Indice 
Testi approvati
Giovedì 15 marzo 2007 - Strasburgo
Assistenza sanitaria transfrontaliera
 Caccia all'avifauna e uccellagione praticate in primavera a Malta
 Relazioni euromediterranee
 Creazione della zona di libero scambio euromediterranea
 Bosnia-Erzegovina
 Carta dei diritti fondamentali
 Negoziato di un accordo di associazione tra l'Unione europea e l'America centrale
 Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità andina
 Persone scomparse a Cipro
 Limitazioni naturali ed economiche nel contesto della politica regionale
 Poteri locali e cooperazione per lo sviluppo
 Guatemala
 Cambogia
 Nigeria
 Attacco a Galina Kozlova

Assistenza sanitaria transfrontaliera
PDF 116kWORD 41k
Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sull'azione della Comunità relativa alla prestazione transfrontaliera di servizi di assistenza sanitaria
P6_TA(2007)0073B6-0098/2007

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione intitolata "Consultazione relativa ad un'azione comunitaria nel settore dei servizi sanitari" (SEC(2006)1195/4),

–   visto l'articolo 152 del trattato CE,

–   viste le sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (in appresso, la Corte di giustizia europea) nelle cause Decker (C-120/95, del 28 aprile 1998), Kohll (C-158/96, del 28 aprile 1998), Geraets-Smits & Peerboms (C-157/99, del 12 luglio 2001), Vanbraekel (C-368/98, del 12 luglio 2001), IKA (C-326/00, del 25 febbraio 2003), Müller-Fauré e van Riet (C-385/99, del 13 maggio 2003), Inizan (C-56/01, del 23 ottobre 2003), Leichtle (C-8/02, del 18 marzo 2004) e Watts (C-327/04, del 16 maggio 2005),

–   vista la sua risoluzione del 9 giugno 2005 sulla mobilità dei pazienti e sugli sviluppi delle cure sanitarie nell'Unione europea(1),

–   vista l'interrogazione orale B6-0013/2007 presentata dalla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare a norma dell'articolo 108 del regolamento,

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che i servizi sanitari sono esclusi dalla direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, sui servizi nel mercato interno(2),

B.   considerando che il Parlamento europeo discute attualmente un progetto di relazione sull'impatto e le conseguenze dell'esclusione dei servizi di assistenza sanitaria dalla direttiva 2006/123/CE,

C.   considerando che, dal 1998, la Corte di giustizia europea ha pronunciato una serie di sentenze che riconoscono ai pazienti il diritto di spostarsi liberamente ai fini dell'assistenza e delle cure mediche, applicando pertanto il principio della libera circolazione al rimborso delle prestazioni di assistenza sanitaria fornite all'estero,

D.   considerando che la Corte di giustizia europea ha stabilito in un primo tempo che il fatto di subordinare a un'autorizzazione preventiva il rimborso delle spese sostenute in un altro Stato membro va considerato un ostacolo alla prestazione di servizi, per poi sviluppare ulteriormente i principi applicabili al rimborso e alla necessità di un'autorizzazione preventiva,

E.   considerando che i sistemi sanitari dell'Unione europea si basano sui principi della solidarietà, dell'equità e dell'universalità onde garantire che tutti i cittadini ricevano un'assistenza adeguata e di qualità, indipendentemente dal proprio reddito, dalla posizione sociale o dall'età,

F.   considerando che le disposizioni relative alla prestazione di servizi di assistenza sanitaria variano da un paese all'altro,

1.   accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di avviare una procedura di consultazione per definire il tipo di azione comunitaria più idoneo al fine predisporre un quadro regolamentare relativo agli aspetti transfrontalieri dell'assistenza sanitaria;

2.   ricorda che il trattato sancisce l'obbligo di garantire un livello elevato di protezione della salute umana in tutte le politiche della Comunità; ricorda inoltre l'articolo 95, paragrafo 3, del trattato, che costituisce la base giuridica per le misure relative al mercato interno concernenti la salute; ritiene pertanto necessario creare un quadro giuridico per la prestazione transfrontaliera di servizi di assistenza sanitaria che sia atto a garantire il tempestivo accesso dei pazienti a un'assistenza sanitaria adeguata e di qualità, lo sviluppo della prestazione transfrontaliera di servizi sanitari e la sostenibilità del finanziamento dell'assistenza sanitaria;

3.   sottolinea che gli aspetti transfrontalieri dell'assistenza sanitaria riguardano sia la mobilità dei pazienti, che la mobilità degli operatori del settore nonché la prestazione di servizi sanitari in un altro paese; richiama inoltre l'attenzione sul fatto che le sentenze della Corte di giustizia europea affrontano specificamente il problema del diritto dei pazienti di sottoporsi a cure mediche all'estero e di essere successivamente rimborsati dai rispettivi sistemi sanitari nazionali;

4.   ritiene pertanto che garantire la certezza del diritto per quanto riguarda il rimborso delle spese relative alle cure mediche ricevute all'estero sia una questione prioritaria, non solo per i pazienti, ma anche per i sistemi sanitari nazionali e i prestatori di servizi sanitari; sottolinea la necessità di chiarire le procedure e le condizioni per il rimborso nei vari casi;

5.   sollecita la Commissione a definire principi comuni e orientamenti di base per l'assistenza sanitaria onde garantire l'incolumità dei pazienti; rileva che è molto importante mettere a punto indicatori di sanità armonizzati (ad esempio, standard in materia di esami del sangue) a livello comunitario, per sviluppare gli scambi di migliori prassi, segnatamente tra i professionisti della salute;

6.   considerando che l'Unione europea deve svolgere un ruolo importante nel migliorare la disponibilità delle informazioni destinate ai pazienti e concernenti la mobilità transfrontaliera, coordinando la cooperazione tra Stati membri in materia;

7.   considerando che la mobilità dei pazienti deve essere sempre una loro libera scelta e che tale libertà di scelta non deve essere soggetta a pressioni di sorta;

8.   sottolinea la necessità di garantire in ogni caso l'incolumità dei pazienti, indipendentemente dal luogo in cui viene fornita l'assistenza sanitaria e dalle modalità di prestazione; chiede chiarezza per quanto riguarda le responsabilità delle varie autorità competenti per la supervisione dei prestatori di servizi sanitari e uno scambio efficace di informazioni tra le autorità nazionali sulla registrazione e il regime disciplinare dei professionisti dell'assistenza sanitaria; ritiene necessario creare un meccanismo di ricorso per i casi di malasanità in ambito transfrontaliero;

9.   richiama l'attenzione sul fatto che, quasi sempre, l'assistenza sanitaria e le cure mediche presuppongono visite di controllo che possono estendersi su un lungo periodo di tempo; riconosce la necessità di norme chiare circa la ripartizione dei compiti e delle responsabilità tra i prestatori di servizi sanitari durante le varie fasi del trattamento e delle cure;

10.   ritiene che l'introduzione di un quadro giuridico a livello comunitario sia il miglior modo per garantire la certezza del diritto ai pazienti, ai sistemi sanitari nazionali e ai privati che forniscono prestazioni di assistenza sanitaria; crede che questo sia anche il modo migliore per promuovere un utilizzo ottimale delle risorse sanitarie e per render più rapido l'accesso alle cure;

11.   ritiene che sia necessario inserire nel futuro quadro europeo una carta comune dei diritti dei pazienti, onde garantire l'esercizio pratico di detti diritti nel paese d'origine e in ambito transnazionale;

12.   ritiene egualmente necessario inserire nel quadro giuridico un meccanismo per la raccolta di dati e lo scambio di informazioni tra le autorità nazionali sui prestatori di servizi sanitari, la loro registrazione e il loro regime disciplinare, e le competenze specialistiche disponibili; ritiene inoltre che la creazione di una rete di Centri europei di riferimento apporterebbe notevoli vantaggi sotto il profilo del trattamento delle malattie;

13.   ritiene necessario, per la sicurezza dei pazienti, inserire nel quadro giuridico l'obbligo per le autorità nazionali di scambiarsi informazioni sulla registrazione e il regime disciplinare dei professionisti della salute impegnati nella prestazione transfrontaliera di servizi di assistenza sanitaria;

14.   invita gli Stati membri a introdurre un approccio del tipo "sportello unico" per le denunce dei pazienti;

15.   invita la Commissione a riservare un'attenzione particolare all'informazione dei pazienti circa i loro diritti ed obblighi e ad introdurre disposizioni adeguate nella sua proposta legislativa;

16.   ritiene che il futuro quadro comunitario possa rappresentare un'opportunità per conferire ai cittadini europei autonomia e capacità di decisione in quanto pazienti e incoraggiare al contempo gli Stati membri a sviluppare i propri sistemi di assistenza sanitaria;

17.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU C 124 E del 25.5.2006, pag. 543.
(2) GU L 376 del 27.12.2006, pag. 36.


Caccia all'avifauna e uccellagione praticate in primavera a Malta
PDF 198kWORD 39k
Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 concernente la caccia all'avifauna e l'uccellagione praticate in primavera a Malta
P6_TA(2007)0074B6-0119/2007

Il Parlamento europeo,

–   viste le petizioni n. 794/2004, n. 334/2005 e n. 886/2005,

–   vista la relazione della commissione per le petizioni a seguito della sua missione di inchiesta a Malta nel periodo tre il 9 e il 12 maggio 2006,

–   vista la direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici(1) (la "direttiva sugli uccelli"),

–   vista la direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche(2) (la "direttiva sugli habitat"),

–   visti gli articoli 10, 226, e 242 del trattato CE,

–   vista l'interrogazione orale B6-0015/2007,

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5 del suo regolamento,

A.   considerando che il Parlamento europeo ha ricevuto numerose petizioni contro le pratiche di caccia e uccellagione primaverili di specie migratorie a Malta, tra cui una petizione da parte della Società reale belga per la protezione degli uccelli, firmata da 300.000 persone in Europa, più di 4.000 dei quali di Malta; considerando che 115.000 persone in Europa, in particolare provenienti dal Regno Unito, hanno presentato petizioni al governo maltese nel febbraio 2007 per protestare contro la caccia praticata in primavera,

B.   considerando che la commissione per le petizioni ha esaminato le asserzioni contenute nelle petizioni e ha inviato una delegazione a Malta, a norma dell'articolo 192, paragrafo 3, del suo regolamento, per accertare i fatti in loco,

C.   considerando che la relazione elaborata a seguito della missione di inchiesta ha concluso che, benché le autorità responsabili maltesi abbiano compiuto certi sforzi per rendere la legislazione nazionale e la sua applicazione conformi al diritto comunitario, la sostenibilità e la sopravvivenza di popolazioni di numerose specie avicole migratorie continuano ad essere gravemente minacciate a causa della caccia e dell'uccellagione illegali e indiscriminate di cui sono oggetto tali specie quanto attraversano Malta durante la migrazione primaverile,

D.   considerando che la relazione sulla missione di inchiesta solleva altresì preoccupazioni circa l'ottemperanza di Malta alla direttiva sugli uccelli e alla direttiva sugli habitat e circa la caccia illegale e l'uccellagione di specie protette, in particolare dei rapaci,

E.   considerando che la caccia e l'uccellagione praticate in primavera sono difese dai cacciatori maltesi in quanto parte della loro tradizione culturale; considerando tuttavia che lo spazio di riposo disponibile per gli uccelli migratori è diminuito considerevolmente negli ultimi anni a causa dello sviluppo urbano e considerando anche che nuovi metodi e nuove armi hanno reso la caccia più efficace, danneggiando in tal modo le popolazioni di uccelli migratori e provocando a livello locale l'estinzione di specie come il falco pellegrino e il barbagianni,

F.   considerando che i sondaggi di opinione sembrano evidenziare che un'ampia maggioranza della società maltese è contraria alle attuali pratiche venatorie,

G.   considerando che il governo di Malta ha deciso di aprire una stagione venatoria primaverile per la tortora e la quaglia, entrambe specie in regresso, dal 10 aprile al 20 maggio 2007, nonché una stagione per l'uccellagione dal 26 marzo al 20 maggio 2007,

H.   considerando che Malta è uno dei principali punti di sosta per gli uccelli in migrazione tra l'Europa e l'Africa; considerando che uno studio recente ha fornito la prova che gli uccelli, tra cui molte specie rare o minacciate di estinzione, sono oggetto di caccia in 35 paesi, in maggioranza europei, e di uccellagione in 19 paesi,

I.   considerando che la Commissione sta esaminando se la trasposizione da parte di Malta della direttiva sugli uccelli, sia conforme alle prescrizioni della direttiva e se la legislazione sia applicata correttamente e ha avviato una procedura di infrazione contro Malta per la mancata osservanza completa dell'articolo 9 della direttiva,

J.   considerando che la Commissione ha raccomandato al governo maltese di non autorizzare la caccia primaverile quest'anno, aggiungendo che se la raccomandazione verrà disattesa procederà ad esaminare in un ricorso congiunto le autorizzazioni relative all'attività venatoria primaverile degli anni 2004, 2005 e 2006, nonché ad inviare a Malta un parere motivato in proposito,

K.   considerando che l'obbligo degli Stati membri di cooperare pienamente con la Commissione quando essa agisce nel quadro dei poteri conferitile dall'articolo 226 del trattato CE deriva dal principio di leale collaborazione sancito dall'articolo 10 del trattato CE,

1.   prende atto della relazione sulla missione di inchiesta effettuata dal 9 al 12 maggio 2006 dalla commissione per le petizioni, durante la quale i fatti sono stati accertati in loco, e appoggia le raccomandazioni ivi contenute;

2.   condivide le preoccupazioni espresse nella relazione sulla missione di inchiesta, in particolare per quanto riguarda l'autorizzazione all'attività venatoria primaverile all'avifauna migratoria in sosta nonché la caccia illegale e l'uccellagione di specie protette, anche in zone protette dalla legislazione comunitaria;

3.   condanna tutti i tipi di caccia illegale in tutti gli Stati membri;

4.   invita il governo maltese e la Commissione europea a pubblicare integralmente le loro posizioni tecniche in merito;

5.   accoglie con favore la decisione della Commissione di esaminare la conformità della legislazione maltese e della sua applicazione con la direttiva sugli uccelli e sollecita vivamente la Commissione a raddoppiare i suoi sforzi volti a persuadere le autorità maltesi a conformarsi pienamente alla legislazione comunitaria;

6.   chiede al governo maltese di conformarsi integralmente alla direttiva dell'UE sugli uccelli selvatici, alla legislazione comunitaria in materia e ai termini del trattato di adesione che ha sottoscritto;

7.   accoglie con favore la decisione del governo maltese di affrontare i casi di violazione, tra l'altro aumentando le ammende fino a un massimo di 14.000 euro nonché prevedendo pene detentive fino a due anni e la revoca permanente della licenza di caccia in caso di recidiva;

8.   accoglie altresì con favore la decisione del governo maltese di vietare l'uccellagione di fringillidi e la caccia agli uccelli in mare durante la primavera;

9.   ribadisce il principio di leale collaborazione sancito dall'articolo 10 del trattato CE, a norma del quale gli Stati membri hanno accettato di collaborare pienamente con le istituzioni;

10.   rileva che il principio di leale collaborazione è di particolare importanza quando la Commissione agisce in qualità di custode dei trattati ed esamina l'osservanza del diritto comunitario da parte degli Stati membri a norma dell'articolo 226 del trattato CE;

11.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al Governo e al Parlamento di Malta.

(1) GU L 103 del 25.4.1979, pag. 1.
(2) GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7.


Relazioni euromediterranee
PDF 128kWORD 47k
Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sulle relazioni euromediterranee
P6_TA(2007)0075RC-B6-0080/2007

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla preparazione della conferenza dei ministri degli esteri euromediterranei di Tampere (COM(2006)0620),

–   viste le conclusioni dell'ottava conferenza euromediterranea dei ministri degli esteri tenutasi a Tampere il 27-28 novembre 2006 (l'ottava conferenza euromediterranea),

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sullo sviluppo della politica europea di vicinato (PEV) (COM(2006)0726),

–   viste le conclusioni del Vertice euromediterraneo tenutosi in occasione del decimo anniversario del partenariato euromediterraneo a Barcellona il 27-28 novembre 2005;

–   visti i risultati della conferenza ministeriale euromediterranea per il commercio tenutasi a Marrakech il 24 marzo 2006,

–   vista la dichiarazione finale del Forum civile tenutosi a Marrakech dal 4 al 7 novembre 2006,

–   viste la conferenza euroafricana di Rabat, del 10 e11 luglio 2006, e la conferenza di Tripoli, del 22 e 23 novembre 2006 sull'immigrazione e sviluppo,

–   visto il programma della Presidenza del Consiglio,

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo dell'8 e 9 marzo 2007,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 2 del suo regolamento,

A.   considerando l'importanza strategica che la regione mediterranea e il Medio Oriente rivestono per l'UE e la necessità di una politica mediterranea solidale per affrontare le molteplici sfide comuni e per realizzare gli obiettivi miranti a creare una zona di pace, stabilità e prosperità condivisa,

B.   considerando che il 28 novembre 2005 i capi di Stato e di governo hanno approvato un programma di lavoro quinquennale inteso a rilanciare il processo di Barcellona;

C.   considerando che non può esservi sviluppo sostenibile senza pace, stabilità e solidarietà e senza l'esercizio del buon governo; che lo sviluppo sostenibile deve collocarsi al centro del partenariato euromediterraneo,

D.   considerando l'aggravarsi negli ultimi anni del conflitto israelo-palestinese, che ha comportato un grave deterioramento della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, con conseguenze molto negative per la sicurezza di tutta la regione,

E.   considerando la decisione dell'ottava conferenza euromediterranea di organizzare nel 2007 una conferenza sul rispetto dei diritti umani nel quadro della lotta contro il terrorismo in conformità del diritto internazionale, in quanto misura di applicazione del codice di condotta Euromed, adottato in occasione del vertice di Barcellona del novembre 2005,

F.   considerando che l'Unione europea non dispone ancora di una politica comune in materia di immigrazione e che ogni Stato membro applica norme nazionali diverse,

G.   considerando che l'immigrazione clandestina conduce allo sfruttamento, al lavoro forzato e alla tratta degli esseri umani,

H.   sottolineando che l'integrazione della donna nella vita economica e sociale è un elemento fondamentale per l'evoluzione delle società,

I.   constatando gli effetti negativi che il problema del debito e del deficit commerciale nei confronti dell'Unione europea esercita sullo sviluppo della maggior parte dei paesi del Sud del Mediterraneo,

J.   tenendo conto della summenzionata comunicazione della Commissione sullo sviluppo della PEV, che contiene in particolare una serie di proposte intese a migliorare sensibilmente l'incidenza della politica di partenariato, a creare nuove possibilità di approfondimento delle relazioni comuni, a rafforzare il dialogo politico ed ad accrescere l'integrazione dei paesi partner nelle politiche dell'Unione,

K.   considerando che la dotazione di bilancio destinata dall'UE ai paesi del Mediterraneo sud-orientale per il periodo 2007-2013 deve restare commisurata al peso commerciale, economico e strategico della regione nelle relazioni con l'Unione europea,

L.   sottolineando gli enormi vantaggi che rappresenta per tutti i partner la creazione di un mercato dell'energia euromediterraneo pienamente interconnesso ed integrato grazie all'estensione e all'integrazione dei mercati energetici nella regione euromediterranea e subsahariana e al completamento dei necessari progetti di infrastrutture energetiche,

M.   considerando che potrebbe rivelarsi utile stabilire un legame tra gli obiettivi della politica euromediterranea, in particolare per quanto riguarda la dimensione economica e finanziaria, e quelli delle relazioni dell'UE con i paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo,

N.   considerando che la trasformazione del Foro parlamentare euromediterraneo in un'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM), dotata di tre commissioni, rafforza la dimensione parlamentare del processo euromediterraneo, ormai investito di una maggiore responsabilità democratica; considerando che questo nuovo organo dovrebbe intensificare il dialogo generale tra le due regioni,

1.   considera opportuno rafforzare la dimensione politica del vicinato verso Sud, tenuto conto dell'accresciuta complessità delle relazioni con la regione del Mediterraneo, nel cui contesto il processo di Barcellona ha rappresentato una tappa significativa; constata che si è ancora lungi dall'aver raggiunto gli obiettivi con i quali questa politica era stata lanciata allo scopo di instaurare relazioni stabili, fondate su valori comuni e condivisi con i nuovi vicini dell'Europa allargata;

2.   ritiene che lo sviluppo della PEV non possa limitarsi all'aggiornamento degli accordi di associazione e di cooperazione con i singoli paesi interessati, ponendo l'accento soltanto sulla dimensione bilaterale, e invita tutti i partner a rilanciare e aggiornare gli obiettivi strategici e politici del processo di Barcellona, comprese la creazione di reti di cooperazione e la promozione dell'integrazione regionale Nord-Sud e Sud-Sud;

3.   si compiace della proposta della Commissione di conferire alla PEV una dimensione tematica, di proseguire l'approfondimento degli accordi commerciali e di rafforzare il sostegno alle riforme intese a migliorare l'ambiente normativo e il clima degli investimenti;

4.   chiede alla Commissione e ai paesi partner di concretizzare maggiormente il rapporto tra PEV e partenariato euromediterraneo aggiungendo nuovi accordi e programmi multilaterali in materia di energia e trasporti e rafforzando quelli esistenti; sottolinea in particolare la vulnerabilità della regione euromediterranea da un punto di vista ambientale e, più precisamente, in termini di cambiamento climatico; chiede in tale contesto alla Commissione di proporre un piano d'azione in materia di energie rinnovabili per tale regione;

5.   ribadisce la necessità di rilanciare il processo di pace in Medio Oriente tenendo conto della gravità della situazione sul piano politico ed umanitario e attira l'attenzione sui limiti del meccanismo internazionale temporaneo; considera che il rilancio dei negoziati basati sulla tabella di marcia non sarà sufficiente se non si tiene conto di altre proposte, quali il piano arabo del 2002 e la partecipazione ai negoziati di tutti gli attori della regione; appoggia l'idea di una conferenza internazionale che consenta un regolamento regionale e definitivo del conflitto;

6.   segue con interesse l'annuncio cui dovrebbe seguire la formazione di un nuovo governo di coalizione palestinese e si compiace dell'iniziativa saudita che ha portato all'accordo firmato alla Mecca l'8 febbraio 2007;

7.   ribadisce che il conflitto in Medio Oriente si potrà risolvere soltanto attraverso la negoziazione di un accordo di pace stabile e definitivo, quale previsto dalla tabella di marcia, vale a dire un accordo senza condizioni preliminari e basato sull'esistenza di due Stati democratici, sovrani e vitali, che vivono in pace fianco a fianco, all'interno di frontiere internazionali sicure e riconosciute;

8.   ribadisce le sue preoccupazioni in ordine alla gravità della distruzione sistematica delle risorse naturali e del potenziale umano provocata dai vari conflitti in corso; chiede, per farvi fronte, una maggiore attivazione di misure politiche ed economiche nel quadro del partenariato euromediterraneo e del programma di lavoro quinquennale;

9.   insiste sull'importanza del dialogo tra le culture e le religioni, riaffermando la necessità di rispettare i valori comuni e lo sviluppo dello Stato di diritto, della democrazia e dei diritti umani; ricorda a tutti i governi euromediterranei gli impegni assunti con la Dichiarazione di Barcellona del 1995 in materia di rispetto della diversità, delle culture e dei credi diversi, di promozione della tolleranza e di rispetto delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di espressione;

10.   ritiene che gli atti terroristici non siano mai giustificabili, quali che siano le circostanze, neppure per il perseguimento di obiettivi politici o religiosi, e che la lotta contro il terrorismo non possa giustificare la stigmatizzazione di nessuna cultura, civiltà o religione in particolare; chiede a tutti i paesi di conformarsi all'obbligo giuridico di rispettare i diritti umani e il diritto umanitario internazionale nella lotta contro il terrorismo;

11.   chiede alla Commissione di adoperarsi appieno per la costituzione di comitati "democrazia- diritti umani" con tutti i paesi firmatari di piani d'azione PEV e chiede ai paesi partner di rispettare i loro impegni in materia, segnatamente per quanto riguarda casi specifici; ribadisce l'invito a tutte le parti contraenti degli accordi di associazione euromediterranei a tradurre la clausola relativa ai diritti umani in un programma d'azione volto a potenziare e promuovere il rispetto dei diritti umani, e a predisporre un meccanismo per la valutazione sistematica del rispetto dell'articolo 2 degli accordi di associazione, per renderli più efficaci e più vincolanti;

12.   insiste sulla necessità di affrontare la questione dei diritti delle donne nell'ambito del dialogo euromediterraneo e sottolinea l'importanza delle riforme legislative per promuovere la parità tra uomini e donne; sottolinea che è importante che le donne partecipino alla vita politica, economica e sociale e siano presenti nei media; chiede un miglioramento dell'accesso delle donne all'istruzione e alle cure sanitarie, in particolare nei paesi partner del Sud; pone altresì l'accento sulla necessità di sostenere le organizzazioni governative e non governative per promuovere i diritti delle donne, e di dare attuazione al piano d'azione per le donne adottato dall'ottava conferenza euromediterranea;

13.   ribadisce l'importanza di una politica sociale che crei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, in particolare attraverso l'instaurazione di un clima favorevole alla crescita degli investimenti diretti esteri e l'incoraggiamento dei giovani a creare nuove imprese a livello locale grazie alla messa a disposizione di strumenti appropriati, come i microcrediti;

14.   ritiene che una politica di formazione e istruzione resti essenziale per lo sviluppo dei paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, la lotta contro la povertà e una piena integrazione dei giovani; sollecita lo sviluppo degli scambi culturali, universitari e scientifici nella zona euromediterranea;

15.   chiede alle istituzioni dell'Unione europea e a quelle dei paesi mediterranei partner di provvedere a che i loro principi strategici, politici ed economici tengano conto degli obiettivi della strategia di Lisbona e della strategia di Göteborg sullo sviluppo sostenibile e di quelli della strategia mediterranea per lo sviluppo sostenibile, tenendo altresì conto della necessaria riduzione delle disuguaglianze e delle disparità tra le due sponde del Mediterraneo;

16.   chiede al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi dei paesi partner di accordare grande importanza ai problemi dell'ambiente e in particolare di far fronte alle conseguenze della concentrazione urbana e delle attività industriali e commerciali lungo le coste delle due sponde del Mediterraneo;

17.   chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere il rispetto dei diritti sociali e sindacali nell'esecuzione del suo aiuto finanziario e tecnico ai paesi partner; chiede alla Commissione di dare attuazione ad un programma regionale per la creazione di uno spazio sociale euromediterraneo basato sul dialogo sociale tra tutti i partner e avente come obiettivo prioritario l'occupazione; caldeggia l'elaborazione di codici di condotta per il lavoro dignitoso e una responsabilità sociale delle imprese euromediterranee;

18.   chiede che la strategia europea nella regione sviluppi investimenti di grande entità sul piano delle politiche e delle risorse finanziarie nella dimensione regionale e intraregionale del partenariato, che costituisce il valore aggiunto di tale strategia; invita la Commissione, conformemente a quanto deciso in sede di adozione del bilancio UE per il 2007, a provvedere a che, al momento dell'elaborazione dei pertinenti documenti strategici e dei programmi connessi, le risorse globali destinate alle azioni regionali e multilaterali siano mantenute al livello raggiunto nel periodo 2000-2006, tenuto conto del fatto che, secondo la Commissione, tale livello corrisponde al 20% delle risorse complessive;

19.   ribadisce la necessità di una politica comune europea in materia di immigrazione e asilo nonché di un potenziamento della gestione dei flussi migratori in modo globale ed equilibrato, a beneficio ai popoli della regione mediterranea; sottolinea l'importanza, in uno spirito di partenariato e sulla base del programma di lavoro quinquennale di Barcellona, di aprire effettivamente dei canali di immigrazione legale pur combattendo l'immigrazione clandestina, e di proteggere i diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo; rivolge un appello a lottare contro lo sfruttamento e la tratta degli esseri umani; invita gli Stati del processo di Barcellona, e più particolarmente gli Stati membri dell'UE, a ratificare quanto prima la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei lavoratori migranti;

20.   sollecita un aumento della dotazione finanziaria destinata all'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (FRONTEX) e ai progetti legati alla politica in materia di immigrazione nel Mediterraneo nonché un rafforzamento delle sue capacità di fare rispettare i diritti umani;

21.   rammenta che, secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, gli Stati europei non possono in alcun caso, in assenza di assicurazioni diplomatiche da parte dei paesi di origine, espellere una persona, rimandandola in un paese in cui rischia di essere sottoposta ad atti di tortura o a trattamenti crudeli, degradanti o disumani, compresa la pena di morte;

22.   invita gli Stati membri dell'UE e i loro partner mediterranei a svolgere gli studi necessari per la trasformazione del Fondo euromediterraneo di investimenti e partenariato in una Banca euromediterranea di sviluppo, tenuto conto dell'importanza di tale banca per incoraggiare il settore privato e sviluppare gli investimenti nella regione;

23.   invita il Consiglio e la Commissione a lanciare una proposta volta a verificare le possibilità di cooperazione, in particolare nel settore finanziario ed economico, tra tutti i paesi partner e i paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo;

24.   invita il Consiglio, la Commissione e i paesi partner a continuare ad adoperarsi per un'integrazione graduale dei mercati dell'energia euromediterranei, per la realizzazione di programmi energetici di interesse comune e per lo sviluppo di fonti energetiche sostenibili, in accordo con i piani e i programmi nazionali e con le comunità locali;

25.   sottolinea la necessità di rafforzare la cooperazione per la sicurezza dell'approvvigionamento energetico nella regione mediterranea attraverso misure concernenti la diversificazione delle risorse energetiche interne, in particolare a livello locale e regionale, la promozione dell'efficienza energetica, in particolare al livello decentrato dei metodi di conservazione, lo sviluppo di nuove tecnologie che non comportano rischi per le popolazioni e l'ambiente, attività di ricerca e sviluppo nonché attraverso il rafforzamento delle possibilità finanziarie per i progetti di energia sostenibile;

26.   ribadisce la necessità di imprimere un nuovo slancio al processo di partenariato, in particolare rilanciando l'APEM quale contesto democratico dell'azione parlamentare; ritiene che l'Assemblea debba essere dotata dei mezzi e delle strutture amministrative necessari per garantirne la visibilità e assicurarne il buon funzionamento; accoglie con soddisfazione la riunione della prima Assemblea dei giovani del Mediterraneo;

27.   chiede al Consiglio di riservare all'APEM un ruolo attivo tra gli invitati alle riunioni e alle conferenze ministeriali Euromed;

28.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Ufficio di presidenza dell'APEM nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri e dei paesi del partenariato euromediterraneo.


Creazione della zona di libero scambio euromediterranea
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sulla creazione della zona di libero scambio euromediterranea (2006/2173(INI))
P6_TA(2007)0076A6-0468/2006

Il Parlamento europeo,

–   visti la dichiarazione di Barcellona, del 28 novembre 1995, che ha instaurato un partenariato fra l'Unione europea e i paesi del Sud e dell'Est del Mediterraneo (PSEM), nonché il programma di lavoro approvato in occasione di tale conferenza,

–   vista la sua risoluzione del 27 ottobre 2005 sul processo di Barcellona rivisitato(1),

–   visti la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 12 aprile 2005 dal titolo "Decimo anniversario del partenariato euromediterraneo: un programma di lavoro per far fronte alle sfide dei prossimi cinque anni" (COM(2005)0139) e i relativi allegati (SEC(2005)0482 e SEC(2005)0483),

–   visti la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, dell'11 marzo 2003, dal titolo "Europa ampliata – Prossimità: Un nuovo contesto per le relazioni con i nostri vicini orientali e meridionali" (COM(2003)0104), il suo documento di strategia sulla politica europea di prossimità (ENP)(COM(2004)0373) del 12 maggio 2004, la sua comunicazione al Consiglio, del 9 dicembre 2004, sulle proposte della Commissione riguardanti piani d'azione nell'ambito dell'ENP (COM(2004)0795), i piani d'azione per Israele, la Giordania, il Marocco, l'Autorità Palestinese, la Tunisia e il Libano, e il regolamento (CE) n. 1638/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 2006, recante disposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato(2),

–   viste le conclusioni delle conferenze ministeriali e euromediterranee e delle conferenze ministeriali settoriali che si sono tenute dall'avvio del processo di Barcellona, con specifico riferimento alle conclusioni della VIIª Conferenza euromediterranea dei ministri degli Affari esteri, svoltasi a Lussemburgo il 30 e 31 maggio 2005,

–   visti gli accordi di associazione euromediterranei tra le Comunità europee e i suoi Stati membri, da una parte, e la Tunisia(3), Israele(4), il Marocco(5), la Giordania(6), l'Egitto(7), il Libano(8) e l'Algeria(9), dall'altra, e l'Accordo euromediterraneo interinale di associazione sugli scambi e la cooperazione tra la Comunità e l'OLP (a beneficio dell'Autorità palestinese)(10); vista la decisione n. 1/95 del Consiglio di associazione CE- Turchia, del 22 dicembre 1995, relativa all'attuazione della fase finale dell'unione doganale (96/142/CE)(11),

–   visto l'accordo di libero scambio, noto come Accordo di Agadir, firmato il 25 febbraio 2004 da Giordania, Egitto, Tunisia e Marocco,

–   visto il partenariato strategico per il Mediterraneo e il Medio Oriente, approvato dal Consiglio europeo nel giugno 2004,

–   visti il documento di strategia regionale 2002-2006 e il programma indicativo regionale 2005-2006 del partenariato euromediterraneo MEDA,

–   vista la valutazione d'impatto sulla sostenibilità della zona di libero scambio euromediterranea (ZLS) predisposta dall'Istituto per la politica e la gestione dello sviluppo dell'Università di Manchester,

–   vista la sua risoluzione del 17 novembre 1995 sulle relazioni economiche e commerciali tra l' Unione europea e i paesi del bacino mediterraneo(12),

–   vista la sua risoluzione del 30 marzo 2000 sulla politica mediterranea(13),

–   viste le conclusioni e le raccomandazioni (compreso il programma di lavoro quinquennale predisposto dalla Commissione) del Vertice di Barcellona del 27 e 28 novembre 2005,

–   vista la risoluzione dell'11 maggio 2006 della commissione economica, finanziaria, affari sociali e istruzione dell'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) sulle condizioni per la trasformazione del Fondo euromediterraneo di investimento e partenariato (FEMIP) in Banca euromediterranea per lo sviluppo,

–   visti i lavori dell'APEM,

–   vista la sua posizione del 14 dicembre 2004 sulla proposta di regolamento del Consiglio relativa a misure di accompagnamento finanziarie e tecniche (MEDA) a sostegno della riforma delle strutture economiche e sociali nel quadro del partenariato euromediterraneo (versione codificata)(14),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per il commercio internazionale e i pareri della commissione per gli affari esteri e della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (A6-0468/2006),

A.   considerando che la Conferenza di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995 ha dato vita a un progetto quanto mai ambizioso e unico nel suo genere, vale a dire l'instaurazione di nuovi e più stretti legami politici, economici, sociali e culturali fra il Nord e il Sud del Mediterraneo, e che tale progetto, sebbene lungi dall'essere compiuto, ha consentito notevoli progressi nella regione,

B.   considerando che le condizioni politiche (accordi di Oslo) che hanno favorito la nascita del processo di Barcellona sono, nel frattempo, radicalmente cambiate e che le prospettive di una pace di compromesso in Medio Oriente sono più incerte che mai,

C.   considerando che è nell'interesse dell'Unione europea e dei suoi Stati membri vedere la regione mediterranea svilupparsi in uno spazio economico e sociale integrato, reciprocamente vantaggioso,

D.   considerando che la forte crescita demografica nei PSEM necessita l'introduzione di politiche e azioni sul piano economico e sociale, che non possono più essere rinviate,

E.   considerando che è nell'interesse comune dei PSEM e dell'UE ridurre il tasso di disoccupazione nella regione e offrire prospettive di vita dignitose alle popolazioni interessate, specie ai giovani e alle popolazioni rurali, e che per mantenere i tassi di disoccupazione almeno ai loro livelli attuali è necessario creare 35 milioni di nuovi posti di lavoro tra il 2000 e il 2015,

F.   considerando che le economie dei PSEM sono fortemente dipendenti dai loro scambi con l'estero e che il totale delle esportazioni e delle importazioni corrisponde a circa due terzi del loro PIL; considerando che una parte consistente di questi flussi commerciali si dirige verso l'UE, sebbene essi rappresentino solo il 4% del commercio esterno comunitario, che la struttura delle esportazioni dei PSEM è molto poco diversificata e che i PSEM permangono specializzati in settori che favoriscono poco la crescita,

G.   considerando che, rispetto ad altre zone economiche, in particolare nei paesi del Sudest asiatico, i PSEM hanno perso posizioni importanti in termini di competitività relativa, di sviluppo industriale e di prospettive di sviluppo sociale e che, dal 1980 in poi, la quota dei PSEM nel commercio mondiale si è sensibilmente ridotta, malgrado una crescita economica relativamente sostenuta; considerando che tale evoluzione deve essere fonte di preoccupazione per l'Unione europea e la sua politica di vicinato, soprattutto alla luce degli effetti sulla stabilità sociale e politica alle sue frontiere,

H.   considerando che sul piano commerciale la struttura degli scambi fra l'UE e i PSEM si è scarsamente sviluppata dall'avvio del processo di Barcellona e che la firma degli accordi di associazione non ha ancora dato tutti i risultati attesi,

I.   considerando che è necessaria una ZLS mirante a eliminare la povertà, creare piena occupazione, rafforzare la democrazia e promuovere lo sviluppo sostenibile, e che tale ZLS deve essere basata su regole equilibrate e mirate, indispensabili per consentire una migliore integrazione dei PSEM nel commercio internazionale, assicurarne la diversificazione economica, affrontare le sfide della globalizzazione e assicurare una ripartizione equa dei vantaggi che ne derivano,

J.   considerando che la crescente cooperazione economica nella regione mediterranea offre prospettive positive anche alle economie degli Stati membri dell'Europa meridionale e, di conseguenza, favorisce una loro maggiore integrazione nel mercato unico dell'UE,

K.   considerando che le due sponde del Mediterraneo continuano a presentare una stridente asimmetria sul piano economico, sociale e demografico e che fra i PSEM si notano rilevanti disparità in termini di sviluppo,

L.   considerando che la persistente frammentazione politica ed economica dei PSEM e la mancanza di un reale processo d'integrazione potrebbero avere effetti molto negativi sul programma di Barcellona e, in particolare, sulla creazione della ZLS, esacerbando gli effetti della concentrazione commerciale e quindi la dipendenza di taluni PSEM dal mercato comunitario,

M.   considerando che la creazione di una ZLS potrebbe avere effetti generalmente positivi a lungo termine, ma anche effetti negativi a breve e medio termine, per i paesi mediterranei dell'UE e per i PSEM,

N.   considerando che è nell'interesse comune varare efficaci misure di accompagnamento onde attenuare e controbilanciare, per tutte le regioni e i paesi interessati, le conseguenze negative risultanti dal processo di liberalizzazione in atto,

O.   considerando che, a seguito dell'evoluzione sempre più rapida delle nostre società caratterizzate dalle tecnologie dell'informazione, i PSEM dovrebbero condurre un'azione qualitativa e quantitativa più importante nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, al fine di ridurre il divario tecnologico che li separa dai paesi più sviluppati in tale settore, il che permetterà a termine una crescita economica più sostenuta e sostenibile,

P.   considerando che i PSEM hanno registrato progressi degni di nota in termini d'istruzione primaria, riducendo in misura considerevole il tasso di analfabetismo che, ciononostante, rimane ancora molto elevato in taluni paesi della regione; considerando che l'accesso all'istruzione superiore e universitaria è limitato a una parte ridotta della popolazione e che il sistema scolastico non dispone sempre dei mezzi per formare i professionisti o i quadri tecnici di alto livello, al fine di creare un adeguamento reale tra la domanda e l'offerta sui mercati del lavoro,

Q.   considerando che, parallelamente al processo finalizzato alla creazione di una ZLS tra Unione europea e PSEM, è necessario che i PSEM rimuovano gli ostacoli politici ed economici esistenti che rallentano il processo di integrazione nell'intera area, in vista di una più proficua collaborazione tra loro,

Imprimere nuovi impulsi al processo di Barcellona

1.   deplora che i tre obiettivi principali di Barcellona (instaurazione di uno spazio comune di pace e di stabilità; creazione di una zona di prosperità condivisa tramite un partenariato economico e la creazione di una ZLS; cooperazione nei settori sociale, culturale e umano per promuovere il dialogo fra le culture nella regione) siano ancora lungi dall'essere conseguiti;

2.   ricorda che questi tre pilastri devono necessariamente progredire insieme onde garantire la riuscita del processo di integrazione euromediterraneo e ridurre le disparità di sviluppo fra le due sponde del Mediterraneo;

3.   ribadisce che il rafforzamento del processo di Barcellona contribuisce alla diffusione dei valori e del modello economico e sociale europei; ricorda la precedenza e il grado d'istituzionalizzazione di tale processo rispetto ad altre iniziative regionali più recenti; insiste sul fattore di stabilità e di promozione del dialogo che questa iniziativa rappresenta;

4.   sottolinea che il successo del processo di Barcellona, e in particolare della ZLS, richiede una volontà sostenuta e convergente di tutti i partner nonché un maggiore coinvolgimento della società civile e delle popolazioni delle due sponde del Mediterraneo;

5.   insiste sulla necessità di una più chiara definizione degli obiettivi dell'ENP che, senza trascurare i paesi dell'Europa orientale, non indebolisca il processo di Barcellona né privilegi approcci bilaterali a scapito di un approccio regionale multilaterale; ritiene che un impiego più efficace dell'ENPI a favore di progetti regionali permetterebbe di migliorare la situazione al fine di promuovere un reale spazio economico regionale integrato; è del parere che, pur promuovendo una cooperazione rafforzata con i partner più avanzati, nel rispetto delle loro specificità politiche, culturali, religiose e sociali, i PSEM debbano continuare ad essere considerati come un'entità distinta;

6.   ritiene che, pur continuando a dar prova di volontarismo di fronte ai ritardi e alle difficoltà incontrate, la data del 2010 per la creazione della ZLS dovrà probabilmente essere rivista al fine di tener conto dei molti cambiamenti strutturali nell'economia mondiale verificatisi a partire dal 1995 e della necessità di un approccio più cauto al libero scambio tra partner disuguali; invita la Commissione, gli Stati membri dell'UE e i PSEM a rilanciare il processo di Barcellona, accordando priorità alla costituzione di un vero e proprio spazio socioeconomico euromediterraneo che integri maggiormente gli aspetti sociali e ambientali nella componente economica del partenariato;

7.   invita i PSEM a non mancare un'occasione di crescita sostenibile che permetterebbe loro di meglio rispondere ai bisogni crescenti dei loro cittadini e alla necessità di far fronte efficacemente alle sfide imposte dalla globalizzazione;

8.   deplora che l'assistenza tecnica e finanziaria concessa dall'UE, pur non essendo trascurabile, non sia stata all'altezza degli obiettivi e delle ambizioni di Barcellona, in particolare per quanto riguarda i capitoli socioculturali della dichiarazione di Barcellona e il sostegno alle economie locali;

9.   ritiene che la ZLS potrà rappresentare una reale opportunità di crescita per i PSEM soltanto se sarà pianificata in modo concertato e graduale, nell'ambito di un partenariato razionale e prevedibile che rispecchi le realtà socioeconomiche dei PSEM e promuova lo sviluppo economico e una più incisiva integrazione regionale; sottolinea l'importanza di una maggiore partecipazione dei paesi partner e il carattere stimolante del partenariato; ricorda che il recepimento degli obiettivi del partenariato interessa entrambe le sponde del Mediterraneo; insiste sulla necessità di riconoscere ai PSEM il diritto di controllare il ritmo della loro apertura commerciale e le loro strategie nazionali di sviluppo economico e sociale;

10.   ritiene che l'intensificazione delle relazioni istituzionali tra l'UE e i PSEM sia un fattore importante per garantire la riuscita del processo di Barcellona; caldeggia un aumento consistente degli incontri formali e informali tra le autorità comunitarie, gli Stati membri, i PSEM e le autorità locali competenti; auspica la partecipazione dei PSEM, in qualità di osservatori, ai lavori delle agenzie specializzate dell'Unione europea e dei programmi comunitari di interesse comune;

11.   sottolinea l'importanza che rivestono l'integrazione regionale dei PSEM e il potenziamento degli scambi commerciali Sud-Sud; si compiace della firma dell'accordo di libero scambio di Agadir, del 25 febbraio 2004, tra il Marocco, la Tunisia, l'Egitto e la Giordania; ritiene tale passo indispensabile per la creazione di una vera a propria ZLS e invita gli altri paesi della regione ad associarvisi; ritiene tuttavia essenziale approfondire il processo di integrazione economica ed eliminare rapidamente gli ostacoli che intralciano gli scambi commerciali tra questi paesi, al fine di sfruttare pienamente le possibilità di sviluppo del commercio Sud-Sud;

12.   invita l'Unione europea a incrementare le risorse per l'assistenza tecnica e finanziaria nei confronti dei PSEM, in coerenza con gli ambiziosi obiettivi di Barcellona e in funzione dei reali progressi evidenziatisi nei PSEM in termini di rispetto dei diritti umani, di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, di difesa dell'ambiente, di integrazione regionale, di miglioramento della qualità dei servizi pubblici locali e dei servizi educativi e culturali;

13.   ricorda che la creazione di una zona di libero scambio economico e commerciale nel Mediterraneo è indissociabile da un impegno politico volto a garantire la pace, la democratizzazione, il rispetto dei diritti umani, la parità di genere e la promozione del dialogo interculturale e interreligioso, nonché da uno sforzo sostenuto affinché il dialogo politico e la fiducia tra le parti possano effettivamente contribuire all'instaurazione della democrazia nella regione;

Politica commerciale e doganale

14.   sottolinea che i dazi doganali continuano a rappresentare una quota rilevante del gettito fiscale dei PSEM; reputa pertanto necessario che lo scadenzario per qualsiasi ulteriore riduzione tenga conto dei progressi economici compiuti dai PSEM e del tempo necessario per attuare eque riforme fiscali volte a compensare la riduzione delle entrate doganali;

15.   ritiene che occorrerà, in parallelo, affrontare con efficacia il problema degli ostacoli non tariffari al commercio, sottolineando in proposito la rilevanza di una congrua assistenza tecnica;

16.   invita la Commissione a tener conto di un'eventuale erosione delle preferenze tariffarie di cui usufruiscono i PSEM, a seguito della firma di accordi di libero scambio tra la Comunità e alcuni paesi terzi, del miglioramento del sistema di preferenze generalizzate (SPG) a favore dei paesi in via di sviluppo e della concessione del sistema del cumulo di origine a taluni paesi dell'Asia, concorrenti altamente competitivi per l'industria dei PSEM;

17.   chiede alla Commissione di predisporre una procedura di compensazione, nel quadro del processo di Barcellona e nel rispetto delle norme dell'OMC, al fine di ridurre l'impatto negativo che l'erosione delle preferenze tariffarie potrebbe avere sui PSEM e, in futuro, sulla creazione della ZLS;

18.   si compiace dei progressi registrati nella "facilitazione degli scambi", in particolare nel settore doganale con l'armonizzazione e la semplificazione delle relative procedure, l'automatizzazione e l'accelerazione delle procedure, il rafforzamento della trasparenza, l'utilizzo dei sistemi d'informazione e di pagamento elettronici e l'abolizione di talune barriere non tariffarie che tendono oggi a soppiantare le tradizionali barriere tariffarie, segnatamente nel settore della normalizzazione e della certificazione;

19.   ribadisce che, in considerazione dell'intensificarsi della concorrenza internazionale, è essenziale rafforzare la volontà politica di definire un'agenda economica e sociale più consistente, che migliori la competitività dell'economia fondata sul know-how, stimoli la crescita, la formazione, l'innovazione e la ricerca, crei nuovi posti di lavoro e favorisca la prosperità in un'ottica di cosviluppo;

20.   invita i PSEM a predisporre un sistema di cooperazione rafforzata e di gemellaggi per contribuire alla riforma dell'ambiente amministrativo e imprenditoriale, in linea con il principio di buon governo;

21.   sottolinea la necessità di intensificare e rendere più rigorosi i controlli doganali, al fine di reprimere i fenomeni del contrabbando, della contraffazione e della pirateria delle merci, pratiche che, oltre ad una perdita di introiti, comportano pesanti rischi per la salute pubblica degli abitanti della regione;

Valutazione d'impatto sulla sostenibilità della ZLS euromediterranea

22.   plaude alla pubblicazione della seconda fase della succitata valutazione d'impatto sulla sostenibilità della ZLS, predisposta dall'Università di Manchester; esprime profonda preoccupazione per i risultati di tale valutazione per quanto riguarda i previsti effetti sociali e ambientali negativi della ZSL a breve e medio termine; esorta la Commissione a tener conto delle raccomandazioni contenute in detto studio nell'ambito delle future discussioni sull'attuazione della ZLS, provvedendo altresì a riorientare i negoziati verso la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile, invocati da tale studio;

23.   oltre a ciò, sottolinea l'importanza di mettere a punto un sistema di pilotaggio del partenariato per una valutazione delle azioni condotte in relazione agli obiettivi perseguiti, pilotaggio che si potrebbe tradurre nella creazione di uno strumento di analisi e di valutazione dedicato al Mediterraneo;

24.   esorta tutti i partecipanti al partenariato euromediterraneo a discutere i risultati della summenzionata valutazione d'impatto sulla sostenibilità della ZLS a livello ministeriale e a individuare le possibili conseguenze per i negoziati in corso sulla ZLS;

Assistenza finanziaria e tecnica
MEDA e ENPI

25.   deplora l'incapacità dell'UE di stanziare fondi proporzionati agli obiettivi del processo di Barcellona, che è una delle cause dei ritardi accumulati in sede di creazione della ZLS;

26.   prende atto dei buoni risultati del programma MEDA II nel periodo 2004-2006, rispetto a MEDA I, in particolare per quanto concerne la maggiore capacità di assorbimento dimostrata dai paesi beneficiari e la flessibilità nella programmazione e nell'esecuzione dei progetti MEDA a partire dal 2000;

27.   accoglie con interesse la creazione dell'ENPI, un nuovo strumento destinato a coprire gli aspetti finanziari dell'ENP, e la proposta della Commissione di aumentare il finanziamento a 14 930 000 000 EUR per meglio rispondere alle esigenze dei paesi ammissibili, a patto che diventi un vero e proprio strumento di convergenza e comprenda aiuti per compensare la perdita di entrate doganali dei paesi partner mediterranei e altri costi associati alla liberalizzazione dei mercati;

28.   ritiene insufficiente lo stanziamento di 11 181 000 000 EUR deciso dal Consiglio il 17 ottobre 2006; chiede che, in sede di revisione intermedia del quadro finanziario nel 2008-2009, siano stanziati importi più cospicui onde consentire al processo di integrazione di conseguire i suoi obiettivi;

29.   auspica che questo strumento finanziario sia reso più performante dando maggiore importanza a una programmazione più pertinente e mirata e alla partecipazione dei partner e della società civile a tutte le tappe del ciclo di gestione dei progetti; invita i governi dei PSEM a porre in atto tutte le azioni necessarie per un migliore utilizzo dei fondi comunitari, in particolare di quelli destinati alla ricerca, alla formazione professionale, al potenziamento delle infrastrutture e dei servizi pubblici locali e alla riorganizzazione del sistema produttivo industriale e agricolo; invita la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi per rispettare l'equilibrio tra i vicini dell'Est e quelli del Sud e ad accordare la priorità ai finanziamenti di natura regionale, segnatamente a quelli Sud-Sud;

30.   ribadisce con forza che, per la creazione della ZLS e più in generale per la riuscita del processo di Barcellona, la politica europea di prossimità non deve deludere le attese legittime dei PSEM, soprattutto per quanto riguarda la ripartizione geografica degli aiuti finanziari europei e le modalità di concessione;

FEMIP

31.   si compiace dei buoni risultati ottenuti dal FEMIP dalla sua creazione e considera essenziale il suo potenziamento per la riuscita del processo di Barcellona; auspica la trasformazione del FEMIP in una vera e propria Banca euromediterranea per gli investimenti e lo sviluppo;

32.   rileva che le attività del programma MEDA e del FEMIP sono ampiamente complementari; invita la Commissione e la BEI a instaurare una procedura di cooperazione e di coordinamento rafforzata che possa conferire maggiore efficacia all'azione comunitaria, sia a livello strategico che nella gestione dei progetti concreti;

33.   ritiene che, in attesa di raggiungere un consenso tra gli Stati membri dell'Unione europea, il progetto della Banca euromediterranea d'investimento e di sviluppo possa già essere avviato coinvolgendo, in una prima fase, i paesi europei e del Sud del Mediterraneo interessati al progetto;

Investimenti diretti esteri (IDE)

34.   rileva che l'assenza di attrattiva finanziaria limita notevolmente gli IDE nei PSEM, con incidenze negative sulla crescita economica della regione;

35.   ricorda che gli effetti indotti dagli investimenti(15) sono molto importanti in termini di subappalto, diffusione del know-how e risposta alle esigenze di formazione in una regione globalmente sottoindustrializzata, nonché in termini di creazione di posti di lavoro;

36.   considera necessario che tali paesi si impegnino in una politica commerciale che possa incoraggiare l'uso degli investimenti privati nazionali, segnatamente modernizzando i sistemi finanziari e bancari e facilitando l'accesso al credito al maggior numero di beneficiari possibile;

37.   ribadisce l'importanza del dialogo tra le imprese delle due sponde del Mediterraneo per il potenziamento degli scambi e degli investimenti;

Norme di origine e cumulo di origine

38.   plaude all'estensione del sistema paneuropeo di cumulo di origine a tutti i PSEM; ritiene che esso possa offrire ai PSEM l'accesso a un vasto spazio economico, comprensivo della regione euromediterranea ma anche dei paesi dell'EFTA e dei PECO; chiede che sia pienamente rispettata la richiesta dell'Autorità palestinese che le merci prodotte nei Territori occupati siano identificabili nel quadro nelle norme di origine;

39.   invita pertanto i PSEM ad adottare quanto prima i protocolli paneuromediterranei sulle norme di origine nel quadro dei rispettivi accordi con l'UE e con gli altri partner paneuromediterranei, al fine di sfruttare pienamente l'effetto del cumulo paneuropeo applicandolo all'intera regione;

40.   invita i PSEM ad attuare rapidamente programmi di formazione, informazione e sensibilizzazione sulle norme di origine e a garantire, con l'aiuto della Commissione, una formazione adeguata agli operatori economici e agli agenti doganali;

41.   invita la Commissione, in linea con i criteri previsti nella sua comunicazione dal titolo " Le norme di origine nei regimi commerciali preferenziali - Orientamenti per il futuro" (COM(2005)0100), e alla luce dei due studi commissionati dalla DG Commercio e dalla DG Sviluppo dopo la pubblicazione del libro verde del 2005, a esaminare con attenzione la riforma (semplificazione e maggiore flessibilità) di tali norme, nonché la necessità di esercitare un controllo più efficace sulla loro applicazione, al fine di evitare abusi per quanto riguarda le preferenze; auspica in particolare che la nuova regolamentazione garantisca l'osservanza di tali regole nonché il rispetto degli impegni sottoscritti nei confronti della zona euromediterranea;

Agricoltura

42.   sottolinea che l'apertura dei mercati agricoli deve essere definita congiuntamente e realizzata in maniera graduale e asimmetrica, e che si deve prevedere la possibilità di concedere un determinato numero di deroghe e di scadenzari, tenendo conto delle prospettive del settore comuni all'UE e ai PSEM, come pure delle differenze e delle caratteristiche individuali del settore agricolo nei diversi paesi; sottolinea altresì l'importanza economica e sociale di tale settore per i PSEM nonché la necessità di evitare l'impoverimento delle popolazioni rurali, fattore di esodo e di concentrazione nei poli urbani già sovrappopolati, con specifico riferimento alle città costiere;

43.   invita la Commissione e i governi dei PSEM a dare priorità a ogni iniziativa volta alla modernizzazione del settore primario mediterraneo e al suo sviluppo sostenibile, al fine di consentire il miglioramento delle condizioni di vita e la creazione di nuovi posti di lavoro agricoli e non agricoli nell'ambiente rurale;

44.   chiede la creazione di un sistema integrato di assistenza tecnica e di formazione delle risorse umane; sottolinea la necessità che le azioni dell'UE in campo agricolo nella regione contribuiscano alla definizione di una politica idrica valida, alla difesa dell'ambiente e della biodiversità, alla salvaguardia dei suoli e della loro fertilità, alla garanzia della sovranità alimentare e alla valorizzazione dei prodotti tipici regionali; ribadisce il proprio sostegno alle politiche poste in atto dai PSEM per diversificare la loro produzione agricola;

45.   ritiene che la promozione di un'agricoltura adeguata alle condizioni locali, principalmente su piccola scala, e il conseguente miglioramento dell'ambiente e pertanto della situazione economica e sanitaria delle popolazioni rurali, non si possa ottenere semplicemente liberalizzando l'accesso al mercato dei prodotti agricoli;

46.   ritiene pertanto che ogni apertura dei mercati tra l'Unione europea e i PSEM debba avvenire in modo progressivo, orientato alla qualità e calibrato, tenendo in conto le strutture agricole, le politiche agricole e le riforme attuate su una sponda e sull'altra del Mediterraneo; insiste inoltre sul fatto che la negoziazione sull'accesso ai mercati non può in nessun caso essere realizzata in modo globale, bensì caso per caso, prodotto per prodotto, e tenendo presente la necessità di proteggere i prodotti "sensibili", che dovrebbero restare esclusi da una liberalizzazione totale per evitare danni irreparabili ai produttori locali;

47.   ricorda che numerosi paesi mediterranei hanno espresso l'auspicio di conservare le proprie preferenze commerciali nei confronti del mercato comunitario; ritiene il mantenimento di detto sistema preferenziale e asimmetrico incompatibile con una liberalizzazione generalizzata del settore agricolo; sottolinea inoltre l'interesse reciproco dell'insieme dei paesi del bacino del Mediterraneo di conservare taluni strumenti di gestione dell'offerta sui loro rispettivi mercati;

48.   invita tutti gli operatori socioprofessionali del settore agricolo euromediterraneo a favorire la cooperazione tra i settori complementari, promuovendo la complementarità dei prodotti sia tra le sponde Nord e Sud del Mediterraneo sia, se possibile, tra le sponde Sud-Sud dei PSEM; sottolinea, a titolo di esempio, il caso del settore vitivinicolo o di quello ortofrutticolo, in cui le produzioni di una sponda e dell'altra del Mediterraneo possono partecipare alla costruzione di un'offerta commerciale più completa e attraente per i consumatori;

49.   insiste, in tale ottica, sull'interesse di sviluppare congiuntamente una politica comune di etichettatura euromediterranea sulla base di denominazioni di origine controllata, adeguatamente compatibile con la normativa attualmente vigente nell'Unione europea, sulla base di denominazioni di origine controllata e certificazione biologica, nonché di assicurare la tracciabilità e la trasparenza dei metodi di produzione;

50.   esprime la convinzione che nei PSEM la liberalizzazione dei mercati sarebbe un vantaggio innanzitutto per le grandi aziende meccanizzate, che beneficiano pienamente del sistema dei fondi di compensazione; invita i responsabili istituzionali del partenariato euromediterraneo a migliorare l'accesso al credito per le piccole realtà produttive e a istituire un sistema di ponderazione degli aiuti orientandoli ai piccoli coltivatori, che costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione agricola di questi paesi e che saranno le prime vittime della concorrenza con l'Unione europea, e, nel lungo periodo, a sostituire il vecchio sistema di compensazioni e aiuti con un nuovo sistema di sostegno all'agricoltura sostenibile e agli investimenti delle piccole imprese di trasformazione alimentare, al fine di rafforzare la competitività delle economie rurali attraverso la diversificazione, la commercializzazione locale e la realizzazione di prodotti di qualità specifica;

51.   sollecita una riflessione sul varo di una vera e propria politica agricola integrata su entrambe le sponde del Mediterraneo, dando priorità a una maggiore sicurezza alimentare nei PSEM, rispetto a considerazioni di ordine commerciale, e su un coordinamento della gestione in materia di pesca e di acque;

Norme e regolamentazioni tecniche, proprietà intellettuale, concorrenza

52.   ritiene che un contesto regolamentare armonizzato fra l'UE e i PSEM consentirebbe l'espansione e il consolidamento degli scambi su una base chiara, favorendo segnatamente una maggiore trasparenza e una concorrenza più equa; ritiene altresì che l'armonizzazione, o quanto meno la coerenza, del quadro normativo sia anch'essa atta a promuovere lo sviluppo del commercio Sud-Sud;

53.   sottolinea l'importanza di introdurre opportuni incentivi economici e assistenza tecnica per le PMI che hanno difficoltà a internalizzare i costi dell'armonizzazione delle norme prevista dagli accordi di associazione;

54.   invita i PSEM a elaborare e ad applicare una legislazione sulla proprietà intellettuale conforme agli standard internazionali, che incoraggi l'innovazione e la creatività e sia sufficientemente flessibile per poter rispondere alle esigenze e alle specificità di questi paesi; chiede alla Commissione di astenersi, per quanto riguarda le legislazioni sulla proprietà intellettuale, dal pretendere che i PSEM vadano oltre gli impegni previsti dagli attuali accordi TRIPS;

Servizi

55.   osserva che qualsiasi liberalizzazione dei servizi nell'ambito della creazione della ZLS potrà aver luogo soltanto su base concertata con i PSEM, riconoscendo loro il diritto di graduare e controllare l'apertura dei settori sensibili e fragili delle loro economie;

56.   ritiene che il settore dei servizi sia essenziale per la riuscita della ZLS; ricorda che il settore dei servizi è fondamentale per le economie dei PSEM e che esso rappresenta circa il 50% del PIL dell'Egitto, del Marocco e della Siria, il 60% del PIL della Tunisia e oltre il 70% del PIL della Giordania e del Libano;

57.   sottolinea, in parallelo, che la crescente liberalizzazione dei servizi, settore di una particolare rilevanza anche per l'economia dei PSEM, risulterà giovevole al loro sviluppo economico contribuendo a migliorare le infrastrutture, a trasferire tecnologie e know-how e rivalorizzare i servizi prestati ai loro cittadini; ritiene pertanto che i negoziati sul settore dei servizi dovrebbero andare di pari passo con quelli sugli scambi di merci;

58.   prende atto del lancio ufficiale dei negoziati relativi alla liberalizzazione degli scambi commerciali nei settori dei servizi e degli investimenti, in occasione della quinta Conferenza ministeriale Euromed sul commercio tra l'Unione europea e alcuni PSEM, che si è tenuta nel marzo 2006;

59.   chiede alla Commissione di portare avanti i negoziati intavolati a Marrakech e di condurli in porto nel settore dei servizi con taluni PSEM, con riferimento a tutte le modalità e settori ed in linea con quanto concordato nel quadro del GATS dell'OMC e di rispondere alle offerte positive considerando le norme dell'UE relative a maggiori possibilità in materia di libera circolazione degli addetti ai servizi (modalità 4 del GATS);

60.   considera necessario operare una distinzione fra i servizi commerciali e i servizi pubblici; sottolinea la necessità di mantenere i servizi pubblici al di fuori dell'ambito dei negoziati, con specifico riferimento a quei servizi che riguardano le esigenze fondamentali delle popolazioni e che danno loro accesso ai beni pubblici essenziali quali la sanità, l'istruzione, l'acqua potabile e l'energia, nonché quelli che svolgono un ruolo di primo piano nell'identità culturale, quali i servizi audiovisivi;

Trasporti

61.   ritiene che lo sviluppo di una rete euromediterranea dei trasporti basata su interconnessioni moderne e l'elaborazione di una strategia comune per migliorare la cooperazione, il coordinamento e lo sviluppo rappresentino una condizione essenziale per la riuscita della ZLS; reputa tassativo che i PSEM godano di una maggiore interoperabilità con le reti di trasporto transeuropee e possano partecipare alla definizione e all'attuazione dei futuri progetti prioritari; chiede, in tale contesto, che sia esaminata in via prioritaria la possibilità di migliorare le vie di trasporto marittime e di ridurre i costi legati ai servizi di trasporto marittimo di merci;

62.   chiede alla Commissione e ai PSEM di mettere a disposizione risorse finanziarie sufficienti per la modernizzazione delle infrastrutture, con un'attenzione particolare per la logistica, e di procedere alle riforme necessarie per rendere il settore più competitivo e dinamico, tenendo in debito conto la situazione geografica particolare della regione, che rappresenta il punto di transito naturale degli scambi di merci tra l'Europa e l'Asia (incluse in particolare la Cina e l'India);

63.   invita i PSEM, in collaborazione con la Commissione, a rendere più efficienti il settore stradale e portuale, al fine di ridurre i costi molto elevati della logistica e del trasporto che rendono meno competitiva l'esportazione dei prodotti industriali e agricoli della regione; chiede che si proceda anche a una riflessione sul trasporto aereo, in particolare per quanto riguarda i servizi di trasporto aereo delle merci;

64.   prende atto con interesse della prossima adozione di una comunicazione al Consiglio sull'estensione dei grandi assi transeuropei verso i paesi del Mediterraneo, vista la necessità di adoperarsi a favore di un riequilibrio dei flussi di trasporto a favore di questa regione;

Energia

65.   osserva che la dipendenza energetica da fonti esterne della maggior parte dei paesi del processo di Barcellona, in particolare per petrolio e gas, è in continua crescita e che l'aumento di tale domanda eserciterà una pressione supplementare sugli attuali canali di rifornimento; rileva che, in tale contesto, risulterà importante stabilire un'efficace cooperazione fra i paesi del Mediterraneo nel settore dell'approvvigionamento energetico;

66.   sollecita un ruolo centrale per la costruzione di un vero e proprio mercato euromediterraneo dell'energia; considera indispensabile, alla luce della recente impennata dei prezzi degli idrocarburi e del gas, che l'UE e i PSEM che non dispongono di risorse energetiche imprimano nuovi impulsi al dialogo con i paesi produttori di energia, agendo in modo coordinato ed evitando il più possibile di ricorrere ad accordi bilaterali penalizzanti per l'Unione europea e i paesi PSEM; prende atto con interesse dell'intenzione, espressa dalla Commissione in occasione del Forum sulla politica energetica esterna, che si è tenuto il 20 e 21 novembre 2006, di accordare un posto importante all'Africa settentrionale e al Medio Oriente nella sua politica energetica esterna e auspica che tali dichiarazioni siano accompagnate da azioni concrete;

67.   si compiace dell'attuazione pratica della cooperazione energetica nella regione del Mediterraneo nell'ambito della Piattaforma euromediterranea per l'energia di Roma (REMEP); ritiene che la piattaforma possa servire da punto di convergenza per rafforzare la cooperazione tra l'UE e i PSEM, assicurando l'attuazione d'importanti iniziative regionali, nonché per altre azioni d'interesse comune che potrebbero essere decise;

68.   si compiace dell'avvio di importanti progetti subregionali, come l'integrazione progressiva del mercato dell'elettricità dei paesi del Maghreb con quello dell'UE, l'integrazione dei mercati del gas nella regione del Mashrek e la costruzione del gasdotto Medgas e del gasdotto arabo;

69.   invita la Commissione, gli Stati membri dell'UE e i PSEM a esplorare nuove forme di cooperazione, bilaterale e multilaterale, nel settore energetico, segnatamente per quanto riguarda l'attuazione di azioni per migliorare l'efficienza energetica; chiede inoltre ai PSEM di predisporre politiche volte a favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili e la protezione dell'ambiente (attività di raffinazione del petrolio e rischi legati al trasporto di idrocarburi nel Mediterraneo);

70.   considera essenziale che l'Unione europea e i PSEM che sono privi di risorse energetiche avviino un dialogo strategico sulle possibilità di promuovere la produzione di energie rinnovabili su vasta scala e che sia concesso ai PSEM il diritto di partecipare ai programmi dell'Unione europea concernenti la R&S nel campo delle energie rinnovabili;

71.   sottolinea il ruolo che possono svolgere i biocarburanti di prima generazione quale forma di energia alternativa e la loro maggiore competitività commerciale sui mercati dell'energia;

Ambiente e sviluppo sostenibile

72.   plaude all'iniziativa "Orizzonte 2020", varata in occasione del Vertice di Barcellona nel 2005, che è finalizzata a ridurre i livelli di inquinamento nella regione, individuando e contrastando le principali fonti di inquinamento entro il 2020; sottolinea che tale iniziativa è atta a integrare e a rilanciare la strategia mediterranea per lo sviluppo sostenibile approvata nel 1995;

73.   invita la Commissione e i PSEM a concentrarsi sull'obiettivo ambientale principale, vale a dire l'arresto dell'inquinamento del Mediterraneo (in particolare riducendo le emissioni industriali e i rifiuti urbani), concretizzando una migliore forma di cooperazione politica e finanziaria che coinvolga in misura maggiore le autorità regionali e locali nonché i rappresentanti della società civile e del settore privato; invita inoltre la Commissione a effettuare regolari valutazioni dei progressi compiuti in materia;

74.   invita la Commissione a concentrarsi sulla piena attuazione del protocollo di Barcellona sulle fonti terrestri d'inquinamento marino da parte di tutti i paesi del Mediterraneo, soprattutto aumentando il finanziamento del Programma di assistenza tecnica per la protezione dell'ambiente nel Mediterraneo (METAP);

75.   ritiene che questa iniziativa meriti la massima visibilità e debba beneficiare del sostegno pieno e completo del Parlamento europeo, viste le sue importanti implicazioni non solo per lo sviluppo sostenibile della regione (turismo, pesca, agricoltura, accesso all'acqua), ma anche per la qualità della vita nelle regioni costiere;

Industria

76.   rileva con preoccupazione che i PSEM hanno sviluppato industrie specializzate in prodotti a basso contenuto tecnologico e con scarso valore aggiunto che li rendono più fragili di fronte alla concorrenza esterna; reputa necessario, per il successo della ZLS, l'incremento della competitività dell'industria dei PSEM e invita questi paesi ad adottare provvedimenti diretti per aiutare le imprese a potenziare la loro competitività rispetto ai produttori europei e asiatici;

77.   sollecita l'adeguamento del calendario per la liberalizzazione del settore industriale sulla base delle condizioni economiche e sociali (incluso il livello di disoccupazione) in ogni PSEM, nonché del suo impatto ambientale;

78.   invita i PSEM a predisporre politiche regionali nel settore dell'industria che permettano di conseguire maggiori economie di scala e una migliore strategia per lo sviluppo che tenga conto del ruolo delle microimprese e delle piccole e medie imprese (PMI) nella regione; invita la Commissione e i PSEM a promuovere le microimprese e le PMI, sviluppando servizi finanziari efficienti e mettendo a disposizione un'assistenza tecnico-amministrativa che permetta loro di aumentare la loro competitività;

79.   invita inoltre la Commissione e i PSEM a perseguire azioni comuni volte a) alla semplificazione amministrativa, b) al potenziamento della rappresentatività delle associazioni professionali, padronali e sindacali, c) all'accesso all'informazione commerciale, d) all'assistenza tecnica e ai servizi di supporto alle imprese, nonché e) alla formazione permanente;

Settore tessile

80.   ribadisce le sue preoccupazioni per le conseguenze che la scadenza dell'Accordo sui tessili e l'abbigliamento, il 1° gennaio 2005, e la soppressione delle quote hanno avuto per le prestazioni del settore tessile e dell'abbigliamento nei PSEM e nell'Unione europea; ricorda che tale settore è vitale per l'economia di molti PSEM e di alcuni paesi europei; sottolinea che sarebbe utile attuare un programma inteso a rafforzare la competitività del settore, con l'appoggio della Commissione;

81.   ritiene che le principali difficoltà incontrate dal settore tessile potrebbero avere conseguenze negative inevitabili sull'economia degli Stati membri dell'UE e dei PSEM e, indirettamente, sulla costruzione della ZLS; è del parere che, nella definizione della nuova strategia commerciale e d'investimento dell'UE nei confronti della Cina e, più in generale, delle politiche commerciali europee nei confronti dell'Asia, sia opportuno tener conto degli eventuali impatti sui PSEM e sugli Stati membri dell'UE;

82.   invita la Commissione a lanciare, in stretta cooperazione con gli Stati membri e con il settore privato, programmi di assistenza ad hoc per migliorare la competitività della loro industria tessile e per potenziare i loro legami tradizionali con i produttori comunitari;

83.   è del parere che le attuali difficoltà potrebbero essere superate mediante una riorganizzazione del settore affinché, approfittando della prossimità geografica con i mercati europei, esso possa concentrarsi su una produzione di qualità media e alta con tempi di consegna (e di ricostituzione degli stock) più rapidi e a prezzi competitivi;

84.   appoggia la creazione di uno spazio euromediterraneo di produzione quale unico modo per consentire al Mediterraneo meridionale, ma anche a quello settentrionale, di far fronte alla concorrenza di conglomerati regionali competitivi, e per assicurare la salvaguardia della produzione industriale e dell'occupazione; ritiene necessario stanziare fondi europei specifici a sostegno dei programmi di ricerca, innovazione o cooperazione con tale scopo;

85.   sostiene un partenariato euromediterraneo che favorisca la cooperazione e la competitività del settore mediante una politica proattiva di deciso sostegno alla formazione, alla ricerca e allo sviluppo, all'innovazione tecnologica, alla diffusione delle buone prassi e agli scambi d'informazioni sui mercati; raccomanda che sia creata una rete euromediterranea di scuole, istituti di formazione e centri tecnici specializzati nella filiera tessile e dell'abbigliamento, per la promozione del partenariato tecnico, della formazione e dei programmi di ricerca comuni;

86.   segnala che la difficoltà di accesso agli stanziamenti e l'inadeguatezza di taluni strumenti finanziari continuano a rappresentare ostacoli importanti per le PMI del settore; invita la Commissione a prevedere disposizioni idonee a colmare questa lacuna, ma anche incentivi per poter conservare una parte della catena produttiva nei paesi della regione euromediterranea;

Scienza e tecnologia

87.   esprime preoccupazione per la lentezza dei progressi realizzati dalla maggioranza dei PSEM nel settore dell'istruzione e della ricerca scientifica; rileva, nonostante un innegabile aumento dei livelli di scolarizzazione, una persistente mancanza di interazioni fra il mercato del lavoro e il sistema scolastico, che ha pesanti incidenze sulla produttività, sulla qualifica della manodopera e, più generalmente, sulle prospettive di sviluppo della regione;

88.   invita la Commissione e i PSEM ad adottare misure volte a migliorare il sistema scolastico in generale, a prendere maggiormente in considerazione il ruolo dei giovani, a favorire l'aumento degli scambi universitari e l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro, attraverso programmi pedagogici specifici; insiste sul fatto che una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro costituisce un fattore chiave dello sviluppo economico; si compiace delle iniziative adottate dalla "Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture" in merito alle scuole Euromed, ai gruppi Euromed di giovani ricercatori, alle università estive e ai programmi di scambi che permettono di approfondire il dialogo e la cooperazione tra i membri del partenariato euromediterraneo;

89.   esorta i PSEM ad accordare una maggiore priorità a un modello di sviluppo fondato sull'economia della conoscenza e ad aumentare sensibilmente la percentuale del PIL destinato alla ricerca scientifica; invita la Commissione a fornire il proprio sostegno finanziario e tecnico;

90.   invita la Commissione a sostenere la rete interuniversitaria Euromesco, a promuovere l'istituzionalizzazione di partenariati tra università, centri di ricerca, laboratori e istituti di medicina, a favorire la mobilità dei ricercatori, degli insegnanti e dei dottorandi di tali istituti, nonché il potenziamento di programmi di ricerca comuni;

91.   chiede alla Commissione di valutare i meccanismi di finanziamento e di programmazione esistenti, al fine di favorire progetti comuni dell'UE e dei PSEM e di permettere a questi paesi di partecipare in misura maggiore ai programmi quadro di ricerca comunitari;

92.   sottolinea l'importanza della formazione professionale, fattore chiave di sviluppo delle imprese, che deve tradursi nella predisposizione di programmi adattati alle problematiche e alle esigenze incontrate ed espresse dalle imprese;

Commercio e sviluppo

93.   sottolinea che la politica commerciale dell'UE non deve contrastare con gli obiettivi delle sue politiche per lo sviluppo e per la riduzione della povertà, ma deve invece integrare tali obiettivi; ricorda che oltre il 30% della popolazione dei PSEM vive con meno di 2 dollari USA al giorno; invita l'UE a investire in un piano d'azione specifico di lotta alla povertà assoluta e relativa nel Mediterraneo, ossia una versione mediterranea degli "Obiettivi di sviluppo del Millennio", e a conseguire lo sviluppo attraverso il commercio, la versione mediterranea degli aiuti al commercio ("Aid for Trade"), parallelamente ai programmi per la riduzione della povertà;

94.   sottolinea che il microcredito, in particolare per i piccoli proprietari nel settore agricolo, è uno strumento essenziale di lotta contro la povertà nonché di sviluppo sociale ed economico sostenibile in relazione agli obiettivi di sviluppo del Millennio e costituisce inoltre un importante strumento di emancipazione, in particolare per le donne; ritiene che sia opportuno riconoscere questa nuova dimensione microeconomica nel quadro della ZLS e, più in generale, dell'ENP e del processo di Barcellona; invita il Consiglio e la Commissione a sostenere maggiormente le iniziative volte a promuovere la microfinanza nei PSEM, a rafforzare in modo sostanziale i programmi esistenti e a sviluppare e promuovere nuovi sistemi che permettano di facilitare l'accesso al microcredito per il maggior numero di destinatari possibile;

95.   sottolinea l'importanza delle norme fondamentali di diritto del lavoro e dei posti di lavoro dignitosi ai fini dello sviluppo della ZLS; ricorda che, per favorire lo sviluppo e la riduzione della povertà, il commercio deve contribuire al progresso sociale e a condizioni di lavoro dignitose; osserva che le regole del commercio non devono violare la legislazione sociale e la Convenzione quadro dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e che la lotta contro ogni forma di sfruttamento sul lavoro e il rispetto delle libertà sindacali sono essenziali ai fini dell'organizzazione di scambi equi, nell'interesse di tutti; invita la Commissione a lavorare in questo senso, in stretta collaborazione con l'OIL, segnatamente nella prospettiva dell'attuazione dei piani d'azione dell'ENP;

96.   invita la Commissione a tener conto dei criteri non commerciali nell'ambito dei futuri negoziati, affinché l'incremento degli scambi non avvenga a scapito delle condizioni di lavoro delle popolazioni locali; si augura che la ZLS preveda un'agenda per il lavoro accettabile specialmente ideata per i PSEM e che l'UE si impegni a fornire tutta l'assistenza necessaria alla realizzazione di tale programma;

97.   sottolinea la necessità di promuovere codici di condotta negoziati all'interno delle multinazionali, integrandovi gli obiettivi del lavoro dignitoso; raccomanda che le imprese aventi una sede in Europa e filiali nei PSEM verifichino regolarmente il rispetto di tali codici di condotta da parte delle loro filiali; chiede che qualsiasi nuova impresa associata accetti i codici di condotta e renda pubblica tale informazione;

Considerazioni finali

98.   ricorda la decisione del Vertice di Barcellona del 2005 di creare uno spazio di cooperazione reciproca in materia di migrazione, integrazione sociale, giustizia e sicurezza; considera tale spazio come un corollario indispensabile per l'istituzione di una vera e propria ZLS euromediterranea;

99.   ritiene che, sebbene non esistano ancora le condizioni, la ZLS dovrebbe essere integrata con la graduale e condizionata concessione della libera circolazione dei lavoratori, tenendo conto della situazione del mercato del lavoro europeo e delle attuali riflessioni della comunità internazionale sui legami intercorrenti fra migrazione e sviluppo; insiste sull'importanza di una necessaria diminuzione del costo dei trasferimenti delle rimesse dei migranti, per massimizzarne l'utilizzazione nell'economia locale; reputa urgente dar vita a modalità giuridiche e amministrative atte ad agevolare la concessione dei visti specie per gli operatori del partenariato euromediterraneo, gli studenti, gli universitari e gli operatori socioeconomici;

100.   ribadisce la sua preoccupazione per la mancanza di una chiara definizione della politica mediterranea dell'UE e di una visione strategica a lungo termine per lo sviluppo e la stabilizzazione della regione; sottolinea la necessità che il processo di integrazione euromediterraneo divenga nuovamente una priorità politica nell'agenda dell'Unione europea;

101.   deplora la sistematica distruzione del sistema economico e delle infrastrutture del Libano nel corso del recente conflitto con Israele, che provocherà ritardi nello sviluppo del paese e nella creazione della ZLS; prende nota dei risultati della Conferenza sulla ricostruzione del Libano del 25 gennaio 2007 e sostiene gli sforzi che mirano ad organizzare l'aiuto internazionale diretto a questo paese nel lungo termine; invita l'Unione europea (soppressione) nell'ambito del processo di pace in corso, a mantenere un sostegno finanziario adeguato per aiutare i libanesi a fra fronte alle sfide della ricostruzione economica e sociale del loro paese in seguito al conflitto del luglio 2006; manifesta la sua viva preoccupazione per la situazione dei territori palestinesi e invita di conseguenza il Consiglio e la Commissione a fornire, in collaborazione con la comunità internazionale, l'aiuto umanitario essenziale alla popolazione palestinese; prende atto del fatto che Israele ha trasferito una parte delle entrate fiscali e doganali palestinesi che Israele deteneva e invita il governo israeliano a effettuare d'urgenza il versamento di ciò che resta di queste somme bloccate; sollecita la Commissione a insistere sul rispetto delle clausole connesse con il processo di Barcellona, segnatamente la clausola sui diritti umani iscritta negli accordi di associazione e nei vari piani d'azione, al fine di contribuire a un vero e proprio spazio di libertà e di sicurezza nella regione;

102.   ritiene, in particolare tenendo presenti le recenti azioni adottate nel quadro della politica europea di prossimità nonché la nuova presenza della Cina in Africa, che l'obiettivo della politica estera dell'UE nel Mediterraneo consista nel sostenere e incoraggiare le riforme politiche, democratiche e socioeconomiche nei paesi partner, al fine di creare insieme uno spazio di prosperità condivisa;

103.   desidera sottolineare il ruolo svolto dall'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) all'interno del partenariato, in quanto istanza democratica che raccoglie attorno ai tre pilastri del processo di Barcellona parlamentari delle due sponde del Mediterraneo; invita, infine, a rafforzare la cooperazione tra l'APEM, la Commissione e il Consiglio dell'Unione europea in campo economico;

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104.  104 incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, ai capi di Stato e di governo e ai parlamenti degli Stati membri e dei PSEM, nonché all'APEM.

(1) GU C 272 E del 9.11.2006, pag. 570.
(2) GU L 310 del 9.11.2006, pag. 1.
(3) GU L 97 del 30.3.1998, pag. 2.
(4) GU L 147 del 21.6.2000, pag. 3.
(5) GU L 70 del 18.3.2000, pag. 2.
(6) GU L 129 del 15.5.2002, pag. 3.
(7) GU L 304 del 30.9.2004, pag. 39.
(8) GU L 143 del 30.5.2006, pag. 2.
(9) GU L 265 del 10.10.2005, pag. 2.
(10) GU L 187 del 16.7.1997, pag. 3.
(11) GU L 35 del 13.2.1996, pag. 1.
(12) GU C 323 del 4.12.1995, pag. 5.
(13) GU C 378 del 29.12.2000, pag. 71.
(14) GU C 226 E del 15.9.2005, pag. 42.
(15) Soprattutto quelli noti come investimenti "greenfield" o investimenti in una zona nuova.


Bosnia-Erzegovina
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Raccomandazione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 destinata al Consiglio sulla Bosnia-Erzegovina (2006/2290(INI))
P6_TA(2007)0077A6-0030/2007

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio presentata da Doris Pack a nome del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei sulla Bosnia-Erzegovina (BiH) (B6-0615/2006),

–   visto l'accordo concluso il 5 ottobre 2005 tra i rappresentanti dello Stato e delle entità costitutive della BiH, che avalla i principi fondamentali fissati dalla Commissione per la ristrutturazione delle forze di polizia,

–   vista la decisione successivamente adottata dal Consiglio, il 22 novembre 2005, di avviare negoziati con la BiH in vista di un accordo di stabilizzazione ed associazione,

–   visto l'accordo concluso il 18 marzo 2006 dai leader della maggior parte dei principali partiti politici della BiH in merito a una serie di modifiche costituzionali,

–   vista la decisione adottata il 23 giugno 2006 dal comitato direttivo del Consiglio per l'attuazione della pace (Peace Implementation Council - PIC), in cui si invita l'Ufficio dell'Alto rappresentante ad avviare immediatamente i preparativi in vista della chiusura dell'Ufficio stesso il 30 giugno 2007,

–   visto che nella prima parte del 2007 il PIC riesaminerà, e se del caso confermerà, la chiusura dell'Ufficio dell'Alto rappresentante, tenendo conto della situazione generale del paese e della regione,

–   viste le recenti elezioni presidenziali e legislative in BiH,

–   vista la relazione intermedia 2006 sulla BiH presentata dalla Commissione (SEC(2006)1384),

–   viste le conclusioni del Consiglio Affari generali dell'11 dicembre 2006 per quanto riguarda i Balcani occidentali,

–   visti l'articolo 114, paragrafo 3, e l'articolo 90 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri (A6-0030/2007),

A.   considerando che la BiH ha compiuto la transizione dall'attuazione dell'accordo di pace di Dayton del 1995 - che ha posto fine alla guerra più sanguinosa che l'Europa abbia conosciuto dalla fine del secondo conflitto mondiale in quello che era un paese pacifico e multietnico - verso una prospettiva d'integrazione europea, il che rende necessarie modifiche costituzionali,

B.   considerando che i rappresentanti dello Stato e delle due entità avevano concordato che la proposta di riforma delle forze di polizia avrebbe previsto il trasferimento al livello statale di tutte le competenze legislative e di bilancio, l'eliminazione di ogni ingerenza politica nel funzionamento delle forze di polizia e la delimitazione delle unità territoriali in base a criteri puramente tecnici e funzionali,

C.   considerando che detto ccordo prevedeva l'istituzione di una direzione per la ristrutturazione delle forze di polizia, con rappresentanti di tutti i livelli decisionali (Stato, entità e cantoni), il cui compito consisteva nel presentare una proposta per l'attuazione della riforma, compresi suggerimenti per la delimitazione delle nuove unità territoriali di polizia,

D.   considerando che il 22 dicembre 2006 detta direzione competente per l'attuazione della ristrutturazione delle forze di polizia ha presentato al Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina un progetto di programma per l'attuazione della riforma delle strutture di polizia,

E.   considerando che detto progetto di programma fornisce il quadro per l'adempimento delle condizioni preliminari poste dalla Commissione per la conclusione di un accordo di stabilizzazione e associazione con l'Unione europea,

F.   considerando che, durante la recente campagna, i dirigenti della Repubblika Srpska hanno rilasciato a più riprese dichiarazioni che mettevano in dubbio l'accordo sulla proposta riforma delle forze di polizia, che avevano in precedenza sottoscritto,

G.   considerando che il mandato dei rappresentanti della Repubblika Srpska è stato ora confermato dal voto popolare e che i loro partiti sono saldamente rappresentati sia a livello delle entità che a livello dello Stato,

H.   considerando che il pacchetto di modifiche costituzionali sostenuto dai rappresentanti della maggior parte dei principali partiti della BiH contiene una serie di proposte che rafforzano le competenze del livello statale e rettificano alcune disfunzioni concernenti l'autorità legislativa ed esecutiva in BiH,

I.   considerando che tali proposte non modificano il meccanismo di veto delle entità, sebbene tale meccanismo possa seriamente ostacolare il lavoro del Parlamento della BiH,

J.   considerando che nel prossimo futuro si dovrebbe avviare una profonda riflessione tra le diverse componenti della società della BiH sulle soluzioni per superare la rigida divisione etnica del paese, in modo da riformarne le strutture e renderlo più flessibile e compatibile con le democrazie europee,

K.   considerando che il summenzionato pacchetto di modifiche aveva ricevuto l'appoggio della maggioranza del Parlamento della BiH, pur non avendo raggiunto, per due voti soltanto, la soglia richiesta per l'adozione delle modifiche costituzionali,

L.   considerando che la chiusura prematura dell'Ufficio dell'Alto rappresentante, basata sul legittimo desiderio di accrescere il senso di responsabilità per il processo politico e di accelerare il processo di riconciliazione tra i tre principali popoli che vivono in BiH, si ripercuoterebbe sulla stabilità del paese e sul ritmo e i risultati delle riforme amministrative e costituzionali,

M.   considerando che il persistere di forti divisioni etniche in seno alla BiH evidenza la necessità di un sistema scolastico moderno, più integrato e non segregazionista,

N.   considerando che in tale contesto si dovrebbe prendere in considerazione l'esperienza degli istituti d'istruzione interetnici che applicano con successo un modello non segregazionista, come gli istituti patrocinati dalla Chiesa cattolica in BiH,

1.   osserva con preoccupazione che i vincitori delle elezioni legislative e presidenziali, che erano in precedenza partiti moderati, hanno fatto ricorso durante la campagna a toni di scontro e divisione; sollecita i partiti, specialmente quelli che hanno vinto le elezioni - malgrado talune azioni e dichiarazioni negative recenti - ad agire rapidamente per porre le basi di una BiH rafforzata, che si prepari a soddisfare i criteri necessari per la conclusione e l'attuazione dell'accordo di stabilizzazione e associazione e a chiedere, quando sarà il momento, l'adesione all'UE;

2.   accoglie con favore l'istituzione di un governo a livello di Stato e ricorda agli esponenti politici della Bosnia-Erzegovina le urgenti e importanti riforme che occorre avviare, in particolare per quanto concerne la Costituzione dello Stato, l'apparato giudiziario, la pubblica amministrazione, il contesto imprenditoriale, il settore dell'istruzione, gli ambiti fitosanitario e veterinario e il settore ambientale;

3.   ritiene che il progetto di programma per l'attuazione della riforma delle strutture di polizia della BiH presentato di recente stabilisca una ripartizione chiara ed equilibrata delle responsabilità tra il livello statale e quello locale, prevedendo che lo Stato adotti un unico quadro giuridico per l'amministrazione della polizia, assegni le risorse di bilancio e ne controlli l'uso, fornisca i servizi di supporto, provveda al coordinamento delle attività tra i diversi organismi e livelli e assicuri la direzione strategica, senza ledere la necessaria autonomia delle unità di polizia locali;

4.   valuta inoltre positivamente i meccanismi previsti da tale programma per assicurare la trasparenza nella scelta e nella nomina dei capi e funzionari di polizia e per controllare le attività delle forze di polizia a livello statale e locale;

5.   ritiene che le disposizioni di legge volte ad assicurare una struttura di polizia che rispecchi la composizione etnica della popolazione della BiH debbano essere accompagnate da un efficace meccanismo di controllo;

6.   osserva con soddisfazione che i criteri proposti per determinare i distretti di polizia locali si basano sui principi dell'efficienza e della sostenibilità operative e su fattori demografici, sociali, economici e di sicurezza, anziché su confini meramente amministrativi;

7.   sollecita il Consiglio a esercitare pressioni sulle autorità competenti della BiH affinché adottino tutte le misure necessarie per attuare le proposte contenute in suddetto programma; invita altresì il Consiglio a ricordare a tutte le parti che la riforma delle forze di polizia è una condizione preliminare essenziale per la conclusione dell'accordo di stabilizzazione e associazione;

8.   si compiace per la generale collaborazione del governo e delle forze di polizia bosniache con il Tribunale penale internazionale per l'ex-Iugoslavia (ICTY), inclusa la messa a disposizione degli archivi militari; denuncia tuttavia il mancato arresto di tutti i criminali di guerra che latitano sul territorio e la sparizione di molti documenti utili alle indagini;

9.   invita la leadership politica della BiH a proseguire gli sforzi per cooperare pienamente con il Tribunale penale internazionale per l'ex-Iugoslavia e smantellare le reti che forniscono appoggio a persone imputate di crimini di guerra;

10.   plaude alla decisione delle autorità della Republika Srpska di istituire un organo speciale incaricato di migliorare la cooperazione della Republika con l'ICTY ai fini dell'attuazione al piano d'azione ad hoc; si attende in tale contesto risultati concreti, nel prossimo futuro, per quanto concerne la cattura dei principali latitanti;

11.   esorta la BiH a proseguire negli sforzi di miglioramento delle sue politiche economiche e fiscali, e in particolare a rafforzare il coordinamento fiscale, contribuendo così alla stabilità dell'erario;

12.   invita la leadership della BiH a risolvere ogni controversia sui confini ancora aperta con i paesi confinanti, e in particolare a rispettare e ratificare un accordo sulla fissazione delle frontiere terrestri e fluviali;

13.   invita i leader della BiH a proseguire nei loro sforzi per dare piena attuazione alle riforme concordate in materia di emittenza radiotelevisiva pubblica;

14.   invita le autorità della BiH ad attuare rapidamente le priorità individuate nel quadro del partenariato europeo; ribadisce che la politica complessiva dell'UE nei confronti della BiH e dell'intera regione dei Balcani occidentali è basata su una chiara prospettiva d'integrazione europea quale enunciata nell'Agenda di Salonicco del giugno 2003;

15.   ritiene che sia necessario rilanciare immediatamente il dibattito costituzionale, partendo dai risultati sinora conseguiti ma prevedendo anche:

   una revisione approfondita del meccanismo di veto delle entità, il cui campo d'applicazione dovrebbe limitarsi alle questioni che rientrano nella competenza congiunta dello Stato e delle entità;
   un'interpretazione chiara, esaustiva e accurata della nozione di "interessi nazionali vitali", onde prevenire qualsiasi ricorso indebito, per ragioni etniche e a scopo puramente ostruzionistico, al relativo meccanismo di veto;
   una razionalizzazione più coraggiosa dell'apparato amministrativo della BiH, allo scopo di rendere più semplice e rapido il processo decisionale;

16.   ritiene che il dibattito dovrebbe essere condotto pubblicamente, con la partecipazione della società civile e di esperti nazionali e internazionali; reputa che sia necessario coinvolgere l'opinione pubblica in tale processo affinché il risultato finale sia condiviso e considerato legittimo da tutti;

17.   invita il Parlamento della BiH a valutare l'opportunità di istituire una commissione specificamente incaricata di elaborare proposte esaustive per la riforma della costituzione;

18.   ritiene che l'Unione europea dovrebbe svolgere un ruolo trainante, sotto l'egida del Rappresentante speciale dell'UE, nel rilanciare il dibattito costituzionale, in particolare favorendo il dialogo tra le parti, sostenendo iniziative volte a promuovere la discussione pubblica e fornendo assistenza tecnica, in termini di consulenza specialistica, ai parlamentari della Bosnia-Erzegovina direttamente coinvolti;

19.   esprime preoccupazione per il persistere di barriere etniche in BiH che ostacolano lo sviluppo di un'identità nazionale; ritiene che i meccanismi costituzionali previsti dall'accordo di Dayton rendano più difficile l'eliminazione di tali barriere; ricorda che l'esperienza dell'Unione europea indica che un'identità comune è assolutamente compatibile con il rispetto delle tradizioni culturali e religiose dei popoli interessati;

20.   accoglie pertanto con favore una recente dichiarazione in cui il governo della Republika Srspka, per voce del suo Primo Ministro, si assume l'impegno di prevenire eventuali disordini che potrebbero aver luogo in relazione alla soluzione dello status del Kosovo;

21.   ritiene che, nel quadro dell'assistenza UE - il cui obiettivo principale, dopo la fase della ricostruzione, è stato soprattutto quello di agevolare il recepimento del diritto comunitario - occorrerà prestare maggiore attenzione al problema del "peso del passato", compresa la questione delle persone che risultano disperse dall'epoca del sanguinoso conflitto, e alla promozione, in BiH, di un sistema scolastico non discriminatorio e volto all'inclusione, basato sulla tolleranza e il rispetto della diversità;

22.   ricorda che in pratica ciò significa porre fine alla segregazione dei diversi gruppi etnici scolarizzati sotto lo stesso tetto, avviare un dibattito sull'introduzione di un programma di studi comune per gli alunni che frequentano la scuola dell'obbligo, dedicare particolare attenzione al modo in cui viene insegnata la storia e migliorare la formazione continua degli insegnanti;

23.   invita la Commissione a stanziare risorse sufficienti, nel quadro del nuovo strumento di preadesione, per entrambi gli obiettivi di cui sopra, anche attraverso il sostegno alla Commissione internazionale per i dispersi, e sollecita il Consiglio, tramite il Rappresentante speciale dell'UE, a promuovere iniziative in proposito; è dell'avviso che il sistema scolastico attuale possa rappresentare una seria minaccia per la sicurezza del paese;

24.   ritiene che sarebbe nell'interesse dei cittadini della BiH, e in accordo con il loro desiderio di evitare conflitti in futuro, istituire una Commissione nazionale per la verità e la riconciliazione nel paese, incaricata di indagare e riferire sugli abusi sofferti in passato nonché di mettere a punto raccomandazioni per l'adozione di iniziative volte ad affrontare questo doloroso retaggio e ad evitare il ripetersi di tali barbarie;

25.   osserva che l'istruzione è lo strumento di riconciliazione per eccellenza; ritiene che le giovani generazioni della BiH dovrebbero affrontare il passato e imparare da esso, come fecero i giovani europei al termine della seconda guerra mondiale, che il futuro sta nel superamento delle divisioni, nella promozione della comprensione reciproca e nel rafforzamento dei valori della solidarietà, della tolleranza, della democrazia, dei diritti umani e dell'uguaglianza tra i cittadini del paese;

26.   fa riferimento, in questo contesto, alla messa a punto di corsi di mediazione paritetica interetnica nelle scuole nonché di classi integrate, quale via per il superamento della segregazione, ufficiale e non, nel sistema d'istruzione della Federazione di Bosnia ed Erzegovina;

27.   mette pertanto in guardia da qualsiasi tentativo di ritagliare all'interno della BiH territori monoetnici; ricorda ai politici della BiH che la comunità internazionale non tollererà alcuna misura o politica suscettibile di minare, direttamente o indirettamente, il carattere multietnico, l'integrità territoriale, la stabilità e l'unità della BiH e delle sue entità; invita l'Alto rappresentante per la Bosnia-Erzegovina ad essere particolarmente vigile al riguardo e a promuovere con più vigore la reintegrazione dei profughi e degli sfollati in tutto il territorio della BiH e, in particolare, nella Republika Srpska, nella quale i risultati ottenuti in proposito sono stati finora deludenti;

28.   si compiace per l'apertura del primo ciclo di negoziati tra l'UE e la BiH sulle agevolazioni in materia di visti e spera vivamente che le trattative si concludano entro il giugno 2007, di modo che l'accordo possa entrare in vigore nel 2008; sottolinea che l'obiettivo finale dev'essere quello di rendere più facile l'accesso al territorio dell'UE per tutti i cittadini dei paesi dei Balcani occidentali; invita la Commissione a sostenere tale processo, in particolare attraverso misure volte a rafforzare la cooperazione nel campo dei controlli di polizia e di frontiera;

29.   valuta positivamente il ruolo svolto dalla Forza dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina (EUFOR) nel garantire un contesto sicuro in BiH; ritiene che la riduzione degli effettivi decisa di recente dal Consiglio costituisca un chiaro segno dell'accresciuta stabilità nella regione;

30.   plaude al lavoro svolto dalla Missione di polizia dell'UE in Bosnia ed Erzegovina a sostegno dello sviluppo di forze di polizia moderne ed efficienti in BiH; ritiene che il futuro della missione andrebbe esaminato anche alla luce dei progressi della riforma delle forze di polizia;

31.   si compiace del fatto che la BiH abbia sottoscritto molte convenzioni internazionali e varato varie leggi miranti a garantire e promuovere i diritti delle donne; sollecita il governo della BiH a proseguire negli sforzi per dare attuazione pratica ai principi sanciti in detti strumenti internazionali e nazionali;

32.   appoggia infine, alla luce delle incertezze che ancora avvolgono il futuro della BiH, la deliberazione del PIC di rivedere la sua decisione del 23 giugno 2006 e di mantenere l'Ufficio con tutte le sue prerogative fino al giugno 2008; ritiene che tale proroga dovrebbe altresì essere utilizzata per trasferire maggiori competenze alle autorità locali; accoglie con favore il fatto che il Consiglio abbia adottato un'azione comune per quanto riguarda il Rappresentante speciale dell'UE in Bosnia-Erzegovina, che estende i termini del mandato al fine di attribuire al Rappresentante speciale un ruolo chiaro nella prosecuzione delle riforme costituzionali nella BiH;

33.   sottolinea la necessità che la comunità internazionale parli con una voce sola in BiH; deplora il recente annuncio dell'Alto rappresentante e del Rappresentante speciale in carica relativo alla sua intenzione di dimettersi nel giugno 2007 ed elogia il lavoro che egli ha svolto nel corso del suo mandato; sollecita il Consiglio a tenere una discussione approfondita sulla natura, i termini e la durata della presenza internazionale in BiH;

34.   ritiene inoltre che, quando l'Ufficio dell'Alto rappresentante chiuderà, l'UE dovrà fornire un sostegno forte e coordinato per aiutare la BiH a realizzare il più rapidamente e completamente possibile l'obiettivo a lungo termine dell'integrazione europea; ritiene che il Rappresentante speciale dell'UE debba pronunciarsi con forza a nome dell'Unione europea, tra l'altro nell'ambito del coordinamento di tutte le istituzioni ed agenzie dell'UE in BiH;

35.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio Affari generali e, per conoscenza, alla Commissione, al Rappresentante speciale/Alto rappresentante dell'UE per la Bosnia-Erzegovina, nonché ai governi e ai parlamenti di Bosnia ed Erzegovina, della Repubblica Srpska e della Federazione di Bosnia ed Erzegovina.


Carta dei diritti fondamentali
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sul rispetto della Carta dei diritti fondamentali nelle proposte legislative della Commissione: metodologia per un controllo sistematico e rigoroso (2005/2169(INI))
P6_TA(2007)0078A6-0034/2007

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione sul rispetto della Carta dei diritti fondamentali nelle proposte legislative della Commissione (COM(2005)0172),

–   visti gli articoli 6 e 7 del trattato sull'Unione europea,

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea(1) proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000,

–   visto il trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, firmato il 29 ottobre 2004 a Roma, che integra le disposizioni della Carta dei diritti fondamentali al fine di conferire loro un carattere giuridicamente vincolante,

–   vista la sua risoluzione del 20 aprile 2004 sulla comunicazione della Commissione in merito all'articolo 7 del trattato sull'Unione europea: Rispettare e promuovere i valori sui quali è fondata l'Unione(2),

–   vista la sua risoluzione del 26 maggio 2005 sulla promozione e protezione dei diritti fondamentali: il ruolo delle istituzioni nazionali ed europee, compresa l'Agenzia dei diritti fondamentali(3),

–   vista la relazione annuale 2005 sulla situazione dei diritti fondamentali dell'Unione europea, elaborata dalla rete di esperti indipendenti dell'Unione europea,

–   visto il regolamento (CE) n. 168/2007 del Consiglio, del 15 febbraio 2007, che istituisce l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali(4) e la dichiarazione sulla cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale,

–   visto il discorso pronunciato dal Presidente designato dalla Commissione, José Manuel Barroso, in occasione della sessione plenaria del Parlamento del 17 novembre 2004,

–   visti gli articoli 45, 34 e 91 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni nonché il parere della commissione per gli affari costituzionali (A6-0034/2007),

A.   considerando che l'Unione si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché dello stato di diritto, principi che sono comuni a tutti gli Stati membri (articolo 6 del trattato UE),

B.   considerando che al Parlamento, quale rappresentanza delle cittadine e dei cittadini dell'Unione eletta direttamente, spetta una rilevante responsabilità nella realizzazione di tali principi,

C.   considerando che tale responsabilità è tanto più grande in quanto, secondo lo stato attuale dei trattati:

   - il diritto di ricorso diretto al giudice europeo da parte dei singoli permane molto limitato(5),
   - non esiste la possibilità di ricorsi collettivi ("collective action"),
   - in più settori sono limitate (cfr. il titolo IV del trattato CE e l'articolo 35 del trattato UE) se non inesistenti (secondo pilastro, titolo V del trattato UE(6)) persino le competenze della Corte,
  

il che impone al legislatore europeo una prudenza ancor maggiore quando legifera su materie che potrebbero incidere sulla protezione dei diritti fondamentali,

D.   considerando che una procedura di valutazione del rispetto della Carta dei diritti fondamentali in tutte le proposte legislative rappresenta una delle conseguenze strettamente contestuali al riconoscimento della Carta da parte del Parlamento, del Consiglio e dalla Commissione nonché di tutti gli Stati membri e alla sua solenne proclamazione dinanzi alle cittadine e ai cittadini dell'Unione il 7 dicembre 2000 a Nizza,

E.   ricordando che la portata effettiva dei diritti fondamentali, quale risulterebbe dall'applicazione dell'articolo 6, paragrafo 2, del trattato UE, è ancor oggi soprattutto il frutto dell'interpretazione giurisdizionale, ma che il legislatore europeo dovrebbe anche rendere manifesta l'interpretazione da dare a tali diritti,

F.   ricordando che, nel proclamare la Carta dei diritti fondamentali, il Parlamento, il Consiglio e la Commissione hanno convenuto delle definizioni per tali diritti e che, per evidenti ragioni di coerenza e buona fede, devono ormai farvi riferimento in fase di elaborazione della legislazione dell'Unione (cfr. la summenzionata comunicazione della Commissione COM(2005)0172),

G.   prendendo atto del fatto che, una volta recepiti nella legislazione dell'Unione, i diritti sanciti nella Carta acquisiscono un valore vincolante attraverso la legislazione europea che vi si ispira,

H.   considerando che la sistematicità, la profondità, l'obiettività, l'apertura e la trasparenza della procedura di controllo del rispetto dei diritti fondamentali nelle proposte legislative rivestono ancora maggiore importanza, in quanto fino ad oggi la Carta dei diritti fondamentali non è purtroppo giuridicamente vincolante; sottolineando, tuttavia, che nel corso degli anni la Carta dei diritti fondamentali è diventata un testo di riferimento per le giurisdizioni europee, come il Tribunale di primo grado, la Corte di giustizia(7), la Corte europea dei Diritti dell'uomo di Strasburgo, nonché per numerose corti costituzionali,

I.   considerando che il legislatore europeo, in sede di valutazione preliminare dell'impatto di una nuova legislazione europea sui diritti fondamentali, deve coinvolgere nella sua riflessione sia il legislatore nazionale che la società civile e il mondo accademico e avvalersi della competenza di altre organizzazioni internazionali, come il Consiglio d'Europa e le Nazioni Unite; ritenendo che, in tal modo, il legislatore europeo favorirebbe la formazione di una cultura sempre più diffusa dei diritti fondamentali, com'è già avvenuto nel corso dell'elaborazione di taluni atti giuridici in materia di protezione della vita privata, del diritto di famiglia e del diritto alla trasparenza,

J.   considerando che la proposta della Commissione sull'approfondimento e una migliore visibilità per l'opinione pubblica della procedura di controllo del rispetto dei diritti fondamentali nelle proposte legislative, applicata dal 2001, rappresenta un evidente progresso nel quadro del suo progetto inteso a promuovere nell'Unione un'autentica "cultura dei diritti fondamentali",

K.   considerando che tale procedura manifesta tuttavia un carattere eccessivamente interno, che i criteri sono troppo restrittivi, che il ruolo del Parlamento europeo è insufficiente e che le proposte di integrare i parlamenti degli Stati membri, come la proposta della Camera dei Lord britannica(8), continuano ad essere trascurate, analogamente a quanto accade per il necessario dialogo permanente tra le istituzioni europee e la collaborazione con organizzazioni indipendenti al fine di accrescere l'obiettività,

L.   considerando che un'autentica "cultura dei diritti fondamentali" dell'Unione presuppone lo sviluppo di un sistema globale di controlli in materia di diritti fondamentali, che includa il Consiglio e le decisioni relative alla cooperazione intergovernativa,

M.   considerando che un'autentica "cultura dei diritti fondamentali" consiste non solo nel rispetto passivo delle norme, ma anche nella promozione attiva dei diritti fondamentali e nell'intervento in caso di violazioni o di protezione insoddisfacente dei diritti fondamentali da parte degli Stati membri,

N.   considerando che il sistema globale di controlli in materia di diritti fondamentali deve prevedere un dibattito annuale che coinvolga le tre istituzioni e i parlamenti nazionali, segnatamente allorché il Parlamento illustra i progressi realizzati e i problemi incontrati nello sviluppo dell'Unione europea in quanto spazio di libertà, sicurezza e giustizia,

O.   considerando che in occasione di tale dibattito sarebbe possibile esaminare contemporaneamente:

   la relazione annuale dell'Agenzia per i diritti fondamentali,
   una relazione specifica della Commissione nel quadro di una relazione generale sull'applicazione del diritto comunitario,
   una relazione del Consiglio sugli aspetti che considera significativi per l'anno precedente in relazione al rispetto dei diritti fondamentali all'interno dell'Unione e da parte degli Stati membri,

P.   ricordando che in occasione di queste discussioni annuali le istituzioni dovrebbero verificare l'opportunità di rivedere le disposizioni legislative suscettibili di aver ridotto l'esercizio delle libertà per ragioni di pubblica sicurezza,

Q.   considerando che l'esistenza di prigioni segrete e i rapimenti illegali operati dalla CIA nel quadro della lotta al terrorismo, le lentezze nella soluzione dei casi e la carente cooperazione di numerosi governi o ancora la diffusione di informazioni relative ai passeggeri aerei e ai conti bancari tramite SWIFT in assenza di una base legale servono soltanto a incrinare la fiducia delle cittadine e dei cittadini nella capacità e nella volontà delle istituzioni europee di tutelare i diritti fondamentali e sanzionarne le violazioni,

1.   ricorda la storica missione di istituire nel contesto della "creazione di un'Unione sempre più stretta" (articolo 1 del trattato UE) anche strumenti per la libertà oltre a sviluppare strumenti per la sicurezza e il diritto nonché il progresso economico e sociale;

2.   sottolinea la necessità di superare la crisi del processo costituzionale, di mantenere le conquiste fondamentali del trattato costituzionale e di sancire il carattere giuridicamente vincolante della Carta dei diritti fondamentali;

3.   si compiace per le proposte della Commissione volte ad approfondire e ad accrescere la visibilità della procedura di controllo del rispetto dei diritti fondamentali nelle proprie proposte legislative, vedendo in ciò un primo risultato positivo delle ambiziose misure annunciate in Parlamento a tutela dei diritti fondamentali il 17 novembre 2004 dal Presidente della Commissione, José Manuel Barroso, e del gruppo di lavoro da lui istituito a tale scopo;

4.   invita la Commissione a rendere più trasparente il processo di monitoraggio e a consultarsi con i pertinenti attori nella società civile, in particolare con quelli potenzialmente interessati dalla proposta della Commissione del caso;

5.   sottolinea che i controlli "sistematici'proposti dalla Commissione rendono assolutamente necessario che ogni proposta legislativa venga effettivamente controllata a fondo e che ne sia motivato il risultato;

6.   invita la Commissione a verificare che le proposte legislative siano conformi non solo alla Carta dei diritti fondamentali ma anche all'insieme degli strumenti giuridici europei ed internazionali riguardanti i diritti fondamentali e i diritti derivati dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto europeo;

7.   sottolinea che un monitoraggio veramente sistematico e rigoroso dei diritti fondamentali richiede non solo una semplice verifica di eventuali errori giuridici occorsi nel determinare il giusto equilibrio tra la libertà del singolo e le esigenze dell'interesse generale, ma anche sempre un'analisi politica per poter individuare, tra le varie soluzioni esenti da errori di valutazione, quella che introduce il miglior rapporto tra la definizione dell'obiettivo e la restrizione dei diritti fondamentali (ottimizzazione in materia di politica dei diritti fondamentali);

8.   ritiene utile concentrare il monitoraggio sui diritti fondamentali specifici di volta in volta interessati e reputa indispensabile indicarli esplicitamente e singolarmente nei considerando;

9.   auspica che la metodologia indicata, con cui la Commissione intende dare attuazione alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea nelle sue proposte legislative, possa trovare pratica e concreta attuazione;

10.   ribadisce l'importanza che il controllo sistematico interno sul rispetto dei diritti fondamentali nella fase di elaborazione delle proposte legislative sia oggetto di un'apposita relazione illustrativa, volta a motivare giuridicamente il rispetto di tali diritti;

11.   invita la Commissione a rivedere la sua decisione di classificare nella valutazione d'impatto le proprie considerazioni sui diritti fondamentali nelle tre categorie esistenti - effetti sul piano economico, sociale e ambientale - e a creare una categoria specifica "impatto sui diritti fondamentali", dato che soltanto in questo modo è possibile garantire che siano presi in considerazione tutti gli aspetti dei diritti fondamentali;

12.   sottolinea il diritto della Commissione a ritirare la propria proposta prima dell'approvazione da parte del Consiglio, qualora nel corso dell'intera procedura legislativa subentrino dei cambiamenti che violano un diritto fondamentale;

13.   respinge la riserva della Commissione di presentare un ricorso di annullamento "previo esame politico caso per caso", e sottolinea espressamente l'assoluta priorità della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali rispetto a tutte le considerazioni politiche;

14.   ritiene necessario estendere la procedura di rispetto della Carta dei diritti fondamentali all'intera procedura legislativa nonché alla comitatologia, rafforzare la posizione del Parlamento, definire con precisione il ruolo dell'Agenzia per i diritti fondamentali e avvalersi maggiormente del suo sostegno;

15.   considera la possibilità di modificare l'articolo 34 del suo regolamento al fine di affidare alla commissione per le libertà civili la valutazione dell'impatto delle proposte legislative, delle misure e delle disposizioni pertinenti in materia di diritti fondamentali e modificare gli articoli 91 e 115 del suo regolamento in modo tale che le risoluzioni del Parlamento possano contemplare anche gli affari interni degli Stati membri, per poter onorare tempestivamente le proprie responsabilità nel quadro degli articoli 6 e 7 del trattato UE;

16.   sottolinea che, nonostante l'esistenza di meccanismi generali di consultazione, sia importante un maggior coinvolgimento delle organizzazioni e degli enti esterni indipendenti, che si occupano specificamente di questioni legate ai diritti fondamentali; a tal proposito, invita pertanto la Commissione a prevedere un meccanismo specifico di consultazione di tali organizzazioni ed enti durante la procedura di elaborazione delle proposte legislative aventi un impatto sui diritti fondamentali;

17.   invita il Consiglio a rafforzare il monitoraggio sistematico dei diritti fondamentali anche in materia di cooperazione intergovernativa, a rendere pubblici i risultati e ad assicurarsi altresì il sostegno dell'Agenzia per i diritti fondamentali;

18.   ribadisce che il Parlamento e altre Istituzioni dell'Unione europea possono beneficiare, nel quadro del processo legislativo, ove opportuno e su base volontaria, delle competenze in materia di diritti fondamentali acquisite dall'Agenzia per i diritti fondamentali, anche nel settore della cooperazione giudiziaria e di polizia;

19.   ricorda che né i trattati, né il regolamento (CE) n. 168/2007 precludono la possibilità che il Parlamento si avvalga dell'assistenza dell'Agenzia per i diritti fondamentali nell'applicazione dell'articolo 7 del trattato UE; si aspetta che, nel quadro pluriennale e nel programma di lavoro annuale, la Commissione e l'Agenzia per i diritti fondamentali provvederanno alle necessarie risorse finanziarie e umane, affinché l'Agenzia per i diritti fondamentali sia in grado di rispondere adeguatamente alle richieste del Parlamento nell'esercizio dei suoi poteri, in conformità dell'articolo 7 del trattato UE;

20.   sottolinea l'importanza di predisporre adeguate modalità di comunicazione ed informazione ai cittadini e alle istituzioni europee circa il controllo interno del rispetto dei diritti fondamentali, anche mediante la redazione di relazioni periodiche in materia;

21.   invita i parlamenti degli Stati membri a verificare la compatibilità di tutte le decisioni e di tutte le misure con la Carta dei diritti fondamentali, soprattutto in materia di cooperazione di polizia e giudiziaria e nel quadro della politica estera e di sicurezza comune, affinché sia salvaguardata l'indivisibilità dei diritti fondamentali e ne sia garantito un monitoraggio sistematico e scrupoloso in tutte le politiche dell'Unione;

22.   invita il Consiglio e la Commissione, conformemente all'articolo 4 del trattato UE e agli articoli 200 e 212 del trattato CE, a presentare annualmente al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali una relazione sulla politica dei diritti fondamentali dell'Unione e ad avviare un dialogo sistematico, aperto e permanente sulla tutela dei diritti fondamentali nell'Unione;

23.   invita la Commissione e il Consiglio a riferire al Parlamento sul seguito dato alle relazioni elaborate dalla rete di esperti nazionali;

24.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi candidati.

(1) GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.
(2) GU C 104 E del 30.4.2004, pag. 408.
(3) GU C 117 E del 18.5.2006, pag. 242.
(4) GU L 53 del 22.2.2007, pag. 1.
(5) Sentenza della Corte del 25 luglio 2002 nella causa C-50/00 P, Unión de Pequeños Agricultores contro Consiglio dell'Unione europea, Racc. 2002 pag. I-6677.
(6) Ordinanza del Tribunale di primo grado del 7 giugno 2004 nella causa T-338/02, Segi e altri contro Consiglio dell'Unione europea, Racc. 2004, pag. II-1647.
(7) Sentenza della Corte di giustizia del 27 giugno 2006 nella causa C-540/03, Parlamento europeo contro Consiglio dell'Unione europea, sul diritto al ricongiungimento familiare dei figli minorenni di cittadini di paesi terzi (direttiva 2003/86/CE).
(8) House of Lords, European Union Committee, 16th Report of Session 2005-06, "Human Rights Proofing EU Legislation", 29 Novembre 2005, par. 149.


Negoziato di un accordo di associazione tra l'Unione europea e l'America centrale
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Raccomandazione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 destinata al Consiglio sul mandato a negoziare un accordo di associazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e i paesi dell'America centrale, dall'altro (2006/2222(INI))
P6_TA(2007)0079A6-0026/2007

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio presentata da Willy Meyer Pleite a nome del gruppo GUE/NGL sugli orientamenti per la negoziazione di un accordo di associazione tra l'Unione europea e l'America centrale (B6-0417/2006),

–   visto il paragrafo 31 della Dichiarazione di Vienna, in cui si richiama la decisione, adottata dall'Unione europea e dall'America centrale in occasione del IV Vertice Unione europea-America latina e Caraibi (ALC), svoltosi il 12 maggio 2006 a Vienna, di avviare negoziati in vista della conclusione di un accordo di associazione che includa un dialogo politico, programmi di cooperazione e un accordo commerciale,

–   visto il titolo V del trattato sull'Unione europea,

–   vista la sua risoluzione, del 15 novembre 2001, su una partnership globale e una strategia comune per le relazioni tra l'Unione europea e l'America latina(1),

–   vista la sua risoluzione, del 27 aprile 2006, su una cooperazione rafforzata fra Unione europea e America latina(2),

–   visti l'articolo 114, paragrafo 3, e l'articolo 83, paragrafo 5, del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per il commercio internazionale (A6-0026/2007),

A.   considerando che il rispetto della democrazia e dello Stato di diritto e il pieno godimento dei diritti umani da parte di tutte le persone, come pure il pieno rispetto dei diritti civili e politici dei cittadini delle due regioni, sono le condizioni fondamentali per lo sviluppo dell'associazione tra le parti, come è stato deciso a Vienna,

B.   considerando che la garanzia del pieno godimento dei diritti fondamentali per tutti i cittadini, in particolare per le persone meno favorite come quelle appartenenti ai popoli indigeni, e il potenziamento della loro partecipazione sociale e politica, costituiscono elementi fondamentali dell'accordo,

C.   considerando che gli orientamenti per la negoziazione del futuro accordo di associazione economica, concertazione politica e cooperazione devono adattarsi al desiderio delle parti, esposto al paragrafo 31 della Dichiarazione di Vienna, di concludere un accordo di associazione globale, ovvero che ribadisca la convinzione che la relazione con l'America centrale implica un'associazione politica ed economica con la regione e con i suoi diversi paesi che tenga conto delle asimmetrie e delle disparità esistenti tanto tra le due regioni quanto tra i diversi paesi centroamericani, che comprenda pertanto disposizioni essenziali in materia di cooperazione allo sviluppo e coesione sociale, e che aspiri, a termine, al libero scambio,

D.   considerando che la creazione dell'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana (EuroLat) ha rappresentato un passo decisivo verso il rafforzamento della legittimità democratica e della dimensione politica delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina, e in particolare tra l'UE e l'America centrale, e che tale Assemblea costituirà un foro permanente di dialogo politico tra le due regioni,

E.   considerando che gli orientamenti per la negoziazione del futuro accordo devono tenere presenti le circostanze economiche, politiche e sociali esistenti nella maggior parte dei paesi centroamericani, come pure le disparità di sviluppo tra le due regioni e le caratteristiche delle relazioni economiche nell'America centrale (concentrazione del commercio regionale in pochi paesi, elevata dipendenza dall'esportazione di prodotti tradizionali, bassi livelli di investimenti stranieri diretti dell'UE nella regione, ecc.),

1.   rivolge al Consiglio le seguenti raccomandazioni di:

   a) inserire espressamente nel mandato negoziale la base giuridica su cui si negozierà il nuovo accordo di associazione, la quale deve essere costituita dall'articolo 310 del trattato CE in combinato disposto con l'articolo 300, paragrafo 2, primo comma, prima frase, e con l'articolo 300, paragrafo 3, secondo comma;
   b) specificare nel mandato di negoziazione che l'obiettivo dell'accordo di associazione tra l'UE e l'America centrale include la liberalizzazione progressiva degli scambi commerciali in condizioni di giustizia e reciproco vantaggio basato sulla complementarietà e la solidarietà, il dialogo politico e la cooperazione, oltre al consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto e il pieno rispetto dei diritti umani, civili e politici, la coesione sociale, lo sviluppo umano sostenibile, i diritti economici e sociali, senza dimenticare la dimensione culturale e ambientale di tali diritti;
   c) prevedere negli orientamenti per la negoziazione i meccanismi necessari per assicurare che le disposizioni del futuro accordo si adattino perfettamente al mandato del trattato sull'Unione europea secondo cui il contributo allo sviluppo umano sostenibile, quale definito dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo del 1996, la promozione della cooperazione internazionale, lo sviluppo e il consolidamento della democrazia nonché il rispetto dei diritti umani costituiscono gli obiettivi fondamentali dell'Unione;
   d) individuare in detti orientamenti, tenendo presente la vulnerabilità che caratterizza lo sviluppo centroamericano sul piano socioeconomico, ambientale e democratico, i temi centrali intorno ai quali si svilupperanno l'ordine del giorno e il dialogo politico, compreso l'aggiornamento degli obiettivi e delle impostazioni di temi quali la governabilità democratica, la lotta contro il terrorismo, il mantenimento della pace e della sicurezza e la gestione dei conflitti; inserirne altri nuovi, come la riduzione della povertà, l'appoggio alla coesione sociale, la migrazione e gli scambi umani, la lotta contro la criminalità e in particolare contro la violenza con collegamenti transnazionali (traffico di droga, di armi leggere e di esseri umani, attività di bande organizzate come le "maras") ecc.; e avviare azioni concrete in materia di adozione di posizioni comuni nelle sedi internazionali e in seno alle Nazioni Unite in modo da poter conseguire un'autentica concertazione politica sul piano internazionale tra le due regioni;
   e) prevedere la designazione dei membri della commissione parlamentare mista Unione europea-America centrale, che sarà istituita nel quadro del nuovo accordo di associazione, tra i deputati del Parlamento europeo, del Parlamento centroamericano e dei parlamenti nazionali non ancora appartenenti ad alcuna assemblea a carattere regionale e i deputati dell'EuroLat, quale espressione concreta di appoggio al processo di integrazione regionale in America centrale e all'Associazione strategica biregionale UE-ALC;
   f) inserire negli orientamenti per la negoziazione riferimenti specifici alla partecipazione appropriata della società civile al nuovo dialogo politico, proponendo l'organizzazione di conferenze periodiche con i rappresentanti della società civile sia nell'UE che nell'America centrale e la concessione a detti rappresentanti dello statuto di osservatori nelle riunioni interministeriali, e agevolando la loro partecipazione attiva ai convegni, alle commissioni e alle sottocommissioni settoriali corrispondenti, in tutte le fasi di discussione, negoziazione e monitoraggio del processo;
   g) attribuire inoltre un ruolo chiave al sostegno alla lotta contro l'impunità e la corruzione nonché prevedere azioni e programmi a favore del rafforzamento dell'istituzionalità democratica in America centrale;
   h) prevedere negli orientamenti per la negoziazione il rafforzamento del sostegno fornito dall'Unione europea all'integrazione centroamericana nonché alla riforma e al rafforzamento del suo quadro normativo e delle sue istituzioni – tra cui il Segretariato generale, il Parlamento centroamericano e la Corte centroamericana di giustizia – ai fini di una maggiore efficacia, rappresentatività e legittimità delle stesse, in particolare per quanto riguarda l'unione doganale, la libera circolazione delle persone, le politiche comuni, l'armonizzazione delle legislazioni e la creazione di un meccanismo di finanziamento proprio;
   i) includere gli obiettivi di sostegno all'integrazione regionale – segnatamente l'integrazione delle infrastrutture materiali, dei trasporti, delle comunicazioni e dell'energia – tra gli obiettivi del prossimo mandato esecutivo della Banca europea per gli investimenti in America latina, di modo che l'azione di tale istituzione diventi un complemento efficace del nuovo accordo;
   j) collaborare con i paesi centroamericani per sostenere i loro sforzi contro la produzione e il commercio illegali di stupefacenti; parte di questa azione dovrebbe consistere in un'offerta di programmi volti ad aiutare gli agricoltori ad avviare coltivazioni alternative, di cui l'UE possa contribuire a garantire efficacemente la commercializzazione;
   k) garantire l'inserimento e l'applicazione della clausola democratica negli orientamenti per la negoziazione dell'accordo di associazione e stabilire meccanismi volti ad assicurare la continuità del regime di incentivi lavorativi e ambientali del Sistema di preferenze generalizzate (SPG)(3), compreso l'SPG Plus, mediante clausole di natura sociale o ambientale; fare esplicitamente riferimento a meccanismi concreti che ne garantiscano l'operatività, e prevedere in particolare una relazione annuale al Parlamento europeo sul seguito dato dalla Commissione alla materia;
   l) tenere conto del fatto che l'SPG, compreso l'SPG Plus, è un regime autonomo dell'UE di cui beneficiano i paesi dell'America centrale in funzione dei rispettivi livelli di sviluppo;
   m) tenere presenti le specificità della regione centroamericana e la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) nella regione nell'ambito delle disposizioni in materia di cooperazione allo sviluppo del nuovo accordo, e partire dall'assunto che la formazione del capitale umano e lo scambio culturale ed educativo sono prioritari per il superamento della povertà nella regione, in modo che si presti particolare attenzione all'istruzione, alla ricerca, alla scienza e alla tecnologia nonché alla cultura, promuovendo inoltre l'aumento degli scambi in detti campi;
   n) segnalare che l'accordo di associazione tra l'UE e l'America centrale deve basarsi, da una parte, sulla realizzazione degli OSM e, dall'altra, sulla lotta per l'eliminazione della povertà e la riduzione delle disuguaglianze, quali priorità in materia di cooperazione fissate dall'Unione;
   o) garantire che la cooperazione e gli strumenti economici di cui dispone l'Unione siano parimenti utilizzati per la promozione e la conservazione dell'ambiente nella regione centroamericana;
   p) accordare un'attenzione particolare ai progetti turistici in America centrale al fine di garantire che siano sviluppati in modo sostenibile, dato che tale attività costituisce uno stimolo per la crescita economica;
   q) promuovere anche la cooperazione triangolare e biregionale – in particolare con i Caraibi – nonché la politica di accordi Sud-Sud, una volta entrato in vigore l'accordo di associazione;
   r) promuovere un quadro di sostegno adeguato per le piccole e medie imprese (PMI) e la sua creazione come elemento essenziale per lo sviluppo economico, la creazione di occupazione e il benessere sociale; considerare quali misure si possono attuare ai fini della lotta contro la disoccupazione nell'ambito delle PMI (comprese quelle di carattere fiscale), e sviluppare programmi di sostegno a tali imprese nell'ambito della ricerca;
   s) sostenere i piccoli produttori e le PMI in generale ed esortare ad effettuare investimenti nelle piccole imprese, dal momento che l'apertura dei mercati europei beneficerà essenzialmente i produttori più grandi, capaci di conformarsi alle norme sanitarie e fitosanitarie europee;
   t) concludere un accordo di associazione che risulti esaustivo ed equilibrato e sia basato su tre pilastri: un capitolo politico ed istituzionale che rafforzi il dialogo democratico e la concertazione politica, un capitolo sulla cooperazione che promuova lo sviluppo economico e sociale sostenibile, e un capitolo sul commercio che istituisca, a termine, una zona di libero scambio (ZLS) avanzata e dotata di un'ampia agenda che comprenda, oltre alla graduale e reciproca liberalizzazione degli scambi commerciali di beni e servizi, anche gli investimenti, gli appalti pubblici, la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, la cooperazione in materia di concorrenza e gli strumenti di difesa commerciale, l'agevolazione del commercio, e un efficace meccanismo di composizione delle controversie;
   u) prevedere negli orientamenti per la negoziazione la liberalizzazione progressiva e reciproca degli scambi commerciali, in condizioni di equità e vantaggio reciproco basato sulla complementarità e sulla solidarietà, l'accesso progressivo ai mercati europei per i prodotti centroamericani, in condizioni di concorrenza, evitando che il futuro accordo aggravi le asimmetrie esistenti; prevedere pertanto un regime speciale, differenziato e flessibile secondo i termini che saranno definiti, in funzione degli impegni e dei miglioramenti della competitività conseguiti dai paesi centroamericani, incluse misure di sostegno da parte dell'Unione volte a promuovere la trasformazione della produzione e la competitività delle economie centroamericane, come il trasferimento di tecnologie, l'inserimento di requisiti di contenuto nazionale nelle norme di origine e la creazione di programmi di cooperazione e assistenza tecnica – tutto ciò promuovendo nel contempo un quadro giuridico stabile e regole di gioco chiare che garantiscano la sicurezza degli investimenti e delle relazioni economico-commerciali tra le parti;
   v) considerare la Zona euro-latinoamericana di associazione interregionale globale come un obiettivo strategico prioritario per le relazioni esterne dell'UE in un contesto internazionale caratterizzato da maggiore interdipendenza, crescita economica, l'emergere di nuove potenze economiche;
   w) unirsi al Parlamento nel chiedere alla Commissione di avviare urgentemente una valutazione dell'impatto sostenibile dell'accordo commerciale, come passo preliminare nella negoziazione di un accordo commerciale, e nel chiederle di informare il Parlamento in merito alle iniziative prese in proposito;
   x) non inserire, in particolare, alcuna condizione espressa o tacita che subordini la conclusione del futuro accordo UE-America centrale al preliminare completamento dei negoziati del ciclo dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), fatta salva la possibilità di incorporare a tempo debito in detto accordo i risultati del programma di lavoro di Doha compatibili con l'obiettivo ultimo dell'associazione UE-America centrale – tutto ciò a dimostrazione dell'appoggio tangibile e decisivo al processo di integrazione regionale nell'America centrale;
   y) impegnarsi a creare una Zona euro-latinoamericana di associazione interregionale globale nel pieno rispetto del nuovo meccanismo di trasparenza dell'OMC nonché dei diritti e degli obblighi derivanti dall'OMC, segnatamente l'articolo XXIV dell'Accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio (GATT) e l'articolo V dell'Accordo generale sugli scambi di servizi (GATS), così da contribuire al consolidamento del sistema commerciale multilaterale;
   z) negoziare un accordo commerciale unico e indivisibile che vada oltre gli obblighi presenti e futuri delle parti nei confronti dell'OMC, che istituisca, dopo un periodo di transizione compatibile con i requisiti di quest'ultima, una Zona euro-latinoamericana di associazione interregionale globale, e che, senza escludere alcun settore, tenga conto della dimensione dello sviluppo e della particolare sensibilità di taluni prodotti nella maniera meno restrittiva possibile;
   aa) tenere presente, considerandolo un passo molto importante per il coronamento dei negoziati, che l'America centrale si è sforzata di rispettare il suo impegno, confermato in occasione del succitato vertice di Vienna, di attuare come previsto le decisioni prese dai capi di Stato e di governo di Panama, Belize, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Repubblica Domenicana il 9 marzo 2006 a Panama, nell'ottica di conseguire un'effettiva unione doganale, nonché di pervenire alla ratifica del trattato sugli investimenti e i servizi tra i paesi centroamericani e di sviluppare un meccanismo giurisdizionale capace di garantire l'attuazione della legislazione economica regionale in tutta la regione;
   ab) considerare con attenzione che la valutazione congiunta UE-America centrale sull'integrazione economica regionale del Centroamerica mette in evidenza una serie di importanti conclusioni operative concrete (in settori come il quadro istituzionale, l'integrazione economica, l'unione doganale, le barriere tecniche al commercio, le norme relative alle misure sanitarie e fitosanitarie, la liberalizzazione regionale dei servizi e degli investimenti, gli appalti pubblici, i diritti di proprietà intellettuale e il sistema di informazione geografica, la concorrenza e lo strumento di difesa commerciale) al fine di rafforzare, sviluppare e completare l'unione doganale centroamericana e il mercato interno comune, che sono essenziali per la negoziazione e l'attuazione di un'autentica zona di libero scambio tra le due regioni;
   ac) tenere in considerazione il fatto che il consolidamento e il rafforzamento del mercato comune centroamericano, principalmente attraverso la finalizzazione dell'unione doganale e lo sviluppo del mercato comune, incluse la creazione di una politica commerciale esterna e un'effettiva libera circolazione di beni importati, permetteranno di ridurre le barriere per gli operatori economici e di incoraggiare gli scambi commerciali e gli investimenti tra le due regioni;
   ad) offrire nuove opportunità significative di accesso al mercato in agricoltura, che è un settore cruciale per lo sviluppo centroamericano, indipendentemente dal progresso compiuto in altri settori, quali l'accesso al mercato per i prodotti non agricoli (NAMA) e per i servizi, nonché su altre questioni agricole;
   ae) adoperarsi per un esito equilibrato e di vasta portata dei negoziati NAMA in modo da permettere nuove e reali opportunità di accesso al mercato in tutti i settori del commercio, secondo il grado di flessibilità necessario in funzione del calendario previsto per l'eliminazione dei dazi da parte dell'America centrale, compreso il mantenimento e l'ampliamento delle attività connesse con la pesca;
   af) tenere pienamente conto dell'importanza che un'attività sensibile come quella della pesca riveste tanto per l'UE quanto per l'America centrale in considerazione del contributo che può dare allo sviluppo economico e alla creazione di occupazione nella regione, riconoscendo la necessità di preservare nel contempo la sostenibilità delle risorse alieutiche mediante una pesca responsabile;
   ag) tenere conto dell'importanza di garantire l'accesso universale ai servizi essenziali nonché dell'importanza del diritto nazionale in materia di regolamentazione, e pertanto procedere con cautela nei negoziati sulla liberalizzazione degli scambi commerciali relativi ai servizi, conformemente all'articolo V del GATS, così da garantire progressi reali negli impegni di liberalizzazione presi e attuati finora nonché sulla necessità di un quadro normativo chiaro e prevedibile; astenersi dal fare offerte o accettare richieste nei settori della sanità pubblica e dell'istruzione;
   ah) prendere in considerazione le potenzialità sempre crescenti del settore del turismo ai fini degli investimenti e dello sviluppo dell'economia dei paesi centroamericani, nonché l'importanza di promuovere il turismo fra le due regioni;
   ai) includere, come disposizione generale, il requisito che l'Unione europea e l'America centrale si adoperino, come questione di principio, a favore della possibile convergenza dei vari accordi in vigore o in fase negoziale fra le due regioni;
   aj) prendere in considerazione il fatto che i meccanismi di risoluzione delle controversie inclusi in analoghi accordi commerciali esistenti conclusi dalla Comunità con paesi terzi non vengono utilizzati efficacemente; chiedere pertanto alla Commissione di presentare nuove proposte volte a sviluppare uno strumento di composizione delle controversie più efficace per pronunciarsi sui conflitti che possono sorgere in un qualunque settore di quelli contemplati dalla ZLS;
   ak) garantire che la Commissione informi esaurientemente il Parlamento, se del caso in modo riservato, tanto sui progetti di linee direttrici negoziali quanto sulle linee direttrici negoziali adottate in via definitiva;

2.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea e dei paesi dell'America centrale.

(1) GU C 140 E del 13.6.2002, pag. 569.
(2) GU C 296 E del 6.12.2006, pag. 123.
(3) Regolamento (CE) n. 980/2005 del Consiglio, del 27 giugno 2005, relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate (GU L 169 del 30.6.2005, pag. 1).


Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità andina
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Raccomandazione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 destinata al Consiglio sul mandato a negoziare un accordo di associazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Comunità andina e i suoi paesi membri, dall'altro (2006/2221(INI))
P6_TA(2007)0080A6-0025/2007

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio presentata da Luis Yañez-Barnuevo a nome del gruppo PSE sulle direttive di negoziato di un accordo di associazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Comunità andina e i suoi paesi membri, dall'altro (B6-0374/2006),

–   visto il paragrafo 31 della Dichiarazione di Vienna, in cui si richiama la decisione, adottata dall'Unione europea e dalla Comunità andina in occasione del IV Vertice Unione europea-America latina e Caraibi, svoltosi il 12 maggio 2006 a Vienna, di avviare nell'anno 2006 un processo che porti alla negoziazione di un accordo di associazione che comprenda un dialogo politico, programmi di cooperazione e un accordo commerciale,

–   visto il titolo V del trattato sull'Unione europea,

–   vista la sua risoluzione del 15 novembre 2001 su una partnership globale e una strategia comune per le relazioni tra l'Unione europea e l'America latina(1),

–   vista la sua posizione del 31 marzo 2004 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un accordo di dialogo politico e di cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Comunità andina e i suoi paesi membri, le Repubbliche di Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e la Repubblica bolivariana di Venezuela, dall'altra (2),

–   vista la sua risoluzione del 27 aprile 2006 su una cooperazione rafforzata fra Unione europea e America latina(3),

–   vista la raccomandazione della Commissione sull'apertura dei negoziati in vista della conclusione di un accordo di associazione con la Comunità andina e i suoi Stati membri (SEC(2006)1625),

–   visti l'articolo 114, paragrafo 3, e l'articolo 83, paragrafo 5, del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per il commercio internazionale (A6-0025/2007),

A.   considerando che il rispetto della democrazia e dello Stato di diritto e il pieno godimento dei diritti umani da parte di tutte le persone, così come il pieno rispetto dei diritti civili e politici dei cittadini di entrambe le regioni, rappresentano condizioni fondamentali per lo sviluppo dell'associazione tra le parti,

B.   considerando che la garanzia del pieno godimento dei diritti fondamentali per tutti i cittadini, in particolare per le persone meno favorite come quelle appartenenti ai popoli indigeni, e il potenziamento della loro partecipazione sociale e politica, costituiscono elementi fondamentali dell'accordo,

C.   considerando lo sforzo e la disponibilità dimostrati dalla Comunità andina in relazione alla conclusione di un accordo di associazione con l'Unione europea, nonostante le difficoltà interne cui ha dovuto far fronte,

D.   considerando che le linee direttrici per la negoziazione del futuro accordo devono chiarire nettamente che si tratta di stipulare tra le parti un accordo di associazione globale, ovvero comprendente il dialogo politico proprio di un'autentica associazione, programmi di cooperazione, e la creazione di un'area di libero scambio che generi vantaggi per l'insieme dei cittadini di ambedue le regioni,

E.   considerando che il 13 giugno 2006 i Presidenti di Bolivia, Colombia, Ecuador, e Perù si sono riuniti a Quito, dove hanno risposto positivamente alle richieste della summenzionata dichiarazione di Vienna e hanno convenuto di consolidare la loro volontà d'integrazione e di promuovere il processo volto ad avviare i negoziati dell'accordo di associazione tra la Comunità andina e l'Unione europea,

F.   considerando che la creazione dell'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana (EuroLat) rappresenta un passo decisivo per il rafforzamento della legittimità democratica e della dimensione politica delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina, e in particolare tra l'Unione europea e la Comunità andina, e che tale Assemblea costituirà il foro permanente del dialogo politico tra le due regioni,

G.   considerando che le linee direttrici per la negoziazione del futuro accordo non devono trascurare il grave deficit economico, politico e sociale esistente nella maggior parte dei paesi andini, né ignorare le differenze di sviluppo tra le due regioni e neppure le caratteristiche delle relazioni economiche all'interno della stessa Comunità andina,

H.   considerando che è opportuno far sì che gli strumenti pluriennali di programmazione finanziaria dell'Unione europea siano compatibili con la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) nella regione andina,

1.   rivolge al Consiglio le seguenti raccomandazioni di:

   a) inserire espressamente nel mandato negoziale la base giuridica su cui si negozierà il nuovo accordo di associazione, la quale deve essere costituita dall'articolo 310 del trattato CE in combinato disposto con l'articolo 300, paragrafo 2, primo comma, prima frase, e con l'articolo 300, paragrafo 3, secondo comma del medesimo trattato;
   b) specificare nel mandato negoziale che gli obiettivi dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità andina dovrebbero essere l'istituzione per tempo di una zona di libero scambio avanzata (ZLS), il dialogo politico e la cooperazione, oltre che lo sviluppo umano sostenibile, la coesione sociale, il consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto nonché il pieno rispetto dei diritti umani, civili, politici, economici e sociali, senza dimenticare la dimensione culturale e ambientale di tali diritti;
   c) prevedere nelle linee direttrici negoziali chiari segnali di sostegno ai partner andini nei loro sforzi volti ad approfondire l'integrazione regionale in tutti i suoi settori, privilegiando un accordo tra blocchi regionali che tuttavia non escluda il trattamento differenziato eventualmente richiesto dall'evoluzione del processo di integrazione in seno alla Comunità andina;
   d) individuare chiaramente in dette linee direttrici i temi centrali intorno ai quali si svilupperanno l'ordine del giorno e il dialogo politico, compreso l'aggiornamento degli obiettivi e delle impostazioni di temi quali la governabilità e la stabilizzazione democratica, la lotta contro la corruzione, l'impunità e il terrorismo e specialmente contro il narcoterrorismo e i suoi legami con la criminalità organizzata, il mantenimento della pace e della sicurezza, e la gestione dei conflitti; inserire altri temi come la riduzione della povertà, l'appoggio alla coesione sociale, le migrazioni e gli scambi umani; e avviare azioni concrete in ordine a questioni come l'adozione di posizioni comuni nelle sedi internazionali e in seno alle Nazioni Unite;
   e) prevedere la designazione dei membri della commissione parlamentare mista Unione europea-Comunità andina, che sarà istituita nel quadro del nuovo accordo di associazione, tra quei deputati del Parlamento europeo e del Parlamento andino che sono anche membri dell'EuroLat, quale espressione concreta di appoggio al processo di integrazione regionale nella regione andina e all'Associazione strategica biregionale UE-America latina e Caraibi;
   f) privilegiare azioni dell'UE, segnatamente nel settore dell'istruzione e della sanità;
   g) promuovere la partecipazione articolata delle organizzazioni sociali e della società civile ai settori contemplati dall'accordo di associazione e al suo processo negoziale, definendo meccanismi di dialogo, garantendo la trasparenza e un accesso adeguato all'informazione, proponendo la convocazione di conferenze periodiche con i rappresentanti delle organizzazioni sociali e della società civile sia nell'Unione europea che nella Comunità andina, concedendo a detti rappresentanti lo status di osservatori alle riunioni interministeriali, e agevolando la loro partecipazione attiva ai convegni, alle commissioni e alle sottocommissioni settoriali corrispondenti;
   h) prevedere che il mandato negoziale raccolga in particolare il consenso dell'Unione europea-Comunità andina sulla condivisione della responsabilità in materia di lotta contro il traffico illegale di sostanze stupefacenti, rafforzando il dialogo politico specializzato in materia di lotta alla droga, nonché le implicazioni sociali, economiche e ambientali dell'applicazione delle misure proposte, in particolare quelle relative alla promozione e all'accesso al mercato di occupazioni alternative e di coltivazioni alternative così come ai meccanismi di controllo specifici volti a frenare e a ridurre progressivamente i reati connessi al riciclaggio di capitali e al traffico di armi;
   i) garantire l'inserimento nel futuro accordo di associazione della cosiddetta clausola democratica e di altre clausole di carattere sociale (in relazione ai diritti dei lavoratori inseriti nelle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro, con particolare riferimento alla Convenzione 169 sui popoli indigeni e tribali nei paesi indipendenti, alla protezione delle condizioni di lavoro dignitose, alla non discriminazione e alla parità sul lavoro tra uomini e donne, nonché all'eliminazione del lavoro minorile) e ambientale; fare esplicitamente riferimento a meccanismi concreti che ne assicurino l'operatività e garantire, in particolare, la continuità e il miglioramento del regime di incentivi lavorativi e ambientali del Sistema di preferenze generalizzate (SPG)(4), incluso l'SPG Plus, prevedendo segnatamente una relazione annuale al Parlamento europeo sul seguito dato dalla Commissione alla materia;
   j) tenere presenti nelle linee direttrici negoziali, in ordine alle disposizioni in materia di cooperazione allo sviluppo del nuovo accordo orientate alla realizzazione degli OSM, le specificità della regione andina, e partire dall'assunto che la formazione del capitale umano è prioritaria per il superamento della povertà nella regione, in modo che si presti particolare attenzione all'istruzione, alla ricerca, alla scienza e alla tecnologia, nonché alla cultura, promuovendo inoltre l'aumento degli scambi tra questi ambiti, alla tutela della sanità pubblica e alla protezione degli ecosistemi e della biodiversità;
   k) porre l'accento sulla necessità di garantire la coerenza delle politiche a favore dello sviluppo, conformemente al principio sancito dall'articolo 178 del trattato CE, alla dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea: "Il consenso europeo in materia di sviluppo"(5) e alle conclusioni del Consiglio sull'integrazione delle considerazioni relative allo sviluppo nel processo decisionale(6);
   l) sottolineare la necessità che le linee direttrici negoziali tengano pienamente conto dell'obiettivo prioritario di eliminare la povertà, la disuguaglianza, l'esclusione sociale e tutte le forme di discriminazione, in particolare per motivi di genere e di origine etnica, e rilevare che occorre disporre di una strategia generale di sviluppo integrata nonché di politiche che garantiscano la parità di opportunità e migliori condizioni di vita e di lavoro per tutti, compresi i diritti economici e culturali dei popoli indigeni, così come accordare la priorità ad un più ampio accesso all'istruzione e alla sanità;
   m) potenziare i meccanismi interni e le misure comuni nel quadro dell'associazione affinché le strategie di sviluppo raggiungano la loro massima potenzialità, favorendo progetti di cosviluppo, in particolare con le popolazioni immigrate che risiedono nell'UE;
   n) segnalare che gli investimenti esteri rappresentano un elemento essenziale per lo sviluppo economico di ambedue le regioni, e sottolineare che è sperabile che le imprese europee con investimenti nella Comunità andina applichino le medesime norme in materia di condizioni di lavoro e di investimenti che vengono applicate nell'Unione europea che la sicurezza giuridica degli investitori deve essere garantita conformemente al diritto privato internazionale e nel pieno rispetto del principio di sovranità nazionale sulle risorse naturali;
   o) includere nel futuro accordo, per quanto riguarda l'emigrazione, disposizioni atte a rafforzare i diritti fondamentali, lavorativi e civili dei migranti legali, in particolare la loro previdenza sociale, a prescindere da dove essi si trovino, e definire meccanismi volti a facilitare e a rendere meno costosi e più trasparenti e sicuri i trasferimenti delle rimesse, affrontando nel contempo le cause di fondo all'origine dell'emigrazione;
   p) inserire gli obiettivi di sostegno all'integrazione regionale andina – segnatamente l'integrazione delle infrastrutture fisiche, dei trasporti, delle comunicazioni e dell'energia – tra gli obiettivi del prossimo mandato esecutivo della Banca europea per gli investimenti in America latina e in Asia, di modo che l'azione di tale istituzione diventi un complemento efficace del nuovo accordo;
   q) contemplare nelle linee direttrici negoziali il rafforzamento del sostegno fornito dall'Unione europea all'integrazione andina e alla riforma e al rafforzamento del suo quadro normativo e delle sue istituzioni, ai fini di una maggiore efficacia, rappresentatività e legittimità delle stesse, in particolare per quanto riguarda l'eliminazione degli ostacoli agli scambi, la libera circolazione delle persone, le politiche comuni e l'armonizzazione delle legislazioni, facendo riferimento anche all'esperienza europea con i fondi strutturali, regionali e di coesione;
   r) stabilire nel mandato negoziale che lo studio d'impatto socio-ambientale deve essere presentato all'inizio dei negoziati ed essere inserito quale documento di riferimento dell'ordine del giorno dei negoziati;
   s) concludere un accordo di associazione con la Comunità andina che risulti esaustivo ed equilibrato e sia basato su tre pilastri: un capitolo politico e istituzionale che rafforzi il dialogo democratico e la cooperazione politica, un capitolo sulla cooperazione che promuova lo sviluppo economico e sociale sostenibile, e un capitolo sul commercio che tenga pienamente conto degli obiettivi specifici di sviluppo dei paesi della Comunità andina;
   t) prevedere nelle linee direttrici negoziali la liberalizzazione progressiva e reciproca degli scambi commerciali in condizioni di giustizia e reciproco beneficio sulla base di complementarietà e solidarietà, affinché il futuro accordo riduca le asimmetrie esistenti tra l'Unione europea e la Comunità andina e tra i paesi membri della Comunità andina; prevedere pertanto un regime speciale, differenziato e flessibile entro termini da definire, in funzione degli impegni nei confronti dell'integrazione regionale e dei miglioramenti della competitività conseguiti dai paesi andini; è necessario che esista un forte sostegno alla trasformazione della produzione e alla competitività delle economie andine mediante strumenti di cooperazione allo sviluppo così come mediante il trasferimento di tecnologie, l'inserimento di requisiti di contenuto nazionale nelle norme di origine e la creazione di programmi di cooperazione e assistenza tecnica – tutto ciò promuovendo nel contempo un ambiente giuridico stabile che garantisca la sicurezza degli investimenti e delle relazioni economico-commerciali tra le parti;
   u) considerare che la negoziazione di una zona di libero scambio dell'Unione europea-Comunità andina riveste un'importanza vitale per il rafforzamento del ruolo dell'Unione europea come partner dell'America latina in materia di commercio e investimenti e per il consolidamento dell'integrazione intercontinentale, riconoscendo che occorre portare avanti tali negoziati in un contesto caratterizzato dall'espansione degli accordi commerciali bilaterali statunitensi e dalla proposta USA di un'Area di libero scambio delle Americhe;
   v) tenere conto del fatto che la conclusione di un accordo di associazione con la Comunità andina volto a istituire una zona di associazione globale interregionale euro-latino americana costituisce un obiettivo strategico prioritario delle relazioni esterne dell'UE in un contesto internazionale caratterizzato da una crescente interdipendenza, dalla crescita economica, dall'emergere di nuove potenze economiche e da una serie di sfide globali che trascendono i confini nazionali, come quelle della sicurezza, della governance economica mondiale, dell'ambiente e della riduzione della povertà;
   w) impegnarsi a creare una zona di associazione globale interregionale euro-latino americana nel pieno rispetto del nuovo meccanismo di trasparenza dell'Organizzazione mondiale del commercio nonché dei diritti e degli obblighi derivanti dall'OMC, e segnatamente dell'articolo XXIV dell'Accordo generale sulle tariffe ed il commercio (GATT) e dell'articolo V dell'Accordo generale sul commercio dei servizi (GATS), contribuendo così al consolidamento del sistema multilaterale degli scambi;
   x) non inserire nessuna condizione, espressa o tacita, che subordini la conclusione del futuro accordo Unione europea-Comunità andina al preliminare completamento dei negoziati del ciclo dell'OMC, fatta salva la possibilità di incorporare a tempo debito in detto accordo i risultati del programma di lavoro di Doha compatibili con l'obiettivo ultimo dell'associazione Unione europea-Comunità andina – tutto ciò a dimostrazione dell'appoggio tangibile e decisivo al processo andino di integrazione regionale;
   y) negoziare un accordo commerciale unico e indivisibile, che vada oltre gli obblighi presenti e futuri delle parti negoziali nei confronti dell'OMC e crei, dopo un periodo di transizione compatibile con i requisiti dell'OMC, una zona di associazione interregionale globale euro-latino americana che, senza escludere alcun settore, tenga conto della dimensione dello sviluppo e della particolare sensibilità di determinati prodotti nella maniera meno restrittiva possibile;
   z) prestare specificamente attenzione alla valutazione congiunta UE-CAN dell'integrazione regionale della Comunità andina sul piano economico, che mette in evidenza un certo numero di importanti conclusioni operative concrete al fine di rafforzare, sviluppare e completare l'unione doganale e il mercato interno comune della Comunità andina – due aspetti che risultano essenziali per la negoziazione e la realizzazione di un'effettiva zona di libero scambio fra le due regioni;
   aa) prestare particolare attenzione, come passo estremamente importante ai fini del positivo andamento dei negoziati, alle iniziative previste dalla Comunità andina al fine di intensificare l'integrazione economica regionale e, in particolare, a quelle relative alle tariffe doganali applicate ai prodotti provenienti dall'Unione europea, alla semplificazione e all'armonizzazione dei regimi doganali, nonché ai settori dei servizi e del trasporto stradale transfrontaliero;
   ab) offrire nuove opportunità significative di accesso al mercato agricolo, che rappresenta un elemento cruciale per lo sviluppo della Comunità andina, considerando tuttavia che il grado di flessibilità dell'Unione europea in campo agricolo dovrebbe dipendere anche dai progressi compiuti in altri settori, quali l'accesso al mercato per i prodotti non agricoli e per i servizi, nonché dai progressi compiuti in ordine ad altre questioni agricole diverse da quelle inerenti all'accesso al mercato;
   ac) tenere conto dell'importanza di garantire l'accesso universale ai servizi essenziali e il diritto ad una regolamentazione nazionale, e procedere pertanto con cautela nei negoziati sulla liberalizzazione del commercio di servizi, conformemente all'articolo V del GATS, al fine di garantire progressi reali in ordine agli impegni di liberalizzazione assunti e attuati finora nonché alla necessità di un quadro regolamentare chiaro e prevedibile; astenersi dal fare offerte o dall'accettare richieste nei settori della sanità pubblica e dell'istruzione;
   ad) chiedere alla Commissione, dal momento che i meccanismi di composizione delle controversie inclusi in analoghi accordi commerciali già conclusi dalla Comunità con paesi terzi di fatto non vengono utilizzati, di avanzare nuove proposte per elaborare uno strumento di composizione delle controversie più efficace, che agevoli le decisioni relative ad eventuali conflitti sorti in qualunque ambito coperto dalla zona di libero scambio;
   ae) esaminare attentamente la necessità che tanto l'Unione europea quanto l'America latina ricerchino, in linea di principio, una convergenza finale dei vari accordi in vigore o in fase di negoziazione fra le due regioni, in modo da evitare che la crescente sovrapposizione di molteplici impegni e corpi normativi bilaterali, regionali e multilaterali in materia di liberalizzazione conduca in America latina ad ostacoli involontari per i flussi commerciali e di investimenti;
   af) prevedere nelle linee direttrici negoziali la promozione di un sistema che potenzi la creazione di piccole e medie imprese come elemento essenziale per lo sviluppo economico e la creazione di occupazione e di benessere sociale; contemplare, quale mezzo di lotta contro la disoccupazione, lo sviluppo delle piccole e medie imprese attraverso lo strumento del credito agevolato, e sviluppare programmi di sostegno alle imprese nell'ambito dell'innovazione;
   af) garantire che la Commissione informi esaurientemente il Parlamento, se del caso in modo riservato, tanto sui progetti di linee direttrici negoziali quanto sulle linee direttrici negoziali adottate in via definitiva;

2.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea e della Comunità andina.

(1) GU C 140 E del 13.6.2002, pag. 569.
(2) GU C 103 E del 29.4.2004, pag. 543.
(3) GU C 296 E del 6.12.2006, pag. 123.
(4) Regolamento (CE) n. 980/2005 del Consiglio del 27 giugno 2005, relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate (GU L 169 del 30.6.2005, pag. 1).
(5) GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
(6) Conclusioni del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" del 16 e 17 ottobre 2006. Documento n. 13735/06.


Persone scomparse a Cipro
PDF 105kWORD 30k
Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sulle persone scomparse a Cipro
P6_TA(2007)0081B6-0118/2007

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue risoluzioni del 6 aprile 1995(1) sul problema delle persone scomparse a Cipro,

–   viste le pertinenti risoluzioni su Cipro del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e le iniziative internazionali volte ad investigare sulla sorte delle persone scomparse a Cipro,

–   vista la sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo (CEDU) del 10 maggio 2001(2) sulle persone scomparse a Cipro,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.   considerando il fatto che il problema delle persone scomparse (greci ciprioti, turchi ciprioti, greci, turchi e altri) è un problema esclusivamente umanitario collegato al diritto dei familiari delle persone scomparse di sapere quale sia stata la loro sorte,

B.   considerando che il terribile dolore e la sofferenza provata dalle famiglie delle persone scomparse circa la loro sorte dura da decenni, e non possono continuare oltre senza che vi sia posta fine,

C.   considerando che il comitato per le persone scomparse (CPS) di Cipro è stato riattivato sotto l'egida del Segretario generale dell'ONU e che, anche se lentamente, si sta procedendo a riesumare ed identificare le spoglie delle vittime,

D.   considerando che il Parlamento europeo rende omaggio alla cooperazione costruttiva instauratasi tra i membri del CPS greco-ciprioti e turco-ciprioti,

1.   invita le parti interessate a collaborare con sincerità e onestà per una veloce conclusione delle opportune indagini sulla sorte di tutte le persone scomparse a Cipro e a dare piena attuazione alla relativa sentenza del 10 maggio 2001 della CEDU;

2.   invita tutte le parti e tutti coloro che siano in grado di fornire informazioni o prove di prima mano, archivi, relazioni di scontri o registri di centri di detenzione a fornire tali dati senza indugio al CPS;

3.   invita il Consiglio e la Commissione a interessarsi attivamente a questa situazione, fornendo tra l'altro aiuti finanziari al CPS e a prendere tutte le misure necessarie in cooperazione con il Segretario generale dell'ONU per dare attuazione alla suddetta sentenza della CEDU e alle pertinenti risoluzioni dell'ONU e del Parlamento europeo;

4.   chiede che il problema sia rinviato alla sua commissione competente perché essa segua, in stretta cooperazione con la Commissione, gli sviluppi della situazione; chiede che venga richiesto alla commissione competente di presentare relazioni periodiche;

5.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al Segretario generale delle Nazioni Unite e ai governi di Cipro, Turchia, Grecia e Regno Unito.

(1) GU C 109 dell'1.5.1995, pag. 166.
(2) Cipro e Turchia [GC], n. 25781/94, CEDU, 2001-IV.


Limitazioni naturali ed economiche nel contesto della politica regionale
PDF 131kWORD 55k
Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sulle isole e le limitazioni naturali ed economiche nel contesto della politica regionale (2006/2106(INI))
P6_TA(2007)0082A6-0044/2007

Il Parlamento europeo,

–   visti i regolamenti che disciplinano i Fondi strutturali per il periodo 2007-2013,

–   vista la decisione 2006/702/CE del Consiglio, del 6 ottobre 2006, sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione(1),

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo di Siviglia del 21-22 giugno 2002,

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 14 e 15 dicembre 2006;

–   vista la sua risoluzione del 2 settembre 2003 sulle regioni strutturalmente svantaggiate (isole, regioni montane, regioni a bassa densità di popolazione) nel contesto della politica di coesione e delle sue prospettive istituzionali(2),

–   visto il parere del Comitato delle regioni del 13 marzo 2002 sui problemi delle regioni insulari nell'Unione europea nel contesto dell'allargamento(3),

—  visto il parere del Comitato delle regioni del 7 luglio 2005 in merito alla revisione degli orientamenti in materia di aiuti di stato a finalità regionale(4),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per lo sviluppo regionale (A6-0044/2007),

A.   considerando che il Parlamento europeo ha di frequente richiamato l'attenzione sulla difficile situazione delle isole che soffrono di un accumulo di svantaggi e ha sottolineato la necessità di aiutarle a superare tali difficoltà e a ridurre le disparità regionali,

B.   considerando che i concetti di ultraperifericità e insularità non dovrebbero essere confusi anche se molte regioni ultraperiferiche sono anche delle isole; che le disposizioni specifiche dell'articolo 299 del trattato CE, che hanno costituito una solida base giuridica per le misure da adottare al fine di fornire un'effettiva compensazione per assistere le regioni ultraperiferiche, devono essere distinte dalle disposizioni dell'articolo 158 del trattato CE e dalla dichiarazione sulle regioni insulari figurante nel trattato di Amsterdam, che non sono mai state soggette a norme di attuazione, e che ciò ha provocato uno squilibrio nello sviluppo economico tra il centro dell'Unione, da un lato, e le isole nella sua periferia, dall'altro,

C.   considerando che la coesione, in quanto uno degli obiettivi fondamentali dell'UE, mira ad assicurare uno sviluppo policentrico e armonioso riducendo le disparità regionali ed eliminando gli ostacoli allo sviluppo, compresi gli ostacoli che sono connessi con gli handicap naturali e geografici,

D.   considerando che il principio di coesione territoriale è stato ulteriormente consolidato nei regolamenti sui fondi strutturali 2007-2013 e che tale principio costituisce parte integrante della politica di coesione che dovrebbe essere mantenuta e rafforzata in futuro e che ha come obiettivo l'integrazione policentrica del territorio dell'UE onde garantire la parità di opportunità per tutte le regioni e le loro popolazioni,

E.   considerando che l'immigrazione illegale dal mare è uno dei principali problemi cui si trova confrontata l'UE e che nel corso dello scorso anno la pressione migratoria è stata particolarmente intensa alle frontiere marittime esterne dell'UE, e in particolare nelle isole del Mediterraneo, che sono chiamate a sostenere un onere del tutto sproporzionato, semplicemente a causa della loro situazione geografica,

F.   considerando che il Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles il 14 e 15 dicembre 2006 ha sottolineato che l'immigrazione deve essere affrontata in modo globale e che gli sforzi compiuti sinora devono essere raddoppiati, in particolare in alcune delle regioni insulari dell'Unione, dato che costituiscono le frontiere marittime e le rotte dei flussi migratori dell'UE,

1.   ritiene che l'insularità costituisca nel contempo una caratteristica geoculturale, che potrebbe eventualmente essere sfruttata mediante una strategia per lo sviluppo, e un handicap permanente che rende la situazione ancora più difficile per quanto riguarda la competitività di queste regioni;

2.   riconosce che varie disposizioni concrete a favore delle regioni strutturalmente svantaggiate sono state inserite nei regolamenti sui fondi strutturali 2007-2013; deplora tuttavia che il Consiglio non abbia accolto altre importanti proposte del Parlamento, come la possibilità di aumentare il tasso di cofinanziamento per le zone che hanno più di un handicap geografico o naturale;

3.   invita la Commissione, per quanto riguarda il periodo di programmazione 2007-2013 concernente i programmi operativi delle regioni insulari, comprese quelle dell'obiettivo 2, a esplorare ogni via che offra a tali regioni la possibilità di attuare misure relative alle opere infrastrutturali che sono così tanto necessarie;

4.   si compiace per l'accento posto negli orientamenti strategici della Commissione in materia di coesione 2007-2013 sulla dimensione territoriale della politica di coesione; rileva in particolare che il sostegno alla diversificazione economica nelle zone con svantaggi naturali figura tra le priorità del prossimo periodo di programmazione; sollecita pertanto le autorità di gestione degli Stati membri interessati a tenere pienamente conto di questa priorità in sede di preparazione dei loro quadri strategici di riferimento nazionali e programmi operativi;

5.   invita la Commissione a prestare particolare attenzione alla situazione delle isole e delle altre regioni strutturalmente svantaggiate e ad affrontarla nella quarta relazione sulla coesione;

6.   invita la Commissione, nel contesto del programma di lavoro della Rete europea di osservazione sulla pianificazione spaziale (ESPON), a prestare particolare attenzione alla situazione delle regioni e delle isole in particolare, che sono gravate da handicap naturali; ritiene che una solida e approfondita conoscenza della situazione delle isole sia fondamentale se si vuole tener conto in modo soddisfacente delle loro caratteristiche particolari; sollecita gli Stati membri a istituire meccanismi specifici che consentano la raccolta di dati pertinenti relativi alle isole a livello locale, che saranno in seguito trasmessi a ESPON;

7.   invita la Commissione ad aggiornare le informazioni statistiche ottenute durante tutti gli studi del 2003 relativi alle isole; ritiene che ulteriori lavori dovrebbero essere orientati verso la definizione di indicatori statistici più pertinenti meglio atti a fornire un chiaro quadro statistico del livello di sviluppo e una comprensione soddisfacente delle regioni con handicap geografici e naturali, in particolare di quelle in cui si registra un accumulo di difficoltà, quali le catene montane, gli arcipelaghi e i casi di doppia insularità; sottolinea che tali indicatori dovrebbero altresì consentire una migliore valutazione delle differenze tra tali regioni e il resto dell'UE nonché una valutazione delle disparità esistenti in seno a tali regioni; invita la Commissione a registrare e a riferire in merito a tali indicatori su base regolare, fornendo altresì esempi delle migliori prassi;

8.   riconosce il fatto che la Commissione evidenzia la situazione speciale delle isole e delle regioni periferiche negli orientamenti sugli aiuti regionali nazionali 2007-2013 e negli orientamenti sugli aiuti di Stato e sui capitali di rischio per le piccole e medie imprese; ritiene tuttavia che, per affrontare in modo più soddisfacente gli svantaggi permanenti di tali territori, le politiche di aiuti di Stato esistenti e future dovrebbero essere attuate con maggiore flessibilità, in mancanza della quale si verificherebbero inaccettabili distorsioni di mercato nell'UE; invita la Commissione a esaminare il suo approccio in modo da tenere meglio conto del bisogno delle isole di usufruire dell'accesso al mercato interno alle stesse condizioni delle regioni continentali; ritiene a tale riguardo che migliori collegamenti di trasporto dovrebbero costituire una priorità in tale settore, soprattutto nel caso di porti e aeroporti;

9.   esorta la Commissione a studiare la possibilità di consentire la concessione di aiuti di Stato alle regioni insulari dove i costi per il combustibile e l'energia hanno chiaramente conseguenze negative sulla competitività delle comunità locali; rileva in particolare che fluttuazioni significative del costo dei carburanti possono rendere considerevolmente più oneroso il trasporto tra le regioni insulari e l'Europa continentale; ritiene che, nei suoi prossimi orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale, un regime che consente aiuti operativi dovrebbe essere esteso a tutte le regioni insulari che non sono Stati insulari o isole interne;

10.   invita la Commissione a effettuare e a presentare al Parlamento, su base regolare, uno studio riguardante la "valutazione delle esigenze speciali'delle regioni insulari che tenga conto delle questioni di particolare interesse per le isole e proponga misure per affrontarle; ritiene che tale valutazione dovrebbe essere incentrata in particolare sull'impatto dell'attuazione della politica regionale sulle isole, compresi i livelli d'investimento, l'espansione dell'attività economica, la disoccupazione, le infrastrutture di trasporto (in particolare, porti e aeroporti), le pressioni ambientali e il livello complessivo d'integrazione economica e sociale delle isole nell'ambito del mercato interno;

11.   chiede agli Stati membri di assicurare una protezione efficace delle peculiarità ambientali, culturali e sociali delle regioni insulari tramite misure come l'elaborazione di adeguati piani di sviluppo regionali e il controllo delle costruzioni e dell'attività edilizia e, inoltre, ad adottare, in cooperazione con la Commissione, programmi integrati di conservazione del patrimonio culturale e delle risorse ambientali;

12.   approva l'approccio transettoriale all'attuazione delle politiche comunitarie, quale illustrato nel Libro verde della Commissione intitolato "Verso la futura politica marittima dell'Unione: oceani e mari nella visione europea" e insiste affinché tale approccio venga applicato soprattutto alle isole che costituiscono una parte fondamentale della dimensione marittima europea; invita la Commissione a estendere l'approccio transettoriale ad altre politiche affinché queste ultime tengano conto delle circostanze specifiche delle regioni insulari sostenendo in tal modo la loro capacità di integrare pienamente e cogliere i benefici del mercato interno e della strategia di Lisbona;

13.   richiama in particolare l'attenzione sulle isole lontane dai grandi centri abitati le quali, per questo motivo, incontrano difficoltà in materia di accesso e di prestazione di servizi e hanno costi più elevati, in particolare per quanto riguarda i trasporti, e si trovano quindi in una situazione di svantaggio competitivo;

14.   incoraggia gli sforzi compiuti ai fini di una politica marittima comunitaria olistica, che verrà estesa oltre le frontiere legali dell'UE e stabilirà, in tal modo, grazie all'ubicazione geopolitica vantaggiosa delle isole comunitarie, forti relazioni commerciali, economiche e politiche nonché una cooperazione tecnica (scambio di conoscenze e di esperienze) con i paesi limitrofi sulla base del diritto marittimo internazionale, del rispetto e dei benefici reciproci;

15.   ritiene che le isole registrino costi pro capite più elevati della media in relazione alle infrastrutture di trasporto e ambientali nonché alle loro esigenze energetiche e che spesso incontrano maggiori difficoltà ad attuare alcune parti dell'acquis che può non aver tenuto pienamente conto delle loro specificità; invita pertanto la Commissione ad adottare un approccio più flessibile nei confronti delle isole nella formulazione delle politiche e in materia di legislazione la cui applicazione può essere particolarmente difficile per le isole;

16.   chiede alla Commissione di costituire, in seno alla Direzione generale della politica regionale, un'unità amministrativa per le isole, sulla falsariga dell'unità amministrativa esistente per le regioni ultraperiferiche, al fine di garantire che nella definizione della politica destinata alla realizzazione della coesione sociale, economica e territoriale e nelle misure di attuazione applicabili in particolare nei settori dei trasporti, dell'energia, dell'approvvigionamento di risorse idriche adeguate, della sorveglianza delle regioni di confine e della tutela del fragile ambiente insulare si tenga sistematicamente conto delle peculiarità e dei bisogni delle isole nonché della loro popolazione permanente e stagionale;

17.   auspica che la Commissione si avvalga maggiormente della possibilità, offerta dal trattato CE, di adeguare le politiche comunitarie che potrebbero avere ripercussioni negative sullo sviluppo economico, sociale e territoriale di queste regioni al fine di porre rimedio, per quanto possibile, ai principali problemi specifici che gravano su ogni regione o gruppo di regioni insulari;

18.   ritiene che occorra prestare particolare attenzione ai settori di attività economica maggiormente prevalenti nelle isole, segnatamente l'agricoltura, la pesca, il turismo e l'artigianato; invita pertanto la Commissione ad assicurare che le sue iniziative tengano sempre più conto delle esigenze specifiche delle isole in questi settori;

19.   invita la Commissione a esaminare quali adeguamenti è necessario apportare al test per gli aiuti statali "Investitore di mercato" in modo da riflettere la realtà della vita nelle isole e in altre regioni ultraperiferiche dove può essere impossibile trovare e valutare un investitore di mercato in quanto potrebbe non esservi nessun investitore in tale zona; è altresì molto improbabile raggiungere il livello medio di rendimento per un settore specifico in considerazione delle piccole dimensioni e della perifericità dei mercati, rendendo pertanto tale test insoddisfacente per le isole ultraperiferiche;

20.   invita la Commissione a esaminare in particolare le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle regioni insulari e soprattutto l'aggravamento dei problemi esistenti, come la siccità, nonché a promuovere, di concerto con gli Stati membri, lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie adeguate o di altre misure per far fronte a tali problemi;

21.   invita la Commissione a riesaminare le condizioni per i contratti pubblici in materia di trasporti al fine di rimuovere eventuali ostacoli relativi agli obblighi di prestazione di servizi pubblici in modo da facilitare i collegamenti di trasporto con le regioni insulari;

22.   invita la Commissione a dare priorità alla sicurezza energetica delle isole e ai finanziamenti destinati allo sviluppo e alla realizzazione di progetti per la produzione di energia avvalendosi delle nuove tecnologie e di fonti energetiche rinnovabili nonché a promuovere l'uso efficiente dell'energia nel rispetto della tutela dell'ambiente e della conservazione delle bellezze naturali;

23.   incoraggia le comunità insulari a utilizzare le Euroregioni o reti europee analoghe per gestire la cooperazione interregionale e lo scambio di buone prassi nonché per realizzare progetti transfrontalieri e una migliore integrazione delle comunità insulari nelle aree economiche circostanti;

24.   incoraggia le comunità insulari a fare uso degli strumenti finanziari e di gestione Jaspers (Assistenza congiunta ai progetti nelle regioni europee) e Jeremie (Risorse europee congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese) al fine di sfruttare le risorse disponibili per lo sviluppo regionale e di promuovere la crescita delle micro, delle piccole e delle medie imprese incoraggiando la diversificazione delle economie insulari e promuovendo la crescita fondamentale mediante lo sviluppo sostenibile; incoraggia inoltre l'attuazione, ai livelli locale, regionale, nazionale ed europeo dell'iniziativa "Legiferare meglio" allo scopo, tra l'altro, di semplificare i requisiti amministrativi, soprattutto per quanto riguarda la presentazione e la valutazione delle domande di aiuto finanziario;

25.   riconosce i risultati positivi raggiunti per quanto riguarda l'impiego, per la prima volta, delle risorse europee per i controlli alle frontiere e accoglie con favore la recente proposta della Commissione di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere (COM(2006)0401) allo scopo di fornire una rapida assistenza tecnica e operativa a qualsiasi Stato membro che la richieda; ritiene tuttavia che le attività di tali squadre saranno efficaci solamente se le loro competenze saranno definite con debito riferimento alla sfera di competenza di un'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (Frontex); invita la Commissione a esaminare la necessità di creare un corpo europeo di guardie costiere per assistere contestualmente tali regioni e gli Stati membri nella sorveglianza delle frontiere esterne dell'UE;

26.   ribadisce il suo sostegno alle iniziative e alle attività attuate da Frontex e chiede che tale agenzia controlli, su base continua, l'impatto dell'immigrazione illegale sulle comunità insulari; esorta la Commissione e Frontex a intervenire tempestivamente a sostegno delle isole al fine di alleviare l'immediata pressione ad affrontare tale problema assicurando nel contempo il debito rispetto dei diritti umani; esorta il Consiglio e la Commissione a garantire che siano messe a disposizione le risorse necessarie per un intervento rapido ed efficace; sottolinea inoltre l'importanza di un coordinamento e di una cooperazione più forti e più stretti tra le isole nonché la necessità di un maggiore coinvolgimento da parte di tali regioni nella lotta contro l'immigrazione illegale;

27.   invita la Commissione a prestare particolare attenzione allo sviluppo della banda larga e a promuovere misure per risolvere le difficoltà specifiche connesse con la fornitura di servizi nelle regioni insulari, quali i servizi per la salute e di telemedicina, di e-government e di assistenza ai cittadini;

28.   ritiene che il turismo rappresenti per la maggior parte delle isole una risorsa primaria per la creazione di ricchezza che ha un'influenza diretta sulla crescita di altri settori (agricoltura, commercio, servizi, pesca) e che sia quindi imperativo realizzare una politica integrata atta ad assicurare la sostenibilità del turismo insulare; è dell'avviso che tale politica debba essere accompagnata da una campagna di informazione europea ben organizzata indirizzata ai cittadini europei che preveda la creazione di un marchio di qualità e di origine insulare, nonché dall'emergenza o dall'ulteriore sviluppo di altri settori di attività nelle isole; invita la Commissione, alla luce di detto obiettivo, ad effettuare un'analisi transettoriale prestando particolare attenzione alle possibilità di promozione del turismo sostenibile nell'ambito delle strategie regionali delle isole che sono lontane dai centri abitati;

29.   propone alla Commissione e alle altre istituzioni di designare il 2010 come anno europeo delle isole;

30.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

(1) GU L 291 del 21.10.2006, pag. 11.
(2) GU C 76 E del 25.3.2004, pag. 111.
(3) GU C 192 del 12.8.2002, pag. 42.
(4) GU C 31 del 7.2.2006, pag. 25.


Poteri locali e cooperazione per lo sviluppo
PDF 238kWORD 76k
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sui poteri locali e la cooperazione per lo sviluppo (2006/2235(INI))
P6_TA(2007)0083A6-0039/2007

Il Parlamento europeo,

–   visto l'articolo 179 del trattato CE,

–   vista la dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentati dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea "Il consenso europeo"(1) del 20 dicembre 2005, che definisce la titolarità e il partenariato il principale principio comune, si impegna a sostenere il decentramento e il buon governo e incoraggia "un maggiore coinvolgimento delle autorità locali",

–   visto il regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 recante adozione di uno strumento di finanziamento della cooperazione allo sviluppo(2),

–   visto l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000(3), modificato dall'Accordo che modifica l'Accordo di partenariato, firmato a Lussemburgo il 25 giugno 2005(4) ("l'Accordo di Cotonou"), e in particolare gli articoli 4, 28, 30, paragrafo 2, 43, paragrafo 4, e 58, paragrafo 2,

–   vista la Carta del Congresso dei poteri locali e regionali dell'Europa (CPLRE) approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 14 gennaio 1994, in occasione della 506a riunione dei Delegati dei Ministri,

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni, del 25 gennaio 2006, dal titolo "Il Programma tematico 'attori non statali e autorità locali nello sviluppo ", che ribadisce il fatto che le autorità locali sono attori a pieno titolo dello sviluppo e propone di coinvolgerli "nel processo di sviluppo anche attraverso il dialogo ed il sostegno finanziario" (COM(2006)0019),

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo, del 12 ottobre 2005, "Strategia dell'Unione europea per l'Africa: verso un patto euroafricano per accelerare lo sviluppo dell'Africa", i cui principi sono stati ripresi dal Consiglio europeo del 15-16 dicembre 2005, con la quale la Commissione si impegna a sostenere la decentralizzazione e il rafforzamento delle capacità delle autorità locali, sottolineando l'importanza strategica del partenariato e dei gemellaggi tra città e comuni dell'Europa e dell'Africa al fine di sostenere il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) e favorire le condizioni necessarie alla loro realizzazione (COM(2005)0489),

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo, del 20 ottobre 2003, su governance e sviluppo, che considera la governance tra i settori prioritari della cooperazione europea (COM(2003)0615),

–   vista la nota orientativa della Commissione indirizzata ai servizi della DG DEV e alle delegazioni nei paesi ACP-ALA-MED e PECO (Africa, Caraibi e Pacifico - America Latina e Asia - Mediterraneo e Europa centrale e orientale) del 23 dicembre 1999 (DEV/1424/2000), che raccomanda la partecipazione a monte degli attori decentrati alla formulazione delle politiche e alla programmazione e propone una guida operativa all'attenzione delle delegazioni di tutti i paesi in via di sviluppo (PVS),

–   visto il regolamento (CE) n. 1659/98 del Consiglio del 17 luglio 1998, relativo alla cooperazione decentralizzata(5),

–   vista la linea di bilancio B7-6002 intitolata "cooperazione decentralizzata", destinata a promuovere tale approccio nell'insieme dei PVS,

–   visto il parare del Comitato delle Regioni del 16 novembre 2005 sulla "Cooperazione decentralizzata nella riforma della politica di sviluppo dell'UE" (CdR 224/2005),

–   vista la dichiarazione finale dei capi di Stato e di governo sugli OSM in occasione della sessantesima Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel settembre 2005, che sottolinea "il ruolo importante delle autorità locali per il conseguimento degli OSM",

–   vista la relazione A/59/354 del Segretario generale delle Nazioni Unite, presentata alla 59a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 settembre 2004, che riconosce il ruolo delle autorità locali e delle reti mondiali delle autorità locali, in particolare la CGLU (Città e governi locali uniti) come uno dei principali partner delle Nazioni Unite per le problematiche dello sviluppo e le questioni umanitarie a livello locale,

–   vista la dichiarazione finale dei Ministri e dei rappresentanti dei governi in occasione del 4° Forum mondiale dell'acqua (Messico, 16-22 marzo 2006), in cui si afferma che un'efficace collaborazione con le autorità locali costituisce un fattore chiave per affrontare le sfide e conseguire gli OSM in materia di risorse idriche,

–   vista la dichiarazione del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg (26 agosto - 4 settembre 2002), che ritiene essenziale rafforzare il ruolo e le capacità della autorità locali per garantire lo sviluppo sostenibile,

–   vista la dichiarazione finale della Conferenza delle Nazioni Unite sugli insediamenti umani (Habitat II) a Istanbul (3-5 giugno 1996), che riconosce alle autorità locali il ruolo di partner più vicino agli Stati per la realizzazione dell'Agenda delle Nazioni Unite sugli insediamenti umani,

–   vista la dichiarazione sull'ambiente e sullo sviluppo del secondo Vertice mondiale "pianeta terra" di Rio de Janeiro (13-14 giugno 1992), che sottolinea il ruolo determinante delle autorità locali per la realizzazione dell'Agenda 21, adottata dai paesi firmatari della prima dichiarazione,

–   vista la dichiarazione del Congresso fondatore della CGLU (Parigi, 2-5 maggio 2004), in cui tremila sindaci e rappresentanti locali per conto delle autorità locali del mondo intero si sono impegnati a realizzare gli OSM a livello locale e ad operare per rafforzare l'autonomia e le democrazie locali nonché per promuovere la cooperazione tra le città a favore dello sviluppo,

–   vista la dichiarazione finale degli Stati generali del Consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa -Innsbruck, 12 maggio 2006 - e il capitolo "Dal locale al globale" di detta dichiarazione, che sottolinea il ruolo dell'Europa e delle autorità locali nel mondo,

–   visto l'articolo 45 del suo Regolamento,

–   vista la relazione della commissione per lo sviluppo (A6-0039/2007),

Le competenze e il plusvalore delle autorità locali per la cooperazione allo sviluppo

A.   considerando che il conseguimento degli OSM è una delle priorità dell'UE e che il ruolo essenziali dei poteri locali per la realizzazione di questi obiettivi è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite e, in particolare, dal Segretario generale delle Nazioni Unite che, in occasione del Vertice del Millennio nel 2005 ha dichiarato: "Com'è possibile sperare di conseguire gli OSM senza realizzare dei progressi in settori come l'istruzione, la lotta contro la fame, la salute, l'accesso alle risorse idriche, le condizioni sanitarie e la parità di genere? Alle città e ai governi locali spetta un ruolo fondamentale in tutti questi settori [...]. Se i nostri Obiettivi sono mondiali, è a livello locale che è richiesta una maggiore efficacia",

B.   considerando che attualmente sarebbero necessari 110 anni per conseguire gli OSM fissati per il 2015 e che l'esperienza delle autorità locali nei diversi settori dello sviluppo, quali la gestione delle risorse idriche, la lotta contro l'Aids, la politica di genere, la gestione dei rifiuti, la coesione sociale e lo sviluppo economico locale, dovrebbe essere riconosciuta dall'UE come un apporto necessario al conseguimento degli OSM,

C.   considerando che ogni bambino, al momento della nascita, ha diritto di essere registrato all'anagrafe, che le amministrazioni svolgono un ruolo fondamentale al riguardo e che questa prassi ha un rapporto diretto con l'applicazione delle relative norme in materia di diritti dell'uomo che tutelano i minori dallo sfruttamento attraverso il lavoro,

D.   considerando che la buona governance è uno degli altri obiettivi prioritari dell'UE e che la democrazia locale e la decentralizzazione costituiscono il nocciolo stesso della governance democratica secondo il suddetto "Consenso europeo" sullo sviluppo,

E.   considerando che tra 20 anni il 60% della popolazione mondiale sarà insediato nelle città e che queste dovranno di conseguenza impegnarsi maggiormente per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni più sfavorite,

F.   considerando che le autorità locali nel mondo devono acquisire esperienza attraverso:

   - progetti da collettività a collettività finanziati o promossi dalle stesse autorità locali europee sotto forma di partenariato con le collettività del Sud da oltre trent'anni,
   - progetti da collettività a collettività finanziati dall'UE nel quadro dei programmi URB-AL (America latina), Asia URBS (Asia), e in misura minore MEDA (Mediterraneo meridionale), ACCESS (Europa centrale e orientale), TACIS (Europa orientale e Asia centrale) e CARDS (Balcani), e i Programmi pluriennali di microrealizzazione (PPMR) nei paesi ACP,
   - programmi nazionali o regionali di cooperazione a sostegno della decentralizzazione o dello sviluppo locale in cui le autorità locali e le loro associazioni intervengono come operatori, con il sostegno dell'UE e di altri finanziatori (Nazioni Unite, agenzie bilaterali, Banca mondiale o banche regionali di sviluppo, ecc.),

G.   considerando che le autorità locali possiedono la legittimità politica necessaria, le conoscenze e l'esperienza di gestione delle problematiche locali nonché la possibilità di mobilitare attorno a sé gli altri attori locali,

H.   considerando che malgrado il riconoscimento dell'importanza della partecipazione delle autorità locali al processo di cooperazione, sancito dall'Accordo di Cotonou rivisto e dal "Consenso europeo" sullo sviluppo, non è stato ancora messo a punto nessun meccanismo permanente per garantire la partecipazione di tali attori al dialogo con la Commissione in Europa e nei PVS; considerando tuttavia che tale meccanismo esiste per gli attori non statali,

In Europa

I.   considerando che le autorità locali rappresentano attualmente un attore competente e attivo già da molto tempo negli aiuti allo sviluppo: esse possiedono un'esperienza ultratrentennale in tutti i settori inerenti allo sviluppo urbano e al settore rurale e continuano ad accrescere le proprie attività, sempre più diversificate, costituendo in tal modo una rete di solidarietà che si estende ai cinque continenti; considerando che attualmente tali azioni sono molto spesso sostenute e finanziate dai diversi paesi,

J.   considerando che le associazioni nazionali e regionali delle autorità locali europee svolgono un ruolo sempre più significativo in termini di informazione, rafforzamento delle capacità e del dialogo e possono divenire pertanto uno dei "canali privilegiati" dell'UE e degli altri partner dello sviluppo per assicurare la partecipazione delle autorità locali che esse rappresentano al dialogo con la Commissione in Europa,

K.   considerando che i governi locali europei e le loro associazioni svolgono un ruolo determinante per informare, mobilitare e sensibilizzare l'opinione pubblica in seno all'UE su base locale, coinvolgendo direttamente i cittadini; considerando che tutto ciò contribuisce all'affermazione dei valori di solidarietà e di aiuto allo sviluppo, come dimostra la "Campagna delle città per il Millennio", lanciata nel mese di luglio 2005 dalla CGLU con il sostegno delle Nazioni Unite; considerando che in questo quadro la sezione europea della CGLU, il Consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa (CCRE) ha mobilitato dall'aprile 2006 le città europee per la promozione e il conseguimento degli OSM,

L.   considerando che i progetti e i programmi locali di sensibilizzazione allo sviluppo, avviati in un numero crescente di comuni e di regioni, non si limitano ad azioni puntuali ma fissano, per contro, un programma integrale di formazione e di informazione per le popolazioni a livello locale,

M.   considerando che le autorità locali sono attori-chiave dello sviluppo, in grado di svolgere un ruolo di dinamizzazione e di coordinamento degli agenti economici e sociali presenti a livello locale,

N.   considerando i vincoli di gemellaggio esistenti tra le città europee e le città del Sud, che attualmente non ricevono alcun sostegno finanziario da parte dell'UE, mentre le iniziative di cooperazione delle città europee nei confronti delle città omologhe dei paesi del Sud sono sempre più numerose,

O.   considerando che le popolazioni immigranti in Europa svolgono un ruolo importante nella cooperazione allo sviluppo grazie al loro plusvalore legato alle potenzialità di cui sono portatrici, alle loro competenze e alla vicinanza con il loro paese d'origine; considerando in tale contesto che la cooperazione decentralizzata rappresenta un settore di intervento privilegiato e appropriato per le organizzazioni attive nel campo della solidarietà internazionale provenienti dalle fila dell'immigrazione per quanto concerne sia le attività attuate nei propri paesi d'origine sia i progetti educativi di sviluppo e di sensibilizzazione nel paese d'accoglienza,

Nei paesi in via di sviluppo

P.   considerando che la "cooperazione decentralizzata", come è stata definita dall'UE successivamente alla Quarta convenzione di Lomé (Lomé IV), firmata il 15 dicembre 1989, sottolinea la volontà di non adottare ulteriori decisioni in materia di aiuto ai PVS con i soli paesi terzi bensì la volontà di coinvolgere le autorità locali nelle scelte politiche così come nell'attuazione degli aiuti al fine di renderli più efficaci e vitali; considerando che la scommessa è quella di trasformare in maniera sostenibile le modalità della cooperazione europea, partendo dalle attese delle popolazioni affinché i progetti possano meglio soddisfare le necessità reali;

Q.   considerando che la partecipazione e l'attuazione delle politiche di sviluppo, principi prioritari dell'UE, passano attraverso il coinvolgimento delle autorità locali, che, in funzione della loro ripartizione sull'insieme del territorio, possono assicurare una politica di vicinato e comunicare le aspettative delle loro popolazioni nella quotidianità, in particolare nelle regioni più remote,

R.   considerando che le autorità locali dispongono di un'esperienza maturata concretamente in loco in tutti i PVS, in settori talmente diversi quali l'igiene, l'istruzione, la salute, l'alloggio, la promozione delle donne nelle istanze decisionali locali, i sistemi di informazione sulle droghe, la gestione del turismo, la conservazione del patrimonio storico urbano, lo sviluppo dei servizi sanitari locali, la gestione delle risorse idriche, i trasporti pubblici,

S.   considerando che la decentralizzazione e le riforme statali in corso di attuazione nella maggior parte delle regioni del mondo contribuiscono a fare in modo che le autorità locali si affermino come una forma di governo distinta e rappresentativa, con nuove responsabilità in molteplici settori d'azione politica, che sono essenziali per la lotta contro la povertà e per conseguire gli OSM, come ad esempio le cure sanitarie primarie, le risorse idriche, l'igiene, l'accesso all'istruzione, la protezione dell'ambiente, lo sviluppo economico locale, la prevenzione dell'HIV/AIDS e la parità di genere,

T.   considerando che il coinvolgimento dei poteri locali può contribuire al rafforzamento della democrazia locale e alla democratizzazione della gestione degli aiuti a livello locale; considerando altresì il ruolo che possono svolgere a tal fine le associazioni nazionali dei poteri locali nei paesi del Sud,

U.   considerando che, laddove sono dotate di una legittimità elettorale, la funzione strategica delle autorità locali, poste a pari distanza tra governo nazionale e società civile, ne fa l'intermediario ideale per favorire la concertazione tra i diversi partner dello sviluppo, fondamentale per assicurare aiuti efficaci e coordinati,

V.   considerando che le autorità locali, con la loro presenza sul territorio più tangibile rispetto a quella dello Stato centrale o dei finanziatori internazionali, offrono uno specifico valore aggiunto, possono controllare meglio l'impatto locale delle strategie di sviluppo nazionali e internazionali, e quindi sono in grado di apportare un aiuto più adeguato alle specificità dei territori che amministrano,

W.   considerando che con l'ausilio di strumenti idonei le autorità locali potrebbero costituire un quadro stabile che consenta ai nuovi attori di esprimersi, organizzarsi e adeguarsi alle esigenze del partenariato europeo,

X.   considerando che la conoscenza specifica del territorio che amministrano rende le autorità locali un elemento essenziale nella lotta contro la povertà e le disparità,

Y.   considerando, ad esempio, che nella regione latino-americana il rapido sviluppo del fenomeno di urbanizzazione ha fatto delle politiche urbane il nodo centrale delle tematiche di sviluppo e delle città e delle metropoli urbane gli interlocutori privilegiati dei governi per quanto concerne la gestione dei principali problemi sociali (migrazione, gioventù, povertà, occupazione),

Z.   considerando che occorre promuovere il dialogo tra le autorità locali e gli attori non statali per l'elaborazione e la concretizzazione degli interventi finanziati dalla Comunità per lo sviluppo locale,

AA.   considerando che la partecipazione delle autorità locali dei PVS esige un processo di appropriazione delle strategie di cooperazione allo sviluppo che richiede, tra l'altro, un potenziamento del loro accesso all'informazione, degli strumenti organizzativi e dei meccanismi di rappresentazione, delle loro capacità di dialogo e di proposta sulle politiche di cooperazione, di partecipazione alle istanze nazionali, regionali e internazionali di dialogo e concertazione,

AB.   considerando che la CGLU ha un ruolo da svolgere ai fini della strutturazione e della presentazione delle necessità dei poteri locali dei PVS,

AC.   considerando che, nonostante tali competenze in materia di sviluppo, il ruolo delle autorità locali nello sviluppo è stato finora sottostimato e sottoutilizzato,

Fornire alle autorità locali gli strumenti per svolgere il loro ruolo nel conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio

1.   ricorda che da tempo la Commissione opera per assegnare alle autorità locali un ruolo di partner a pieno titolo nell'aiuto allo sviluppo e che gli ultimi impegni sono stati i seguenti: per gli ACP, l'Accordo di Cotonou; per l'insieme dei PVS, la base morale del summenzionato "Consenso europeo per lo sviluppo" del 2005;

2.   riconosce che la partecipazione delle autorità locali alle politiche di sviluppo è indispensabile per il conseguimento degli OSM e per garantire la buona governance; ritiene infatti che l'attuazione delle politiche di sviluppo costituisce un progresso significativo verso una maggiore trasparenza e una maggiore democrazia negli aiuti allo sviluppo e consente di elaborare progetti e programmi più efficaci e più vitali in funzione delle reali necessità dei beneficiari ;

3.   insite sull'importanza del partenariato Nord-Sud e Sud-Sud tra le autorità locali e le loro associazioni rappresentative per contribuire al rafforzamento della buona governance e alla realizzazione degli OSM;

4.   chiede alla Commissione di sostenere e rafforzare la cooperazione diretta che le autorità locali europee attuano con i loro partner internazionali; chiede, in particolare, di assicurare una continuità, anche finanziaria, delle reti di solidarietà create dai programmi URB-AL, Asia URBS e altri, la cui scadenza è prevista al più tardi per il 2007, e che costituiscono autentici impegni assunti nei confronti delle popolazioni;

5.   sottolinea che i principi di titolarità, partecipazione e buona governance implicano un approccio multiplo, in cui i diversi partner dello sviluppo, che si tratti di paesi terzi, di autorità locali o di attori non statali agiscono in maniera complementare e coerente;

6.   sottolinea che i governi locali devono mobilitare intorno a sé tutti gli altri attori locali (università, agenti sociali, ONG di sviluppo, imprese ecc.) ed incentivare la partecipazione dei cittadini nella vita pubblica;

7.   invita gli enti locali a cooperare con gli organismi internazionali alla vigilanza delle attività industriali e agricole, onde prevenire il lavoro minorile e collaborare alla costruzione e manutenzione di idonee infrastrutture scolastiche attraverso personale didattico adeguatamente formato nonché trasporti e pasti gratuiti, facendo in modo che tutti i bambini possano frequentare la scuola;

8.   ritiene tuttavia fondamentale saper distinguere la specificità delle autorità locali rispetto agli "attori non statali": settore di competenza, legittimità e controllo democratico, esperienza in materia di gestione degli affari locali, coinvolgimento nell'attuazione delle politiche pubbliche;

9.   si compiace per il riconoscimento politico e per i fondi specifici assegnati alle autorità locali attraverso il suddetto strumento di cooperazione allo sviluppo (SCS): a) le autorità locali partecipano a monte alla definizione delle strategie di cooperazione dei PVS, all'elaborazione dei programmi geografici e tematici, alla loro attuazione e alla loro valutazione; b) una quota pari al massimo al 15% dei programmi tematici "attori non statali e autorità locali" può essere assegnata direttamente alle autorità locali; c) le autorità locali europee saranno integrate in un dialogo politico strutturato con le Istituzioni comunitarie e gli altri attori di sviluppo al Nord;

10.   invita la Commissione a fare riferimento nei futuri strumenti di finanziamento della cooperazione allo sviluppo e nei futuri testi legislativi al ruolo delle autorità locali e alle loro associazioni rappresentative come "partner politici" garantendo loro la partecipazione a tutte le fasi del processo di cooperazione, nonché un accesso diretto ai finanziamenti comunitari;

11.   chiede alla Commissione di precisare nei documenti strategici per paese le modalità e i meccanismi per coinvolgere maggiormente le autorità locali, le loro organizzazioni rappresentative e i partner della società civile in tutte le fasi del processo di cooperazione (dialoghi e formulazione di documenti strategici, programmazione, attuazione, revisione, valutazione) e di informarne le delegazioni dell'UE per assicurarne l'applicazione;

12.   invita la Commissione e il Consiglio a riconoscere le associazioni delle autorità locali del Sud come valida interfaccia tra le autorità locali, da un lato, e i governi degli Stati membri e l'UE dall'altro, per definire le strategie e le modalità di attuazione delle politiche di sviluppo;

13.   deplora che finora le autorità locali siano state associate solamente all'attuazione dei progetti e non all'elaborazione delle politiche di sviluppo nei PVS come pure nei paesi ACP, nonostante la revisione dell'Accordo di Cotonou che inserisce al centro del partenariato il dialogo politico con le autorità locali; si impegna, di conseguenza, ad effettuare un monitoraggio politico preciso con le associazioni degli eletti in merito all'attuazione dello strumento SCI sia in seno all'UE che nei PVS, segnatamente attraverso un esame dei documenti strategici per paese, e si impegna altresì a informare le autorità locali in merito alle nuove opportunità che sono loro offerte e, in caso di difficoltà in loco create dalle autorità locali, di trasmettere l'informazione alla Commissione;

14.   sottolinea al riguardo che la predetta Nota orientativa della Commissione del 23 dicembre 1999 proponeva all'attenzione delle delegazioni di tutti i PVS una guida operativa, in cui indicava chiaramente come coinvolgere le autorità locali e gli attori non statali in ogni fase del processo di cooperazione e raccomandava "la partecipazione a monte degli attori decentrati alla formulazione delle politiche e la programmazione" e che continua a rappresentare un'utile guida per l'attuazione dei nuovi strumenti di sviluppo;

15.   si compiace che nella sua suddetta Comunicazione del 25 gennaio 2006 di cui sopra la Commissione ribadisca che le autorità locali sono attori a pieno a titolo dello sviluppo e progetti "il coinvolgimento degli attori non statali e delle autorità locali nel processo di sviluppo, anche attraverso il dialogo ed il sostegno finanziario"; sottolinea che, conformemente alle nuove disposizioni dello strumento SCS, la loro partecipazione all'elaborazione delle strategie nazionali e dei programmi geografici sarà indispensabile, in quanto è qui che si definiscono gli orientamenti politici della cooperazione comunitaria; deplora di conseguenza che in questa stessa Comunicazione la Commissione limiti la possibilità di partecipazione delle autorità locali e la consideri secondaria, secondo il principio della sussidiarietà rispetto ai programmi geografici; ritiene pertanto che la cooperazione delle amministrazioni locali con il governo centrale accrescerà l'efficacia dell'aiuto allo sviluppo e consentirà di rendere più efficace l'impiego delle risorse assegnate oltre a far pervenire l'aiuto ai più bisognosi;

16.   sottolinea la necessità di instaurare un dialogo e una consulta permanente tra l'UE e le autorità locali e le loro associazioni rappresentative a tutti i livelli - nazionale, regionale, mondiale - in particolare associandole a titolo di osservatori alle istanze di dialogo tra l'UE e i paesi partner, quali l'Assemblea parlamentare paritetica e il Consiglio dei Ministri ACP-UE, allo stesso titolo dei rappresentati degli attori non statali;

17.   chiede che le autorità locali e le loro associazioni rappresentative possano beneficiare di finanziamenti diretti e appropriati: a) da un lato, nel quadro dei programmi geografici dello strumento DCECI, dato il ruolo svolto nel governo locale e l'importanza della loro partecipazione per la realizzazione degli OSM; b) dall'altro nel quadro del programma tematico "Attori non statali e autorità locali", in quanto il rafforzamento delle loro capacità di dialogo e di partecipazione al processo di cooperazione (organizzazione e rappresentazione, definizione dei meccanismi di consultazione, di dialogo e di lobby) in Europa e nei PVS richiede un sostegno finanziario maggiormente adeguato alle loro nuove responsabilità;

18.   chiede pertanto alla Commissione, nel quadro della revisione degli strumenti di sviluppo prevista nel 2008-2009:

   di fare della decentralizzazione e dell'azione delle autorità locali un settore in cui si concentra l'aiuto comunitario nei PVS;
   di assegnare una quota significativa degli aiuti di bilancio dell'UE destinati ai PVS per i programmi geografici direttamente alle autorità locali, in consultazione con i governi centrali, al fine di migliorare la gestione degli aiuti nei PVS, rafforzare la democrazia locale e migliorare l'accesso delle popolazioni ai fondi comunitari, conformemente ai principi sanciti nel Consenso europeo per lo sviluppo,
   di aumentare la dotazione della linea di bilancio relativa al programma tematico "Attori non statali e autorità locali", considerato il ruolo globale che questi ultimi svolgono nel conseguimento degli OSM, in particolare il ruolo delle autorità locali nella fornitura di servizi pubblici locali,
   di velocizzare gli aiuti destinati allo sviluppo delle capacità del governo locale dei paesi ACP e allo scambio di informazioni in base all'Accordo di Cotonou, specie attraverso la Piattaforma di governo locale dei paesi ACP e i suoi aderenti, inclusa la rapida esecuzione della richiesta di fondi sostenuta dal comitato degli ambasciatori ACP nell'ottobre 2003;
   di sostenere, nel caso in cui la decentralizzazione non sia un aspetto cruciale, l'azione delle autorità locali attraverso un sostegno alla politica di decentralizzazione del paese, sia in termini di capacità, di disponibilità di fondi, di aiuti di bilancio, di sostegni legislativi o di altro tipo;
   di mettere a punto dei meccanismi idonei a dare una caratteristica territoriale all'aiuto settoriale, affinché le autorità locali possano svolgere il ruolo che loro spetta attraverso le leggi sul decentramento, in quanto aggiungono un plusvalore per l'attuazione dei programmi settoriali, segnatamente nei settori della salute, dell'istruzione e dei servizi pubblici essenziali, settori dove esse sono spesso escluse;

19.   sottolinea l'importanza di un dialogo strutturato tra le autorità locali europee e le istituzioni comunitarie, come definito dallo strumento di cooperazione allo sviluppo, affinché le autorità locali europee dispongano di un quadro nel quale possano cooperare e dialogare efficacemente con le istituzioni e gli altri attori dello sviluppo;

20.   chiede alla Commissione di istituire un partenariato con una piattaforma di associazioni rappresentative delle autorità locali attive nel settore della cooperazione, sul modello di Concord (Confederazione europea delle ONG operanti nel settore dell'emergenza e dello sviluppo), per favorire il dialogo e la cooperazione con le istituzioni comunitarie, coordinare la cooperazione tra le autorità locali e assisterle nell'attuazione delle politiche di sviluppo, e in particolare rafforzare le capacità dei suoi membri;

21.  21 chiede alla Commissione di istituire un osservatorio mondiale della democrazia locale e della decentralizzazione, in partenariato con le organizzazioni delle autorità locali, al fine di:

   assicurare il monitoraggio della partecipazione delle autorità locali al processo di cooperazione con l'UE (dialogo politico, formulazione delle strategie di sviluppo, programmazione, attuazione, valutazione) e informare le Istituzioni sulle difficoltà incontrate in loco,
   definire una cartografia mondiale della governance locale in cui figurino i progetti, gli attori, i bilanci utilizzati dalle autorità locali in tutto il mondo al fine di facilitare il coordinamento, la coerenza e le sinergie tra i diversi partner della governance locale,
   creare strumenti di informazione e di sostegno per la partecipazione delle autorità locali al processo di cooperazione europea, come informazioni aggiornate sulle nuove opportunità loro offerte successivamente alla riforma delle sovvenzioni, aiuti tecnici alla presentazione di offerte e di proposte, ecc.;
   monitorare e analizzare il rispetto delle norme sulla democrazia e i diritti dell'uomo, specie quelle aventi un nesso specifico con la democrazia locale e il buon governo come sancite dalle relative norme della CE e dalle norme di diritto internazionale, ad esempio quelle dell'ONU, dell'Unione Africana, del Commonwealth ecc.;

22.   chiede alla Commissione di promuovere azioni di carattere strutturale tese a incentivare e sostenere la decentralizzazione e il rafforzamento delle capacità locali nei paesi partner, coniugate a una maggiore democratizzazione e partecipazione dei cittadini;

23.   propone di utilizzare i meccanismi di revisione delle strategie di cooperazione, compresa quella dell'Accordo di Cotonou, per verificare i progressi nella partecipazione delle autorità locali ai processi di cooperazione e per vigilare affinché siano eliminati gli ostacoli giuridici, politici e organizzativi alla partecipazione delle autorità locali al processo di cooperazione;

o
o   o

24.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri.

(1) GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
(2) GU L 378 del 27.12.2006, pag. 41.
(3) GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3. Accordo modificato da ultimo dalla decisione n. 1/2006 del Consiglio dei ministri ACP-CE (GU L 247 del 9.9.2006, pag. 22).
(4) GU L 209 dell'11.8.2005, pag. 27.
(5) GU L 213 del 30.7.1998, pag. 6. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 625/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 99 del 3.4.2004, pag. 1).


Guatemala
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sul Guatemala
P6_TA(2007)0084RC-B6-0101/2007

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sul Guatemala, e in particolare quelle del 18 maggio 2000(1), del 14 giugno 2001(2), dell"11 aprile 2002(3), del 10 aprile 2003(4), del 7 luglio 2005(5) e del 26 ottobre 2006 sul processo a Ríos Montt(6),

–   visto l'accordo tra il governo del Guatemala e le Nazioni Unite per l'istituzione di una Commissione internazionale d'inchiesta contro l'impunità in Guatemala (CICIG), adottato il 12 dicembre 2006,

–   visto il proprio saldo e costante impegno volto ad assicurare il rispetto degli accordi di pace e dei diritti umani in Guatemala,

–   visto l'accordo di dialogo politico e di cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e le repubbliche di Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama dall'altro, firmato il 15 dicembre 2003,

–   vista la posizione espressa dal Parlamento centroamericano (PARLACEN) sull'assassinio di tre parlamentari centroamericani,

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che il 19 febbraio 2007 tre membri del Parlamento centroamericano, i salvadoregni Eduardo José D'Aubuisson Munguía, William Rizziery Pichinte Chávez e José Ramón González Rivas, nonché il loro autista Gerardo Napoleón Ramírez, sono stati assassinati brutalmente mentre si stavano recando alla seduta plenaria del PARLACEN, e i loro corpi sono stati trovati carbonizzati e abbandonati nei pressi di Città del Guatemala,

B.   considerando che i presunti perpetratori di tali crimini (Luis Arturo Herrera López, José Estuardo López, José Adolfo Gutiérrez e Marvin Escobar Méndez), che detenevano posizioni di responsabilità presso la Divisione di investigazioni criminali del Dipartimento di polizia del Guatemala, sono stati in seguito uccisi nel carcere di massima sicurezza dove erano detenuti in circostanze strane non ancora chiarite,

C.   considerando che sussistono sospetti circa il fatto che tali uccisioni rappresentino un tentativo di ostacolare le indagini sugli istigatori dei membri del PARLACEN,

D.   considerando che i giornalisti televisivi che si sono interessati all'assassinio dei quattro ufficiali di polizia sono stati oggetto di minacce di morte dopo aver trasmesso i loro servizi,

E.   considerando che, secondo esperti nel campo dei diritti umani, ogni anno in Guatemala vengono perpetrati parecchie migliaia di omicidi che solo nel 2% dei casi danno luogo ad arresti; considerando che agli inizi del 2007 sono stati uccisi anche sindacalisti (come Pedro Zamora a Puerto Quetzal) e dirigenti contadini con le loro famiglie e che i testimoni di casi di genocidio in corso di indagine, così come i rappresentanti legali delle vittime di genocidio e i rappresentanti di diverse organizzazioni nel campo dei diritti umani, sono stati vittime di minacce, irruzioni e furti con scasso,

F.   considerando che il Vicepresidente Eduardo Stein ha ammesso quanto sia difficile lottare contro la criminalità organizzata quando questa è profondamente radicata nelle stesse istituzioni pubbliche; considerando che il caso in questione mette in luce il livello di penetrazione della criminalità organizzata in seno alla polizia guatemalteca, l'acuirsi di un'atmosfera di impunità e il deterioramento della sicurezza pubblica, il che segnala la necessità di assunzione di responsabilità politica,

1.   esprime la sua totale condanna di tutti gli omicidi in questione e trasmette le sue condoglianze ai parenti delle vittime;

2.   si aspetta che il governo guatemalteco garantisca indipendenza, libertà e sicurezza totali alle autorità giudiziarie guatemalteche nel corso delle loro indagini su questi crimini; chiede la piena cooperazione delle autorità politiche, giudiziarie e di polizia in Guatemala e in El Salvador nell'investigazione dei fatti;

3.   sollecita il Parlamento del Guatemala a ratificare l'accordo istitutivo della CICIG;

4.   chiede all'Unione europea e al governo del Guatemala di convocare il gruppo consultivo sul Guatemala, cui partecipano i principali paesi donatori, al fine di sostenere l'attuazione della CICIG e promuovere un dialogo nazionale contro l'impunità;

5.   sollecita il Parlamento del Guatemala a ratificare lo statuto di Roma del Tribunale penale internazionale, adottato il 17 luglio 1998, e ad adeguare la legislazione interna in base agli obblighi derivanti dallo statuto di Roma e da altro pertinente diritto internazionale;

6.   chiede al governo del Guatemala di adottare misure atte a proteggere gli agenti giudiziari, le vittime dei crimini contro l'umanità che stanno chiedendo giustizia, gli attivisti nel campo dei diritti umani e i testimoni che possono contribuire all'avanzamento dei processi;

7.   accoglie con favore la ristrutturazione e l'epurazione delle forze di sicurezza introdotta dal governo;

8.   esprime il proprio sostegno alla popolazione e alle autorità guatemalteche nel continuare a sostenere lo Stato di diritto e a promuovere lo sviluppo economico, sociale e politico, che contribuirà alla pace e alla riconciliazione nazionale;

9.   sollecita la Commissione a rafforzare, nella sua strategia di cooperazione con il Guatemala per il periodo 2007-2013, la promozione dello Stato di diritto, la lotta contro l'impunità, il pieno rispetto dei diritti umani e il sostegno al governo del Guatemala nello sviluppo delle capacità delle sue forze di sicurezza sulla base del rispetto dei diritti umani delle persone;

10.   sottolinea l'assoluta necessità che le autorità del paese in cui è ubicata la sede del PARLACEN agiscano ai fini della sicurezza e garantiscano l'integrità fisica dei membri del PARLACEN e delle sue riunioni;

11.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai governi del Guatemala, di El Salvador e degli altri paesi dell'America centrale e al Parlamento centroamericano.

(1) GU C 59 del 23.2.2001, pag. 286.
(2) GU C 53 E del 28.2.2002, pag. 403.
(3) GU C 127 E del 29.5.2003, pag. 688.
(4) GU C 64 E del 12.3.2004, pg. 609.
(5) GU C 157 E del 6.7.2006, pag. 494.
(6) Testi approvati, P6_TA(2006)0466.


Cambogia
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sulla Cambogia
P6_TA(2007)0085RC-B6-0102/2007

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue risoluzioni sulla Cambogia del 13 gennaio 2005(1), del 10 marzo 2005(2) e del 19 gennaio 2006(3) e la sua risoluzione del 1° dicembre 2005 sulla situazione dei diritti dell'uomo in Cambogia, Laos e Vietnam(4),

–   visto l'accordo di cooperazione del 1997 tra la Comunità europea e il Regno di Cambogia(5), approvato il 4 ottobre 1999,

–   vista la dichiarazione sui difensori dei diritti dell'uomo adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1998,

–   visti gli orientamenti dell'Unione europea sulla protezione dei difensori dei diritti dell'uomo approvati dal Consiglio il 14 giugno 2004,

–   vista la Convenzione internazionale sui diritti culturali, sociali ed economici e la Convenzione internazionale sui diritti politici e civili, entrambe adottate il 16 dicembre 1966, delle quali la Cambogia è firmataria,

–   visto l'accordo del 6 giugno 2003 tra l'ONU e il governo reale di Cambogia sul perseguimento da parte della giustizia cambogiana dei crimini commessi nel periodo della Cambogia democratica,

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che il 24 febbraio 2007, Hy Vuthy, presidente del Sindacato libero dei lavoratori del Regno di Cambogia (FTUWKC) nella fabbrica di tessili Suntex è stato colpito a morte al termine del suo turno di notte in fabbrica nel distretto Dangkao di Phnom Penh,

B.   considerando che Chea Vichea presidente dell'FTUWKC è stato colpito a morte il 22 gennaio 2004 e che Ros Sovannareth presidente dell'FTUWKC nella fabbrica Trinungaal Komara è stato assassinato il 7 maggio 2004 e che altri sindacalisti in Cambogia nello scorso anno sono stati vittime di gravi maltrattamenti, atti di intimidazione e aggressioni fisiche,

C.   considerando che l'omicidio di Chea Vichea non è stato ancora chiarito; considerando che il 28 gennaio 2004 Born Sammang e Sok Sam Oeun sono stati fermati quali presunti colpevoli dell'assassinio di Chea Vichea e successivamente arrestati e condannati a 20 anni di prigione nonostante non vi fosse nessuna prova credibile a loro carico,

D.   considerando che la Cambogia ha sottoscritto la Convenzione internazionale sui diritti culturali, sociali ed economici e la Convenzione internazionale sui diritti politici e civili che sanciscono il diritto di chiunque di fondare sindacati e di aderirvi nonché il diritto dei sindacati di agire liberamente,

E.   considerando che anche la Dichiarazione ONU del 1998 sui difensori dei diritti dell'uomo sancisce il diritto di promuovere, individualmente e in associazione con altri, e di operare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani (articolo 1),

F.   considerando che esso é seriamente preoccupato per il fatto che i casi di cui sopra dimostrano che ancora non esistono garanzie dell'indipendenza e dell'imparzialità del settore giudiziario nonché della sua capacità di svolgere i processi dei leader dei Khmer rossi nel tribunale appositamente creato senza interferenze politiche,

G.   considerando che i procedimenti di fronte alle sezioni straordinarie dei tribunali di Cambogia (ECCC) non sono ancora iniziati a causa di vari disaccordi tra i giudici cambogiani e i giudici internazionali sul progetto di regolamento interno dell'ECCC,

H.   preoccupato per l'incerto stato giuridico in Cambogia dei Montagnardi profughi del Vietnam,

1.   condanna l'omicidio di Hy Vuthy e tutti gli altri atti di violenza contro i sindacalisti; sollecita le autorità cambogiane ad avviare con urgenza un'indagine imparziale ed efficace sugli omicidi di Hy Vuthy, Chea Vichea, Ros Savannareth e Yim Ry, divulgandone le conclusioni e a portare in tribunale i responsabili; invita le autorità a riprocessare rapidamente Born Sammang e Sok Sam Oeum secondo criteri internazionali;

2.   insiste sul fatto che il governo cambogiano deve far cessare l'attuale clima di impunità e deve applicare effettivamente la legge nei confronti di chi viola i diritti umani e le libertà civili;

3.   ricorda al governo cambogiano che deve onorare i suoi obblighi e impegni relativi ai principi democratici e ai diritti umani fondamentali, che sono una parte essenziale dell'accordo di cooperazione con la Comunità europea, come sancito all'articolo 1 dell'accordo stesso;

4.   invita le autorità cambogiane ad avviare riforme istituzionali e politiche per costruire uno stato democratico governato dal diritto e fondato sul rispetto delle libertà fondamentali e a garantire sempre il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali conformemente ai criteri internazionali dei diritti umani e alle convenzioni internazionali ratificate dalla Cambogia;

5.   sollecita il governo cambogiano a consentire che il tribunale per i Khmer rossi inizi ad operare senza indugio conformemente ai criteri internazionali del diritto ad un giudice imparziale e ad un processo equo, come convenuto con l'ONU nel giugno 2003;

6.   sostiene le iniziative del Comitato di revisione ECCC sul regolamento interno per eliminare le divergenze su varie questioni per far sì che le imputazioni e i processi possano iniziare;

7.   invita il Consiglio e la Commissione a sollevare le questioni dei diritti umani e dello stato di diritto in Cambogia nel quadro dei contatti con il governo cambogiano

8.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al governo e all'Assemblea nazionale del Regno di Cambogia, al Segretario generale dell'ONU, all'Alto commissario dell'ONU per i diritti umani, al Rappresentante speciale del Segretario generale dell'ONU per i diritti umani in Cambogia e ai governi degli Stati membri dell'ASEAN.

(1) GU C 247 E del 6.10.2005, pag. 161.
(2) GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 280.
(3) GU C 287 E del 24.11.2006, pag. 334.
(4) GU C 285 E del 22.11.2006, pag. 129.
(5) GU L 269 del 19.10.1999, pag. 18.


Nigeria
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 sulla Nigeria
P6_TA(2007)0086B6-0105/2007

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Nigeria,

–   viste le convenzioni internazionali in materia di diritti umani che la Nigeria ha ratificato,

–   visto l'articolo 115 del suo regolamento,

A.   considerando che, malgrado gli sforzi compiuti negli ultimi anni dal governo nigeriano per promuovere il rispetto dei diritti umani e frenare la corruzione e nonostante qualche miglioramento nel rispetto dei diritti civili e politici, resta da affrontare, in materia di diritti dell'uomo, una serie di problemi fondamentali e urgenti, mentre il Paese rimane teatro di fenomeni di corruzione, arresti arbitrari, torture, esecuzioni extragiudiziali e violenze politiche,

B.   considerando che le divisioni etniche e religiose e la povertà diffusa sono fra le principali cause della violenza endemica fra le varie comunità,

C.   considerando che i tribunali che applicano la Sharia islamica hanno competenza giurisdizionale sui reati in 12 dei 36 Stati nigeriani; che tali tribunali continuano a comminare pene capitali e condanne alla fustigazione e all'amputazione; considerando che nonostante le esecuzioni e le amputazioni non vengano più eseguite, nei processi non vengono rispettati gli standard internazionali, ad esempio in tema di diritto dell'imputato a ricevere assistenza legale e ad essere informato dei suoi diritti, e si tende ad operare discriminazioni nei confronti delle donne,

D.   considerando che l'impunità continua a rappresentare la regola anziché l'eccezione, dal momento che sono pochissimi gli autori di violenze e di violazioni di diritti umani che sono interpellati ed assicurati alla giustizia; che tale condizione di impunità rappresenta uno dei maggiori ostacoli all'azione volta ad affrontare ed eliminare le violazioni dei diritti umani e gli atti di violenza,

E.   considerando che le inadeguate risorse delle forze di polizia nigeriane ne limitano le capacità inquirenti, con la conseguenza oltretutto che un elevato numero di persone viene detenuto per lunghi periodi in stato di custodia preventiva, violandone i diritti,

F.   considerando che la polizia e le forze di sicurezza sono state sovente implicate in casi di violazione dei diritti umani, fra cui esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari e torture,

G.   considerando che il lavoro minorile e il traffico di minori sono fenomeni ancora diffusi,

H.   considerando che la liberà di espressione resta limitata a causa dei continui soprusi di cui sono vittime i giornalisti e gli attivisti politici,

I.   considerando che il parlamento nigeriano sta attualmente esaminando un progetto di legge per la messa al bando delle unioni fra le persone dello stesso sesso, che prevede una pena di cinque anni di reclusione per chiunque "celebri, presenzi, assista o favorisca il rito matrimoniale fra persone dello stesso sesso" nonché per chiunque, pubblicamente o privatamente, dia o concorra a dare una rappresentazione positiva dei rapporti fra persone dello stesso sesso o promuova o concorra a promuovere rapporti di questo tipo,

J.   considerando che le elezioni presidenziali e politiche del 1999 e del 2003 non possono essere considerate come libere ed eque a motivo dei numerosi casi di frode e del diffuso stato di violenza,

1.   invita il governo nigeriano ad adottare urgenti ed efficaci misure per proteggere i suoi cittadini, far cessare la violenza, eliminare la corruzione e por termine allo stato di impunità degli autori di violazioni dei diritti umani e per promuovere attivamente il rispetto di tali diritti;

2.   invita il governo nigeriano ad abolire la pena capitale e ad intervenire in tutti i casi di persone processate in base alla Sharia islamica e condannate alla pena di morte, all'amputazione, alla fustigazione o ad altri trattamenti inumani o degradanti che violano la costituzione nigeriana e le norme internazionali sui diritti umani;

3.   saluta con favore l'accordo multilaterale concluso fra 26 Stati dell'Africa occidentale e centrale contro il traffico di donne e bambini, e plaude agli sforzi compiuti in tal campo dalle autorità nigeriane; invita tuttavia il governo nigeriano ad adottare ulteriori misure in tale ambito e ad affrontare il problema dello sfruttamento del lavoro minorile;

4.   invita tutti i soggetti partecipanti alle prossime elezioni politiche di aprile a dichiarare pubblicamente il proprio impegno a por termine alle uccisioni, alle violenze e alle intimidazioni a sfondo politico e alle altre violazioni dei diritti umani e a por fine allo stato di impunità di cui godono gli autori di tali crimini;

5.   invita il governo nigeriano a fare quanto necessario per affrontare i motivi di preoccupazione pre-elettorale - limiti all'indipendenza della Commissione elettorale nazionale indipendente (Independent National Electoral Commission - INEC), comportamento abusivo e vessatorio delle forze di sicurezza, e ogni altro ostacolo alla libertà di espressione e di opinione – e per creare tutte le condizioni necessarie allo svolgimento di elezioni libere ed eque;

6.   invita il parlamento nigeriano a non approvare il progetto di legge per la messa al bando delle unioni fra le persone dello stesso sesso nella sua forma attuale, in quanto contiene violazioni del fondamentale diritto umano alla libertà di espressione e di opinione, in particolare laddove contempla una pena detentiva di cinque anni per chiunque, pubblicamente o privatamente, dia o concorra a dare una rappresentazione positiva dei rapporti fra persone dello stesso sesso o promuova o concorra a promuovere rapporti di questo tipo;

7.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al governo e al parlamento della Nigeria.


Attacco a Galina Kozlova
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2007 su Galina Kozlova
P6_TA(2007)0087RC-B6-0081/2007

Il Parlamento europeo,

–   vista la sua precedente risoluzione sul rispetto dei diritti umani e della democrazia nella Repubblica di Mari El nella Federazione russa, adottata il 12 maggio 2005(1), e le sue altre risoluzioni sulla Russia, in particolare quella del 13 dicembre 2006 sul Vertice UE-Russia del 24 novembre 2006 a Helsinki(2) e quella del 25 ottobre 2006 sulle relazioni UE-Russia in seguito all'assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaya(3), nonché la relazione sulle relazioni UE-Russia adottata il 26 maggio 2005(4),

–   visto l'accordo di partenariato e cooperazione tra le Comunità europee e i loro Statimembri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro lato, che é entrato in vigore il 1° dicembre 1997(5),

–   vista la Convenzione europea per la protezione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e in particolare il suo articolo 10,

–   vista la Carta europea per le lingue regionali o minoritarie firmata dalla Federazione russa il 10 maggio 2001,

–   vista la Costituzione della Repubblica Mari (Mari El), che riconosce il Mari lingua di Stato e vista la legge del 1995 sulle questioni linguistiche che dichiara Mari El una Repubblica multietnica e sancisce il diritto di tutti i cittadini indipendentemente dalla loro etnia di mantenere e sviluppare le loro lingue e la loro cultura natia,

–   viste le notizie affidabili provenienti da ONG internazionali e russe sulle continue violazioni dei diritti umani e sulle irregolarità perpetrate nel Mari El,

–   viste le correnti consultazioni UE-Russia sui diritti umani, le minoranze e le libertà fondamentali,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che Galina Kozlova, membro del Consiglio d'amministrazione dell'organizzazione nazionale Mari, Mari Ušem, redattrice della rivista letteraria Ontšõko e moglie di Vladimir Kozlov, presidente del Consiglio Mari, è stata brutalmente aggredita il 25 gennaio 2007 ed ha riportato un trauma cranico con commozione cerebrale, causa di gravi mal di testa, vertigini e problemi alla vista,

B.   considerando che secondo Mari Ušem non si è trattato di un'aggressione effettuata da semplici rapinatori,

C.   considerando che l'aggressione contro la signora Kozlova fa seguito a una serie di aggressioni contro attivisti e giornalisti nel Mari El, che includono l'omicidio di tre giornalisti nel 2001, un'aggressione contro Vladimir Kozlov il 4 febbraio 2005 ed anche contro Nina Maksimova già leader del movimento Mari,

D.   considerando che nell'ottobre 2006 Vladimir Kozlov si era dichiarato ottimista per il futuro della sua organizzazione, sottolineando che nessun attivista per i diritti etnici di Mari El era stato vittima di aggressioni da oltre un anno, ma che questo presunto atteggiamento di minore ostilità vero Mari Ušem ha subito ora una grave inversione di tendenza;

E.   considerando che né il governo federale né il governo locale hanno preso misure adeguate per assicurare alla giustizia i colpevoli e garantire la sicurezza dei giornalisti e l'indipendenza dei media,

F.   considerando che i media e le riviste di opposizione affrontano notevoli difficoltà nell'esercizio della loro libertà d'azione, per cui, ad esempio diversi giornali d'opposizione possono essere stampati soltanto al di fuori del Mari El,

G.   considerando che chi appartiene alla minoranza Mari deve superare notevoli difficoltà per seguire corsi d'insegnamento nella sua lingua natale in quanto non esistono istituti d'istruzione secondaria o superiore nelle lingue Mari,

1.   condanna severamente l'aggressione contro Galina Kozlova che finora non ha portato ad alcuna condanna od arresto, e i continui maltrattamenti e attacchi diretti contro attivisti, personalità del mondo culturale e giornalisti indipendenti nel Mari El ed invita le autorità federali e locali ad assicurare alla giustizia i colpevoli e a garantire il rispetto della libertà di espressione;

2.   è convinto che il carattere multietnico della Federazione russa contribuisca notevolmente alla diversità linguistica e culturale dell'Europa e sia un fenomeno di cui tutti i cittadini della Federazione russa sono giustamente orgogliosi e che dovrebbe essere conservato a beneficio di tutti gli europei;

3.   chiede che le autorità giudiziarie locali e federali svolgano con un'urgenza un'inchiesta indipendente ed esaustiva sulle aggressioni perpetrate contro la signora Kozlova e su altri episodi simili;

4.   invita il governo di Mari El a far cessare immediatamente tutte le vendette e gli atti di intimidazione politica rivolti contro funzionari pubblici dissenzienti e ad astenersi da indebite interferenze politiche negli affari delle istituzioni culturali e dell'istruzione;

5.   invita le autorità federali e locali a rispettare i propri obblighi nel quadro del diritto internazionale e a prendere misure adeguate per agevolare l'attuazione pratica delle disposizioni della Costituzione e delle altre disposizioni legislative sul mantenimento e lo sviluppo delle lingue e delle culture minoritarie, facendo particolare attenzione a rendere accessibile l'istruzione di qualità nella lingua natale delle popolazioni a tutti i livelli, garantendo così che la lingua Mari e la lingua russa siano poste su un piede di parità in tutto il Mari El;

6.   invita la Commissione a sollevare il problema delle minoranze ugro finniche in Russia, in particolare le preoccupazioni che riguardano la situazione nel Mari El, nel corso del corrente dialogo UE-Russia sui diritti umani, nonché nel prossimo Vertice UE-Russia;

7.   invita la Commissione a includere i programmi riguardanti le popolazioni ugro finniche e altre minoranze nel quadro della cooperazione culturale e dell'istruzione UE-Russia;

8.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi della Federazione russa e della Repubblica di Mari El.

(1) GU C 92 E del 20.4.2006, pag. 409.
(2) Testi approvati, P6_TA(2006)0566.
(3) Testi approvati, P6_TA(2006)0448.
(4) GU C 117 E del 18.5.2006, pag. 235.
(5) GU L 327 del 28.11.1997, pag. 1.

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