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Testi approvati
Giovedì 24 aprile 2008 - Strasburgo
Strategia politica annuale della Commissione per il 2009
 Bilancio 2009 - Sezione III Commissione: quadro di bilancio e priorità per il 2009
 Naufragio della New Flame e impatto ambientale sulla baia di Algeciras
 Vertice UE-America latina e Caraibi
 Situazione in Birmania
 Strategia europea in materia di diversità biologica (COP 9) e di prevenzione dei rischi biotecnici (COP-MOP 4)
 Verso una riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio
 Accordo di libero scambio con il Consiglio di cooperazione del Golfo
 Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi
 Principi internazionali di informativa finanziaria e governance dell'Organismo internazionale di normalizzazione contabile
 Zimbabwe
 Diritti delle donne in Iran
 Ciad

Strategia politica annuale della Commissione per il 2009
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sulla strategia politica annuale della Commissione per il 2009
P6_TA(2008)0174RC-B6-0144/2008

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione sulla strategia politica annuale per il 2009 (COM(2008)0072),

–   vista la comunicazione della Commissione sul programma legislativo e di lavoro per il 2008 (COM(2007)0640),

–   visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che il dialogo strutturato del Parlamento con la Commissione è uno strumento interistituzionale importante sia per l'attuazione del programma legislativo e di lavoro per il 2008 che per la redazione e l'elaborazione del programma legislativo e di lavoro per il 2009,

B.   considerando che è pertanto cruciale che il dialogo strutturato sia attuato in tempi tali da consentire di concentrarsi sulla definizione degli obiettivi strategici chiave dell'Unione europea per il 2009,

Crescita e occupazione

1.   sottolinea nuovamente l'importanza di una rigorosa attuazione della strategia di Lisbona, ponendo l'accento sull'interdipendenza del progresso economico, sociale e ambientale ai fini della creazione di un'economia sostenibile dinamica e innovativa;

2.   accoglie con favore il sostegno alle piccole e medie imprese (PMI), atteso da molto tempo, che si baserà sulla futura legge europea sulle piccole imprese; ritiene che tale legge costituisca una strategia importantissima a sostegno delle PMI; constata che sono altresì necessari un quadro finanziario e atti legislativi che sostengano nel modo più opportuno le PMI; mette tuttavia in guardia da un uso indebito di tali strumenti per chiudere i mercati nazionali, riducendo in tal modo la competitività europea e la scelta per i consumatori; sollecita nuovamente la Commissione a presentare una proposta legislativa sullo statuto della società privata europea;

3.   si compiace di un controllo integrato e più sistematico dei mercati chiave di beni e servizi atto a individuare i problemi esistenti; ritiene che ciò possa comprendere inchieste settoriali in materia di concorrenza, ma che non dovrebbe andare a scapito delle PMI o della varietà di prodotti e servizi nel mercato interno; prende atto dell'intenzione della Commissione di allineare la legislazione settoriale nel settore del mercato interno dei beni al nuovo quadro legislativo, ma reitera l'invito alla Commissione di seguirne l'attuazione e l'applicazione da parte degli Stati membri e ribadisce la necessità di un riesame globale insieme al riesame della direttiva 2001/95/CE relativa alla sicurezza generale dei prodotti(1); chiede che venga prestata una costante attenzione al recepimento delle più importanti direttive relative al mercato interno, in particolare la direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno(2), e all'ulteriore sviluppo degli strumenti del mercato interno;

4.   plaude al seguito dato alla revisione del mercato unico nel 2007 assieme all'iniziativa relativa alla cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri per l'applicazione e il rispetto delle norme in materia di mercato interno; appoggia altresì le proposte di modifica di diverse direttive del "nuovo approccio" al fine di ammodernare il mercato interno dei beni; invita la Commissione a continuare ad adoperarsi ulteriormente per migliorare la cooperazione con gli Stati membri in tale ambito; deplora tuttavia la mancanza di una concreta armonizzazione delle proposte legislative nel settore del mercato interno; sottolinea l'importanza del reciproco riconoscimento abbinato a un'armonizzazione mirata nel settore del mercato interno allo scopo di completare il mercato interno per beni e servizi;

5.   ritiene che per conseguire gli obiettivi ambiziosi della strategia di Lisbona sia necessario adottare un nuovo approccio per sviluppare e promuovere la ricerca; chiede che si proceda a una prima valutazione dell'attuazione del settimo programma quadro di ricerca (PQ7), prima della revisione intermedia, nonché a una valutazione dell'attività svolta finora dal Consiglio europeo della ricerca;

6.   evidenzia l'assoluta importanza di preservare la stabilità dei mercati finanziari e rassicurare i consumatori alla luce dell'attuale crisi finanziaria; osserva che la crisi attuale dimostra che è necessario che l'Unione europea metta a punto misure di vigilanza, al fine di accrescere la trasparenza degli investitori, istituire migliori norme di valutazione, migliorare la vigilanza prudenziale nonché il ruolo delle agenzie di rating; invita la Commissione a lavorare in stretta cooperazione con il Parlamento nello sviluppo della tabella di marcia approvata dal Consiglio Ecofin del dicembre 2007, al fine di migliorare la procedura Lamfalussy, la normativa sui servizi finanziari nonché il processo di recepimento e di attuazione; ritiene che l'annunciato riesame della direttiva 2006/48/CE relativa all'accesso all'attività degli enti creditizi ed al suo esercizio(3) e della direttiva 2006/49/CE relativa all'adeguatezza patrimoniale delle imprese di investimento e degli enti creditizi(4) dovrebbe migliorare il quadro prudenziale e la gestione del rischio degli istituti finanziari consolidando la fiducia tra gli operatori del mercato; riafferma l'importanza cruciale di disporre di un'unica e migliore rappresentanza dell'Unione europea in seno alle istituzioni finanziarie internazionali e deplora l'assenza di una proposta in tal senso;

7.   si compiace della determinazione della Commissione di continuare i lavori sui servizi finanziari al dettaglio, visto che l'integrazione in questo settore è tuttora a livelli minimi e che la concorrenza deve essere migliorata in taluni settori per offrire vantaggi concreti ai consumatori; invita la Commissione a seguire rigorosamente l'attuazione della direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori;

8.   prende atto degli sforzi profusi dalla Commissione per centrare gli obiettivi stabiliti nella strategia di Lisbona in materia di tasso di occupazione; incoraggia la Commissione a continuare a sviluppare soluzioni comuni in materia di flessicurezza, ossia una maggiore flessibilità sul mercato lavorativo coniugata alla sicurezza per i lavoratori, accompagnata dai quattro pilastri della flessicurezza, che potrà rivelarsi necessaria per conseguire migliori risultati economici;

9.   sottolinea che il Parlamento esaminerà le conseguenze delle recenti decisioni della Corte di giustizia delle Comunità europee nelle cause C-438/05(5), C-341/05(6) e C-346/06(7), a partire da una discussione in seduta plenaria seguita da una relazione del Parlamento sulle sfide in materia di contrattazione collettiva;

10.   si rammarica della scarsa priorità data dalla Commissione alla cultura e ai temi educativi nella sua strategia politica annuale per il 2009; invita la Commissione a consolidare lo spazio europeo dell'istruzione per tutti, in particolare migliorando la qualità, l'efficacia e l'accessibilità dei sistemi di istruzione e di formazione dell'Unione europea; ritiene che vada prestata una particolare attenzione alla formazione continua sviluppando la mobilità degli studenti, le competenze linguistiche e la formazione degli adulti; sottolinea l'importanza della diversità culturale in particolare nel settore dei contenuti digitali;

11.   si compiace dell'annuncio della Commissione di una futura comunicazione sul dialogo università-impresa mirante a far sì che le università europee siano in grado di competere con le migliori università nel mondo; sostiene l'iniziativa della Commissione di redigere un Libro verde sulle industrie culturali e creative e sottolinea la necessità di sviluppare ulteriormente l'azione dell'Unione europea in questo settore, che contribuisce notevolmente alla creazione di posti di lavoro e alla crescita; ritiene che l'iniziativa dell'Unione europea dovrebbe puntare anche a rafforzare l'identità e la diversità culturale;

12.   sottolinea la necessità di accordare maggiore centralità alla questione dei diritti dei passeggeri, per quanto riguarda in particolare la protezione dei passeggeri che viaggiano su lunghe distanze in autobus, in pullman e in aereo, nonché dei passeggeri di treni e di navi; sottolinea l'importanza di portare a buon fine lo sviluppo dei sistemi di gestione del traffico e sollecita la Commissione a continuare a lavorare allo sviluppo del sistema unico europeo per la gestione del traffico aereo (SESAR) e del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario (ERTMS);

Cambiamenti climatici e Europa sostenibile

13.   sostiene fermamente la Commissione che intende sviluppare ulteriormente la politica energetica dell'Europa in vista della sua indipendenza energetica e rafforzare la solidarietà fra Stati membri; si impegna a cooperare strettamente con il Consiglio e la Commissione per giungere, in tempi quanto più brevi possibile, a un accordo efficace e fattibile sui cambiamenti climatici e sul pacchetto energetico ; invita la Commissione a fornire tempestivamente un'analisi ottimale e quanto più possibile obiettiva sulle possibili implicazioni economiche e sociali dell'aumento dei prezzi energetici al fine di orientare nel modo migliore il processo decisionale legislativo in seno al Parlamento e al Consiglio; rileva inoltre che l'Unione europea deve continuare a dimostrare che la crescita economica e lo sviluppo possono essere conciliabili con un'economia a basse emissioni di carbonio; ricorda inoltre la necessità di garantire che gli obiettivi in materia di ambiente e cambiamento climatico figurino in tutte le politiche e i programmi finanziari dell'UE;

14.   è consapevole che il successo di tale strategia dipende anche dalla capacità dell'Unione europea di persuadere i partner mondiali, e in particolare gli attori principali sulla scena internazionale, a convergere verso questa strategia; sottolinea pertanto la necessità che l'Unione europea parli con una voce sola e mostri in questo settore la necessaria solidarietà; prende atto del recente documento dell'Alto rappresentante e della Commissione al Consiglio europeo "Cambiamento climatico e sicurezza internazionale"(8) e sottolinea la necessità di un'impostazione congiunta nei confronti delle tematiche relative all'energia, al cambiamento climatico e agli affari esteri; deplora la mancanza di una strategia annuale e di lungo periodo relativa a una politica europea esterna sull'energia;

15.   si compiace che la Commissione desideri ridurre le emissioni derivanti dal trasporto di merci e la invita a presentare una proposta legislativa sull'inclusione dei trasporti marittimi e delle vie navigabili interne nel sistema di scambio di diritti di emissione; plaude a tale proposito all'elaborazione di una nuova politica marittima e all'intenzione di presentare una proposta sulla riforma dell'organizzazione comune dei mercati (OCM) dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura, ma esorta la Commissione a precisare il modo in cui intende ridistribuire 6 milioni di euro nell'ambito della politica della pesca; invita la Commissione ad aggiungere alle azioni chiave previste per il 2009 nel quadro di un'Europa sostenibile un nuovo capitolo dedicato alla riforma dell'OCM nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura;

16.   ritiene che la politica di coesione debba rimanere una politica comunitaria conformemente al trattato e al principio di solidarietà e pertanto respinge qualsiasi tentativo di rinazionalizzare la politica in questione; ritiene che in futuro debbano essere garantite le necessarie risorse finanziarie per la politica di coesione per affrontare le nuove sfide previste, che hanno un importante impatto territoriale; rileva che, oltre alla coesione sociale ed economica, occorre affrontare le sfide derivanti dall'evoluzione demografica, dalla concentrazione urbana, dalla segregazione, dai flussi migratori, dai necessari adeguamenti alla globalizzazione, dal cambiamento climatico, dalla necessità di garantire gli approvvigionamenti energetici e dal lento processo di avanzamento delle zone rurali;

17.   osserva che nel 2009 verranno attuati i cambiamenti legislativi decisi nel quadro della verifica dello stato di salute della PAC e si attende che la posizione del Parlamento sarà pienamente rispettata; accoglie con favore l'indicazione della Commissione secondo cui nel 2009 verrà presentata una serie di proposte volte a ridurre la burocrazia e auspica che esse si applicheranno anche agli agricoltori, in particolare per quanto riguarda la condizionalità; si compiace dell'intenzione della Commissione di promuovere una produzione agricola di qualità e si attende di svolgere un ruolo attivo nella formulazione di proposte concrete; si rammarica del fatto che la strategia politica annuale per il 2009 non tiene conto delle crescenti preoccupazioni concernenti la sicurezza alimentare;

Realizzare la politica comune d'immigrazione

18.   si compiace dell'impegno della Commissione di sviluppare una politica comune in materia di immigrazione e sottolinea che un patto europeo sulla politica di migrazione dovrebbe riguardare le problematiche legate sia alla lotta all'immigrazione clandestina e alla gestione di quella legale che a una politica d'integrazione più ambiziosa dei settori di competenza dell'UE, nonché l'avvio di una politica europea di asilo basata su proposte che la Commissione dovrebbe presentare entro la fine dell'anno; reputa prioritaria una revisione del regolamento (CE) n. 343/2003 che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda d'asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo (Dublino II)(9);

19.   sottolinea che la protezione delle frontiere è anch'essa una priorità e che in tale contesto vaglierà le recenti proposte relative ai dati di identificazione delle pratiche (PNR), a un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (Eurosur), entrata-uscita e valutazione Frontex, pur insistendo sul rispetto di rigide norme sulla protezione dei dati;

20.   sottolinea che è della massima importanza accelerare la piena applicazione del sistema d'informazione Schengen (SIS II) e del sistema d'informazione visti (VIS); sottolinea anche l'esigenza di rafforzare Frontex, che dipende dall'impegno degli Stati membri di fornire personale e strutture;

Il cittadino al primo posto

21.   reitera la sua richiesta di riesaminare le otto direttive settoriali che avrebbero dovuto essere analizzate nel quadro della revisione delle norme sulla protezione dei consumatori e il lavoro svolto sugli strumenti orizzontali che stabiliscono i principi del mercato interno al fine di completare il mercato interno; sottolinea la persistente necessità di normative concrete nel settore del marchio "CE" e dei marchi di sicurezza; incoraggia la Commissione ad adoperarsi per garantire lo sviluppo della normativa sulla sicurezza dei prodotti per i consumatori;

22.   chiede maggiori iniziative nel settore della giustizia civile per delineare un quadro giuridico equilibrato per dare sicurezza e accesso alla giustizia; chiede ulteriori progressi sul quadro comune di riferimento quale uno dei più significativi impegni prelegislativi e sottolinea la necessità di una stretta cooperazione a questo progetto del Parlamento, del Consiglio e della Commissione;

23.   ritiene che non sia sensato vietare la discriminazione in un settore e consentirla invece in un altro; attende la proposta della Commissione relativa a una direttiva esauriente mirante a combattere la discriminazione ai sensi dell'articolo 13 del trattato CE, come previsto nel suo programma di lavoro per il 2008, pur sottolineando che devono essere rispettate le competenze degli Stati membri in questo settore;

24.   attende la proposta della Commissione sulla salute transfrontaliera pur sottolineando che devono essere rispettate le competenze degli Stati membri in questo settore; attende con vivo interesse il patto sulla salute mentale e ribadisce altresì il suo impegno a migliorare le cure sanitarie in Europa, tra cui il sostegno ad una strategia dell'Unione europea nella lotta ai tumori, alle malattie cardiovascolari e ad altre gravi malattie molto diffuse e alle malattie rare;

25.   deplora la persistente vaghezza della strategia politica nel settore della sanità pubblica; incoraggia la Commissione a intensificare gli sforzi tesi a combattere le disuguaglianze legate a fattori sociali, economici e ambientali, a promuovere stili di vita sani e a migliorare l'informazione sulla salute, nonché a rafforzare le sue capacità di coordinamento e di risposta rapida nei confronti di minacce globali di carattere sanitario; per quanto riguarda il regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un'Agenzia europea per le sostanze chimiche (REACH)(10), ricorda alla Commissione che la corretta applicazione della normativa è un fattore cruciale per la sua riuscita; chiede alla Commissione di garantire adeguate azioni preparatorie per i suoi futuri compiti emananti da REACH;

26.   invita ad adoperarsi maggiormente per affrontare la criminalità organizzata, in particolare la cybercriminalità, ed esorta la Commissione a intensificare gli sforzi per affrontare il flagello della tratta di esseri umani; invita pertanto a definire le politiche globali di lotta al terrorismo ed esorta la Commissione a presentare una proposta mirata a tutelare e a promuovere gli interessi delle vittime del terrorismo e a sviluppare proposte intese ad assicurare un più elevato grado di preparazione contro gli attacchi biologici;

27.   invita la Commissione a esaminare le disposizioni transitorie che potrebbero essere poste in essere, nell'attesa dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, allo scopo di adottare atti legislativi in materia di giustizia e affari interni; sottolinea che nel 2009 il nuovo trattato riconoscerà al Parlamento un nuovo ruolo per quanto riguarda le politiche relative allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e la conclusione di accordi internazionali in materia; sottolinea che ciò implica la revisione di una parte della legislazione relativa all'attuale struttura a pilastri, come pure una revisione dello statuto di Europol e di Eurojust;

28.   accoglie con soddisfazione la proposta della Commissione sui diritti dei minori sulla loro protezione; constata che la strategia della Commissione in materia di integrazione delle problematiche di genere è alquanto generica; si attende pertanto che la Commissione definisca con urgenza i dettagli delle iniziative che intende lanciare nel 2009; invita la Commissione a garantire che il programma Daphne III entri in vigore entro il termine prestabilito;

L'Europa quale partner mondiale

29.   si compiace dell'importanza data nella strategia politica annuale alla preparazione dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona; rileva che dovranno essere avviati preparativi sia internamente che nelle relazioni della Commissione con il Parlamento e con il Consiglio; sottolinea l'importanza di preparativi adeguati per l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, in particolare per quanto riguarda la creazione del servizio europeo per l'azione esterna in cooperazione con il PE;

30.   sottolinea l'importanza di difendere e promuovere i diritti umani e il rispetto dello Stato di diritto in tutto il mondo, in particolare in quei numerosi paesi dove i diritti umani non sono rispettati;

31.   sottolinea l'importanza di concludere al più presto i negoziati di adesione con la Croazia, anche per inviare alla più ampia regione dei Balcani occidentali il segnale che il suo futuro è all'interno dell'Unione europea, purché vengano soddisfatte le condizioni necessarie;

32.   sollecita la Commissione a contribuire pienamente alla revisione della strategia europea per la sicurezza;

33.   chiede alla Commissione di controllare da vicino la piena attuazione delle condizioni fissate nel piano di accordo globale sul Kosovo e di insistere sulla necessità di gettare le basi per un Kosovo multietnico; esorta la Commissione a predisporre, in collaborazione con il Consiglio, le necessarie strutture di coordinamento affinché i diversi attori comunitari presenti nel Kosovo parlino con una voce sola; invita la Commissione a servirsi del processo di stabilizzazione e di associazione per favorire e sostenere l'iter degli Stati dei Balcani occidentali verso l'adesione all'Unione europea;

34.   sottolinea la necessità di una strategia dell'Unione europea per il Mar Baltico onde accrescere la cooperazione e l'integrazione dei paesi dell'area e invita la Commissione a presentare un piano di attuazione della sinergia del Mar Nero;

35.   chiede misure aggiuntive per rafforzare e rendere più importante per i paesi interessati la politica europea di vicinato; sottolinea che l'Unione europea deve mantenere il proprio impegno nei confronti dei valori democratici e dello Stato di diritto in relazione ai paesi in parola; invita la Commissione a sostenere il conferimento di una dimensione parlamentare alla politica di vicinato per l'Est, attraverso la creazione di un'assemblea parlamentare UE-NEST, che riunisca deputati europei e deputati dei parlamenti dei paesi interessati dalla politica di vicinato per l'Est;

36.   deplora che la Commissione non abbia formulato proposte specifiche riguardo a nuove possibilità di attuazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio per realizzare gli impegni assunti entro il 2015; esorta la Commissione a garantire che siano mantenuti e, se possibile, incrementati nel 2009 gli aiuti umanitari forniti dall'Unione europea, in particolare gli aiuti alimentari a favore dei paesi in via di sviluppo; ritiene che la riuscita dell'Agenda di Doha per lo sviluppo permanga la priorità commerciale dell'Unione europea, ma deplora il mancato avvio, nella strategia politica della Commissione, di una riflessione sull'agenda per lo sviluppo post-Doha dell'OMC; è del parere che un ambizioso capitolo "sviluppo sostenibile" dovrebbe costituire un elemento essenziale di un qualsiasi accordo di libero scambio, inclusa la ratifica e l'attuazione delle principali convenzioni dell'OIL, nonché delle norme ambientali fondamentali;

Attuazione, gestione e migliore regolamentazione

37.   afferma che in relazione a "Legiferare meglio", occorre dare priorità alla valutazione d'impatto indipendente, alla corretta attuazione, al monitoraggio e alla comunicazione dei dati; ritiene, tuttavia, che la Commissione abbia un ruolo centrale nell'assistere gli Stati membri a raggiungere tale obiettivo; sottolinea che il Parlamento dovrebbe essere maggiormente coinvolto nel controllo dell'applicazione della legislazione comunitaria ed evidenzia la necessità di una più stretta cooperazione interistituzionale per quanto riguarda le procedure di comitatologia;

38.   appoggia le proposte della Commissione volte a ridurre l'onere amministrativo e ricorda la sua determinazione e il suo contributo a raggiungere l'obiettivo della riduzione del 25% degli oneri amministrativi entro il 2012 ed esorta a conseguire quanto prima risultati tangibili; considera questo obiettivo come una priorità fondamentale, in particolare per le PMI, e come un contributo essenziale alla realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona; ricorda che tutta la legislazione deve perseguire tale obiettivo; indica tuttavia che la semplificazione, la codificazione e la rifusione dell'acquis esistente non dovrebbero pregiudicare gli obiettivi strategici;

39.   sottolinea la necessità che le priorità politiche siano sostenute da nuove priorità di bilancio affinché l'Unione europea possa svolgere un ruolo concreto;

40.   si attende che la Commissione lavori sulla qualità delle dichiarazioni nazionali (26 Stati membri hanno presentato una sintesi della spesa dell'UE, secondo quanto previsto dal punto 44 dell'accordo interistituzionale tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria(11)e dall'articolo 53 ter del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee(12)), al fine di renderle utilizzabili da parte della Corte dei conti europea; attende la presentazione di una relazione tempestiva sulla qualità di tali sintesi e di proposte per il suo miglioramento; sottolinea, inoltre, l'importanza di attuare le decisioni relative al discarico per l'esecuzione del bilancio generale 2006, in particolare il piano d'azione sui Fondi strutturali e il seguito dato all'impiego dei fondi comunitari per azioni esterne;

Comunicare l'Europa

41.   invita la Commissione a mettere i cittadini al centro del progetto europeo; invita la Commissione a concentrare ulteriormente i propri sforzi nello sviluppo di una politica di comunicazione efficace per dare ai cittadini i mezzi per capire meglio l'Unione europea soprattutto nell'anno delle elezioni europee; sottolinea l'importanza di attuare velocemente il diritto d'iniziativa dei cittadini come previsto nel trattato di Lisbona; ricorda alla Commissione il suo impegno, alla luce della proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 1049/2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione(13), di sviluppare una maggiore trasparenza e un maggiore accesso ai documenti;

o
o   o

42.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU L 11 del 15.1.2002, pag. 4.
(2) GU L 376 del 27.12.2006, pag. 36.
(3) GU L 177 del 30.6.2006, pag. 1. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2008/24/CE (GU L 81 del 20.3.2008, pag. 38).
(4) GU L 177 del 30.6.2006, pag. 201. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2008/23/CE (GU L 76 del 19.3.2008, pag. 54).
(5) Viking (International Transport Workers' Federation and Finnish Seamen's Union), sentenza dell'11 dicembre 2007.
(6) Laval, sentenza del 18 dicembre 2007.
(7) Rüffert, sentenza del 3 aprile 2008.
(8) S133/08.
(9) GU L 50 del 25.2.2003, pag. 1.
(10) GU L 396 del 30.12.2006, pag. 1.
(11) GU C 139 del 14.6.2006, pag. 1. Accordo modificato dalla decisione 2008/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 6 del 10.1.2008, pag. 7).
(12) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1525/2007 (GU L 343 del 27.12.2007, pag. 9).
(13) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.


Bilancio 2009 - Sezione III Commissione: quadro di bilancio e priorità per il 2009
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sul quadro di bilancio e le priorità per il 2009 (2008/2024(BUD))
P6_TA(2008)0175A6-0084/2008

Il Parlamento europeo,

–   vista la programmazione finanziaria aggiornata 2007-2013 della Commissione, presentata il 31 gennaio 2008 in conformità del punto 46 dell'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria(1),

–   vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla strategia politica annuale per il 2009 (COM(2008)0072), in particolare la parte II,

–   visto il summenzionato accordo interistituzionale (AII) del 17 maggio 2006,

–   visti l'articolo 272 del trattato CE e l'articolo 177 del trattato Euratom,

–   visto l'articolo 112, paragrafo 1, del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i bilanci (A6-0084/2008),

A.   considerando che il 2008 è l'anno della ratifica del trattato di Lisbona, che dovrebbe entrare in vigore nel 2009, e che tale trattato prevede il trasferimento di importanti settori dall'ambito intergovernativo al quadro comunitario e l'attribuzione di nuove competenze all'Unione europea, con importanti ripercussioni sul bilancio dell'UE,

B.   considerando che dopo la ratifica del trattato di Lisbona il Parlamento europeo sarà finalmente posto su un piano di parità con il Consiglio nei settori legislativo e di bilancio; considerando che la distinzione tra spese obbligatorie e spese non obbligatorie sarà abbandonata e che la procedura di bilancio annuale nel suo insieme subirà importanti cambiamenti a seguito dell'applicazione delle disposizioni del nuovo trattato,

C.   considerando che nel 2009 vi sarà il rinnovo del Parlamento europeo e della Commissione europea,

1.   sottolinea che, in vista dell'attuazione del nuovo trattato, nel 2008 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione dovranno concordare le modifiche ai pertinenti strumenti legislativi e di bilancio, così come una nuova regolamentazione per garantire un agevole svolgimento della nuova procedura di bilancio, nel pieno rispetto del nuovo equilibrio interistituzionale fra le tre istituzioni previsto dal trattato di Lisbona; è convinto dell'assoluta necessità di avviare i preparativi non appena possibile parallelamente alla procedura di bilancio 2009, per essere in grado di attuare la nuova procedura per il bilancio 2010;

2.   rileva che nel 2008 occorrerà intensificare i preparativi per una revisione generale approfondita che copra tutti gli aspetti delle spese dell'Unione europea, compresa la politica agricola comune, e delle sue risorse, inclusi la correzione per il Regno Unito e i rimborsi per la riscossione dei dazi doganali cui gli Stati membri provvedono per conto dell'Unione europea, al fine di consentire alla Commissione di riferire a tale riguardo entro il 2009; ricorda che l'AII del 17 maggio 2006 prevede l'obbligo di associare il Parlamento europeo alla revisione in tutte le fasi della procedura e di tenere debitamente conto delle sue posizioni;

3.   sottolinea che il principio di solidarietà deve rimanere uno dei principi guida dell'Unione europea e che la solidarietà con le regioni è considerata di massima importanza al pari dell'indispensabile finanziamento che esprime tale solidarietà; ribadisce la sua intenzione di monitorare attentamente i progressi realizzati dalle regioni in materia di sviluppo; sottolinea che i pagamenti in sospeso in tale contesto danno adito a grandi preoccupazioni in quanto potrebbero causare problemi di bilancio nel prossimo futuro;

4.   ribadisce la propria convinzione che le reali sfide alla quali l'Unione europea e i suoi cittadini saranno confrontati in futuro richiedano un approccio flessibile e sottolinea la necessità di trasparenza e di coerenza tra le priorità legislative e le decisioni di bilancio; chiede pertanto alla Commissione di fornire una ripartizione più dettagliata delle modifiche alla programmazione finanziaria sintetizzate nella parte II della strategia politica annuale, indicando le linee di bilancio interessate;

5.   osserva che la Commissione, nella comunicazione sulla strategia politica annuale per il 2009, ha presentato le sue priorità politiche che sono chiaramente incentrate sulla crescita e l'occupazione, sul cambiamento climatico e su un'Europa sostenibile; sottolinea che dette priorità politiche dovrebbero essere supportate da nuove priorità di bilancio, affinché l'Unione europea possa svolgere un ruolo concreto; ricorda e si rammarica tuttavia del fatto che i margini disponibili al di sotto dei diversi massimali di spesa del quadro finanziario pluriennale (QFP) riducono il margine di manovra per finanziare nuove priorità, come quelle proposte dalla Commissione, senza pregiudicare le priorità precedenti; invita la Commissione a fornire dati più dettagliati in relazione alle difficoltà finanziarie di cui sopra;

6.  ritiene che la legge sulle piccole imprese che la Commissione sta elaborando (COM(2007)0724) costituisca una strategia molto importante a sostegno delle piccole e medie imprese; constata che, per sostenere le PMI nel modo più opportuno, sono altresì necessari un quadro finanziario e atti legislativi;

7.   è profondamente preoccupato per il fatto che per il 2009 la Commissione ha già avviato un processo di ridefinizione delle priorità, in particolare all'interno di quelle rubriche del QFP che dispongono di un margine particolarmente limitato; è consapevole del fatto che, a lungo termine, potrebbe diventare necessario rivalutare le attività dell'Unione europea, sulla base di un'analisi adeguata, in quanto, in un contesto in cui vi è scarsità di risorse, potrebbe non essere più fattibile definire semplicemente nuove priorità senza stanziamenti supplementari e una valutazione preliminare di quelle vecchie; sottolinea tuttavia che qualsiasi decisione relativa alla ridefinizione delle priorità deve essere adottata dal Parlamento e dal Consiglio e non può essere anticipata dalla Commissione;

8.   sottolinea che il Parlamento utilizzerà tutti gli strumenti previsti dall'AII del 17 maggio 2006, compreso tra l'altro l'uso della flessibilità legislativa del 5% negli anni 2007-2013 del QFP, al fine di garantire la realizzazione delle sue priorità politiche; invita la Commissione, nel quadro della preparazione del progetto preliminare di bilancio (PPB) per il 2009, a elaborare schede di attività chiare, coerenti e affidabili per ciascun settore, onde consentire a tutte le commissioni parlamentari competenti di controllare attentamente l'esecuzione e i progressi previsti dei diversi programmi e delle diverse politiche dell'Unione europea;

9.   sottolinea l'importanza del principio di una "buona elaborazione del bilancio" e ricorda che il raggiungimento di un buon rapporto costi-benefici e di un bilancio per risultati rimane un obiettivo da conseguire; invita la Commissione a predisporre un PPB che fornisca un quadro realistico dell'insieme dei fabbisogni finanziari per il 2009, in particolare all'interno della rubrica 4 del QFP, e a informare l'autorità di bilancio in merito al fabbisogno finanziario previsto a lungo termine; desidera ricordare che lo strumento di flessibilità è destinato al finanziamento di sfide politiche impreviste e non dovrebbe essere utilizzato indebitamente nel corso della procedura di bilancio per finanziare politiche e attività dell'Unione europea che sono già prevedibili;

10.   è determinato a utilizzare la totalità degli importi stanziati per i progetti pilota e le azioni preparatorie di cui all'allegato II, parte D, dell'AII del 17 maggio 2006, qualora ciò sia reso necessario dal numero e dal volume dei progetti e delle azioni proposti; ritiene che i progetti pilota e le azioni preparatorie costituiscano per il Parlamento uno strumento indispensabile per preparare la strada a nuove politiche e attività nell'interesse dei cittadini europei; ritiene essenziale porre l'accento sul sostegno ai progetti la cui realizzazione è già in corso con successo; sottolinea che per consentire al Parlamento di utilizzare pienamente questo strumento nel quadro dell'AII del 17 maggio 2006 devono essere disponibili margini sufficienti; intende informare la Commissione delle sue intenzioni per quanto concerne i progetti pilota e le azioni preparatorie prima della pausa estiva del Parlamento;

11.   ritiene che una presentazione chiara e trasparente del bilancio dell'Unione europea sia indispensabile anche per quanto riguarda la necessità di informare i cittadini europei sul modo in cui viene speso il denaro dell'Unione europea; è consapevole del fatto che il bilancio per attività mira ad adeguare le risorse umane e finanziarie agli obiettivi politici in funzione dei settori di spesa della Commissione; è tuttavia preoccupato per il fatto che è sempre più difficile distinguere tra le spese operative e le spese amministrative della Commissione e che una quota consistente di spese che sono in realtà amministrative è già finanziata con stanziamenti operativi;

12.   prende atto con preoccupazione che anche nel campo delle risorse umane la tendenza della Commissione all'esternalizzazione e le ultime modifiche dello statuto dei funzionari hanno creato una situazione in cui un numero crescente di personale dell'Unione europea non figura negli organigrammi delle istituzioni approvati dall'autorità di bilancio e la relativa retribuzione non è imputata alla rubrica 5 del QFP; si rammarica profondamente di questa mancanza di trasparenza; invita a organizzare un dibattito pubblico esaustivo tra tutte le parti interessate sul futuro della governance europea;

13.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti.

(1) GU C 139 del 14.6.2006, pag. 1. Accordo modificato dalla decisione 2008/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 6 del 10.1.2008, pag. 7).


Naufragio della New Flame e impatto ambientale sulla baia di Algeciras
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sul naufragio della New Flame e le sue conseguenze nella baia di Algeciras
P6_TA(2008)0176RC-B6-0180/2008

Il Parlamento europeo,

–   visti gli articoli 71, 80 e 251 del trattato CE,

–   viste le posizioni espresse nelle sue precedenti letture sui pacchetti marittimi e le sue risoluzioni sulla sicurezza marittima,

–   vista la sua risoluzione del 12 luglio 2007 su una politica marittima dell'Unione: una visione europea degli oceani e dei mari(1),

–   visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che una delle priorità della normativa europea è il mantenimento di un ambiente sicuro e non inquinato per quanto riguarda gli oceani e i mari, in particolare il Mar Mediterraneo,

B.   considerando che la collisione avvenuta il 12 agosto 2007 nei pressi della costa di Gibilterra, si è verificata una collisione fra una petroliera a doppio scafo e la nave portarinfuse New Flame che ha determinato l'affondamento di quest'ultima,

C.   considerando che, sebbene incidenti di questo tipo non abbiano il medesimo impatto ambientale di quelli tra petroliere, essi suscitano comunque preoccupazioni nella società,

D.   considerando che, nel caso della New Flame, le autorità spagnole e britanniche e il governo di Gibilterra hanno fornito all'Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) informazioni sull'incidente,

E.   considerando che la Spagna ha posizionato nella baia la nave antinquinamento Don India sin dal 13 agosto 2007,

F.   considerando che il rifornimento di carburante (bunkeraggio) in acque costiere non costituisce di per sé una violazione della legislazione comunitaria in materia ambientale e può diventare fonte di inquinamento solo se è praticato in modo non professionale, trascurando la protezione dell'ambiente o in condizioni di mare avverse,

G.   considerando che le attività di bunkeraggio a Gibilterra sono disciplinate dalle leggi nazionali applicabili nella regione, da un codice di condotta, sulla cui applicazione vigila un sovrintendente, e da una procedura di autorizzazione,

H.   considerando che, qualora lo scafo dovesse venir spezzato in due tronconi, ciò potrebbe non solo causare l'inquinamento dei fondali e del mare, ma anche arrecare danni alle zone di pesca circostanti e al turismo costiero,

I.   considerando che la New Flame giace ora sul fondo del mare con un carico di 42 000 tonnellate, di cui almeno 27 000 di rottami metallici, il che potrebbe avere ripercussioni sulla qualità dall'acqua aumentando la concentrazione, sconosciuta all'opinione pubblica, di metalli pesanti di natura incerta e per cui è difficile stabilire l'impatto ambientale totale,

J.   considerando che non vi sono state vittime e che non è stato rilevato un inquinamento importante in seguito alla collisione fra le due navi, ma che potrebbero tuttora persistere rischi per l'ambiente;

K.   considerando che in prossimità dello Stretto di Gibilterra si trovano siti protetti dalla rete Natura 2000, tra cui il sito di importanza comunitaria ES 6120012, denominato "Frente Litoral del Estrecho de Gibraltar", che risente pesantemente ogni giorno delle attività di bunkeraggio effettuate nella zona;

L.   considerando che il Parlamento ha approvato già da tempo i propri emendamenti in prima lettura sul terzo pacchetto marittimo, che comprende sette proposte legislative,

1.   invita la Commissione a trasmettere al Parlamento tutte le informazioni fornite dalle autorità nazionali e regionali competenti riguardo al caso della New Flame, in particolare le informazioni relative alla richiesta risorse supplementari, quali le navi antinquinamento da predisporre attraverso il meccanismo comunitario di protezione civile, che riguarda anche l'inquinamento marino causato da incidenti, istituito dalla decisione 2007/779/CE, Euratom del Consiglio dell'8 novembre 2007(2), il quale prevede che, su richiesta del paese interessato dal naufragio, siano messe a disposizione degli Stati membri navi antinquinamento operanti sotto l'egida dell'EMSA;

2.   si compiace della partecipazione delle autorità regionali e locali andaluse in questo contesto, conformemente alle raccomandazioni del Parlamento europeo sulla politica marittima dell'Unione europea per la partecipazione delle autorità locali e regionali;

3.   prende atto del fatto che il governo di Gibilterra e le autorità britanniche e spagnole hanno dichiarato di voler collaborare nel modo più efficace, nel quadro del foro di dialogo su Gibilterra, per affrontare l'incidente e le sue conseguenze per l'ambiente marino e costiero;

4.   sottolinea la rapidità e l'efficienza con cui l'EMSA ha dato seguito alla richiesta di assistenza delle autorità spagnole subito dopo l'incidente; evidenzia che il Parlamento ha sempre propugnato l'aumento delle risorse operative e finanziarie dell'Agenzia ed osserva che sarà disponibile un numero maggiore di navi per l'assistenza in varie regioni marittime dell'Unione europea; invita la Commissione e l'EMSA a fornire il massimo sostegno alla protezione ambientale di quest'area minacciata, conformemente agli obiettivi ambientali definiti dalla legislazione europea e dagli strumenti internazionali;

5.   invita la Commissione, nel suo ruolo di "custode dei trattati" a verificare se le autorità competenti hanno correttamente assolto ai propri obblighi ai sensi degli articoli 2, 3, 6, 10, dell'articolo 80, paragrafo 2, dell'articolo 174, paragrafi 1 e 2, e dell'articolo 175, paragrafo 4, del trattato CE per evitare la catastrofe e ad avviare, se del caso, le azioni legali che possano rivelarsi necessarie;

6.   incoraggia le autorità britanniche e spagnole, il governo di Gibilterra, le autorità portuali di Algeciras e Gibilterra e tutti i soggetti implicati a compiere tutti gli sforzi e ad adottare tutte le misure possibili per gestire nel modo più responsabile tutte le attività che si svolgono nella Baia;

7.   sottolinea la necessità che, in seguito all'inquinamento verificatosi, la cui origine deve ancora essere chiarita, tutte le autorità competenti responsabili della gestione della baia, della sua costa e delle operazioni di recupero della New Flame restino estremamente vigili rispetto a possibili svuotamenti opportunistici e illegali dei serbatoi di carburante e delle acque di zavorra;

8.   sottolinea che il terzo pacchetto marittimo, tuttora in fase di prima lettura al Consiglio e sul quale il Parlamento ha adottato la sua posizione più di un anno fa ed in relazione al quale è disposto ad andare avanti per concludere le sette procedure legislative, fornisce all'Unione europea tutti gli strumenti necessari ai fini della prevenzione degli incidenti marittimi e della gestione del loro impatto, incluse in particolare disposizioni relative al controllo del traffico marittimo e alle inchieste sugli incidenti; ribadisce l'esigenza di garantire un'efficace cooperazione tra porti vicini;

9.   invita la Commissione a chiedere alle autorità competenti di fornire informazioni sul carico della nave e di indicare piani e i tempi previsti per rimuovere il relitto dalla baia e vigilare contro i rischi di inquinamento che potrebbero derivare dal suo carico; chiede inoltre che la Commissione trasmetta tali dati al Parlamento;

10.   sollecita la Commissione a invitare gli Stati membri che ancora non l'hanno fatto a ratificare la convenzione internazionale del 2001 sulla responsabilità civile per i danni causati dall'inquinamento derivante dal combustibile delle navi e a garantire il rispetto della normativa europea al riguardo;

11.   invita nuovamente la Commissione a presentare quanto prima una proposta al Parlamento e al Consiglio al fine di assicurare che nelle nuove navi il combustibile per i motori sia contenuto in serbatoi a doppio scafo a garanzia di maggiore sicurezza;

12.   ribadisce la richiesta di una direttiva europea sul miglioramento della qualità dei combustibili marittimi; accoglie con favore il recente accordo conseguito in seno all'Organizzazione marittima internazionale sull'introduzione di una proposta legislativa al riguardo entro il 1° gennaio 2010;

13.   esorta la Commissione a proporre miglioramenti per quanto riguarda le norme sulla protezione delle zone marine transfrontaliere ecologicamente sensibili, anche attraverso una sorveglianza e un controllo (via satellite) rafforzati delle navi;

14.   suggerisce alla Commissione di intervenire presso le autorità nazionali e regionali competenti affinché raggiungano un accordo su un protocollo pubblico di azione per la zona dello Stretto di Gibilterra e in particolare per la baia di Algeciras, sulla falsariga degli accordi bilaterali e regionali in vigore conclusi tra Stati costieri, che prevedono l'assistenza reciproca in caso di inquinamento marino a seguito di incidenti;

15.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Agenzia europea per la sicurezza marittima, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e alle autorità regionali interessate.

(1) Testi approvati, P6_TA(2007)0343.
(2) GU L 314 dell'1.12.2007, pag. 9.


Vertice UE-America latina e Caraibi
PDF 144kWORD 68k
Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sul quinto Vertice ALC-UE di Lima
P6_TA(2008)0177RC-B6-0147/2008

Il Parlamento europeo,

–   viste le dichiarazioni dei quattro vertici dei Capi di Stato e di governo dell'America latina, dei Caraibi e dell'Unione europea svoltisi sinora a Rio de Janeiro (28 e 29 giugno 1999), Madrid (17 e 18 maggio 2002), Guadalajara (28 e 29 maggio 2004) e Vienna (12 e 13 maggio 2006),

–   visto il comunicato congiunto della XIII riunione ministeriale fra il Gruppo di Rio e l'Unione europea tenutasi a Santo Domingo (Repubblica Dominicana) il 20 aprile 2007,

–   visto il comunicato congiunto della riunione ministeriale del dialogo di San José tra la troika dell'Unione europea e i ministri dei paesi dell'America centrale tenutasi a Santo Domingo (Repubblica Dominicana) il 19 aprile 2007,

–   visto l'atto finale della XVII Conferenza interparlamentare Unione europea - America latina tenutasi a Lima dal 14 al 16 giugno 2005,

–   viste le sue risoluzioni del 15 novembre 2001, su una partnership globale e una strategia comune per le relazioni tra l'Unione europea e l'America latina(1), e del 27 aprile 2006, su una cooperazione rafforzata fra Unione europea e America latina(2),

–   vista la sua risoluzione del 29 novembre 2007 sul commercio e il cambiamento climatico(3),

–   vista la sua risoluzione dell'11 ottobre 2007 sugli assassinii di donne (femminicidi) in Messico e in America centrale e sul ruolo dell'Unione europea nella lotta contro tale fenomeno(4),

–   viste le risoluzioni dell'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana del 20 dicembre 2007,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che è più che mai necessario continuare ad approfondire il partenariato strategico biregionale proclamato nei precedenti quattro vertici di capi di stato e di governo dell'America latina e dei Caraibi (ALC) e dell'UE,

B.   considerando che, malgrado gli importanti passi avanti compiuti, resta ancora molto da fare, sia per quanto riguarda gli aspetti politici e di sicurezza, sia con riferimento agli aspetti sociali, commerciali e di bilancio di tale partenariato strategico,

C.   considerando che il partenariato strategico deve favorire un maggior ravvicinamento tra le società, promuovere il loro sviluppo sociale e fornire un decisivo contributo alla drastica riduzione della povertà e delle disuguaglianze sociali nei paesi ALC, obiettivo alla cui realizzazione devono concorrere la crescita economica in atto nella regione negli ultimi anni come pure gli scambi, gli aiuti di vario tipo e le esperienze in materia di coesione sociale che l'UE può apportare,

1.   ribadisce l'impegno ad appoggiare i lavori dei diversi organi di integrazione regionale nell'UE e nei paesi ALC e a fare tutto quanto in suo potere affinché il Vertice di Lima che avrà luogo il 16 e 17 maggio 2008 rappresenti un effettivo passo avanti per il partenariato strategico; ringrazia la Co-presidenza peruviana e slovena del Vertice, la Presidenza slovena dell'UE, la Commissione e il Consiglio per i loro risoluti sforzi in tal senso;

Principi e priorità del partenariato strategico biregionale

2.   ribadisce la propria volontà di puntare sull'approccio biregionale e sulla preminenza del partenariato strategico biregionale quale miglior modo per salvaguardare i principi, i valori e gli interessi condivisi dalle parti su entrambe le sponde dell'Atlantico;

3.   conferma pertanto la validità della dichiarazione circa i valori e le posizioni comuni ad entrambe le regioni (Compromesso di Madrid) del 17 maggio 2002 formulata in occasione del Vertice di Madrid (2002), nonché l'impegno comune a favore del multilateralismo, dell'integrazione regionale e della coesione sociale ribadito in occasione dei vertici di Guadalajara (2004) e di Vienna (2006);

4.   propone una visione strategica d'insieme per il partenariato strategico che non si limiti a proposte o azioni isolate, ma persegua, come obiettivo ultimo, la creazione, intorno al 2012, di una zona euro-latinoamericana di associazione interregionale globale che comprenda un vero partenariato strategico in ambito politico, economico, sociale e culturale, nonché la ricerca comune di uno sviluppo sostenibile;

5.   raccomanda che gli aspetti politici e di sicurezza del partenariato strategico si basino su un dialogo politico regolare, settoriale ed effettivo come pure su una Carta euro-latinoamericana per la pace e la sicurezza che, partendo dalla Carta della Organizzazione Nazioni Unite (ONU), permetta di definire congiuntamente proposte politiche, strategiche e in materia di sicurezza;

6.   sottolinea che, affinché le relazioni commerciali ed economiche tra le due parti apportino vantaggi a entrambe, è necessario che esse

   contribuiscano a diversificare e modernizzare gli apparati produttivi nazionali dell'America latina – ancora fortemente dipendenti da pochi prodotti d'esportazione, che in molti casi sono prodotti primari o semilavorati – offrendo alternative tecnologiche efficaci e positive in termini di creazione di occupazione e innalzamento dei redditi delle famiglie;
   passino da una dimensione prettamente commerciale a una dimensione economica, tenendo conto delle asimmetrie esistenti nelle economie delle due regioni e della necessità di prestare particolare attenzione all'aspetto sociale e ambientale, con programmi per il trasferimento di tecnologie ecologiche e rinnovabili e per lo sviluppo di capacità in materia, mediante investimenti biregionali misti e sistemi di produzione comuni;
   insistano sull'importanza di salvaguardare il principio della certezza del diritto e sulla necessità di creare un contesto adeguato e favorevole agli investimenti;
   tengano conto delle differenze in termini di livelli di sviluppo relativo, il che deve tradursi, da parte dell'UE, in modalità di trattamento speciale differenziato (TSD), soprattutto per quanto riguarda le sue relazioni con i paesi il cui livello di sviluppo economico e sociale è più basso;
   stimolino l'integrazione latinoamericana;

7.   appoggia l'ordine del giorno proposto per il Vertice di Lima e il fatto che esso sia articolato intorno a due grandi aree tematiche: da un lato, le questioni relative alla povertà, alla disuguaglianza e all'inclusione e, dall'altro, quelle relative allo sviluppo sostenibile e ai temi connessi dell'ambiente, del cambiamento climatico e dell'energia;

8.   ricorda che la rapida costituzione, dopo l'ultimo Vertice di Vienna, dell'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana (EuroLat) quale istituzione parlamentare del partenariato strategico rappresenta un notevole rafforzamento della legittimità democratica del partenariato e del suo quadro istituzionale, al cui interno vengono integrate le funzioni di discussione, controllo e monitoraggio degli aspetti relativi al partenariato strategico che sono di competenza dell'Assemblea;

9.   raccomanda al Vertice di Lima di ribadire l'adesione dell'UE e dei paesi ALC ai principi e ai valori della democrazia pluralista e rappresentativa, della libertà di espressione e di stampa e del rispetto dei diritti umani e il rifiuto di ogni forma di dittatura o autoritarismo;

Azioni congiunte per realizzare un multilateralismo efficace

10.   sottolinea i vantaggi che l'impegno comune a favore del multilateralismo può portare ai partner europei e latinoamericani, che hanno una popolazione complessiva di più di un miliardo di persone e rappresentano un terzo degli Stati membri dell'ONU e ai quali è riconducibile più di un quarto degli scambi commerciali a livello mondiale;

11.   propone che il partenariato strategico si basi su obiettivi realistici e su programmi comuni ispirati alla comune scelta a favore del multilateralismo (Protocollo di Kyoto, Tribunale penale internazionale, lotta contro la pena di morte e il terrorismo, ruolo fondamentale del sistema dell'ONU, ecc.);

12.   raccomanda alle parti di intraprendere azioni congiunte in tutti gli ambiti e i fori in cui i loro principi, valori e interessi convergono chiaramente, inclusi la pace generale e il sistema di politica di sicurezza nel quadro dell'ONU, la protezione dei diritti umani, le politiche per la difesa dell'ambiente, lo sviluppo, la partecipazione della società civile al processo di governabilità globale e la riforma del sistema finanziario e commerciale internazionale e delle sue istituzioni internazionali (Gruppo Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione mondiale del commercio(OMC));

13.   sottolinea che l'impostazione multilaterale è quella più idonea per affrontare le minacce e le sfide comuni che riguardano i partner euro-latinoamericani, come la lotta contro il terrorismo, contro il traffico di stupefacenti, contro la criminalità organizzata, contro la corruzione e il riciclaggio di denaro, contro il traffico di esseri umani – comprese le organizzazioni mafiose che sfruttano l'immigrazione illegale –, contro il cambiamento climatico, oppure per quanto attiene agli aspetti relativi alla sicurezza energetica;

14.   ribadisce la sua convinzione che la lotta contro il terrorismo debba svolgersi nell'ambito del più rigoroso rispetto dei diritti umani, delle libertà civili e dello Stato di diritto; chiede la liberazione incondizionata e immediata di tutte le persone sequestrate in Colombia, e in primo luogo degli ammalati; ritiene che detta liberazione debba avvenire mediante una decisione unilaterale delle FARC o di qualsiasi altra organizzazione che sia responsabile dei sequestri o, in mancanza di una simile decisione, nel contesto di un accordo di scambio umanitario d'urgenza;

15.   appoggia le ripetute risoluzioni dell'ONU, del vertice ALC-UE e di questo Parlamento in cui si respingono tutte le misure coercitive, come quelle contenute nelle disposizioni delle leggi extraterritoriali le quali, per il loro carattere unilaterale ed extraterritoriale, sono contrarie al diritto internazionale, provocano distorsioni negli scambi tra i partner euro-latinoamericani e compromettono il loro impegno comune a favore del multilateralismo;

Un deciso impulso verso l'integrazione regionale e gli accordi di associazione

16.   ritiene che la conclusione e l'applicazione efficace di accordi di associazione tra l'Unione europea e i paesi ALC che siano completi, ambiziosi ed equilibrati, che contribuiscano al rispetto dei diritti umani, economici e sociali della popolazione e a uno sviluppo reciproco sostenibile, così come alla riduzione delle disparità sociali e che servano a complemento del multilateralismo dell'OMC, costituiscano un obiettivo strategico in un contesto internazionale sempre più interdipendente e caratterizzato dalla crescita economica, dalla comparsa di nuove potenze economiche e dall'aumento delle sfide a livello mondiale ma anche dal nascere di crisi economiche serie e profonde che l'integrazione regionale contribuirebbe ad attenuare o a risolvere in maniera significativa;

17.   propone pertanto che, in ambito economico e commerciale, la creazione della zona euro-latinoamericana di associazione globale interregionale si basi su un modello compatibile con l'OMC e l'integrazione regionale, e si applichi in due fasi:

   a) una prima fase, caratterizzata dalla conclusione dei negoziati dell'accordo di partenariato interregionale UE-Mercosur, UE-Comunità andina e UE-Centroamerica nei termini più brevi possibili, così come dall'approfondimento degli accordi di associazione già esistenti tra UE e Messico e tra UE e Cile,
   b) una seconda fase, che dovrebbe culminare nel 2012, volta alla conclusione di un accordo di partenariato globale interregionale che conferisca sostegno legale e istituzionale e una copertura geografica completa ai vari aspetti del partenariato strategico e che preveda la libera circolazione delle persone e scambi commerciali biregionali mediante l'approfondimento, da un lato, degli accordi di integrazione regionale esistenti nei paesi ALC e, dall'altro, del processo di associazione dell'UE con tutti i paesi e gruppi regionali;

18.   propone che il Vertice di Lima commissioni la realizzazione di uno studio di fattibilità e sostenibilità ambientale e sociale sull'accordo di partenariato globale interregionale ai fini della creazione della zona di associazione globale interregionale euro-latinoamericana che è stata proposta;

L'Agenda di Lima per l'eradicazione della povertà, della disuguaglianza e dell'esclusione

19.   chiede al Vertice di Lima che tale Agenda preveda l'adozione di una serie limitata di impegni chiari, concreti e verificabili su tutti questi aspetti, atti di per se stessi a imprimere un nuovo impulso al partenariato strategico e a migliorare in modo sostanziale il livello di vita dei cittadini sulle due sponde dell'Atlantico; raccomanda di prestare una particolare attenzione alla riduzione delle disuguaglianze sociali e all'integrazione dei gruppi che attualmente si trovano ai margini della società e difettano di opportunità, in primo luogo le popolazioni indigene;

20.   sollecita i partecipanti al Vertice ALC-UE a includere sistematicamente negli accordi biregionali la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni approvata dall'Assemblea generale dell'ONU il 13 settembre 2007;

21.   ritiene fondamentale che le due regioni inseriscano l'obiettivo della coesione sociale in modo permanente, coerente e pratico in tutte le loro iniziative e i loro programmi comuni; afferma che i partner euro-latinoamericani condividono un progetto solidale nel cui ambito l'economia di mercato e la coesione sociale non devono essere antagoniste ma complementari;

22.   raccomanda che l'Agenda di Lima per eradicare la povertà, la disuguaglianza e l'esclusione preveda misure concrete come:

   azioni congiunte incentrate sull'obiettivo comune di realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015, compresa la dimensione di genere al fine di dare potere alle donne e di difendere i loro diritti;
   un'utilizzazione dello Strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo(5) dell'UE alle reali esigenze locali, dal momento che esso riguarda in grande misura i paesi emergenti e i paesi a reddito medio, per i quali la cooperazione nei settori della tecnologia, dell'istruzione e dell'innovazione e la cooperazione economica rivestono una particolare importanza;
   la progressiva utilizzazione delle risorse a titolo dello Strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo(6) dell'UE per aiuti e programmi volti a migliorare la governabilità, le istituzioni democratiche e la situazione dei diritti umani nei paesi ALC;
   l'apertura ai paesi latinoamericani dei programmi dell'UE nei settori della formazione, dell'istruzione, della cooperazione scientifica e tecnica, della cultura, della sanità e della migrazione;
   il sostegno a programmi di riforme istituzionali e fiscali;
   la creazione di un Fondo di solidarietà biregionale;
   l'aumento delle risorse di bilancio stanziate, di modo che siano all'altezza delle grandi ambizioni dichiarate;

23.   chiede ai partner l'adozione di politiche solide ed efficaci in materia di governance democratica, affari sociali, finanze pubbliche e fiscalità, allo scopo di aumentare la coesione sociale e ridurre la povertà, le disuguaglianze e l'emarginazione;

24.   ritiene che l'istruzione e l'investimento nel capitale umano rappresentino la base della coesione sociale, dello sviluppo economico e sociale nonché della mobilità sociale; ribadisce il proprio fermo sostegno alla creazione di uno "spazio comune di insegnamento superiore UE-ALC"; sottolinea che sia nei paesi ALC che in UE lo Stato deve garantire l'accesso all'istruzione, come pure ad altri beni pubblici (salute, acqua, sicurezza);

25.   ritiene che sia assolutamente necessario imprimere un nuovo impulso alla politica di cooperazione allo sviluppo dell'UE a favore dei paesi ALC che, conservando la lotta contro la povertà e le disuguaglianze sociali quale elemento chiave, dovrebbe adottare un approccio differenziato che tenga conto delle circostanze economiche e sociali diverse e del livello di sviluppo dei paesi ALC;

26.   reputa pertanto indispensabile andare al di là di un approccio puramente assistenziale nella cooperazione allo sviluppo con i paesi ALC, privilegiando la cooperazione nel settore tecnologico, dell'istruzione superiore e dell'innovazione e la valorizzazione delle risorse generate in tale ambito all'interno del settimo programma quadro per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico e dimostrazione(7);

Sviluppo di formule per la cooperazione in materia di politiche migratorie

27.   propone al Vertice un dialogo biregionale sistematico sulla migrazione, che garantisca la protezione dei diritti umani dei lavoratori migranti, qualunque sia la loro situazione, e che sviluppi e approfondisca la cooperazione in materia di libera circolazione delle persone con i paesi latinoamericani di origine e di transito, sulla base dello stesso criterio globale ed equilibrato che già si applica con i paesi africani, mediterranei e vicini situati ad est e a sud-est dell'Unione europea;

28.   chiede che le questioni relative all'immigrazione clandestina e alle possibilità di migrazione legale abbiano la priorità nell'ambito di tale dialogo, in particolare con i paesi di origine e/o di transito degli immigrati clandestini;

29.   propone di definire, entro il 2012, disposizioni e norme comuni di portata generale volte ad agevolare la circolazione non solo delle merci, dei servizi e dei capitali, ma anche delle persone, configurando progressivamente un'associazione il più ampia possibile nel reciproco interesse e conformemente all'approccio globale caldeggiato dall'ONU in materia di migrazione;

30.   ribadisce la necessità di ridurre gli attuali costi eccessivi dei trasferimenti delle rimesse dei lavoratori migranti, così come di appoggiare il ritorno di coloro che lo desiderano per il tramite di programmi che salvaguardino tutti i loro diritti e la loro dignità umana;

31.   chiede alla Commissione di presentare una comunicazione volta ad estendere ai paesi ALC le priorità, gli strumenti e le previsioni dell'Approccio globale in materia di migrazione stabilito nelle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2005 nonché nelle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006;

L'Agenda di Lima in relazione allo sviluppo sostenibile e, segnatamente, all'ambiente, al cambiamento climatico e all'energia
32. raccomanda che nell'agenda politica concordata dall'Unione europea e dai paesi ALC si dia priorità alla cooperazione in materia di cambiamento climatico e alle politiche volte a prevenire il riscaldamento globale; ricorda che sono i più poveri, e soprattutto le popolazioni indigene, le prime vittime del cambiamento climatico e del degrado ambientale;
33. ricorda che l'intesa tra Unione europea e i paesi ALC riguardo a tale aspetto è della massima importanza se si tiene conto dell'interesse di entrambe le parti a promuovere lo sviluppo sostenibile e l'equilibrio ambientale, ragion per cui caldeggia un sostegno reciproco alle rispettive iniziative ambientali sul piano internazionale;

34.  invita i partner latinoamericani, qualora si profilino opinioni diverse sui dettagli delle misure volte a contrastare il cambiamento climatico (ad esempio nel settore del traffico aereo), ad assumere un atteggiamento costruttivo e a non bloccare completamente in alcun modo le iniziative;

35.   raccomanda ai partner euro-latinoamericani di cooperare in vista dell'adesione al Protocollo di Kyoto dei paesi che sono i principali responsabili delle emissioni e che ancora non lo hanno sottoscritto, così come di rafforzare e di coordinare le loro posizioni nel quadro dei negoziati sugli strumenti internazionali relativi al riscaldamento globale, nonché di dare un forte impulso allo scambio di emissioni tra le due regioni;

36.   ritiene indispensabile coniugare lo sviluppo economico con lo sviluppo sostenibile; appoggia, in tale contesto, i paesi più svantaggiati nel loro duplice sforzo inteso a ridurre le emissioni inquinanti e ad aumentare il loro progresso e il loro benessere sociale;

37.   è favorevole alla creazione di meccanismi condivisi e alla cooperazione nel quadro delle organizzazioni internazionali ALC (ad esempio l'Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica), allo scopo di decidere e di finanziare la protezione e lo sviluppo sostenibile delle grandi riserve naturali del pianeta – come la regione del Rio delle Amazzoni – situate nel territorio di vari Stati latinoamericani;

38.  chiede alla Commissione di collaborare alla promozione di politiche ambientali nei paesi ALC; ritiene che occorra rafforzare la cooperazione e il livello delle migliori prassi e che ciò debba riflettersi anche nei finanziamenti forniti dall'Unione europea e nella politica di aiuto allo sviluppo;

39.   chiede al Vertice di Lima di elaborare iniziative congiunte in settori quali il cambiamento climatico, la desertificazione, l'energia (in particolare le energie rinnovabili e i biocarburanti), l'acqua, la biodiversità, le foreste e la gestione dei prodotti chimici sulla base della roadmap approvata il 15 dicembre 2007 alla tredicesima conferenza dell'ONU sul cambiamento climatico tenutasi a Bali;

40.   chiede al Vertice di Lima di affrontare e analizzare la crisi alimentaria mondiale e di apportarvi possibili soluzioni;

Rafforzamento dei meccanismi istituzionali di promozione e di previsione

41.   raccomanda altresì:

   a) la creazione di una "Fondazione euro-latinoamericana" di carattere pubblico-privato per la promozione del dialogo tra i partner, sulla falsariga di quelle già esistenti per altre aree geografiche come l'Asia o il Mediterraneo; chiede alla Commissione di elaborare una proposta concreta al riguardo;
   b) la creazione di un "Centro biregionale di prevenzione dei conflitti" la cui funzione sia di individuare in anticipo le cause di potenziali conflitti violenti e armati e il miglior modo di prevenirli e di impedirne un'eventuale escalation;
   c) la creazione, già proposta in precedenza, di un "Osservatorio delle migrazioni" incaricato di seguire in modo permanente e da vicino tutte le questioni connesse con i flussi migratori nell'area euro-latinoamericana;

42.   ritiene indispensabile rafforzare la dimensione parlamentare del partenariato strategico accogliendo la richiesta latinoamericana, che valuta in 150 il numero adeguato di membri dell'Assemblea euro-latinoamericana onde agevolare l'integrazione in quest'ultima del Parlamento del Mercosur costituito di recente;

o
o   o

43.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Presidenza del quinto Vertice ALC-UE, al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e di tutti gli Stati dell'America latina e dei Caraibi, all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana, al Parlamento latinoamericano, al Parlamento centroamericano, al Parlamento andino e al Parlamento del Mercosur.

(1) GU C 140 E del 13.6.2002, pag. 569.
(2) GU C 296 del 6.12.2006, pag. 123.
(3) Testi approvati, P6_TA(2007)0576.
(4) Testi approvati, P6_TA(2007)0431.
(5) Regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006 , che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (GU L 378 del 27.12.2006, pag. 41).
(6) Regolamento (CE) n. 1889/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006 , che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (GU L 386 del 29.12.2006, pag. 1).
(7) GU L 412 del 30.12.2006, pag. 1.


Situazione in Birmania
PDF 120kWORD 43k
Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sulla situazione in Birmania
P6_TA(2008)0178RC-B6-0191/2008

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue risoluzioni del 14 dicembre 2006 sulla situazione in Birmania(1) e del 21 giugno 2007 sulla Birmania(2),

–   viste le conclusioni del Consiglio del 19 novembre 2007 che adottava ulteriori misure rafforzate e restrittive contro la Birmania(3),

–   visto il regolamento del Consiglio (CE) n. 194/2008 del 25 febbraio 2008 che proroga e intensifica le misure restrittive nei confronti della Birmania/Myanmar e abroga il regolamento (CE) n. 817/2006(4),

–   visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che il Consiglio di stato birmano per la pace e lo sviluppo (SPDC) sotto la guida del Generale Than Shwe ha annunciato che il 10 maggio 2008 si svolgerà un referendum su una nuova costituzione con elezioni multipartitiche nel 2010,

B.   considerando che l'SPDC della Birmania continua a assoggettare la popolazione della Birmania a terribili violazioni dei diritti dell'uomo quali il lavoro forzato, la persecuzione dei dissidenti, la coscrizione di bambini soldato e i traslochi forzati,

C.   considerando che il governo birmano ha respinto le proposte dell'inviato speciale delle Nazioni Unite Ibrahim Gambari che garantivano lo svolgimento libero ed equo del referendum alla presenza di osservatori internazionali,

D.   considerando che nel progetto di costituzione il governo birmano ha inserito disposizioni che riservano un quarto dei seggi in entrambe le Camere del parlamento agli ufficiali delle forze armate, danno al Capo delle forze armate del paese il diritto di sospendere in qualsiasi momento la costituzione e vietano di candidarsi alla presidenza a chi abbia un coniuge o un figlio di nazionalità straniera (condizioni che si applicherebbero a Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia e vincitrice del premio Nobel per la pace e del premio Sakharov); considerando che il progetto di costituzione offre anche l'impunità ai funzionari dello stato per azioni commesse nello svolgimento delle loro funzioni,

E.   considerando che dopo l'annuncio del referendum il governo ha promulgato la legge n. 1/2008 che nega i diritti di voto agli appartenenti ad ordini religiosi,

F.   considerando che l'opposizione democratica non è stata coinvolta nel processo costituzionale,

G.   considerando che la maggior parte dell'opposizione birmana ha deciso di votare negativamente al referendum,

H.   considerando che in Birmania sono ancora detenuti 1 800 prigionieri politici, ad inclusione di Aung San Suu Kyi,

I.   considerando che il governo birmano non ha mai concretamente affrontato la questione della coscrizione e dell'uso di bambini in conflitti armati,

J.   considerando che le sanzioni adottate dall'Unione europea contro il governo birmano finora non sono state efficaci,

K.   considerando che il governo birmano continua a godere di strette relazioni economiche e politiche con i paesi vicini e con l'ASEAN,

L.   considerando che il 30% della popolazione birmana, ovvero circa 15 milioni di persone, vive sotto la soglia della povertà,

1.   deplora il fatto che il processo di referendum costituzionale non abbia nessuna legittimità democratica in quanto i cittadini birmani sono privi di tutti i diritti democratici fondamentali che consentirebbero loro di svolgere una discussione aperta sul testo costituzionale, di modificarlo e successivamente di esprimersi liberamente con un referendum;

2.   condanna il rifiuto del governo birmano delle proposte fatte dall'inviato speciale delle Nazioni Unite Ibrahim Gambari, di consentire lo svolgimento di una campagna aperta e senza esclusioni prima del referendum costituzionale; invita il governo birmano ad agire in buona fede e a operare costruttivamente con l'inviato speciale delle Nazioni Unite;

3.   sostiene la transizione democratica mediante un processo di riconciliazione nazionale senza esclusioni e un dialogo tripartito tra il regime, la Lega nazionale per la democrazia e i rappresentanti delle varie etnie;

4.   chiede che il governo birmano garantisca la convocazione di una commissione elettorale indipendente, compili un'anagrafe elettorale adeguata, abolisca le restrizioni imposte da molto tempo sui media, consenta libertà di associazione, di espressione e di riunione in Birmania e revochi i nuovi regolamenti che criminalizzano la discussione legittima sul referendum e consenta la presenza di osservatori internazionali;

5.   chiede il rilascio immediato e incondizionato degli oppositori politici del regime e degli oltre 1 800 prigionieri politici, incluso Aung San Suu Kyi, i leader degli studenti della generazione '88 e i leader della Lega delle nazionalità Shan per la democrazia arrestati nel 2005;

6.   chiede che il regime renda conto di tutte le vittime e le persone scomparse dopo la repressione operata nel settembre scorso contro le proteste dei monaci buddisti e degli attivisti democratici, e che vengano rese note le località dove si trovano i monaci e le suore scomparsi;

7.   sollecita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a cogliere qualsiasi opportunità sulla scena internazionale per quanto riguarda il maltrattamento continuato e persistente di bambini che avviene in Birmania, soprattutto per quanto riguarda l'uso di bambini soldato; condanna fermamente la coscrizione di bambini soldato in Birmania e invita il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a indagare attentamente su questa situazione in Birmania;

8.   nota che la Cina ha recentemente ratificato il Protocollo opzionale delle Nazioni Unite alla Convenzione dei diritti del bambino sulla loro partecipazione ai conflitti armati, ricorda i deplorevoli abusi perpetrati in questo contesto dalla giunta militare birmana e invita la Cina a prendere iniziative a riguardo;

9.   sostiene i buoni uffici del Segretario generale delle Nazioni Unite e le iniziative di Ibrahim Gambari nei negoziati con le autorità birmane; invita l'Unione europea e gli Stati membri a lavorare di concerto con l'inviato speciale delle Nazioni Unite per garantire la coerenza dell'impegno della comunità internazionale in Birmania;

10.   sostiene le iniziative dell'inviato speciale dell'Unione europea in Birmania, Piero Fassino, per promuovere il dialogo con i paesi ASEAN; invita l'ASEAN a fare pressioni sostanziali sulle autorità birmane perchè operino un cambiamento democratico;

11.   invita il Consiglio a prorogare e ad ampliare le specifiche sanzioni imposte, concentrandosi sulle restrizioni all'accesso ai servizi bancari internazionali da parte di società appartenenti alle forze militari e di conglomerati e imprese strettamente collegate a queste ultime o i cui profitti vadano loro, e sulle restrizioni all'accesso da parte di alcuni generali, insieme alle loro famiglie ristrette, a opportunità personali nel settore commerciale, delle cure sanitarie, degli acquisti di carattere privato, dell'istruzione all'estero per i figli; sollecita il Consiglio a vietare esplicitamente e totalmente a precisi individui ed enti di effettuare qualsiasi transazione finanziaria che passi attraverso banche di compensazione o comunque di utilizzare servizi finanziari nell'ambito della giurisdizione UE;

12.   invita il Consiglio a garantire l'effettiva applicazione di sanzioni precise, ad indagare adeguatamente sui potenziali obiettivi delle sanzioni, per consentire un riesame delle decisioni e un controllo continuo assicurando l'attuazione delle misure adottate;

13.   invita il Consiglio a continuare a riesaminare le sanzioni sulla base di specifici criteri riguardanti i diritti umani che dovrebbero includere quanto segue: il rilascio dei prigionieri politici e di tutte le persone arbitrariamente detenute per avere esercitato i propri diritti umani fondamentali di libertà d'espressione, associazione e riunione; un'accurata conta ufficiale dei numeri, dei luoghi, delle condizioni degli individui uccisi, arrestati e/o detenuti dalle forze di sicurezza, anche nel corso della recente repressione; la fine degli attacchi dell'esercito contro i civili; la transizione verso la democrazia; invita il Consiglio a prendere in considerazione ulteriori sanzioni specifiche, quali il divieto assoluto di nuovi investimenti, il divieto di fornire servizi assicurativi per investimenti in Birmania e l'embargo sullo scambio di quei beni chiave che forniscono notevoli profitti al governo militare;

14.   invita contemporaneamente l'Unione europea e la più ampia comunità internazionale a offrire incentivi di riforma per equilibrare la minaccia e l'imposizione di sanzioni e per motivare positivamente il governo militare al cambiamento;

15.   nota che l'embargo UE sulle armi nei confronti della Birmania è inefficace in quanto il governo militare si rifornisce in Cina, Russia e India; sollecita pertanto l'Unione europea a fare una campagna attiva per un embargo mondiale sull'esportazione di armi nei confronti della Birmania;

16.   invita la comunità internazionale, i governi occidentali e i gruppi attivi a intensificare il lavoro umanitario, in particolare intensificando i programmi esistenti nel settore sanitario e ad avviare nuovi e più ampi programmi a sostegno dell'educazione di base, per raggiungere le persone sfollate nell'interno (IDP) e le altre intrappolate nelle zone di conflitto, soprattutto lungo la frontiera con la Thailandia; in tale contesto invita la Commissione a estendere il fondo per l'aiuto umanitario nel quadro dello strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI) per la Birmania (attualmente 32 milioni di euro per il 2007-2010) e ad investire maggiormente nell'aiuto umanitario transfrontaliero a favore delle persone IDP;

17.   invita la Commissione a creare e ampliare programmi di assistenza volti a rafforzare i gruppi che sono stati privati dei diritti civili, incluse le donne e le minoranze etniche e religiose, ad alleviare le divisioni politiche, etniche, religiose e di altro tipo;

18.   invita la Commissione ad aumentare il sostegno ai cittadini birmani che vivono al di fuori del paese mediante il programma DCI per le persone sradicate e a considerare anche altre possibilità di aiuto;

19.   sottolinea che i criteri e i calendari devono essere collegati agli aiuti dati per combattere con maggiore efficienza i rischi di corruzione;

20.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai governi e ai parlamenti dei paesi ASEAN, alla Lega nazionale per la democrazia della Birmania, al Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo della Birmania, al governo della Repubblica popolare cinese, al governo e al parlamento dell'India, al governo della Russia e al Segretario generale delle Nazioni Unite.

(1) GU C 317 E del 23.12.2006, pag. 902.
(2) Testi approvati, P6_TA(2007)0290.
(3) Si veda la Posizione comune del Consiglio 2007/750/PESC del 19 novembre 2007 che modifica la Posizione comune 2006/318/PESC che proroga le misure restrittive nei confronti della Birmania/Myanmar (GU L 308 del 24.11.2007, pag. 1).
(4) GU L 66 del 10.3.2008, pag. 1.


Strategia europea in materia di diversità biologica (COP 9) e di prevenzione dei rischi biotecnici (COP-MOP 4)
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sui preparativi in vista delle riunioni COP-MOP sulla diversità biologica e la biosicurezza che si terranno a Bonn (Germania)
P6_TA(2008)0179B6-0143/2008

Il Parlamento europeo,

–   vista la 9a conferenza delle parti (COP 9) della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CDB), che si terrà dal 19 al 30 maggio 2008 a Bonn (Germania),

–   vista la 4a riunione delle Parti (MOP 4) del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, che si terrà dal 12 al 16 maggio 2008 a Bonn, Germania,

–   vista la sua risoluzione del 22 maggio 2007 dal titolo "Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010"(1),

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che la CDB rappresenta il più ampio accordo globale sulla protezione della biodiversità, vertente sulla conservazione e sull'uso sostenibile della biodiversità e sulla condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall'uso di risorse genetiche, e considerando che è stata firmata da 190 parti, inclusi i 27 Stati membri dell'Unione europea e la Comunità europea,

B.   considerando che le parti della CDB si sono impegnate a ridurre considerevolmente il tasso di perdita di biodiversità entro il 2010 e ad instaurare una rete mondiale di zone protette terrestri (entro il 2010) e marine (entro il 2012),

C.   considerando che la credibilità della CDB dipenderà dalla sua capacità di raggiungere questi obiettivi,

D.   considerando che la credibilità dell'Unione europea nel contesto della CDB è compromessa dall'insufficiente attuazione della sua legislazione e delle sue politiche interne in materia di biodiversità, come le direttive "Uccelli(2)" e "Habitat"(3), dall'insufficiente lavoro pratico svolto per tenere fede all'impegno di arrestare entro il 2010 la perdita di biodiversità nel suo territorio, dalla sua riluttanza ad entrare in negoziati sulla base di un testo relativo a uno strumento giuridicamente vincolante sull'accesso e la distribuzione equa dei benefici e dalla sua resistenza a fornire fondi nuovi e aggiuntivi destinati all'attuazione della CDB nei paesi in via di sviluppo,

E.   considerando che la perdita di biodiversità forestale, i tassi di deforestazione e le perturbazioni climatiche hanno raggiunto proporzioni tali che non si può attendere fin oltre il 2012 per prendere misure significative volte ad affrontare il fenomeno della deforestazione e del degrado delle foreste,

F.   considerando la necessità di colmare significative lacune attuative nei programmi di lavoro della CDB,

G.   considerando che l'ultima conferenza delle parti della CDB ha compiuto progressi a favore del rafforzamento del ruolo dei rappresentanti delle popolazioni indigene e delle comunità locali nei futuri negoziati sull'accesso e la ripartizione dei benefici e del loro diritto a determinare le priorità sui propri territori, quale definito nella dichiarazione delle Nazioni Unite 2007 sui diritti delle popolazioni indigene,

H.   considerando che, all'ultima riunione della conferenza delle parti della CDB, le parti sono state invitate a intensificare gli sforzi per migliorare l'applicazione della normativa in materia forestale e ad affrontare la questione del relativo commercio,

I.   considerando che l'ultima riunione delle parti della CDB ha ribadito l'applicazione del principio di precauzione per quanto concerne il ricorso alla tecnologia di restrizione dell'uso genetico (Genetic Use Restriction Technology) e raccomandato che non vengano approvati le sperimentazioni sul terreno e l'utilizzo commerciale,

J.   considerando che il cambiamento climatico non farà che aggravare la situazione per quanto riguarda la diversità biologica mondiale, comportando il degrado degli ecosistemi e l'estinzione di talune specie nonché ripercussioni sullo sviluppo umano e sull'eliminazione della povertà,

K.   considerando che, secondo le stime, circa il 20% delle emissioni di carbonio nel mondo è causato dalla deforestazione e dal degrado delle foreste,

L.   considerando che la CDB e la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) forniscono il quadro giuridico internazionale che disciplina la protezione dell'ambiente marino nel suo insieme; considerando che ancora non esiste alcun accordo globale e giuridicamente vincolante che garantisca che gli impegni esistenti siano sistematicamente applicati a tutte le zone marittime, comprese le acque internazionali di alto mare,

M.   considerando che la CDB ha un ruolo primario nel sostenere il lavoro dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) relativo alle aree marine protette al di là della giurisdizione nazionale, fornendo informazioni e consulenza scientifiche e, ove necessario, tecniche sulla diversità biologica marina,

1.   è profondamente preoccupato per la continua perdita di biodiversità e per la sempre crescente impronta ecologica dell'Unione europea, le cui ripercussioni sulla biodiversità si estendono ben oltre le frontiere dell'Unione europea;

2.   invita la Commissione e gli Stati membri a dar prova di leadership e di convinzione accordandosi su misure concrete di protezione della biodiversità, sia a livello interno che internazionale, e agevolandone l'applicazione;

3.   invita gli Stati membri, la Commissione e le altre parti alla CDB a costituire un panel scientifico internazionale sulla biodiversità incaricato di consigliare le parti della Convenzione e di effettuare una mappatura globale esauriente delle aree di elevato valore in termini di conservazione;

4.   riconosce il contributo della rete europea delle aree protette Natura 2000, che rappresenta il perno degli sforzi che compie l'Unione europea per ottemperare ai propri impegni internazionali ed interni in materia di biodiversità, nonché il suo importante contributo alla rete mondiale delle aree protette; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire la piena attuazione delle direttive "Uccelli" e "Habitat" e si oppone risolutamente a qualsiasi tentativo volto ad indebolire la protezione consentita da tali direttive;

5.   ritiene che il dibattito in seno alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra causate dalla deforestazione e dal degrado delle foreste nei paesi in via di sviluppo debba ispirarsi alla CDB e assicurare coerenza con gli obiettivi della CDB e l'obiettivo di preservare la biodiversità forestale;

6.   invita inoltre a potenziare gli sforzi intesi a migliorare le sinergie tra la CDB, la Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla desertificazione (UNCCD) e la UNFCCC nel settore della mitigazione e dell'adattamento ai cambiamenti climatici;

7.   sollecita la Commissione e gli Stati membri a:

   garantire che le decisioni prese dalla COP 9 siano orientate verso l'applicazione del programma di lavoro della CDB sulle aree protette e il rafforzamento dell'attuazione per raggiungere gli obiettivi del 2010, in particolare per quanto riguarda il programma di lavoro della CDB sulla diversità biologica forestale,
   sostenere finanziariamente l'iniziativa LifeWeb, intesa a coniugare gli impegni volontari delle parti per la designazione e la gestione delle aree protette con gli impegni volontari dei donatori per un finanziamento e un cofinanziamento mirato,
   svolgere un ruolo di primo piano nei negoziati ai fini dell'adozione di un regime internazionale di accesso e di ripartizione dei benefici delle risorse genetiche che sia giusto, equo e giuridicamente vincolante; reputa essenziale che la COP 9 progredisca nell'identificazione degli elementi principali del sistema internazionale di accesso e ripartizione dei benefici e garantisca la piena conformità con la legislazione nazionale dei paesi fornitori al fine di assicurare misure efficaci contro la biopirateria,
   rafforzare le sinergie e i collegamenti fra l'UNFCCC e la CDB al fine di massimizzare i benefici comuni in termini di attenuazione del cambiamento climatico, di protezione della biodiversità e di sviluppo umano sostenibile,
   ritenere che una delle massime priorità della COP 9 dovrebbe essere quella di preservare la biodiversità e garantirne un uso sostenibile,
   far riconoscere la necessità vitale di una gestione e di un finanziamento efficaci delle aree protette e della loro rete e fare adottare meccanismi finanziari innovativi e permanenti in quanto mezzi per contribuire alla conservazione e all'uso sostenibile della biodiversità,
   compiere una valutazione d'impatto a livello dell'Unione europea sulla siccità e la penuria d'acqua causate dal cambiamento climatico e sui loro effetti sugli habitat selvatici, mettendo l'accento sulle zone in cui nidificano gli uccelli migratori e promuovendo la cooperazione internazionale per proteggere gli uccelli migratori e le paludi stagionali che forniscono loro acqua e cibo,
   garantire che la COP 9 inviti le parti ad avviare una discussione e ad accordarsi su principi e criteri comuni di buona gestione forestale, basandosi sul progresso già realizzato nei vari processi regionali per l'applicazione delle normative, il governo e il commercio nel settore forestale (Forest Law Enforcement, Governance and Trade) FLEG/T e con il trattato amazzonico,
   garantire che la COP 9 si accordi affinché le parti avviino discussioni volte a introdurre un meccanismo mondiale di regolamentazione della raccolta e del commercio di legname al fine di combattere il disboscamento illegale e promuovere l'uso sostenibile delle risorse forestali, e che la COP 9 inviti le parti ad adottare una normativa nazionale che impedisca la vendita di legname e di prodotti del legno provenienti dall'abbattimento illegale e distruttivo,
   garantire che la COP 9 raccomandi alle parti di integrare ulteriormente le conseguenze del cambiamento climatico sulla biodiversità forestale e le attività di risposta sia nelle strategie e nei piani d'azione nazionali a favore della biodiversità che nei programmi forestali nazionali e in altre strategie correlate alle foreste, nonché di sostenere la ricerca per poter meglio comprendere l'impatto del cambiamento climatico sulla biodiversità forestale,
   garantire una più rapida attuazione degli impegni esistenti a favore di una migliore conservazione e gestione sostenibile della biodiversità marina al fine di proteggere la biodiversità marina da pratiche distruttive,
   garantire che la COP 9 adotti l'insieme dei criteri scientifici proposti per l'identificazione delle aree marine da proteggere e per la creazione di reti rappresentative di aree marine protette, come raccomandato dal Seminario di esperti sui criteri ecologici e i sistemi di classificazione biogeografici per le aree marine da proteggere,
   garantire che la COP 9 raccomandi alle parti di operare a favore di una gestione integrata della biodiversità marina nelle zone che non rientrano nella giurisdizione nazionale, al fine di applicare i criteri concordati e di estendere le reti nazionali e regionali delle aree marine protette alle acque internazionali che non rientrano nella giurisdizione nazionale,
   incoraggiare gli Stati ad avviare negoziati su un accordo di attuazione della Convenzione UNCLOS per la protezione della biodiversità marina nelle zone che non rientrano in una giurisdizione nazionale, così da garantire una gestione integrata a lungo termine,
   fare in modo che la COP 9 adotti una decisione finale che metta al bando tutte le tecnologie "terminator" e concordi una moratoria sull'emissione nell'ambiente, incluse le sperimentazioni sul terreno, e l'uso commerciale di alberi geneticamente modificati,
   garantire che la COP 9 renda disponibili le raccomandazioni sulla biodiversità marina e costiera del seminario di esperti summenzionato al gruppo di lavoro ad hoc informale ed aperto dell'UNGA,
   svolgere un ruolo di spicco nel quadro della riunione delle parti del Protocollo di Cartagena, così da garantire l'attuazione di un regime di responsabilità giuridicamente vincolante dotato di un ampio ambito di applicazione,
   garantire che la COP9 affronti con urgenza gli effetti negativi della produzione di biomassa a fini energetici, segnatamente della produzione di agrocombustibili, sulla biodiversità e sulle comunità indigene e locali,
   promuovere l'attuazione completa dei principi guida CDB sulle specie estranee e invasive e a tal riguardo adottare la normativa dell'Unione uropea per garantire un approccio globale contro le minacce costituite dalle specie estranee e invasive per gli habitat e le specie dell'Unione europea,
   promuovere l'attuazione del programma di lavoro sulle aree protette, con particolare riferimento al suo obiettivo 2.2, inteso a rafforzare e assicurare l'impegno delle comunità indigene e locali e delle parti in causa nella designazione e gestione delle aree protette, compresi la promozione della sensibilizzazione sulle attività di mitigazione e adattamento e il rafforzamento della cooperazione tra le amministrazioni e i proprietari terrieri,
   incoraggiare e sostenere sistemi di certificazione per una silvicoltura sostenibile e altre colture, fra cui i biocombustibili, e l'impianto di alberi in zone destinate all'allevamento;

8.   accoglie con favore l'iniziativa presa dalla COP9 di organizzare un dialogo ad alto livello con parlamentari e dà il proprio sostegno ad una partecipazione di questi ultimi in quanto gruppo principale nella messa in atto efficace dei tre obiettivi della Convenzione;

9.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti delle parti della CDB.

(1) GU C 102 E del 24.4.2008, pag. 117.
(2) GU L 103 del 25.4.1979, pag. 1. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2006/105/CE (GU L 363 del 20.12.2006, pag. 368).
(3) GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2006/105/CE.


Verso una riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 Verso una riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio (2007/2184(INI))
P6_TA(2008)0180A6-0104/2008

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue risoluzioni del 15 dicembre 1999 sulla terza conferenza dei ministri dell'OMC a Seattle(1), del 25 ottobre 2001 sull'apertura e la democrazia nel commercio internazionale(2), del 13 dicembre 2001 sulla riunione dell'OMC in Qatar(3), del 25 settembre 2003 sulla Quinta Conferenza ministeriale dell'OMC di Cancún(4), del 12 maggio 2005 sulla valutazione del ciclo di negoziati di Doha a seguito della decisione del Consiglio generale dell'OMC del 1° agosto 2004(5), del 1° dicembre 2005 sulla preparazione della Sesta conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio a Hong Kong(6), e del 4 aprile 2006 sulla valutazione del round di Doha a seguito della Conferenza ministeriale dell'OMC a Hong Kong(7),

–   viste le dichiarazioni finali delle sessioni della Conferenza parlamentare sull'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) adottate a Ginevra il 18 febbraio 2003, a Cancún il 12 settembre 2003, a Bruxelles il 26 novembre 2004, a Hong Kong il 15 dicembre 2005 e a Ginevra il 2 dicembre 2006,

–   visto l'accordo di Marrakech che istituisce l'Organizzazione mondiale del commercio,

–   viste le dichiarazioni della Conferenza ministeriale dell'OMC adottate a Doha il 14 novembre 2001 e a Hong Kong il 18 dicembre 2005,

–   vista la relazione del gennaio 2005 del Consiglio consultivo presieduto da Peter Sutherland sul futuro dell'OMC(8),

–   vista la relazione dell'OMC sul commercio mondiale nel 2004,

–   visto il paragrafo 56 della Dichiarazione di Hong Kong sui passi necessari per assicurare la completa partecipazione e assistenza delle principali agenzie dell'ONU, compresa l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), nelle attività dell'OMC e negli attuali negoziati,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per il commercio internazionale e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per i problemi economici e monetari (A6-0104/2008),

A.   considerando che l'OMC svolge un ruolo essenziale tra le organizzazioni multilaterali che contribuiscono alla governance economica internazionale, alla migliore gestione della globalizzazione e ad una distribuzione più equa dei suoi benefici e che esse devono operare congiuntamente per realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio per lo sviluppo sostenibile,

B.   considerando che, quando è stato avviato nel 2001, l'attuale ciclo di negoziati OMC di Doha in Qatar è stato ufficialmente denominato "Agenda di sviluppo di Doha", sottolineando la priorità data allo sviluppo e all'aiuto ai paesi poveri affinché possano trarre maggiori vantaggi dalla liberalizzazione commerciale,

C.   considerando che l'Unione europea annette un'importanza fondamentale alla preservazione di quanto conseguito dal sistema commerciale multilaterale e resta fortemente impegnata al successo del ciclo di negoziati di Doha,

D.   considerando che, nonostante le difficoltà incontrate nei negoziati, gli sforzi volti a portare a termine con successo tale ciclo proseguono e vanno incoraggiati;

E.   considerando che i vari negoziati commerciali bilaterali e regionali recentemente avviati dall'Unione europea con diversi partner in tutto il mondo devono essere complementari e non possono costituire un'alternativa alla conclusione del ciclo di negoziati di Doha,

F.   considerando che, al di là delle preoccupazioni immediate riguardanti la conclusione del ciclo di negoziati e delle critiche delle varie posizioni sui diversi argomenti in discussione, è necessario preparare sin d'ora il dopo Doha,

G.   considerando che un importante lavoro di riflessione sul futuro dell'OMC e sulle sfide istituzionali che tale organizzazione deve fronteggiare è già stato effettuato nel 2004 dal Consiglio consultivo presieduto da Peter Sutherland ma che tuttavia nessun seguito concreto è stato dato alle raccomandazioni contenute nella relazione presentata da detto Consiglio consultivo al Direttore generale dell'OMC nel gennaio 2005,

H.   considerando che urge ormai rilanciare il dibattito alla luce degli ultimi sviluppi e rivedere a fondo svariati aspetti del funzionamento dell'OMC per accrescerne sia l'efficacia che la legittimità;

I.   considerando che il dibattito istituzionale in seno all'OMC auspicato dal Parlamento europeo non è affatto incompatibile con il proseguimento e l'eventuale conclusione del ciclo di negoziati di Doha,

1.   ribadisce il suo appello a tutte le parti interessate, in particolare alle economie emergenti, affinché dimostrino flessibilità per sbloccare il ciclo di negoziati di Doha e trovare un accordo completo, equilibrato e al contempo favorevole al rilancio del commercio internazionale e della crescita mondiale, nonché allo sviluppo dei paesi meno sviluppati del pianeta;

2.   ritiene d'altro canto che è più che mai necessario riprendere la riflessione sul processo decisionale, sul mandato, sul funzionamento e sul futuro dell'OMC in vista di un'eventuale riforma di tale organizzazione;

3.   chiede alla Commissione di presentare non appena possibile a Ginevra un'iniziativa forte in vista del rilancio del dibattito; invita la Commissione a prendere contatti informali al riguardo con gli altri membri dell'OMC che potrebbero sostenere una siffatta iniziativa e con il Direttore generale di tale organizzazione, nonché di riferirgli, entro la fine del 2008, in merito al risultato di tali consultazioni;

4.   accoglie con favore una riforma sostanziale dell'OMC e ribadisce l'importanza del commercio come meccanismo efficace a favore dello sviluppo e della riduzione della povertà; sottolinea l'importanza del multilateralismo in qualità di strumento inteso a promuovere un commercio libero ed equo e a conseguire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite;

5.   ritiene che una forte OMC dotata di sistema commerciale internazionale basato su norme offra ai paesi in via di sviluppo l'opportunità di eliminare la povertà; si rammarica che le limitate risorse pongano i paesi in via di sviluppo in posizione di svantaggio durante le trattative; evidenzia che l'Unione europea dovrebbe appoggiare il rafforzamento del segretariato dell'OMC e il potenziamento delle risorse per il supporto tecnico, specialmente per i membri dell'OMC in via di sviluppo, affinché siano in grado di affrontare le loro problematiche specifiche;

6.   ricorda che l'OMC è l'unica organizzazione globale con funzioni regolamentari che non fa parte della famiglia delle organizzazioni delle Nazioni Unite e che la funzione regolamentare dell'OMC si limita al settore della mera politica commerciale; invita la Commissione a porre questo dilemma strutturale ai primi posti dell'agenda delle riforme dell'OMC;

7.   ritiene che l'esercizio proposto debba vertere in primo luogo sulle finalità stesse del sistema commerciale multilaterale al fine di impostare una cooperazione reciproca e renderlo coerente con l'azione condotta dalle altre organizzazioni internazionali; ritiene in particolare necessario rafforzare il coordinamento delle attività dell'OMC con quelle dell'OIL, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), del programma di sviluppo delle Nazioni Unite (PSNU), dell'Organizzazione mondiale per la sanità (OMS), della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) e del Protocollo di Kyoto sulle energie rinnovabili, onde garantire una maggiore coerenza nei processi decisionali di tali organizzazioni; è favorevole in tale ambito ad accordare all'OIL lo status di osservatore dinanzi all'OMC e a istituire un Comitato "commercio e lavoro decoroso" sul modello del comitato "commercio e ambiente";

8.   chiede che venga esaminato in modo approfondito il problema di affrontare meglio le preoccupazioni extracommerciali nell'ambito delle norme dell'OMC, allo scopo di permettere ai suoi membri di perseguire obiettivi politici legittimi, pur salvaguardando l'accesso al mercato; sottolinea a tale riguardo che gli sforzi per l'adozione di norme internazionali dovrebbero essere sostenuti con fermezza dall'Unione europea e che ai paesi in via di sviluppo dovrebbero essere concessi gli aiuti necessari affinché possano rispettare tali norme;

9.   chiede che in seno alle Nazioni Unite siano esaminate, in collegamento con l'OMC, le nuove relazioni da stabilire tra le organizzazioni multilaterali per assicurare la coerenza delle rispettive azioni e dei vari accordi e convenzioni internazionali nell'interesse dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà;

10.   è del parere che il requisito più difficile per la coerenza tra il sistema delle Nazioni Unite e l'OMC sia la necessità che quest'ultima adotti norme commerciali che rispettino pienamente i diritti dell'uomo e le norme sociali e ambientali;

11.   sostiene un'impostazione basata sugli incentivi concernente l'osservanza delle norme ambientali e sociali da parte dei membri dell'OMC, ma chiede anche l'esame di misure compatibili dell'OMC per affrontare il dumping sociale e ambientale;

12.   sostiene l'esigenza di un'analisi delle problematiche sociali, di genere e ambientali, come l'occupazione, i diritti dei lavoratori e le disposizioni correlate, nell'ambito del futuro esame del meccanismo di revisione della politica commerciale da parte dei membri dell'OMC;

13.   invita i partecipanti al dibattito a interrogarsi sui limiti dell'approccio dei negoziati commerciali per "cicli" di lunga durata che coinvolgono tutti i membri dell'OMC nella discussione di un'ampia gamma di temi sulla base di un "impegno unico"; riconosce i meriti storici di tale impostazione nell'attuazione e nello sviluppo del sistema commerciale multilaterale e nella realizzazione della progressiva liberalizzazione e degli impegni reciproci e reciprocamente utili; ritiene tuttavia che nei settori in cui sono stati compiuti sufficienti progressi (come è attualmente il caso della facilitazione commerciale) si potrebbe in futuro far ricorso ad altre formule più flessibili ed efficaci;

14.   reputa che la struttura istituzionale dell'OMC potrebbe essere migliorata distinguendo meglio le attività connesse alla negoziazione di nuove regole e di nuovi impegni da quelle legate all'attuazione degli accordi esistenti; sottolinea l'importanza di quest'ultimo tipo di attività, che non dovrebbe in nessun caso essere sacrificato in termini di risorse e di attenzione politica da parte dei membri dell'OMC;

15.   suggerisce che la pertinenza e l'applicabilità delle regole commerciali multilaterali in vigore dovrebbe essere oggetto di una regolare revisione in vista di un loro eventuale adattamento;

16.   invita a ridefinire il ruolo e il formato della Conferenza ministeriale; constata già la tendenza dei membri dell'OMC a privilegiare metodi più informali di coordinamento e decisione a tale livello e prende atto che nessuna riunione della Conferenza ministeriale è stata convocata per il 2007 nonostante quanto espressamente stipulato dall'accordo di Marrakech riguardo alla frequenza di tali riunioni; invita i membri dell'OMC a trarre insegnamenti da questo fatto;

17.   ribadisce l'importanza della dimensione parlamentare dell'OMC ai fini di un rafforzamento della legittimità democratica e della trasparenza dei negoziati dell'OMC; sottolinea l'importanza per l'OMC del lavoro svolto dalla Conferenza parlamentare - organizzata congiuntamente dal Parlamento europeo e dall'Unione interparlamentare (UIP) - le cui attività potrebbero essere intensificate;

18.   ricorda che i deputati, in quanto rappresentanti eletti dei cittadini, hanno un importante ruolo da svolgere nei negoziati commerciali e, in particolare, nei negoziati dell'OMC;

19.   sottolinea la necessità di creare un'assemblea parlamentare dell'OMC dotata di poteri consultivi, dato che l'OMC non ha responsabilità e legittimità democratiche, ed esprime apprezzamento per ogni eventuale riforma che rafforzerà la partecipazione dei deputati all'OMC;

20.   invita i membri dell'OMC a fornire un sostegno sufficiente ai loro deputati affinché possano partecipare allo sviluppo di una dimensione parlamentare all'OMC; esorta vivamente la Commissione ad adottare iniziative in tal senso presso l'OMC; sottolinea che, finché l'OMS non si assumerà tale responsabilità, la dimensione parlamentare dell'OMC sarà assicurata dalla Conferenza parlamentare sull'OMC organizzata congiuntamente dal Parlamento europeo e dall'UIP;

21.   chiede l'introduzione in seno all'OMC di un sistema decisionale più democratico che prenda in considerazione le opinioni di tutti i membri, tra cui figurano paesi che hanno raggiunto livelli di sviluppo diversi;

22.   non reputa realistico né tanto meno auspicabile rimettere in questione il principio del consenso nel processo decisionale dell'OMC, che garantisce, contrariamente alla votazione a maggioranza (o ponderata) la parità di tutti i membri; ritiene tuttavia che varie soluzioni potrebbero essere studiate per facilitare, caso per caso, l'emergere di tale consenso;

23.   riconosce le proposte presentate nella summenzionata relazione Sutherland in merito a un approccio plurilaterale che, nei casi di mancato raggiungimento di un accordo, preveda disposizioni di adesione (opt-in) o dissociazione (opt-out), ma ribadisce il suo impegno verso il multilateralismo e ammonisce che il plurilateralismo non comporterà necessariamente benefici per i paesi in via di sviluppo e potrà aggravare il divario tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo;

24.   osserva il moltiplicarsi, in seno all'OMC, di gruppi informali che riuniscono un numero più o meno grande di membri dell'OMC attorno a taluni interessi comuni, settoriali o regionali, e il ruolo spesso utile svolto da tali gruppi nella sintesi delle posizioni e nella formazione dei compromessi; invita i membri dell'OMC a riflettere sulla possibilità di inquadrare meglio la costituzione e il funzionamento di tali gruppi, in un'ottica di trasparenza e di efficacia, mettendo a loro disposizione i mezzi necessari per svolgere le loro attività;

25.   ricorda che la partecipazione effettiva e su un piede di parità di tutti i membri, in particolare dei paesi meno avanzati, deve essere prioritaria ai fini di qualsiasi riforma del sistema commerciale multilaterale;

26.   ritiene fondamentale rafforzare la partecipazione attiva dei paesi in via di sviluppo facendo in modo che si sentano pienamente rappresentati nel processo negoziale e siano in grado di identificare, esprimere e difendere i propri interessi commerciali, ad esempio introducendo un sistema di rappresentanza per coalizione invece che per un gruppo prestabilito di paesi, e assegnando risorse sufficienti allo sviluppo delle conoscenze e delle capacità tecniche di tali paesi; sottolinea che sono anche necessarie risorse adeguate affinché i paesi in via di sviluppo possano attuare efficacemente le norme dell'OMC, adeguarsi alle riforme e, così facendo, integrarsi meglio nel sistema commerciale mondiale;

27.   chiede che ci si adoperi per accrescere la partecipazione e la rappresentanza dei paesi in via di sviluppo nei Consigli direttivi e per potenziare i loro sistemi di controllo dei conti, trasparenza e buon governo interni;

28.   giudica lodevole la proposta della relazione Sutherland di includere modalità di finanziamento a favore dell'assistenza tecnica come diritto contrattuale dei paesi meno avanzati affinché essi possano partecipare in modo significativo al sistema multilaterale di scambi; sottolinea l'importanza critica che il potenziamento delle capacità ricopre per i paesi in via di sviluppo al fine di migliorare la loro abilità di negoziare, di individuare le necessità e le strategie e di rispettare gli impegni dell'OMC;

29.   ritiene che la questione ricorrente della creazione di una sorta di "Consiglio ristretto" o di "Comitato direttivo" dell'OMC destinato a preparare e a facilitare decisioni per consenso a livello del Consiglio generale meriterebbe di essere maggiormente esplorata; si chiede come potrebbe essere raggiunta una rappresentanza caso per caso e insiste sulle forti esigenze che tale organo debba rendere conto a tutti i membri dell'OMC e sia trasparente al suo interno;

30.   sottolinea il ruolo cruciale del segretariato dell'OMC e ritiene fondamentale che al suo interno vi sia una rappresentanza proporzionale di funzionari dei paesi sviluppati e dei paesi in via di sviluppo, affinché esso possa adempiere alle sue funzioni con maggiore efficacia;

31.   auspica che sia attentamente esaminata la questione del ruolo del segretariato dell'OMC e del suo Direttore generale; s'interroga sui limiti di un'applicazione troppo rigorosa del principio della gestione del sistema da parte dei governi dei membri dell'OMC (nozione di "member driven organisation"); ritiene necessario rafforzare i mezzi e le risorse finanziari e umani a disposizione del segretariato dell'OMC; osserva tuttavia che la concessione di poteri d'iniziativa agli organi dell'OMC affinché promuovano gli interessi "collettivi" solleva problemi di legittimità democratica, responsabilità e trasparenza;

32.   propone di lasciare un certo margine di manovra al segretariato dell'OMC per adottare iniziative d'interesse istituzionale, proporre formule di compromesso in caso di blocco e presiedere financo i lavori di taluni organi in un intento di continuità e di imparzialità; sottolinea la necessità di accompagnare tali proposte con una seria riflessione sulle modalità di assunzione dei membri del segretariato e sull'adeguatezza delle sue risorse ai compiti affidatigli;

33.   è convinto che l'assenza di una sufficiente differenziazione tra i paesi in via di sviluppo, nonostante la grande diversità dei loro livelli di sviluppo economico e delle loro particolari esigenze, possa costituire un ostacolo all'adozione di misure efficaci a favore di tali paesi, conformemente all'obiettivo proclamato dal ciclo di negoziati di Doha e possa andare a scapito dei paesi in via di sviluppo che ne hanno più bisogno; sollecita i paesi in via di sviluppo più avanzati ad assumersi la loro parte di responsabilità già durante l'attuale ciclo di negoziati e ad assicurare che il loro contributo sia proporzionato al loro livello di sviluppo e alla loro competitività (settoriale);

34.   ritiene che la rifusione del trattamento speciale e differenziato rivesta un'importanza cruciale per l'OMC sotto il profilo dello sviluppo; tale rifusione dovrebbe comprendere una nuova differenziazione in seno all'OMC tra i paesi in via di sviluppo e un approccio in merito al trattamento speciale e differenziato che si basi sulle necessità di sviluppo dei singoli paesi piuttosto che di gruppi di paesi; raccomanda il ricorso a criteri di differenziazione efficaci che tengano conto non solo della crescita del PIL, ma anche di indicatori quali l'indice di vulnerabilità economica e l'indice di commercio e sviluppo;

35.   ritiene che occorra esaminare seriamente la questione della categorizzazione o sottocategorizzazione, non solo dei paesi in via di sviluppo ma anche di tutti gli altri membri dell'OMC, sulla base di criteri obiettivi non esclusivamente legati al prodotto nazionale lordo, in vista di una possibile applicazione differenziata degli accordi esistenti o in corso di negoziazione;

36.   ritiene che la trasparenza nell'elaborazione e nella condotta di politiche commerciali sia una richiesta legittima della società, dei cittadini e dei deputati; si compiace dei reali progressi compiuti dall'OMC in materia di trasparenza esterna sin dalla sua creazione nel 1995, nonché dell'efficacia della sua politica di comunicazione; sottolinea l'importanza per gli operatori economici e per tutti i soggetti interessati della società civile di avere accesso permanente a un'informazione di qualità sulle norme commerciali multilaterali e sulla loro effettiva applicazione o su qualsivoglia deroga da parte dei membri dell'OMC;

37.   sostiene le idee proposte dal Direttore generale dell'OMC al fine di rafforzare i meccanismi riguardanti la "trasparenza attiva" nonché il monitoraggio e la sorveglianza efficaci dell'applicazione delle norme e degli impegni sottoscritti dai membri dell'OMC per assicurarne l'effettiva e integrale applicazione; invita l'OMC a proseguire i suoi sforzi in tale settore e chiede ai membri dell'OMC di assegnarle risorse sufficienti a tale scopo;

38.   ricorda che il memorandum d'accordo sulla composizione delle controversie è oggetto sin dal 1997 di negoziati destinati a chiarirne talune regole e a migliorarne l'applicazione; deplora l'assenza prolungata di risultati in tali negoziati; sostiene la proposta dell'Unione europea per un aumento dell'autonomia degli organismi di composizione delle controversie;

39.   è favorevole a che, nel processo di composizione delle controversie, d'ora in poi le "riunioni di fondo" (substantive meetings) con le parti dei gruppi speciali e dell'organo di appello, visto il carattere giurisdizionale della procedura, si svolgano pubblicamente così come avviene per le udienze di una corte, e che i documenti, in particolare le memorie delle parti o degli esperti, siano messi a disposizione del pubblico, salvo rare eccezioni debitamente giustificate;

40.   ritiene che il meccanismo di composizione delle controversie dell'OMC abbia nel complesso finora adempiuto con successo al suo compito, ma che sarebbero necessari taluni adeguamenti, in particolare a livello di attuazione delle raccomandazioni o delle decisioni dell'organo per la composizione delle controversie; è a favore della giudizializzazione del sistema di composizione delle controversie che ha aumentato la credibilità degli impegni dell'OMC, ponendo i membri dell'OMC su un piede di maggiore parità;

41.   sottolinea la necessità di garantire che l'organo per la composizione delle controversie interpreti le norme dell'OMC in modo da tenere in debito conto il diritto internazionale applicabile in materia ambientale e sociale e, qualora opportuno, esorta la Commissione e tutti i membri dell'OMC a modificare le norme dell'OMC a tale riguardo;

42.   prevede la possibilità di introdurre sanzioni nei confronti dei paesi che si rifiutano di conformare le proprie legislazioni o misure ai rispettivi obblighi, a beneficio dei paesi che sono lesi da tali legislazioni e misure, soprattutto allorché si tratta di piccole economie che non dispongono di un ricorso credibile a misure di ritorsione;

43.   invita i membri dell'OMC a cogliere quest'opportunità per impostare un più ampio dibattito su un'eventuale riforma di tale organizzazione per proseguire e concludere il processo di revisione del memorandum d'accordo sulla composizione delle controversie;

44.   ritiene che nel contesto dell'OMC dovrebbe anche essere promossa un'integrazione positiva, oltre alla riduzione o all'eliminazione delle barriere commerciali (integrazione negativa);

45.   ritiene che la questione delle adesioni dovrebbe altresì figurare nel programma di tale dibattito; deplora che taluni negoziati di adesione all'OMC si prolunghino talvolta al di là di ogni termine ragionevole a causa del blocco di un solo paese o di alcuni membri dell'OMC;

46.   invita i membri dell'OMC a riflettere sull'idea di uno status particolare di preadesione per i paesi candidati che, pur non avendo ancora concluso i negoziati bilaterali di accesso al mercato con i loro principali partner in seno all'organizzazione, si impegnino ad assumere senza indugio tutti gli obblighi risultanti dall'applicazione delle regole esistenti; insiste sul fatto che la decisione di ammettere o meno un nuovo paese membro all'OMC dovrebbe essere sempre adottata sulla base di considerazioni strettamente commerciali;

47.   reputa che l'iniziativa dell'Unione europea "Tutto fuorché le armi" rappresenti un esempio valido di accesso al mercato da parte dei paesi meno avanzati;

48.   rammenta che non è stata ancora applicato l'articolo XXXVIII, paragrafo 2, lettera a), dell'Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio "GATT 1994", in cui si afferma l'impegno di tutti i membri dell'OMC a favore della stabilizzazione e del miglioramento delle condizioni di mercato per i prodotti primari di particolare interesse per i paesi membri in via di sviluppo e reputa che un aspetto importante della riforma dell'OMC riguardi la messa in atto di azioni risolute in merito a tale articolo;

49.   sottolinea che il dibattito sulla riforma dell'OMC dovrebbe essere un esercizio di natura eminentemente politica e, per giungere a buon fine, esigerà un elevato livello di impegno e di determinazione da parte dei membri dell'OMC; lascia a questi ultimi la facoltà di decidere in seno a quale organo dell'OMC tali lavori dovrebbero essere condotti nonché in merito al ruolo che potrebbe svolgervi il Direttore generale; chiede peraltro che i parlamenti dei membri dell'OMC siano associati all'esercizio attraverso un contributo della Conferenza parlamentare sull'OMC;

50.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi candidati, ai governi e ai parlamenti degli altri membri dell'OMC, nonché all'OMC.

(1) GU C 296 del 18.10.2000, pag. 121.
(2) GU C 112 E del 9.5.2002, pag. 326.
(3) GU C 177 E del 25.7.2002, pag. 290.
(4) GU C 77 E del 26.3.2004, pag. 393.
(5) GU C 92 E del 20.4.2006, pag. 397.
(6) GU C 285 E del 22.11.2006, pag. 126.
(7) GU C 293 E del 2.12.2006, pag. 155.
(8) "Il futuro dell'OMC - Affrontare le sfide istituzionali del nuovo Millennio", relazione del Consiglio consultivo destinata al Direttore generale Supachai Panitchpakdi (OMC, gennaio 2005).


Accordo di libero scambio con il Consiglio di cooperazione del Golfo
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sull'accordo di libero scambio fra l'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo
P6_TA(2008)0181B6-0142/2008

Il Parlamento europeo,

–   vista la sua risoluzione del 13 luglio 1990 sul significato dell'accordo di libero scambio che verrà concluso tra la CEE e il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG)(1),

–   vista la sua risoluzione del 22 maggio 2007 sull'Europa globale – aspetti esterni della competitività(2),

–   vista la sua risoluzione del 23 maggio 2007 sulla promozione di un lavoro dignitoso per tutti,(3)

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni dal titolo "Europa globale: competere nel mondo – Un contributo alla strategia per la crescita e l'occupazione dell'UE" (COM(2006)0567),

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni dal titolo "un approccio comune europeo ai fondi sovrani" (COM(2008)0115),

–   visti l'accordo economico tra gli Stati del CCG, adottato il 31 dicembre 2001 a Mascate (Sultanato dell'Oman), e la dichiarazione di Doha del CCG sull'istituzione di un'unione doganale per il Consiglio di cooperazione degli Stati arabi del Golfo del 21 dicembre 2002,

–   visti l'articolo 188 C e l'articolo 188 N, paragrafo 6, lettera a), punto v), del trattato di Lisbona, a norma dei quali il Consiglio adotta la decisione relativa alla conclusione di accordi internazionali previa approvazione del Parlamento qualora tali accordi riguardino settori ai quali si applica la procedura legislativa ordinaria,

–   viste le relazioni annuali del Parlamento europeo sui diritti umani,

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che l'Unione europea dovrebbe continuare a privilegiare un sistema commerciale multilaterale basato su regole e istituito nel quadro dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), che rappresenta il contesto più adeguato per definire regole giuste ed eque in materia di commercio internazionale e garantire il loro rispetto;

B.   considerando che il rispetto e la promozione dei diritti umani sono essenziali per ogni accordo che l'Unione europea debba concludere con qualsiasi paese,

C.   considerando che il CCG è il sesto più grande mercato di esportazione dell'Unione europea e che l'Unione europea e il principale partner commerciale del CCG; considerando la diversificazione delle esportazioni dell'Unione europea verso i paesi del CCG, che sono costituite principalmente (56% nel 2006) da macchinari e materiali da trasporto, e considerando che le importazioni dell'Unione europea provenienti dai paesi del CCG consistono principalmente di carburanti e derivati,

D.   considerando che i paesi del CCG beneficiano attualmente di un accesso preferenziale al mercato dell'Unione europea nell'ambito del sistema delle preferenze generalizzate (SPG) dell'Unione europea,

E.   considerando che le imprese europee incontrano tuttora considerevoli ostacoli agli scambi negli Stati del CCG e che, in particolare, il limite massimo del 50% per la partecipazione alle imprese locali dissuade molte imprese europee dal realizzare investimenti in questi paesi,

1.   ritiene che un accordo commerciale con il CCG rappresenti un utile complemento al sistema multilaterale dell'OMC, a condizione che vada ben oltre le riduzioni tariffarie e affronti le questioni qualitative associate al commercio, ivi comprese disposizioni efficaci in materia di diritti dell'uomo nonché norme sociali e ambientali;

2.   ritiene che, alla luce della necessità di strutture di commercio più sostenibili per combattere il cambiamento climatico, l'accesso alle fonti energetiche sia una questione di definizione di norme multilaterali che non deve essere compromessa da accordi commerciali bilaterali in competizione per le condizioni di accesso più favorevoli;

3.   è preoccupato per i ritardi nel processo di negoziazione, ma prende atto con interesse degli importanti progressi realizzati nel 2007; invita entrambe le parti a compiere sostanziali progressi nei negoziati sulle questioni ancora aperte prima del vertice ministeriale UE-CCG del 26 maggio 2008;

4.   chiede alle istituzioni dell'Unione europea e al CCG che nello sviluppo e nell'espansione di relazioni economiche armoniose rafforzino il loro dialogo politico e sociale;

Accesso reciproco al mercato

5.   sottolinea l'importanza cruciale dell'accesso al mercato, in aggiunta alla riduzione o alla soppressione delle quote e delle tariffe nonché all'eliminazione delle barriere non tariffarie;

6.   invita la Commissione a definire attentamente misure nel settore delle norme sui prodotti (sostegno al rafforzamento delle capacità e scambio di risorse umane); ricorda che l'obiettivo finale delle norme concordate è la loro applicazione, il che implica l'inclusione di un meccanismo di risoluzione delle controversie;

7.   accorda priorità a un'efficace applicazione dei diritti di proprietà intellettuale; chiede che venga concluso un accordo di libero scambio di cui la cooperazione scientifica e tecnica e la proprietà intellettuale costituiscano una componente essenziale;

8.   esprime preoccupazione per il rischio di distorsioni della concorrenza provocate, in molti paesi del CCG, dalle sovvenzioni pubbliche o da altri vantaggi connessi all'accesso alle materie prime a costi inferiori ai prezzi mondiali pagati dagli operatori dell'Unione europea; ritiene che l'accordo di libero scambio dovrebbe riaffermare le attuali norme dell'OMC sulle sovvenzioni e sulle misure compensative;

9.   esprime preoccupazione per lo sviluppo asimmetrico degli investimenti transfrontalieri, in quanto si registra una diminuzione degli investimenti dell'Unione europea nella regione del CCG a fronte di un aumento degli investimenti del CCG nell'Unione europea; propone pertanto di migliorare la cooperazione nel settore della politica della concorrenza;

10.   sottolinea che tutte le sovvenzioni all'esportazione dovrebbero essere eliminate a breve termine e che occorre dare priorità anche alle restrizioni quantitative;

Questioni settoriali

11.   sottolinea l'importanza che l'accordo migliori la liberalizzazione dei servizi e degli investimenti, come pure degli appalti pubblici, nel rispetto dell'esigenza di garantire a tutti un servizio pubblico universale, accessibile e sostenibile a prezzi ragionevoli e di livello qualitativamente elevato;

12.   ritiene che l'accordo dovrebbe mirare a promuovere una maggiore trasparenza e responsabilità per quanto riguarda gli investimenti dei fondi sovrani;

13.   è preoccupato per le barriere non tariffarie quali le restrizioni sui servizi alle imprese, dove una riduzione di vincoli ingiustificati potrebbe portare le imprese dei paesi del CCG ad avere accesso a servizi bancari, assicurativi e legali a costi inferiori e più efficienti;

14.   plaude alla summenzionata comunicazione della Commissione su un approccio comune europeo ai fondi sovrani, in particolare la proposta di un codice di condotta che ne disciplini le attività di investimento; sottolinea l'importanza di valutare la partecipazione di tali fondi in settori europei delicati;

15.   chiede l'inclusione di una clausola che obblighi le imprese petrolchimiche dei paesi del CCG ad acquistare le loro materie prime ai prezzi internazionali; ritiene che l'accesso alle materie prime a prezzi bassi dovrebbe essere considerato al pari delle sovvenzioni che provocano distorsioni della concorrenza leale e pertanto al pari del dumping nel contesto dell'OMC;

16.   chiede alla Commissione di promuovere l'uso dell'euro nei futuri scambi commerciali fra gli Stati membri e il CCG;

Sviluppo sostenibile

17.   sottolinea che un accordo di libero scambio con qualsiasi paese o regione deve prevedere clausole vincolanti relative ai diritti umani e che tali clausole dovrebbero essere incluse nell'accordo quale clausola sospensiva;

18.   ritiene che un elemento essenziale dell'accordo sia un capitolo ambizioso sullo sviluppo sostenibile e ricorda che l'obiettivo ultimo è l'applicazione delle norme concordate; ritiene che questo capitolo debba essere quindi soggetto al meccanismo standard di composizione delle controversie;

19.   ritiene che la ratifica e la piena applicazione, da parte degli Stati membri del CCG, del quadro fissato dalla convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, dalla convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione e dalla convenzione internazionale sulla tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e i membri delle loro famiglie debbano svolgere un ruolo essenziale nel garantire che l'accordo di libero scambio sia accompagnato da norme anticorruzione, in materia di trasparenza e di carattere sociale;

20.   insiste sul rispetto dei principi democratici e dei diritti fondamentali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite del 10 dicembre 1948 per ispirare le politiche interne e internazionali delle parti; incoraggia gli sforzi intrapresi dagli Stati membri del CCG per affrontare il problema della discriminazione femminile, in particolare della discriminazione sul mercato del lavoro;

21.   si attende che l'accordo impegni le parti a ratificare le convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro e a garantire la loro effettiva applicazione; esorta la Commissione a esaminare modalità per fornire incentivi ai paesi che migliorano le norme sul lavoro, specialmente per i lavoratori migranti che rappresentano la maggioranza della forza lavoro in gran parte dei paesi del CCG;

22.   propone di introdurre un meccanismo inteso a permettere alle organizzazioni riconosciute impegnate a favore dei diritti dell'uomo e alle organizzazioni di lavoratori e datori di lavoro di avanzare richieste di azione, da trattare entro un termine determinato, che potrebbero dar luogo a disposizioni in materia di monitoraggio costante e di revisione, in modo da non allentare la pressione contro le violazioni dei diritti dei lavoratori;

23.   invita la Commissione a presentare una valutazione aggiornata dell'impatto sulla sostenibilità, in particolare per quanto riguarda le misure che potrebbero essere necessarie per mitigare l'impatto negativo su taluni gruppi o settori;

24.   chiede alla Commissione di tener conto del cambiamento avvenuto nella struttura degli scambi commerciali a seguito della liberalizzazione reciproca e in particolare dell'impatto sulle perdite di vantaggi preferenziali del SPG, al fine di definire le riduzioni tariffarie ottimali;

25.   sottolinea che oltre all'accordo di libero scambio è opportuno promuovere la cooperazione tra l'Unione europea e il CCG, in particolare nei settori quali lo sviluppo sostenibile, il cambiamento climatico e l'efficienza energetica, anche per quanto riguarda l'energia rinnovabile e il programma GALILEO;

26.   invita entrambe le parti a controllare i settori di maggiore cooperazione nel quadro dell'attuale partenariato euromediterraneo e in particolare in materia di investimenti esteri diretti;

Ruolo del Parlamento europeo

27.   si attende che il trattato di Lisbona entri in vigore prima della conclusione dei negoziati, richiedendo così il parere conforme per questo tipo di accordo; invita la Commissione a mettere il mandato negoziale del 2001 a disposizione del Parlamento;

o
o   o

28.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi del CCG e al Segretario generale del CCG.

(1) GU C 231 del 17.9.1990, pag. 216.
(2) Testi approvati, P6_TA(2007)0196.
(3) Testi approvati, P6_TA(2007)0206.


Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi
PDF 154kWORD 74k
Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sul Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi (2007/2203(INI))
P6_TA(2008)0182A6-0040/2008

Il Parlamento europeo,

–   visto il Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi (COM(2007)0140),

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles (8 - 9 marzo 2007), ivi compresa la politica energetica per l'Europa figurante all'allegato I,

–   vista la relazione dell'Agenzia europea per l'ambiente "Using the market for cost-effective environmental policy" (n. 1/2006),

–   visti gli articoli 2 e 6 del trattato CE, a norma dei quali le esigenze in materia di protezione ambientale devono essere integrate nei vari settori della politica comunitaria al fine di promuovere uno sviluppo delle attività economiche sostenibile in termini ambientali,

–   visto l'articolo 175 del trattato CE,

–   vista la decisione n. 2179/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 settembre 1998, relativa al riesame del programma comunitario di politica ed azione a favore dell'ambiente e di uno sviluppo sostenibile "Per uno sviluppo durevole e sostenibile"(1),

–   vista la revisione della strategia dell'Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile,

–   visto il Sesto Programma d'azione per l'ambiente,

–   viste le sue risoluzioni sulle strategie tematiche sull'ambiente urbano(2), per il riciclaggio dei rifiuti(3), per l'uso sostenibile delle risorse naturali(4) e per l'uso sostenibile dei pesticidi(5),

–   vista la sua risoluzione del 15 novembre 2007 intitolata "Limitazione del surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a + 2° C - La via da percorrere fino alla Conferenza di Bali sui cambiamenti climatici e oltre"(6),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e i pareri della commissione per i problemi economici e monetari e della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e (A6-0040/2008),

Obiettivi ambientali dell'Unione europea e relativi contesti

A.   considerando che i dati in materia di cambiamento climatico richiedono un'azione energica volta a limitare gli effetti del fenomeno, che il Consiglio europeo ha fissato come obiettivo minimo di riduzione delle emissioni di CO2 il 20% entro il 2020 e il 60% entro il 2050 e che il Consiglio europeo ha fissato come obiettivi il 20% di energie rinnovabili nel consumo di energia e un miglioramento del 20% dell'efficienza energetica entro il 2020,

B.   considerando che il Parlamento, nella sua suddetta risoluzione del 15 novembre 2007, sottolinea che i paesi industrializzati devono impegnarsi a ridurre le loro emissioni almeno del 30% entro il 2020 e del 60-80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990,

C.   considerando che esistono vari tipi di inquinamento e che vi è il rischio di esaurimento delle risorse naturali,

D.   considerando gli elevati rischi di estinzione di numerose specie animali e vegetali e l'obiettivo fissato dall'Unione europea di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010,

E.   considerando l'aumento crescente nell'Unione europea del traffico legato soprattutto al trasporto di merci e il conseguente incremento del consumo energetico,

F.   considerando che gli strumenti di mercato (MBI) sono importanti ai fini dell'applicazione del principio "chi inquina paga" e, più in generale, per poter tener conto efficacemente dei costi nascosti della produzione e del consumo che si ripercuotono sulla salute umana e l'ambiente,

G.   considerando le forti disparità esistenti tra gli Stati membri sia in tema di fiscalità ambientale (tra il 2% e il 5% del PIL) sia in tema di utilizzazione di MBI e che la percentuale delle tasse ambientali sul PIL degli Stati membri è diminuita negli ultimi cinque anni,

H.   considerando che le tasse sull'energia rappresentano in media il 76% della fiscalità ambientale e quelle sui trasporti il 21%,

I.   considerando che a sostenere una quota assai elevata di tasse ambientali sono le famiglie, mentre gli altri settori economici sono i primi consumatori di energia, d'acqua e di trasporti,

J.   considerando che la riforma delle sovvenzioni dannose per l'ambiente può contribuire a contrastare il cambiamento climatico, far progredire lo sviluppo sostenibile e mantenere la competitività internazionale dell'Unione europea,

K.   considerando che le reazioni alle previsioni in materia di impatto globale del cambiamento climatico non devono portare soltanto a scindere la crescita dai modi di produzione e di consumo, ma anche al cambiamento del nostro modello di sviluppo socioeconomico,

L.   considerando che gli attuali indicatori economici del PIL non sono più sufficienti per valutare correttamente la realtà sociale, economica ed ambientale e che essi non prendono in considerazione le ripercussioni ambientali delle attività umane cui occorre far fronte, e che sarebbe opportuno prendere in considerazione nuovi indicatori ambientali nel calcolo della ricchezza prodotta per tener maggiormente conto di tali cambiamenti,

Critiche del Libro verde

1.   si compiace del riferimento al principio "chi inquina paga", ma deplora il nesso debole o inesistente quando si tratta di concepire e calibrare gli attuali strumenti di politica ambientale; sottolinea che il principio "chi inquina paga" consente di fissare un prezzo reale includendo nel prezzo del prodotto il costo dell'eliminazione dell'inquinamento e l'indennizzo dei danni causati col processo produttivo; sottolinea che di fatto la produzione e i prodotti che inquinano in definitiva sono più costosi se il prezzo include tutti i fattori esterni, dato che la prevenzione è meno costosa di qualsiasi ripristino o indennizzo;

2.   si rammarica per l'assenza di uno studio approfondito sui vantaggi di una differenziazione tra gli MBI mirati al consumatore rispetto quelli a livello del produttore;

3.   sottolinea che il principio "chi inquina paga" non può limitarsi a far pagare il consumatore finale, in particolare i nuclei familiari;

4.   deplora che il Libro verde si concentri essenzialmente sull'inquinamento atmosferico e sul riscaldamento climatico e trascuri nel complesso gli altri impatti negativi sull'ambiente dei processi di produzione e di distribuzione e dei modi di consumo;

5.   condivide il parere della Commissione sulla diversità degli MBI e sulla distinzione tra tasse ed oneri, questi ultimi rappresentati normalmente da un pagamento in contropartita di un servizio o di un costo chiaramente definito; sottolinea la necessità di disporre di strumenti tanto incitativi quanto dissuasivi onde realizzare gli obiettivi in materia di protezione dell'ambiente e della salute come pure della strategia di sviluppo sostenibile;

6.   deplora che la dimensione internazionale sia evocata troppo rapidamente e che non siano ancora state introdotte misure volte a ridurre al massimo le distorsioni di concorrenza tra regioni e settori industriali;

Misure

7.   si compiace del Libro verde; sollecita la Commissione a mettere a punto una chiara strategia sull'uso degli MBI per determinare il prezzo dei danni ambientali e correggere le carenze di mercato riscontrate nel settore, strategia che comprenda la fiscalità, la revisione del sistema comunitario di scambio delle emissioni (ETS) e la politica in materia di scambi commerciali e tecnologica;

8.   chiede alla Commissione di esaminare e preparare, al momento di mettere a punto la sua strategia di attuazione per gli strumenti di mercato, una relazione organica sull'efficacia degli strumenti normativi in campo ambientale attualmente applicati dall'Unione europea al fine di individuare i settori in cui sarebbe opportuno sostituire la legislazione in vigore con MBI;

9.   chiede alla Commissione di utilizzare uno studio comparativo sugli MBI esistenti, per valutarne l'efficacia e incoraggiare lo scambio di buone prassi tra gli Stati membri;

10.   invita l'Unione europea a distinguere la ricchezza economica lorda pro capite dalla ricchezza economica, sociale ed ambientale netta conformemente all'indicatore di progresso reale (IPR); invita, pertanto, la Commissione e gli Stati membri a studiare più attentamente la possibilità di misurare la crescita europea utilizzando indicatori "verdi"(7) che documentino la ricchezza perduta a causa dei danni ambientali,

11.   riconosce che l'internalizzazione totale dei costi ambientali è un requisito indispensabile per creare una concorrenza equa fra le varie imprese e per aumentare gli incentivi economici alla produzione e al consumo più puliti e stimolare l'innovazione di tecnologie più pulite;

12.   riconosce che l'incapacità di internalizzare i costi ambientali equivale a sovvenzionare attività dannose per l'ambiente;

13.   sottolinea che l'esistenza di un gran numero di sovvenzioni dannose per l'ambiente negli Stati membri aggrava l'inquinamento e pregiudica gravemente il principio "chi inquina paga";

Principi

14.   sottolinea che il principio "chi inquina paga" è uno dei pilastri della politica ambientale dell'Unione europea, e che esso sottintende che le esternalità devono essere internalizzate nei prezzi di mercato per garantire che questi ultimi riflettano i reali costi di produzione o dei danni causati all'ambiente e alla salute; nota che l'attuazione del principio "chi inquina paga" lascia molto a desiderare nella maggior parte degli Stati membri;

15.   fa presente che gli MBI comprendono un'ampia gamma di meccanismi destinati a soddisfare esigenze specifiche, ad esempio i permessi negoziabili, che sono stati ideati per ridurre l'inquinamento (ad es. le emissioni di CO2), le tasse ambientali, che incidono sui prezzi e influenzano quindi il comportamento di produttori e consumatori, le tasse ambientali, destinate a coprire i costi dei servizi ambientali, le sovvenzioni ambientali, intese a sostenere lo sviluppo di tecnologie più pulite, ecc.;

16.   riconosce che gli MBI utilizzati a fini di politica ambientale sono uno dei mezzi più efficaci che consentono di raggiungere obiettivi ambientali a un costo ragionevole; sottolinea, tuttavia, che tali strumenti devono essere completati da altre misure quali standard di efficienza, obiettivi in materia di emissioni, ecc.;

17.   rileva che gli MBI dovranno svolgere un ruolo fondamentale quanto al raggiungimento dell'obiettivo dell'Unione europea che prevede, entro il 2020, una quota del 20% di energia rinnovabile nel consumo globale di energia;

18.   ritiene che la transizione verso uno sviluppo sostenibile ed un'economia senza carbonio richieda simultaneamente strumenti dissuasivi (per esempio tasse ed imposte) e strumenti incitativi (per esempio sistemi di scambio);

19.   sottolinea che lo sviluppo di strumenti misti servirà ad ottimizzare l'uso degli MBI; in tale contesto ritiene che questi ultimi possano fornire un notevole contributo alla realizzazione degli obiettivi dell'Agenda di Lisbona;

20.   è dell'avviso che le misure concernenti la politica energetica e il clima che vengono adottate nell'ambito di un approccio globale, sia a livello dell'Unione europea che degli Stati membri, devono essere in linea con gli obiettivi concordati a Lisbona e a Göteborg;

21.   ritiene che gli MBI siano un metodo adeguato ed efficace per internalizzare gli effetti esterni e che dovrebbero venire utilizzati con maggiore frequenza, senza tuttavia sostituirsi agli strumenti amministrativi, ma piuttosto integrandoli;

22.   sottolinea che l'attuazione degli MBI utilizzati per diminuire gli impatti negativi in genere e dell'inquinamento debbano essere basati sull'efficacia ambientale; ritiene che le conseguenze sociali dell'attuazione degli MBI devono essere compensate da specifiche misure quali prezzi soglia, riduzione dei tassi, sovvenzioni, ecc. per le famiglie a basso reddito; ritiene inoltre necessario adottare misure volte a penalizzare i consumi eccessivi;

23.   ricorda che la direttiva 2003/96/CE del Consiglio, del 27 ottobre 2003, che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità(8) ("direttiva sulla tassazione dell'energia") prevede che, a talune condizioni, la tassazione possa essere integralmente o parzialmente sostituita da MBI alternativi, ivi compreso, in particolare, l'ETS dell'Unione europea;

24.   insiste sul ruolo importante svolto dalla fiscalità ambientale per raggiungere gli obiettivi ambientali;

25.   ritiene che gli MBI comunitari non possano limitarsi ai sistemi di scambi di diritti di emissione o di quote di emissione e che altri schemi possibili debbano essere previsti, come ad esempio l'eventuale instaurazione di una tassa sul carbonio in contropartita di una diminuzione delle sovvenzioni alle energie fossili;

26.   sottolinea il fatto che le tasse legate all'ambiente non dovrebbero essere considerate innanzitutto un mezzo per aumentare le entrate fiscali bensì uno strumento per prevenire ogni inquinamento pregiudizievole o degrado ambientale e, per questo tramite, accrescere il benessere della società, a costi ragionevoli; insiste sul fatto che l'imposizione di tasse su fattori negativi come l'inquinamento dovrebbe essere compensata attraverso una riduzione di quelle sui fattori positivi come il lavoro;

27.   ricorda che nonostante l'unanimità in materia fiscale i trattati offrono la possibilità di una cooperazione rafforzata e che esiste il metodo aperto di coordinamento; invita pertanto gli Stati membri a progredire in materia di fiscalità ambientale a livello europeo per impedire qualsiasi dumping fiscale;

28.   rileva che un maggiore coordinamento a livello dell'Unione europea in materia di tasse ambientali e lo scambio di migliori prassi agevoleranno la riforma; sostiene in particolare le proposte volte a consentire agli Stati membri di ridurre le aliquote IVA o di offrire crediti fiscali per prodotti ad efficienza energetica e materiali a risparmio energetico; sottolinea tuttavia che gli Stati membri dovrebbero decidere da soli cosa sia opportuno per i propri sistemi fiscali;

29.   rileva i vantaggi di riforme fiscali ambientali; invita gli Stati membri ad attuare tali riforme per alleviare, tra l'altro, la povertà energetica e sostenere tecnologie a basse emissioni di carbonio, risparmi energetici, efficienza energetica e tecnologie rinnovabili;

30.   appoggia la riduzione della fiscalità sul lavoro al livello nazionale, ma sottolinea che essa non è connessa alla sola riforma della fiscalità ambientale;

31.   ritiene che la modulazione dei prezzi sia uno dei modi per influenzare i modi di produzione e di consumo e per stimolare gli utenti a selezionare modi di trasporti più rispettosi dell'ambiente riducendo ad esempio i prezzi dei trasporti pubblici; ritiene che gli aumenti dovuti all'uso degli MBI debbano essere prevedibili e tenere conto se opportuno della situazione particolare di ogni Stato membro; sottolinea tuttavia che le misure di prezzo possono avere un impatto limitato a causa della scarsa elasticità di taluni settori e di alcune categorie di consumatori;

32.   sottolinea la necessità di disporre di dati precisi sui costi ambientali e sociali relativi all'intero ciclo di vita dei prodotti e dei servizi; invita la Commissione a proporre metodi di valutazione di suddetti costi;

33.   si compiace della recente conferenza "Al di là del PIL" organizzata dalla Commissione, dal Parlamento europeo, dall'OCSE, dal Fondo mondiale per la natura (WWF) e dal Club di Roma, così come delle conclusioni essenziali che ne sono state tratte; sottolinea quanto sia importante completare il PIL con altri indicatori onde misurare il benessere e i progressi della nostra società, soprattutto per quanto riguarda l'impatto della crescita economica sull'atmosfera e sugli ecosistemi;

34.   ritiene che gli MBI possano contribuire a promuovere la ricerca e l'ecoinnovazione in quanto, attraverso la tassazione dei prodotti e dei servizi che non rispettano l'ambiente o l'impiego di norme ecologiche, i produttori sono indotti a investire nella ricerca su prodotti o servizi più efficaci sul piano energetico;

Quali strumenti per quale settore?

35.   riconosce nondimeno che nella sua versione attuale l'ETS dell'Unione europea ha un campo di applicazione troppo ristretto rispetto alle molteplici fonti di gas a effetto serra (GHG) e dei settori implicati, e che i miglioramenti necessari dovranno essere apportati dalla Commissione e dagli Stati membri per ottimizzare l'ETS dell'Unione europea nella terza fase del progetto a partire del 2013;

36.   esorta pertanto la Commissione a rafforzare l'ETS dell'Unione europea di GHG fissando una soglia sempre più rigorosa ed estendendola ai maggiori emittenti, quale mezzo principale per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei GHG previsti per il 2020;

37.  sottolinea pertanto l'urgente necessità di rivedere l'ETS dell'Unione europea per colmare in modo efficace le lacune riscontrate nel periodo di prova inclusi i profitti di ritorno delle società acquisiti grazie alla distribuzione di quote CO2 a titolo gratuito (si pensi alle grandi società produttrici di elettricità); sottolinea che la Strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile adottando con vigore il principio "chi inquina paga" fa sì che l'ETS dell'Unione europea sia concentrato soprattutto sulla messa all'asta delle licenze di emissione e su un tetto massimo di emissioni coerente con l'obiettivo di riduzione del 30% previsto per l'Unione europea per il 2020, includendo limiti quantitativi e criteri qualitativi per l'uso degli stanziamenti ai progetti del meccanismo per lo sviluppo pulito/attuazione comune;

38.   sottolinea a tale proposito l'importanza di incoraggiare lo sviluppo del mercato globale di carbonio al fine di raggiungere i tagli alle emissioni estensive necessari in maniera efficace rispetto ai costi;

39.   ritiene che un'utilizzazione maggiore degli MBI nel settore dei trasporti sia particolarmente essenziale all'internalizzazione totale dei costi ambientali e sociali di tutti quanti i modi di trasporto; ritiene in particolare che lo scarso tasso di internalizzazione del traffico stradale abbia effetti dannosi sulla competitività di altri modi di trasporto come la ferrovia, nonché dal punto di vista della promozione delle tecnologie più efficaci e più pulite;

40.   si compiace della proposta della Commissione di includere il settore dell'aviazione nel sistema ETS dell'Unione europea, ma ritiene necessaria l'adozione di misure parallele e complementari come una tassa sul cherosene e tasse sulle emissioni di ossidi d'azoto (NOx) per contenere le incidenze del cambiamento climatico nel settore;

41.   chiede con insistenza alla Commissione di presentare entro il 2009 un progetto legislativo per la riduzione dei GHG dovuti ai trasporti marittimi, dal momento che in proposito il settore non è soggetto ad alcuna normativa comunitaria o internazionale;

42.   è del parere che la tassazione dell'energia dovrebbe rimanere uno strumento secondario e complementare ai fini della riduzione dei GHG, da usare esclusivamente per le emissioni sulle quali l'ETS dell'Unione europea non può incidere direttamente o indirettamente;

43.   ricorda che il settore dei trasporti e quello dell'edilizia rappresentano gran parte della domanda di energia e dell'emissione di CO2 non coperte dagli ETS dell'Unione europea;

44.   ritiene che la revisione della direttiva sulla tassazione dell'energia e di quella dei mezzi di trasporto pesanti(9) (Direttiva Eurobollo) dovrebbe essere condotta congiuntamente e rapidamente per evitare l'accavallarsi di misure aventi il medesimo obiettivo e per modificare la fiscalità ambientale per riorientare rapidamente verso la consapevolezza ambientale i comportamenti dei vari settori economici, soprattutto grazie all'internalizzazione dei costi esterni;

45.   ritiene necessario rendere obbligatoria l'applicazione della direttiva Eurobollo in tutti gli Stati membri e modificarla per consentire l'internalizzazione dei costi esterni grazie alla tariffazione delle infrastrutture, in particolare del trasporto stradale; ritiene che per evitare i trasferimenti di traffico verso le vie escluse dalla direttiva Eurobollo l'ambito di applicazione di quest'ultima dovrebbe essere esteso all'intera rete stradale;

46.   sottolinea la necessità di applicare i principi di una migliore regolamentazione all'uso degli MBI e di evitare doppioni e strumenti complessi; appoggia la modifica della direttiva sulla tassazione dell'energia al fine di garantire ai partecipanti all'ETS dell'Unione europea di non pagare due volte per le emissioni, cioè sia a livello commerciale che fiscale;

47.   ritiene che nell'ambito della revisione della legislazione sulla tassazione dei prodotti energetici il tasso minimo delle tasse sui trasporti per uso industriale o commerciale dovrebbe essere innalzato; sostiene la differenziazione della tassazione in componente energetica e componente ambientale sulla base del livello di emissione di CO2;

48.   invita la Commissione e gli Stati membri a valutare le deroghe e le esenzioni contenute nella direttiva sulla tassazione dell'energia e a considerare quale fonte energetica a base di combustibile fossile debba essere esonerata in futuro dalla tassazione, rispettando contemporaneamente il campo d'applicazione e lo spirito della direttiva ed evitando una duplicazione degli oneri per gli operatori conseguente all'applicazione di altri regimi fiscali o di altri sistemi di scambio di quote;

49.   chiede che si faccia maggiormente ricorso agli MBI per realizzare negli Stati membri e nell'Unione europea gli obiettivi di politica ambientale in generale e, in particolare, per internalizzare i costi esterni; a tale proposito ritiene che occorra fare tuttavia attenzione a che la sovranità degli Stati membri in campo fiscale non porti a distorsioni della concorrenza e propone ad esempio l'uso di MBI ancora più prossimi al mercato per promuovere l'efficienza energetica e la coibentazione termica degli edifici;

50.   invita gli Stati membri a rafforzare le loro politiche di incentivi per il settore dell'edilizia per promuovere una riduzione della domanda di energia e delle emissioni di CO2; sottolinea l'importanza di sostenere lo sviluppo delle abitazioni ad energia passiva e ad energia positiva;

51.   propone che dispositivi di compensazione ispirati ai meccanismi del Protocollo di Kyoto e atti a fornire incentivi finanziari siano aperti al finanziamento di lavori di miglioramento dell'efficacia energetica nel settore degli alloggi e del bilancio del carbonio dei trasporti urbani;

Strumenti e settori specifici

52.   ritiene che la riforma delle sovvenzioni dannose per l'ambiente non debba limitarsi alla PAC; ritiene che nel settore dei trasporti, in particolare quelli stradali, sia necessaria a questo proposito un'azione tempestiva e determinata; invita la Commissione a proporre sollecitamente una tabella di marcia per sopprimere gradualmente ma rapidamente le sovvenzioni dannose per l'ambiente conformemente alla decisione del Consiglio europeo sulla revisione della strategia per lo sviluppo sostenibile;

53.   concorda con la Commissione sul fatto che l'abolizione delle sovvenzioni dannose per l'ambiente costituisce una misura complementare essenziale per realizzare lo sviluppo sostenibile e, in particolare, gli obiettivi indicati dai Capi di Stato e di governo dell'Unione europea in relazione all'agenda integrata per il cambiamento climatico e l'energia;

54.   si aspetta dalla Commissione che la revisione degli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato per la protezione dell'ambiente tenga realmente conto della necessità di influire sui modi di produzione, di circolazione, di trasporto e di consumo e di ridurre la quantità di rifiuti;

55.   ricorda la normativa comunitaria esistente in materia di rifiuti, ma deplora che essa non abbia affrontato il problema del volume dei rifiuti nell'Unione europea; invita la Commissione e gli Stati membri a riflettere su un quadro legislativo in materia di tassazione dei rifiuti al fine di prevenire la loro produzione e di ridurre a medio termine il volume dei rifiuti prodotti nell'Unione europea;

56.   valuta positivamente l'accento posto sugli MBI per l'attuazione della direttiva quadro sulle acque(10) e reputa estremamente importante internalizzare nel prezzo dell'acqua i costi legati all'estrazione delle acque sotterranee, al deterioramento della qualità dell'acqua e agli impianti di trattamento; sottolinea che la direttiva quadro sulle acque può servire da riferimento per la definizione di MBI a favore dell'ambiente; sollecita la Commissione ad analizzarne l'applicazione negli Stati membri e ad utilizzare la strategia comune di attuazione della direttiva quadro sulle acque, unitamente ai bacini idrografici pilota, per esplorare e promuovere le migliori prassi; sollecita gli Stati membri a intensificare gli sforzi per dare corretta attuazione alla direttiva quadro sulle acque, e in particolare per garantire che tutti i consumi idrici siano oggetto di una valutazione economica comprendente i costi di utilizzazione della risorsa e i costi ambientali, laddove tali criteri serviranno segnatamente per elaborare una politica di tariffazione delle acque;

57.   invita la Commissione e gli Stati membri a istituire un sistema di imposte o tasse volto a ridurre la quantità di pesticidi utilizzati e a impiegare pesticidi meno tossici e meno nocivi per l'ambiente e per la salute;

58.   ritiene che l'introduzione di un'aliquota ridotta di IVA sui prodotti ecologici debba essere rigorosamente inquadrata perché ne possano realmente beneficiare i consumatori e vada accompagnata da dispositivi complementari come l'ecoetichettatura onde porre in essere un sistema che consenta di comparare facilmente i prodotti;

59.   riconosce le difficoltà di creare MBI volti a mantenere o ad aumentare la biodiversità e servizi di ecosistemi e a risolvere problemi di natura locale; invita la Commissione a continuare a riflettere sul tema di valutare i costi della perdita della biodiversità e sull'eventuale uso degli MBI, tenendo conto del fatto che salvaguardare o migliorare la biodiversità in un settore non deve portare alla perdita della biodiversità in un altro settore a causa delle sue possibili conseguenze locali;

60.   nota con interesse a tale proposito gli ETS di NOx e di SO2 attuati da taluni Stati membri, visto che questi regimi permettono di risolvere nel modo più efficiente possibile dal punto di vista dei costi i problemi causati da questo tipo di inquinante atmosferico; sottolinea che l'eventuale introduzione di ETS per l'NOx e lo SO2 deve tenere conto della situazione locale nella quale dette emissioni vengono rilasciate e limitarsi a zone geografiche chiaramente definite;

61.   chiede alla Commissione di prevedere tra le sue iniziative il mantenimento degli attuali meccanismi adottati dagli Stati membri per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili; sottolinea che sono necessarie valutazioni complementari soprattutto per quanto riguarda i cicli di vita dei biocarburanti onde determinare se essi sono prodotti in modo ecologicamente sostenibile;

62.   sottolinea la necessità che gli MBI siano concepiti in modo tale da non incidere negativamente sulla competitività delle industrie esposte alla concorrenza internazionale, come quelle ad alto consumo di energia, per evitare una diminuzione delle vendite dovuta alle importazioni e l'eventuale delocalizzazione della produzione, e quindi dell'impatto ambientale, al di fuori dell'Unione europea;

63.   invita la Commissione a elaborare uno studio di fattibilità sull'introduzione di una "carta della CO2" per le persone e le PMI per registrare il consumo energetico e i gas a effetto serra emessi;

64.   si compiace del fatto che, in aggiunta alla tassazione e ai sistemi di scambio delle emissioni, stanno emergendo anche altri strumenti finanziari, in particolare la crescente disponibilità di investimenti verdi/etici, ad esempio le obbligazioni verdi, che assicurano una maggiore consapevolezza e offrono una scelta di mercato agli investitori;

65.   riconosce la funzione di sostegno che le società d'investimento in capitale di rischio e di "private equity" svolgono ai fini dell'investimento nel settore delle tecnologie a basse emissioni di carbonio;

La dimensione internazionale

66.   rileva che le economie europee rappresentano più del 35% dell'interscambio mondiale di beni ambientali e che le imprese europee sono quindi in condizione di trarre vantaggio da un'economia verde globale, il che compensa almeno in parte l'impatto sul PIL;

67.   sostiene l'opportunità di esaminare uno strumento di adeguamento alle frontiere al fine di evitare tra l'altro "fughe di carbonio" che potrebbero mettere in pericolo gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e per preservare la competitività economica dell'Unione; invita la Commissione a basarsi sugli studi condotti in taluni Stati membri per riferire al Parlamento europeo in merito alla possibile adozione di tale strumento; sottolinea tuttavia che eventuali misure di aggiustamento alle frontiere andrebbero applicate solo in caso di fallimento degli sforzi volti a raggiungere un accordo su una riduzione vincolante delle emissioni di CO2 a livello internazionale;

68.   ritiene che per ragioni di accettazione a livello internazionale tale strumento dovrebbe tener conto delle migliori tecniche disponibili ed essere favorevole ai paesi terzi soprattutto a quelli in via di sviluppo;

69.   riconosce che parametri di riferimento e impegni internazionali vincolanti per tutti i settori esposti alla concorrenza andrebbero privilegiati rispetto ad eventuali aggiustamenti fiscali alle frontiere volti a compensare le distorsioni fra i partner commerciali;

o
o   o

70.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU L 275 del 10.10.1998, pag. 1.
(2) Risoluzione del Parlamento europeo del 26 settembre 2006 sulla Strategia tematica sull'ambiente urbano (GU C 306 E del 15.12.2006, pag. 182).
(3) Risoluzione del Parlamento europeo del 13 febbraio 2007 sulla Strategia tematica sul riciclaggio di rifiuti (GU C 287 E del 29.11.2007, pag. 168).
(4) Risoluzione del Parlamento europeo del 25 aprile 2007 sulla Strategia tematica per l'uso sostenibile delle risorse naturali (GU C 74 E del 20.3.2008, pag. 660).
(5) Risoluzione del Parlamento europeo del 24 ottobre 2007 sulla Strategia tematica per l'uso sostenibile di pesticidi (Testi approvati, P6_TA(2007)0467).
(6) Testi approvati, P6_TA(2007)0537.
(7) Indicatori ambientali o indicatori che tangono conto dell'ambiente, quali IBED (Indicatore del benessere sostenibile) o ISEW (Indicatore del benessere economico sostenibile), IPR.
(8) GU L 283 del 31.10.2003, pag. 51.
(9) Direttiva 93/89/CEE del Consiglio, del 25 ottobre 1993, relativa all'applicazione da parte degli Stati membri delle tasse su taluni autoveicoli commerciali adibiti al trasporto di merci su strada, nonché dei pedaggi e diritti d'utenza riscossi per l'uso di alcune infrastrutture (GU L 279 del 12.11.1993, pag. 32).
(10) Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque (GU L 327 del 22.12.2000, pag. 1).


Principi internazionali di informativa finanziaria e governance dell'Organismo internazionale di normalizzazione contabile
PDF 241kWORD 78k
Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sui principi internazionali di informativa finanziaria (IFRS) e la governance dell'Organismo internazionale di normalizzazione contabile (IASB) (2006/2248(INI))
P6_TA(2008)0183A6-0032/2008

Il Parlamento europeo,

–   visto che il regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 luglio 2002, relativo all'applicazione di principi contabili internazionali(1),

–   vista la sua risoluzione del 4 luglio 2006 sui recenti sviluppi e le prospettive in materia di diritto societario(2),

–   vista la prima relazione della Commissione al Comitato europeo dei valori mobiliari (ESC) e al Parlamento sulla convergenza tra gli IFRS e i principi contabili generalmente ammessi (GAAP) di paesi terzi,

–   visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione sullo stato di avanzamento dei lavori relativi alla governance dell'IASB (Organismo internazionale di normalizzazione contabile) e dell'IASCF (International Accounting Standards Committee Foundation) del luglio 2007,

–   viste le conclusioni del Consiglio del 10 luglio 2007 sulla governance e il finanziamento dell'IASB e dell'11 luglio 2006 sul finanziamento dell'Organismo internazionale di normalizzazione contabile,

–   visto il rapporto della BCE del 19 dicembre 2006, dal titolo "Assessment of accounting standards from a financial stability perspective" (valutazione dei principi contabili sotto il profilo della stabilità finanziaria),

–   vista la lettera dell'EFRAG all'IASB sull'exposure draft (documento d'informazione) relativo ai principi contabili internazionali di informativa finanziaria per le piccole e medie imprese (IFRS per PMI),

–   viste le lettere inviate il 3 ottobre 2007 dalla presidente della sua commissione per i problemi economici e monetari alla Commissione europea, in risposta alla consultazione della Commissione statunitense di vigilanza sulla borsa valori (SEC), e ai presidenti delle commissioni omologhe del Congresso degli Stati Uniti,

–   vista la dichiarazione della Commissione, della Financial Services Agency (Agenzia di vigilanza finanziaria) del Giappone, dell'Organizzazione internazionale delle commissioni dei valori mobiliari (IOSCO) e della predetta SEC, del 7 novembre 2007, sul rafforzamento della governance dell'IASCF,

–   vista la decisione della SEC del 21 dicembre 2007 sugli IFRS per le società di emissione straniere,

–   vista la quarta direttiva 78/660/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1978, basata sull'articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del Trattato e relativa ai conti annuali di taluni tipi di società(3) e la settima direttiva 83/349/CEE del Consiglio, del 13 giugno 1983, basata sull'articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del Trattato e relativa ai conti consolidati(4) (quarta e settima direttiva sul diritto societario),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e il parere della commissione giuridica (A6-0032/2008),

A.   considerando che il concetto di IFRS è stato messo a punto al fine di definire concretamente principi globali di informativa finanziaria a livello mondiale per le società quotate in borsa,

B.   considerando che dal gennaio 2005 le società dell'Unione europea quotate in borsa sono tenute ad applicare i principi contabili internazionali nella redazione dei loro conti consolidati,

C.   considerando che, ai sensi del regolamento (CE) n. 1606/2002, l'IASCF/IASB è stata di fatto elevata al rango di organo normativo,

D.  confermando la sua posizione espressa ai paragrafi da 37 a 39 della suddetta risoluzione del 4 luglio 2006 sui recenti sviluppi e le prospettive in materia di diritto societario,

E.   considerando la necessità che le esperienze e le competenze acquisite dall'Unione europea successivamente all'adozione degli IFRS siano utilizzate nella discussione sull'ulteriore sviluppo dell'IASCF/IASB; considerando che le giurisdizioni che non hanno rinunciato ai propri principi contabili, ma si sono semplicemente impegnate nel processo di convergenza, potrebbero non disporre delle stesse esperienze o competenze,

F.   considerando che i 17 mesi trascorsi prima della nomina del nuovo Presidente dell'IASCF inducono a interrogarsi sull'efficacia dell'attuale processo di selezione e di nomina dei membri di tale organismo,

G.   considerando che l'Unione europea dovrebbe passare da un atteggiamento reattivo a un atteggiamento proattivo nei confronti dell'IASCF/IASB,

H.   considerando che la crisi dei mutui "subprime" dell'estate 2007 ha posto in rilievo l'importanza dell'insieme dei principi contabili, in particolare i concetti di "fair value" e di "mark-to-market", ai fini della stabilità finanziaria,

Organizzazioni internazionali trasparenti e responsabili

1.   è fermamente convinto della necessità di mettere a punto principi di informativa finanziaria globali di elevata qualità;

2.   rileva che l'IASCF è un organismo privato di autoregolamentazione, elevato al rango di organo normativo nell'Unione europea in virtù del regolamento (CE) n. 1606/2002; riconosce qualche preoccupazione per il fatto che l'IASCF/IASB possono mancare di trasparenza e di responsabilità non essendo subordinati al controllo di un governo eletto democraticamente, in quanto le istituzioni dell'Unione europea non hanno previsto a tal fine le corrispondenti procedure e prassi in materia di consultazione e processo decisionale democratico, che sono abituali nelle loro procedure legislative; si compiace tuttavia che l'IASCF/IASB abbiano tentato di porre rimedio a queste carenze, anche mediante l'organizzazione di riunioni con cadenza semestrale, in occasione delle quali l'IASCF esamina l'attività dell'IASB attraverso analisi dell'impatto dei nuovi principi contabili, e l'introduzione di dichiarazioni formalizzate di feedback riguardo alle osservazioni raccolte nel quadro di consultazioni pubbliche, ecc.;

3.   ritiene che, in mancanza di soluzioni soddisfacenti ai problemi connessi all'assetto e il controllo dell'IASCF/IASB, occorra avviare una riflessione sulle condizioni di integrazione dell'IASCF/IASB nel sistema di governance internazionale, ad esempio il Fondo monetario internazionale, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e la Banca mondiale;

4.   sottolinea la necessità della presenza di un maggior numero di rappresentanti con un'esperienza europea all'interno degli organismi internazionali di normalizzazione, al fine di legittimare un approccio veramente internazionale e di soddisfare la necessità di una considerazione equilibrata del peso dell'Unione europea, che costituisce di gran lunga lo spazio economico più esteso, nonché l'area con il maggior numero di società che applicano gli IFRS; ritiene che tutti i membri del consiglio di amministrazione/garanti dell'IASCF/IASB dovrebbero provenire da paesi che hanno adottato o intendono adottare gli IFRS; appoggia l'introduzione di una disposizione che preveda un equilibrio geografico minimo nella costituzione dell'IASCF, come proposto dai garanti;

5.   prende atto della crescente dimensione teorica dei progetti IASB, la cui complessità e natura teorica sono tali che in particolare le piccole e medie imprese (PMI) non sempre sono in grado di seguirli;

6.   constata che alcune questioni pratiche cui sono confrontate le imprese non sono adeguatamente tenute in considerazione dall'IASB; ritiene che, dal punto di vista degli utilizzatori, è importante che la presentazione della contabilità sotto forma di rendiconto finanziario si presti ad altri usi, ad esempio a fornire informazioni finanziarie agli investitori e a controllare il rendimento o la gestione finanziaria;

7.   è favorevole ad un dibattito pubblico permanente in merito ai principi contabili; a tal fine, è dell'avviso che l'IASB dovrebbe rafforzare le sue procedure per la consultazione delle parti interessate, affinché si tenga conto delle opinioni di tutti gli utilizzatori degli IFRS e degli investitori;

8.   ritiene tuttavia che la governance e la rendicontabilità debbano essere migliorati mediante le seguenti misure:

   a) la creazione di un organo di controllo pubblico in cui siano rappresentate tutte le parti interessate pubbliche dell'IASCF/IASB, in particolare i legislatori e i supervisori; la creazione di un organo che consenta agli attori di mercato rappresentativi, inclusi gli estensori e gli utilizzatori delle giurisdizioni in cui l'applicazione degli IFRS è obbligatoria, di presentare agli organi direttivi dell'IASCF/IASB una relazione annuale sul funzionamento della normalizzazione contabile internazionale;
   b) l'incarico a tale organo di vigilanza di scegliere e di nominare i garanti (trustees), in base a una procedura trasparente che garantisca la competenza dei candidati e una rappresentanza geografica equilibrata di tutte le parti interessate, in modo da rendere più trasparente la procedura di nomina dei garanti e di rafforzare nettamente la loro legittimità;
   c) la garanzia che sia migliorata la composizione dell'IASB, del Consiglio consultivo di normalizzazione (SAC) e dell'International Financial Reporting Interpretation Committee e che i garanti vigilino affinché la procedura di nomina sia trasparente e gli interessi dei vari gruppi siano debitamente tenuti in considerazione;
   d) il rafforzamento della partecipazione dei garanti alla sorveglianza dell'IASB e del suo programma di lavoro, in particolare per quanto riguarda le modalità di elaborazione dello stesso e di attribuzione dei mandati all'IASB;
   e) la garanzia, nella costituzione dell'IASCF, che l'IASB metta a punto soluzioni contabili non solo tecnicamente corrette, ma che riflettano anche ciò gli utilizzatori (investitori, supervisori) e gli estensori dei conti giudicano necessario e possibile; e
   f) la realizzazione di valutazioni d'impatto di tutti i progetti, al fine di determinarne il rapporto costi-benefici (segnatamente per le imprese interessate) e in particolare le ripercussioni sulla stabilità finanziaria;

9.   constata che con la summenzionata dichiarazione del 7 novembre 2007, la Commissione cerca – come aveva fatto nell'aprile 2006 definendo un calendario con le autorità statunitensi –di esperire soluzioni laddove, ai fini di efficacia e di legittimità, sarebbe preferibile svolgere un processo aperto di consultazione e di dibattito al quale la presente risoluzione potrebbe fornire un contributo;

10.   chiede che i miglioramenti della rendicontabilità e del governo dell'IASCF/IASB non creino un'eccessiva burocrazia ed evitino una politicizzazione inopportuna delle questioni tecniche;

11.   ritiene che, prima di procedere all'elaborazione di un principio, l'IASB debba tener conto delle esigenze e delle informazioni pertinenti di cui gli utilizzatori (revisori contabili, investitori, supervisori) ritengono di aver bisogno;

12.   invita l'IASB a effettuare, prima dell'adozione di un nuovo principio, studi di impatto su tutte le parti interessate, tenendo conto della diversità geografica e delle strutture di mercato accoglie favorevolmente l'annuncio dei garanti dell'IASCF della loro intenzione di fare riferimento, nella loro relazione annuale per il 2007, a verifiche post-attuazione e a dichiarazioni di feedback;

13.   ritiene che l'uso di parti degli IFRS non solamente come ultima opzione andrebbe a scapito delle società dell'Unione europea quotate in borsa;

14.   ritiene che in questo settore il diritto di iniziativa della Commissione debba essere combinato con un adeguato processo di consultazione preliminare;

15.   concorda con il Consiglio sul fatto che le misure adottate al fine di migliorare la struttura di governance dell'IASB devono essere attuate sulla base di un adeguato programma di lavoro; ritiene che lo stesso principio valga per le misure proposte dal Parlamento;

16.   ritiene che il Parlamento dovrebbe essere seriamente consultato in tempo utile in merito al piano di lavoro, nonché alla definizione di priorità e alla direzione di nuovi progetti relativi alla definizione di nuovi principi; invita al riguardo ad avviare una consultazione tempestiva del Parlamento;

17.   ritiene che la struttura finanziaria dell'IASCF/IASB, basata attualmente per lo più su contributi volontari anche di imprese e società di revisione contabile, sollevi dei problemi; a tale proposito, chiede all'IASCF/IASB di verificare in che modo possa essere modificato il sistema finanziario cosicché, in primo luogo, i paesi che fanno parte di tutti i gruppi di utilizzatori partecipino adeguatamente al finanziamento, in secondo luogo, siano evitati i conflitti di interesse tra i finanziatori e gli utilizzatori e, in terzo luogo, sia garantito un accesso universale ai principi contabili; chiede che la Commissione valuti se e a quali condizioni potrebbe contribuire al finanziamento;

18.   ritiene che un finanziamento trasparente e stabile dell'IASCF/IASB rivesta un'importanza fondamentale; invita la Commissione a esaminare se e come potrebbe essere messo a punto un metodo di finanziamento dell'Unione europea;

Applicazione degli IFRS nell'Unione europea

19.   ritiene indispensabile che la Comunità si esprima in modo più coerente al fine di esercitare la massima influenza durante l'intero processo di elaborazione, interpretazione e applicazione dei principi contabili;

20.   prende atto del contributo degli IFRS nel garantire una maggiore comparabilità dei bilanci tra paesi, tra concorrenti nell'ambito dello stesso settore industriale e tra i diversi settori industriali;

21.   prende atto dei meriti degli IFRS, che non riguardano solamente gli aspetti tecnici contabili, ma sono vantaggiosi anche per i mercati dei capitali e per l'Unione europea in quanto leader mondiale;

22.   constata che la Tavola rotonda sull'applicazione uniforme degli IFRS nell'Unione europea(5), avviata dalla Commissione nel 2004 all'inizio dell'attuale legislatura, non ha risposto alle aspettative quanto alla sua capacità di esprimere chiaramente il punto di vista e gli interessi dell'Unione europea;

23.   sottolinea che il successo degli IFRS dipende dalla coerenza in sede di adozione e di applicazione, ma ricorda che si tratta di norme basate su principi e che pertanto la coerenza non dovrebbe essere perseguita a scapito di un giudizio professionale;

24.   concorda con il Consiglio sul fatto che le conclusioni della summenzionata tavola rotonda devono essere tenute maggiormente in considerazione nei lavori dell'IASB sui principi;

25.   constata che alla procedura europea di omologazione comunitaria partecipano numerosi soggetti; sottolinea, in particolare, che la Commissione riceve contributi da vari soggetti le cui competenze presentano evidenti sovrapposizioni; rileva al riguardo che ciò lascia spazio a un miglioramento dell'efficienza e della trasparenza della procedura;

26.   ritiene che i forum nell'ambito dei quali la Comunità riesce a fare ascoltare la propria voce (il Comitato di regolamentazione contabile o l'EFRAG) non le consentono di interagire su un piano di parità con gli Stati che dispongono di strutture basate sui poteri centrali di regolatori e supervisori (quali ad esempio il Financial Accounting Standards Board e la SEC negli Stati Uniti o l'Accounting Standards Board e l'Agenzia di vigilanza finanziaria in Giappone);

27.   è del parere che la creazione di una struttura più razionalizzata a livello di Unione europea, che tenga conto delle strutture nazionali per le questioni relative ai principi contabili, potrebbe eventualmente contribuire alla semplificazione, in particolare laddove siano stati sciolti alcuni organi esistenti, rafforzando contestualmente il ruolo che l'Unione europea dovrebbe svolgere a livello globale; invita la Commissione a elaborare e a presentare una proposta, di concerto con il Parlamento europeo, con gli Stati membri e con il Comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari, relativa alla creazione di una struttura a livello di Unione europea che costituisca un interlocutore legittimo sul piano internazionale e garantisca un'interpretazione e un'applicazione uniformi dei principi;

28.   si compiace del modo in cui ha esercitato la sua autorità in questo settore e sottolinea che con la modifica della procedura di comitatologia il Parlamento sarà maggiormente coinvolto nell'elaborazione e nell'omologazione degli IFRS; constata, tuttavia, che il Parlamento parteciperà formalmente solo all'ultima fase della procedura di omologazione; chiede, anche per ragioni di risparmio di tempo, la garanzia che il Parlamento europeo sia consultato seriamente in merito alla procedura sin dall'elaborazione del programma di lavoro dell'IASB e dall'esame del progetto relativo a un nuovo principio contabile, onde evitare di creare una variante comunitaria degli IFRS o di dover apportare modifiche in una fase successiva;

29.   chiede che un principio contabile possa essere elaborato e modificato solo qualora ne sia stata accertata l'effettiva necessità e utilità, sulla base di un'accurata analisi costi-benefici e un adeguato processo di consultazione preliminare;

30.   ritiene che occorra prestare una particolare attenzione quanto meno ai seguenti aspetti:

   a) impostazione quadro dell'IASB (base concettuale per le attività dell'IASB): ricorda a tale riguardo che i bilanci vengono redatti non solo per gli investitori sul mercato dei capitali, ma anche per numerosi altri soggetti, quali ad esempio i creditori, i lavoratori dipendenti, le autorità, i proprietari e i clienti;
   b) marchio IAS/IFRS (presentazione dei bilanci): sottolinea che l'IASB dovrebbe elaborare soluzioni tenendo conto delle esigenze delle diverse giurisdizioni che applicano gli IFRS in maniera vincolante;
   c) IAS 23 e IAS 39: invita l'IASB ad inglobare nell'IAS 32 una definizione di fondi propri che consenta a tutte le forme societarie, in particolare alle cooperative e alle società di persone, di dichiarare in bilancio come fondi propri il capitale messo a disposizione dagli azionisti, nonché a trovare una soluzione, in relazione alla contabilizzazione delle operazioni di copertura (hedge accounting), che si fondi sull'effettiva gestione del rischio da parte degli istituti bancari;
   d) aggregazioni di imprese (contabilizzazione delle acquisizioni di altre imprese): ricorda che l'IASB dovrebbe mettere a punto soluzioni per quanto concerne il campo di applicazione del principio del fair value;
   e) criterio del fair value: ritiene che l'IASB dovrebbe adottare la sua decisione sulla base dell'esito della consultazione e limitare l'applicazione di tale principio tenuto conto delle conseguenze di un siffatto processo;
   f) concessioni di servizio (accordi in base ai quali un'impresa – il concessionario – mediante un contratto con un concedente – normalmente un governo – riceve il diritto e si assume l'obbligo di fornire servizi pubblici); ricorda che occorre individuare soluzioni equilibrate;
   g) rendicontazione dei risultati (descrizione e presentazione di tutti i cambiamenti constatati nell'attivo e nel passivo, risultanti da transazioni o altri eventi che non siano connessi alle transazioni di proprietà); rammenta la necessità di individuare soluzioni equilibrate;

31.   è del parere che l'applicazione del principio del fair value possa essere onerosa per le società e possa portare a valutazioni non realistiche; ad esempio in assenza di una valutazione da parte di mercati reali, l'applicazione del principio del fair value potrebbe non essere indicativa del valore reale delle società; ritiene inoltre che occorra tener presente che l'applicazione del principio del fair value alle attività e passività finanziarie non conduce sempre a valutazioni realistiche;

32.   ritiene che l'elaborazione, l'entrata in vigore e l'interpretazione degli IFRS, in considerazione dei potenziali legami tra tali principi e la fiscalità, possano avere un impatto alquanto sostanziale sugli Stati membri;

33.   si compiace della prassi sviluppata dalla sua commissione per i problemi economici e monetari sin dall'inizio dell'attuale legislatura di tenere una volta all'anno un'audizione con il Presidente dell'IASB e incontri informali con i membri dell'IASCF e chiede che in futuro i Presidenti dell'IASB e dell'IASCF trasmettano una relazione annuale al Parlamento su tutte le questioni rilevanti per quest'ultimo (in particolare il programma di lavoro, le decisioni in materia di personale, il finanziamento, i principi controversi);

34.   esprime preoccupazione, pur sostenendo l'intenzione dell'IASB di migliorare i principi esistenti, per il fatto che l'effettuazione di continui adeguamenti e persino di piccole modifiche possa risultare dispendiosa e sfociare in costosi cambiamenti per le società di grandi dimensioni; è dell'avviso che sarebbe opportuno apportare modifiche solamente qualora esse risultino necessarie sulla base di un'analisi costi-benefici;

Gli IFRS per le PMI

35.   constata che l'IASB sta realizzando un'ampia consultazione nonché verifiche sul campo in merito al proprio exposure draft sugli IFRS per le PMI; chiede che in futuro i risultati ottenuti da tali consultazioni e verifiche vengano tenuti più seriamente in considerazione rispetto a quanto avvenuto con il documento di informazione sugli IFRS per le PMI; rileva che ciò è necessario qualora l'Unione europea intenda tener conto degli IFRS per le PMI oppure adottare principi comunitari per le PMI con l'obiettivo di farli convergere con gli IFRS per le PMI;

36.   ritiene che vi sia un ampio consenso tra le PMI sul fatto che l'IFRS proposto dall'IASB risulta eccessivamente complesso per le PMI e che in molti casi si rinvii ancora al volume completo degli IFRS ("full IFRS"); ritiene che gli obblighi connessi siano troppo estesi e che l'onere relativo all'obbligo di fornire informazioni sia sproporzionato rispetto ai benefici che ne derivano; è preoccupato per il fatto che l'exposure draft è stato elaborato assumendo come riferimento PMI di dimensioni relativamente grandi (con oltre 50 dipendenti), mentre che la maggior parte delle PMI hanno dimensioni inferiori; rileva che l'intenzione dell'IASB di modificare i principi ogni due anni è una fonte di preoccupazione per le PMI; osserva tuttavia che ciò potrebbe rappresentare una valida soluzione transitoria per le PMI di dimensioni maggiori o in espansione, ma sottolinea che non dovrebbe costituire una tappa di armonizzazione obbligatoria;

37.   ritiene che il fatto di promuovere (o di incoraggiare) l'applicazione su base volontaria degli IFRS non sia privo di rischi; è del parere che se alcuni Stati membri decidessero di applicare gli IFRS definitivi per le PMI, nella versione decisa dell'IASB, ciò causerebbe una frammentazione del mercato interno e potrebbe addirittura essere dannoso per la contabilità delle PMI nell'intera Unione europea;

38.   sottolinea che all'IASB non è stato attribuito alcun mandato politico relativo all'elaborazione di IFRS per le PMI; rileva che la procedura di omologazione è valida solamente per i principi contabili internazionali e le interpretazioni per le società quotate in borsa; osserva altresì che la procedura di omologazione non può essere utilizzata per l'omologazione degli IFRS per le PMI;

39.   propone di valutare innanzitutto se le PMI dell'Unione europea trarranno vantaggi da un principio elaborato dall'IASB; rileva che l'IASB si considera solitamente un organismo di normalizzazione a tutela degli interessi degli investitori sul mercato dei capitali; riconosce che nelle sue conclusioni ("Basis for conclusions") l'IASB conferma che le esigenze delle PMI e quelle degli investitori sul mercato dei capitali non sono identiche; si chiede se all'interno dell'IASB esista attualmente un equilibrio sufficiente per quanto riguarda le PMI; riconosce tuttavia che da altre parti del mondo potrebbe provenire una richiesta di elaborazione di principi per le PMI e propone di procedere ad una valutazione più esaustiva di tale richiesta; sottolinea che ciò non pregiudica l'accettazione da parte dell'Unione europea di un ulteriore principio;

40.   ricorda che il quadro giuridico per i conti annuali delle PMI nell'Unione europea è costituito dalla quarta e dalla settima direttiva sul diritto societario e che deve ancora essere accertato qual è il rapporto tra gli IFRS proposti dall'IASB per le PMI e la quarta e settima direttiva sul diritto societario; ritiene che tali direttive potrebbero costituire la base per gli obblighi contabili per le PMI dell'Unione europea, incluse le società di persone;

41.   ritiene che l'Unione europea dovrebbe valutare attentamente i vantaggi derivanti dall'impegno a rispettare un IFRS per le PMI o in alternativa dall'elaborazione di una propria soluzione globale e indipendente per le PMI; è altresì del parere che una soluzione a livello di Unione europea potrebbe inserirsi nel quadro concettuale degli IFRS, senza tuttavia obbligare le PMI ad applicare integralmente questi ultimi;

42.   ritiene che gli obblighi contabili per le PMI dell'Unione europea debbano corrispondere alle esigenze degli utilizzatori e raccomanda pertanto di procedere a una nuova analisi accurata delle loro esigenze;

43.   incoraggia la Commissione, alla luce di quanto precede, a proseguire le sue attività sulla semplificazione del diritto societario e sui metodi di contabilità e di revisione contabile per le PMI, applicando gli atti legislativi pertinenti, in particolare la quarta e la settima direttiva sul diritto societario;

44.   rileva che le norme in materia di contabilità influiscono sensibilmente sul diritto commerciale nel suo insieme e che un nuovo IFRS per le PMI avrebbe ripercussioni di ampia portata su questa categoria di imprese e, in particolare, inciderebbe notevolmente sulle legislazioni nazionali in materia di fiscalità delle imprese; constata che un IFRS per le PMI basato sul principio del fair value è contrario al principio del mantenimento del capitale, che prevale in altre giurisdizioni, e non è sempre nell'interesse (fiscale) delle PMI;

45.   ritiene che un IFRS per le PMI debba tener conto del fatto che nell'Unione europea esistono diverse forme di imprese (ad esempio le società di persone e le cooperative) e che debba pertanto includere una definizione chiara dei fondi propri che tenga conto delle particolari esigenze delle PMI;

46.   si rammarica che il progetto di IFRS per le PMI non tenga adeguatamente conto del fatto che i destinatari dei conti delle PMI sono essenzialmente azionisti personali, creditori, partner commerciali e dipendenti piuttosto che investitori anonimi come nel caso delle società quotate in borsa, e che i predetti destinatari sono maggiormente interessati a un rapporto d'affari a lungo termine che non a un investimento a breve termine;

47.   invita la Commissione a organizzare un'ampia procedura di consultazione su un quadro contabile per le PMI a livello di Unione europea sulla falsariga delle proposte legislative abituali e a revocare il proprio impegno ad attuare e ad adottare IFRS per le PMI, evitando in tal modo un'applicazione parallela di norme nell'Unione europea fino a quando tale processo interno all'Unione stessa non sarà stato concluso; incoraggia la Commissione a esaminare l'opportunità di ridurre l'onere amministrativo per le PMI nel settore della rendicontazione e della revisione contabile;

48.   riconosce tuttavia che esiste una necessità generale di semplificare la contabilità e le misure di revisione contabile per le PMI e ricorda che le queste ultime creano posti di lavoro e costituiscono un motore di crescita economica;

Calendario per la convergenza e l'equivalenza

49.   ricorda che l'obiettivo ultimo dell'insieme degli attori internazionali deve essere l'adozione degli IFRS; prende atto della tensione esistente tra l'intenzione di raggiungere una massima convergenza e il desiderio di preservare la piena competenza dell'Unione europea quanto alla possibilità di discostarsi dal consenso raggiungibile a livello globale; rileva che le deroghe ai principi globali andrebbero limitate al minimo necessario nell'Unione europea e in altre parti del mondo; ritiene che i paesi terzi dovrebbero trattare con l'Unione europea in quanto singola entità e non separatamente con i 27 Stati membri, e che i processi di convergenza avviati con sistemi preesistenti possono essere accettati soltanto delle tappe intermedie;

50.   rileva l'importanza e l'opportunità di definire principi globali e di garantire la convergenza e riconosce che la convergenza globale dei principi contabili procede a ritmi sempre più serrati;

51.   sostiene l'idea della convergenza e dell'equivalenza; sottolinea tuttavia che la convergenza con i principi di alcuni paesi terzi deve basarsi su una valutazione preliminare dei vantaggi e dell'impatto che tale cambiamento avrebbe sugli estensori e gli utilizzatori dei rendiconti finanziari dell'Unione europea, in particolare sulle PMI, e invita l'IASB a tenerne conto nella sua attività;

52.   constata che i lavori sulla convergenza stanno avanzando e prevede il pericolo che in tale processo si tenga probabilmente conto soprattutto del contesto economico e del diritto societario dei grandi paesi terzi, mentre il contesto dell'Unione europea svolgerebbe un ruolo di secondo piano;

53.   prende atto che il 20 giugno 2007 la SEC ha proposto di approvare i bilanci presentati da società emittenti straniere senza riconciliazioni, a condizione che essi fossero redatti sulla base della versione inglese degli IFRS quale adottata dall'IASB; sottolinea l'obiettivo è che gli IFRS incorporati dall'Unione europea nella legislazione in vigore siano approvati dalla SEC;

54.   si compiace dei progressi compiuti nell'attuazione del calendario definito dall'Unione europea e dagli Stati Uniti in materia di contabilità e del recente annuncio da parte della SEC di autorizzare le società di emissione private straniere a presentare bilanci conformi agli IFRS senza riconciliazione con i GAAP statunitensi; appoggia l'approccio illustrato dalla Commissione nella sua lettera indirizzata alla SEC del 26 settembre 2007;

55.   ricorda che la determinazione dell'Unione europea nell'esigere che tutte le società quotate in borsa redigano i loro conti consolidati conformemente agli IFRS, a decorrere dall'inizio del 2005, ha contribuito notevolmente ad accrescere l'interesse globale per gli IFRS;

56.   ricorda che il 30 aprile 2007 il Presidente degli Stati Uniti d'America, la Presidente del Consiglio europeo e il Presidente della Commissione europea hanno firmato una dichiarazione congiunta UE-USA a seguito del summit annuale, che sul tema dell'informativa finanziaria prevede: "Mercati finanziari. Promuovere e adoperarsi per garantire le condizioni per il riconoscimento, entro il 2009 o possibilmente prima, dei Principi contabili generalmente ammessi statunitensi e dei Principi internazionali di informativa finanziaria in entrambe le giurisdizioni, senza bisogno di riconciliazioni.";

57.   ricorda che la questione a tutt'oggi irrisolta dell'attribuzione della competenza in materia di interpretazione definitiva degli IFRS tra le diverse giurisdizioni che li applicano, con il conseguente rischio di interpretazioni contraddittorie; sottolinea che solo le autorità e i tribunali europei possono dare un'interpretazione definitiva degli IFRS comunitari e invita la Commissione a garantire che questa situazione rimanga immutata; ritiene che la Commissione debba sviluppare, in collaborazione con gli Stati membri e con il Parlamento europeo, un sistema che garantisca un'interpretazione e un'applicazione uniformi degli IFRS in tutta l'Unione europea;

o
o   o

58.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari, all'International Accounting Standards Committee Foundation e all'Organismo internazionale di normalizzazione contabile.

(1) GU L 243 dell"11.9.2002, pag. 1.
(2) GU C 303 E del 13.12.2006, pag. 114.
(3) GU L 222 del 14.8.1978, pag. 11.
(4) GU L 193 del 18.7.1983, pag. 1.
(5) Alla tavola rotonda partecipano rappresentanti dell'IASB, del Comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari, dell'EFRAG, della Fédération des Experts Comptables Européens (FEE), di Businesseurope, di società di revisione contabile e della Commissione europea; si tratta di un forum di discussione su questioni fondamentali, senza dare alcuna interpretazione dei principi esistenti.


Zimbabwe
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sullo Zimbabwe
P6_TA(2008)0184RC-B6-0185/2008

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue risoluzioni sullo Zimbabwe del 16 dicembre 2004(1), 7 luglio 2005(2), 7 settembre 2006(3) e 26 aprile 2007(4),

–   vista la posizione comune del Consiglio 2008/135/PESC del 18 febbraio 2008(5), che proroga fino al 20 febbraio 2009 le misure restrittive nei confronti dello Zimbabwe, imposte con la posizione comune 2004/161/PESC,

–   visto il Vertice straordinario della Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC) tenutosi il 12 aprile 2008 a Lusaka,

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che il 29 marzo 2008 hanno avuto luogo le elezioni per la Camera dei rappresentanti e il Senato dello Zimbabwe, per la Presidenza e per gli organi di governo locali,

B.   considerando che i risultati delle elezioni presidenziali non sono stati ancora comunicati e che quelli delle elezioni per il rinnovo del Parlamento dello Zimbabwe devono essere ancora annunciati ufficialmente,

C.   considerando che il 14 aprile 2008 la Corte Suprema dello Zimbabwe ha respinto l'urgente richiesta del gruppo di opposizione "Movimento per il cambiamento democratico" che la commissione elettorale dello Zimbabwe annunci i risultati delle elezioni presidenziali,

D.   considerando che il 12 aprile 2008 la commissione elettorale dello Zimbabwe ha annunciato che avrebbe proceduto a un nuovo conteggio dei voti per le elezioni presidenziali in 23 collegi elettorali nei quali il risultato era stato contestato dal partito al governo, Zanu-PF,

E.   considerando che il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in occasione del suddetto Vertice SADC di Lusaka, ha chiesto che i risultati delle elezioni presidenziali siano resi noti quanto prima, sottolineando che è in pericolo il concetto stesso di democrazia in Africa,

F.   considerando che la SADC ha chiesto una verifica e una pubblicazione sollecite dei risultati elettorali, in conformità delle procedure di legge,

G.   considerando che il regime ha reagito ancora una volta con la violenza contro l'opposizione,

1.   ribadisce la necessità di rispettare la volontà democratica del popolo dello Zimbabwe; esorta tutti coloro che intendono partecipare al futuro del paese a cooperare con le forze del cambiamento democratico;

2.   chiede alla commissione elettorale dello Zimbabwe di rendere immediatamente noti tutti i risultati elettorali originali, in quanto i ritardi stanno ora provocando ansia e speculazioni che compromettono la pace, la stabilità politica e le prospettive democratiche del paese;

3.   elogia l'enorme lavoro svolto dalla ONG "Rete di supporto elettorale dello Zimbabwe" a da migliaia di suoi osservatori in tutto il paese, con la pubblicazione dei dati delle proiezioni elettorali;

4.   esorta fermamente il governo dello Zimbabwe ad onorare i propri impegni a favore dei principi democratici, dei diritti umani e dello stato di diritto, quale firmatario del trattato SADC e dei relativi protocolli, dell'Atto costitutivo dell'Unione africana, della Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli e del nuovo partenariato per lo sviluppo africano;

5.   elogia la SADC per aver convocato il Vertice straordinario del 12 aprile 2008 ed esprime apprezzamento per il comunicato nel quale i leader del vertice chiedono la rapida pubblicazione dei risultati delle elezioni presidenziali;

6.   si compiace del fatto che il partito African National Congress al governo in Sudafrica abbia riconosciuto che lo Zimbabwe si trova ora in uno "stato di crisi" e confida in un'azione positiva;

7.   invita con urgenza l'Unione africana ad avvalersi dei suoi buoni uffici per contribuire ad individuare una soluzione rapida e positiva della crisi nello Zimbabwe;

8.   condanna con forza la violenza politica post-elettorale e le violazioni dei diritti dell'uomo a danno dei sostenitori dei partiti di opposizione;

9.   deplora l'arresto di almeno una dozzina di giornalisti stranieri nelle ultime settimane e chiede l'immediata abrogazione di tutte le restrizioni alla libertà di stampa e di riunione nonché il libero ingresso delle agenzie di stampa estere nello Zimbabwe; chiede inoltre l'immediato rilascio dei 36 cittadini arrestati durante una pacifica manifestazione di protesta contro i ritardi nella pubblicazione dei risultati elettorali;

10.   elogia i lavoratori portuali sudafricani che si sono rifiutati di scaricare armi dalla nave da carico cinese An Yue Jiang, armi destinate alle forze di sicurezza dello Zimbabwe; invita tutti i paesi aderenti alla SADC a rifiutarsi di scaricare detta nave nei loro porti;

11.   chiede al governo cinese di sospendere le esportazioni di armi allo Zimbabwe e di ordinare l'immediato ritorno della An Yue Jiang nelle acque cinesi;

12.   chiede al Consiglio di garantire che tutti gli Stati membri applichino con rigore le misure restrittive vigenti;

13.   chiede al Consiglio e alla Commissione di accelerare la preparazione del pacchetto di misure, compresa l'assistenza economica urgente, che sarà predisposto non appena avvenuta la trasformazione democratica nello Zimbabwe e di coordinare tali misure con la più vasta comunità internazionale;

14.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai governi dei paesi del G8, ai governi e ai parlamenti dello Zimbabwe e del Sudafrica, al Segretario generale del Commonwealth, al Segretario generale delle Nazioni Unite, ai presidenti della Commissione e del Consiglio esecutivo dell'Unione africana, al parlamento panafricano nonché al Segretario generale e ai governi della Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe.

(1) GU C 226 E del 15.9.2005, pag. 358.
(2) GU C 157 E del 6.7.2006, pag. 491.
(3) GU C 305 E del 14.12.2006, pag. 263.
(4) GU C 74 E del 20.3.2008, pag. 791.
(5) GU L 43 del 19.2.2008, pag.39.


Diritti delle donne in Iran
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sui diritti delle donne in Iran
P6_TA(2008)0185RC-B6-0179/2008

Il Parlamento europeo,

–   vista la dichiarazione del Consiglio del 25 febbraio 2008 sulla proposta legislativa relativa al diritto penale in Iran,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, in particolare quelle concernenti i diritti dell'uomo, e segnatamente le risoluzioni approvate il 25 ottobre 2007(1) e il 31 gennaio 2008(2),

–   vista la relazione(3) della commissione per gli affari esteri sulla relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani nel mondo e sulla politica dell'UE in materia,

–   viste le risoluzioni dell'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), in particolare la risoluzione 62/168, del 18 dicembre 2007, sulla situazione dei diritti dell'uomo nella Repubblica islamica dell'Iran, e la risoluzione 62/149 del 18 dicembre 2007, su una moratoria relativa all'uso della pena di morte,

–   visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'ONU, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e la Convenzione sui diritti del bambino, di cui l'Iran è parte contraente,

–   viste la 2a riunione interparlamentare tra il Parlamento europeo e il Majlis (l'assemblea consultiva islamica) della repubblica islamica di Iran svoltasi a Teheran dal 7 al 9 dicembre 2007 e la relativa relazione,

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che, dopo il varo della Campagna "Un milione di firme" per l'uguaglianza giuridica tra uomini e donne in Iran, il 27 agosto 2006, più di 70 attivisti sono stati arrestati o sono perseguitati in altro modo a motivo dei loro sforzi pacifici volti a sollecitare un cambiamento legislativo; considerando altresì che il sito web della Campagna è stato bloccato a più riprese dalle autorità,

B.   considerando che i militanti per i diritti delle donne in Iran si trovano a dover far fronte ad una repressione crescente e che negli ultimi due anni più di un centinaio di essi è stato arrestato, interrogato o condannato, mentre il governo iraniano ha percepito più di un milione EUR di cauzioni; considerando altresì che la stampa e le emittenti radiotelevisive che sostengono i diritti delle donne sono stati chiusi, così come il 28 gennaio 2008 è stata chiusa "Zanan", la principale rivista sostenitrice dei diritti delle donne, dopo 17 anni di esistenza,

C.   considerando che un'esponente di spicco della Campagna "Un milione di firme", l'attivista dei diritti dell'uomo e dell'ambiente Khadijeh Moghaddam, è stata arrestata l'8 aprile 2008 e rilasciata solo recentemente su pagamento di una cospicua cauzione di un miliardo IRR (circa 50 000 EUR),

D.   considerando che la situazione generale dei diritti dell'uomo in Iran ha continuato a deteriorarsi dal 2005 a questa parte, che le sole esecuzioni capitali sono pressoché raddoppiate nel 2007 facendo dell'Iran il paese che registra il più elevato tasso di esecuzioni per abitante dopo l'Arabia Saudita, e che l'Iran, l'Arabia Saudita e lo Yemen sono gli unici tre paesi in cui la pena capitale è pronunciata per reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni,

E.   considerando che almeno dieci donne – Iran, Khayrieh, Kobra N., Fatemeh, Ashraf Kalhori, Shamameh Ghorbani, Leyla Ghomi, Hajar e le sorelle Zohreh e Azar Kabiriniat – rischiano ancora di essere lapidate a morte, così come due uomini, Abdollah Farivar e un cittadino afghano di cui non si conosce il nome,

F.   considerando che Mokarrameh Ebrahimi era stata condannata a morte per lapidazione insieme al suo compagno e padre dei suoi figli per il semplice fatto di aver intrattenuto una relazione extraconiugale, comportamento che non costituisce un reato ai sensi delle norme giuridiche internazionali; considerando che Mokarrameh Ebrahimi è stata perdonata dal Leader supremo l'Ayatollah Ali Khamenei dopo 11 anni di carcere ed è stata rilasciata il 17 marzo 2008 insieme al suo bambino più piccolo di cinque anni, purtroppo però solo dopo la lapidazione del suo compagno Ja'Far Kiani, avvenuta nel luglio 2007,

G.   considerando che recentemente, con un gesto importante, il capo dell'Autorità giudiziaria Ayatollah Seyyed Mahmoud Hashemi Shahroudi ha rovesciato la condanna per omicidio a carico di Shahla Jahed, una "moglie temporanea", dopo aver individuato "vizi di procedura" nell'inchiesta iniziale, che aveva dichiarato la donna colpevole di aver ucciso la "moglie permanente" del "marito temporaneo",

H.   considerando che negli ultimi anni sono stati registrati alcuni miglioramenti in relazione ai diritti delle donne, vale a dire: l'età minima per il matrimonio delle giovani donne è passata da nove a tredici anni, le madri divorziate hanno la custodia dei loro figli fino a che questi non superino i sette anni (prima potevano tenerli solo fino al compimento da parte dei bambini dell'età di due anni) e le donne possono ormai diventare consulenti giudiziari, chiedere il divorzio o rifiutare che il marito prenda una seconda moglie,

I.   considerando tuttavia che di recente è stato presentato al Majlis iraniano un progetto di legge sulla "protezione della famiglia", che tenta di legittimare ulteriormente la poligamia, il matrimonio temporaneo e il diritto unilaterale ed arbitrario dell'uomo di poter divorziare e di ottenere la custodia dei figli,

J.   considerando che tuttora l'Iran non è parte contraente della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne,

1.   si compiace della liberazione di Khadijeh Moghaddam e di Mokarrameh Ebrahimi, e prende atto del ruolo che il Leader supremo iraniano e capo dell'Autorità giudiziaria ha svolto in questi casi; chiede la liberazione di Shahla Jahed;

2.   condanna con fermezza la repressione attuata nei confronti di movimenti della società civile in Iran, anche nei confronti di difensori dei diritti delle donne come quelli coinvolti nella campagna; sollecita le autorità iraniane a porre fine alle vessazioni, alle intimidazioni e alle persecuzioni nei confronti di coloro che esercitano pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, di associazione e di assemblea, e a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza; ricorda le sue risoluzioni del 25 ottobre 2007 e del 31 gennaio 2008;

3.   riconosce il ruolo attivo e importante che le donne svolgono nella società iraniana nonostante il persistere di forti disuguaglianze giuridiche, e che ciò può essere fonte di ispirazione e di speranza per le donne in altri paesi della regione;

4.   invita il parlamento e il governo dell'Iran a modificare la legislazione iraniana discriminatoria che, fra l'altro, esclude le donne dalle più alte cariche dello Stato e la nomina alla funzione di giudice, nega loro la parità dei diritti nel matrimonio, nel divorzio, nella custodia dei figli e nell'eredità, e stabilisce che qualsiasi prova esse forniscano dinanzi a un tribunale vale solo la metà della prova fornita da un uomo; ritiene che in determinate circostanze tale disuguaglianza può spingere le donne a commettere reati violenti;

5.   ribadisce la propria energica condanna della pena di morte in generale e chiede una moratoria immediata sulle esecuzioni capitali in Iran; è costernato dinanzi al fatto che tale paese è, nel mondo, quello che continua a registrare il più elevato numero di esecuzioni di delinquenti minorenni e che la moratoria sulla lapidazione non è ancora pienamente applicata;

6.   prende atto delle direttive recentemente emesse dal capo dell'Autorità giudiziaria Sharoudi riguardo al divieto delle esecuzioni pubbliche senza previa autorizzazione e delle detenzioni di lunga durata senza imputazioni;

7.   invita i membri del Majlis recentemente eletto ad approvare rapidamente la riforma pendente del codice penale iraniano, volta segnatamente ad abolire la lapidazione e l'esecuzione di delinquenti minori, a procedere verso una moratoria sulla pena di morte, ad adeguare la legislazione iraniana agli obblighi internazionali in materia di diritti dell'uomo e a far ratificare la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne;

8.   invita il Consiglio e la Commissione a controllare da vicino la situazione dei diritti dell'uomo in Iran, a trattare di casi concreti di abusi dei diritti dell'uomo in Iran con le autorità del paese e a sottoporre al Parlamento, nella seconda metà del 2008, una relazione esauriente sulla questione, comprensiva di proposte relative a progetti che potrebbero essere finanziati nel quadro dello Strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti dell'uomo nel mondo(4) della UE;

9.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché all'Alto rappresentante della Politica estera e di sicurezza comune, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, alla Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, al capo dell'Autorità giudiziaria iraniana, come anche al governo e al parlamento della Repubblica islamica dell'Iran.

(1) Testi approvati, P6_TA(2007)0488.
(2) Testi approvati, P6_TA(2008)0031.
(3) A6-0153/2008.
(4) GU L 386 del 29.12.2006, pag. 1.


Ciad
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Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sulla situazione nel Ciad
P6_TA(2008)0186RC-B6-0181/2008

Il Parlamento europeo,

–   viste le risoluzioni del Parlamento europeo del 27 settembre 2007 sull'operazione PESD in Ciad e nella Repubblica centrafricana(1) e del 13 dicembre 2007 sul Ciad orientale(2),

–   vista la decisione 2008/101/PESC del Consiglio, del 28 gennaio 2008, relativa all'avvio dell'operazione militare dell'Unione europea nella Repubblica del Ciad e nella Repubblica centrafricana (EUFOR Tchad/RCA)(3),

–   vista la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1778(2007) del 25 settembre 2007 che prevede lo schieramento di una presenza internazionale multidimensionale nel Ciad orientale e nella Repubblica centrafricana (RCA) nord orientale, inclusa la missione PESD EUFOR Tchad/RCA,

–   vista la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1769(2007) del 31 luglio 2007 che fissa per un periodo iniziale di dodici mesi un'operazione ibrida dell'Unione africana/Nazioni Unite (AU/NU) in Darfur (UNAMID),

–   visto l'accordo politico firmato tra la presidenza del Ciad e l'opposizione disarmata a N'Djamena il 13 agosto 2007 al fine di rafforzare il processo democratico in Ciad da parte di tutti i partiti politici ciadiani presenti nella maggioranza e nell'opposizione e per la preparazione delle elezioni legislative previste per il 2009,

–   visto l'accordo di non aggressione firmato il 13 marzo 2008 a Dakar tra i Capi di Stato del Ciad e del Sudan a latere del vertice dell'Organizzazione della conferenza islamica e sotto gli auspici del Presidente Abdoulaye Wade (Senegal) e del Presidente Oner Bongo (Gabon),

–   visto l'accordo di partenariato di Cotonou ACP-UE(4) in particolare il capitolo sull'aiuto umanitario e di emergenza,

–   viste le convenzioni e gli strumenti internazionali sui diritti umani,

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando con preoccupazione che dal 3 febbraio non si hanno più notizie di Ibni Oumar Mahamat Saleh, porta parola del coordinamento dei partiti politici dell'opposizione democratica, e di altri prigionieri politici,

B.   preoccupato per l'arresto di semplici sostenitori dei partiti di opposizione e di leader dell'opposizione a seguito del tentativo dei ribelli di rovesciare il Presidente Idriss Déby Itno nel febbraio scorso,

C.   considerando che il Presidente Deby ha utilizzato l'attuale conflitto con l'opposizione armata come copertura per arrestare pacifici leader dell'opposizione civile,

D.   considerando che le forze di sicurezza del Ciad si sono macchiate di assassinii extragiudiziari, torture, arresti arbitrari rimasti impuniti e considerando che i difensori dei diritti umani e i giornalisti continuano a correre il rischio di essere imprigionati, sottoposti a processo e detenzione iniqui in violazione del diritto alla libertà di espressione,

E.   considerando che il Presidente del Ciad ha approfittando dello stato di urgenza per abrogare con decreto la legge del 1994 sulla libertà di stampa e che i corrispondenti della stampa internazionale devono superare grandi difficoltà per assolvere al loro dovere di informazione,

F.   considerando che il decreto presidenziale di creazione della commissione di inchiesta sugli avvenimenti del 2 e 3 febbraio 2008 non ha garantito l'indipendenza di questa commissione,

G.   preoccupato della situazione della sicurezza nella regione orientale del Ciad che dal 2006 è peggiorata a seguito degli scontri tra le forze di sicurezza del Ciad e i ribelli e dalle incursioni delle milizie Janjaweed e dei gruppi armati dal Sudan, cui si aggiungono atti di banditismo e attacchi a organizzazioni umanitarie,

H.   considerando che la soluzione alla crisi rende necessario affrontare la situazione alla radice in un processo di riconciliazione politica senza esclusioni, sostenuto dal popolo per raggiungere la pace, la sicurezza e lo sviluppo,

I.   considerando che il nuovo Primo Ministro del Ciad, Youssouf Saleh Abbas, ha affermato di considerare prioritaria l'attuazione del summenzionato accordo del 13 agosto 2007, patrocinato dall'Unione europea,

J.   considerando che la Coalizione dei partiti politici dell'opposizione democratica ha risposto favorevolmente al principio di un governo di larga intesa,

K.   considerando i nuovi scontri di inizio aprile 2008 tra l'esercito governativo e le forze armate ribelli nella regione di Adé,

L.   considerando i negoziati avviati a Tripoli tra i rappresentanti del governo e i rappresentanti dei ribelli,

M.   considerando che vi sono già 250 000 profughi sudanesi che vivono in 12 campi nel Ciad orientale; considerando che nel febbraio di quest'anno quando la tensione è cresciuta nel Darfur vi è stato un ulteriore afflusso di almeno 12 000 nuovi profughi,

N.   considerando che in Ciad vivono oltre 57 000 profughi della Repubblica Centroafricana, la grande maggioranza dei quali vive in quattro campi nel sud del paese; considerando che oltre a questi profughi nel Ciad orientale si trovano attualmente circa 180 000 profughi interni (IDP), che hanno dovuto scappare e continuano a scappare nel paese per sfuggire alla violenza tra etnie; considerando che lo spiegamento di EUFOR può contribuire a creare le condizioni per il rientro degli IDP senza tuttavia forzare la situazione,

O.   considerando che tenuto conto dell'attuale situazione umanitaria e di sicurezza, lo spiegamento della missione EUFOR autorizzata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è diventata indispensabile senza dimenticare che l'ONU e l'Unione europea hanno la responsabilità di proteggere i civili in questa regione con tutti i mezzi necessari e di fornire aiuti umanitari nonché la sicurezza del personale umanitario,

P.   considerando che vari gruppi di ribelli continuano ad occupare parte del territorio del Ciad e si trovano sui due lati della frontiera Ciad-Sudan,

Q.   considerando che il Ciad ha accusato il Sudan di violare l'accordo di non aggressione, e di formare e armare i ribelli per lanciare nuovi attacchi contro il governo del Ciad; considerando che il governo sudanese nega qualsiasi coinvolgimento con i ribelli,

R.   considerando che il gruppo di contatto creato con l'accordo di pace firmato a Dakar il 13 marzo 2008 in occasione del Vertice dell'Organizzazione della Conferenza islamica ha dovuto già riunirsi per esaminare le accuse portate dal governo del Ciad contro il governo del Sudan di sostenere i ribelli contro il Ciad,

S.   considerando che è stata manifestata la disponibilità della Unione europea di svolgere il ruolo di mediatore nel conflitto,

T.   considerando che oltre 4,5 milioni di persone nel Darfur e nel Ciad orientale attualmente hanno bisogno di aiuti umanitari e che le continue lotte stanno ostacolando le operazioni del Programma mondiale alimentare nel Ciad orientale, impedendo l'accesso a taluni campi profughi e ritardando le consegne di generi alimentari ad altri,

U.   considerando che appena i conflitti del Sudan si sono riversati nel Ciad, la popolazione civile del Ciad ha sofferto violazioni dei diritti umani quali l'incendio e il saccheggio dei villaggi nella zona orientale nonché violenze e stupri delle donne,

V.   considerando che l'instabilità della situazione politica e il conflitto armato nel Ciad aggrava la situazione dei profughi del Darfur, soprattutto dopo le recenti minacce del governo del Ciad di espellere altri profughi in arrivo dal Darfur,

W.   considerando che finora sono stati raccolti meno del 20% dei 290 milioni di dollari chiesti nel 2008 con l'appello umanitario per il Ciad, proposto da otto agenzie dell'ONU e da 14 organizzazioni non governative,

X.   considerando che il Programma alimentare mondiale si trova confrontato alla difficile sfida di approvvigionare i campi di rifugiati e i siti degli IDP con generi alimentari necessari per sei mesi prima dell'inizio della stagione delle piogge,

Y.   considerando che il forte aumento dei prezzi dei generi alimentari rappresenta un'altra sfida per il Programma alimentare mondiale, così che questa agenzia avrà bisogno di un supporto ancora maggiore nei prossimi mesi per soddisfare le esigenze alimentari di questa regione,

Z.   considerando che la protezione dei bambini deve costituire una priorità essenziale e che i bambini del Ciad sono vittime di gravi violazioni dei diritti umani: coscrizione e sfruttamento da parte di forze e gruppi armati, rapimenti per fini multipli, traffico di esseri umani, stupri e altre violenze sessuali, soprattutto per quanto riguarda le bambine,

AA.  considerando che in Ciad soltanto il 20% dei bambini va a scuola mentre si valuta tra 7 000 e 10 000 il numero di bambini soldato, ragazzi cioè di età inferiore ai 18 anni,

1.   garantisce la sua solidarietà al popolo del Ciad, in particolare alle vittime dell'attuale conflitto;

2.   esprime la sua più grande preoccupazione sulla sorte di Ibni Oumar Mahamat Saleh, di cui non si hanno più notizie dal suo arresto il 3 febbraio 2008; ritiene come personalmente responsabili del suo stato di salute le autorità ciadiane cui chiede di prendere le misure necessarie perché sia messo immediatamente in libertà;

3.   condanna la persecuzione e l'arresto arbitrario di politici e giornalisti dell'opposizione; invita il governo del Ciad a chiarire la situazione di qualsiasi politico dell'opposizione o giornalista ancora detenuto, e di trattarne la situazione conformemente ai principi a sostegno dello stato di diritto, a porre fine ad arresti arbitrari e portare in tribunale i responsabili ancora impuniti delle violazioni dei diritti umani;

4.   ricorda che il governo del Ciad ha un obbligo internazionale di informare le rispettive famiglie del luogo dove sono detenuti i prigionieri politici;

5.   chiede al governo del Ciad di rispettare tutti gli strumenti internazionali dei diritti umani di cui è firmatario;

6.   ricorda che nessun membro del Parlamento dovrebbe essere imprigionato senza che ne sia prima stata revocata l'immunità;

7.   sottolinea la necessità che la politica in Ciad diventi più rappresentativa in termini etnici e geografici; sottolinea che la crisi del Darfur non è responsabile di tutte le disgrazie del Ciad, in quanto è una situazione umanitaria emersa solo negli ultimi sei anni; sottolinea che il Ciad già da oltre quattro decenni soffre di problemi interni; denuncia qualsiasi tentativo da parte del governo del Ciad di usare il Sudan e il Darfur quale schermo per nascondere il dissenso politico all'interno del Ciad, prolungando il disordine politico nel paese;

8.   invita tutti i partiti, in particolare il governo del Ciad, ad onorare i loro impegni di porre le basi per elezioni libere ed eque, in linea con gli standard internazionali, previste per il 2009;

9.   ricorda che non è possibile trovare nessuna soluzione duratura senza un sincero processo di riconciliazione nazionale e dialogo globale, che associ tutti gli attori per una pace giusta e globale fondata sullo stato di diritto e su una vera democrazia; prende atto dell'intenzione espressa dal nuovo Primo ministro di attuare l'accordo del 13 agosto 2007;

10.   ribadisce che un vero dialogo esauriente senza esclusioni all'interno del Ciad deve essere convocato quanto prima; sottolinea l'importanza di far confluire nel processo politico i gruppi di ribelli ed incoraggia tutte le parti, inclusi il governo del Ciad e l'Unione europea, a trovare il modo di negoziare con l'opposizione armata una volta che essa abbia accettato un cessate il fuoco pieno e incondizionato;

11.   invita l'Unione africana ad agevolare un dialogo senza nessuna esclusione mirante a un processo di pace globale e alla preparazione di elezioni democratiche;

12.   invita l'Unione europea a continuare a seguire l'attuazione dell'accordo del 13 agosto 2007 mirante ad una ripresa urgente di un processo di riconciliazione politico senza esclusioni che rispetti le regole democratiche;

13.   ribadisce la sua opposizione di principio a qualsiasi tentativo di prendere il potere con le armi; condanna fermamente il continuare delle attività armate dei gruppi di ribelli in Ciad;

14.   riconosce l'utilità della missione PESD EUFOR TCHAD/RCA per garantire con imparzialità e nella più rigida neutralità, la sicurezza dei campi profughi e rifugiati nonché delle organizzazioni umanitarie; si rammarica in termini della composizione delle truppe, EUFOR non rifletta sufficientemente la diversità dell'Unione europea e invita gli Stati membri che non l'abbiano ancora fatto a dare il proprio contributo mettendo a disposizione truppe e materiali necessari, in modo da garantire il suo carattere europeo; invita gli Stati membri e il Consiglio a prendere in considerazione le prospettive di genere e dei diritti umani nell'attuazione della missione;

15.   sottolinea che queste forze devono disporre e utilizzare tutti i mezzi necessari in piena osservanza dei diritti umani e del diritto umanitario internazionali, per proteggere la popolazione civile a rischio; invita tutte le forze coinvolte nel conflitto a osservare i diritti umani e il diritto umanitario, a far cessare tutti gli attacchi ai profughi, agli IDP e ai civili nelle zone interessate e a consentire alle agenzie umanitarie di aiutare la popolazione civile sofferente;

16.   ribadisce la sua profonda preoccupazione per l'aggravarsi della seria situazione umanitaria e di sicurezza in Ciad ed invita la comunità internazionale ad aumentare i suoi aiuti in risposta all'appello umanitario del 2008 per il Ciad; sottolinea che i contributi dei donatori sono necessari con urgenza per garantire di completare gli acquisti nei prossimi mesi perché i generi alimentari raggiungano tempestivamente il Ciad orientale; sottolinea che questi fondi sono necessari almeno un anno in anticipo per venire incontro alle necessità urgenti;

17.   è profondamente preoccupato dall'impatto negativo di questa crisi umanitaria sulla stabilità regionale; propone di convocare quanto prima una conferenza regionale internazionale per affrontare la complessità delle relazioni del Ciad con i suoi vicini;

18.   in questo contesto invita i governi del Ciad e del Sudan a rispettare e a mantenere il loro accordo di non aggressione del 13 marzo 2008;

19.   invita i governi del Ciad e del Sudan a far cessare immediatamente tutti gli aiuti ai gruppi armati nel Darfur e nel Ciad orientale, ad adempiere ai propri impegni impedendo ai gruppi armati di traversare la frontiera comune, a risolvere le divergenze con il dialogo politico prendendo tutte le misure necessarie per stabilizzare la situazione corrente;

20.   chiede che conformemente alle disposizioni internazionali sui diritti dell'uomo vengano identificate, riferite, perseguite e punite le violazioni dei diritti dell'uomo, i crimini contro l'umanità, le violenze sessuali contro le donne e i bambini e la coscrizione forzata di uomini e bambini nei campi profughi e nei siti IDP;

21.   sostiene la missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana e in Ciad (MINURCAT) incaricata di appoggiare il sistema giudiziario e penitenziario del Ciad e di formare la polizia del Ciad per la Protezione umanitaria incaricata di mantenere l'ordine nei campi dei rifugiati e nei siti IDP;

22.   sottolinea l'importanza di una campagna di informazione pubblica che invii messaggi chiari perché l'EUFOR possa sensibilizzare non solo la popolazione locale ma anche le organizzazioni non governative al significato della sua presenza nella regione;

23.   si dichiara deluso per il fatto che le truppe EUFOR non siano state inviate nella zona di Guereda che è una delle regioni più complicate dal punto di vista delle liti etniche e dell'afflusso dei profughi; si preoccupa che questa zona sia stata lasciata in un certo modo scoperta e chiede che le truppe EUFOR vi siano assegnate quanto prima per fornire sicurezza in questa zona pericolosa;

24.   sottolinea che tutte le soluzioni al problema degli IDP nel Ciad deve tenere conto della popolazione locale stessa nonché del governo; suggerisce che i progetti di riconciliazione includano gli IDP e le popolazioni locali;

25.   si compiace che la ricostruzione e la riabilitazione delle zone che accolgono i profughi e i rifugiati siano previste dal 10° Fondo europeo sviluppo;

26.   sottolinea che i diritti umani devono essere incorporati nei sistemi educativi del Ciad e che piani di azione sull'educazione ai diritti umani per le scuole primarie e secondarie devono essere attuati quanto prima; nota che EUFOR potrebbe svolgere un ruolo per impedire la coscrizione dei bambini da parte dei ribelli, operando con i leader delle comunità per sensibilizzarli al pericolo che corrono i loro figli;

27.   chiede che vengano smobilitati tutti i ragazzi di età inferiore ai 18 anni dall'esercito nazionale del Ciad, ad inclusione delle milizie di autodifesa e di tutti gli altri gruppi paramilitari che ricevono il sostegno del governo del Ciad, facendoli rientrare nelle loro famiglie o trasferendoli in opportune agenzie per la protezione dei minori;

28.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Unione africana, al Segretario generale delle Nazioni Unite, ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare congiunta ACP-UE e ai Presidenti, ai governi e ai parlamenti del Ciad, della Repubblica centrafricana e del Sudan.

(1) Testi approvati, P6_TA(2007)0419.
(2) Testi approvati, P6_TA(2007)0630.
(3) GU L 34 dell'8.2.2008, pag. 39.
(4) GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3.

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