Risoluzione del Parlamento europeo del 24 marzo 2009 sulle migliori prassi nel settore della politica regionale e gli ostacoli nell'utilizzo dei Fondi strutturali (2008/2061(INI))
Il Parlamento europeo,
– visto il programma URBACT, avviato nel quadro dell'iniziativa URBAN, che agevola e sviluppa le buone pratiche e gli scambi di esperienze di oltre 200 città dell'Unione europea,
– vista la sua risoluzione del 21 ottobre 2008 sulla governance e il partenariato a livello nazionale e regionale e per progetti di politica regionale(1),
– visto il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione(2),
– visto il regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale(3),
– visti gli articoli 158 e 159 del trattato CE,
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo tenutosi a Lisbona il 23 e 24 marzo 2000,
– vista la comunicazione della Commissione del 19 giugno 2008 intitolata "Quinta relazione intermedia sulla coesione economica e sociale - Regioni in crescita, Europa in crescita" (COM(2008)0371),
– vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2008 intitolata "Libro verde sulla coesione territoriale - Fare della diversità territoriale un punto di forza" (COM(2008)0616),
– vista la comunicazione della Commissione dell'8 novembre 2006 intitolata "Regioni per il cambiamento economico" (COM(2006)0675),
– visto lo studio della sua Unità tematica Politiche strutturali e di coesione intitolato "Le buone pratiche nel settore della politica regionale e gli ostacoli nell'utilizzo dei Fondi strutturali",
– tenuto conto dell'audizione pubblica del 17 luglio 2008 organizzata dalla sua commissione per lo sviluppo regionale,
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e il parere della commissione per i bilanci (A6-0095/2009),
A. considerando che la politica di coesione è uno dei più importanti settori d'azione nell'Unione europea, non soltanto in considerazione della sua dotazione finanziaria, ma anche e soprattutto perché costituisce un pilastro fondamentale nel processo d'integrazione europea e per la sua importanza per la coesione sociale, economica e territoriale dell'Unione europea e per lo sviluppo delle sue 268 regioni, riducendo i deficit e le disparità di sviluppo e migliorando la vita di tutti i cittadini dell'Unione europea,
B. considerando che le regioni dell'Unione europea si trovano di fronte a sfide largamente simili, il cui impatto tuttavia differisce grandemente da regione a regione date le specificità delle regioni per quanto riguarda il carattere (ad esempio regioni insulari o montane) e la popolazione: globalizzazione e ristrutturazioni economiche accelerate che ne derivano, apertura delle relazioni commerciali, conseguenze della rivoluzione tecnologica, cambiamenti climatici, sviluppo dell'economia basata sulla conoscenza, evoluzione demografica, calo demografico e aumento dell'immigrazione,
C. considerando che i migliori risultati, che rafforzano la base di conoscenze e migliorano la competitività, sono spesso raggiunti nell'ambito di progetti svolti in cooperazione tra settore pubblico, imprese, settore dell'istruzione e attori locali,
D. considerando che la politica di coesione non è in grado di sviluppare appieno il proprio potenziale per superare tali sfide poiché i potenziali richiedenti, per accedere al sostegno dei fondi strutturali dell'Unione europea, si trovano di fronte a grossi ostacoli, quali:
–
eccessiva burocrazia,
–
regolamentazioni troppo numerose e complesse, in certi casi disponibili unicamente on-line, il che esclude molti potenziali beneficiari di questi fondi dall'accesso a tali risorse,
–
frequenti modifiche, da parte di certi Stati membri, dei criteri di ammissibilità e della documentazione richiesta,
–
mancanza di trasparenza dei processi decisionali e dei regimi di cofinanziamento, e ritardi nei pagamenti,
–
amministrazione centrale lenta e macchinosa negli Stati membri e applicazione delle norme in una maniera che dilata ulteriormente la burocrazia e fa sì che le informazioni siano fornite in modo inadeguato,
–
insufficiente capacità amministrativa decentrata e diversità dei modelli di amministrazione regionale negli Stati membri, che ostacolano la disponibilità di dati comparativi e lo scambio di migliori prassi,
–
inadeguatezza dei meccanismi di coordinamento interregionale,
–
assenza di un sistema funzionante di cooperazione fra autorità nazionali, regionali e locali,
E. considerando che parecchi degli attuali errori nel settore della politica di coesione sono riconducibili a questi ostacoli esistenti,
F. considerando che i ritardi nell'attuazione della politica strutturale sono dovuti in parte all'eccessiva rigidità delle procedure, e che pertanto occorre considerare l'opportunità di una loro semplificazione e di una chiara divisione di responsabilità e competenze fra l'Unione europea, gli Stati membri e le autorità locali e regionali,
1. sottolinea che, sebbene si debba tener conto del valore aggiunto della diffusione delle migliori prassi presso la generalità del pubblico in termini di migliore comunicazione e rapporto costi-benefici, i tentativi di introdurre tali prassi nella politica regionale dell'Unione europea dovrebbero rivolgersi soprattutto alle autorità di gestione, guidandole nell'elaborazione delle norme che disciplinano l'accesso alle risorse strutturali, in modo che gli scambi di informazioni e di esperienze possano contribuire a un deciso miglioramento della qualità dei progetti, fornendo soluzioni a problemi comuni e permettendo di scegliere interventi più efficaci e mirati;
2. rileva la necessità di semplificare le procedure per l 'attuazione dei progetti e programmi nel quadro dei fondi strutturali, specialmente per quanto riguarda i sistemi di gestione e di controllo; accoglie pertanto con favore, a tale riguardo, il pacchetto di revisione normativa dei Fondi strutturali messo a punto in risposta all'attuale crisi finanziaria; attende con impazienza le ulteriori proposte della Commissione in materia, che dovranno essere annunciate entro i prossimi mesi;
Eliminazione degli ostacoli
3. esorta la Commissione, allo scopo di eliminare gli ostacoli citati, ad assumere, fra l'altro, le seguenti iniziative:
–
impostare a lungo termine i criteri di valutazione dei progetti cofinanziati dai fondi strutturali dell'Unione europea;
–
per i progetti innovativi, sviluppare criteri di valutazione specifici - adeguati alla natura innovativa dei progetti - che in sostanza ammettano un margine di errore più ampio, anziché valutarli con gli stessi criteri applicati ad altri tipi di progetti;
–
ridurre dagli attuali dieci anni a tre anni la durata massima dell'obbligo di conservare la documentazione relativa al progetto per i controlli da parte della Commissione;
–
elaborare speciali misure d'intervento e nuovi indicatori qualitativi per le regioni con determinate specificità geografiche, come le regioni montane e a bassa densità di popolazione e le regioni ultraperiferiche, di confine e insulari, e adattare di conseguenza la scala territoriale degli interventi, al fine di promuovere la coesione territoriale nell'Unione europea;
–
semplificare il sistema dei controlli e cercare di introdurre un sistema di controllo unico;
–
adattare le norme in materia di pubblici appalti in modo da semplificarle e armonizzarle;
–
coordinare con gli Stati membri le disposizioni sull'ammissibilità delle spese;
–
assicurare in maggior misura gli anticipi ai beneficiari;
–
migliorare il coordinamento delle misure attuate e cofinanziate nel quadro della politica di coesione e nel quadro della PAC II (sviluppo delle zone rurali);
–
rendere più flessibili i programmi di assistenza tecnica;
–
introdurre meccanismi per promuovere la cooperazione in rete e facilitare la gestione di progetti in gruppo;
–
alleviare gli oneri amministrativi creati da questi progetti e limitarli in proporzione alle dimensioni del progetto;
–
semplificare, chiarire ed accelerare l'iter dei progetti e renderli maggiormente orientati ai risultati;
–
incoraggiare attivamente gli Stati membri a creare un sistema efficace di cooperazione e di condivisione delle responsabilità fra i livelli nazionale, regionale e locale;
–
facilitare l'accesso ai fondi grazie a una più stretta cooperazione con i governi nazionali per ridurre i tempi burocratici;
–
predisporre un calendario per l'adozione di iniziative volte a rimuovere gli ostacoli e a migliorare le possibilità di accesso ai fondi;
4. raccomanda alla Commissione di procedere inoltre a sviluppare un approccio concertato, accessibile a tutti, riguardo allo scambio interregionale delle migliori prassi, onde consentire agli attori che partecipano alla politica di coesione di usufruire delle esperienze altrui;
5. rimarca espressamente che l'individuazione delle migliori prassi non deve portare ad appesantimenti amministrativi per i richiedenti e i promotori di progetti;
6. chiede che nell'utilizzazione dei fondi strutturali le formalità amministrative siano ridotte al minimo e non aumentino inutilmente a causa delle diverse condizioni imposte dagli Stati membri;
7. 7 ribadisce il proprio sostegno alla prassi volte a garantire che ogni Stato membro produca una dichiarazione di affidabilità nazionale annuale che copra i fondi comunitari in gestione condivisa, e chiede che tale prassi sia generalizzata;
Criteri generali e tematici per individuare le migliori prassi
8. si compiace dell'approccio definito nel quadro dell'iniziativa "Regioni per il cambiamento economico", che prevede, in primo luogo, di individuare e pubblicizzare le migliori prassi col conferimento del premio annuale "REGIO STARS" e, in secondo luogo, di istituire un sito internet per le migliori prassi; richiama l'attenzione sul fatto che, con il solo Internet, l'efficacia di tale iniziativa risulterebbe limitata;
9. critica la scarsa trasparenza delle basi oggettive utilizzate dalla Commissione per individuare le migliori prassi;
10. invita la Commissione, alla luce dell'ampio uso del concetto di "migliori prassi", a cui di frequente si affiancano i concetti di "buone prassi" o di "success stories", a definire una serie di criteri specifici per la politica di coesione, che consentano di distinguere queste "migliori prassi" da quelle relative ad altri progetti;
11. raccomanda alla Commissione di tener conto, nell'individuazione delle migliori prassi, dei seguenti aspetti:
–
qualità del progetto,
–
garanzia del principio del partenariato,
–
sostenibilità della misura in questione,
–
contributo positivo alla parità delle opportunità e all'integrazione della dimensione di genere,
–
carattere innovativo del progetto,
–
approccio integrato fra le politiche settoriali e territoriali dell'Unione euroepa,
–
uso efficace delle risorse,
–
durata del progetto prima dell'attuazione,
–
attivazione del progetto nei tempi e nei modi prestabiliti,
–
impulso significativo per la regione o per l'intera Unione europea,
–
impatto sull'occupazione,
–
vantaggi per le PMI,
–
agevolazione della messa in rete e della cooperazione territoriale fra regioni,
–
trasferibilità del progetto, ovvero sua applicabilità in altre regioni del'Unione europea,
–
valore aggiunto delle attività nel quadro delle politiche dell'Unione europea,
–
impatto positivo del progetto sui cittadini, sulle regioni e gli Stati membri e sulla società nel suo complesso;
12. sottolinea che tutti i criteri per l'individuazione delle migliori prassi devono essere chiaramente misurabili e affidabili, così da evitare frizioni, effetti indesiderati e giudizi soggettivi che rischierebbero di compromettere l'intera procedura di classificazione dei progetti sulla base dei criteri stessi; invita pertanto la Commissione a descrivere chiaramente il contenuto di detti criteri e il modo in cui vanno applicati;
13. raccomanda che, sulla base dell'analisi di numerosi progetti relativi a diverse regioni dell'Unione europea, si prendano in considerazione fattori supplementari per identificare le migliori prassi in settori della politica di coesione che sono di particolare rilievo per lo sviluppo sia di singole regioni che dell'Unione europea nel suo insieme e che mostrano una marcata varietà di approcci in termini di attuazione;
14. raccomanda, con riferimento al settore "ricerca e sviluppo/innovazione", di considerare i seguenti fattori:
–
investimenti qualitativamente significativi nella scienza e nella ricerca,
–
legami fra economia, mondo accademico e istituti di ricerca, con un particolare accento sul rafforzamento delle PMI, anche come strumento per far decollare lo sviluppo territoriale,
–
legami fra istituti scientifici e istituti di ricerca,
–
sviluppo e/o innovazione riguardanti tecnologie orientate al futuro e/o loro applicazioni pratiche,
–
utilizzazione delle nuove tecnologie in settori tradizionali,
–
applicazione nell'industria,
–
soluzioni in settori chiave per l'Unione europea, per esempio, ecologia ed energia;
15. raccomanda, con riferimento al settore "ambiente, clima e politica energetica sostenibile", di considerare i seguenti fattori:
–
misure di protezione per zone particolarmente a rischio, adeguate alle specificità locali (sensibilità), in particolare per le acque,
–
conservazione e uso efficiente delle risorse scarse,
–
approccio responsabile all'uso delle risorse,
–
misure per risolvere il problema della povertà energetica,
–
rilevante aumento dell'efficienza energetica,
–
rilevante riduzione del consumo di energia,
–
aumento della quota di fonti energetiche rinnovabili,
–
misure per ridurre le emissioni di CO2,
–
metodi e/o procedimenti per la conservazione delle risorse scarse o in pericolo;
16. raccomanda, con riferimento al settore "creazione di posti di lavoro di qualità", di considerare i seguenti fattori:
–
miglioramento delle condizioni di lavoro,
–
aumento del numero di posti di lavoro di qualità,
–
creazione sostenibile di posti di lavoro rivolti al futuro,
–
garanzia di pari accesso al mercato del lavoro per ambo i generi,
–
aumento della produttività,
–
aumento della competitività,
–
creazione di posti di lavoro indipendenti dalla collocazione territoriale, come nel campo dell'e-business",
–
interventi per una maggiore specializzazione della forza lavoro,
–
uso dei mezzi moderni d'informazione e comunicazione,
–
conciliazione della vita familiare e lavorativa,
–
interventi a favore delle fasce più vulnerabili della popolazione (ad esempio giovani, donne, persone con disabilità, immigrati, disoccupati di lunga durata, disoccupati di età superiore ai 45 anni, persone che non hanno ricevuto un'istruzione formale),
–
migliore accessibilità e disponibilità di trasporti, telecomunicazioni, istruzione e servizi sanitari;
17. raccomanda, con riferimento al settore "apprendimento permanente", di considerare i seguenti fattori:
–
miglioramento qualitativo degli standard formativi e aumento quantitativo dell'offerta di formazione, con particolare riferimento alle opportunità per le componenti di popolazione più svantaggiate o a rischio (ad esempio giovani, donne, persone con disabilità, immigrati, disoccupati di lunga durata, disoccupati di età superiore ai 45 anni, persone prive di istruzione scolastica),
–
stretto collegamento fra istruzione, formazione e vita lavorativa,
–
progetti di formazione specificamente adeguati alle esigenze, sia in termini qualitativi che quantitativi,
–
introduzione e utilizzo di tecnologie e procedure moderne,
–
misure per stimolare e mantenere la disponibilità alla formazione,
–
maggiore utilizzazione delle opportunità di formazione,
–
formazione linguistica permanente;
18. raccomanda, con riferimento al settore "sviluppo urbano integrato", di considerare i seguenti fattori:
–
politica integrata a lungo termine per il trasporto pubblico locale, la circolazione di pedoni e biciclette e l'uso dell'automobile, in un'ottica di efficace integrazione fra le diverse modalità di trasporto, sia pubbliche che private,
–
gestione efficiente del traffico,
–
promozione dello sviluppo economico delle città,
–
aumento degli investimenti imprenditoriali, misure tese a incentivare e a mantenere il livello dell'occupazione - ponendo soprattutto l'accento sull'occupazione e l'imprenditoria giovanile - e a migliorare la vita sociale,
–
rigenerazione e integrazione di quartieri degradati e di aree deindustrializzate,
–
migliore qualità della vita nei centri urbani, ad esempio disponibilità e accessibilità dei servizi pubblici,
–
creazione di spazi verdi e di aree ricreative e maggiore efficienza nell'uso delle risorse idriche ed energetiche, specialmente nel settore abitativo,
–
servizi e strutture per le persone con disabilità,
–
promozione di iniziative volte a creare legami tra la popolazione, e soprattutto i giovani, e le loro città,
–
presa in considerazione dello spazio di vita costituito dal territorio urbano, suburbano e rurale prossimo alla città,
–
riduzione dell'utilizzo eccessivo dei terreni grazie a una ben maggiore rivalorizzazione dei terreni inutilizzati ed evitando lo sviluppo urbano incontrollato,
–
migliore accessibilità delle attrezzature urbane e di trasporto per le persone a mobilità ridotta,
–
maggiore interazione fra centri urbani e aree rurali,
–
impiego di un approccio integrato;
19. raccomanda, con riferimento al settore "evoluzione demografica", di considerare i seguenti fattori:
–
accesso universale ai servizi,
–
rafforzamento delle misure tese ad attrarre i lavoratori qualificati,
–
maggiore coinvolgimento delle fasce più vulnerabili della popolazione migliorando istruzione e formazione,
–
misure in materia di orario di lavoro flessibile,
–
misure per semplificare la vita dei genitori che lavorano consentendo loro di conciliare vita familiare e vita lavorativa,
–
misure per favorire l'agevole integrazione dei migranti,
–
esigenze speciali delle persone con disabilità e degli anziani,
–
contributo al mantenimento dei livelli demografici (in aree soggette a calo demografico);
20. raccomanda, con riferimento al settore "cooperazione transfrontaliera", di considerare i seguenti fattori:
–
incremento della qualità e della quantità dei contatti transfrontalieri,
–
creazione di reti permanenti o di meccanismi di cooperazione a lungo termine,
–
armonizzazione dei diversi sistemi e procedure,
–
coinvolgimento di nuovi partner,
–
creazione di autonomia finanziaria,
–
trasferimento e scambio permanenti di conoscenze a livello transfrontaliero,
–
sfruttamento comune delle potenzialità delle regioni partner,
–
collegamenti infrastrutturali fra regioni partner;
21. raccomanda, con riferimento al settore "partenariati pubblico-privato", di considerare i seguenti fattori:
–
miglioramento qualitativo della realizzazione del progetto in termini di efficacia e redditività,
–
accelerazione dei tempi di attuazione del progetto,
–
meccanismo trasparente di distribuzione del rischio,
–
migliore gestione del progetto,
–
accresciuta partecipazione delle autorità e degli operatori locali e regionali ai partenariati pubblico-privato,
–
regole di condotta chiare e trasparenti per le attività di imprese ed enti del settore pubblico;
22. invita la Commissione a tener conto della necessità di favorire le migliori prassi in materia di meccanismi di finanziamento, in particolar modo quelli dei partenariati pubblico-privato e quelli che beneficiano del sostegno della Banca europea per gli investimenti e del Fondo europeo per gli investimenti;
23. è consapevole del fatto che è estremamente difficile che un progetto soddisfi contemporaneamente tutti i criteri summenzionati; invita pertanto la Commissione a redigere un elenco di tali criteri in ordine di priorità, prima di applicarli, e a stabilire quali debbano avere maggiore priorità, in modo da facilitare la designazione dei progetti meritevoli come migliori prassi; sottolinea la necessità di utilizzare i criteri sulle migliori prassi stabiliti di comune accordo in maniera aperta e trasparente, il che consentirà una migliore gestione, accettazione e comparabilità di tali prassi e consentirà di evitare la confusione con altri concetti simili;
24. invita la Commissione, in vista del futuro utilizzo dei termini "migliori prassi", "buone prassi" e "success stories", a elaborare una chiara e trasparente suddivisione o graduazione di tali concetti ai fini della descrizione dei progetti;
Scambio delle migliori prassi
25. invita la Commissione a organizzare e coordinare lo scambio di migliori prassi attraverso una rete di regioni, e a creare a tale scopo un sito web pubblico contenente le informazioni essenziali sui progetti in tutte le lingue della Comunità;
26. raccomanda alla Commissione di istituire, nel contesto dell'attuale quadro amministrativo, un ufficio specifico nell'ambito della Direzione generale Politica regionale, che organizzi, in collaborazione con questa rete delle regioni, la valutazione, la raccolta e lo scambio delle migliori prassi, e funga da punto di contatto permanente sia per l'offerta che per la domanda, con l'obiettivo di instaurare un scambio a lungo termine, continuo, affidabile ed efficace, delle migliori prassi nel settore della politica di coesione; invita la Commissione a diffondere in tutti i suoi servizi questa cultura delle buone prassi;
27. propone in tale ambito che i meccanismi di valutazione analizzino e prendano in considerazione metodologie affidabili già sperimentate; ritiene che occorra dare particolare enfasi alla cooperazione con una rete di autorità regionali e agenzie specializzate, che sono la fonte principale del materiale primario di migliori prassi per la valutazione;
28. rammenta che, mentre l'Unione europea fornisce finanziamenti e buone prassi, spetta ai responsabili nazionali, regionali e locali trarne profitto; accoglie con favore in tale ambito l'istituzione di un programma Erasmus per i rappresentanti eletti locali e regionali;
29. raccomanda che la Commissione si avvalga degli strumenti del Comitato delle regioni, in particolare la Piattaforma di monitoraggio su Lisbona e la Rete di monitoraggio della sussidiarietà per lo scambio delle migliori prassi fra regioni e Stati membri, al fine di identificare e determinare insieme gli obiettivi, programmare gli interventi e infine procedere a una valutazione comparativa dei risultati della politica di coesione;
o o o
30. incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.