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Procedura : 2007/2271(INI)
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A6-0266/2008

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PV 09/07/2008 - 12
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Giovedì 10 luglio 2008 - Strasburgo
Documento di strategia di allargamento 2007 della Commissione
P6_TA(2008)0363A6-0266/2008

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 luglio 2008 sul documento di strategia di allargamento 2007 presentato dalla Commissione (2007/2271(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione sulla strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2007-2008 (COM(2007)0663),

–   viste le sue risoluzioni del 16 marzo 2006 sul documento 2005 di strategia per l'allargamento della Commissione(1), e del 13 dicembre 2006 sulla comunicazione della commissione sulla strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2006-2007(2),

–   viste le sue precedenti risoluzioni sui paesi dei Balcani occidentali, sulla Turchia e sui partner europei della politica europea di vicinato (PEV),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per la cultura e l'istruzione (A6-0266/2008),

A.   considerando che la strategia di allargamento dell'Unione europea possiede sia una dimensione esterna che una dimensione interna,

B.   considerando che la dimensione esterna di detta strategia comprende la promozione di riforme in linea con gli standard europei, della democrazia, del rispetto dei diritti umani, della pace, della stabilità e della prosperità,

C.   considerando che la dimensione interna della strategia di allargamento influenza direttamente la capacità dell'Unione europea di perseguire i propri obiettivi politici e di pervenire a un'unione sempre più stretta, come sancito dai trattati,

D.   considerando che è necessaria un'Unione europea politicamente integrata e in grado di sviluppare politiche di solidarietà e di stabilità ambiziose,

E.   considerando che, come sancito dal trattato di Roma, "ogni Stato europeo può domandare di diventare membro della Comunità",

F.   considerando che, poiché i precedenti allargamenti sono stati indubbiamente un successo, sia per l'Unione europea che per gli Stati membri che vi hanno aderito e che hanno contribuito alla stabilità, allo sviluppo e alla prosperità dell'Europa nel suo complesso, è fondamentale creare le condizioni necessarie a garantire che anche i futuri allargamenti siano un successo,

G.   considerando che gli accordi di stabilizzazione e di associazione stanno contribuendo in maniera decisiva e positiva ai rapporti tra l'Unione europea e i paesi dei Balcani occidentali nella prospettiva della loro integrazione europea e stanno promuovendo la cooperazione regionale,

H.   considerando che, in occasione del Consiglio europeo di Salonicco del 2003 e del Consiglio europeo di Bruxelles del 2006, è stata ribadita l'intenzione dell'Unione europea di rispettare gli impegni presi nei confronti dei paesi dell'Europa sud-orientale e dei Balcani occidentali,

I.   considerando che il consenso rinnovato adottato dal Consiglio europeo di dicembre 2006 si basa sui principi del consolidamento degli impegni presi, della condizionalità equa e rigorosa e della migliore comunicazione con il pubblico,

J.   considerando che la strategia di allargamento è molto di più di una metodologia negoziale, visto che è lo specchio della chiara convinzione secondo cui l'Unione europea è una comunità di valori condivisi ed è intrinsecamente correlata al dibattito sugli obiettivi e sull'efficienza dell'Unione, al suo futuro e al suo ruolo nella regione e nel mondo,

K.   considerando che la metodologia e i criteri delineati nella summenzionata comunicazione della Commissione per portare avanti i negoziati di adesione meritano pieno sostegno e dovrebbero essere applicati rigorosamente, e considerando che le considerazioni politiche non dovrebbero prendere il sopravvento sul rigido rispetto di tali criteri,

L.   considerando che la strategia di allargamento dell'Unione europea dovrebbe essere parte integrante di un'ampia gamma di strumenti politici intesi a consolidare la democrazia, ad assicurare la stabilità e lo sviluppo nella nostra regione europea e a potenziare il ruolo dell'Unione nel mondo,

M.   considerando che tali politiche dovrebbero tener conto delle diverse situazioni esistenti nei paesi limitrofi dell'Europa, nella fattispecie nei paesi che hanno lo status di paesi candidati ed hanno avviato negoziati, nei paesi che hanno lo status di paesi candidati ma non hanno ancora avviato negoziati, nei paesi che hanno prospettive di adesione, nei paesi che hanno un obiettivo d'integrazione europeo e nei paesi che desiderano semplicemente intrattenere strette relazioni di vicinato con l'Unione europea,

N.   considerando che tali politiche dovrebbero essere indipendenti e non intaccare le disposizioni che consentono a un dato paese di avanzare da un tipo di relazioni con l'Unione europea a un altro, previo il soddisfacimento delle necessarie condizioni interne ed esterne di quel determinato paese,

O.   considerando che i partner orientali della PEV sono chiaramente identificabili quali paesi europei e che alcuni di essi hanno dichiarato obiettivi di portata europea,

P.   considerando che, come indicato nella succitata risoluzione del 13 dicembre 2006, i paesi con prospettive di adesione all'Unione europea dovrebbero beneficiare di strette relazioni bilaterali o multilaterali con l'Unione europea, conformi alle loro esigenze e ai loro interessi specifici; considerando che tale opzione, che comprende una vasta gamma di possibilità operative, offrirebbe ai paesi partner una prospettiva stabile a lungo termine di relazioni istituzionalizzate con l'Unione europea e costituirebbe l'incentivo necessario per promuovere la stabilità, la pace, il rispetto dei diritti fondamentali e le riforme democratiche ed economiche nei paesi in questione,

Q.   considerando che, conformemente alla suddetta risoluzione, spetta ai paesi che dispongono di una prospettiva di adesione riconosciuta decidere se beneficiare di meccanismi multilaterali analoghi, quale tappa intermedia in vista dell'adesione a pieno titolo,

R.   considerando che la strategia di allargamento dell'Unione necessita anche di essere illustrata e comunicata efficacemente agli attuali cittadini europei e a tutti i cittadini futuri, onde assicurare piena consapevolezza in merito a tali politiche e potenziare il sostegno dell'opinione pubblica agli impegni dell'Unione europea nei confronti dei paesi vicini, garantendo così la credibilità e la solidarietà dell'Unione in quanto partner e cercando allo stesso tempo di dare risposta a quelle che sono le preoccupazioni legittime,

1.   concorda con il giudizio della Commissione secondo cui gli allargamenti passati sono stati un grande successo, di cui hanno beneficiato sia i vecchi che i nuovi Stati membri dell'Unione europea, poiché hanno incentivato la crescita economica, promosso il progresso sociale e portato la pace, la stabilità, la libertà e la prosperità nel continente europeo; ritiene che si possa trarre insegnamento dalle precedenti adesioni e che i successivi tentativi intesi a migliorare la qualità del processo di allargamento dovranno basarsi sulle esperienze positive acquisite finora;

2.   ribadisce il suo fermo impegno nei confronti di tutti i paesi candidati e dei paesi cui sono state fornite chiare prospettive di adesione, fermo restando che i paesi candidati dovrebbero rispettare appieno e rigorosamente tutti i criteri fissati nel 1993 a Copenaghen, che l'Unione europea dovrebbe compiere sforzi per potenziare la propria capacità d'integrazione e che si dovrebbe tener pienamente conto di tale capacità;

3.   ricorda, in tale contesto, che, per i paesi dell'ex Jugoslavia, la piena collaborazione con il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia costituisce una condizione irrinunciabile;

4.   ritiene che la strategia di allargamento dell'Unione europea dovrebbe ottemperare alle disposizioni del trattato sull'UE e riflettere gli impegni già assunti dall'Unione, nonché trovare il giusto equilibrio tra gli interessi geostrategici dell'Unione, le ripercussioni degli sviluppi politici al di fuori dei suoi confini e la capacità d'integrazione dell'Unione, inclusa la sua capacità di gestire le future sfide interne ed esterne e di realizzare il proprio progetto di integrazione politica;

5.   ricorda, in tale contesto, la necessità di avviare le necessarie riforme interne volte, tra le altre cose, a rafforzare l'efficienza e la coesione sociale e a potenziare la responsabilità democratica;

6.   ricorda che la capacità d'integrazione è collegata alla capacità dell'Unione europea, in un momento dato, di stabilire i propri obiettivi politici e quindi di raggiungerli, in particolare la promozione del progresso economico e sociale e di un alto livello di occupazione nei suoi Stati membri, l'affermazione della propria identità e capacità di agire sulla scena internazionale, la promozione dei diritti e degli interessi degli Stati membri e dei cittadini europei, lo sviluppo di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, la piena salvaguardia e lo sviluppo dell'acquis communautaire e la difesa dei diritti e delle libertà fondamentali, quali sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

7.   ritiene che il concetto di capacità di integrazione comprenda quattro elementi:

   a) gli Stati con prospettive di adesione dovrebbero favorire e non compromettere la capacità dell'Unione europea di mantenere lo slancio verso il raggiungimento dei propri obiettivi politici;
   b) il quadro istituzionale dell'Unione europea dovrebbe garantire un governo efficiente ed efficace;
   c) le risorse finanziarie dell'Unione europea dovrebbero consentire di far fronte alle sfide della coesione economica e sociale e delle politiche comuni dell'Unione;
   d) una strategia globale di comunicazione dovrebbe essere avviata al fine di informare l'opinione pubblica circa le conseguenze dell'allargamento;

8.   sottolinea che, al fine di aumentare la credibilità e l'efficacia della strategia di allargamento, è necessario che anche gli Stati membri rispettino appieno i criteri di Copenaghen, evitando così di imporre ai paesi candidati all'adesione standard più elevati rispetto a quelli applicati in alcune zone dell'Unione europea;

9.   ricorda inoltre che la struttura economica e gli interessi di ciascuno dei nuovi Stati membri potrebbero incidere sulla direzione che prenderanno le politiche e il bilancio dell'Unione europea e che gli adeguamenti politici richiesti potrebbero ripercuotersi sulla natura dell'Unione stessa; ricorda che una Comunità coesa di nazioni e cittadini deve essere basata su politiche coerenti e solidarietà di interessi;

10.   ritiene che, in occasione della revisione a medio termine del quadro finanziario pluriennale 2007-2013 nonché dell'elaborazione dei successivi quadri finanziari, occorrerà prendere nella dovuta considerazione le implicazioni finanziarie e socioeconomiche degli eventuali allargamenti futuri;

11.   è altresì convinto del fatto che, prima di poter aderire all'Unione europea, ogni nuovo Stato membro dovrebbe cercare di risolvere tutti i suoi principali problemi interni, in particolare quelli concernenti la sua configurazione territoriale e costituzionale; ritiene che, prima dei negoziati con tali Stati e durante il loro svolgimento, l'Unione europea dovrebbe aiutarli a risolvere tali questioni;

12.   sottolinea l'importanza del consolidamento, della condizionalità e della comunicazione quali principi guida della strategia di allargamento dell'Unione europea;

13.   è dunque dell'avviso che ad ogni allargamento debbano far seguito un consolidamento e una concentrazione politica adeguati, ossia che si debba procedere a un rigoroso riesame delle politiche e dei mezzi dell'Unione per rispondere alle aspettative dei cittadini europei e assicurare il futuro dell'Unione europea in quanto progetto politico;

14.   esprime preoccupazione per il fatto che ulteriori allargamenti senza un consolidamento ed una preparazione adeguati potrebbero influenzare negativamente la coesione interna dell'Unione europea e potrebbero avere gravi ripercussioni sulla capacità di azione dell'Unione stessa, poiché ne indebolirebbe le istituzioni, renderebbe gli Stati membri più vulnerabili a pressioni esterne e pregiudicherebbe la credibilità dell'Unione sulla scena mondiale;

15.   ritiene, inoltre, che il successo del processo di allargamento (e, di conseguenza, il successo del processo di integrazione politica dell'Unione europea) possa essere realizzato solo in presenza di un sostegno pubblico chiaro e duraturo a favore dell'adesione all'Unione europea di ogni paese candidato; ritiene, quindi, che i futuri allargamenti dovrebbero essere accompagnati da una strategia di comunicazione concertata, che coinvolga tutte le istituzioni dell'Unione europea e i governi degli Stati membri nonché i rappresentanti della società civile e che tale politica di comunicazione dovrebbe essere intesa ad illustrare ai cittadini dell'Unione europea i vantaggi politici, economici, sociali e culturali dell'allargamento; ricorda pertanto ai governi e ai parlamenti degli Stati membri che è loro responsabilità informare in modo adeguato l'opinione pubblica circa i risultati positivi dei precedenti allargamenti, lo status quo dei negoziati in corso e le questioni collegate all'adesione di nuovi Stati membri;

16.   ritiene che i paesi con prospettive di adesione all'Unione europea dovrebbero impegnarsi a spiegare, coinvolgere e preparare la loro opinione pubblica ad integrarsi nell'Unione europea, coinvolgendo fin dall'inizio in tale processo la società civile;

17.   è altresì convinto del fatto che alla strategia di allargamento si dovrebbe affiancare una gamma più diversificata di quadri contrattuali in materia di relazioni esterne e che questi ultimi potrebbero essere strutturati come cerchi concentrici reciprocamente permeabili, offrendo ai singoli paesi la possibilità, nel rispetto di condizioni interne ed esterne rigorose ma chiare, di passare da uno all'altro, sempre che lo desiderino e che soddisfino i criteri pertinenti a ciascun quadro specifico;

18.   afferma che la partecipazione alla PEV non può sostituirsi, in teoria o nella pratica, all'adesione né può costituire una fase che porti necessariamente all'adesione; ritiene che sia necessario colmare il divario concettuale, politico e giuridico esistente tra la strategia di allargamento dell'Unione e la sua politica di vicinato, onde rispondere alle aspettative dei nostri vicini orientali; è convinto che al riguardo non sia sufficiente la politica di vicinato rafforzata della Commissione, sebbene essa rappresenti già un passo nella giusta direzione, e che occorra un cambiamento qualitativo più sostanziale;

19.   propone pertanto che, per quanto riguarda i nostri vicini orientali che, date la loro situazione politica, economica e sociale e l'attuale capacità di integrazione dell'Unione, al momento non dispongono di prospettive di adesione, ma soddisfano nel contempo determinate condizioni democratiche ed economiche, l'Unione europea dovrebbe creare uno spazio basato su politiche comuni che abbracci, in particolare, lo Stato di diritto, la democrazia e i diritti umani, la cooperazione in materia di politica estera e di sicurezza, questioni economiche e finanziarie, gli scambi commerciali, l'energia, i trasporti, i temi ambientali, la giustizia, la sicurezza, la migrazione, la circolazione senza visti e l'istruzione; ritiene che dette politiche comuni dovrebbero perseguire l'obiettivo generale di assistere i vicini orientali in un graduale ravvicinamento agli standard dell'Unione europea e aprire così la strada a una loro più stretta integrazione nel consesso europeo; è inoltre convinto che le suddette politiche comuni dovrebbero essere definite di concerto con i paesi partecipanti, sulla base di meccanismi decisionali specifici, ed essere sostenute da un'assistenza finanziaria adeguata; guarda positivamente alla proposta polacco-svedese di creare un partenariato orientale, presentata alla riunione del Consiglio "affari generali e relazioni esterne" del 26 e 27 maggio 2008, a patto che l'iniziativa che la proposta presenta sia perseguita nel quadro dell'Unione europea;

20.   valuta positivamente il rilancio, in ambito UE, del "Processo di Barcellona: una Unione per il Mediterraneo", che considera un passo avanti nelle relazioni dell'Unione europea con i vicini meridionali; ritiene che questa nuova iniziativa rafforzi la tesi a favore di relazioni contrattuali multilaterali specifiche anche con i vicini orientali dell'Unione che, rispetto ai partner meridionali, hanno chiare ambizioni e prospettive europee; ricorda che, come primo passo, tali relazioni dovrebbero tradursi nella creazione di una zona di libero scambio, cui dovranno far seguito relazioni più strette secondo il modello di uno spazio economico europeo plus (SEE +), di un Commonwealth europeo o di quadri di cooperazione regionale specifici;

21.   ribadisce, nel contesto dei suddetti quadri specifici di cooperazione regionale, l'importanza di individuare una strategia europea più sofisticata e generale per la regione del Mar Nero che vada oltre l'attuale iniziativa di sinergia e preveda la creazione di un accordo di cooperazione per il Mar Nero, che dovrebbe comprendere l'Unione europea, la Turchia e tutti gli Stati che si affacciano sul Mar Nero come partner con pari dignità, cercando al tempo stesso il pieno coinvolgimento della Russia e che potrebbe, in una fase successiva, divenire un'Unione del Mar Nero; ritiene che un tale quadro multilaterale non solo offrirebbe ai paesi coinvolti la possibilità di potenziare la loro cooperazione con l'Unione europea in un'ampia gamma di settori politici, ma consentirebbe anche all'Unione di svolgere un ruolo più attivo nell'individuare soluzioni pacifiche ai conflitti della regione, contribuendo così positivamente alla sicurezza della zona;

22.   ritiene nel contempo che i paesi che godono di prospettive riconosciute di adesione ma hanno ancora un notevole cammino da percorrere prima di arrivare a possedere le condizioni politiche, economiche e sociali necessarie per raggiungere lo status di paesi candidati potrebbero proficuamente partecipare, su base totalmente volontaria, a meccanismi simili ai quadri bilaterali o multilaterali menzionati in precedenza; ricorda che una tale fase intermedia faciliterebbe l'impiego di tutti gli strumenti disponibili all'Unione europea per aiutare i paesi in questione sulla via della piena adesione;

23.   valuta positivamente, in questo contesto, la comunicazione della Commissione sui Balcani occidentali, intitolata "Rafforzare la prospettiva europea dei Balcani occidentali", del 5 marzo 2008 (COM(2008)0127), che descrive una serie di misure per sostenere i paesi della regione nel loro sforzo di integrazione nell'Unione europea e per approfondire le relazioni dell'Unione con tali paesi nei settori del commercio, dell'energia, dell'istruzione e/o della ricerca; esprime soddisfazione per la firma degli accordi di stabilizzazione e associazione con la Repubblica di Serbia il 7 novembre 2007, e con la Bosnia-Erzegovina il 16 giugno 2008, che considera un ulteriore passo avanti nel consolidamento dei legami tra questa regione e l'Unione europea; chiede, a tale riguardo, un'accelerazione dei negoziati per la liberalizzazione dei visti con i paesi dei Balcani occidentali, al fine di facilitare la loro partecipazione ai programmi comunitari;

24.   sollecita la Commissione a presentare proposte concrete per una politica più diversificata per quanto riguarda le relazioni esterne con i vicini dell'Unione europea, secondo gli orientamenti descritti nella presente risoluzione, e almeno a creare, in fase di esame del proprio assetto amministrativo, un collegamento strutturale tra le attività svolte dalla DG Allargamento e dalla DG Relex;

25.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

(1) GU C 291 E del 30.11.2006, pag. 402.
(2) GU C 317 E del 23.12.2006, pag. 480.

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