Risoluzione del Parlamento europeo del 29 novembre 2007 Dare slancio all'agricoltura africana - Proposta per lo sviluppo agricolo e la sicurezza alimentare in Africa (2007/2231(INI))
Il Parlamento europeo,
– vista la comunicazione della Commissione intitolata "Dare slancio all'agricoltura africana - Proposta per una cooperazione a livello continentale e regionale in materia di sviluppo agricolo in Africa" del 24 luglio 2007 (COM(2007)0440),
– visti gli impegni derivanti dal secondo Forum europeo di Berlino sullo sviluppo sostenibile tenutosi dal 18 al 21 giugno 2007,
– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del 27 giugno 2007 intitolata "Dal Cairo a Lisbona - Il partenariato strategico UE-Africa" (COM(2007)0357),
– visto il documento congiunto Commissione/Segretariato del Consiglio, del 27 giugno 2007, intitolato "Oltre Lisbona: far funzionare il partenariato strategico UE-Africa" (SEC(2007)0856),
– vista la risoluzione sulla riduzione della povertà per i piccoli agricoltori nei paesi ACP, in particolare nei settori ortofrutticolo e dei fiori, approvata dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE riunita a Wiesbaden il 28 giugno 2007(1),
– visto il piano strategico 2006-2010 "Un'Africa, una voce" del parlamento panafricano (PAP) adottato nel novembre 2005,
– vista la strategia UE denominata "L'UE e l'Africa: verso un partenariato strategico" (La strategia europea per l'Africa), adottata dal Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2005,
– visti i risultati e le conclusioni della consultazione delle Organizzazioni africane per la società civile sulla strategia congiunta UA/UE per lo sviluppo dell'Africa organizzata dalla CUA ad Accra, Ghana, dal 26 al 28 marzo 2007,
– vista la dichiarazione finale sul tema "Quale agricoltura per il NEPAD: la visione degli agricoltori", adottata dai rappresentanti delle quattro reti agricole regionali africane il 25 aprile 2004 a Pretoria,
– vista la dichiarazione del Vertice di Abuja per la sicurezza alimentare del dicembre 2006,
– vista la sua risoluzione del 17 novembre 2005 su una strategia di sviluppo per l'Africa(2),
– vista la sua risoluzione del 23 marzo 2006 sull'impatto sullo sviluppo degli accordi di partenariato economico (APE)(3),
– vista la relazione ONU sulla sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo presentata dal relatore speciale ONU alla commissione ONU per i diritti dell'uomo nel marzo 2002,
– visti gli obiettivi di sviluppo del Millennio, adottati al Vertice del Millennio delle Nazioni Unite svoltosi nel settembre 2000 e in particolare l'obiettivo di sviluppo del Millennio relativo al principio dell'eradicazione dell'estrema povertà e della riduzione della fame dimezzando entro il 2015 il numero di persone che soffrono la fame,
– viste le relazioni annuali del Segretario generale delle Nazioni Unite sull'attuazione della dichiarazione delle Nazioni Unite sul Millennio, l'ultima delle quali risale al luglio 2006,
– vista la Convenzione sull'aiuto alimentare, sottoscritta a Londra il 13 aprile 1999, i cui obiettivi sono di contribuire alla sicurezza alimentare nel mondo e di migliorare la capacità della comunità internazionale di reagire alle situazioni di emergenza alimentare e ad altri bisogni alimentari dei paesi in via di sviluppo,
– vista la relazione della Commissione su "Gli obiettivi di sviluppo del Millennio 2000-2004" (SEC(2004)1379),
– viste le sue risoluzioni del 12 aprile 2005 sul ruolo dell'Unione europea nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM)(4) e del 20 giugno 2007 sugli obiettivi di sviluppo del Millennio - Bilancio intermedio(5),
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 16 e 17 dicembre 2004, che confermano il pieno impegno dell'Unione europea a favore degli OSM e della coerenza politica,
– vista la dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea: "Il consenso europeo" sottoscritta il 20 dicembre 2005(6),
– visto l'accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000(7), modificato dall'accordo che modifica l'accordo di partenariato (Accordo di Cotonou) sottoscritto a Lussemburgo il 25 giugno 2005(8),
– viste la dichiarazione di Roma sull'armonizzazione, adottata il 25 febbraio 2003 a seguito del forum di alto livello sull'armonizzazione, e la dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti, adottata il 2 marzo 2005,
– visto il regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo(9),
– visti gli impegni del Vertice G-8 di Gleneagles del 2005 sul volume degli aiuti, l'aiuto all'Africa sub-sahariana e la qualità degli aiuti,
– vista la Convenzione ONU del 18 dicembre 1979 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW),
– visti la Conferenza internazionale sui finanziamenti per lo sviluppo tenutasi a Monterrey nel marzo 2002 e il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile svoltosi a Johannesburg nel settembre 2002,
– vista la dichiarazione di New York sull'azione contro la fame e la povertà del 20 settembre 2004, sottoscritta da 111 governi nazionali, compresi tutti gli Stati membri dell'UE,
– visto l'impegno del Vertice mondiale sull'alimentazione del 1996 a dimezzare entro il 2015 il numero di persone che soffrono la fame,
– vista la comunicazione della Commissione intitolata "Gli aiuti dell'UE: dare di più, meglio e più rapidamente" (COM(2006)0087),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata "Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio - Finanziamento dello sviluppo ed efficacia degli aiuti" (COM(2005)0133),
– visti la verifica di medio termine degli APE da parte della rete regionale ACP delle organizzazioni di agricoltori, pubblicata il 10 dicembre 2006, e i negoziati APE in corso,
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per lo sviluppo (A6-0432/2007),
A. considerando che l'agricoltura rappresenta il principale settore di occupazione per la maggioranza dei paesi africani e che la fonte principale di entrate dipende dalla produzione agricola e dalle attività connesse,
B. considerando che l'obiettivo principale della comunicazione della Commissione "Dare slancio all'agricoltura africana" è di proporre principi e settori chiave per una cooperazione UE-UA (Unione africana) in materia di sviluppo agricolo in Africa, incentrandosi sui livelli regionali e continentali,
C. considerando che sia il consenso europeo sia la strategia UE per l'Africa ribadiscono che l'agricoltura e lo sviluppo rurale sono d'importanza fondamentale per la riduzione della povertà,
D. considerando che nella sola Africa sub-sahariana più di 200 milioni di persone sono malnutrite – 30 milioni in più rispetto a dieci anni fa – e che la maggioranza di esse vive in zone rurali e dipende dall'agricoltura per il proprio reddito e per la sicurezza alimentare,
E. considerando che ognuno ha diritto di avere accesso a un cibo sano, sicuro e nutriente e ha il diritto fondamentale di non soffrire la fame,
F. considerando che l'eradicazione dell'estrema povertà e della fame è il primo OSM delle Nazioni Unite,
G. considerando che al secondo Vertice UE-Africa, previsto a Lisbona nel dicembre 2007, i capi di Stato e di governo devono approvare una strategia congiunta UE-Africa,
H. considerando che la dichiarazione del "Vertice mondiale per l'alimentazione: cinque anni dopo" ribadisce gli impegni a realizzare la sicurezza alimentare per tutti e a proseguire gli sforzi per eradicare la fame in tutti i paesi, con un obiettivo immediato di dimezzare entro il 2015 il numero di persone malnutrite,
I. considerando che in Africa sino all'80% della popolazione vive in zone rurali e il 73% della popolazione rurale in Africa è costituito da piccoli proprietari agricoli che dipendono per gran parte della loro sussistenza dalla produzione alimentare tramite l'agricoltura o l'allevamento di bestiame,
J. considerando che l'agricoltura fornisce occupazione e sostentamento per oltre il 60% della forza lavoro nei paesi in via di sviluppo e che, di conseguenza, le politiche per lo sviluppo rurale sono fondamentali per lottare in modo efficace contro la povertà e la fame,
K. considerando che le comunità rurali devono far fronte a rischi particolarmente elevati di conflitti, catastrofi naturali e di altro tipo,
L. considerando che il 70% degli1,3 miliardi di persone che vivono in condizioni di povertà estrema sono donne e che, in tutto il mondo, alle donne sono negate le necessarie opportunità per migliorare le loro condizioni economiche e sociali, come i diritti di proprietà o eredità, o l'accesso all'istruzione o ai posti di lavoro,
M. considerando che le istituzioni finanziarie tradizionali tendono a non fornire crediti nelle zone rurali in considerazione dei costi e rischi elevati e dell'assenza di catasti ufficiali,
N. considerando che, secondo la seconda relazione delle Nazioni Unite sullo sviluppo mondiale delle risorse idriche (2006), il 75% della popolazione in Africa vive in regioni aride o semiaride e circa il 20% in zone in cui si registrano ampie fluttuazioni climatiche annuali,
O. considerando che le zone rurali remote soffrono eccessivamente di una mancanza di infrastrutture fisiche per la fornitura di energia, i trasporti e le telecomunicazioni e dispongono spesso di risorse idriche inadeguate o inaffidabili,
P. considerando che le malattie connesse con la povertà, soprattutto l'HIV/AIDS, la tubercolosi (TB) e la malaria, rappresentano una causa importante come pure una conseguenza della grave povertà in molti paesi africani,
Q. considerando che nel corso degli anni le ONG europee hanno instaurato relazioni di partenariato con organizzazioni rappresentative delle popolazioni rurali in Africa e hanno in tal modo facilitato il dialogo e la reciproca comprensione con la società civile europea ed accumulato una considerevole esperienza nella promozione della piccola agricoltura,
R. considerando che nella sua risoluzione del 6 luglio 2006 sul commercio equo e solidale e lo sviluppo(10) il Parlamento ha riconosciuto il ruolo del commercio equo e solidale ai fini del miglioramento delle condizioni di vita dei piccoli agricoltori e produttori nei paesi in via di sviluppo, dato che costituisce un modello sostenibile di produzione con entrate garantite per il produttore,
S. considerando che l'attuale processo negoziale APE comporta nuove opportunità e sfide per i paesi ACP e in particolare per il settore agricolo in molti paesi africani,
T. considerando che i parlamenti, quali attori principali nel processo di sviluppo, devono partecipare attivamente alle strategie e ai piani d'azione che interessano le popolazioni che rappresentano,
1. accoglie con favore la summenzionata comunicazione "Dare slancio all'agricoltura africana" e soprattutto la dichiarazione che sottolinea "il ruolo centrale dell'agricoltura e dello sviluppo rurale per alleviare la povertà e stimolare la crescita"; conviene che la crescita, affinché abbia un effetto di riduzione della povertà, deve poggiare su ampie basi, essere orientata verso i piccoli proprietari e sfociare in maggiori possibilità di lavoro, ma deplora che tale dichiarazione figura solamente nell'allegato documento di lavoro dei servizi della Commissione, e non nel testo della comunicazione;
2. si compiace del riconoscimento delle differenze tra i paesi africani, in quanto è essenziale tener conto delle variazioni e delle disparità esistenti non solo a livello regionale in Africa, ma anche all'interno dei singoli paesi;
3. condivide l'opinione riportata nel documento di riflessione redatto dalla Commissione nel gennaio del 2007 in vista della summenzionata comunicazione "Dare slancio all'agricoltura africana", secondo la quale se l'Africa ha una lunga storia di interventi statali spesso costosi in agricoltura con diversi livelli di efficacia, anche i successivi processi di liberalizzazione non sono stati completi, convincenti e/o coronati da successo;
4. conviene che la competitività sui mercati regionali e internazionali rappresenta una priorità; sottolinea in tale contesto l'importanza di fornire supporto e assistenza ai piccoli produttori consentendo loro un accesso adeguato a detti mercati;
5. sottolinea l'importanza di integrare i mercati regionali in Africa e di eliminare gradualmente le barriere tra i paesi africani al fine di allargare i mercati per i produttori;
6. pone l'accento sull'importante ruolo che l'Unione europea dovrebbe svolgere, nell'ambito di istituzioni internazionali come l'Organizzazione mondiale del commercio, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, difendendo con vigore il diritto degli Stati africani di proteggere i mercati nazionali e regionali del continente africano dalle importazioni che minacciano la sopravvivenza dei produttori locali di derrate agricole essenziali;
7. accoglie con favore l'ampio approccio di consultazione adottato dalla Commissione per l'elaborazione della comunicazione;
8. auspica che tale approccio non resti un caso isolato, ma che faccia invece parte di un meccanismo di partecipazione della società civile e delle istituzioni democratiche europee ed africane, come auspicato dal summenzionato documento congiunto Commissione/Segretariato del Consiglio "Oltre Lisbona: far funzionare il partenariato strategico UE-Africa"; chiede che la Commissione avvii un processo negoziale con i parlamenti e gli attori della società civile per quanto riguarda i loro ruoli ai fini dell'attuazione e del controllo della strategia congiunta UE-Africa;
9. invita l'Unione africana a ribadire con rinnovato vigore il suo impegno nei confronti dei valori sanciti nella Carta africana sui diritti dell'uomo e dei popoli, una grande innovazione dovuta al predecessore dell'UA, l'Organizzazione dell'unità africana, e di cui anche lo Zimbabwe è firmatario;
10. sottolinea l'importanza di promuovere un maggiore coinvolgimento dei governi e delle autorità locali, oltre che dei parlamenti nazionali e regionali nei processi decisionali in materia di politica agricola e di sicurezza alimentare, e di facilitare anche una migliore partecipazione della società civile; in tale contesto invita la Commissione ad appoggiare la formulazione e l'applicazione di politiche agricole comuni regionali, con l'effettiva partecipazione dei soggetti interessati;
11. esprime preoccupazione per la poca chiarezza riguardo al processo decisionale della presente comunicazione sia interno all'Unione europea che esterno, in termini di negoziato con i governi africani; richiede quindi più trasparenza relativamente ai negoziati che la Commissione sta conducendo con i governi africani al fine di definire la cooperazione UE-UA in materia di sviluppo agricolo in Africa;
12. sottolinea che la proposta di cooperare soprattutto con le organizzazioni continentali e regionali africane, segnatamente CUA, NEPAD (Nuovo partenariato per lo sviluppo africano) e REC (Comunità economiche regionali), dovrebbe comprendere anche meccanismi che coinvolgano i gruppi di interesse, i movimenti di base e la società civile al fine di consentire meglio agli agricoltori poveri di influenzare i processi politici in modo significativo;
13. si rammarica che nella Strategia congiunta UE-Africa la problematica relativa allo sviluppo rurale e alla sicurezza alimentare in Africa sia solo sinteticamente citata; si augura che questa carenza venga compensata da una attenzione più concreta nel quadro del piano d'azione che accompagnerà la Strategia congiunta;
14. evidenzia la necessità che gli Stati membri e la Commissione garantiscano un maggiore coordinamento e un'armonizzazione degli aiuti allo sviluppo e, più in generale, il conseguimento in tempi brevi di tutti gli altri obiettivi definiti nel quadro del processo di miglioramento dell'efficacia della cooperazione europea allo sviluppo;
15. sottolinea l'importanza che la Commissione europea e gli Stati membri indichino con chiarezza in quale modo i paesi beneficiari e la società civile avranno il pieno controllo delle loro politiche di sviluppo, e definiscano degli indicatori di risultati, cosicché i parlamenti nazionali e regionali, e la società civile, possano rintracciare gli effetti dell'aiuto allo sviluppo;
16. sottolinea l'importanza che i tavoli di negoziazione a livello europeo si allarghino a momenti di confronto che coinvolgano consumatori, produttori e organizzazioni settoriali, anche dai paesi in via di sviluppo, in modo che le funzioni produttiva agro-industriale e della trasformazione siano integrate e non subalterne;
17. sottolinea la necessità di rafforzare una bioeconomia africana basata sulla conoscenza e invita pertanto gli Stati membri a condividere il loro patrimonio di conoscenze in campo agronomico con i ricercatori e gli agricoltori africani e a condividere tecnologie e altri metodi innovativi nel settore agricolo con i paesi africani, onde migliorare la loro competitività e aumentare il valore aggiunto dell'agricoltura nel continente;
18. sottolinea la necessita di rispettare i diritti di proprietà intellettuale della ricerca e della conoscenza africane; invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a migliorare la legislazione europea in modo che i vantaggi di una conoscenza talora ancestrale delle proprietà, ad esempio farmaceutiche, delle piante ritornino a coloro che le avevano originariamente scoperte;
19. chiede che gli Stati membri indichino annualmente e nella massima trasparenza gli impegni finanziari per l'aiuto allo sviluppo e che gli importi assegnati ad iniziative non direttamente correlate allo sviluppo quali lo sgravio del debito, siano espressamente esclusi dal calcolo della spesa totale per l'aiuto allo sviluppo classificabile come aiuto pubblico allo sviluppo (APS) secondo le regole del Comitato per l'aiuto allo sviluppo (CAS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (CAS/OCSE); ricorda a tale proposito che il Parlamento seguirà con particolare attenzione l'evoluzione delle discussioni sul tema in seno al CAS/OCSE;
20. esige che le politiche ed i programmi di aiuto alimentare non siano fattori di impedimento allo sviluppo delle capacità locali e nazionali di produzione degli alimenti, né favoriscano la dipendenza, la distorsione dei mercati nazionali e locali, la corruzione e l'utilizzazione di alimenti nocivi per la salute (OGM);
21. chiede agli organismi internazionali di attuare politiche volte a sostituire progressivamente gli aiuti alimentari, promuovendo il sostegno e lo sviluppo dell'agricoltura locale; esige, nel caso gli aiuti alimentari siano l'unica alternativa, che la priorità sia data agli acquisti locali e/o in aree limitrofe del paese in difficoltà o nella regione;
22. sottolinea l'importanza di garantire un incremento delle risorse finanziarie dedicate a sviluppo rurale e sicurezza alimentare da parte dei donatori e insiste sulla necessità che i governi africani includano il settore agricolo tra le proprie priorità politiche in modo da ricevere il sostegno nel quadro del Fondo europeo di sviluppo;
23. sottolinea che le varie politiche settoriali dell'Unione europea dovrebbero essere coerenti in termini di obiettivi generali; insiste sul fatto che la politica commerciale UE e la politica agricola comune dovrebbero essere coerenti con la politica di sviluppo; sottolinea pertanto la necessità di rimuovere gli ostacoli tariffari per tutti i prodotti agricoli – trasformati e non – al fine di aprire rapidamente il mercato europeo a tutti i prodotti agricoli del continente africano;
24. richiede all'UE di fissare un calendario per arrivare all'abolizione di quelle politiche di esportazione dei prodotti agricoli che sono pregiudizievoli per le fragili aziende agricole dei PVS, e di esercitare pressioni sugli altri attori internazionali perché facciano altrettanto;
25. riconosce le possibilità offerte dagli APE a favore degli scambi agricoli, ma ricorda, a questo proposito, alla Commissione che tali accordi non sono ancora stati siglati e che numerose controversie non sono ancora state risolte;
26. riconosce che gli APE possono diventare uno strumento importante per il commercio e l'integrazione regionale dell'Africa, ma solamente a condizione che siano favorevoli allo sviluppo, consentendo deroghe e lunghi periodi di transizione ove necessario per consentire ai produttori e alle industrie nazionali e a quelle nascenti di adeguarsi alle nuove situazioni di mercato;
27. idenzia la necessità di mettere in atto politiche che contrastino l'importazione di prodotti agro-alimentari devastanti e nocivi per le produzioni locali e che tengano conto delle diversità geografiche, storiche e culturali dei paesi africani, rafforzando il contributo delle comunità contadine ed indigene per garantire una gestione sostenibile delle risorse;
28. 28 si rammarica che nella summenzionata Comunicazione "Dare slancio all'agricoltura africana" il mercato dei biocarburanti sia stato accomunato ad altri mercati di nicchia, dato che l'espansione dell'industria emergente dei biocarburanti potrebbe avere anche effetti negativi sulle scorte alimentari, in quanto la coltivazione di biomasse potrebbe togliere terra, acqua ed altre risorse alla produzione agricola; concorda invece sull'importanza di sostenere i mercati dei prodotti biologici ed il commercio equo e solidale;
29. riafferma la necessità che le politiche e i programmi di aiuto allo sviluppo sostengano il diritto di ogni popolo a definire le proprie strategie in materia di alimentazione, a proteggere e regolare la produzione agricola nazionale e il mercato locale;
30. rileva la poca coerenza della suddetta Comunicazione "Dare slancio all'agricoltura africana" che, pur sottolineando l'importanza del ruolo delle donne nella produzione agricola africana, non le menziona invece nel capitolo relativo agli ambiti di cooperazione; sottolinea invece che le misure di sviluppo agricolo in Africa dovrebbero essere indirizzate in primis alle donne, prevedendo politiche specifiche per garantire l'accesso ed il controllo delle risorse produttive, con particolare riferimento ai diritti fondiari, allo sviluppo delle capacità, al finanziamento di microimprese, al miglioramento delle condizioni di vita, al benessere a livello alimentare e sanitario, all'istruzione e alla partecipazione più attiva alla vita sociale e politica;
31. sottolinea la necessità di sostenere la creazione, l'organizzazione e il rafforzamento dei gruppi di agricoltori, in particolare di agricoltrici, ai livelli nazionale e regionale;
32. sottolinea che la Commissione omette di considerare un punto apparentemente ovvio secondo cui gli aiuti dovrebbero essere indirizzati in via prioritaria innanzitutto ai gruppi meno favoriti e alle zone meno favorite (zone rurali remote) dove l'isolamento geografico e le limitazioni fisiche alla produttività agricola aggravano il livello di povertà cronica;
33. riafferma la necessità che gli Stati membri rispettino l'impegno a favorire una pace durevole in Africa come presupposto della sicurezza alimentare e quindi attribuiscano una particolare priorità alla promozione della pace; esorta i governi del nord e del sud del mondo a cercare soluzioni pacifiche ai conflitti e reitera l'esigenza di arrestare il traffico di armi e di mine anti-uomo;
34. sottolinea l'importanza, ai fini di un valido ed effettivo contributo alla lotta alla povertà, della promozione degli strumenti della microfinanza, in particolare dei programmi di microcredito, quale componente essenziale nelle politiche economiche di sviluppo in ambito agricolo;
35. ribadisce che l'agricoltura deve garantire che la popolazione rurale indigente abbia equo accesso, e relativo controllo, ai loro terreni, all'acqua e alle risorse necessarie per mantenere il loro sostentamento in modo sostenibile;
36. chiede che sia garantito a livello internazionale il diritto all'acqua per tutti, essendo le risorse idriche un bene pubblico da preservare soprattutto per le generazioni future;
37. invita i governi africani a promuovere le riforme agrarie nei loro paesi allo scopo di favorire un migliore accesso garantito alla terra e alle risorse produttive per la popolazione rurale, in particolare per le famiglie contadine senza titoli di proprietà; chiede in tale contesto che il piano d'azione che accompagna la Strategia congiunta UE-Africa attribuisca grande priorità all'istituzione e al miglioramento dei catasti fondiari nonché al rafforzamento degli ordinamenti giuridici per consentire ai tribunali di fare rispettare in modo efficace il diritto in materia di proprietà rurale;
38. richiama nuovamente l'attenzione sulla questione fondamentale dei diritti di proprietà fondiaria ai fini di una massimizzazione del potenziale di sviluppo, riconoscendo che gli atti di proprietà permettono di contrarre, a tassi di interesse ragionevoli, prestiti che possono poi essere utilizzati per creare e sviluppare un'attività; insiste pertanto perché venga data grande priorità all'istituzione e/o al miglioramento dei catasti fondiari e alla messa a disposizione di risorse per la mappatura e la registrazione dei terreni nonché per permettere ai tribunali di far rispettare il diritto di proprietà;
39. chiede ai governi africani di incoraggiare una maggiore diversificazione dei modelli produttivi, evitando l'applicazione dei sistemi monocolturali ed intensivi, per favorire modelli di produzione sostenibili e maggiormente adattati ai rispettivi contesti;
40. insiste sul fatto che la produzione di biocarburanti riveste potenzialmente grande importanza per l'agricoltura dei paesi africani, ma che i benefici ambientali dipendono in larga misura dal tipo di coltura energetica nonché dall'energia assorbita nell'intero ciclo di produzione, mentre i benefici reali in termini di riduzione del CO2 devono essere ancora accertati; ritiene che si debba dare la massima priorità alla prevenzione dei possibili danni alla natura e all'ambiente dovuti a un aumento incontrollato della produzione di biocarburanti;
41. chiede alla Commissione ed agli Stati membri una più efficace messa a punto di politiche di sviluppo che assicurino la realizzazione di maggiori infrastrutture di base a servizio del settore agricolo (irrigazione, elettricità, trasporti, rete viaria, ecc.) ed una migliore ripartizione dei fondi destinati a tali fondamentali servizi pubblici;
42. ritiene che si dovrebbe mettere a disposizione dei piccoli agricoltori un'informazione accessibile e mirata, da diffondere ampiamente nelle lingue locali, ad esempio attraverso le stazioni radiofoniche rurali, e sottolinea la necessità di sviluppare le tecnologie dell'informazione e della comunicazione per ridurre il divario digitale nelle zone rurali;
43. insiste sulla necessità di realizzare politiche a sostegno di pratiche e tecniche compatibili con l'ambiente e la gestione delle risorse naturali, indispensabili per uno sviluppo armonico e sostenibile, che garantiscano una migliore conduzione dei suoli agrari e degli agro-ecosistemi evitando di peggiorare i processi di desertificazione in atto;
44. esorta l'UE a promuovere un'integrazione più efficace dei piani nazionali della Convenzione ONU sulla lotta contro la desertificazione (UNCCD) nelle strategie di sviluppo nazionali dei partner africani;
45. invita la Commissione a sviluppare una collaborazione efficace con l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e con il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD) sulla base dei vantaggi comparativi di tali istituzioni nel settore dello sviluppo agricolo e rurale;
46. chiede alla comunità internazionale ed ai governi africani un impegno comune per combattere la pandemia dell'HIV/AIDS;
47. appoggia gli sforzi compiuti a livello nazionale e regionale per associare i soggetti rurali e le loro organizzazioni rappresentative al processo di consultazione sulle questioni politiche che li riguardano; osserva che lo sviluppo di capacità di difesa degli interessi della popolazione rurale, incentrate sulle persone, è essenziale ai fini di tale processo; sottolinea che il sostegno alle piccole aziende agricole familiari e alle pratiche agroecologiche costituisce una strategia chiave per pervenire a una riduzione della povertà e alla sicurezza alimentare;
48. sottolinea che l'impiego e lo sfruttamento dei bambini nei lavori agricoli in Africa sono ampiamente diffusi e non sono soggetti a regolamentazione; invita l'UE ad appoggiare gli sforzi internazionali, in particolare della FAO e dell'Organizzazione internazionale del lavoro, intesi a lottare contro questo problema fondamentale;
49. sollecita misure per migliorare la formazione al fine di consentire ai giovani di partecipare a corsi di istruzione superiore in scienze e tecnologie agricole nonché di creare possibilità di occupazione per i laureati in agricoltura con l'obiettivo principale di ridurre la migrazione dalle zone rurali verso quelle urbane, ed anche dai paesi in via di sviluppo verso i paesi sviluppati e sottolinea che ciò deve essere collegato al rafforzamento delle autorità locali per tradurre in realtà la gestione territoriale da parte delle comunità locali;
50. chiede che la strategia congiunta affronti le cause alla radice dell'emigrazione e rivolga particolare attenzione al problema della fuga dei cervelli; sottolinea che, anche se una limitazione dell'emigrazione verso la Comunità non deve essere considerata come una condizione per l'aiuto, è indispensabile una maggiore consapevolezza degli enormi danni che l'emigrazione provoca al tessuto sociale in Africa e delle sue conseguenze negative in quanto impedisce al continente di progredire verso la realizzazione di tutto il suo potenziale di sviluppo;
51. evidenzia la necessità di promuovere un approccio globale nell'ambito della politica di migrazione fondato sui principi di solidarietà con i paesi africani e di co-sviluppo sollecitando un partenariato più forte tra istituzioni locali e quelle degli Stati membri;
52. appoggia la proposta della Commissione di incoraggiare la migrazione circolare in modo da favorire la circolazione di conoscenze e di esperienze acquisite, e incoraggia le iniziative di co-sviluppo, con l'obiettivo di valorizzare l'apporto delle comunità di migranti per lo sviluppo dei loro paesi d'origine;
53. raccomanda la diffusione di una corretta informazione su quanto si sta realizzando a sostegno del settore agricolo, dello sviluppo rurale e della sicurezza alimentare nel continente africano per incoraggiare una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione ed aumentare, di conseguenza, l'impegno dei donatori;
54. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla commissione dell'Unione africana, al consiglio esecutivo dell'Unione africana, al Parlamento panafricano, al consiglio dei ministri ACP e all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.