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Procedura : 2007/2156(INI)
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Ciclo del documento : A6-0024/2008

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A6-0024/2008

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PV 20/02/2008 - 12
CRE 20/02/2008 - 12

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CRE 21/02/2008 - 4.7
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P6_TA(2008)0066

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Giovedì 21 febbraio 2008 - Strasburgo
Futuro demografico dell'Europa
P6_TA(2008)0066A6-0024/2008

Risoluzione del Parlamento europeo del 21 febbraio 2008 sul futuro demografico dell'Europa (2007/2156(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la sua risoluzione del 14 marzo 1997 sulla relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla situazione demografica nell'Unione europea (1995)(1),

–   vista la sua risoluzione del 12 marzo 1998 sulla "relazione demografica 1997" della Commissione(2),

–   vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2000 sulla comunicazione della Commissione intitolata "Verso un'Europa di tutte le età - promuovere la prosperità e la solidarietà tra le generazioni"(3),

–   vista la comunicazione della Commissione dal titolo "La risposta dell'Europa all'invecchiamento della popolazione mondiale - promuovere il progresso economico e sociale in un mondo che invecchia - un contributo della Commissione europea alla seconda assemblea mondiale sull'invecchiamento" (COM(2002)0143),

–   visto il Patto europeo per la gioventù adottato dal Consiglio europeo di Bruxelles il 22 e 23 marzo 2005,

–   visto il Libro verde della Commissione dal titolo "Una nuova solidarietà tra le generazioni di fronte ai cambiamenti demografici" (COM(2005)0094),

–   vista la sua risoluzione del 23 marzo 2006 sulle sfide demografiche e la solidarietà fra le generazioni(4),

–   vista la sua risoluzione del 6 settembre 2006 sul modello sociale europeo del futuro(5),

–   vista la comunicazione della Commissione dal titolo "Il futuro demografico dell'Europa - trasformare una sfida in un'opportunità" (COM(2006)0571),

–   vista la comunicazione della Commissione "Promuovere la solidarietà tra le generazioni" (COM(2007)0244),

–   visto il parere del Comitato economico e sociale europeo "La famiglia e l'evoluzione demografica", del 14 marzo 2007(6), e la sua proposta centrale consistente nella stipula di un patto europeo per la famiglia tra gli Stati membri,

–   visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione "L'Avenir démographique de l'Europe: faits et chiffres" (SEC(2007)0638),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e i pareri della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, della commissione per i problemi economici e monetari, della commissione per lo sviluppo regionale e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (A6-0024/2008),

A.   considerando che la demografia è il risultato congiunto di vari fattori, tra i quali la natalità, la speranza di vita e i flussi migratori; che i tassi attuali delineano all'orizzonte 2050 cambiamenti demografici considerevoli negli Stati membri che comporteranno tra l'altro un invecchiamento della popolazione europea, la cui età media potrebbe passare da 39 anni nel 2004 a 49 anni nel 2050,

B.   considerando che tali cambiamenti demografici potrebbero, secondo le stime della Commissione, modificare in profondità la struttura della popolazione e la piramide delle età; che il numero dei giovani di età compresa fra 0 e 14 anni passerebbe da 100 milioni (indice 1975) a 66 milioni nel 2050, che la popolazione in età lavorativa raggiungerebbe i 331 milioni verso il 2010 per poi diminuire costantemente (circa 268 milioni nel 2050), che a fronte di un aumento della speranza di vita di 6 anni per gli uomini e di 5 anni per le donne nel periodo 2004-2050, il numero degli anziani di oltre 80 anni passerebbe dal 4,1% nel 2005 all'11,4% nel 2050,

C.   considerando che la media europea del tasso di dipendenza anziani (il numero di persone con più di 65 anni diviso per il numero di persone fra i 14 e i 65 anni) passerebbe dal 25% del 2004 al 53% nel 2050,

D.   considerando tuttavia che l'indice di dipendenza (numero di persone economicamente inattive, come pensionati, bambini e giovani scolarizzati diviso per il numero di persone attive in età lavorativa) è molto più importante dell'indice di dipendenza degli anziani per stimare i costi che la popolazione inattiva comporta per la società,

E.   considerando che i cambiamenti demografici incidono gravemente sulla spesa pubblica, che secondo le previsioni aumenterà del 10% tra il 2004 e il 2050,

F.   considerando che le modifiche demografiche non dovrebbero interessare il volume totale della popolazione europea entro il 2050, ma che comporteranno squilibri territoriali significativi, in quanto già ora talune regioni dell'Unione europea sono caratterizzate da una massiccia emigrazione di giovani, soprattutto ragazze; considerando altresì che l'importanza relativa della popolazione europea a livello mondiale passerebbe dal 15% di un secolo orsono al 5% nel 2050; considerando che tali cambiamenti toccano in modo molto diversificato le regioni dell'Unione europea, alcune delle quali registrano un'emigrazione netta e un numero già sproporzionatamente alto di anziani, mentre altre con un'immigrazione netta non sono ancora interessate da questo processo di invecchiamento della società grazie all'immigrazione di giovani,

G.   considerando che l'infertilità è una delle cause di declino demografico e che dovrebbe essere riconosciuta in quanto problema di salute pubblica e problema sociale che tocca sia gli uomini che le donne; ricorda alla Commissione che nel 2005 il Parlamento aveva lanciato un appello ad intervenire in materia di infertilità e demografia, invitandola a presentare raccomandazioni in merito,

H.   considerando che l'immigrazione legale è un elemento positivo della composizione della popolazione europea ed è necessaria se si desidera mantenere il saldo demografico; considerando tuttavia che la sola immigrazione legale non basta per contrastare il progressivo invecchiamento della popolazione nell'Unione europea e che sono necessarie misure per aumentare le nascite tra la popolazione residente,

I.   considerando che l'immigrazione costituisce una soluzione solo parziale e a breve termine ai cambiamenti demografici in Europa, che richiedono impegni da parte degli Stati membri per assicurare il rispetto del principio di parità di genere nei settori pubblico e privato, per proteggere la maternità, fornire sostegno sociale ed economico alle famiglie e adottare misure che garantiscano una migliore conciliazione tra vita familiare e lavorativa per gli uomini e le donne,

J.   considerando che la disabilità è fortemente connessa all'età e che la probabilità di soffrire di disturbi o disabilità è maggiore per gli anziani,

Osservazioni generali

1.   prende nota con preoccupazione delle proiezioni demografiche nella prospettiva del 2050; sottolinea tuttavia che le previsioni su 50 anni non sono previsioni irreversibili bensì costituiscono dei seri segnali d'allarme di cui tener conto per preparare, sin d'ora, le risposte di domani, mantenere la competitività, un'economia sostenibile, la coesione sociale, la solidarietà tra le generazioni e il modello sociale europeo; ritiene che la prospettiva di una contrazione demografica entro il 2050 possa implicare una riduzione della pressione sull'ambiente e offrire un'opportunità di sviluppo sostenibile, che a sua volta richiede politiche proattive per adattare di conseguenza l'assetto territoriale, gli alloggi, i trasporti e tutti gli altri tipi di infrastrutture; riconosce le competenze degli Stati membri a tale riguardo;

2.   ricorda, in primo luogo, che le due principali cause dei cambiamenti demografici, ovvero il calo del tasso di natalità e l'invecchiamento della popolazione, sono frutto del progresso; che la maggiore speranza di vita è la conseguenza diretta dei progressi nella scienza, nell'igiene e nel livello di vita; che il controllo della fertilità da parte della donna è il risultato della sua emancipazione e va di pari passo con l'aumento del livello d'istruzione delle giovani donne e con la partecipazione delle donne alla vita attiva e alle responsabilità pubbliche; ritiene che tutto questo vada considerato come una conquista irreversibile per l'umanità;

3.   riconosce che una società che pone i minori al centro delle sue politiche è il presupposto fondamentale per un aumento del tasso di natalità; insiste sulla necessità di creare un ambiente favorevole alla famiglia e di migliorare le condizioni di vita delle famiglie e dei minori nonché di creare i presupposti per la realizzazione delle effettive aspirazioni delle famiglie;

4.   sottolinea che il tasso medio di natalità (1,5%) anormalmente basso nell'Unione europea non è imputabile alla sola volontà delle donne, né riflette le aspirazioni dei cittadini europei a fondare una famiglia e potrebbe essere pertanto legato alla difficoltà di conciliare vita professionale e vita familiare (mancanza di strutture di accoglienza per i bambini in tenera età, sostegni socioeconomici alle famiglie e all'occupazione delle donne) al contesto sociale fonte di ansietà (instabilità del lavoro, abitazione onerosa) e alla paura del futuro ( accesso tardivo al lavoro per i giovani e precarietà del lavoro);

5.   ribadisce che l'uso di alcol e di droga tra i giovani rappresenta un rischio di rilevanza pubblica avente enormi ripercussioni a livello demografico in quanto provoca una diminuzione della capacità di lavoro, di creare una famiglia, ecc; raccomanda pertanto l'istituzione di programmi quadro mirati ad obiettivi specifici per la prevenzione dell'uso di alcol e di droga e per superare la dipendenza da tali sostanze tra i giovani;

6.   ritiene che la maggiore speranza di vita sia un dato positivo e che dovrebbe essere considerato tale; chiede pertanto che gli Stati membri si premuniscano contro il rischio di povertà dei pensionati cui mancano i mezzi per permettersi un alloggio, curarsi e giungere al termine della vita in maniera dignitosa;

7.   incoraggia misure globali contro la discriminazione in quanto la questione dello sviluppo demografico dell'Europa non può essere disgiunta dal problema dei gruppi vulnerabili che vivono ai margini della società e che soffrono una dura povertà, spesso ritenuta una loro colpa, con ripercussioni non solo sui figli ma anche sulle generazioni future;

8.   richiama l'attenzione sulle situazioni di maltrattamento e di mancanza di cure cui sono vittime le persone anziane nella propria famiglia o negli istituti di accoglienza; chiede instantemente agli Stati membri e alla Commissione di adoperarsi maggiormente affinché sia meglio conosciuta la portata dei maltrattamenti degli anziani nell'Unione europea; prende atto delle stime secondo cui una percentuale che va fino al 10% degli anziani soffre, prima della morte, di una forma di abuso fisico, finanziario o psicologico; invita gli Stati membri e la Commissione a sviluppare l'informazione, i sistemi di allerta e le sanzioni contro questo tipo di maltrattamenti; accoglie con favore il progetto della Commissione di redigere una comunicazione sui maltrattamenti inflitti agli anziani nel 2008; chiede che tale comunicazione offra lo spunto per elaborare una strategia globale intesa a mettere a punto una vasta campagna di sensibilizzazione e di azione in tale settore (formazione di prestatari, definizione delle norme di qualità, sanzioni contro i maltrattamenti);

9.   lamenta che finora non siano state prese misure adeguate per preparare l'Unione europea a questa sfida prevedibile da molti anni; lamenta in particolare che gli obiettivi della strategia di Lisbona e gli impegni del Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2002 a favore della custodia dei bambini, dell'occupazione per le persone di oltre 55 anni, di una migliore conciliazione tra vita familiare e lavorativa e della partecipazione delle donne alla vita attiva non siano stati mantenuti dalla maggior parte degli Stati membri e che l'Unione europea nel suo insieme sia ancora lontana dalla realizzazione di questi obiettivi;

10.   chiede agli Stati membri di adottare misure volte alla creazione di strutture di custodia dei bambini e di altre persone non autosufficienti, di buona qualità e a prezzi accessibili, conformemente agli obiettivi fissati dal Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2002, coi quali gli Stati membri sono invitati a creare entro il 2010 strutture che consentano di accogliere almeno il 90% dei bambini di età compresa tra i tre anni e l'inizio della scolarità obbligatoria ed almeno il 33% dei bambini di età inferiore a tre anni; sottolinea che tali misure devono essere tali da consentire ai genitori di adeguare la propria partecipazione al mercato del lavoro in funzione del loro ritmo di vita;

11.   ritiene che gli obiettivi dell'Unione europea non debbano limitarsi al raggiungimento degli obiettivi di Barcellona relativi alle strutture di accoglienza dei bambini; ritiene che tali strutture debbano essere considerate servizi universali, a disposizioni di tutti quanti ne necessitino;

12.   sottolinea il fatto che molte piccole imprese sono scarsamente preparate alle sfide di una forza lavoro più anziana e possono necessitare dell'assistenza degli Stati membri a tale riguardo;

13.   accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di proseguire il lavoro di riflessione su questa grande sfida; incoraggia la Commissione a sostenere, a livello regionale e locale, l'individuazione e lo scambio di buone pratiche e a cogliere l'occasione per procedere a innovazioni nell'Unione europea; condivide il suo approccio globale nei confronti della sfida demografica nonché i cinque orientamenti chiave miranti ad un patto di solidarietà tra le generazioni, i generi e i territori; ricorda che per affrontare con successo le sfide demografiche, gli Stati membri devono attuare in modo efficace la strategia di Lisbona e stabilire uno stretto coordinamento a livello di Stati membri tra le politiche macroeconomiche e le politiche sociali affinché la crescita, la competitività e la produttività del sistema economico dell'Unione europea rispondano alle sfide dell'invecchiamento demografico e permettano agli Stati membri di adempiere agli obblighi che incombono loro, pianificando politiche innovative nei settori delle finanze pubbliche, dei servizi sanitari, dei servizi d'interesse generale (SIG), dell'immigrazione e dell'integrazione;

La sfida del rinnovamento demografico

14.   riconosce che la maternità costituisce una delle scelte più intime degli uomini e delle donne, ma, tenuto conto delle differenze nei tassi di natalità da 1,25 a 2,0 a seconda degli Stati membri, ritiene che sia possibile modificare le curve di natalità con politiche pubbliche concertate, che creino un ambiente materiale e psicologico favorevole alla famiglia e all'infanzia; riconosce che tali misure dovrebbero essere attuate, conformemente ai principi sostenuti dal Comitato economico e sociale europeo nella sua proposta di patto europeo per la famiglia, nel lungo termine e dovrebbero offrire il quadro di stabilità e di protezione necessario alla decisione di parentalità;

15.   invita gli Stati membri ad ispirarsi alle migliori pratiche per quanto riguarda la durata dei congedi di maternità che variano, a seconda degli Stati membri, da 14 a 28 settimane, nonché per quanto riguarda i congedi parentali, le cure e l'accompagnamento prenatale, la garanzia di reddito durante la gravidanza e la reintegrazione nello stesso posto di lavoro; auspica altresì che gli Stati membri adottino misure e prevedano sanzioni contro la violenza e i maltrattamenti domestici;

16.   ricorda le discriminazioni di cui sono vittime le donne sotto il profilo delle condizioni di lavoro e della diffidenza dei datori di lavoro nei confronti del loro desiderio di maternità; ricorda che le donne sono sottoccupate nonostante le loro qualifiche e che il livello del loro reddito è inferiore alla media dei salari di riferimento e pregiudizievole alla loro indispensabile indipendenza economica; invita gli Stati membri a dare la debita attuazione alla direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego(7) e a trasporre la direttiva 92/85/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1992, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento(8); chiede agli Stati membri di adottare, nel quadro della direttiva 92/85/CEE, misure contro i datori di lavoro che discriminano direttamente o indirettamente le lavoratrici che desiderano la maternità;

17.   chiede agli Stati membri di prendere in considerazione misure fiscali che offrano alle donne, dopo il parto, una protezione e un sostegno specifici, in particolare alle giovani madri sole, tenuto conto del crescente numero di famiglie monoparentali, il cui capofamiglia è nell'85% dei casi una donna e che, più delle altre, sono soggette a un maggiore rischio di povertà;

18.   richiama l'attenzione sulla necessità di una spesa pubblica dedicata all'infanzia e alle famiglie numerose, in particolare per la fornitura di servizi di sostegno alla custodia di bambini e la protezione delle madri isolate e delle famiglie monoparentali particolarmente minacciate dall'esclusione sociale, dall'isolamento e dalla povertà; sottolinea che tali prestazioni rivestono interesse generale e contribuiscono a creare posti di lavoro e a sviluppare l'economia locale e regionale; invita la Commissione a valorizzare gli esempi di migliori pratiche nelle regioni di taluni Stati membri;

19.   raccomanda di conseguenza di conciliare gli investimenti pubblici e privati nel settore dell'assistenza all'infanzia e nel sistema di istruzione prescolare;

20.   sottolinea che un adeguato accesso ai servizi di custodia dei bambini e di assistenza agli anziani, ai disabili e ad altre persone non autosufficienti è essenziale per consentire una partecipazione completa ed equa di uomini e donne al mercato del lavoro, con un impatto positivo sul livello di assistenza informale disponibile nelle famiglie;

21.   ricorda che il dialogo sociale ha permesso di concludere accordi in materia di congedo parentale e di tempo parziale, oggetto delle direttive 96/34/CE del Consiglio, del 3 giugno 1996, concernente l'accordo quadro sul congedo parentale(9) e della direttiva 97/81/CE del Consiglio, del 15 dicembre 1997, relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo parziale(10); invita gli Stati membri e la Commissione a garantire l'applicazione di tale normativa, tenendo conto del principio di sussidiarietà;

22.   invita gli Stati membri a facilitare l'affidamento a famiglie di accoglienza dei bambini vittime di maltrattamenti, orfani o allevati da istituzioni specializzate; chiede una riflessione a livello europeo sulle procedure di adozione dei bambini originari di Stati membri o di paesi terzi come pure che le regole nazionali e internazionali siano rispettate e, ove necessario, modificate nel rispetto dell'infanzia; chiede la massima vigilanza verso tutte le forme di maltrattamento e di tratta di esseri umani;

23.   sottolinea che i modelli familiari stanno cambiando; chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di tenere debitamente conto di tale realtà all'atto di elaborare e attuare le loro politiche;

24.   sottolinea la necessità di migliorare la legislazione europea a favore della protezione della paternità; chiede alla Commissione di proporre misure specifiche al fine di agevolare una maggiore partecipazione dei padri nella vita familiare sviluppando il diritto ai congedi di paternità; invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere i diritti dei padri per quanto concerne l'educazione e l'affidamento dei figli, in particolare in caso di separazione e di divorzio, al fine di sviluppare la parità di genere nella società europea;

25.   invita la Commissione a prendere in considerazione il delicato problema dell'infertilità che riguarda le donne, coniugate o meno, o le coppie;

26.   rileva che l'infertilità è una patologia riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità, suscettibile di avere gravi conseguenze, come la depressione; sottolinea che la sterilità è in aumento e colpisce attualmente circa il 15% delle coppie; invita pertanto gli Stati membri a garantire il diritto delle coppie all'accesso universale al trattamento contro l'infertilità;

27.   incoraggia gli Stati membri a individuare e a scambiare le buone pratiche a favore delle famiglie, dei sistemi di sussidi familiari nonché dei servizi sociali d'interesse generale (SSIG) di protezione e assistenza alla famiglia; invita gli Stati membri a concedere un aiuto mirato ai giovani genitori che proseguono la loro formazione e i loro studi;

28.   invita gli Stati membri a riconoscere il valore sociale, economico e formativo del lavoro informale svolto dalla famiglia nell'assistenza all'infanzia e alle persone non autosufficienti, esaminando la possibilità di riconoscere la durata del servizio, la sicurezza sociale e i diritti pensionistici a coloro che svolgono tale lavoro informale;

29.   invita gli Stati membri ad adottare azioni positive a favore della genitorialità, come diritti supplementari alla pensione e sgravi fiscali per la creazione di asili nido aziendali, nonché ad attivarsi per uno scambio delle migliori prassi in materia;

La sfida delle risorse umane

30.   nota che di fronte allo squilibrio fra popolazione attiva e non attiva provocato dai cambiamenti demografici, l'Unione europea presenta importanti margini di progressione occupazionale grazie al lavoro delle donne, dei giovani, degli anziani e dei disabili; sostiene che la piena occupazione deve diventare un obiettivo a breve termine nel quadro della revisione della Strategia di Lisbona nel 2008;

31.   sollecita una riforma della gestione attuale delle risorse umane in Europa che, a causa della sottoccupazione dei giovani con meno di 25-30 anni e dei non più giovani con oltre 55 anni, limita la vita attiva di gran parte della popolazione a circa 30 anni; chiede la promozione di tecniche preventive e olistiche di gestione dell'età;

32.   chiede un approccio globale e qualitativo delle risorse umane e propone di definire un "ciclo della vita attiva" coniugando la formazione, l'apprendimento permanente e la valorizzazione delle conoscenze e delle qualifiche formali ed informali, come anche delle carriere, dall'inizio alla fine della vita attiva;

33.   riconosce che la segmentazione del mercato del lavoro come pure la crescente prevalenza di forme di lavoro precario stanno creando una maggiore insicurezza nell'età anziana; ritiene che gli Stati membri debbano esaminare e scambiarsi idee sulle migliori prassi per quanto riguarda il mantenimento dei contributi sociali durante l'intero ciclo di vita, al fine di o rafforzare la sicurezza nell'età anziana;

34.   ritiene che le eventuali misure che saranno adottate per favorire lo sviluppo demografico debbano tener conto dell'aumento della produttività di tutta la popolazione attiva e che, di conseguenza, non solo è importante il numero di persone attive rispetto a quello di persone inattive, ma bisogna anche tener conto dell'aumento della produttività;

35.   sollecita una dialogo approfondito con le parti sociali, le imprese, il mondo accademico, le organizzazioni non governative e i mezzi di informazione per prepararsi a questi cambiamenti demografici; sottolinea che in futuro gli aumenti di produttività dipenderanno principalmente dagli investimenti nella ricerca e nello sviluppo e nelle innovazioni tecnologiche; insiste sulla necessità vitale per le imprese di anticipare i loro bisogni in materia di competenze tramite una gestione lungimirante degli impieghi e delle carriere, nonché mediante investimenti nell'apprendimento permanente, al fine di coadiuvare i dipendenti nel miglioramento delle loro competenze;

36.   chiede misure concrete per favorire un prolungamento dell'attività lavorativa degli anziani che lo desiderino, che abbia la funzione di trasferire le competenze acquisite con l'esperienza professionale ai giovani, ai lavoratori e agli imprenditori;

37.   incoraggia gli investimenti nell'istruzione e nella formazione per aumentare il livello di preparazione di base di tutti, garanzia della loro capacità di adattamento futura e di riconversione mediante l'apprendimento permanente, nonché lo sviluppo di misure di sostegno all'inserimento professionale iniziale dei giovani e al reinserimento professionale dei lavoratori anziani e dei gruppi di persone vulnerabili e di accompagnamento dei percorsi professionali lungo tutto l'arco della vita attiva;

38.   propone, sulla base della contrattazione collettiva autonoma o in consultazione con i comitati aziendali, di diminuire quanto prima il ricorso delle imprese ai prepensionamenti conformemente alle tradizioni degli Stati membri ed invita questi ultimi a promuovere il ruolo dei lavoratori anziani e ad incoraggiare la loro occupazione; riconosce, tuttavia, che per i lavoratori anziani (quelli che hanno superato la soglia minima di età pensionabile) che non desiderano più svolgere una funzione a tempo pieno si possono esplorare possibilità di tempo parziale, orario di lavoro modificato, telelavoro e lavoro condiviso e creare una forma innovativa di pensionamento progressivo onde limitare gli effetti dello stress da pensionamento;

39.   ritiene che sia giunto il momento per affrontare il problema dello stress dei pensionati, e cioè le sensazioni di depressione, inutilità e nullità sentite dai lavoratori pochi giorni dopo l'inizio della pensione quando si considerano inutili, abbandonati, soli e senza futuro;

40.   invita la Commissione e gli Stati membri a proporre incentivi intesi a favorire l'accesso dei giovani al mercato del lavoro, incoraggiando ad esempio i lavoratori che hanno raggiunto l'età di pensionamento ad assistere i giovani lavoratori, attraverso il "job-sharing" e il lavoro a tempo parziale, al fine di facilitare il passaggio da una generazione all'altra;

41.   chiede una riforma radicale della gestione delle carriere dei dipendenti anziani, attualmente penalizzati dopo i 50 anni, mediante discriminazioni all'assunzione o un accesso limitato alla formazione, in particolare nelle nuove tecnologie, il non riconoscimento dell'esperienza acquisita e la rarità delle promozioni professionali; ricorda che le restrizioni basate sull'età in materia di formazione professionale sono discriminatorie e invita gli Stati membri ad informarne chiaramente i datori di lavoro e i formatori; chiede a tal fine l'immediata trasposizione e l'applicazione effettiva della direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro(11) che dichiara illegale la discriminazione fondata sull'età nei settori della formazione e dell'occupazione; ritiene, al di là della questione dell'accesso alle competenze, che i lavoratori anziani richiedano spesso un'assistenza nei settori più personali relativi al lavoro quali le tecniche di manutenzione, l'acquisizione della fiducia in se stessi e la redazione di un curriculum vitae; invita gli Stati membri a prendere in considerazione la diffusione di informazioni sull'occupazione destinate specificamente ai lavoratori anziani e a lanciare un maggior numero di programmi governativi miranti a promuovere l'occupazione degli anziani; invita la Commissione a garantire un monitoraggio e a intervenire presso gli Stati membri che mantengono nella loro legislazione discriminazioni fondate su un handicap o sull'età;

42.   invita la Commissione a vigilare e a intervenire nei confronti degli Stati membri che mantengono nella loro legislazione discriminazioni per inabilità e per età, in contrasto con i trattati e con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che avrà valore legale in tutto il territorio dell'Unione europea a decorrere dal 1° gennaio 2009, affinché procedano velocemente alla loro abrogazione;

43.   invita la Commissione a raccogliere dati statistici disaggregati concernenti le varie fasce d'età in funzione dei diversi problemi incontrati e delle molteplici forme di discriminazione basate sull'età;

44.   ribadisce che gli anziani non rappresentano un gruppo omogeneo e sottolinea, in particolare, che le donne anziane e gli anziani che appartengono a minoranze etniche possono subire una discriminazione multipla;

45.   sottolinea che il lavoro a tempo parziale rappresenta uno strumento intermedio utile ai fini del reinserimento sul mercato del lavoro; incoraggia gli Stati membri a sostenere in particolare le imprese più piccole nella promozione di pratiche lavorative flessibili e a tempo parziale; ribadisce nuovamente il valore positivo del lavoro a tempo parziale per i lavoratori anziani che possono non desiderare un'occupazione a tempo pieno;

46.   invita gli Stati membri a promuovere il ruolo dei lavoratori anziani all'interno del mercato del lavoro sottolineando i benefici che derivano dalla loro occupazione e incoraggiando i datori di lavoro ad adottare prassi lavorative flessibili che sollecitino i lavoratori anziani a reinserirsi sul mercato del lavoro;

47.   chiede alla Commissione di realizzare uno studio basato su dati disaggregati per genere sui vantaggi fiscali e sugli ostacoli esistenti relativi alle condizioni occupazionali concentrandosi sull'invecchiamento demografico;

48.   chiede alla Commissione e agli Stati membri di migliorare l'accesso all'apprendimento permanente;

49.   ricorda che il principio dell'età legale per il pensionamento costituisce una conquista dei modelli sociali europei e una garanzia contro un prolungamento obbligatorio della vita attiva oltre limiti ragionevolmente accettabili;

50.   ricorda che la pensione è un diritto che ogni lavoratore dipendente può far valere a partire dall'età legale del pensionamento fissato da ciascuno Stato membro, d'intesa con le parti sociali, nel rispetto delle tradizioni nazionali;

51.   sottolinea l'enorme disparità tra uomini e donne per quanto riguarda l'importo medio della pensione come conseguenza dell'interruzione di carriera per assolvere a responsabilità familiari connesse con i bambini o i genitori anziani; chiede agli Stati membri di adottare misure affinché l'interruzione dell'attività professionale per maternità e congedi parentali cessi di rappresentare una penalizzazione nel calcolo dei diritti pensionistici; incoraggia gli Stati membri a prevedere bonifici nelle pensioni in funzione del numero di bambini allevati e a riconoscere il ruolo dell'assistenza alla persona nella società;

52.   invita gli Stati membri ad adottare le misure necessarie per ammodernare i sistemi di protezione sociale, in particolare i regimi pensionistici, per assicurare la loro sostenibilità finanziaria e consentire loro di assorbire gli effetti dell'invecchiamento della popolazione; sottolinea che è opportuno accordare un'attenzione particolare alla situazione delle donne anziane, maggiormente vulnerabili sotto il profilo dell'isolamento e della povertà;

53.   invita la Commissione a effettuare un'analisi comparata dei diversi sistemi pensionistici e di protezione sociale delle donne in ogni Stato membro al fine di individuare le migliori prassi per sviluppare l'occupazione delle donne nonché di agevolare la conciliazione tra vita familiare e vita professionale;

54.   chiede alla Commissione e agli Stati membri di affrontare con urgenza la questione degli aiuti all'occupazione per i lavoratori più anziani, considerato l'aumento dell'età pensionabile previsto in molti Stati membri;

55.   ritiene tuttavia che le aspettative e la qualità della vita delle persone che abbiano superato l'età legale della pensione siano considerevolmente migliori rispetto al passato, e considera, in questo contesto, che gli Stati membri, d'intesa con le parti sociali, dovrebbero promuovere nel rispetto delle tradizioni nazionali, e non impedire, la fissazione di norme ed accordi che consentano ai lavoratori di prolungare la loro vita attiva, su base volontaria, al di là dell'età legale stabilita da ciascuno Stato membro; incoraggia la Commissione a proseguire studi comparativi sulla diversità dei sistemi pensionistici degli Stati membri e sull'impatto economico e sociale delle riforme previste negli Stai membri;

56.   invita gli Stati membri ad attuare misure che consentano di conciliare l'occupazione e l'avanzamento professionale delle donne con gli obblighi familiari e a lottare contro la discriminazione e gli stereotipi di cui le donne sono ancora vittime sul mercato del lavoro e nel settore dell'istruzione; ricorda il principio dell'uguaglianza tra uomini e donne e la parità di retribuzione a parità di lavoro sullo stesso posto di lavoro come principio intangibile del modello sociale europeo;

57.   chiede quindi misure in materia di diritto del lavoro per abolire definitivamente questa forma di discriminazione, in particolare le differenze salariali tra uomini e donne, nonché l'integrazione della prospettiva di genere nei bilanci pubblici;

58.   ricorda che un buon ambiente di lavoro è un fattore di produttività importante; chiede agli Stati membri di promuovere azioni sul luogo di lavoro intese a ridurre il rischio di danni ai lavoratori anziani, compresi interventi volti a migliorare l'ambiente lavorativo a livello psico-sociale e fisico, modifiche dei contenuti e dell'organizzazione del lavoro, il miglioramento generale della salute, del benessere e delle capacità di lavoro dei dipendenti nonché il potenziamento delle loro attitudini e competenze; invita le imprese a investire nella prevenzione degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali, nella medicina del lavoro, nell'igiene e nel dialogo sociale;

59.   sottolinea che è essenziale che il luogo di lavoro sia reso accessibile e quindi sicuro per i lavoratori più anziani e quelli con disabilità, attraverso la disponibilità di strutture ragionevoli, di attrezzature speciali adattate alle loro necessità e ai loro bisogni individuali; sottolinea, inoltre, che un ambiente accessibile consente agli anziani di continuare una vita autonoma, risparmiando così risorse pubbliche destinate all'assistenza in istituti;

60.   invita gli Stati membri ad introdurre il diritto a chiedere un lavoro flessibile o part-time non solo per i genitori ma anche per i lavoratori più anziani che possono a loro volta avere responsabilità di assistenza;

61.   sottolinea il ruolo delle piccole e medie imprese come fondamentali creatrici di occupazione nell'Unione europea;

62.   prende atto che il settore dei servizi è quello in cui si registra la maggiore presenza di donne, immigrati e lavoratori anziani; chiede un urgente completamento del mercato interno dei servizi;

La sfida della solidarietà fra le generazioni e i territori

63.   ricorda che il principio di solidarietà fra le generazioni, principio di eccellenza dei modelli sociali europei, si fonda sul fatto che la popolazione attiva si fa carico dei redditi di sostituzione, ovvero dei costi per la protezione e la salute della popolazione non attiva (bambini, giovani, persone dipendenti e anziani); insiste affinché il principio di solidarietà sia mantenuto nonostante il prevedibile squilibrio demografico;

64.   sottolinea l'importanza dell'intervento attivo dei pubblici poteri, in particolare mediante la presenza di SSIG sia presso le famiglie e i minori in bassa età che per l'accoglienza e il rimborso delle spese mediche degli anziani e di tutte le persone non autosufficienti; considera che l'accesso a tali servizi costituisce un diritto fondamentale; invita la Commissione a garantire la sicurezza giuridica dei SSIG nel diritto comunitario che garantisca l'accesso universale e il principio di solidarietà;

65.   sottolinea l'importanza dello scambio di informazioni e di migliori pratiche tra Stati membri su come i sistemi sanitari possano prepararsi alla domanda accresciuta di una popolazione che sta invecchiando, particolarmente alla luce del fatto che l'invecchiamento demografico avrà conseguenze ragguardevoli in termini di inasprimento della spesa sanitaria dovuto all'aumento marcato delle disabilità e delle malattie tra gli anziani, in particolare tra quelli di età molto avanzata (gli ultraottantenni), che rappresenteranno il segmento di popolazione in più rapida crescita nei decenni a venire;

66.   invita gli Stati membri ad applicare misure più rigorose contro il mancato pagamento delle tasse e dei contributi della sicurezza sociale al fine di garantire la sostenibilità dei sistemi pensionistici; ritiene che gli Stati membri dovrebbero seguire politiche in materia di occupazione attive e efficaci e li sollecita a offrire sistemi flessibili e a prevedere la possibilità di una scelta personale in merito all'età di pensionamento (oltre l'età minima) attraverso incentivi rivolti ai lavoratori che decidono di continuare a lavorare più a lungo;

67.   ricorda l'enorme contributo fornito dagli anziani alla coesione sociale e all'economia e che la loro partecipazione attiva alla solidarietà familiare e intergenerazionale rafforza il ruolo di ridistribuzione delle risorse in seno alla cerchia familiare; ritiene, d'altro lato, che la loro partecipazione alle attività di volontariato debba essere facilitata ed incoraggiata; ritiene infine che il loro consumo di beni e servizi, tempo libero, cure e benessere costituisca un settore economico in espansione ed una nuova ricchezza chiamata "oro grigio"; invita pertanto gli Stati membri a promuovere e a sviluppare la partecipazione economica e sociale degli anziani, vigilando in particolare sul loro benessere fisico e sulle loro buone condizioni di vita sociale e finanziaria;

68.   invita gli Stati membri a promuovere il ruolo degli anziani per mantenere la solidarietà tra le generazioni e incoraggia gli Stati membri, in collaborazione con i partner a livello locale, a facilitare la loro partecipazione ad attività volontarie di natura didattica, culturale o imprenditoriale;

69.   sottolinea l'importanza del lavoro volontario come accesso al reinserimento di molte persone sul mercato del lavoro; invita i governi a facilitare l'impegno degli anziani nel lavoro volontario in cambio di contropartite;

70.   ricorda che i SSIG, segnatamente per l'accoglienza, la salute, l'educazione dei bambini facilitano l'integrazione dei genitori nel mercato del lavoro e contribuiscono alla lotta contro la povertà, in particolare nel caso di famiglie monoparentali; è convinto che tali servizi siano essenziali perché l'Unione europea possa rispondere alle sfide demografiche; d'altra parte, considera che creando occupazione, i SSIG stimolano lo sviluppo economico locale e regionale e contribuiscono alla competitività dell'Unione europea; da questo punto di vista ritiene indispensabile realizzare un lavoro di identificazione dei SSIG economici (SSIEG) e di valutazione del loro impatto sociale ed economico; chiede la creazione di indicatori di qualità per misurare i progressi sugli obiettivi di Barcellona; sottolinea che i SSIEG a favore delle persone anziane e non autosufficienti devono essere oggetto della stessa attenzione e dello stesso trattamento;

71.   sottolinea che nelle regioni in declino demografico il settore del volontariato e le reti sociali contribuiscono in larga misura a soddisfare i bisogni della popolazione locale, ma non possono sostituire il ruolo essenziale svolto dalle autorità pubbliche nel fornire servizi di interesse generale nelle regioni; ritiene che questo impegno civico debba essere riconosciuto e che i suoi protagonisti vadano incoraggiati a fungere da interlocutori nell'ambito della politica regionale; ribadisce che ne risulta l'avvio di processi di apprendimento che consentono alle regioni di far fronte alle sfide del cambiamento demografico;

72.   incoraggia gli Stati membri e le autorità regionali a utilizzare a questo scopo i fondi strutturali; invita la Commissione a sostenere, nel quadro della cooperazione territoriale (articolo 7, paragrafo 3 del regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione(12)), lo scambio di esperienze tra regioni in cui "l'economia d'argento" svolge già un ruolo importante o lo svolgerà in futuro;

73.   sollecita un ampio dibattito sul diritto a una pensione dignitosa per tutti, che è la condizione per la solvibilità, la dignità e l'inclusione sociale degli anziani; ricorda il grande contributo che gli anziani possono apportare alla coesione sociale attraverso il volontariato e l'assistenza familiare;

74.   invita gli Stati membri a una riflessione coordinata sulle possibili riforme idonee a garantire la sostenibilità nel tempo dei sistemi pensionistici e di protezione sociale;

75.   invita gli Stati membri, ove non abbiano già provveduto ad individuare il collegamento tra l'erogazione delle pensioni e gli incentivi al lavoro, segnatamente per quanto riguarda il lavoro flessibile, a prendere in esame la questione al fine di sopprimere i disincentivi al lavoro, prevedendo in particolare disposizioni che garantiscano alle donne che i congedi di maternità e parentali di cui hanno goduto siano considerati nel calcolo dei diritti pensionistici;

76.   rileva che l'invecchiamento della società europea presenta notevoli disparità regionali, che i dati nazionali relativi ai cambiamenti demografici nascondono realtà locali variegate, per cui è talvolta difficile individuare i bisogni di infrastrutture e trasferimenti finanziari necessari da parte dei governi centrali; invita la Commissione a contribuire al miglioramento della qualità e dell'affidabilità dei dati statistici relativi alle tendenze demografiche e chiede alla Commissione e agli Stati membri di accelerare maggiormente il processo della libera circolazione di tutti i lavoratori nell'Unione europea allargata prima del 2014;

77.   incoraggia gli Stati membri a mantenere la parità di bilancio tra entrate e uscite, nei rispettivi sistemi pensionistici, nel rispetto del principio di sussidiarietà e plaude agli Stati membri che annualmente riservano fondi di bilancio per il pagamento delle pensioni future;

78.   rileva che il cambiamento demografico nelle singole regioni ha gravi ripercussioni e richiede differenti strategie di adeguamento, a seconda che si tratti di regioni di immigrazione o di regioni in declino; rileva che nelle regioni in declino, per lo più rurali, la qualità di vita va definita in modo diverso rispetto alle regioni con crescita demografica e pertanto ritiene necessarie strategie di promozione differenziate;

79.   invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione la dimensione generazionale nella solidarietà tra le regioni d'Europa e a tener conto delle vaste conseguenze territoriali delle varie tendenze demografiche in atto nell'Unione europea; sottolinea che tali conseguenze sono importanti in materia di abitazioni e infrastrutture, in particolare nelle zone urbane che subiranno probabilmente una crescita ed una forte concentrazione di popolazione migrante; sottolinea altresì i bisogni specifici in materia di investimenti nei servizi di prossimità a livello locale nelle regioni in fase di invecchiamento onde tener conto dei bisogni degli anziani e garantire loro quanto più a lungo possibile l'autonomia e l'indipendenza; propone che l'attribuzione dei fondi strutturali e le possibilità offerte dal Fondo sociale europeo di mobilizzare il capitale sociale locale a titolo della prestazione tengano conto di tali bisogni di investimento; chiede il loro mantenimento dopo il 2013; richiama l'attenzione sul fatto che le regioni d'emigrazione debbano prendere misure intese a mantenere un equilibrio demografico naturale mediante investimenti a favore dell'occupazione, della formazione e dell'accesso ai servizi pubblici;

80.   propone alla Commissione di promuovere, nel contesto della cooperazione territoriale, reti a livello europeo in cui gli enti locali e le regioni e gli operatori civili possano imparare reciprocamente i modi per affrontare i problemi risultanti dal cambiamento demografico;

81.   incoraggia gli Stati membri a promuovere i progetti intergenerazionali, in cui gli anziani lavorano con i giovani per condividere competenze e acquisire nuove conoscenze; invita la Commissione ad agevolare lo scambio di buone pratiche in tale settore;

82.   chiede agli Stati membri di assistere le regioni interessate dall'emigrazione netta garantendo un alto livello di SIG (come i servizi educativi, compresi l'insegnamento prescolare e i servizi per l'infanzia, i servizi sociali e sanitari e i servizi postali), di accessibilità (ad esempio, trasporti pubblici, infrastrutture di trasporto e reti di telecomunicazione) e di tutelare la partecipazione economica e le competenze (ad esempio mediante la formazione, compresi metodi di apprendimento permanente, investimenti nelle nuove tecnologie ed uso delle stesse); chiede instantemente che le condizioni di base per il conseguimento di questi obiettivi siano adeguate ai bisogni locali e agli operatori locali e che sia migliorata la loro capacità di adattamento; richiama in particolare l'attenzione sulla situazione delle isole, delle zone di frontiera, delle regioni di montagna e delle altre aeree lontane dai centri popolati;

83.   accoglie con favore la proposta concernente l'istituzione di un Fondo di integrazione europeo; sollecita le autorità competenti nazionali, regionali e locali responsabili dell'elaborazione e della gestione della politica di coesione e della politica di sviluppo a collaborare ancora più strettamente per incoraggiare le persone a trasferirsi nelle regioni rurali scarsamente popolate, migliorando le condizioni di vita e di lavoro in tali regioni;

84.   plaude al fatto che la Commissione, nella quarta relazione sulla coesione sociale ed economica, ha identificato il crescente squilibrio demografico come una delle sfide cui si trova confrontata; attende con interesse i risultati delle consultazioni sociali e la definizione del ruolo della politica regionale nella lotta contro gli effetti negativi del cambiamento demografico nel prossimo periodo di programmazione;

85.   ricorda agli Stati membri i molteplici svantaggi di cui risentono i volontari che provvedono all'assistenza familiare, in particolare i più anziani tra loro, e suggerisce di offrire un maggiore sostegno a questi gruppi per consentire loro di superare i numerosi ostacoli all'occupazione;

86.   ritiene che nei quartieri urbani poveri e nelle zone suburbane e rurali sfavorite le tendenze demografiche determineranno verosimilmente uno spopolamento, con un impatto decisivo sull'edilizia abitativa e le infrastrutture;

87.   invita gli Stati membri ad aumentare la disponibilità di alloggi adeguati per le famiglie, in particolare per le famiglie monoparentali e le persone anziane, ad esempio attraverso "progetti intergenerazionali", nel quadro dello sviluppo e dell'assetto urbani;

88.   sottolinea che gli squilibri demografici a livello mondiale rischiano di accentuare le differenze di sviluppo e le pressioni migratorie; invita la Commissione e gli Stati membri a integrare questi elementi nelle loro politiche di immigrazione in un'ottica di co-sviluppo;

La sfida dell'immigrazione integrata

89.   rileva che il ricorso all'immigrazione è, e continuerà ad essere, uno degli elementi della demografia dell'Unione europea e potrebbe fornire un apporto positivo dal punto di vista economico, sociale e culturale; chiede pertanto alla Commissione, agli Stati membri e alle parti sociali di sviluppare un approccio sereno e ragionato dell'immigrazione in modo da contrastare le opinioni e gli atteggiamenti xenofobi e razzisti e promuovere la completa ed effettiva integrazione dei migranti nella società;

90.   riconosce tuttavia che l'immigrazione in particolare offre alle regioni a forte emigrazione anche la possibilità di frenare l'impatto negativo del cambiamento demografico e chiede pertanto agli Stati membri di riconoscere l'integrazione dei migranti come una misura politica strategicamente importante;

91.   ritiene opportuno rafforzare le politiche di integrazione negli Stati membri al fine di facilitare lo stabilimento dei migranti nell'Unione europea; plaude pertanto alla decisione 2007/435/CE del Consiglio, del 25 giugno 2007, che istituisce il Fondo europeo per l'integrazione di cittadini di paesi terzi per il periodo 2007-2013 nell'ambito del programma generale "Solidarietà e gestione dei flussi migratori"(13) e confida nel fatto che esso contribuirà a favorire l'integrazione sociale ed economica dei migranti nell'Unione;

92.   sottolinea la necessità di definire le politiche in materia di immigrazione e di coordinarle fra gli Stati membri garantendo agli immigrati parità di condizioni di vita e di lavoro; chiede alla Commissione di studiare e di presentare nei tempi più brevi una strategia e misure specifiche per l'immigrazione economica;

93.   sottolinea l'urgenza di coordinare meglio le politiche di immigrazione degli Stati membri al fine di garantire una migliore integrazione degli immigrati nella società e nell'economia ufficiale, garantire la loro sicurezza giuridica e sociale, segnatamente lottando risolutamente conto le organizzazioni clandestine e sanzionando i datori di lavoro che assumono e/o sfruttano lavoratori in posizione irregolare, accoglie con favore l'iniziativa europea contro il lavoro illegale e lo sfruttamento e le condizioni di vita indegne di cui sono vittime i migranti illegali;

94.   riconosce il ruolo specifico svolto dalle città in questo contesto, giacché la maggioranza degli immigrati si stabilisce in ambito urbano, e sottolinea la necessità che la Commissione e gli Stati membri tengano conto dell'impatto esercitato dalle politiche d'immigrazione sulle città e associno queste ultime alla definizione e attuazione delle politiche connesse all'immigrazione; prende atto con interesse del processo "Integrating Cities" varato nel 2006 dalla Commissione, della rete EUROCITIES e della Dichiarazione di Milano sull'integrazione, sottoscritta il 6 novembre 2007, nella prospettiva di garantire la prosecuzione del dialogo sull'attuazione dei principi di base comuni in materia di integrazione a livello delle città;

95.   sottolinea che la migrazione legale all'interno dell'Unione europea dovrebbe essere vantaggiosa per i migranti e non dovrebbe essere un onere per i paesi d'origine; incoraggia gli Stati membri a espandere le loro misure di integrazione a favore degli immigranti;

96.   accoglie con favore l'iniziativa della Commissione europea e degli Stati membri mirante a prendere in considerazione la dimensione mondiale dell'immigrazione e le conseguenze della migrazione economica nell'Unione ai fini dello sviluppo dei paesi d'origine; sottolinea la necessità di tenere conto del rischio di fuga di cervelli nei paesi d'origine dei migranti; invita la Commissione e gli Stati membri a prendere misure efficaci, in collaborazione con i paesi terzi interessati, per lottare contro tale fenomeno;

97.   insiste affinché la dimensione umana dell'immigrazione non soccomba a considerazioni strettamente economiche e affinché la scelta del ricongiungimento familiare resti una possibilità aperta per i migranti che lo desiderino; sollecita una stretta collaborazione fra le politiche europee dell'immigrazione e quelle dell'occupazione, degli affari sociali, dell'istruzione e della politica regionale;

98.   ricorda che le rimesse degli immigrati in Europa rappresentano un importante sistema di finanziamento dell'esistenza quotidiana degli anziani nei paesi in via di sviluppo;

99.   sottolinea che la politica d'immigrazione deve essere impostata in senso antidiscriminatorio e mirare a una maggiore parità giuridica, sociale e societale tanto per i migranti già presenti in Europa che per quelli che arriveranno in futuro;

100.   ritiene che i familiari che accompagnano il lavoratore migrante debbano ottenere un permesso di soggiorno e, se necessario, un permesso di lavoro;

101.   sottolinea il ruolo importante delle donne migranti e invita gli Stati membri ad assegnare loro il posto che meritano nelle politiche d'integrazione e a garantire pienamente i loro diritti;

102.   invita gli Stati membri a iscrivere all'ordine del giorno di una prossima riunione al vertice uno scambio di opinioni sui cambiamenti demografici e sulle buone prassi emerse in settori come l'invecchiamento attivo, l'occupazione giovanile, le politiche della famiglia e l'integrazione dei migranti;

103.  103 saluta l'impegno della Commissione di presentare ogni due anni una relazione sulla situazione di concerto con il Forum demografico europeo; auspica che tale relazione misuri anche l'impatto delle politiche attuate negli Stati membri nei settori in questione; accoglie con favore l'impegno della Commissione di dedicare ogni due anni un capitolo della sua relazione all'infertilità e di includervi un capitolo concernente la preparazione dell'Unione europea ai cambiamenti demografici; incoraggia la Commissione ad attuare un sistema di indicatori inteso a monitorare e ad analizzare l'evoluzione demografica nei vari Stati membri e nell'Unione europea;

104.   constata che il futuro demografico dell'Europa pone problemi nuovi per quanto riguarda i meccanismi democratici e i canali attraverso cui la voce della pluralità delle sue componenti può trovare ascolto e peso sul piano della decisione politica; ritiene che il problema centrale, in una società sempre più anziana, è la questione della rappresentanza politica dei minori, che rappresentano il futuro comune, e quindi politico, della comunità, i quali attualmente non hanno alcuna voce e peso sul piano delle decisioni; constata che, per ragioni diverse, si pone un problema di ascolto della voce degli immigrati, sia degli adulti che dei loro figli; ritiene che la questione della voce e della rappresentanza politica dei gruppi sociali che oggi ne sono privi, in particolare i minorenni, rappresenti un nodo fondamentale che richiede un dibattito ampio e approfondito;

105.   incoraggia la Commissione e gli Stati membri a contribuire alla sensibilizzazione dei cittadini dell'Unione europea quanto alle sfide demografiche in Europa, ad esempio lanciando campagne e progetti pilota sul tema;

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106.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU C 115 del 14.4.1997, pag. 238.
(2) GU C 104 del 6.4.1998, pag. 222.
(3) GU C 232 del 17.8.2001, pag. 381.
(4) GU C 292 E dell'1.12.2006, pag. 131.
(5) GU C 305 E del 14.12.2006, pag. 141.
(6) GU C 161 del 13.7.2007, pag. 66.
(7) GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.
(8) GU L 348 del 28.11.1992, pag. 1.
(9) GU L 145 del 19.6.1996, pag. 4.
(10) GU L 14 del 20.1.1998, pag. 9.
(11) GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.
(12) GU L 210 del 31.7.2006, pag. 25.
(13) GU L 168 del 28.6.2007, pag. 18.

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