Risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno 2008 sull'impatto della politica di coesione sull'integrazione delle comunità e dei gruppi vulnerabili (2007/2191(INI))
Il Parlamento europeo,
– visti l'articolo 87, paragrafo 3, e gli articoli 137 e 158 del trattato CE,
– visto il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione(1),
– vista la comunicazione della Commissione del 5 luglio 2005 dal titolo "Politica di coesione a sostegno della crescita e dell'occupazione: linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013" (COM(2005)0299),
– vista la comunicazione della Commissione del 9 febbraio 2005 sull'Agenda sociale (COM(2005)0033),
– vista la decisione 2006/702/CE del Consiglio, del 6 ottobre 2006, sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione(2),
– vista la comunicazione della Commissione del 17 maggio 2005 dal titolo "Terza relazione intermedia sulla coesione: Verso un nuovo partenariato per la crescita, l'occupazione e la coesione" (COM(2005)0192),
– vista la comunicazione della Commissione del 12 giugno 2006 dal titolo "La strategia di crescita e occupazione e la riforma della politica di coesione europea: Quarta relazione intermedia sulla coesione" (COM(2006)0281),
– vista l'agenda territoriale dell'Unione europea, la Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili e il primo programma d'azione per l'attuazione dell'agenda territoriale dell'Unione europea,
– vista la preparazione da parte della Commissione del Libro verde sulla coesione territoriale,
– viste la relazione dell'Osservatorio in rete dell'assetto del territorio europeo (ESPON) dal titolo "Il futuro del territorio, scenari territoriali per l'Europa" e la propria relazione intitolata "Le disparità regionali e la coesione: quali strategie per il futuro?",
– visti gli articoli 3, 13 e 141 del trattato CE, che impongono agli Stati membri di garantire pari opportunità per tutti i cittadini,
– vista la sua risoluzione del 31 gennaio 2008 su una strategia europea per i rom(3),
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e il parere della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (A6-0212/2008),
A. considerando che uno degli obiettivi della Comunità, sancito dall'articolo 158 del trattato CE, è quello di promuovere uno sviluppo economico e sociale armonioso dell'insieme della Comunità e di ridurre il divario socioeconomico tra le singole regioni,
B. considerando che le disparità possono presentarsi a livello sia intraregionale che interregionale,
C. considerando che l'obiettivo di fondo della politica di coesione resta quello di affrontare le disparità sociali, economiche e territoriali tra le regioni più prospere e quelle più povere e che pertanto il suo campo di applicazione non dovrebbe essere limitato al sostegno degli obiettivi di altre strategie, che potrebbero ostacolare la coesione economica, sociale e territoriale,
D. considerando che finora la politica di coesione ha efficacemente contribuito ad aiutare le regioni più povere a ridurre il loro ritardo in termini di sviluppo socioeconomico,
E. considerando che interi paesi si trovano ancora ad affrontare sfide considerevoli per quanto concerne il loro sviluppo e che la convergenza difficilmente potrà essere conseguita nell'attuale quadro 2007-2013,
F. considerando che in taluni Stati membri la crescita economica si concentra attorno alle capitali nazionali e regionali e ai grandi centri urbani, lasciando inalterate le disparità nello sviluppo socioeconomico di altre zone, quali le zone rurali, periferiche, insulari e montane, e aggravando la vulnerabilità delle comunità e dei gruppi sociali di tali zone,
G. considerando che il trattato sul funzionamento dell'Unione europea inserisce la coesione territoriale nell'elenco degli obiettivi dell'Unione europea e prevede una condivisione delle competenze tra Unione e Stati membri in tale ambito,
H. considerando che il concetto di "comunità vulnerabile" è molto ampio e che non vi sono criteri chiari per definirlo,
I. considerando che molti territori risentono ancora del loro isolamento e dei loro svantaggi geografici nonché della mancanza delle infrastrutture necessarie per beneficiare di reali possibilità di recupero del loro ritardo di sviluppo rispetto ai livelli medi dell'Unione europea,
J. considerando che il miglioramento delle infrastrutture di trasporto e dell'accesso ai trasporti favorirà l'accessibilità delle regioni isolate, riducendo al tempo stesso l'esclusione delle comunità e dei gruppi che vivono in tali zone isolate, e che il miglioramento dei servizi di interesse generale, in particolare dell'insegnamento, migliorerà le condizioni di vita dei gruppi e delle comunità vulnerabili,
K. considerando che i paesi e le regioni più poveri non dispongono delle necessarie risorse finanziarie per fornire il proprio contributo ai finanziamenti comunitari cui hanno diritto e che, per di più, mancano spesso di capacità amministrative e risorse umane per fare buon uso dei finanziamenti concessi,
L. considerando che, alla luce del suo forte impatto territoriale, la politica per lo sviluppo rurale dovrebbe essere meglio coordinata con la politica regionale al fine di rafforzare le sinergie e le complementarità tra le due politiche e che è necessario valutare i vantaggi e gli svantaggi di una loro reintegrazione,
M. considerando che non si dispone di dati statistici comparabili a livello microregionale per le regioni dell'UE in cui vivono comunità e gruppi vulnerabili,
N. considerando che la povertà e l'esclusione presentano un forte carattere territoriale,
O. considerando che la maggior parte delle aree microregionali più svantaggiate presentano complessi problemi pluridimensionali legati a fattori quali perifericità, accessibilità ridotta, mancanza di infrastrutture di base, sottosviluppo socioeconomico, tendenza alla deindustrializzazione, bassi livelli di istruzione e formazione, mancanza di capacità amministrative, elevati livelli di disoccupazione, deterioramento delle condizioni abitative e di vita, difficoltà di accesso ai servizi di interesse generale, mancanza delle condizioni necessarie per lo sviluppo e il progresso tecnologico e diffusa presenza di minoranze segregate e gruppi vulnerabili,
P. considerando che la politica di coesione richiede risorse finanziarie commisurate ai suoi obiettivi e strumenti efficienti che consentano alle regioni di colmare le disparità di sviluppo e di affrontare le sfide territoriali, tra cui le evoluzioni demografiche, la concentrazione negli agglomerati urbani, i movimenti migratori, la globalizzazione, il cambiamento climatico e l'approvvigionamento energetico,
1. sottolinea che la concentrazione territoriale delle comunità e dei gruppi vulnerabili e l'esclusione sociale che colpisce le regioni meno sviluppate rappresenta una sfida sempre più grande per la coesione dell'Unione europea; sottolinea inoltre che tale fenomeno è presente non solo a livello interregionale nelle aree depresse bensì anche, e in misura significativa, a livello intraregionale, sia nelle aree in via di sviluppo sia in quelle sviluppate, e richiede particolare attenzione poiché tali comunità e gruppi vulnerabili tendono a perdere visibilità quando si situano in un contesto più generale favorevole;
2. invita gli Stati membri a stabilire i criteri che definiscono i gruppi e le comunità vulnerabili in modo da individuare meglio i problemi cui sono confrontati e agevolare l'elaborazione di soluzioni mirate e sistematiche;
3. ritiene che sia opportuno affrontare la dimensione territoriale dell'esclusione sociale nell'ambito della politica di coesione territoriale;
4. sottolinea a tale riguardo che le sole azioni individuali non bastano a risolvere i problemi territoriali legati all'esclusione sociale e raccomanda pertanto agli Stati membri di perseguire una strategia di sviluppo territoriale olistica attuando una politica di perequazione, applicando l'approccio intersettoriale integrato e concentrandosi sul potenziale di tutti i territori dell'Unione europea;
5. rileva la necessità di affrontare, tramite un approccio integrato, le carenze esistenti in termini di pari opportunità e la potenziale concentrazione dei conflitti sociali nelle aree depresse;
6. osserva, a tale riguardo, che i gruppi vulnerabili possono essere presenti in tutte le regioni, anche nelle più prospere, e che un approccio integrato deve tenere conto di tali gruppi;
7. osserva che i fenomeni di pauperizzazione e di esclusione non si limitano alle sole zone urbane, bensì toccano anche le zone rurali, anche se possono assumervi forme specifiche, segnatamente per il fatto che in ambiente rurale all'esclusione sociale si aggiunge l'esclusione territoriale e che tutti i gruppi sociali che vivono in questi spazi esclusi dallo sviluppo economico sono colpiti dal fenomeno;
8. sottolinea quanto sia importante, nel quadro di un approccio integrato, dare priorità allo sviluppo di un ambiente sano a livello comunitario, nazionale e regionale, al fine di raggiungere gli obiettivi della politica di coesione, come la lotta alla povertà, la salute dei cittadini e una migliore qualità di vita in tutte le regioni, fattori cruciali ai fini dello sviluppo a lungo termine e della coesione sociale, economica e territoriale nell'Unione europea;
9. sottolinea quanto sia importante coinvolgere le autorità regionali e locali nonché le parti economiche e sociali e le ONG competenti nella pianificazione e nell'attuazione di strategie di sviluppo integrate e sostenere le iniziative promosse dal basso;
10. invita la Commissione e gli Stati membri a ripartire le risorse tra città sviluppate e regioni isolate, comprese quelle rurali, in modo consono alle loro esigenze specifiche e a elaborare programmi ad hoc di lungo termine per comunità e gruppi vulnerabili specifici coinvolgendo le autorità locali, le parti economiche e sociali e i rappresentanti dei gruppi interessati nel processo decisionale e nell'attuazione di tali programmi, al fine di affrontare al meglio le loro esigenze e fornire reali soluzioni al problema dell'esclusione e alle sue conseguenze;
11. sollecita il mantenimento di attività remunerative nelle zone rurali, il che implica che si rivolga particolare attenzione alle aziende agricole a conduzione familiare e ai piccoli e medi agricoltori, segnatamente attraverso una revisione della PAC per renderla più equa, come pure alle attività imprenditoriali non agricole che forniscono beni e servizi indispensabili al mantenimento della popolazione e all'accoglienza di nuovi soggetti;
12. sottolinea l'importanza delle attività economiche agricole e non agricole (come la trasformazione e la commercializzazione diretta dei prodotti agricoli, il turismo, i servizi, le piccole e medie industrie) nelle zone rurali per offrire occupazione, prevenire la povertà e frenare l'esodo rurale; chiede pertanto un miglioramento delle strutture di formazione professionale nelle zone rurali onde sostenere lo sviluppo dell'imprenditorialità;
13. sollecita un maggior ricorso, da parte della Commissione e degli Stati membri, alle sinergie e complementarità dei vari strumenti finanziari disponibili, come il Fondo europeo per lo sviluppo regionale, il Fondo di coesione, il Fondo sociale europeo, il Fondo europeo d'integrazione, il programma d'azione comunitaria in materia di sanità pubblica e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, allo scopo di accrescerne il valore aggiunto;
14. invita la Commissione a presentare, nell'ambito del futuro Libro verde sulla coesione territoriale, un obiettivo e una definizione chiara della coesione territoriale, i criteri che la determinano e i relativi strumenti nonché i mezzi disponibili per raggiungere gli obiettivi territoriali previsti;
15. invita la Commissione e gli Stati membri a produrre dati statistici comparabili a livello microregionale, con particolare riguardo a indicatori sociali come l'indice di sviluppo umano elaborato dalle Nazioni Unite, al fine di far fronte, con opportune misure, alla situazione e ai problemi che caratterizzano le aree in cui vivono le comunità e i gruppi più vulnerabili;
16. invita la Commissione, a tale riguardo, a valutare attentamente se, come parametri di riferimento nella pianificazione dello sviluppo, debbano essere utilizzati, oltre al PIL pro capite, anche nuovi indicatori di sviluppo quantificabili, come gli indicatori sociali, al fine di identificare le comunità e i gruppi più vulnerabili e la relativa ubicazione, far emergere le disparità interregionali e intraregionali e valutare l'attuazione e l'efficienza delle politiche;
17. esorta la Commissione a valutare, nell'ambito del Libro verde sulla coesione territoriale, se il livello NUTS 4 sarebbe adeguato al perseguimento di una politica differenziata finalizzata al raggiungimento dell'obiettivo della coesione territoriale;
18. sottolinea la necessità di far fronte alle attuali tendenze demografiche, caratterizzate dall'accentuarsi della concentrazione urbana e dell'esodo rurale, e al loro impatto sul territorio; invita pertanto gli Stati membri a mettere a punto strategie volte al recupero delle aree vulnerabili sviluppando le infrastrutture, migliorando le reali opportunità di sviluppo in funzione del loro specifico potenziale, mantenendo i servizi di interesse generale attraverso il potenziamento delle capacità amministrative locali e il decentramento del settore pubblico, offrendo opportunità di formazione e occupazione appropriate, migliorando le condizioni abitative e di vita e aumentando l'attrattività di tali aree per gli investitori; ritiene, al tempo stesso, che si debbano sostenere gli sforzi profusi dalle città per porre rimedio alle difficoltà urbane;
19. ritiene che, se in passato l'esodo rurale è potuto servire da valvola di sicurezza per gli agricoltori esclusi dalla loro attività originaria, oggi non è più così, perché la disoccupazione ormai colpisce in pieno i lavoratori non qualificati e pertanto le unità industriali insediate in ambito rurale sono le prime vittime delle ristrutturazioni e delle delocalizzazioni, che hanno l'effetto di ridurre la possibilità di svolgere più attività su cui i piccoli agricoltori in difficoltà potevano in passato contare per integrare il loro reddito agricolo, accelerando così la loro pauperizzazione;
20. evidenzia che non soltanto è opportuno conservare le politiche strutturali al di là del 2013, ma che la revisione del bilancio dovrebbe essere utilizzata come un'opportunità per assicurare la messa a disposizione delle risorse necessarie al fine di garantire la futura coesione economica, sociale e territoriale tra le regioni e i paesi dell'Unione europea;
21. raccomanda che nelle misure politiche adottate per affrontare l'esclusione sociale e rendere più attivi i gruppi e le comunità vulnerabili sia previsto l'elemento della volontarietà;
22. invita la Commissione a presentare una precisa proposta che affronti in modo realistico e specifico i problemi delle comunità e dei gruppi vulnerabili, compresa l'esclusione sociale;
23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.