Risoluzione del Parlamento europeo del 4 settembre 2008 sul colpo di Stato in Mauritania
Il Parlamento europeo,
– viste le dichiarazioni del suo Presidente, della Presidenza in carica del Consiglio, a nome dell'Unione europea, dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, della Commissione, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dell'Unione africana (UA), della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale e dell'Organizzazione internazionale della francofonia, in seguito al colpo di Stato in Mauritania,
– vista la seconda visita in Mauritania, dopo il colpo di Stato, di Saïd Djinnit, Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per l'Africa occidentale,
– visto l'atto costitutivo dell'UA che condanna qualsiasi tentativo di presa del potere con la forza,
– visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che un colpo di Stato ha avuto luogo in Mauritania il 6 agosto 2008, quando il presidente mauritano Sidi Modamed Ould Cheikh Abdallahi è stato destituito del potere da un gruppo di alti generali, da lui quel giorno stesso destituiti delle loro cariche,
B. considerando che le elezioni legislative del novembre e dicembre 2006, quelle senatoriali del gennaio 2007 e del presidente Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi del marzo 2007 sono state considerate eque e trasparenti dagli osservatori internazionali, compresi gli osservatori dell'Unione europea, in particolare le missioni di osservazione inviate dal Parlamento europeo, che si è fatto garante della legalità di tali elezioni,
C. considerando che più di due terzi dei membri del parlamento della Mauritania hanno firmato una dichiarazione di sostegno a favore dell'istigatore del colpo di Stato Mohamed Ould Abdel Aziz e dei generali che l'hanno appoggiato; considerando che nel giugno 2008 il potere legislativo ha adottato una mozione di sfiducia esortando il presidente Abdallahi a rimaneggiare il suo governo, e che 49 membri si sono ritirati dal parlamento dopo che il presidente Abdallahi ha nominato 12 ministri tra quelli che erano stati in carica nel precedente regime molto impopolare,
D. considerando che le decisioni sul futuro politico, economico e sociale della Mauritania spettano unicamente ai rappresentanti eletti del popolo e che la democrazia implica un equilibrio dei poteri tra l'esecutivo e il legislativo, e che entrambi beneficiano della legittimità elettorale,
E. considerando che il colpo di Stato interviene in un contesto economico e sociale degradato e che lo sviluppo è la miglior garanzia di successo della democrazia,
F. riconoscendo i progressi compiuti per il ritorno dei rifugiati e l'adozione della legge che criminalizza la schiavitù nel paese,
G. considerando il sostegno dell'Unione europea alla transizione democratica e il "programma di sostegno" di 156 000 000 EUR per il periodo 2008-2013, nel quadro del 10° Fondo europeo di sviluppo, a complemento dell'assistenza già in corso e dell'aiuto di 335 000 000 EUR concesso dal 1985,
H. considerando che la Banca mondiale ha sospeso un aiuto di 175 000 000 USD a favore della Mauritania e che la sospensione di questi versamenti riguarderà circa 17 progetti nazionali in Mauritania nonché la partecipazione di quest'ultima a progetti regionali della Banca mondiale, in particolare in materia di sviluppo rurale, sanità, istruzione, infrastrutture e costruzione di strade,
I. considerando che la Mauritania democratica rappresenterebbe un polo di stabilità in una sottoregione particolarmente fragile con, da una parte, la presenza nel Sahara, alla frontiera nordorientale con l'Algeria e il Mali, del Gruppo salafista per la predicazione e il combattimento, divenuto AlQaïda nel grande Maghreb islamico e, dall'altra, la ribellione tuareg,
J. considerando che "l'ordinanza costituzionale", in cui la giunta definisce i suoi poteri e che le permette di governare per decreti, non ha alcuna base giuridica,
1. condanna il colpo di Stato militare perpetrato dai generali della Mauritania, il secondo in tre anni in questo paese, che costituisce una violazione della legalità costituzionale e dei risultati democratici delle elezioni, convalidati a livello internazionale; si rammarica per questa battuta d'arresto rispetto ai progressi considerevoli in materia di sviluppo della democrazia e dello Stato di diritto durante gli ultimi anni in Mauritania; chiede che si ponga fine alle tensioni politiche attuali in Mauritania nel quadro istituzionale risultante dalla fase di transizione verso la democrazia, e che l'ordine costituzionale e civile sia ripristinato quanto prima;
2. chiede che il presidente Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi sia immediatamente liberato come pure il primo ministro Yahya Ould Ahmed el-Waghef e altri membri del governo che sono tuttora agli arresti domiciliari in svariati luoghi del paese;
3. chiede il pieno rispetto della legalità costituzionale dei poteri del presidente e del parlamento mauritano, il che implica che i meccanismi di coabitazione tra il presidente e il parlamento e i meccanismi di equilibrio tra il potere esecutivo e il potere legislativo siano stabiliti nel rispetto e nel quadro della Costituzione, le cui modifiche atte ad assicurare una maggiore stabilità possono intervenire soltanto conformemente alle disposizioni della suddetta, in seguito ad un'ampia discussione che riunisca tutte le forze politiche;
4. ritiene che una discussione franca e sincera tra le principali forze politiche debba determinare le vie e le forme costituzionali necessarie per porre fine alla crisi;
5. accoglie favorevolmente il ritorno dei rifugiati, l'adozione di una legge che criminalizza la schiavitù e il progetto di legge sulla liberalizzazione dei media; deplora l'assenza di una soluzione democratica per quanto concerne il passivo umanitario e i soprusi commessi durante il 1990 contro la comunità nera della Mauritania, benché il presidente si fosse impegnato a istituire una commissione d'inchiesta;
6. chiede che i rifugiati rientrati in Mauritania riacquisiscano i loro diritti e che vengano loro restituiti i beni di cui sono stati spogliati;
7. chiede che il popolo mauritano, già particolarmente colpito dalla crisi economica e alimentare, non sia preso in ostaggio dalla crisi attuale, e chiede alla Commissione europea di mettere in atto i progetti di sostegno alla società civile nel quadro dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani;
8. prende nota dell'annuncio, da parte della giunta militare, di nuove elezioni presidenziali, ma si rammarica che, contrariamente alla posizione della giunta al potere dal 2005 al 2007, non sia stato assunto alcun impegno di neutralità elettorale; chiede alle forze militari al potere di impegnarsi quanto prima su un calendario di ripristino delle istituzioni democratiche, che preveda la formazione di un governo di transizione in concertazione con l'insieme delle forze politiche;
9. sostiene gli sforzi dell'UA a favore di una soluzione della crisi facendo uso della ragione;
10. chiede alla Commissione di intraprendere un dialogo politico, conformemente all'articolo 8 dell'accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonu il 23 giugno 2000(1), modificato a Lussemburgo il 24 giugno 2005 (Accordo di Cotonou), al fine di ripristinare la legalità costituzionale e di informare il Parlamento sul risultato di tale dialogo; qualora quest'ultimo non avesse esito positivo, chiede la riattivazione dell'articolo 96 dell'accordo di Cotonou, il che potrebbe comportare un congelamento dell'aiuto, ad eccezione dell'aiuto alimentare e umanitario;
11. esorta la Presidenza in carica del Consiglio a continuare a seguire attentamente la situazione politica nel paese, in stretta collaborazione con l'UA, e ad assicurare la sicurezza dei cittadini dell'Unione;
12. chiede di inviare quanto prima una delegazione di parlamentari affinché incontrino i loro omologhi e propongano un aiuto per uscire dalla crisi;
13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché alle istituzioni dell'Unione africana, alla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, all'Organizzazione della francofonia e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.