unione europea, i ministeri degli affari esteri e le ambasciate degli Stati membri, tramite l'organizzazione di contatti e di riunioni regolari, la messa a disposizione di un'assistenza pratica e l'organizzazione dello scambio di personale diplomatico degli Stati membri e di funzionari delle istituzioni interessate su base reciproca;
9. invita gli Stati membri dell'UE che fanno parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, oltre a informare gli altri Stati membri, a prestare attenzione ai loro suggerimenti e a sforzarsi di mettere a punto nell'ambito del Consiglio di sicurezza stesso un'azione coordinata che rifletta l'opinione maggioritaria europea;
10. invita, inoltre, gli Stati membri dell'UE che sono anche membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a migliorare il loro coordinamento in tale contesto al fine di rafforzare l'efficacia dell'azione dell'UE a livello mondiale e decidere nel prossimo futuro in merito a un seggio comune europeo;
11. ritiene che, senza l'introduzione del voto a maggioranza qualificata sulle questioni PESC, verranno profondamente compromesse la coerenza, l'efficacia e la visibilità dell'azione esterna dell'Unione;
12. è del parere che si possa fare di più per rafforzare il dialogo politico con i paesi terzi e le regioni, in particolare con i principali partner, come anche per essere maggiormente proattivi nelle relazioni con le organizzazioni internazionali; ritiene che la rete delle delegazioni della Commissione potrebbe essere utilizzata in modo più flessibile e dinamico;
13. fa presente che è necessario intensificare il dialogo politico con i paesi terzi, non da ultimo per quanto riguarda i diritti umani; ritiene altresì necessario che le istituzioni comunitarie e gli Stati membri si adoperino affinché i membri delle loro delegazioni riconoscano e promuovano, agendo in modo coerente, gli orientamenti in materia di diritti umani adottati dal Consiglio;
14. ricorda a tale proposito il ruolo significativo che la diplomazia parlamentare può svolgere quale strumento complementare nelle relazioni dell'Unione con i paesi terzi e le regioni; invita il Consiglio e la Commissione a rafforzare la loro collaborazione con le tre principali assemblee interparlamentari (Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, Assemblea parlamentare euromediterranea, Assemblea parlamentare UE-America latina), che svolgono un importante ruolo e riuniscono parlamentari di ogni parte del mondo, rafforzando così la legittimità democratica e fornendo preziose sedi politiche per un dialogo globale; incarica gli organi competenti del Parlamento di coordinare e rafforzare di conseguenza il sostegno amministrativo destinato a queste assemblee interparlamentari;
15. ritiene che, per affrontare l'attuale mancanza di coerenza e colmare l'attuale "divario tra capacità e aspettative", l'Unione dovrebbe sfruttare tutti gli strumenti disponibili nell'ambito dell'azione esterna, come le politiche in materia di commercio, aiuti, politica estera e PESD, nonché la dimensione esterna delle politiche in materia di ambiente, ricerca, trasporti, agricoltura, pesca e affari interni;
Raccomandazioni su vari aspetti tematici per il 2007
16. insiste affinché, al fine di garantire prosperità e sicurezza, sia considerato prioritario un numero limitato di settori che rispondano meglio ai desideri e agli interessi dei cittadini europei e alle loro aspettative sul ruolo che l'Unione deve svolgere in ambito internazionale – quali ad esempio il consolidamento della democrazia, la sicurezza umana e la lotta contro le organizzazioni terroristiche, la gestione dell'immigrazione, il dialogo interculturale, la sicurezza energetica, il cambiamento climatico, il controllo delle armi e il disarmo, la non proliferazione delle armi di distruzione di massa e il contributo dell'Unione alla riduzione della povertà e al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio (OSM), nonché lo sviluppo sociale;
17. sottolinea la necessità di dare attuazione al sistema internazionale di non proliferazione nucleare in tutti i suoi aspetti, di impegnarsi attivamente a favore del mantenimento del sistema esistente di disarmo e controllo degli armamenti, e in particolare per l'attuazione coerente e il controllo globale della Convenzione sulle armi chimiche, l'applicazione universale della Convenzione sul divieto delle mine terrestri (trattato di Ottawa) e l'entrata in vigore del trattato sul divieto totale degli esperimenti nucleari (CTBT), e di avviare negoziati su nuovi accordi in materia di disarmo concernenti, tra l'altro, le armi leggere e ulteriori riduzioni degli armamenti convenzionali e nucleari in Europa;
18. esprime profonda preoccupazione per l'annuncio, fatto dal Presidente russo Vladimir Putin, che la Russia non è disposta a continuare la sua partecipazione al trattato del 1990 sulle forze convenzionali in Europa; ritiene che si tratti di una reazione inadeguata al progetto riguardante il sistema antimissile; chiede che all'interno dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa venga riaperto il dialogo politico sulle questioni attinenti alla sicurezza, al controllo degli armamenti e al disarmo;
19. invita la Commissione a concentrarsi, nell'ambito di questi settori prioritari, sugli strumenti politici, commerciali, economici e finanziari nonché sulle politiche rientranti nel primo pilastro dei trattati esistenti, allo scopo di servire meglio gli obiettivi dell'Unione nelle vicende mondiali; ritiene che l'azione esterna dell'UE potrebbe altresì trarre vantaggio da un maggior numero di donne che occupano posizioni di guida, anche nel settore della PESC;
20. ribadisce che la strategia dell'Unione in materia di sicurezza dovrebbe essere aggiornata, rafforzando il suo duplice approccio civile/militare e i suoi concetti fondamentali di prevenzione dei conflitti e multilateralismo efficace, e integrando la sicurezza energetica, il cambiamento climatico e la prevenzione del diffondersi della povertà nel mondo quali sfide principali per la sicurezza dell'Unione; ritiene che si debba tenere particolarmente conto delle correlazione tra sicurezza e sviluppo e dell'importanza specifica delle questioni socio economiche;
21. sottolinea che il terrorismo rappresenta una delle principali minacce alla sicurezza dell'Unione europea ma che esso deve essere combattuto nel rispetto dei valori universali della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali e a difesa degli stessi, in stretta collaborazione con i partner internazionali, secondo la strategia definita dalle Nazioni Unite;
22. ribadisce che, pur costituendo la lotta contro il terrorismo un elemento fondamentale dell'azione esterna dell'UE, il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili deve restare una priorità dell'UE; ritiene che si dovrebbe fare molto di più per rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta contro il terrorismo sulla base del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite;
23. sottolinea l'importante dimensione di politica estera delle questioni relative alla sicurezza energetica, ivi compresa la dipendenza dell'Unione in fatto di energia e altre forniture strategiche da paesi e regioni sempre più instabili, come anche la questione dell'accesso a fonti alternative e del loro sviluppo; respinge qualsiasi restrizione in materia di forniture energetiche come strumento politico e sottolinea l'esigenza di solidarietà tra gli Stati membri dell'UE per quanto riguarda la politica energetica; è del parere che ci si dovrebbe adoperare in ogni modo per ridurre tale dipendenza; sottolinea l'esigenza che l'azione esterna dell'Unione sia diretta verso una strategia comune e al sostegno di progetti incentrati sulla diversificazione delle forniture energetiche;
24. sottolinea che è di vitale interesse per l'Unione europea rafforzare la governance globale, le istituzioni internazionali e il valore del diritto internazionale; insiste sul ruolo fondamentale delle Nazioni Unite nello sviluppo della governance globale; ribadisce la necessità di corresponsabilizzare la Cina e l'India, in quanto potenze emergenti, come anche la Russia, nella governance mondiale e nella ricerca di soluzioni alle sfide globali, nonché il ruolo insostituibile che i partner transatlantici dovrebbero svolgere congiuntamente in questo contesto;
25. sottolinea l'importanza di sviluppare ulteriormente la dimensione della cooperazione regionale nella politica estera dell'UE soprattutto nelle sue zone limitrofe, rafforzando i rapporti con la regione del Mar Nero e promuovendo la cooperazione sia tra i paesi vicini che tra l'UE e i suoi vicini, in modo da fornire soluzioni regionali atte a promuovere stabilità, sviluppo e prosperità;
26. ricorda all'Unione europea di sollecitare i suoi partner a perseguire lo sviluppo e il consolidamento della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto in quanto tali criteri costituiscono la base di un mondo prospero e sicuro;
27. esprime preoccupazione, al riguardo, per quanto concerne il primo test relativo ad un'arma antisatellitare effettuato dalla Cina nel gennaio 2007; lo considera come un segnale dell'escalation delle armi spaziali; invita il Consiglio ad adottare un'iniziativa a livello di Nazioni Unite ai fini dell'avvio di negoziati multilaterali per un divieto internazionale di tali armi;
28. accoglie favorevolmente la nuova iniziativa assunta dagli Stati Uniti di procedere a consultazioni e a un'informazione permanente in merito al loro scudo antimissilistico; esprime preoccupazione riguardo alle dichiarazioni rese dal Presidente Putin in risposta ai piani degli Stati Uniti di spiegare componenti del loro sistema missilistico antibalistico in Polonia e nella Repubblica ceca; invita tutte le parti coinvolte ad avviare un dialogo; chiede agli Stati Uniti di moltiplicare gli sforzi al fine di intensificare la consultazione riguardo ai loro piani concernenti un sistema di difesa missilistico per contrastare le minacce di eventuali potenze nucleari emergenti e di illustrare detti piani con maggiore precisione, onde consentire alla NATO e all'UE di restare unite; chiede una discussione approfondita relativamente a queste proposte e anche alla necessità delle stesse, alla valutazione della minaccia e alla possibilità di istituire diverse aree di sicurezza tanto nel quadro dell'UE che nel quadro della NATO; sottolinea l'importanza di procedere a consultazioni sul sistema di difesa missilistico in seno al Consiglio NATO-Russia;
29. è del parere che si dovrebbe fare molto di più sotto il profilo dell'azione esterna per arrestare il diffondersi della povertà del mondo, lottare contro la stigmatizzazione e la discriminazione e combattere le principali malattie; ribadisce che è importante mantenere gli impegni presi dall'Unione europea in vista del conseguimento degli OSM;
30. si compiace degli sforzi compiuti sia dalla Commissione che dal Consiglio per affrontare il problema dell'immigrazione e degli insediamenti illegali in quanto aspetto essenziale dell'azione esterna dell'UE, nelle sue relazioni sia con i paesi di origine che con i paesi di transito; ritiene che la cooperazione allo sviluppo dovrebbe affrontare le cause profonde dell'immigrazione di massa e includere un maggiore impegno dell'UE per la risoluzione dei conflitti e il conseguimento degli OSM, soprattutto in relazione ai paesi africani; rileva che la lotta contro l'immigrazione clandestina è compito dei tribunali e della polizia e che le politiche dell'UE devono affrontare alla radice anche le cause dell'immigrazione clandestina; sottolinea che l'azione di contrasto dell'immigrazione illegale si iscrive tra le competenze giudiziarie e di polizia, ed esclude il ricorso a mezzi militari e a capacità PESD;
31. ribadisce la citata risoluzione del Parlamento, del 14 febbraio 2006, sulla clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia negli accordi dell'UE e invita la Commissione e il Consiglio ad attenersi alle raccomandazioni contenute in tale risoluzione, al fine di disciplinare meglio gli accordi di ogni tipo conclusi dall'UE con numerosi Stati partner, accordi di cui le clausole democratiche costituiscono già, coerentemente, un elemento essenziale; ribadisce il suo impegno a combattere l'impunità di chi si è reso colpevole di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani, tra l'altro rafforzando il ruolo del Tribunale penale internazionale;
32. esorta il Consiglio e la Commissione ad assumersi le proprie responsabilità e a dare senza indugio attuazione alle raccomandazioni contenute nella risoluzione del Parlamento del 14 febbraio 2007 sul presunto uso dei paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri(22);
33. sottolinea la necessità dell'applicazione effettiva delle clausole in materia di diritti dell'uomo, non proliferazione e lotta contro il terrorismo presenti in tutti i tipi di accordi conclusi con i paesi terzi, evitando modifiche ad hoc, al fine di garantire la coerenza e l'efficacia; invita la Commissione a presentare, nel quadro del nuovo strumento di stabilità, dello strumento di preadesione, dello strumento di politica europea di vicinato e partenariato e dello strumento di cooperazione allo sviluppo, proposte che prevedano, nel quadro del rispettivo ambito giuridico di tali strumenti, la fornitura di assistenza tecnica e finanziaria ai paesi terzi, in modo da aiutarli a mantenere i loro impegni derivanti dalle clausole soprammenzionate; sottolinea la necessità che tali nuovi strumenti siano applicati in modo coerente e complementare con il nuovo strumento europeo per la democrazia e i diritti dell'uomo;
Priorità nelle varie aree geografiche per il 2007
34. raccomanda l'adozione di iniziative per far sì che l'allargamento dell'UE continui ad essere un obiettivo chiave dell'agenda politica di quest'ultima nel 2007, che sia però coerente con la capacità dell'UE di integrare nuovi Stati membri (tenendo conto dell'impatto dell'allargamento sulle istituzioni dell'UE, sulle sue risorse finanziarie e sulla sua capacità di perseguire i suoi obiettivi politici), così come per rafforzare la politica europea di vicinato, anche grazie ad iniziative volte a intensificare le relazioni economiche, politiche, in materia di sicurezza ed energia tra l'UE e i paesi dell'area del Mar Nero, proseguire gli sforzi intesi a contribuire alla stabilizzazione dei Balcani occidentali, includendo i preparativi per un'adesione all'Unione europea, in linea con l''Agenda di Salonicco", riprendere i negoziati con la Serbia in merito ad un accordo di stabilizzazione e associazione, rafforzare la cooperazione euromediterranea, sviluppare un partenariato ad ampio raggio con la Russia, che comprenda le sfide internazionali, il commercio e l'energia, ma soprattutto i diritti dell'uomo e la democratizzazione e approfondire le relazioni con l'Asia centrale attraverso una cooperazione a pieno titolo con i competenti organi internazionali che operano nella regione;
35. ritiene che la promozione della solidarietà nazionale, della stabilità, della pace e dello sviluppo democratico ed economico dovrà ancora rientrare nei prossimi anni fra le priorità della politica dell'UE nei confronti dell'Afghanistan; chiede che questi compiti ottengano un finanziamento affidabile che possa essere pianificato a medio termine; ritiene necessario che l'Unione europea sostenga, soprattutto, lo sviluppo di solide istituzioni nazionali e statali, lo sviluppo economico e culturale del paese, il disarmo delle milizie private e la lotta contro la coltivazione e il commercio di stupefacenti;
36. si compiace della nuova iniziativa per l'Asia centrale presentata dalla Presidenza tedesca che potrebbe comportare un approccio più efficace e impegnato nell'ambito della politica esterna dell'Unione europea nei confronti della regione; ritiene che l'iniziativa potrebbe sviluppare una straordinaria cooperazione ad ampio raggio tra l'UE e i paesi dell'Asia centrale; è del parere che l'Unione europea abbia un interesse vitale in una maggiore stabilità dello sviluppo economico e in un miglioramento della governance e dei risultati in materia di diritti dell'uomo nella regione;
37. ribadisce, alla luce di un efficace multilateralismo, l'esigenza di proseguire la riforma ONU nella sua integralità, con uno speciale accento sulla riforma del Consiglio di sicurezza dell'ONU; si compiace al riguardo dei promettenti sforzi di riforma avviati dal Presidente dell'Assemblea generale dell'ONU;
38. ritiene che ci si dovrebbe adoperare in ogni modo per stabilizzare la situazione in Libano e che la Commissione dovrà controllare in modo preciso ed approfondito le modalità in cui viene utilizzato l'aiuto finanziario dell'UE; invita il Consiglio ad intensificare gli sforzi, nel quadro del Quartetto per il Medio Oriente (UE, USA, Federazione russa e Nazioni Unite), per promuovere i negoziati fra israeliani e palestinesi onde arrivare ad una soluzione di pace globale sulla base di due Stati sicuri e stabili; raccomanda un impegno più intenso dell'UE nei confronti della posizione del Quartetto (impegno alla non violenza, riconoscimento di Israele e accettazione dei precedenti accordi ed obblighi, compresa la Road Map); ritiene che il nuovo governo palestinese di unità nazionale e il riconoscimento dei precedenti accordi con Israele dovrebbero spingere l'UE ad intensificare il proprio coinvolgimento in Palestina; ritiene che, a prescindere da questo ultimo aspetto, i governi israeliano e palestinese debbano, in linea di principio, rispettare i confini del 1967 come una linea di confine tra due Stati indipendenti che si riconoscono reciprocamente; ritiene che il coinvolgimento diretto dei paesi arabi potrebbe altresì rivelarsi utile al proposito; appoggia la richiesta del Quartetto di proseguire l'assistenza internazionale al popolo palestinese;
39. raccomanda altresì l'adozione di iniziative volte a rafforzare le relazioni transatlantiche con gli Stati Uniti, da un lato, e con l'America latina, favorendo i suoi processi di integrazione, dall'altro, su base paritaria, compresa la lotta al terrorismo, nel rispetto dei diritti dell'uomo e del diritto internazionale, attraverso un nuovo Accordo di partenariato transatlantico, che sostituisca l'attuale Nuova agenda transatlantica; suggerisce a tal proposito la creazione di un meccanismo di verifica periodica di quest'accordo di partenariato transatlantico analogo al meccanismo di revisione SEE, il quale preveda che gli esperti dell'UE e degli Stati Uniti tendano costantemente a migliorare il partenariato transatlantico al fine di sfruttarne appieno il potenziale;
40. raccomanda inoltre di far avanzare i negoziati relativi all'accordo di partenariato con la Cina, purché vengano compiuti sostanziali progressi nel settore della democrazia e dei diritti dell'uomo; che si approfondisca il partenariato strategico con l'India e si intensifichi la cooperazione politica ed economica con il Giappone e l'ASEAN, cercando nel contempo un ruolo attivo dell'UE nelle questioni pendenti per quanto riguarda la Penisola coreana non esclusivamente limitato al finanziamento;
41. raccomanda vivamente l'adozione di iniziative per impegnarsi con determinazione nell'attuazione della strategia UE-Africa, al di là delle politiche tradizionali in materia di sviluppo e aiuti, in vista della prossima Presidenza portoghese che ospiterà il futuro Vertice UE-Africa e di favorire i processi di integrazione regionale dell'America latina, concludendo l'accordo di associazione UE-Mercosur e avviando negoziati in vista di accordi analoghi con i paesi dell'America centrale e della Comunità andina;
42. sottolinea l'esigenza di imprimere al processo di Barcellona un nuovo impulso, allo scopo di rafforzare un equilibrato sviluppo economico, sociale e democratico dei paesi interessati;
43. ritiene che, alla luce della imminente decisione del Consiglio di sicurezza ONU concernente una proposta globale per la soluzione dello status del Kosovo, l'UE debba essere pienamente preparata ad espletare le sue nuove mansioni e responsabilità nella regione e quindi a dichiarare una posizione unita e comune sulla nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza che sostituisce la risoluzione 1244 (1999); invita inoltre il Consiglio ad adottare un'azione più solida ed efficace per quanto riguarda i conflitti silenti nel Caucaso meridionale e nella Transnestria;
44. rinvia alle sue circostanziate risoluzioni e relazioni concernenti le varie aree geografiche che presentano un interesse per l'UE, poiché contengono contributi utili per il dibattito sul modo in cui dovrebbe evolvere la politica dell'UE nei confronti di tali aree geografiche;
Controllo parlamentare della PESC
45. prende atto della dettagliata relazione annuale sulle attività della PESC realizzate nel 2005, presentata dal Consiglio il 30 giugno 2006; ribadisce la necessità che il Consiglio non solo informi il Parlamento, ma soprattutto lo renda pienamente partecipe degli aspetti principali e delle scelte di base della PESC per il 2007; deplora che il Consiglio abbia ancora una volta ignorato il diritto del Parlamento di essere consultato annualmente "ex ante" sugli aspetti e le scelte futuri in relazione al 2006, come previsto dall'articolo 21 del trattato UE e dall'accordo interistituzionale del 6 maggio 1999;
46. rileva che, nonostante la violazione da parte del Consiglio dell'articolo 21 del trattato UE, per motivi procedurali non è possibile deferire il caso alla Corte di giustizia, in quanto l'articolo 46 di detto trattato non annovera l'articolo 21 nell'elenco esaustivo dei casi in cui le disposizioni del trattato CE riguardanti azioni dinanzi alla Corte di giustizia si applicano anche al settore della PESC;
47. ribadisce il proprio disappunto per il fatto che il Consiglio si è limitato ad informare il Parlamento e a sottoporre un elenco descrittivo delle attività effettuate l'anno precedente nel settore della PESC, come dichiarato dallo stesso Consiglio nella premessa della relazione annuale, anziché consultare realmente tale Istituzione all'inizio di ogni anno sugli aspetti principali e sulle scelte di base da compiere per l'anno in questione comprese le sue implicazioni finanziarie, come previsto dall'articolo 28 del trattato sull'Unione europea e riferire al Parlamento successivamente se e, in caso affermativo, in che modo si è tenuto conto del suo contributo e sottolinea che tale prassi costituisce una violazione de facto della sostanza stessa dell'articolo 21;
48. invita il Consiglio a rettificare tale situazione interpretando i punti 42 e 43 del nuovo accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria del 17 maggio 2006, entrato in vigore il 1° gennaio 2007,in senso più ampio e più flessibile, così da garantire il diritto del Parlamento di essere consultato annualmente "ex ante" sugli aspetti e le scelte futuri della PESC; sottolinea che nei trattati esistenti nulla induce a pensare che il termine "consultazione" abbia, nel soprammenzionato articolo 21, un significato diverso da quello che abitualmente ha nel diritto dell'Unione europea;
49. prende atto, in particolare, dei punti 42 e 43 dell'accordo interistituzionale 2006, che riguardano il finanziamento della PESC e prevedono un dialogo strutturato fra Consiglio e Parlamento, che potranno contribuire ad un'autentica consultazione della commissione competente, se verranno interpretati in modo costruttivo e flessibile; a tale proposito, considera che lo scambio esplicativo di lettere tra la Presidenza finlandese e i presidenti delle due commissioni interessate soddisfi parzialmente la necessità del Parlamento di essere consultato;
50. mette in guardia contro qualsiasi interpretazione restrittiva del punto 43 dell'accordo interistituzionale del 2006 la quale potrebbe portare ad una situazione di elusione del diritto del Parlamento ad un'autentica consultazione, all'inizio di ogni anno, sugli aspetti principali e le scelte di base da effettuare per l'anno in questione, in conformità dell'articolo 21 del trattato UE;
51. sottolinea la propria disponibilità a tenere, all'inizio di ogni anno, un dibattito con il Consiglio e l'Alto Rappresentante/Segretario generale del Consiglio sui principali aspetti e sulle scelte di base della PESC per l'anno in corso, dal momento che ciò rappresenta un'opportunità ideale di consultazione del Parlamento; ritiene inoltre che sarebbe particolarmente utile per i candidati all'incarico di Alto Rappresentante/Segretario generale illustrare i propri programmi dinanzi alla commissione affari esteri del Parlamento europeo;
52. incoraggia sia il Consiglio che gli Stati membri a rafforzare ulteriormente il controllo parlamentare sulla PESD, garantendo che il Parlamento europeo svolga un ruolo di rilievo attraverso il ricorso al meccanismo di dialogo strutturato, previsto dal nuovo accordo interistituzionale, e una più stretta cooperazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali;
53. sottolinea l'importanza di coinvolgere sostanzialmente il Parlamento nelle discussioni e nella procedura di conclusione di trattati e accordi internazionali tra l'UE e paesi terzi;
54. propone l'adozione di misure intese a rafforzare, in particolare, il controllo del Parlamento sui servizi di intelligence e di sicurezza per quanto riguarda:
a)
le relazioni tra le istituzioni e le agenzie dell'Unione europea:
–
conferendo al Parlamento il potere di nominare, e destituire, il coordinatore antiterrorismo e i direttori del Centro di situazione congiunto dell'UE (SitCen), del Centro satellitare dell'Unione europea (CSUE) e di Eurojust;
–
garantendo che il coordinatore antiterrorismo e i direttori del SitCen, del CSUE e di Eurojust sottopongano al Parlamento una relazione annuale sulle loro attività e il loro bilancio, nonché garantendo che le eventuali, conseguenti raccomandazioni e osservazioni del Parlamento siano tenute in debita considerazione;
b)
le relazioni tra gli Stati membri e le istituzioni e agenzie dell'Unione europea:
–
sviluppando la cooperazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali in modo da sottoporre a controllo democratico le agenzie e gli organi di intelligence dell'Unione europea, così come per offrire trasparenza e rassicurazioni ai cittadini di quest'ultima riguardo alle attività dei servizi di sicurezza e di intelligence sia dell'UE che nazionali;
–
aggiornando l'accordo interistituzionale del 7 novembre 2002 sul finanziamento del Fondo di solidarietà dell'Unione europea(23) onde includere le informazioni sensibili in tutte le attività PESC e garantire che il Parlamento ottenga tutte le informazioni disponibili riguardanti l'intero settore;
–
rafforzando, in particolare, il ruolo del già esistente comitato speciale del Parlamento europeo di cui all'accordo interistituzionale del 20 novembre 2002, relativo all'accesso del Parlamento europeo alle informazioni sensibili del Consiglio nel settore della politica di sicurezza e di difesa(24), per consentirgli di controllare i nuovi organi di intelligence a livello dell'Unione europea (CSUE, SitCen, Ufficio del coordinatore antiterrorismo, Eurojust e Stato maggiore dell'UE);
–
conferendo poteri reali all'incarico di Coordinatore antiterrorismo dell'UE attraverso un rafforzamento delle sue competenze e del suo mandato;
c)
le relazioni tra l'Unione europea e i paesi terzi:
–
avviando uno scambio di informazioni e di migliori pratiche tra il comitato speciale del Parlamento e le commissioni sull'intelligence del Congresso americano;
–
chiedendo ai paesi terzi, in particolare ai paesi in via di adesione e ai paesi associati, di condividere le informazioni sensibili disponibili o il materiale di intelligence riguardanti la PESC con i loro interlocutori dell'Unione europea, attraverso i rispettivi parlamenti o governi;
Finanziamento della PESC/PESD
55. considera l'importo totale di 1 740 milioni EUR destinato alla PESC per il periodo 2007-2013 insufficiente per soddisfare le ambizioni dell'UE in quanto attore globale, riconoscendo nel contempo che i 159,2 milioni EUR che si è deciso di assegnare alla PESC per il 2007 rappresentano un importante passo avanti rispetto alle precedenti dotazioni di fondi;
56. accoglie con favore il rafforzamento del capitolo PESC, negoziato infine tra il Parlamento e il Consiglio, i quali hanno convenuto che almeno 1 740 milioni EUR saranno resi disponibili per la PESC nel periodo 2007-2013; ricorda che tale livello di finanziamento è, di fatto, più di tre volte superiore a quello delle precedenti prospettive finanziarie e che, proprio per tale motivo, dovrà essere accompagnato da misure rafforzate in materia di controllo parlamentare e da una maggiore cooperazione da parte del Consiglio;
57. accoglie favorevolmente il summenzionato accordo interistituzionale del 2006 che rafforza, in particolare, la partecipazione del Parlamento al processo decisionale della PESC, consente un maggior controllo democratico delle azioni esterne dell'UE e del finanziamento delle azioni PESC, consolida e rafforza le precedenti disposizioni PESC in materia di periodiche consultazioni politiche del Parlamento;
58. ritiene che, finora, un'effettiva valutazione delle implicazioni finanziarie per il bilancio dell'UE sia stata ostacolata dalla mancanza di informazioni proattive da parte del Consiglio, anche se da alcuni anni si tengono riunioni congiunte sull'argomento; reputa che, con la firma del nuovo accordo interistituzionale, sia ormai giunto il momento di attuare sia la lettera che lo spirito delle suddette disposizioni ora chiaramente formalizzate;
59. deplora che il Consiglio abbia finora fornito informazioni finanziarie sostanziali solo una volta adottate le decisioni finali, vanificando così lo scopo stesso di tale prassi; plaude tuttavia ad alcuni progressi compiuti in proposito, in particolare in relazione alla nuova missione in Kosovo, e auspica che ciò prosegua su base regolare;
60. richiama l'attenzione, a tale proposito, sui punti 42 e 43 dell'accordo interistituzionale del 2006; sottolinea in particolare che, in piena conformità con il nuovo accordo interistituzionale, il Consiglio è tenuto a consultare il Parlamento, entro il 15 giugno di ogni anno, su un documento di prospettiva che presenta gli aspetti principali e le scelte di base della PESC, comprese le relative implicazioni finanziarie; sottolinea che occorre includere una valutazione delle misure avviate l'anno precedente e ritiene che il combinato di questi due elementi potrebbe fornire le basi per un reale miglioramento del controllo democratico;
61. deplora, considerato il già insufficiente importo destinato alla PESC per il periodo 2007-2013, che l'articolo specifico nel capitolo PESC del bilancio, dedicato ai rappresentanti speciali dell'Unione europea, non eviti il proliferare di questo tipo di inviati che, per definizione, dovrebbero essere nominati solo in casi speciali per non indebolire il ruolo delle delegazioni della Commissione in loco;
62. ricorda che i rappresentanti speciali dell'Unione europea rientrano nell'ambito del bilancio della PESC e che tutte le pertinenti disposizioni definite al punto 42 dell'accordo interistituzionale del 2006 si applicano anche per quanto riguarda le implicazioni finanziarie conseguenti all'estensione del loro mandato; ritiene necessario definire criteri per quanto riguarda la nomina e la valutazione dei rappresentanti speciali UE, tra cui la definizione e lo scopo dei loro compiti, la durata del mandato, il coordinamento e la complementarietà con le delegazioni della CE nell'ambito del primo pilastro e una valutazione del loro potenziale "valore aggiunto"; invita il Consiglio e la Commissione a cooperare in tal senso, fornendo tra l'altro rapido accesso alle relazioni di valutazione, che dovrebbero contenere informazioni sostanziali, complete e obiettive ed essere redatte sotto la responsabilità dell'Alto rappresentante per la PESC;
63. esprime particolare preoccupazione per il fatto che la valutazione da parte dei parlamenti di azioni PESC miste, che comportano spese risultanti sia da azioni civili che da azioni correlate al settore militare o della difesa, sia stata finora praticamente impossibile; fa presente che ciò dipende dalla situazione frammentaria in cui, da un lato, i parlamenti nazionali possono esaminare l'aspetto militare, o concernente la difesa, dei finanziamenti e, dall'altro, dal fatto che il Parlamento può esaminarne unicamente l'aspetto civile; sottolinea che tali azioni congiunte, di tipo civile e militare dovrebbero poter essere oggetto di scrutinio nella loro totalità e invita pertanto il Consiglio e la Commissione a cooperare appieno onde individuare le modalità per ottenere una visione d'insieme di tali missioni e della loro molteplice struttura di finanziamento;
64. deplora che l'accordo interistituzionale del 2006 non preveda esplicitamente che i costi comuni delle operazioni militari condotte nel quadro della PESD siano finanziati a titolo del bilancio comunitario, interrompendo così la prassi esistente del ricorso ai bilanci supplementari o ai fondi di avviamento degli Stati membri;
65. deplora pertanto che l'accordo interistituzionale del 2006 non modifichi le regole esistenti sulle operazioni PESD, fra cui il principio secondo cui ciascuno si fa carico delle proprie spese o altri accordi ad hoc come il cosiddetto "meccanismo Athena"; ricorda che detti accordi perpetuano l'onere finanziario a carico di quegli Stati membri che forniscono il maggiore contributo sul terreno, compromettendo così la loro partecipazione futura alle operazioni PESD e creando una situazione che potrebbe facilmente essere evitata, finanziando tali operazioni a titolo del bilancio dell'Unione europea;
66. deplora che, in almeno un caso, il Consiglio abbia finanziato alcune spese mediante il meccanismo intergovernativo "Athena", benché la Commissione ritenesse che le spese in questione avrebbero dovuto essere finanziate tramite il bilancio dell'UE; reputa che, in caso di dubbio, il Consiglio e la Commissione abbiano l'obbligo di informare e consultare il Parlamento e fa presente che non può accettare decisioni unilaterali da parte del Consiglio;
67. chiede al Consiglio di tenere il Parlamento al corrente delle nuove disposizioni concernenti il meccanismo "Athena" adottate nel dicembre 2006; si sorprende del fatto che il Consiglio non abbia ritenuto opportuno informare il Parlamento al riguardo nel corso delle due riunioni congiunte tenutesi nell'autunno del 2006, considerato che la questione era già stata discussa in precedenza nel corso dell'anno;
68. ribadisce al riguardo la sua proposta per una nuova metodologia di bilancio volta a rafforzare la trasparenza sulle spese della PESD e sostenere lo sviluppo delle capacità militari e civili necessarie per raggiungere gli obiettivi della strategia europea di sicurezza:
a)
in una prima fase, il Consiglio dovrebbe predisporre un documento di bilancio che rispecchi gli impegni assunti dagli Stati membri per conseguire l'obiettivo primario civile 2008 e l'obiettivo primario militare 2010;
b)
in una seconda fase, gli Stati membri dovrebbero impegnarsi nei confronti della PESD mediante un "bilancio" indicativo, che andrebbe discusso congiuntamente dal Parlamento europeo e dai parlamenti degli Stati membri a scadenza annuale, in cui stanzierebbero, su base pluriennale, fondi per finanziare l'equipaggiamento e il personale necessari per le operazioni PESD, manifestando quindi la loro disponibilità a spendere in materia di PESD e garantendo maggiore trasparenza per quanto riguarda la spesa militare;
c)
infine, adozione delle decisioni definitive in merito alla razionalizzazione del bilancio della PESC e della PESD, compresa la contabilizzazione delle spese nazionali a livello UE nella dimensione di sicurezza e difesa nel quadro della revisione del sistema finanziario dell'Unione prevista per il 2008-2009;
69. rileva che qualsiasi sottoutilizzo, in particolare i recuperi, nel capitolo PESC è considerato dalla Commissione alla stregua di "entrata con destinazione specifica" a norma del regolamento finanziario ed è quindi riscritto nelle linee dell'anno successivo; non è convinto che tale procedura sia conforme con le disposizioni del regolamento finanziario e chiede alla Corte dei conti di esaminare la questione;
o o o
70. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale della NATO e al Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.