Risoluzione del Parlamento europeo del 12 luglio 2007 su "Verso una politica marittima dell'Unione: una visione europea degli oceani e dei mari" (2006/2299(INI))
Il Parlamento europeo,
– visto il Libro verde della Commissione dal titolo "Verso una politica marittima dell'Unione: una visione europea degli oceani e dei mari" (COM(2006)0275),
– visto l'articolo 299, paragrafo 2, del trattato CE,
– vista la sua risoluzione del 15 marzo 2007 sulle isole e le limitazioni naturali ed economiche nel contesto della politica regionale(1),
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per i trasporti e il turismo e i pareri della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, della commissione per la pesca e della commissione per lo sviluppo regionale (A6-0235/2007),
A. considerando che i mari e gli oceani concorrono in modo determinante alla grandezza e alla ricchezza geografica dell'UE tramite le sue regioni ultraperiferiche e offrono all'Unione europea 320.000 km di coste, sulle quali vive un terzo della popolazione europea, fra cui 14 milioni nelle isole,
B. considerando che l'industria e i servizi marittimi, senza tener conto delle materie prime, contribuiscono al prodotto interno lordo europeo (PIL) per il 3-6% e le regioni costiere complessivamente per il 40%; che il 90% del commercio estero e il 40% del commercio interno dell'UE avviene per via marittima e che la flotta europea costituisce il 40% della flotta mondiale,
C. considerando che l'applicazione della strategia di Lisbona alle politiche marittime non soltanto si prefigge obiettivi legati al miglioramento della competitività, ma deve anche concretizzarsi in altri pilastri della strategia, come la creazione nell'UE di una maggiore occupazione marittima sostenibile e di migliore qualità,
D. considerando che gli oceani e i mari d'Europa contengono importanti corridoi di trasporto che assorbono una considerevole quota del volume di traffico; che gli oceani e i mari hanno ancora notevoli potenzialità in termini di capacità globale e che pertanto gli oceani e i mari presentano un importante valore non soltanto ecologico, ma anche sociale ed economico,
E. considerando che il trasporto marittimo è responsabile del 4% circa delle emissioni globali di CO2, un quantitativo corrispondente a quasi 1 000 milioni di tonnellate, e che le emissioni marittime non rientrano nel Protocollo di Kyoto; che, secondo uno studio dell'Organizzazione marittima internazionale (OMI), le emissioni di gas a effetto serra provocate dal traffico marittimo aumenteranno entro il 2020 di oltre il 70%; che, oltre al CO2, dai sistemi di raffreddamento di bordo emanano ogni anno anche grandi quantitativi di altri gas a effetto serra,
F. considerando che, in molti settori di attività marittima, le idee innovative nel settore del trasporto marittimo comportano un miglioramento delle prestazioni; che l'industria cantieristica europea (costruzione e riparazione), assieme alla sua vasta rete di fornitori di apparecchiature e servizi, costituisce a livello mondiale il motore dell'innovazione del materiale marittimo,
G. considerando che il trasporto marittimo produce meno gas a effetto serra per tonnellata/miglia rispetto a qualsiasi altra modalità di trasporto e che i progressi tecnologici migliorano costantemente l'efficienza di tale settore; che vi è una forte volontà politica di promuovere il trasporto marittimo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dal trasporto di merci,
H. considerando che, secondo le stime del Programma ambientale delle Nazioni Unite, circa l'80% dell'inquinamento marittimo è provocato dagli apporti terrestri,
I. considerando che il trasporto marittimo è responsabile altresì dell'immissione di notevoli quantitativi delle più diverse acque reflue nei mari, fra cui gli scarichi provenienti dal lavaggio dei serbatoi, dalle cucine di bordo, dagli impianti di lavanderia e dalle attrezzature sanitarie, dalle acque di zavorra, nonché dello scarico involontario di combustibili nel corso del funzionamento; che, durante il funzionamento di una nave, si formano anche i più diversi rifiuti solidi, di cui solo una minima parte viene conferita agli impianti di raccolta portuali, mentre la maggior parte viene bruciata in alto mare o gettata semplicemente in acqua,
J. considerando che le grandi navi trasportano ormai grandi quantitativi di combustibile da stiva per il loro funzionamento e che questo combustibile, in caso di incidente o inconveniente, può provocare e ha già provocato notevoli danni ecologici, con scarse possibilità di rimedio,
K. considerando che, secondo le stime ufficiali, circa l'80% degli incidenti in mare è da ricondurre direttamente all'errore umano,
L. considerando che attualmente la stragrande maggioranza delle grandi navi, al termine dell'esercizio, vengono smontate in cantieri di demolizione di paesi in via di sviluppo in condizioni sociali ed ecologiche inaccettabili e che, in gran parte dei casi, la vendita di tali navi ad acquirenti extraeuropei serve ad eludere la Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi e sul loro smaltimento, secondo la quale dette navi sarebbero sottoposte a un divieto di esportazione in quanto rifiuti speciali,
M. considerando che il livello dell'acqua dei mari sta salendo, mettendo quindi a rischio le regioni, le popolazioni e le attività costiere, come il turismo costiero,
N. considerando che la diversità delle attività marine e costiere richiede un assetto territoriale flessibile da parte degli Stati membri e delle loro autorità,
O. considerando che, per quanto riguarda altri modi di trasporto, l'UE è un precursore a livello mondiale in materia di limitazione delle emissioni di sostanze nocive; che quindi l'industria europea è una delle più innovative e prime industrie al mondo e che il futuro sostenibile dell'industria europea può essere garantito a lungo termine solo attraverso l'innovazione,
P. considerando che l'UE ha creato varie agenzie, come l'Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA), l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (FRONTEX), l'Agenzia della pesca e l'Agenzia per l'ambiente, alle quali incombono disparati compiti in materia marittima, e che fra di esse apparentemente non esiste alcuno scambio formale,
Q. considerando che dal 2004 le autostrade del mare fanno parte dei 30 progetti prioritari delle reti di trasporto TEN, ma che si sono registrati solo scarsi progressi,
R. considerando che gli oceani e i mari sono il fondamento di tutta la vita sulla terra e svolgono un ruolo di rilievo nel cambiamento climatico; che la protezione e la conservazione sostenibile delle loro risorse dovrebbe essere un importante obiettivo di una politica marittima integrata; che un quarto delle risorse ittiche è in pericolo, che di questo quarto il 17% è stato oggetto di sfruttamento eccessivo e il 7% è in forte riduzione; che solo l'1% delle risorse si sta lentamente ripopolando e che il 52% delle risorse ittiche è già stato oggetto di tale sfruttamento che un ripopolamento non è più possibile; che, stando agli avvertimenti degli esperti, la pesca commerciale potrebbe crollare già a metà del secolo (2048),
S. considerando che la pesca è un settore economico ampiamente regolamentato, ragion per cui dovrebbero essere realizzate azioni volte a garantire che tale regolamentazione si traduca in buone pratiche e buoni risultati; che, per garantire risorse ittiche sostenibili, occorre tenere conto dei numerosi fattori di varia natura che incidono sullo stato delle risorse ittiche, quali il cambiamento climatico, i predatori, l'inquinamento, le perlustrazioni alla ricerca di giacimenti di petrolio e di gas e le relative perforazioni, le centrali eoliche in mare e l'estrazione di sabbia e ghiaia,
T. considerando che tra vent'anni il settore comunitario della pesca avrà subito delle trasformazioni dovute a fattori esterni, quali il cambiamento climatico e l'azione dell'uomo, e che, alla luce di tali cambiamenti, già visibili nel caso del merluzzo del Mare del Nord, è essenziale affrontare in modo efficace le cause del cambiamento climatico,
U. considerando che il mare e gli oceani svolgono un ruolo importante nella produzione di energia da fonti alternative e nell'incremento della sicurezza dell'approvvigionamento energetico,
V. considerando che occorre riconoscere le specificità delle regioni ultraperiferiche e delle isole europee, in particolare l'immigrazione clandestina, le catastrofi naturali, i trasporti nonché il loro impatto sulla biodiversità,
W. considerando che le frontiere esterne dell'UE sono in gran parte marittime e la loro sorveglianza e protezione implica maggiori costi per gli Stati membri costieri,
X. considerando che il Mediterraneo e il Mar Nero sono condivisi da Stati membri dell'UE e paesi terzi dotati di minori risorse per far rispettare norme ambientali e misure di sicurezza,
1. si compiace della presentazione del summenzionato Libro verde e sostiene l'approccio integrato alla politica marittima, con il quale si descrivono per la prima volta i settori strategici marittimi, come la cantieristica, la navigazione, la sicurezza marittima, il turismo, la pesca, la politica portuale, l'ambiente marino, la ricerca, l'industria, la pianificazione territoriale e altri settori, citandone la reciproca dipendenza; ravvisa per l'UE e i suoi Stati membri l'opportunità di elaborare una politica marittima orientata al futuro che, in un'accorta combinazione, consiste nella protezione dell'ambiente marino e in un intelligente e innovativo sfruttamento dei mari, pur facendo sì che la sostenibilità rimanga l'elemento cardine della politica marittima; ritiene che l'UE abbia l'opportunità di diventare precursore di una politica marittima innovativa e sostenibile e che ciò presupponga la volontà comune degli Stati membri; rileva che il Parlamento valuterà in futuro ogni Presidenza del Consiglio in base ai progressi conseguiti nell'ambito della politica marittima europea;
2. plaude a una politica marittima che sollecita l'integrazione delle politiche, delle azioni e delle decisioni relative alle questioni marittime e promuove un migliore coordinamento, una maggiore trasparenza e una maggiore cooperazione tra tutti i soggetti interessati le cui azioni hanno un impatto sugli oceani e i mari europei;
3. rileva che, con la condivisione delle competenze per le politiche e le azioni concernenti i mari tra autorità UE, governi nazionali, autorità regionali e locali, tutti i livelli di governo dovrebbero adottare un approccio più coordinato, garantendo che le loro azioni in campo marittimo tengano pienamente conto delle molteplici interazioni reciproche;
4. invita la Commissione a far proprie le varie raccomandazioni della succitata risoluzione del 15 marzo 2007, e in particolare a rendere prioritaria in seno alla Commissione europea l'istituzione di un'unità amministrativa per le isole, in modo da sviluppare un approccio trans-settoriale da lungo tempo atteso e dare un adeguato riconoscimento alle isole nel programma statistico dell'UE in relazione alla futura politica marittima;
5. appoggia l'idea di incardinare la politica marittima europea nella strategia di Lisbona al fine di facilitare la crescita economica e i posti di lavoro in modo sostenibile e basandosi sulla conoscenza scientifica; sottolinea il significato del trasporto marittimo in termini di volumi di trasporto e di impatto economico; incoraggia la Commissione a rivedere la legislazione in vigore secondo lo spirito e il contesto dell'iniziativa della Commissione sul miglioramento della regolamentazione e della strategia di Lisbona; sottolinea che occorre dare priorità al miglioramento dell'attuazione e al potenziamento della normativa in vigore da parte della Commissione e degli Stati membri; evidenzia il valore aggiunto europeo nelle iniziative concrete, ad esempio per quanto riguarda il miglioramento del coordinamento e della cooperazione tra Stati membri onde evitare eventuali duplicazioni o contraddizioni;
Cambiamento climatico è la maggiore sfida della politica marittima
6. sottolinea, a fronte dell'attuale discussione sul cambiamento climatico e delle prime pubblicazioni della Quarta relazione di valutazione del Gruppo di lavoro intergovernativo sul cambiamento climatico, che tutti gli interessati devono essere coscienti del fatto che è ormai scoccata da tempo l'ora di agire e che alla Comunità rimangono solo altri 13 anni per impedire la catastrofe climatica attraverso l'impiego di nuove tecnologie; rileva che, secondo la relazione, fra gli scenari specifici rientrano l'aumento del livello dei mari, che sarà particolarmente dannoso soprattutto per i paesi costieri, ondate di caldo, inondazioni, tempeste, incendi boschivi e siccità a livello mondiale; sottolinea inoltre la potenziale problematica inerente ai profughi per motivi climatici e altri problemi di sicurezza internazionale risultanti da eventuali conflitti per risorse comuni;
7. sottolinea che, nella lotta contro il cambiamento climatico, l'UE deve assumere una posizione di guida e orientamento; fa presente che la Comunità dovrebbe sfruttare i propri punti forti nella ricerca e nell'innovazione, ed assumere un ruolo guida e agire fermamente a livello internazionale;
8. sottolinea che l'energia eolica, sia a terra che in mare aperto, ha un enorme potenziale di sviluppo e potrebbe apportare un rilevante contributo alla protezione del clima; esorta pertanto la Commissione ad intervenire introducendo una sezione o un'unità di coordinamento per l'energia eolica e lanciando un piano d'azione in materia;
9. evidenzia che la politica marittima europea deve svolgere un ruolo di rilievo nella lotta al cambiamento climatico grazie ad almeno tre strategie: in primo luogo, occorre ridurre drasticamente le emissioni di sostanze come CO2, SO2 ed ossidi di azoto provenienti dalle navi; in secondo luogo, occorre introdurre il sistema dello scambio di emissioni per il trasporto marittimo; in terzo luogo, occorre introdurre e promuovere per il trasporto marittimo le fonti rinnovabili come l'energia eolica e solare; invita la Commissione a proporre disposizioni legislative volta a ridurre effettivamente le emissioni marittime di gas serra e l'Unione europea ad agire con decisione per includere il settore marittimo nelle convenzioni internazionali sul clima;
10. esprime la sua preoccupazione dinanzi alle informazioni secondo le quali le emissioni marittime di biossido di carbonio sarebbero superiori a quanto ipotizzato in precedenza, costituirebbero sino al 5% delle emissioni globali e potrebbero aumentare persino del 75% nel corso dei prossimi 15-20 anni se non saranno intraprese azioni volte a rovesciare tale tendenza; sottolinea che le emissioni di gas a effetto serra provenienti dai pescherecci sono significative; osserva i mancati progressi al riguardo nell'ambito dell'OMI, nonostante il mandato conferito dieci anni fa nel protocollo di Kyoto;
11. riconosce che, affinché la strategia marina costituisca il "pilastro ambientale" della politica marittima, le politiche devono essere pienamente complementari per assicurare un approccio comunitario coerente; riconosce che il deposito di biossido di carbonio in strutture geologiche al di sotto dei fondali marini potrebbe costituire parte di un portafoglio di misure per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell'atmosfera e chiede che sia elaborato un quadro legislativo e regolamentare chiaro per l'applicazione di tale tecnologia;
12. chiede con insistenza che qualsiasi progetto di sviluppo lungo le coste della Comunità, che si tratti di sviluppo urbano, di siti industriali, di porti e marine, di aree per attività ricreative ecc., prenda esplicitamente in considerazione le conseguenze dei cambiamenti climatici e il relativo aumento del livello del mare, nonché la crescente frequenza e forza delle tempeste e la maggiore altezza delle onde;
13. sottolinea l'importanza di un approccio integrato, come la gestione integrata delle zone costiere (GIZC), se si vuole far sì che le misure siano efficaci;
Migliorare il trasporto marittimo europeo migliorando le navi europee;
14. sottolinea che il trasporto marittimo è una componente irrinunciabile del sistema economico mondiale e che il trasporto di merci per nave è attualmente una delle modalità di trasporto meno dannosa per l'ambiente; ritiene tuttavia che il trasporto marittimo comporti notevoli oneri per l'ambiente e che sia quindi indispensabile un equilibrio sostenibile fra tutela dell'ambiente ed efficace sfruttamento dei mari europei, pur essendo la garanzia di sostenibilità una priorità assoluta; chiede alla Commissione di salvaguardare tale equilibrio al momento di definire le sue (future) proposte sulla politica marittima e portuale;
15. sottolinea che l'incentivazione del trasporto marittimo come modalità di trasporto sostenibile postula lo sviluppo e l'ampliamento di porti e zone portuali; osserva che i porti sono spesso corrispondenti o adiacenti ai siti Natura 2000 protetti dalle direttive sugli habitat(2) e gli uccelli selvatici(3) e sottolinea la necessità di impostazioni e di iniziative costruttive tra gli operatori portuali e gli organi competenti per la conservazione della natura, al fine di trovare soluzioni accettabili per le autorità portuali, i regolatori e la società più ampia, che rispettino lo spirito e gli obiettivi delle direttive, consentendo nel contempo ai porti di mantenere il loro ruolo centrale di vie di accesso globali;
16. ritiene che la politica marittima europea dovrebbe cercare di preservare e rafforzare la posizione delle industrie marittime e delle attività specializzate europee ed evitare politiche che promuovano il passaggio sotto bandiere di paesi terzi, il che pregiudica la sicurezza e la protezione dei mari e impoverisce l'economia europea; sottolinea che, per permettere una migliore tutela dell'ambiente marino, sono più utili normative internazionali che si applichino a tutte le navi a prescindere dalla bandiera o dal porto di approdo;
17. ritiene che un'industria cantieristica europea innovativa e competitiva sia essenziale per la crescita sostenibile in base alla strategia di Lisbona; sottolinea che, vista la crescente capacità di produzione che si registra altrove, i positivi sviluppi della cantieristica europea degli ultimi anni non devono comportare un atteggiamento di compiacimento e chiede pertanto che si esplichino ulteriori sforzi tesi a rafforzare la competitività e a garantire parità di condizioni;
18. invita la Commissione a sostenere, a livello dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), i cantieri navali europei che sono continuamente esposti alla concorrenza sleale praticata dai costruttori navali asiatici;
19. plaude al documento di lavoro della Commissione dal titolo "Relazione sullo stato dei lavori di LeaderSHIP 2015" (COM(2007)0220) e sottolinea in particolare il successo del nuovo approccio a tutto campo alla politica industriale che LeaderSHIP2015 ha sperimentato come una delle prime iniziative settoriali;
20. sottolinea che un migliore coordinamento e cooperazione (transfrontalieri) tra i porti marittimi e una condivisione di responsabilità più equilibrata tra i porti a livello UE può sensibilmente contribuire ad evitare trasporti terrestri insostenibili;
21. ravvisa nel ruolo di precursore che l'UE riveste fissando limiti più rigorosi non un ostacolo, ma un'opportunità per l'industria europea; chiede in tale contesto agli Stati membri e alla Comunità di promuovere maggiormente la ricerca e lo sviluppo di tecnologie più efficienti e pulite in materia marittima e portuale;
22. riconosce che le emissioni di sostanze che inquinano l'atmosfera originate dalle navi supereranno in un prossimo futuro quelle provenienti da fonti terrestri; ricorda la sua richiesta, formulata nel contesto della strategia tematica per la qualità dell'aria, che la Commissione e gli Stati membri prendano misure urgenti per ridurre le emissioni del settore marittimo e che la Commissione presenti proposte volte a:
–
fissare norme per le emissioni di NOx per le navi che approdano nei porti dell'UE;
–
designare il Mediterraneo e l'Atlantico nordorientale quali zone di controllo delle emissioni di zolfo (SECA) ai sensi della convenzione MARPOL;
–
ridurre dall'1,5 allo 0,5% il tenore massimo di zolfo consentito nei carburanti navali utilizzati nelle SECA dalle navi per il trasporto di passeggeri;
–
introdurre misure fiscali, quali imposte sulle emissioni di SO2 e di NOx provenienti dalle navi;
–
promuovere l'introduzione di dazi portuali e di accesso alle zone navigabili differenziati, onde favorire le navi con basse emissioni di SO2 e di NOx;
–
promuovere il ricorso all'utilizzazione di elettricità proveniente da terra per le navi alla fonda nei porti;
–
elaborare una direttiva UE sulla qualità dei carburanti navali;
23. ritiene che esista un enorme potenziale per la riduzione del consumo di carburanti fossili e delle emissioni di CO2 nel settore del trasporto marittimo, segnatamente tramite incentivi fiscali all'impiego di biocarburanti e maggiori sostegni alla ricerca e sviluppo, promuovendo, tra l'altro, l'utilizzo dei biocarburanti e potenziando la ricerca in tale ambito nonché intensificando l'uso dell'energia eolica per la propulsione delle navi; sottolinea tuttavia che i biocarburanti devono essere soggetti a una certificazione ambientale e sociale obbligatoria e che la loro efficienza climatica e il loro equilibrio in termini di emissioni di CO2 devono essere incontestati durante il loro intero ciclo di vita;
24. ritiene che gli sforzi nei settori della prevenzione e dell'intervento contro l'inquinamento provocato da navi non debbano limitarsi all'inquinamento da petrolio, ma debbano interessare tutti i tipi di inquinamento, in particolare quello provocato da sostanze pericolose e nocive; ritiene a questo proposito essenziale il ruolo svolto dall'EMSA, che dovrebbe gradualmente puntare ad assolvere nuovi compiti, anche se questi dovrebbero sempre essere complementari ai compiti svolti dagli Stati membri nel settore della prevenzione e dell'intervento contro l'inquinamento; reputa pertanto necessario garantire un'adeguata sicurezza finanziaria per il finanziamento dei compiti affidati all'EMSA;
25. plaude al sistema operativo CleanSeaNet per la sorveglianza e il rilevamento di inquinamento provocato dalle navi, che aiuterà gli Stati costieri a localizzare e individuare chi inquina nelle zone geografiche sotto la loro giurisdizione; chiede agli Stati membri di procedere a un tempestivo recepimento della direttiva 2005/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione di sanzioni per violazioni(4);
26. prende atto delle attività della Commissione in materia di sicurezza delle navi e marittima dopo le catastrofi dell'Erika e della Prestige, che si riflettono soprattutto nei pacchetti di misure sulla sicurezza marittima;
27. sollecita vivamente il Consiglio "Trasporti" a esaminare tempestivamente il terzo pacchetto sulla sicurezza marittima e ad adottare una decisione, insieme al Parlamento, affinché non si ponga una questione di mancanza di credibilità;
28. sollecita la Commissione a rafforzare tutte le misure relative alla responsabilità civile e penale in caso di incidente o inconveniente, in conformità dei principi di sussidiarietà e di separazione delle competenze nonché in linea con il quadro normativo internazionale;
29. ricorda la sua risoluzione del 21 aprile 2004 in materia di miglioramento della sicurezza per mare(5) ed esorta la Commissione a tenere in maggior considerazione il fattore umano nelle prossime misure;
30. osserva con preoccupazione che il Mar Baltico è attualmente uno dei mari più inquinati del pianeta e ricorda alla Commissione la sua precedente richiesta di elaborare una raccomandazione su una strategia comunitaria per il Mar Baltico che proponga misure volte a migliorare la condizione ambientale di tale mare, in particolare per ridurre l'eutrofizzazione del Baltico ed evitare lo scarico in mare di petrolio e altre sostanze tossiche e dannose; ricorda che gli strumenti di cooperazione esistenti, quali i programmi INTERREG, dovrebbero essere sfruttati appieno nell'attuazione di progetti interregionali volti a migliorare lo stato ambientale del Baltico;
31. chiede che, per zone marine nel Mar Baltico ecologicamente sensibili e di difficile navigazione, in particolare Kadetrinne, Skagerrak/Kattegatt, Gran Belt e Sund, siano istituite zone speciali in cui non possano più passare senza piloti le navi d'alto mare, specialmente le petroliere, e invita la Commissione e gli Stati membri ad avviare l'elaborazione delle misure necessarie in seno agli organi internazionali competenti, segnatamente l'OMI;
32. ricorda alla Commissione la propria richiesta di presentare al più presto al Parlamento e al Consiglio una proposta per far sì che nelle nuove navi il combustibile di stiva sia contenuto in serbatoi a doppio scafo più sicuri, dato che spesso le navi da trasporto o le navi container trasportano combustibili pesanti nelle loro stive, in quantità che possono essere superiori al carico delle petroliere più piccole; ritiene che, prima di presentare una proposta in tal senso, la Commissione dovrà accertare se le vigenti norme OMI di cui alla risoluzione MPE 141(54), siano sufficienti a garantire la sicurezza del trasporto di olio combustibile;
33. sollecita la Commissione a rafforzare la vigilanza sull'applicazione delle normative in materia di uso obbligatorio di navi a doppio scafo;
34. chiede massimi criteri di sicurezza per tutte le navi che attraccano ai porti europei; chiede, in tale contesto, che l'Europa svolga un ruolo di precursore; è consapevole del fatto che questi requisiti non possono essere estesi a tutte le navi entro la zona delle 200 miglia;
35. è preoccupato in quanto sulle navi europee lavorano come ufficiali ed equipaggio sempre meno giovani europei qualificati, il che fa temere una massiccia fuga di cervelli; ritiene che un miglioramento delle condizioni di lavoro, in conformità delle disposizioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e dell'OMI, possa contribuire ad attrarre più europei a fare carriera in mare;
36. esorta gli Stati membri e i soggetti interessati del settore marittimo a rivedere i piani di carriera e le possibilità di formazione lungo tutto l'arco della vita nel settore marittimo al fine, in primo luogo, di applicare concretamente le competenze e le esperienze acquisite e, in secondo luogo, di introdurre sistemi per il passaggio tra le attività marittime e terrestri, in modo da salvaguardare le competenze e rendere più attrattive le prospettive di carriera;
37. appoggia i negoziati in corso relativi a un accordo tra le parti sociali nell'Unione europea per l'attuazione della convenzione OIL del 2006 concernente la normativa sul lavoro marittimo, tenendo conto del divieto di regressione in essa previsto; sostiene, nel quadro della futura politica marittima dell'UE, l'obbligo degli Stati membri di ratificare e attuare tale convenzione; invita la Commissione ad avvalersi di tutti i suoi contatti affinché si concluda con successo nel 2007 l'approvazione, fallita nel 2005, della convenzione sul lavoro nel settore della pesca;
38. ritiene che l'esclusione dei marittimi dalle direttive sociali debba essere riesaminata dalle parti sociali, come suggerito nel succitato Libro verde;
39. constata che pescatori e marinai sono esclusi da numerosi settori della legislazione sociale europea (si vedano, ad esempio, la direttiva 98/59/CE sui licenziamenti collettivi(6), la direttiva 2001/23/CE sul mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimenti di imprese, di stabilimenti o di parti di imprese o di stabilimenti(7), la direttiva 2002/14/CE sull'informazione e la consultazione dei lavoratori(8), nonché la direttiva 96/71/CE sul distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi(9)); invita la Commissione e verificare le suddette deroghe in stretta collaborazione con le parti sociali;
40. esorta gli Stati membri e gli armatori a unirsi in un partenariato per la formazione di marittimi e ufficiali qualificati, come già avviene con successo in Danimarca, nonché a rafforzare, tramite le rispettive politiche in materia di istruzione e formazione, le conoscenze e la passione per il retaggio marittimo e fornire ulteriori stimoli all'esercizio di attività e professioni legate al mare; sollecita la Commissione a creare le condizioni per sostenere questi partenariati dal punto di vista finanziario e consultivo;
41. chiede l'introduzione di un marchio di qualità europeo per le navi, in linea con il sistema di classificazione delle liste bianche dell'OMI, rispondente ai più recenti standard di sicurezza e sociali, che assicuri a queste navi un trattamento preferenziale nell'ambito dei controlli da parte dello Stato di approdo;
42. constata la penuria di professionisti esperti e dotati di una buona formazione che affligge il settore; per rimediarvi, suggerisce che si predispongano corsi di formazione specifici destinati ai comandanti e agli equipaggi di pescherecci, per fornire loro le conoscenze scientifiche di base riguardanti il loro settore, aiutandoli in particolare a comprendere l'importanza della gestione dell'ambiente e della sostenibilità quale contributo allo sviluppo progressivo di un'impostazione basata sugli ecosistemi per una positiva gestione della pesca;
43. esorta la Commissione a stabilire piani di riconversione professionale per i pescatori, incentivandoli a dirigersi verso nuove pratiche che promuovano l'utilizzazione di conoscenze concernenti il lavoro in mare; rileva, come alcune delle destinazioni possibili, i settori dell'acquicoltura in mare aperto e del turismo ecologico;
44. sottolinea l'importanza di migliorare l'immagine del settore della pesca, che attualmente gode di scarso prestigio; reputa che migliori condizioni di salute e di sicurezza sulle navi nonché salari e condizioni migliori per gli equipaggi possano essere conseguiti solo nell'ambito di un settore sostenibile e redditizio e che si debbano destinare maggiori risorse alla ricerca e all'istruzione per accrescere le conoscenze e le competenze;
45. rileva che la creazione di condizioni di igiene, sicurezza e comodità per i lavoratori del settore della pesca – tanto gli stessi pescatori quanto i lavoratori dei settori a monte e a valle – è un obiettivo essenziale di una politica per i mari e gli oceani;
46. ritiene che, rispetto alla legislazione, il concetto di responsabilità sociale delle imprese abbia un valore limitato nel contesto della conservazione dell'ambiente marittimo e che pertanto una base legislativa adeguata debba continuare a sostenere il programma comunitario di conservazione ambientale, che dovrà essere rafforzato mediante azioni volontarie intraprese da società che desiderino dimostrare il loro comportamento responsabile;
47. stigmatizza le condizioni in cui vengono attualmente demolite le navi nei paesi in via di sviluppo e invita la Commissione a elaborare proposte per il miglioramento delle condizioni di lavoro nei cantieri di demolizione, nonché a esplorare tutte le possibilità offerte dalla Corte di giustizia in campo penale, applicando nel settore marittimo, come avviene in altri, il principio "chi inquina paga"; valuta positivamente la pubblicazione del Libro verde per una migliore demolizione delle navi (COM(2007)0269); invita a tale proposito la Commissione a elaborare la proposta per un "passaporto verde", che dovrebbe essere conservato con i documenti di bordo, che indichi tutte le sostanze tossiche contenute a bordo della nave; ritiene che la Comunità dovrebbe affrontare il problema del riciclaggio delle navi concludendo una convenzione internazionale vincolante prevista per il 2008 o il 2009, e seguire nel frattempo gli orientamenti dell'OMI;
48. ritiene che nell'Unione i cantieri navali e le industrie che producono attrezzature marittime siano riusciti a restare competitivi grazie a investimenti in prodotti e processi innovativi e alla creazione di mercati di nicchia basati sulla conoscenza; ritiene che una strategia marittima europea dovrebbe creare le condizioni affinché l'Unione possa mantenere la sua leadership in tali mercati, ad esempio promuovendo lo sviluppo di meccanismi di trasferimento della tecnologia marittima;
49. invita gli Stati membri ad approfittare appieno degli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato che riguardano sia i costi del lavoro che la fiscalità, in particolare per quanto riguarda il sistema di tassazione per tonnellaggio; ritiene che la relazione sui progressi di LeaderSHIP 2015 abbia avuto un impatto positivo e che il settore marittimo debba conservare il diritto a beneficiare di aiuti di Stato al fine di promuovere l'innovazione;
50. chiede che il trasbordo in mare di petrolio e altri carichi tossici sia limitato in futuro a zone ben definite soggette a sorveglianza, in modo da facilitare l'individuazione delle responsabilità in caso di scarico in mare di sostanze inquinanti; fa presente che il trasporto marittimo contribuisce all'inquinamento del mare e può perturbare l'ecosistema mediante l'introduzione in oceani e mari di specie non autoctone contenute nelle acque di zavorra scaricate e attraverso l'uso di sostanze chimiche presenti nelle vernici antivegetative che influiscono sul sistema ormonale dei pesci; sottolinea che le maree nere costituiscono altresì una grave minaccia per il mare;
51. incoraggia la formazione e l'informazione, mediante la raccolta, l'analisi e la diffusione delle migliori pratiche, tecniche, dispositivi di controllo dello svuotamento delle cisterne e innovazioni nel settore della lotta contro l'inquinamento da idrocarburi e da sostanze nocive e pericolose, nonché lo sviluppo di soluzioni tecniche per garantire il monitoraggio degli scarichi accidentali o deliberati mediante l'ispezione e la sorveglianza via satellite;
Migliorare la politica costiera europea migliorando i porti europei
52. sottolinea l'importanza del contributo che la cooperazione territoriale e l'interconnessione delle regioni costiere possono apportare a una politica marittima globale, grazie alla promozione di strategie comuni a favore della competitività delle zone costiere; ritiene quindi essenziale la partecipazione degli attori regionali e locali per il successo di una politica marittima europea e si compiace della sempre più stretta cooperazione e interrelazione reciproca delle regioni costiere europee;
53. ritiene necessari sforzi particolari da parte della Commissione, degli Stati membri e delle regioni per rafforzare la sensibilizzazione in campo marittimo; ritiene che tali sforzi possano comprendere ad esempio il riconoscimento di progetti turistici modello, una navigazione compatibile con l'ambiente o contributi particolari di formazione marittima; propone a tale proposito e la concessione di riconoscimenti a regioni marittime esemplari come modo per promuovere le migliori pratiche; sottolinea l'importanza della sua iniziativa, che dovrebbe essere promossa anche dalla Commissione, relativa all'istituzione della giornata marittima europea, per celebrare il settore marittimo; sottolinea che sarebbe opportuno introdurre nelle scuole secondarie, con il sostegno della Commissione, corsi pilota in materia di "educazione marittima";
54. sottolinea che, ai fini dello sviluppo delle zone insulari e costiere, rivestono la massima importanza restrizioni quantitative agli scarichi di fosforo e azoto nel Mar Baltico, dal momento che le condizioni di tale mare sono fondamentali per il turismo e le attività ad esso connesse; sottolinea la necessità di norme chiare e facilmente comprensibili nonché di un manuale che spieghi con chiarezza gli incentivi e le loro conseguenze;
55. incoraggia le regioni e gli Stati membri a usare gli strumenti della politica di coesione per conseguire una maggiore integrazione nella politica marittima e costiera, a promuovere l'imprenditorialità e a creare piccole e medie imprese, contribuendo in tal modo a superare il problema dell'occupazione stagionale; sollecita, in particolare, la creazione di una rete di regioni di eccellenza marittima, nel quadro dell'obiettivo di cooperazione territoriale europea;
56. reputa di grande importanza lo sviluppo di sistemi di allarme tempestivo lungo le coste atlantiche che sono potenzialmente esposte ai maremoti;
57. sottolinea la fondamentale importanza dei porti e il ruolo che essi svolgono come punti di snodo del commercio internazionale, motori economici e macchine occupazionali per le regioni costiere, luoghi di trasbordo della pesca e strutture essenziali per i controlli di sicurezza;
58. invita gli Stati membri e la Commissione, considerato l'inquinamento atmosferico in molte città e zone portuali, a migliorare sensibilmente gli incentivi per l'approvvigionamento energetico da terra delle navi alla fonda, laddove ciò sia efficace sotto il profilo dei costi e produca vantaggi per l'ambiente; chiede quindi una revisione della direttiva 2003/96/CE del Consiglio, del 27 ottobre 2003, che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità(10), al fine di impegnare gli Stati membri che sfruttano la possibilità di esenzione fiscale per il combustibile di stiva, ai sensi dell'articolo 14 della direttiva, a esentare ugualmente da imposta anche l'energia elettrica da terra;
59. chiede una revisione della direttiva 2000/59/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 novembre 2000, sugli impianti portuali di raccolta dei rifiuti delle navi e i residui di carico(11), in modo che tutte le navi che attraccano nei porti di uno Stato membro debbano smaltire al 100% i propri rifiuti solidi e liquidi;
60. ravvisa future problematiche in materia di trasporto merci non tanto nella capacità di ricezione dei porti quanto nel collegamento dei porti alle reti europee di trasporto terrestre; ritiene che predisporre il migliore collegamento al retroterra dei porti europei sia essenziale per esaurire le possibilità di trasporto marittimo e, ove necessario, ne chiede quindi un ampliamento riservando un trattamento preferenziale ai trasporti su rotaia e per via navigabile interna, che sono le modalità più rispettose dell'ambiente;
61. ritiene che, vista l'enorme importanza dei trasporti via acqua, sia nell'ambito del mercato interno che negli scambi con i partner commerciali dell'Unione, una nuova strategia marittima UE debba prevedere anche una strategia portuale che consenta ai porti di svilupparsi in risposta all'evoluzione dei mercati e della domanda pur nel rispetto della legislazione in materia, allo scopo di instaurare un clima favorevole agli investimenti per facilitare una capacità portuale sufficiente atta ad accogliere i flussi di trasporto marittimo di merci; insiste sul fatto che tale strategia deve essere sviluppata in coordinamento con l'attuale dibattito sulla politica portuale europea onde evitare una duplicazione degli sforzi;
62. rileva che l'Europa è una zona in cui la pratica della nautica da diporto, del turismo da crociera e degli sport subacquei è molto popolare; incoraggia le regioni marittime a investire nelle infrastrutture delle loro marine e in altre strutture correlate se desiderano beneficiare di questo mercato in espansione, assicurando la protezione degli habitat, delle specie e degli ecosistemi marini in generale; invita la Commissione a dare un contributo alla fissazione di standard armonizzati per le attrezzature e gli equipaggiamenti tecnici in modo da assicurare un alto livello di qualità dei servizi in tutta l'Unione;
63. è favorevole alla creazione di più cluster marittimi, che sfruttino le esperienze positive e le buone pratiche già acquisite in questo ambito, e ritiene che questi esempi vadano seguiti e promossi; invita gli Stati membri ad adottare misure per migliorare la competitività economica delle regioni costiere promuovendo la ricerca, la creazione di centri di eccellenza marittimi, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione nonché la cooperazione tra imprese (reti, cluster, partner pubblici) e la fornitura di servizi di supporto migliori volti a ridurre la dipendenza di tali regioni da una gamma assai limitata di attività economiche (tradizionali);
64. ribadisce la sua posizione del 14 novembre 2006 sulla direttiva concernente la strategia per l'ambiente marino(12), in particolare per quanto riguarda i divieti e/o i criteri per lo scarico sistematico/intenzionale di materiali solidi, di liquidi o gas nella colonna d'acqua, o nel fondo e sottofondo marino; ritiene inoltre che qualsiasi deposito di biossido di carbonio nel fondo e nel sottofondo marino debba essere soggetto ad autorizzazione nel quadro del diritto internazionale, a valutazione preliminare dell'impatto ambientale in conformità della direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati(13) e delle pertinenti convenzioni internazionali, nonché a regolari monitoraggi e controlli;
65. è quindi convinto che le risorse rinnovabili dell'ambiente marino possano e debbano essere utilizzate in modo sostenibile, affinché il loro sfruttamento e i benefici economici che ne risultano possano continuare nel lungo periodo; sottolinea pertanto la necessità che le varie politiche interessate siano adattate alle esigenze di un ambiente marino sano; a questo proposito, chiede un maggior ricorso all'energia eolica sia a terra che in mare aperto, al fine di sfruttarne in modo sostenibile il potenziale in termini di politica occupazionale ed economica;
66. insiste tuttavia sul fatto che la gestione delle zone costiere deve avere, fra i suoi obiettivi fondamentali, la conservazione dell'ambiente marino anziché la selezione di alcune zone modello quale esempio degli sforzi di conservazione, in particolare alla luce della raccomandazione 2002/413/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2002, relativa all'attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa(14);
67. concorda in tale contesto con la Commissione sul fatto che esiste un limite naturale all'attività umana, in termini di densità demografica e di attività industriale, che le zone costiere possono assorbire senza un degrado ambientale grave e forse irreversibile; appoggia pertanto l'opinione della Commissione secondo cui è necessario uno studio completo che consenta di individuare meglio tali limiti e procedere a conseguenti previsioni e pianificazioni;
68. fa presente che una cartografia tridimensionale dei fondali marini sarebbe di enorme interesse non solo per il settore della pesca, ma anche per quello dell'energia, per gli ecologisti e persino per il settore della difesa; ritiene che il notevole valore commerciale di tali carte sia palese e che esse potrebbero quindi contribuire a risolvere la questione del finanziamento di tale attività; segnala inoltre che il miglioramento dei dati relativi al settore marittimo potrebbe condurre a migliori previsioni meteorologiche e fornire informazioni sulla prevedibile altezza delle onde e su una serie di fattori che potenzierebbero la sicurezza e lo sviluppo;
69. chiede che siano elaborate tutte le misure necessarie per prevenire e gestire i rischi di danni alle zone costiere causati da catastrofi naturali quali inondazioni, erosione, tempeste e maremoti; sottolinea inoltre che occorre adottare misure comunitarie per far fronte alle minacce cui sono esposti gli ecosistemi costieri europei a causa di varie attività umane;
70. ritiene che la costruzione di difese costiere per garantire una protezione contro l'innalzamento del livello dei mari possa condurre a una perdita di habitat, mentre l'innalzamento stesso causa un "arretramento costiero" delle paludi salmastre e dei banchi sabbiosi e l'erosione delle dune di sabbia, che costituiscono altrettanti habitat per le specie vegetali e animali; chiede una strategia a lungo termine volta a preservare le difese costiere, garantire una protezione contro l'innalzamento del livello dei mari e ridurre al minimo la perdita di habitat;
71. incoraggia lo sviluppo di nuove reti per l'attuazione di progetti e attività, sotto forma di partenariati tra settore privato, organizzazioni non governative, enti locali e regioni, al fine di conseguire più dinamismo, innovazione ed efficienza e migliorare la qualità della vita nelle zone costiere;
72. sottolinea quanto sia importante rendere le regioni costiere luoghi più attraenti in cui sia possibile non solo trascorrere il proprio tempo libero, ma anche vivere, lavorare e investire, migliorando l'accessibilità e l'infrastruttura di trasporto interno; chiede inoltre l'adozione di misure intese a migliorare i servizi di interesse generale (sanità, istruzione, acqua ed energia, informazione, tecnologie della comunicazione, servizi postali, trattamento delle acque reflue e dei rifiuti), tenendo conto delle variazioni stagionali della popolazione;
73. esorta gli Stati membri, visto che una parte significativa dell'inquinamento globale dei mari europei ha origine sulla terraferma, a trasporre tempestivamente tutti i pertinenti atti giuridici europei esistenti e futuri; esorta inoltre la Commissione a presentare un piano d'azione per la riduzione di tale inquinamento; ritiene che al riguardo debba svolgere un ruolo anche il sostegno finanziario a progetti di riduzione dell'inquinamento nei paesi terzi, in quanto il livello dei sistemi di filtraggio e depurazione in questi paesi spesso rimane molto al di sotto degli standard europei, e quindi gli investimenti finanziari possono avere maggiore effetto;
74. rileva che gran parte dell'inquinamento dell'ambiente marino è originato da fonti terrestri, inclusi, tra l'altro, gli scoli agricoli e le emissioni industriali, che hanno un effetto particolarmente deleterio sui mari chiusi o semichiusi; sottolinea che l'UE deve prestare particolare attenzione a tali zone, adottando misure volte a limitare e prevenire un ulteriore inquinamento; ritiene inoltre che la nuova tecnologia per la sorveglianza globale dell'ambiente e della sicurezza (programma GMES) possa essere utilizzata con successo a tal fine;
75. rileva che il settore marittimo è uno dei pochi ambiti in cui non si rispetta il principio "chi inquina paga"; ritiene che le industrie che scaricano effluenti, quelle impegnate nell'estrazione di sabbia e ghiaia, le imprese che ricavano energia dal mare e qualunque altra attività che, pur essendo terrestre, possa essere identificata come inquinante per l'ambiente marino, debbano contribuire alla creazione di un fondo comunitario destinato alla conservazione della flora e fauna marine, compreso il ripopolamento delle risorse ittiche, e che la Commissione debba avviare sforzi per un'applicazione più uniforme ed efficace del principio "chi inquina paga";
76. invita la Commissione ad adottare misure per controllare le sostanze inquinanti (inquinamento ambientale dei mari) provenienti dagli scarichi agricoli, dai liquami, dagli effluenti industriali e dai rifiuti, specie la plastica, che possono provocare il soffocamento di mammiferi marini, tartarughe e uccelli marini; ritiene che tali sostanze inquinanti rappresentino un pericolo crescente che incide gravemente sul settore della pesca e sul turismo nonché sulla qualità e la sanità dei prodotti della pesca destinati al consumo umano; per quanto riguarda le navi oceaniche, invita la Commissione a sollecitare gli Stati membri ad applicare l'allegato V della Convenzione MARPOL, che vieta lo scarico in mare di rifiuti plastici e di polveri risultanti da processi di incenerimento di sostanze plastiche; invita la Commissione a modificare la direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta al fine di migliorare l'adeguatezza e la disponibilità di tali impianti nell'UE e, in definitiva, ridurre lo scarico di rifiuti in mare;
77. chiede che, nel quadro della politica marittima internazionale, della Convenzione ONU sul diritto del mare del 10 dicembre 1982, e dell'accordo del 28 luglio 1994 relativo all'attuazione della parte XI di detta convenzione(15), l'UE proceda al miglioramento delle norme internazionali sulla sicurezza del traffico marittimo, la prevenzione dell'inquinamento del mare e la tutela e conservazione dell'ambiente marino; chiede inoltre che le autorità UE si impegnino in modo particolare per garantire che gli Stati membri ricorrano effettivamente, per la composizione delle controversie, al Tribunale marittimo internazionale di Amburgo, creato nel 1996 sulla base della Convenzione ONU sul diritto del mare, le cui sentenze sono vincolanti, visto che il sistema è purtroppo poco utilizzato oggi dagli Stati membri;
78. incoraggia la Commissione a intraprendere studi statistici specifici e scientificamente fondati sugli aspetti ambientali e socioeconomici nonché studi di altro tipo concernenti le regioni marittime al fine di seguire e controllare gli effetti dello sviluppo delle attività economiche, sportive e ricreative su tali regioni;
79. è preoccupato per la carenza di manodopera qualificata in importanti settori economici marittimi a terra; ritiene che campagne comuni a favore dell'occupazione, condotte dagli Stati membri e dalle imprese in questione, potrebbero contribuire ad attenuare il problema;
80. invita la Commissione e gli Stati membri a coinvolgere tutte le parti interessate in ogni fase del processo di miglioramento della politica marittima dell'UE, sia nell'applicazione e nel controllo del rispetto della legislazione esistente che nell'elaborazione di nuove iniziative;
Turismo costiero sostenibile
81. sottolinea che, se sviluppato correttamente, il turismo costituisce una fonte di reddito sostenibile per le economie locali, in grado di garantire la protezione e il miglioramento dell'ambiente nonché la promozione e la conservazione degli aspetti culturali, storici e ambientali, dell'artigianato e del turismo marittimo sostenibile; esorta pertanto a investire soprattutto nell'infrastruttura turistica per la navigazione, l'immersione e le crociere e a tutelare e promuovere il patrimonio archeologico marino;
82. sottolinea che per il turismo vale il principio di sussidiarietà; evidenzia la necessità di rispettare i piani nazionali basati sull'esperienza e le migliori pratiche;
83. sottolinea che la mancanza di dati adeguati e comparabili è uno dei problemi principali per una raccolta affidabile di dati sulla situazione occupazionale nel settore del turismo costiero;
84. osserva altresì che ambiente pulito, purezza dell'aria e qualità dell'acqua sono fattori vitali per il settore e pertanto tutti i futuri progetti per il turismo europeo vanno concepiti dal punto di vista della compatibilità e della sostenibilità ecologica;
85. rileva che l'Europa è una delle mete preferite per le crociere; sottolinea che l'offerta di servizi dovrebbe essere organizzata in modo da garantire una concorrenza aperta e che occorre soddisfare la necessità di migliori infrastrutture per tale attività;
86. ritiene che il tradizionale ciclo stagionale dovrebbe essere convertito in attività nell'arco dell'intero anno; sottolinea che il settore dovrebbe cogliere l'occasione per puntare ad attività turistiche sostenibili tutto l'anno; ritiene che il prolungamento della stagione possa creare posti di lavoro e portare a risultati economici; evidenzia che, ai fini della sostenibilità e della "educazione ambientale", gli esempi di migliori pratiche possono avere un'influenza rilevante sul concetto di turismo; fa presente che l'obiettivo principale per il settore e l'ambiente delle zone costiere è che essi beneficino del prolungamento dell'attività stagionale;
87. ritiene che l'Agenda europea 21 per la sostenibilità del turismo europeo debba tener conto della specificità del turismo costiero e insulare, nonché presentare iniziative utili e condividere buone pratiche che risultino efficaci per contrastare la stagionalità, come ad esempio lo sviluppo del turismo della terza età;
88. invita la Commissione a presentare una strategia europea sostenibile per il turismo marittimo incentrata su un approccio politico integrato;
Ambiente marino sostenibile
89. ricorda la sua risoluzione del 14 novembre 2006 sulla strategia tematica per la protezione e la conservazione dell'ambiente marino(16) e ribadisce, in particolare, la necessità
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che l'obiettivo precipuo dell'UE sia l'utilizzo sostenibile dei mari e la conservazione degli ecosistemi marini, inclusa una forte politica dell'UE in materia di protezione del mare, scongiurando ulteriori perdite di biodiversità e il deterioramento dell'ambiente marino;
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che sia inclusa una definizione comune a livello UE di buono stato dell'ambiente;
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che l'Agenzia europea per l'ambiente fornisca valutazioni regolari sull'ambiente marino, il che richiede miglioramenti nella raccolta, nell'elaborazione e nello scambio di dati nazionali;
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che sia riconosciuta l'importanza di una consultazione, di un coordinamento e di una cooperazione preventivi con i paesi limitrofi nell'adozione e nell'attuazione della futura direttiva sulla strategia per l'ambiente marino;
90. riconosce che un ambiente marino sano costituisce la base per lo sviluppo sostenibile del settore del trasporto marittimo nell'UE e ricorda l'impegno dell'UE di integrare la dimensione ambientale in tutti gli aspetti delle politiche comunitarie;
91. insiste sul fatto che un ambiente marino pulito, con una biodiversità sufficiente a garantire l'adeguato funzionamento dei suoi ecosistemi componenti, è essenziale per l'Europa; insiste inoltre sul fatto che il valore intrinseco delle zone marittime comporta che i benefici di un buono stato dell'ambiente marino nell'UE vadano molto al di là dei potenziali profitti economici risultanti dallo sfruttamento delle varie componenti dei mari, delle acque costiere e dei bacini fluviali, e che è pertanto imperativo provvedere alla conservazione e, in molti casi, al recupero dell'ambiente marino dell'UE;
92. ricorda che il principio dell'approccio alla gestione delle attività umane basato sugli ecosistemi costituisce uno degli elementi chiave della strategia tematica per l'ambiente marino; insiste affinché tale principio sia applicato anche alla politica marittima;
93. sottolinea con la massima fermezza che i criteri utilizzati per definire un buono stato dell'ambiente devono essere sufficientemente ampi, in quanto gli obiettivi attinenti alla qualità rappresenteranno probabilmente i parametri di riferimento dei programmi d'azione per molto tempo a venire;
94. ritiene inoltre che occorra adottare senza indugi misure volte a migliorare la qualità dell'acqua ed esprime pertanto la sua preoccupazione dinanzi al calendario a lungo termine prefigurato nella proposta di direttiva su una strategia marittima;
95. chiede che sia accelerata la creazione di una rete di zone marine protette;
96. è convinto del fatto che un ambiente marino pulito sia essenziale per le specie marine, sia per la fauna ittica ad uso commerciale che per le specie non sfruttate commercialmente, e che il ripopolamento delle risorse esaurite dipenda da una riduzione dell'inquinamento marino oltre che dei livelli di pesca; ritiene che, al fine di garantire che la farina di pesce utilizzata nell'UE non sia contaminata, sia imperativo ridurre gli inquinanti marini;
97. richiama l'attenzione sull'impatto talvolta disastroso di organismi esotici nell'ecosistema marino e riconosce che le specie aliene invasive costituiscono una grave minaccia alla biodiversità marina; esorta la Commissione a prendere misure urgenti per prevenire il trasferimento di organismi attraverso le acque di zavorra e introdurre controlli efficaci sullo scarico delle acque di zavorra nelle acque dell'UE;
98. ritiene che il concetto di "cluster" potrebbe avere un effetto positivo sull'ambiente marino qualora la conservazione degli habitat, il controllo dell'inquinamento e altre tecnologie ambientali siano inserite nella definizione e nell'attuazione dei cluster, dalle fasi di pianificazione in poi;
99. si compiace del riconoscimento, da parte della Commissione, della necessità di un "sistema globale di pianificazione spaziale" per garantire un quadro normativo stabile e una base giuridicamente vincolante per il processo decisionale; ritiene che un criterio essenziale per una efficace pianificazione spaziale basata sugli ecosistemi debba essere l'organizzazione di attività in modo tale da ridurre l'impatto di attività dannose sotto il profilo ambientale sulle zone ecologicamente sensibili, utilizzando nel contempo le risorse in modo ecologicamente sostenibile in tutte le altre zone; in tale contesto insiste sull'uso dello strumento della valutazione ambientale strategica previsto dalla direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente(17); sottolinea che qualsiasi sistema di gestione marittima a livello UE deve costituire un valore aggiunto ai sistemi e alla pianificazione nazionale, ove essi esistano, e basarsi sul livello delle regioni e sub-regioni marittime quale proposto dalla direttiva sulla strategia marittima e costituire uno strumento di avanzamento nell'uso di un approccio basato sull'ecosistema di gestione marittima e gli obiettivi di un buono stato ambientale, in base alla direttiva sulla strategia marittima;
100. rileva che il conseguimento di un buono stato dell'ambiente richiede altresì che le attività umane svolte al di fuori delle zone ecologicamente sensibili siano disciplinate rigorosamente, al fine di minimizzare ogni possibile ripercussione negativa sull'ambiente marino;
Politica integrata della pesca
101. ritiene che l'attività di pesca debba contribuire a mantenere comunità costiere vitali; sottolinea che, per conseguire questo scopo sulla costa, le piccole imprese di pesca e gli amanti della pesca sportiva devono ottenere accesso alle possibilità di pesca, e che tali attività di pesca incoraggino il turismo, proteggano il nostro ricco patrimonio costiero e aiutino a mantenere coese le comunità costiere;
102. esprime preoccupazione in quanto, benché il settore sia disposto ad accettare lo sviluppo di una strategia di gestione della pesca basata sugli ecosistemi, le ulteriori restrizioni che potrebbero derivare dalla rete Natura 2000 e da altre eventuali zone marine protette potrebbero compromettere l'accesso illimitato e le attività di pesca in tali zone; reputa che lo sviluppo di attività di pesca che non pregiudichino gli obiettivi di protezione debba essere consentito nell'ambito delle zone marine protette; è inoltre dell'opinione che, nel caso di attività di pesca che danneggiano, o potrebbero danneggiare, gli obiettivi di protezione delle zone marine protette, occorra esplicare maggiori sforzi, anche attraverso la ricerca e lo sviluppo, per rendere i metodi di pesca più rispettosi dell'ambiente al fine di agevolare un maggiore accesso a tali zone, qualora ciò sia giustificabile;
103. rileva, tuttavia, che la pesca dovrà essere limitata in futuro attraverso misure precauzionali che garantiscano il mantenimento di ecosistemi sani e la protezione di specie e habitat rari, vulnerabili o preziosi, e che ciò comporterà inevitabilmente maggiori livelli di protezione ambientale rispetto al passato, con una rete di zone marine protette istituite conformemente alle disposizioni previste nel quadro della politica comune della pesca (PCP) e un sistema di gestione integrata delle zone costiere, al fine di garantire l'arresto dell'inutile degrado degli habitat e della grave perdita di biodiversità;
104. esorta la Commissione a tenere in debita considerazione le positive esperienze in materia di gestione della pesca acquisite dalle autorità locali e regionali, affinché possano essere applicate come modelli in altre regioni, in particolare quelle esperienze che si traducono in una gestione integrata e sostenibile del mare con il divieto degli attrezzi da pesca non selettivi, l'adeguamento delle dimensioni delle flotte da pesca alle risorse disponibili, l'ordinamento del litorale, la regolamentazione delle attività turistiche come l'osservazione dei cetacei, l'elaborazione di piani di gestione dei siti della rete Natura 2000 e la creazione di zone protette;
105. sottolinea che occorrerebbe riconoscere il prezioso ruolo consultivo svolto dai consigli consultivi regionali, che dovrebbero essere consultati in materia di gestione marittima;
106. approva l'impegno, assunto dall'UE in occasione del Vertice della Terra di Johannesburg nel 2002 e ribadito nella recente comunicazione della Commissione dal titolo "Conseguire la sostenibilità della pesca nell'UE tramite l'applicazione del rendimento massimo sostenibile" (COM(2006)0360), di riportare le risorse ittiche a livelli tali da consentire di ottenere il rendimento massimo sostenibile (RMS), se possibile entro il 2015; è del parere che ciò si potrà conseguire più facilmente evitando di utilizzare punti di riferimento arbitrari basati su un semplice modello matematico; ritiene che un'interpretazione alternativa dell'RMS, che utilizzi un concetto quale l'ottimizzazione delle catture cumulative su un determinato periodo di tempo (eventualmente un decennio), potrebbe offrire uno strumento realistico e praticabile per migliorare lo stato della pesca nell'UE;
107. ritiene che un modo importante per ridurre i rigetti in mare sia di migliorare la selettività della pesca, modificando gli attrezzi e le tecniche di pesca; riconosce che la cooperazione e la conoscenza dei pescatori in materia sono essenziali e che occorrerebbe premiare i pescatori che sono innovativi in questo senso;
108. chiede che si compiano maggiori sforzi per porre fine al problema deplorevole delle catture accidentali e dei rigetti in mare, che è una grave conseguenza dei totali ammissibili di catture (TAC) e del regime di quote della PCP; ritiene che la cattura accidentale di mammiferi marini, uccelli marini e tartarughe sia un'aberrazione che va fermata, e che inoltre i danni causati dagli attrezzi da pesca ai delicati fondali marini e agli habitat vulnerabili delle acque profonde, quali le barriere coralline delle acque fredde, gli avvallamenti sottomarini e i campi di spugna dimostrino che quesi richiedono una protezione speciale; rileva altresì che le reti perdute sono all'origine della cosiddetta "pesca fantasma" che può condurre a un notevole impoverimento delle risorse ittiche e a un danno ambientale;
109. è fermamente convinto che vi sia un'urgente necessità di promuovere e attuare un programma di cartografia/pianificazione spaziale delle acque comunitarie per rispondere all'esigenza di mantenere un settore della pesca sostenibile e geograficamente rappresentativo; ritiene che la mappatura delle zone sia un ottimo esercizio per quanto riguarda la costruzione di centrali eoliche o la produzione di energia in mare aperto, la cattura del carbonio, l'estrazione di sabbia e ghiaia o l'acquicoltura, così come la mappatura delle zone marine protette, compresi i siti della rete Natura 2000 e la posizione di altri habitat e di altre specie sensibili, consentirebbe un uso più efficiente e sostenibile dell'ambiente marino; sottolinea che, per consentire un'efficace pianificazione territoriale, è necessario mappare le zone di attività di pesca, il che andrebbe facilitato migliorando e uniformando l'accesso ai sistemi di monitoraggio delle navi nonché i dati del giornale di bordo fra tutti gli Stati membri; ritiene che le decisioni in materia di pianificazione concernenti le acque comunitarie vadano adottate nel quadro di una piena consultazione del settore della pesca e delle comunità direttamente interessate;
110. sottolinea la crescente importanza socioeconomica dell'acquicoltura a fronte della riduzione globale delle risorse ittiche; ritiene che i prodotti dell'acquicoltura venduti ogni anno in tutto il mondo supereranno ben presto le catture; fa presente che l'UE è stata all'avanguardia di tale interessante evoluzione e dovrebbe sforzarsi di mantenere la sua posizione di capofila e promuovere un ulteriore sviluppo nel rispetto delle altre attività costiere e marittime; sottolinea l'importanza dell'acquicoltura per le comunità rurali e spesso remote che offrono poche altre opportunità di lavoro; segnala che, nell'ambito di un approccio integrato della gestione delle zone costiere, occorre promuovere l'istituzione di zone chiaramente definite dove si possano raggruppare le aziende di allevamento, e che ciò andrebbe collegato ad un regime regolamentare semplificato volto a incoraggiare l'imprenditorialità e la sostenibilità; ritiene che sarebbe opportuno sviluppare nuove tecniche nel settore dell'acquicoltura per consentire una migliore gestione della qualità, la garanzia della tracciabilità sull'intera catena di produzione e di valore aggiunto, e il riconoscimento globale dell'allevamento ittico in quanto attività fondamentale nel settore marittimo;
111. richiama l'attenzione sul fatto che talune pratiche di acquicoltura stanno contribuendo all'esaurimento di talune specie; evidenzia che la cattura in ambiente marino di novellame di determinate specie per l'ingrasso impedisce a detto novellame di riprodursi garantendo l'equilibrio biologico delle specie; ritiene che i prezzi elevati che talune di dette specie ottengono in certi mercati mondiali siano alla base di questa totale mancanza di rispetto per le esigenze di conservazione di alcuni ecosistemi marini;
112. rileva che le operazioni militari influiscono altresì sul settore della pesca; che i poligoni di tiro marini sono zone in cui vige il divieto di pesca e di altre forme di navigazione, ma possono rappresentare un "rifugio" per la biodiversità; che, ciononostante, l'uso di sonar a frequenze molto basse, specie da parte dei sottomarini, produce gravi effetti sui mammiferi marini e altre risorse alieutiche e dovrebbe essere severamente regolamentato e limitato a determinate zone;
113. rileva la necessità di monitorare la pesca nelle acque internazionali, poiché anch'essa si ripercuote sulle risorse della pesca delle zone economiche esclusive (ZEE) situate nell'Unione europea;
Ricerca marina, energia, tecnologia e innovazione
114. ritiene che la maggior parte delle sfide in materia di ambiente e sostenibilità richiedano una risposta che implichi un uso corretto delle conoscenze scientifiche e tecnologiche e che deve essere, a tal fine, opportunamente sostenuta da adeguati finanziamenti della Comunità e degli Stati membri; invita la Commissione a presentare una strategia per una ricerca marittima europea, un miglior coordinamento e la creazione di una rete tra gli istituti europei di ricerca marina; sollecita a tal fine l'istituzione di una "rete europea delle scienze marine" con la partecipazione di tutti i competenti istituti europei di ricerca marina e il sostegno dell'UE; chiede che le conoscenze acquisite vengano inserite e conservate in una banca dati europea sul mare messa a disposizione di tutti gli istituti di ricerca marittima; in tale contesto è favorevole alla promozione di una periodica conferenza marittima europea, la quale costituirà un forum per i ricercatori e l'industria;
115. riconosce che, per una buona gestione delle risorse dell'ambiente marino, è necessaria una solida base di informazioni; sottolinea pertanto l'importanza di valide conoscenze scientifiche dell'ambiente marino per facilitare la presa di decisioni efficaci in termini di costi ed evitare misure prive di valore aggiunto; insiste pertanto affinché la ricerca marina riceva un trattamento speciale in termini di assegnazione di risorse, al fine di permettere miglioramenti ambientali sostenibili ed efficaci;
116. invita la Commissione e gli Stati membri ad elaborare e attuare un programma di misurazione dei fondali europei e delle acque costiere europee, onde su detta base poter sviluppare un atlante marino europeo;
117. appoggia l'opinione del Libro verde secondo cui esistono gravi problemi riguardo ai dati disponibili sulla condizione dell'ambiente marino e sulle attività che vi vengono svolte o che hanno un impatto su di esso; sostiene pertanto la richiesta di programmi nettamente migliori in materia di raccolta dei dati, cartografia e topografia, localizzazione delle navi ecc. in tali zone, che dovranno coinvolgere gli Stati membri, le convenzioni marittime, la Commissione e altri organismi comunitari come l'Agenzia europea per l'ambiente e l'EMSA; sottolinea l'importanza dello scambio delle migliori pratiche a livello nazionale, regionale ed europeo;
118. chiede che la ricerca marina sia inserita nel settimo programma quadro di ricerca dell'UE come tematica trasversale e argomento fondamentale per i futuri programmi quadro di ricerca; suggerisce di far diventare il contributo potenziale dei mari alla soluzione dei problemi energetici dell'Europa uno dei punti centrali della promozione della ricerca;
119. sottolinea che l'energia eolica offshore possiede un enorme potenziale di sviluppo e può contribuire sensibilmente all'indipendenza dell'Europa dalle importazioni di energia nonché alla protezione del clima, ma che sono ancora necessari notevoli sforzi per sviluppare appieno tale potenziale; invita pertanto la Commissione a elaborare un piano d'azione per l'energia eolica offshore comprendente un approccio europeo efficace in materia di tecnologia offshore che promuova una maggiore messa in rete e indichi le possibilità di giungere, entro il 2020, a una capacità di produzione di energia di almeno 50 GW; si attende pertanto innanzitutto che sia adottato un approccio di tipo "one-stop shop" e sia promossa un'infrastruttura di reti offshore intelligente; plaude alla raccomandazione della Commissione relativa all'elaborazione di un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche e invita a concentrare gli sforzi sullo sviluppo su larga scala dell'energia eolica offshore;
120. riconosce l'importanza della zona costiera per lo sviluppo delle energie rinnovabili, che costituisce parte essenziale e integrante degli sforzi comunitari volti a combattere il cambiamento climatico planetario; sottolinea che un'adeguata divisione in zone a fini di pianificazione degli spazi marittimi, intesa a consentire lo sviluppo di siti per lo sfruttamento dell'energia eolica e delle maree e di altre forme di energia, sarà quindi necessaria per minimizzare il conflitto con altri utilizzatori dell'ambiente marino ed evitare il degrado dell'ambiente, tenendo conto delle valutazioni di impatto ambientale (VIA); si compiace delle grandi opportunità offerte dalla crescente industria dell'energia rinnovabile per la creazione di posti di lavoro e di competenze tecniche nell'UE;
121. rileva, pur sottolineando la necessità di evitare le cattive pratiche, l'importanza di azioni esterne al settore della pesca che possano essere compatibili con tale settore, come ad esempio azioni volte a promuovere la concezione di piattaforme per la produzione di energia o di piattaforme eoliche che contribuiscano a favorire e sostenere un ecosistema fiorente, al fine di promuovere la creazione di zone di riproduzione e vivai per le specie marine in una zona preclusa alla pesca;
122. sostiene il passaggio verso la generazione di energia senza emissioni di carbonio, assicurando che la progettazione e l'ubicazione dei generatori di energia rinnovabile forniscano salvaguardie adeguate per la fauna selvatica marittima; chiede quindi che gli impianti marittimi per la produzione di energia rinnovabile siano accuratamente progettati; rileva che esistono numerosi rischi potenziali associati alla produzione di energia, che occorre evitare; segnala che gli impianti che convogliano l'energia eolica o delle onde possono influire sui cicli naturali degli strati marini profondi; sottolinea che gli estuari potrebbero perdere le zone intercotidali dove si nutrono gli uccelli a causa della costruzione di barriere che riducono l'escursione di marea; segnala, analogamente, che i cambiamenti della forza delle maree potrebbero incidere sui banchi di mitili e conchiglie, sui letti di maerl, sugli anemoni e sui coralli molli;
123. ritiene che vi sia un margine considerevole per quanto riguarda la tecnologia di desalinizzazione per evitare l'inquinamento delle acque costiere, in particolare se dette zone fanno parte della rete Natura 2000; invita le autorità competenti a valutare l'impatto ambientale degli impianti di desalinizzazione, specialmente nelle zone in cui l'acqua possa essere ottenuta con metodi più sostenibili;
124. ritiene che, considerato lo straordinario sviluppo degli impianti di desalinizzazione dell'acqua marina, che scaricano tonnellate di salamoia e di altre sostanze in mare, la Commissione dovrebbe esaminare l'impatto di tali impianti sul plancton e sui fondali marini nonché sui cambiamenti e le mutazioni prodotti nell'ecosistema;
125. ritiene che il sistema di navigazione satellitare Galileo e il sistema GMES offrano un enorme potenziale per il settore marittimo; incoraggia la Commissione a promuovere più efficacemente l'impiego di questi sistemi nel contesto della strategia marittima;
126. segnala l'importanza delle TCI per la logistica portuale; è convinto che nuove proposte legislative, come quella sull'identificazione delle frequenze radio (RFID), dovrebbero avere l'obiettivo di incentivare l'utilizzo di queste tecnologie; invita la Commissione a istituire standard comunitari per le TCI in tutti i porti dell'Unione e ad assumere la guida sui negoziati per l'istituzione di standard tecnologici internazionali;
127. rileva che, essendo le regioni ultraperiferiche ubicate in zone dell'Oceano atlantico e dell'Oceano indiano idonee all'osservazione di fenomeni come quelli correlati ai cicli atmosferici e alla vulcanologia e che, inoltre, l'oceanografia, la biodiversità, la qualità dell'ambiente, la gestione delle risorse naturali, l'energia e l'acqua, la genetica, la salute pubblica, le scienze della salute, i nuovi sistemi di telecomunicazione e i servizi in detti territori sono per eccellenza campi di studio per la ricerca europea, tali regioni dovrebbero essere prese in considerazione all'atto della pianificazione dei futuri programmi di ricerca e di sviluppo;
128. ritiene che la biotecnologia azzurra sia una delle tecnologie più promettenti per i prossimi decenni, con numerose possibili applicazioni in campo medico, cosmetico, nell'industria alimentare e nel risanamento ambientale; ritiene che le attività di ricerca in questo settore dovrebbero essere rafforzate e che gli Stati membri potrebbero sfruttare la creazione di un Fondo azzurro per gli investimenti, come proposto dal Libro verde, e che si potrebbero ottenere maggiori sinergie coordinando meglio gli sforzi di ricerca degli Stati membri in questo campo; sottolinea che qualsiasi sviluppo nel settore della tecnologia azzurra deve essere fortemente regolato e adeguatamente valutato al fine di evitare uno sfruttamento eccessivo e ulteriori danni agli ecosistemi marini già fragili e minacciati;
129. rileva che i sedimenti del fondale oceanico contengono notevoli quantità di idrati di gas che potrebbero integrare o sostituire gli idrocarburi tradizionali; fa presente che garantire l'accesso a queste risorse, valutarle e mettere a punto metodi per sfruttarle costituisce una sfida di ampia portata che l'Europa dovrebbe esaminare attentamente; ritiene che l'estensione della piattaforma continentale degli Stati membri dell'UE oltre le 200 miglia nautiche, a norma dell'articolo 76 della Convenzione di Montego Bay, costituisca un'opportunità per preservare l'accesso a potenziali risorse supplementari;
Una politica marittima comune
130. sottolinea i significativi risultati conseguiti dall'UE negli ultimi anni per quanto riguarda la sicurezza marittima e la protezione ambientale (pacchetti ERIKA I e II e altre misure legislative); invita il Consiglio ad adottare, il prima possibile, posizioni comuni sulle proposte legislative del terzo pacchetto di misure sulla sicurezza marittima su cui è stato conseguito di recente un accordo politico;
131. ritiene che la regione marittima transnazionale sia un'area importante per un potenziale partenariato e per una consultazione degli attori interessati dalle politiche settoriali (trasporti, ambiente, sicurezza marittima, gestione degli stock ittici ecc.) ed esorta la Commissione a incoraggiare lma creazione di tali reti sostenendo il programma di cooperazione territoriale 2007-2013 e i programmi delle "regioni marittime" nell'ambito della nuova politica di buon vicinato; reputa che la natura specifica della loro ubicazione geografica non precluda in alcun modo alle regioni più remote l'appartenenza a tali regioni marittime e che pertanto esse abbiano un ruolo legittimo da svolgere all'interno della dinamica dei bacini marittimi;
132. concorda con la Commissione sul fatto che la creazione di uno spazio marittimo comune europeo potrebbe potenziare notevolmente l'efficienza della gestione delle acque territoriali e ritiene che tale spazio marittimo contribuirà all'integrazione del mercato interno dei trasporti e dei servizi marittimi intracomunitari, in particolare per quanto riguarda la semplificazione delle procedure amministrative e doganali e per quanto riguarda la Convenzione ONU sul diritto del mare (UNCLOS) e le Convenzioni dell'OMI, compresa la "libertà di navigazione" e il "diritto di passaggio inoffensivo" all'interno della ZEE in acque internazionali (alto mare); rileva che la legislazione comunitaria ha già compiuto passi considerevoli in tale direzione, ma che in taluni casi si registrano ritardi applicativi negli Stati membri; invita gli Stati membri ad applicare quanto prima la legislazione europea;
133. evidenzia i vantaggi e le potenzialità del trasporto marittimo a breve raggio quale modalità di trasporto sostenibile ed efficiente che aggira facilmente le strozzature terrestri e possiede una sufficiente capacità di crescita; chiede pertanto alla Commissione di sostenere e promuovere il trasporto marittimo a breve raggio applicando integralmente gli atti concernenti il trasporto marittimo a breve raggio; considera un ostacolo al suo sviluppo il fatto che tuttora il trasporto marittimo a breve raggio sia considerato trasporto internazionale; chiede pertanto alla Commissione di presentare una proposta sull'inserimento del trasporto marittimo a breve raggio nel mercato interno; sottolinea che ciò non deve interferire con la Convenzione UNCLOS e le convenzioni dell'OMI, compresi la "libertà di navigazione" e il "diritto di passaggio inoffensivo" all'interno della ZEE in acque internazionali (alto mare);
134. esprime la propria delusione per i progressi finora compiuti nella realizzazione del progetto TEN n. 21 riguardante le "autostrade del mare" e invita la Commissione a nominare un coordinatore con il compito di accelerare la realizzazione delle autostrade del mare;
135. ritiene che la nuova politica marittima adottata dall'UE dovrebbe anche focalizzarsi sulla protezione e la valorizzazione del patrimonio archeologico marittimo; ritiene che l'inserimento, nell''Atlante europeo dei mari", di un inventario cartografico di luoghi e siti archeologici sommersi agevolerebbe la conoscenza e lo studio dei medesimi, e servirebbe a far sì che le autorità competenti di ciascuno Stato membro conservassero con maggior cura il rispettivo patrimonio artistico e culturale;
136. ritiene che la piena e tempestiva applicazione di tutta la legislazione ambientale dell'UE (tra l'altro, la direttiva quadro sulle acque(18), le direttive sugli habitat e sugli uccelli selvatici, la direttiva sui nitrati(19), la direttiva sul tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi(20), la direttiva sull'inquinamento provocato dalle navi e sulle sanzioni per violazioni) sia essenziale per salvaguardare la qualità dell'ambiente marino, e che la Commissione dovrebbe esercitare la pressione necessaria per incoraggiare gli Stati membri a procedere in tal senso, ricorrendo se necessario ad azioni legali;
137. è convinto che il principio di precauzione, sancito dall'articolo 174, paragrafo 2, del trattato CE, debba formare la base di tutti i tipi di sfruttamento delle zone marittime dell'UE; sottolinea che la mancanza di certezza scientifica non deve pertanto essere utilizzata come pretesto per ritardare un'azione preventiva; reputa, d'altra parte, che l'urgenza dell'azione preventiva non debba precludere l'uso di informazioni scientifiche;
138. rileva che il Libro verde menziona diversi contributi utili che possono essere apportati dal militare, inclusi la ricerca e il salvataggio, i soccorsi in caso di catastrofi e la sorveglianza in mare; deplora, tuttavia, che non venga fatta alcuna menzione del degrado ambientale che può essere provocato dalle attività militari, quali ad esempio la sperimentazione di armi, la costruzione di basi navali e il ricorso a sistemi di sonar sottomarini ad elevata intensità che possono avere effetti negativi sui cetacei, provocando sordità, danni agli organi interni e l'arenamento di massa con conseguenze fatali; insiste a tale riguardo sul fatto che le attività militari devono essere pienamente integrate nella politica marittima ed essere soggette a una completa valutazione dell'impatto ambientale e a una piena responsabilità;
139. esorta la Commissione e gli Stati membri ad includere nella politica marittima una vasta opera di localizzazione dei residuati bellici di precedenti conflitti, affondati nei mari europei, a tener conto dei pericoli che essi rappresentano per l'uomo e per l'ambiente e ad esaminare ed attuare adeguati interventi di sicurezza e di recupero;
140. sollecita un ruolo più marcato della Comunità all'interno delle organizzazioni internazionali; sottolinea però che in materia la Comunità non può rappresentare né tanto meno sostituire gli Stati membri dell'UE; ribadisce, tuttavia, che la Comunità deve essere rappresentata in qualità di osservatore in seno all'OMI;
141. sottolinea che l'UE deve impegnarsi attivamente nella governance marittima a livello internazionale, al fine di promuovere pari condizioni per quanto concerne l'economia marittima, senza compromettere le ambizioni relative alla sostenibilità ambientale delle attività marittime;
142. sottolinea che l'attuazione e il rispetto dell'attuale normativa dell'UE, dell'OMI e dell'OIL hanno portato ad un settore marittimo più sicuro, più pulito ed economicamente vitale; si compiace del fatto che gli allegati I e II della Convenzione MARPOL siano stati rielaborati con effetto dall'1.1.2007; invita gli Stati membri dell'UE a una rapida ratifica di tutte le convenzioni internazionali pertinenti OMI e OIL, specialmente l'allegato VI della Convenzione MARPOL e la Convenzione internazionale sulla responsabilità civile per i danni derivanti dall'inquinamento determinato dal carburante delle navi, la Convenzione internazionale sul controllo dei sistemi antivegetativi dannosi sulle navi e la Convenzione internazionale sulla responsabilità e sul risarcimento dei danni prodotti dal trasporto via mare di sostanze pericolose e nocive (HNS); suggerisce di introdurre la ratifica o la mancata ratifica come criterio per le ispezioni delle navi nel quadro delle operazioni di controllo da parte dello stato di approdo;
143. incoraggia gli Stati membri e la Commissione a partecipare attivamente alle discussioni, sotto l'egida del Fondo internazionale di risarcimento per i danni dovuti ad inquinamento da idrocarburi (IOPCF), per combattere il trasporto marittimo che non rispetta le norme e quindi per promuovere un trasporto marittimo di qualità; sottolinea che, a medio termine, occorre prendere in considerazione l'opportunità di rivedere la Convenzione sulla responsabilità civile per i danni derivanti dall'inquinamento determinato dal carburante delle navi;
144. ritiene che l'EMSA, FRONTEX, l'Agenzia europea per la pesca e l'Agenzia europea per l'ambiente dispongano di vari strumenti la cui efficace combinazione potrebbe contribuire con incisività alla politica marittima europea; sollecita pertanto la Commissione non solo a eliminare gli ostacoli alla cooperazione tra dette agenzie, ma anche a ufficializzare detta cooperazione al fine di garantire gli aspetti seguenti:
i)
sicurezza in mare e protezione dell'ambiente marino (compresa la vigilanza sulla pesca), protezione contro il terrorismo, la pirateria e i crimini in mare, nonché la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN);
ii)
ispezioni coordinate sulla pesca e pari applicazione delle leggi in tutta l'UE con l'applicazione di uguali pene e sanzioni da parte dei tribunali nazionali;
iii)
rigoroso monitoraggio del rispetto delle rotte di navigazione designate e azione legale per gli scarichi illeciti dalle navi; risposta rapida e coordinata in caso di incidente, applicando al più presto le misure necessarie, compresa la designazione di luoghi di rifugio e di porti da usare nelle emergenze e lotta contro l'immigrazione clandestina; ribadisce la propria richiesta, inserita nella sua risoluzione del 21 aprile 2004, relativa all'istituzione di un servizio di guardia costiera europea, ed invita la Commissione a presentare quanto prima uno studio sulla sua fattibilità;
145. auspica che la politica europea di vicinato tenga debitamente conto della politica marittima dell'UE e della necessità di cooperare con i suoi paesi confinanti per quanto riguarda l'ambiente e la sicurezza dei mari e in mare;
146. ritiene che la pesca INN costituisca un grave e crescente problema, che determina tanto la distruzione di preziose riserve ittiche quanto una concorrenza sleale tra i pescatori che rispettano le norme e quelli che non le rispettano; osserva che, in taluni tipi di pesca nell'UE, le catture della pesca INN rappresentano una parte significativa sulle catture totali; auspica di ricevere presto la prossima comunicazione della Commissione e le sue proposte legislative volte a combattere la pesca INN e ad aggiornare il piano d'azione 2002 dell'UE;
147. chiede per il futuro un costante approccio integrato alla politica marittima europea; sottolinea che ciò dovrebbe come minimo includere incontri regolari di coordinamento dei membri competenti della Commissione nonché regolari scambi di opinione con altri soggetti interessati, ad esempio nel quadro di conferenze biennali; invita le future Presidenze del Consiglio ad inserire la politica marittima nei loro rispettivi programmi di lavoro; sollecita inoltre la Commissione europea a indicare ogni anno tutti i progetti sostenuti con mezzi dell'UE attinenti a problematiche marine;
148. chiede la creazione della linea di bilancio "Progetti pilota nella politica marittima" al fine di promuovere i progetti pilota concernenti l'integrazione di sistemi diversi di monitoraggio e sorveglianza dei mari, la raccolta di dati scientifici sui mari e la diffusione di reti e "migliori pratiche" nel campo della politica marittima e dell'economia costiera; sostiene che occorre tenere adeguatamente conto della politica marittima nell'architettura del bilancio delle politiche e degli strumenti comunitari dopo il 2013;
149. rileva che è giunto il momento di mettere in pratica il concetto di integrazione della politica marittima e chiede alla Commissione di rafforzare il suo quadro strategico al fine di eseguire un'analisi globale del settore marittimo e delle politiche che influiscono su di esso, garantendo che si tenga pienamente conto delle interazioni in ciascun ambito politico e, ove necessario, coordinando tra loro tali ambiti; plaude alle misure trasversali adottate da tutte le istituzioni comunitarie e dai governi degli Stati membri in risposta al Libro verde sulla politica marittima e li invita a intraprendere ulteriori iniziative in tale direzione;
o o o
150. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni.
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7).
Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque (GU L 327 del 22.12.2000, pag. 1).
Direttiva 91/676/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole (GU L 375 del 31.12.1991, pag. 1).
Direttiva 1999/32/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa alla riduzione del tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi e che modifica la direttiva 93/12/CEE (GU L 121 dell'11.5.1999, pag. 13).