Indice 
Testi approvati
Giovedì 12 marzo 2009 - Strasburgo
Migliori carriere e maggiore mobilità: una partnership europea per i ricercatori
 Protezione dei consumatori, in particolare minorenni, per quanto riguarda l'uso di videogiochi
 Sviluppare uno spazio aereo comune con Israele
 Piano pluriennale di ricostituzione del tonno rosso *
 Deterioramento della situazione umanitaria in Sri Lanka
 La sfida del deterioramento dei terreni agricoli nell'Unione europea, in particolare nell'Europa meridionale: la risposta attraverso gli strumenti della politica agricola dell'Unione europea
 Partecipazione dei dipendenti ad imprese provviste di uno statuto europeo
 Figli di migranti
 Relazione sui progressi compiuti dalla Croazia nel 2008
 Relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2008
 Relazione concernente i progressi compiuti dalla ex Repubblica jugoslava di Macedonia nel 2008
 Mandato del Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia
 Quinto Forum mondiale dell'acqua, Istanbul, 16 - 22 marzo 2009
 Aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana
 Avvio dell'area unica dei pagamenti in euro (AUPE)
 Partenariato strategico UE-Brasile
 Partenariato strategico UE – Messico
 50° anniversario della rivolta in Tibet e del dialogo tra Sua Santità il Dalai Lama e il governo cinese
 Guinea-Bissau
 Filippine
 Espulsione di ONG dal Darfur

Migliori carriere e maggiore mobilità: una partnership europea per i ricercatori
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Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 su migliori carriere e maggiore mobilità: una partnership europea per i ricercatori (2008/2213(INI))
P6_TA(2009)0125A6-0067/2009

Il Parlamento europeo,

–   visti la comunicazione della Commissione del 23 maggio 2008 dal titolo "Migliori carriere e maggiore mobilità: una partnership europea per i ricercatori" (COM(2008)0317) e i documenti di lavoro dei servizi della Commissione che la accompagnano, in particolare la valutazione d'impatto (SEC(2008)1911) e la relativa sintesi esecutiva (SEC(2008)1912),

–   vista la decisione 2006/973/CE del Consiglio del 19 dicembre 2006 concernente il programma specifico Persone che attua il settimo programma quadro della Comunità europea per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)(1),

–   visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 3 dicembre 2008(2),

–   viste le comunicazioni della Commissione del 20 giugno 2001 dal titolo "Una strategia di mobilità per lo spazio europeo della ricerca" (COM(2001)0331) e del 18 luglio 2003 dal titolo "I ricercatori nello spazio europeo della ricerca: una professione, molteplici carriere" (COM(2003)0436), nonché la raccomandazione 2005/251/CE della Commissione, dell'11 marzo 2005, riguardante la Carta europea dei ricercatori e un codice di condotta per l'assunzione dei ricercatori(3),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia nonché i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e della commissione per la cultura e l'istruzione (A6-0067/2009),

A.   considerando che l'Europa ha bisogno di più ricercatori in grado, tra l'altro, di sviluppare la "ricerca di frontiera", poiché la loro attività è indispensabile per incrementare la produttività e la competitività europee e contribuisce alla realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona,

B.   considerando che per contribuire a colmare la carenza di ricercatori è necessario incoraggiare il rientro degli scienziati europei che lavorano al di fuori dell'Unione europea e agevolare l'ingresso di scienziati di paesi terzi che desiderano lavorare nell'Unione europea,

C.   considerando che è estremamente importante facilitare carriere attraenti per i ricercatori all'interno dell'Unione europea, al fine di garantire la disponibilità di risorse umane altamente qualificate e di attrarre tali risorse da paesi terzi,

D.   considerando che è necessario che l'Unione europea, oltre a combattere le tendenze economiche negative puntando sull'istruzione e la ricerca, si adoperi al massimo per garantire l'occupazione, la sicurezza e la mobilità dei ricercatori affinché rimangano nell'Unione europea,

E.   considerando che la mobilità dei ricercatori è uno dei fattori principali per garantire la piena attuazione dello Spazio europeo della ricerca (SER),

F.   considerando che per consentire all'Europa di assicurare uno sviluppo soddisfacente del settore della ricerca è necessario garantire la libera circolazione dei ricercatori e che pertanto la cooperazione armonizzata in tal senso tra gli Stati membri, nonché tra il settore pubblico e quello privato, è fondamentale,

G.   considerando che la disponibilità di informazioni sulle opportunità di lavoro per i ricercatori in molti casi è limitata, in quanto molti concorsi si svolgono internamente agli istituti di ricerca,

H.   considerando che la forza lavoro della ricerca in Europa sta invecchiando e che è pertanto necessario promuovere urgentemente iniziative per offrire ai giovani, soprattutto alle donne, interessanti opportunità di carriera nella ricerca,

I.   considerando che il sistema di promozione scientifica in vari istituti di ricerca è ancora rigido e si basa sull'anzianità anziché sui risultati ottenuti dai ricercatori,

J.   considerando che la complessità delle procedure di candidatura e la mancanza di competenze amministrative, in relazione a problemi come la compilazione di moduli in una lingua straniera e la registrazione dei brevetti, scoraggiano i ricercatori dal partecipare a progetti di mobilità,

K.   considerando che l'importanza di condividere la conoscenza con l'industria, la comunità imprenditoriale e la società non è ancora riconosciuta da molte università, e che ciò è all'origine di una mancanza di collegamenti con il mondo delle imprese e indebolisce la competitività nell'Unione europea,

L.   considerando che le competenze linguistiche svolgono un ruolo importante per la mobilità dei ricercatori perché incoraggiano gli spostamenti verso paesi in cui si parlano le lingue più diffuse e lasciano così agli altri paesi meno opportunità di beneficiare dell'attività dei ricercatori mobili,

M.   considerando che la mobilità è parte essenziale della formazione di dottorato, poiché consente esperienze di ricerca più ampie e opportunità di sviluppo della carriera,

N.   considerando che la mobilità è importante per consentire ad alcuni Stati membri di superare le difficoltà che incontrano per formare i propri giovani ricercatori in settori senza una massa critica di dottorandi o adeguate infrastrutture di ricerca,

O.   considerando che occorre migliorare la cooperazione tra istituti di ricerca, imprese e industria al fine di garantire lo scambio di conoscenze, maggiori capacità di innovazione e un utilizzo più efficiente dei finanziamenti,

P.   considerando che la partecipazione a programmi di ricerca dell'Unione europea è un ottimo modo per promuovere le carriere dei ricercatori, in quanto consente una concorrenza a livello internazionale, l'accesso a reti di ricerca multinazionali e un aumento dei finanziamenti per il miglioramento delle loro strutture di ricerca,

Q.   considerando che le donne sono tuttora sottorappresentate nella maggior parte degli ambiti della scienza e dell'ingegneria, oltre che nelle funzioni manageriali,

Assunzione aperta e portabilità delle sovvenzioni

1.   accoglie con favore e sostiene l'iniziativa della Commissione relativa a una partnership europea per i ricercatori e ritiene che le azioni proposte dovrebbero effettivamente permettere di rimuovere i principali ostacoli alla realizzazione di uno Spazio europeo della ricerca (SER);

2.   sottolinea che, per creare un sistema di ricerca europeo di prim'ordine attraverso un partenariato inclusivo tra la Commissione e gli Stati membri, occorre il pieno contributo di tutti i partner, a livello regionale, nazionale ed europeo;

3.   sottolinea che è necessario assumere impegni relativi all'iniziativa presentata adottando proposte concrete e garantire la rapida realizzazione degli obiettivi del programma specifico "Persone" di cui sopra;

4.   chiede una migliore disponibilità e trasparenza delle informazioni sulle opportunità di assunzione per i ricercatori e una maggiore apertura delle procedure di assunzione da parte degli istituti pubblici; ritiene che le informazioni in materia di assunzioni dovrebbero essere pubblicate sul sito web dei corrispondenti istituti di ricerca e sul sito web Euraxess;

5.   segnala che in futuro sarà necessario definire e istituire un modello unico di carriera nel campo della ricerca a livello dell'Unione europea, nonché introdurre un sistema integrato di informazione sulle offerte di lavoro e i contratti di tirocinio nell'ambito della ricerca nell'Unione europea, ritenendo che tale passo sia essenziale per la creazione di un mercato unico del lavoro per i ricercatori;

6.   sottolinea inoltre, anche nel quadro della necessità di un contributo da parte di tutti i partner, quanto siano importanti, da un lato, la determinazione degli Stati membri a partecipare al processo e, dall'altro, la responsabilità che incombe alla Commissione di assistere il processo e gli interventi tra tutti i partner, attraverso la produzione e la diffusione di materiale di supporto e informazioni accurate, consentendo altresì lo scambio delle migliori prassi;

7.   esorta la Commissione e gli Stati membri a sviluppare criteri per il riconoscimento reciproco delle qualifiche di ricerca e, in particolare, delle qualifiche non formali;

8.   ribadisce l'importanza della raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008 sulla costituzione del Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente(4) e invita la Commissione a incoraggiare e assistere gli Stati membri nell'elaborazione dei rispettivi Quadri nazionali delle qualifiche, in modo da collegarli a quello europeo entro il 2010;

9.   esorta gli Stati membri a rinnovare gli sforzi per attuare i principi sanciti nella citata Carta europea dei ricercatori e nel codice di condotta per la loro assunzione;

10.   incoraggia gli Stati membri e gli istituti pubblici di ricerca a fornire i necessari servizi di supporto ai ricercatori, semplificando le procedure di candidatura e facilitando l'accesso ai finanziamenti, anche attraverso sovvenzioni individuali che promuovano la libertà dei ricercatori di scegliere i temi di ricerca ai quali dedicarsi; chiede, a questo proposito, che gli Stati membri e la Commissione garantiscano una modulistica uniforme per le domande di mobilità dei ricercatori;

11.   invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a tener conto dei programmi di mobilità e partenariato con i paesi terzi, come Erasmus Mundus, nel quadro dei requisiti in materia di mobilità e di interazione delle carriere di tutti i ricercatori partecipanti;

12.   incoraggia gli Stati membri e la Commissione a rivedere le condizioni necessarie all'introduzione della portabilità delle sovvenzioni individuali di ricerca qualora ciò permetta agli organismi di finanziamento di soddisfare in modo più efficace le loro esigenze di ricerca e ai ricercatori di accedere a strutture di ricerca non disponibili negli istituti d'origine; ritiene che la revisione dovrebbe affrontare, in particolare, le implicazioni della portabilità per gli istituti di ricerca negli Stati membri e il rischio di una distribuzione non omogenea dei ricercatori sia all'interno dell'Unione europea sia nei flussi da e verso i paesi terzi;

13.   ritiene che l'aumento della mobilità dei ricercatori e il rafforzamento delle risorse degli istituti che attraggono ricercatori di altri Stati membri non solo incoraggeranno i centri di eccellenza, ma determineranno anche la diffusione dell'eccellenza in tutta l'Unione europea;

14.   sottolinea l'importanza di rendere assolutamente aperte e trasparenti le procedure di selezione e promozione dei ricercatori di entrambi i sessi; chiede agli Stati membri di garantire un migliore equilibrio tra uomini e donne all'interno degli organismi preposti all'assunzione e alla promozione dei ricercatori;

15.   reputa necessario attribuire priorità alla mobilità dei ricercatori in Europa, onde garantire la diffusione della conoscenza e fare in modo che la ricerca innovativa di frontiera in diverse discipline attragga ricercatori motivati e competenti oltre che maggiori risorse finanziarie;

16.   chiede che vengano facilitati gli scambi con scienziati e ricercatori di paesi terzi attraverso l'introduzione di meccanismi quali i visti speciali per ricercatori;

17.   ritiene che per conseguire una maggiore mobilità dovrebbe essere adottato un sistema di "buoni-ricerca" in grado di rafforzare l'interesse e i vantaggi per gli istituti di ricerca e le università che ospitano ricercatori provenienti da altri Stati membri; ritiene che tali buoni-ricerca dovrebbero servire a trasferire i fondi per i ricercatori e seguire coloro che partecipano alle attività degli istituti di ricerca in Stati membri diversi da quello di origine; è inoltre del parere che tale sostegno supplementare alla mobilità dei ricercatori dovrebbe integrare gli attuali meccanismi di finanziamento, e che il buono-ricerca costituirà un incentivo affinché Stati membri e istituti di ricerca entrino in concorrenza per attirare gli scienziati di maggior talento;

Soddisfare le esigenze in materia di sicurezza sociale e di pensioni complementari dei ricercatori mobili

18.   esorta la Commissione e gli Stati membri a valutare la possibilità di creare un Fondo pensionistico europeo per i ricercatori, indipendentemente dalla durata del contratto di ricerca;

19.   ricorda che solo integrando i pareri dei ricercatori, degli istituti di ricerca nazionali e delle parti interessate dalla politica di ricerca, gli Stati membri potranno elaborare un piano d'azione nazionale completo che porti alla creazione di un partenariato europeo globale;

Condizioni di assunzione e di lavoro attrattive

20.   invita gli Stati membri e gli istituti pubblici di ricerca a fornire i necessari servizi di supporto ai ricercatori di altri paesi, fra cui l'accesso all'alloggio, alle scuole e alle strutture per l'infanzia; ritiene che tali servizi dovrebbero essere pubblicizzati in tutti i siti web di reclutamento dei ricercatori;

21.   chiede una maggiore flessibilità delle condizioni di lavoro per i ricercatori di entrambi i sessi, al fine di consentire loro di conciliare il lavoro con la vita familiare, e chiede l'eliminazione dei differenziali retributivi di genere per i ricercatori;

22.   chiede agli Stati membri di predisporre misure per facilitare il ricongiungimento familiare qualora entrambi i coniugi siano ricercatori;

23.   sollecita gli Stati membri, al fine di evitare una "fuga di cervelli" all'interno dell'Unione europea, a sfruttare con maggiore efficacia le opportunità offerte dai meccanismi di finanziamento del citato programma specifico "Persone"; invita gli Stati membri a rendere più allettante per i ricercatori il ritorno agli istituti d'origine, aumentando la retribuzione oppure offrendo vantaggi aggiuntivi per garantire che le condizioni economiche siano paragonabili a quelle di cui hanno beneficiato durante il periodo di mobilità;

24.   invita gli Stati membri e gli istituti pubblici di ricerca a migliorare le carriere dei ricercatori promuovendo riforme che rendano il mercato del lavoro dei ricercatori più competitivo e meno vincolato da affiliazioni istituzionali; ritiene che, all'atto della nomina, i ricercatori dovrebbero poter ottenere il riconoscimento del periodo di ricerca trascorso presso l'istituto di insegnamento straniero;

25.   esprime preoccupazione per la mancanza di flessibilità dei contratti per i ricercatori esperti o al termine della carriera, che non soltanto ostacola la loro mobilità, ma limita anche un adeguato scambio di conoscenze ed esperienze; deplora il fatto che nel settore privato manchino talvolta accordi analoghi a quelli del settore pubblico in materia di trattamento e gestione del personale;

26.   invita gli Stati membri a facilitare la partecipazione al settimo programma quadro per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)(5) garantendo efficaci servizi di sostegno, in particolare punti di contatto nazionali, al fine di sfruttare più efficacemente le opportunità di cofinanziamento;

27.   invita gli Stati membri e gli istituti pubblici di ricerca a fornire incentivi alla mobilità, facendo in modo, ad esempio, che essa sia considerata un importante atout ai fini di una nomina e di avanzamenti di carriera per i ricercatori che rientrano da soggiorni in altri Stati membri;

28.   ritiene che gli Stati membri debbano continuare a incrementare le risorse di bilancio destinate alla ricerca, al fine di creare posti di lavoro di qualità che assicurino il rispetto dei principi etici fondamentali e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

Rafforzare la formazione, le competenze e l'esperienza dei ricercatori europei

29.   incoraggia gli Stati membri a riconoscere l'esperienza dei ricercatori nel settore dell'industria come un importante atout per la loro carriera, onde migliorare la mobilità tra il settore pubblico e quello privato;

30.   chiede agli Stati membri di investire nella ricerca applicata in vista di una più stretta collaborazione tra università, istituti di ricerca e settore privato;

31.   sollecita gli Stati membri a migliorare le opportunità di carriera per i giovani ricercatori, ad esempio aumentando i finanziamenti e consentendo l'avanzamento di carriera non sulla base dell'anzianità, bensì dei risultati acquisiti, come la capacità di innovazione e i tirocini nelle imprese;

32.  esorta la Commissione e gli Stati membri a rivedere lo status giuridico dei dottorandi negli Stati membri onde valutare la possibilità di introdurre per tali soggetti uno status uniforme nell'ambito delle legislazioni nazionali in materia di occupazione;

33.   esorta gli Stati membri a promuovere la valorizzazione delle prospettive di carriera dei giovani ricercatori, sostenendo tra l'altro la formazione interdisciplinare e riconoscendo il valore della mobilità interdisciplinare;

34.   sollecita gli Stati membri a favorire l'innovazione attraverso la promozione della mobilità interdisciplinare, multidisciplinare e internazionale dei ricercatori senior, anche per contribuire al progresso dell'attività didattica rivolta ai giovani ricercatori;

35.   raccomanda vivamente una migliore formazione per i ricercatori durante l'intera carriera, in modo da aumentare la loro occupabilità e le loro possibilità di promozione;

36.   sottolinea che le fondamenta di una ricerca eccellente in una società basata sulla conoscenza sono poste a scuola; invita pertanto gli Stati membri a onorare gli impegni assunti in materia di bilancio nel settore dell'istruzione;

37.   invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri ad accordare maggiore importanza alla ricerca scientifica all'interno del bilancio generale, secondo l'impegno assunto di conseguire l'obiettivo del 3% e di formare in media 600 000 ricercatori in più entro il 2010;

38.   sottolinea la necessità di dedicare particolare attenzione ai dottorandi, dato che in genere la carriera di ricercatore ha inizio proprio con un dottorato; ritiene che la mobilità dei giovani ricercatori, in particolar modo nelle reti di eccellenza, accrescerebbe il loro potenziale contributo allo sviluppo della ricerca europea;

39.   esorta gli Stati membri a sostenere migliori collegamenti e la mobilità di ricercatori e manager tra la comunità accademica e l'industria attraverso appositi meccanismi come quello francese delle "Convenzioni Industriali di Formazione attraverso la ricerca" (CIFRE);

40.   ritiene che l'intensificazione degli scambi nel quadro dei pertinenti programmi di insegnamento superiore dell'Unione europea, con particolare riguardo alla ricerca, preparerà le future generazioni di ricercatori europei e rafforzerà il dinamismo del settore della ricerca;

o
o   o

41.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU L 400 del 30.12.2006, pag. 269.
(2) GU C 175 del 28.7.2009, pag. 81.
(3) GU L 75 del 22.3.2005, pag. 67.
(4) GU C 111 del 6.5.2008, pag. 1.
(5) GU L 412 del 30.12.2006, pag. 1.


Protezione dei consumatori, in particolare minorenni, per quanto riguarda l'uso di videogiochi
PDF 192kWORD 50k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulla protezione dei consumatori, in particolare dei minori, per quanto riguarda l'utilizzo dei videogiochi (2008/2173(INI))
P6_TA(2009)0126A6-0051/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione, del 22 aprile 2008, sulla protezione dei consumatori, in particolare dei minori, per quanto riguarda l'utilizzo dei videogiochi COM(2008)0207),

–   vista la risoluzione del Consiglio, del 1° marzo 2002, sulla protezione dei consumatori, in particolare dei giovani, mediante l'etichettatura di taluni videogiochi e giochi per computer per gruppi di età(1),

–   vista la raccomandazione 2006/952/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativa alla tutela dei minori e della dignità umana e al diritto di rettifica relativamente alla competitività dell'industria europea dei servizi audiovisivi e d'informazione in linea(2),

–   vista la comunicazione della Commissione, del 20 dicembre 2007, su un approccio europeo all'alfabetizzazione mediatica nell'ambiente digitale (COM(2007)0833),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e i pareri della commissione per la cultura e l'istruzione e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (A6-0051/2009),

A.   considerando che i videogiochi stanno godendo di ampia e crescente popolarità in Europa e che il mercato per i videogiochi è in rapida crescita,

B.   considerando che i videogiochi sono prevalentemente non violenti e forniscono ai loro utenti un divertimento che spesso contribuisce a svilupparne varie capacità e conoscenza,

C.   considerando che in passato i videogiochi si rivolgevano soprattutto ai minori, mentre oggi sono sempre più sviluppati per essere utilizzati specialmente dagli adulti,

D.   considerando che quello dei videogiochi è un mercato globale,

E.   considerando che è di competenza degli Stati membri decidere misure che restringono o bandiscono la vendita di videogiochi,

F.   considerando che la tutela della salute mentale dei bambini impone tolleranza zero e azione risoluta contro le violazioni delle disposizioni in materia di tutela dei minori in relazione all'uso dei videogiochi,

1.   accoglie con favore la citata comunicazione della Commissione sulla protezione dei consumatori, in particolare dei minori, per quanto riguarda l'utilizzo dei videogiochi;

2.   sottolinea il contributo del settore dei giochi alla realizzazione degli obiettivi dell'agenda di Lisbona e pone l'accento sugli aspetti multiculturali di molti giochi;

3.   sottolinea che i videogiochi costituiscono un grande stimolo che, oltre che a fini ludici, può essere utilizzato a fini d'istruzione; esprime l'opinione che le scuole dovrebbero prestare attenzione ai videogiochi e informare i ragazzi e i genitori dei vantaggi e degli svantaggi che essi possono presentare;

4.   sottolinea che i videogiochi rappresentano una delle attività ricreative preferite dai cittadini di ogni età ed estrazione sociale; riconosce il valore formativo dei videogiochi anche nel facilitare l'approccio dei minori alle nuove tecnologie; condivide, tuttavia, la preoccupazione espressa dalla Commissione relativamente ai potenziali pericoli connessi a un uso non corretto dei videogiochi da parte dei minori;

5.   esprime l'opinione che i videogiochi possono stimolare l'apprendimento di fatti e capacità quali il ragionamento strategico, la creatività, la cooperazione e il ragionamento innovativo, capacità importanti nella società dell'informazione;

6.   sottolinea gli effetti benefici dei videogiochi in ambito medico e in particolare della cosiddetta "videogame therapy" che ha dimostrato di essere efficace nella riabilitazione dei pazienti che hanno subito ictus o trauma cerebrali, dei bambini autistici e delle persone affette da problemi muscolari;

7.   esprime l'opinione che norme armonizzate di etichettatura per i videogiochi garantiscono una migliore conoscenza dei sistemi di etichettatura e al contempo promuovono il funzionamento efficace del mercato interno; accoglie quindi con favore il lavoro del Consiglio e della Commissione inteso ad adottare norme di etichettatura per i videogiochi a livello di Unione europea e a creare un codice di condotta volontario sui giochi interattivi destinati ai bambini;

8.   rileva che le condizioni di mercato sono notevolmente cambiate passando da una situazione in cui i videogiochi erano acquistati soprattutto in negozi e utilizzati su computer o console alla situazione attuale in cui i giochi possono essere acquistati e scaricati da internet;

9.   rileva che i videogiochi possono essere utilizzati su piattaforme differenti quali console per giochi e personal computer, ma anche sempre più spesso su strutture mobili quali i cellulari;

10.   ricorda che i videogiochi stanno diventando più interattivi o che hanno addirittura un contenuto dinamico che permette agli utenti di sviluppare loro stessi una parte del gioco; rileva che gli utenti possono più spesso partecipare a forum di discussioni, con testo oppure a viva voce e in comunità integrate in alcuni videogiochi; ricorda la differenziazione del mercato con più giochi destinati soprattutto ad adulti;

11.   esprime l'opinione che le attuali tendenze accentuano l'importanza di garantire un'adeguata protezione dei minori, tra l'altro impedendo loro di accedere a giochi con contenuto nocivo;

12.   ricorda che il controllo dei genitori è sempre più difficile, poiché i videogiochi on line non sono distribuiti in un pacchetto fisico con un'etichettatura chiara e di facile lettura e per il fatto che i bambini possono, senza l'assenso o all'insaputa dei genitori, scaricare videogiochi non adatti alla loro età;

13.   rileva che, sebbene la violenza dei videogiochi non si traduca automaticamente in comportamenti violenti, taluni esperti ritengono tuttavia che una prolungata esposizione a scene brutali come quelle rappresentate in alcuni videogiochi violenti può avere un effetto negativo sugli spettatori e tradursi in comportamenti violenti; ritiene tuttavia che sia necessario adottare un approccio precauzionale per quanto riguarda l'impatto dei giochi sul comportamento, in particolare su quello dei minori;

14.   sottolinea che la dipendenza è un problema per alcuni giocatori, chiede ai produttori, ai rivenditori, ai genitori e agli altri soggetti interessati di prendere le misure necessarie ad evitare effetti negativi;

15.   sottolinea che gli sviluppi attuali accrescono la necessità di sistemi efficaci di verifica dell'età per i giochi e soprattutto per i giochi on line;

16.   è dell'idea che sia necessario esplorare differenti approcci al rafforzamento del controllo dei videogiochi, e nel contempo riconoscere che nessuno di tali sistemi può fornire una garanzia assoluta che i bambini non abbiano accesso a videogiochi non adatti;

17.   chiede alla Commissione e agli Stati membri, in cooperazione con l'industria, di esaminare il vantaggio di predisporre un "bottone rosso" da poter installare nelle console (mobili) oppure nei dispositivi di gioco e nei computer, che sia in grado di bloccare un certo gioco o che possa controllare l'accesso al gioco a certe ore o ad alcune parti del gioco;

18.   chiede che siano profusi sforzi supplementari in tale contesto, compresa la possibilità di integrare un segnale acustico di avvertimento nel sistema paneuropeo d'informazione sui giochi (PEGI), e si attende che il settore professionale dei giochi integri sistematicamente modelli di accesso per i giochi online in maniera tale che i minori non siano esposti a contenuti nocivi online;

19.   sottolinea l'importanza di misure di controllo adeguate per gli acquisti on line relativi ai videogiochi, compresi gli acquisti tramite carte di credito o buoni;

20.   esprime l'opinione che gli sviluppi in materia di videogiochi, in particolare di videogiochi on line, richiedono una sensibilizzazione maggiore del pubblico sul contenuto dei videogiochi, il controllo dei genitori e strumenti quali il metodo di classificazione per età del sistema PEGI; accoglie con favore il lavoro svolto dalle imprese al fine di attuare un'autoregolamentazione;

21.   accoglie con favore il sistema PEGI Online che rappresenta la logica evoluzione di PEGI e gestisce i videogiochi accessibili su internet, come i giochi scaricati o online; sostiene il suo ulteriore cofinanziamento da parte della Commissione nell'ambito del programma "Internet più sicuro", avente per obiettivo di affrontare le questioni connesse a un uso sicuro di Internet da parte dei bambini e alle nuove tecnologie online; invita la Commissione, nel contesto del programma internet più sicuro, a promuovere uno studio sistematico degli effetti dei videogiochi sui minori;

22.   accoglie con favore il lavoro svolto dal Consiglio d'Europa per fissare degli orientamenti per i videogiochi, nonché per promuovere tra i bambini la conoscenza sulla sicurezza in internet in generale;

23.   ritiene che si dovrebbero organizzare campagne d'informazione e di sensibilizzazione nazionali destinate ai consumatori, in particolare ai genitori, per aiutarli a scegliere videogiochi adatti all'età e al livello di conoscenze dei loro figli evitando prodotti non adeguatamente etichettati; incoraggia gli Stati membri a condividere al proposito le migliori prassi;

24.   ritiene che il sistema PEGI per la classificazione dei giochi sia uno strumento importante che ha accresciuto la trasparenza per i consumatori, specialmente i genitori, nell'acquisto di giochi, permettendo loro di scegliere in modo ragionato se un gioco è adatto per i bambini; esprime tuttavia rammarico per il fatto che molti consumatori, specialmente i genitori, non sembrano avere una conoscenza sufficiente dei videogiochi e dei loro possibili effetti sui bambini;

25.   invita la Commissione a proporre misure che contribuiscano ad un ambiente di gioco più sicuro per i videogiochi online, unitamente a metodi innovativi per impedire l'accesso dei minori ai videogiochi online con un contenuto non adatto a loro;

26.   invita gli Stati membri a continuare a collaborare strettamente al fine di promuovere la protezione dei minori; invita il settore dei videogiochi e delle console di gioco a migliorare ulteriormente i sistemi PEGI e PEGI Online e, in particolare, ad aggiornare periodicamente i criteri di etichettatura e classificazione per fasce d'età al fine di promuovere più attivamente il sistema PEGI e di ampliare l'elenco dei firmatari; esorta gli Stati membri a garantire che qualsiasi sistema nazionale di classificazione non venga sviluppato in maniera da portare ad una frammentazione del mercato;

27.   chiede alla Commissione e agli Stati membri di collaborare con le organizzazioni dei consumatori e con gli altri soggetti interessati al fine di accrescere, attraverso campagne di informazione, la sensibilizzazione dei consumatori, specialmente i giovani consumatori e i loro genitori, sui sistemi di classificazione in vigore e soprattutto sul sistema PEGI; sottolinea l'importanza di mettere tale informazione alla prova nelle scuole;

28.   esorta gli Stati membri a condurre campagne di informazione per i genitori e gli insegnanti delle scuole al fine di colmare il divario tecnologico generazionale e di promuovere i sistemi PEGI e PEGI Online, nonché di incentivare un utilizzo più sicuro e consapevole delle nuove tecnologie, compresi i videogiochi;

29.   invita la Commissione ad agevolare a breve termine lo scambio delle migliori pratiche fra le competenti autorità dell'educazione nazionale in vista di integrare l'alfabetizzazione nel settore dei giochi negli obiettivi educativi della scuola primaria e secondaria; invita tutte le parti interessate a scambiarsi regolarmente esperienze e informazioni al fine di sviluppare migliori prassi in materia di videogiochi;

30.   sottolinea che attualmente non in tutti gli Stati membri sono in vigore norme per assicurare che i rivenditori limitino la vendita di videogiochi violenti agli adulti e invita i titolari di Internet café a impedire che, nei loro locali, i bambini accedano a videogiochi classificati per un livello di età superiore; ricorda il sondaggio dell'Eurobarometro dal titolo "Verso un utilizzo più sicuro di Internet nell'UE – il ruolo dei genitori"(3), pubblicato il 9 dicembre 2008, secondo cui il 3,2% dei minori tra i 6 e i 17 anni naviga in rete all'interno di Internet café senza alcun controllo da parte degli adulti; esprime l'opinione che è necessario un approccio comune in direzione di sanzioni severe per i rivenditori e i titolari di Internet café; chiede quindi agli Stati membri di adottare misure adeguate al fine di impedire che i bambini comprino e utilizzino giochi classificati per un livello di età superiore, ad esempio tramite controlli di identità; sostiene la proposta della Commissione di introdurre un codice di condotta paneuropeo per i rivenditori e i produttori di videogiochi al fine di evitare la vendita ai minori di articoli dai contenuti violenti o nocivi;

31.   invita gli Stati membri a predisporre una legislazione ad hoc, di natura civile e penale, riguardante la vendita al dettaglio di videogiochi (ivi inclusi quelli per tv e computer) violenti; ritiene che si debba in particolare tener conto dei giochi online che si rivolgono soprattutto ai bambini e ai giovani al fine di generare profitti;

32.   invita la Commissione a scoraggiare, mediante misure legislative specifiche, l'uso improprio dei giochi online per attività commerciali sleali, fra cui attività che inducono con l'inganno utenti minorenni ad assumere obblighi giuridici (ad esempio attraverso sottoscrizioni automatiche o dialer che impostano connessioni a costosi numeri a pagamento) o che inviano messaggi promozionali anticoncorrenziali (come, ad esempio, l'inserimento di prodotti – product placement – o altre tecniche di marketing nascosto – stealth marketing);

33.   chiede alla Commissione e agli Stati membri di collaborare con le autorità in altre regioni del mondo per incoraggiare l'adozione di linee guida internazionali, sistemi di etichettatura e codici di condotta intesi a promuovere sistemi globali di classificazione per i videogiochi e i giochi on line;

34.   esprime l'opinione che le imprese vadano incoraggiate a sviluppare e a migliorare ulteriormente sistemi di autoregolamentazione e che attualmente esista la necessità di una normativa unitaria a livello di Unione europea nel settore;

35.   ricorda l'importanza dei mezzi di comunicazione moderni per la responsabilizzazione dei genitori e la limitazione della pubblicità televisiva dei videogiochi per adulti alle fasce di programmazione destinate prevalentemente a questi ultimi;

36.   è del parere che gli organismi nazionali competenti per la messa al bando dei videogiochi debbano informare i loro omologhi degli altri Stati membri e pubblicare il divieto imposto nel sistema PEGI inviando un messaggio di notifica automatico;

37.   invita la Commissione a sostenere, nel quadro del programma MEDIA e dei meccanismi nazionali di esenzione fiscale, i nuovi sviluppi che emergono nell'ambito di questo settore in rapida crescita dell'economia di conoscenza creativa, in particolare promuovendo gli elementi educativi, multimediali e culturali dei videogiochi e mediante corrispondenti opportunità di formazione e corsi di studio.

38.   invita la Commissione a elaborare linee guida che consentano di prevenire eventuali conflitti di interesse fra i vari istituti incaricati della classificazione nonché di salvaguardare l'indipendenza di tali organismi dai gruppi di interesse legati alle industrie;

39.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU C 65 del 14.3.2002, pag. 2.
(2) GU L 378 del 27.12.2006, pag. 72.
(3)1 http://ec.europa.eu/public_opinion/flash/fl_248_en.pdf


Sviluppare uno spazio aereo comune con Israele
PDF 107kWORD 33k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sullo sviluppo di uno spazio aereo comune con Israele (2008/2136(INI))
P6_TA(2009)0127A6-0090/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione del 9 novembre 2007 intitolata "Sviluppare uno spazio aereo comune con Israele" (COM(2007)0691),

–   vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2006 sullo sviluppo dell'agenda per la politica estera comunitaria in materia di aviazione(1),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i trasporti e il turismo (A6-0090/2009),

A.   considerando che la convergenza delle normative costituisce un prerequisito per la conclusione positiva di accordi globali sul trasporto aereo, in particolare per quanto concerne le normative in materia di sicurezza, protezione, concorrenza, aiuti di stato, tutela ambientale e diritti dei lavoratori,

B.   considerando che, durante i negoziati per un accordo globale sul trasporto aereo con Israele, la Commissione si deve avvalere delle competenze e delle informazioni degli Stati membri e di altre parti interessate ed è tenuta a coinvolgerli prima, durante e dopo i negoziati,

C.   considerando che Israele è il mercato dell'aviazione più importante del Medio Oriente con un forte potenziale di crescita, e tenendo presente la sua posizione strategica di ponte tra Europa e Medio Oriente e verso regioni più lontane,

1.   si compiace dell'avvio dei negoziati con Israele per un accordo globale sul trasporto aereo;

2.   sottolinea l'importanza di un accordo al fine di creare le condizioni per ampliare lo spazio aereo comune;

3.   rimarca che l'accordo non dovrebbe limitare il livello di accesso al mercato già raggiunto con gli accordi bilaterali esistenti;

4.   sottolinea che l'accordo dovrebbe essere bilanciato per quanto concerne l'accesso al mercato e che l'apertura dei mercati deve essere graduale, reciproca e sostenibile;

5.   rimarca che l'apertura dei mercati deve sempre essere preceduta dalla convergenza normativa per quanto concerne la sicurezza, la protezione, l'ambiente, gli aiuti di stato e gli aspetti della legislazione in materia di concorrenza, nonché i diritti dei lavoratori, e che il livello di liberalizzazione deve essere associato al livello di raggiungimento delle condizioni di parità in questi settori;

6.   riconosce che per le rotte aeree sulle lunghe e medie distanze il settore dell'aviazione rappresenta il collegamento più rapido tra paesi, luoghi e persone e che in futuro rimarrà il mezzo di trasporto preferito per la velocità e il costo;

7.   riconosce l'importante contributo del settore dell'aviazione alla creazione di occupazione, sia direttamente che indirettamente, in particolare tramite il collegamento di luoghi del mondo in cui non esistono attualmente altri mezzi di trasporto competitivi; ciononostante stimola l'uso e lo sviluppo dell'intermodalità e di altri mezzi di trasporto;

8.   riconosce che il settore dell'aviazione causa alcune conseguenze negative per l'ambiente, in particolare in quanto fonte di rumore e per le notevoli emissioni inquinanti; ritiene pertanto essenziale che l'accordo garantisca la possibilità di intraprendere iniziative all'interno dell'Unione europea in merito alle questioni ambientali con l'obiettivo di attenuare l'impatto del trasporto aereo su acqua, qualità dell'aria e livelli del rumore;

9.   sottolinea che l'accordo dovrebbe prevedere norme rigorose in materia di sicurezza e protezione;

10.   rimarca che i negoziati dovrebbero essere condotti in stretta cooperazione con gli Stati membri, i quali hanno l'esperienza e le competenze necessarie per prestare assistenza in tali negoziati;

11.   chiede alla Commissione di garantire che il Parlamento e tutte le parti interessate pertinenti siano pienamente informati e consultati durante i negoziati;

12.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri ed al governo e al parlamento dello Stato d'Israele.

(1) GU C 287 E del 24.11.2006, pag. 84.


Piano pluriennale di ricostituzione del tonno rosso *
PDF 198kWORD 42k
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulla proposta di regolamento del Consiglio concernente un piano pluriennale di ricostituzione del tonno rosso nell'Atlantico orientale e nel Mediterraneo (COM(2009)0093 – C6-0081/2009 – 2009/0029(CNS))

(Procedura di consultazione)

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta della Commissione al Consiglio (COM(2009)0093),

–   visti gli articoli 36 e 37 del trattato CE, a norma dei quali è stato consultato dal Consiglio (C6-0081/2009),

–   visti gli articoli 51 e 134 del suo regolamento,

1.   approva la proposta della Commissione quale emendata;

2.   invita la Commissione a modificare di conseguenza la sua proposta, in conformità dell'articolo 250, paragrafo 2, del trattato CE;

3.   invita il Consiglio ad informarlo qualora intenda discostarsi dal testo approvato dal Parlamento;

4.   chiede al Consiglio di consultarlo nuovamente qualora intenda modificare sostanzialmente la proposta della Commissione;

5.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione.

Testo della Commissione   Emendamento
Emendamento 1
Proposta di regolamento
Considerando 3 bis (nuovo)
(3 bis) il piano di ricostituzione dell'ICCAT incoraggia le parti contraenti a ridurre su base volontaria le proprie catture di tonno rosso nell'Atlantico orientale e nel Mediterraneo nel 2009, al fine di promuovere la ricostituzione degli stock; alcune parti contraenti hanno agito in tal senso;
Emendamento 4
Proposta di regolamento
Articolo 2 – lettera g
g) "operazione di pesca congiunta": qualsiasi operazione realizzata tra due o più navi da cattura battenti bandiera di diverse PCC o di diversi Stati membri, in cui le catture di una nave da cattura siano attribuite ad una o più altre navi da cattura conformemente a un criterio di ripartizione;
g) "operazione di pesca congiunta": qualsiasi operazione realizzata tra due o più navi da cattura battenti bandiera di diverse PCC o di diversi Stati membri ovvero da navi battenti la stessa bandiera, in cui le catture di una nave da cattura siano attribuite ad una o più altre navi da cattura conformemente a un criterio di ripartizione;
Emendamento 5
Proposta di regolamento
Articolo 4 – paragrafo 6 – comma 3
Lo Stato membro di bandiera può chiedere alla nave di dirigersi immediatamente in un porto da esso designato quando ritenga esaurito il contingente individuale.
Lo Stato membro di bandiera sospende l'autorizzazione a praticare la pesca del tonno rosso e può chiedere alla nave di dirigersi immediatamente in un porto da esso designato quando ritenga esaurito il contingente individuale.
Emendamento 6
Proposta di regolamento
Articolo 21 – paragrafo 1 – alinea
1.  In deroga all'articolo 7 del regolamento (CEE) n. 2847/93, il comandante di una nave da pesca comunitaria di cui all'articolo 14 del presente regolamento o il suo rappresentante notificano alle autorità competenti dello Stato membro (compreso lo Stato membro di bandiera) o alla PCC di cui intendono utilizzare i porti o i luoghi di sbarco, almeno quattro ore prima dell'ora prevista di arrivo in porto, le informazioni di seguito indicate:
1.  In deroga all'articolo 7 del regolamento (CEE) n. 2847/93, il comandante di una nave da pesca comunitaria di cui all'articolo 14 del presente regolamento o il suo rappresentante notificano alle autorità competenti dello Stato membro (compreso lo Stato membro di bandiera) o alla PCC di cui intendono utilizzare i porti o i luoghi di sbarco, almeno quattro ore prima dell'ora prevista di arrivo in porto, ovvero al termine delle operazioni di pesca e prima di iniziare il viaggio di ritorno, qualora la distanza dal porto sia inferiore, le informazioni di seguito indicate:
Emendamento 7
Proposta di regolamento
Articolo 23 – paragrafo 2 – lettera a
a) orario previsto di arrivo;
a) data, porto e orario previsto di arrivo;
Emendamento 8
Proposta di regolamento
Articolo 30 – paragrafo 2 – lettera a
a) osservazione per almeno il 20% della flotta attiva per le navi da cattura con reti a circuizione di lunghezza superiore a 24 m e,
a) osservazione per almeno il 100% della flotta attiva per le navi da cattura con reti a circuizione di lunghezza superiore a 24 m e,
Emendamento 9
Proposta di regolamento
Articolo 30 – paragrafo 2 – lettera b
b) nel caso di operazioni di pesca congiunta, la presenza di un osservatore per l'intera durata dell'operazione di pesca.
b) nel caso di operazioni di pesca congiunta, la presenza di un osservatore su ogni nave da cattura per l'intera durata dell'operazione di pesca.

Deterioramento della situazione umanitaria in Sri Lanka
PDF 103kWORD 30k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sul deterioramento della situazione umanitaria in Sri Lanka
P6_TA(2009)0129B6-0140/2009

Il Parlamento europeo,

–   visti gli articoli 91 e 90, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.   considerando che un numero stimato di 170 000 civili si trova in una situazione di emergenza, intrappolato in una zona di combattimento tra l'esercito cingalese e le Tigri per la liberazione del Tamil Eelam (LTTE), senza accesso agli aiuti più basilari,

B.   considerando che dalla fine di gennaio 2009 le agenzie ONU hanno documentato più di 2 300 decessi di civili e almeno 6 500 ferimenti,

1.   chiede un cessate il fuoco immediato da parte dell'esercito cingalese e del LTTE, onde consentire alla popolazione civile di abbandonare le zone di combattimento; condanna tutti gli atti di violenza e di intimidazione, che stanno impedendo ai civili di lasciare l'area di conflitto;

2.   condanna gli attacchi contro i civili quali documentati dal Gruppo di crisi internazionali (International Crisis Group);

3.   invita entrambe le parti a rispettare il diritto umanitario internazionale e a proteggere e assistere la popolazione civile nella zona di combattimento e nella zona sicura;

4.   esprime preoccupazione circa le informazioni riportate relativamente al grave sovraffollamento e alle difficili condizioni nei campi profughi istituiti dal governo dello Sri Lanka;

5.   chiede che alle organizzazioni umanitarie internazionali e nazionali e ai giornalisti sia garantito l'accesso pieno e senza restrizioni alla zona di combattimento e ai campi profughi;

6.   chiede al governo dello Sri Lanka di cooperare con i paesi e le organizzazioni d'assistenza che hanno la volontà e la capacità di evacuare i civili;

7.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e al governo dello Sri Lanka, al Segretario generale delle Nazioni Unite e, per conoscenza, alla Commissione.


La sfida del deterioramento dei terreni agricoli nell'Unione europea, in particolare nell'Europa meridionale: la risposta attraverso gli strumenti della politica agricola dell'Unione europea
PDF 158kWORD 55k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulla sfida del deterioramento dei terreni agricoli nell'UE, in particolare nell'Europa meridionale: la risposta attraverso gli strumenti della politica agricola dell'UE (2008/2219(INI))
P6_TA(2009)0130A6-0086/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione nei paesi gravemente colpiti dalla siccità o dalla desertificazione, in particolare in Africa, del 1994 e sulla diversità biologica, del 1992,

–   vista la sua posizione definità in prima lettura il 14 novembre 2007 in vista dell'adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che definisce un quadro per la protezione del ruolo(1),

–   vista la sua risoluzione del 9 ottobre 2008 Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea(2),

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e il parere della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A6-0086/2009),

A.   considerando che l'attività agricola è un settore economico a forte dipendenza dai fenomeni naturali e, contemporaneamente, a rilevante potenzialità d'intervento,

B.   considerando che l'agricoltura rappresenta il mezzo migliore per evitare il deterioramento del suolo e che a tal fine occorre una strategia consolidata, atta a contribuire al mantenimento di tale attività,

C.   considerando che la popolazione agricola dell'Unione europea svolge una funzione nella lotta contro la desertificazione e tenuto conto del contributo essenziale dei produttori dell'Unione europea al mantenimento della copertura vegetale nelle regioni colpite da siccità prolungate, nonché dei benefici prodotti, in particolare, da colture permanenti, prati e colture silvicole per la ritenzione dell'acqua,

D.   considerando che, in particolare, i suoli agricoli dell'Europa meridionale, ma anche di altre regioni degli Stati membri, sono al centro di un processo di degrado dell'ambiente determinato dall'interazione negativa tra le attività umane e gli eventi climatici,

E.   considerando che anche l'agricoltura iper-intensiva può contribuire all'erosione dei terreni e renderli improduttivi,

F.   considerando che attualmente la desertificazione deve essere considerata una delle peggiori minacce, in quanto causa del degrado del suolo nei paesi del Mediterraneo,

G.   considerando che il suolo è alla base della produzione dell'alimentazione umana, del foraggio, delle fibre tessili e dei combustibili e svolge un ruolo importante nella captazione di CO2; considerando tuttavia che il suolo è più che mai esposto a danni irreversibili provocati dall'erosione eolica e laminare, dall'inquinamento, dalla salinizzazione, dall'impermeabilizzazione, dal depauperamento delle sostanze organiche e dalla perdita della biodiversità dei suoli,

H.   considerando che gli effetti negativi già riscontrati riguardano il dissesto idrogeologico, l'intrusione dell'acqua marina nelle falde acquifere costiere, la salinizzazione dei suoli, la perdita di suolo agricolo, la diminuzione della biodiversità, nonché un incremento della vulnerabilità ai fenomeni di incendio, fitopatie e epizoozie,

I.   considerando che le citate modifiche nell'interazione tra l'ambiente naturale-antropico e quello produttivo hanno effetti importanti sui sistemi di produzione vegetale e animale, sull'orientamento produttivo dei suoli, sull'offerta di derrate alimentari, con evidenti ricadute sul tema della sicurezza alimentare, nonché sull'assetto sociale, culturale e economico delle aree interessate a causa del fenomeno dell'abbandono, con conseguenze anche dal punto di vista idrogeologico,

J.   considerando che l'irrigazione serve sia a mantenere l'umidità dei terreni sia a riempire le falde freatiche e che tali fattori vanno presi in considerazione nella formulazione della politica agricola comune (PAC),

K.   considerando che la scarsità di acqua e la siccità aggravano l'aumento dei prezzi delle materie prime agricole e che, al contempo, occorre garantire la continuità dell'approvvigionamento alimentare alla popolazione,

L.   considerando che la gestione dei sistemi agricolo e forestale offre opportunità di intervento sul bilancio generale di CO2 nonché possibilità per contribuire alla riduzione nell'emissione di gas serra,

M.   ricordando l'esistenza della convenzione delle Nazioni Unite, sulla lotta contro la desertificazione summenzionata, il cui obiettivo è quello di lottare contro il degrado dei terreni arabili e la siccità e ribadisce il sostegno del Parlamento a tale convenzione,

N.   riconoscendo che la direttiva quadro sulle acque (direttiva 2000/60/CE(3)) funge da quadro normativo e da strumento di base per la protezione del suolo, favorisce la cooperazione interregionale, l'uso sostenibile dell'acqua e la protezione delle risorse idriche disponibili e contribuisce al tempo stesso ad attenuare le conseguenze di inondazioni e siccità,

O.   considerando necessario un approccio integrato e multidisciplinare, motivato dalla opportunità di non operare nella ricerca di soluzioni in condizioni di emergenza le quali possono provocare ulteriori impatti negativi ed effetti dannosi a catena,

P.   considerando opportuno operare un monitoraggio della situazione, per quanto concerne l'evoluzione dei fenomeni in atto e l'instaurarsi di nuove situazioni di rischio, attraverso una specializzazione nell'uso dei sistemi di rilevamento satellitari e dei modelli geobiochimici (cartografici),

Q.   considerando che è aumentata la frequenza con cui si verificano condizioni meteorologiche estreme, con un'alternanza di periodi siccitosi ed eventi pluviometrici intensi, che accelerano i processi di degrado della litosfera, in particolare nelle aree dove il suolo è strutturalmente più vulnerabile nell'Europa sia settentrionale sia meridionale,

R.   considerando che vi è stato un aumento della domanda e dei prezzi dei generi alimentari a livello mondiale,

1.   valuta necessario includere esplicitamente tra gli orientamenti e i metodi di gestione della PAC principi e strumenti per la protezione climatica in generale e per limitare i danni conseguenti al deterioramento del suolo in particolare;

2.   sottolinea che il finanziamento comunitario dei provvedimenti tesi a favorire l'adattamento del settore agricolo al cambiamento climatico deve essere fondato su un approccio territoriale, in cui si tenga conto del grado di vulnerabilità delle diverse regioni dell'Unione europea; rileva che, secondo le attendibili valutazioni realizzate a livello internazionale ed europeo, i terreni agricoli dell'Europa meridionale sono più vulnerabili al cambiamento climatico;

3.   deplora l'assenza di lungimiranza da parte dei capi di Stato e di governo nel momento in cui hanno deciso di ridurre la dotazione finanziaria dello sviluppo rurale e prende atto che le risorse previste nell'ambito del secondo pilastro non sono sufficienti per far fronte alle sfide del cambiamento climatico;

4.   ritiene che i problemi attuali, fra cui la penuria alimentare, la carenza idrica, l'aumento delle temperature e l'evapotraspirazione, nonché il rischio di deterioramento dei terreni, impongano politiche agricole nuove, integrali e scientifiche, che corrispondano alle condizione climatiche mediterranee; è del parere che con l'aiuto delle istituzioni dell'Unione europea e quelle nazionali tali politiche debbano riflettere la ricerca e lo sviluppo su colture localmente adattate alle nuove sfide ambientali, in settori che includano il risparmio idrico, fornendo al contempo agli agricoltori un reddito sufficiente a garantire un livello di vita europeo;

5.   ritiene che nella strategia di conservazione del suolo i principi relativi alle buone condizioni agronomiche e ambientali della PAC dovranno favorire maggiormente azioni orientate a controllare e migliorare la funzionalità e la sostenibilità ecologica dei sistemi di drenaggio esistenti, elaborando piani di gestione delle risorse idriche che siano ecologicamente sostenibili ed adeguati alle condizioni locali e offrendo consulenza agli agricoltori che operano su terreni a rischio di siccità per indirizzarli verso soluzioni vincenti caratterizzate da colture adattate alla situazione locale e con un fabbisogno idrico contenuto;

6.   è favorevole a un aumento del sostegno dell'Unione europea a favore del miglioramento della gestione idrica dei terreni agricoli in tal senso, sarebbe necessario incoraggiare l'introduzione di sistemi di irrigazione più efficienti, adeguati alle diverse colture, promuovere la ricerca in materia e incentivare il ricorso ai progressi biotecnologici;

7.   considera necessario creare e gestire attraverso i consorzi "micro" invasi ad uso irriguo (laghetti collinari), e per la lotta contro gli incendi, preferibilmente ubicati in zone inadatte all'irrigazione per caduta naturale, consentendo le migliori condizioni di costo d'esercizio e utilizzando anche acque reflue trattate con tecniche di fitodepurazione e lagunaggio;

8.   sottolinea l'importanza delle colture a terrazze per contrastare l'erosione e potenziare la capacità d'immagazzinamento idrico dei terreni e considera opportuno adottare misure per conservare, ripristinare e costruire terrazzamenti;

9.   ritiene che le sistemazioni agrario-forestali debbano includere programmi di imboschimento dei terreni agricoli marginali e/o inquinati, considerando che le radici degli arbusti possono garantire l'ancoraggio dello strato superiore instabile alla roccia stabile sottostante, che opera da substrato di depurazione;

10.   si dichiara favorevole all'introduzione di una politica forestale comunitaria, il cui principale obiettivo sia la lotta al cambiamento climatico;

11.   ritiene inoltre necessario incentivare interventi agricoli che garantiscano il mantenimento della massa vegetale, al fine di evitare la salinizzazione degli alvei fluviali determinata dall'erosione;

12.   evidenzia che molte specie arbustive mediterranee presentano una buona resistenza al fuoco ed una ottima capacità di recupero vegetativo e quindi andrebbero valorizzate, tanto più che hanno apparati radicali capaci di contrastare i processi di erosione dei suoli;

13.   è del parere che a tal fine si potrebbe perseguire la coltivazione di specie a basso fabbisogno idrico oppure, in taluni casi, le colture primaverili potrebbero essere sostituite dalle colture invernali, che non solo necessitano di minori irrigazioni, ma che rappresentano anche un efficace strumento di protezione del suolo, poiché permettono di lottare contro l'erosione creando un manto vegetale durante il periodo critico dell'inverno;

14.   considera che le produzioni vivaistiche locali possono produrre ecotipi meglio adatti all'ambiente e pertanto andrebbero incentivate con interventi specifici;

15.   chiede di incentivare la conservazione e la piantagione di siepi, in special modo nelle regioni da cui sono scomparse negli ultimi anni;

16.   riconosce il ruolo fondamentale delle risorse fitogenetiche al fine di adeguare le attività agricole ai cambiamenti delle condizioni climatiche; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a presentare programmi che promuovano la conservazione e lo sviluppo delle risorse fitogenetiche sia tramite gli agricoltori e i giardinieri sia attraverso le piccole e medie aziende vivaistiche;

17.   ricorda l'importanza dei terreni a maggese per il recupero dei terreni agricoli e per la ritenzione idrica; chiede alla Commissione e agli Stati membri interessati di incoraggiare sistemi agrari adattati ai terreni degli ecosistemi mediterranei;

18.   ritiene che tra i criteri per il mantenimento della sostanza organica nel suolo, i principi relativi alle buone condizioni agronomiche e ambientali della PAC debbano incentivare i sistemi di assorbimento e movimentazione del carbonio attraverso l'ottimizzazione nell'uso delle tecniche di aridocoltura (lavorazioni minime superficiali, rotazioni colturali, genotipi adatti all'ambiente, controllo dell'evapotraspirazione, fertilizzazione mirata, lotta integrata, ecc.);

19.   invita gli organismi competenti a livello territoriale ad intervenire per programmare piani di gestione e tecnologie di utilizzo dell'acqua ad uso irriguo in funzione delle mutate esigenze e condizioni ambientali, prevedere un utilizzo mirato delle risorse idriche in relazione alla qualità e ad intervenire a livello degli organismi di gestione delle acque irrigue per ottimizzare la gestione delle risorse idriche disponibili, considerando la necessità di ridurre gli sprechi di risorse nei sistemi di distribuzione;

20.   si dichiara favorevole all'istituzione di un osservatorio comunitario sulla siccità come servizio speciale dell'Agenzia per l'ambiente di Copenhagen, e al rafforzamento della capacità di reazione coordinata dell'Unione europea nella lotta agli incendi, poiché entrambi i fenomeni contribuiscono considerevolmente alla desertificazione e al deterioramento dei terreni agricoli, in special modo nelle regioni mediterranee;

21.   attende la creazione dell'osservatorio europeo sulla siccità e del sistema di allarme preventivo e sottolinea la necessità di migliorare l'efficacia delle informazioni trasmesse dagli Stati membri e il coordinamento tra questi ultimi;

22.   raccomanda di sviluppare un sistema di allarme preventivo e di sorveglianza continua sullo stato del suolo, onde poter agire in tempo utile contro l'erosione, il depauperamento delle sostanze organiche che determina emissioni di gas a effetto serra, nonché la perdita di terreni arabili e di biodiversità;

23.   chiede alla Commissione, di conseguenza, che in occasione della sua proposta per una nuova definizione delle zone di montagna, delle zone insulari e delle altre zone caratterizzate da svantaggi naturali, prevista per il 2009, sia considerato tra i parametri di valutazione prioritari il grado di rischio, per le aree interessate al monitoraggio, di degrado del suolo e di desertificazione;

24.   considera necessario intensificare ricerca, sviluppo e innovazione, rivolgendo un'attenzione particolare alle regioni più colpite da carenza idrica e siccità, tenendo conto dei progressi biotecnologici;

25.   invita la Commissione a considerare, nell'ambito della revisione di medio percorso del VIIº programma quadro di ricerca, sviluppo tecnologico e attività dimostrative, prevista per il 2009, maggiori incentivi per sostenere programmi di ricerca e sviluppo avviati da più Stati membri, finalizzati a migliorare le conoscenze per una gestione più sostenibile del suolo e delle aree interessate dai fenomeni di degrado;

26.   esorta la Commissione a verificare se occorra istituire un quadro a cui ricorrere per contrastare le cause e gli effetti del cambiamento climatico, in special modo il degrado del suolo;

27.   ritiene che idonei programmi di formazione e aggiornamento vadano indirizzati sia agli addetti al settore sia al pubblico, con il duplice scopo di cercare soluzioni specifiche e di sensibilizzare gli utenti verso una responsabilità collettiva nell'utilizzo delle risorse del territorio;

28.   chiede che l'Unione europea proponga azioni di informazione e di formazione destinate agli agricoltori, in particolare ai giovani agricoltori, allo scopo di promuovere l'introduzione di tecniche agricole atte a favorire la conservazione del suolo, specialmente per quanto riguarda gli effetti del cambiamento climatico e il ruolo svolto dalla produzione agricola nei fenomeni climatici;

29.   rammenta che, sulla base della sua risoluzione del 5 giugno 2008 sul futuro dei giovani agricoltori nel quadro dell'attuale riforma della PAC(4), il finanziamento dei progetti dovrà essere accordato in maniera prioritaria a quelle attività che potranno favorire l'insediamento dei giovani nel settore agricolo;

30.   ritiene necessario che l'Unione europea rafforzi e migliori l'autonomia e l'autosufficienza riguardo alle importazioni di alimenti destinati al consumo umano e animale, anche attraverso una migliore difesa del suolo agricolo e delle sue caratteristiche di produttività, in special modo promuovendo l'uso sostenibile dei pascoli per l'allevamento del bestiame (grazie a programmi dedicati alla carne da pascolo e premi per i pascoli che rispettano i requisiti di tutela ambientale), al fine di ottenere una maggiore autonomia rispetto alle importazioni di alimenti destinati al consumo animale; è del parere che la PAC, qualora intenda contribuire alla sicurezza alimentare mondiale e alla sostenibilità, debba mirare a una situazione di equilibrio fra la produzione vegetale, la produzione animale e la produzione energetica nell'ambito dell'agricoltura dell'Unione europea;

31.   chiede, nel quadro di un mercato internazionale di CO2, di incoraggiare la conservazione e il recupero delle foreste, in via prioritaria negli Stati membri che hanno perduto il proprio patrimonio di foreste naturali, e sottolinea la necessità di attuare, all'interno dell'Unione europea, una gestione integrale e sostenibile delle foreste;

32.   sottolinea il ruolo delle foreste nel ciclo dell'acqua e l'importanza di una combinazione equilibrata fra superfici boschive, pascoli e terreni coltivati, ai fini di una gestione idrica sostenibile; pone, in particolare, l'accento sulla funzione dei terreni ad elevato contenuto organico e sulla rotazione adattata delle colture; avverte che il crescente sfruttamento dei terreni rappresenta una minaccia per l'agricoltura, la sicurezza alimentare e la gestione idrica sostenibile;

33.   chiede che nell'ambito delle attività agricole relative alla tenuta dei prati, dei pascoli permanenti e delle superfici boschive sia riconosciuta la possibilità di collegare l'emissione di certificati verdi alla produzione di beni pubblici (stoccaggio di CO2, biodiversità, mantenimento del suolo);

34.   chiede agli Stati membri di ricorrere al secondo pilastro della PAC per assegnare premi alle attività agricole relative alla tenuta dei prati, dei pascoli permanenti e delle superfici boschive e in tal modo contribuire alla produzione di beni pubblici (stoccaggio di CO2, biodiversità, mantenimento del suolo); invita la Commissione ad attribuire importanza prioritaria alla conservazione dei pascoli;

35.   chiede al Consiglio e alla Commissione di prendere in esame delle strategie di recupero dei terreni degradati, a cominciare da strumenti incentivanti tesi a contenere il degrado dei terreni;

36.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 281.
(2) Testi approvati, P6_TA(2008)0473.
(3) GU L 327 del 22.12.2000, pag. 1.
(4) Testi approvati, P6_TA(2008)0258.


Partecipazione dei dipendenti ad imprese provviste di uno statuto europeo
PDF 105kWORD 31k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulla partecipazione dei dipendenti ad imprese provviste di uno statuto europeo ed altre misure di accompagnamento
P6_TA(2009)0131B6-0110/2009

Il Parlamento europeo,

–   visto la comunicazione della Commissione, del 25 giugno 2008, intitolata "Una corsia preferenziale per la piccola impresa- Alla ricerca di un nuovo quadro fondamentale per la Piccola Impresa (un "Small Business Act" per l'Europa)" (COM(2008)0394) e i programmi di lavoro della Commissione per il 2008 e il 2009,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.   considerando che lo statuto della società privata europea (SPE) faciliterà l'attività delle PMI nel mercato interno, ma sarà accessibile anche alle grandi imprese,

1.   invita la Commissione, sulla base dell'articolo 138 del Trattato CE, ad avviare una consultazione con le parti sociali al fine di valutare e, se necessario, razionalizzare, creare o rafforzare le disposizioni relative alla partecipazione dei dipendenti al mercato interno;

2.   invita la Commissione a valutare l'impatto dei vigenti statuti della società europea e delle relative sentenze della Corte di giustizia europea (ad esempio nelle cause "Daily Mail e General Trust", "SEVIC Systems", "Inspire Art", "Überseering", e "Cartesio ") per quanto riguarda la partecipazione dei dipendenti ai consigli di amministrazione delle imprese e l'eventuale evasione o elusione delle disposizioni nazionali in materia;

3.   invita la Commissione a valutare i problemi transfrontalieri in materia di governance societaria, diritto tributario e partecipazione finanziaria dei lavoratori ai programmi di partecipazione azionaria relativi alla consultazione proposta di cui sopra; chiede un'eventuale revisione e/o di nuove proposte da discutere con il Consiglio e il Parlamento;

4.   invita la Commissione a valutare l'opportunità di inserire, nello statuto SPE, una disposizione a norma della quale il rimborso di un prestito o un diverso contributo effettuato da un azionista deve essere considerato come un debito subordinato qualora un contributo al capitale azionario sarebbe stato più opportuno (ad esempio, in caso di eccessivo indebitamento della società stessa); ritiene che sia necessario prendere in esame l'introduzione di una disposizione ai sensi della quale l'azionista debba restituire il rimborso ricevuto se questo è stato pagato durante un periodo vicino alla dichiarazione di insolvenza della società;

5.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.


Figli di migranti
PDF 105kWORD 32k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sui figli dei migranti lasciati nel paese di origine
P6_TA(2009)0132B6-0112/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 20 novembre 1989 sui diritti del fanciullo, in particolare gli articoli 3 e 20,

–   vista la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei loro familiari, in particolare gli articoli 38, 42 e 45,

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare l'articolo 24,

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che la libera circolazione dei lavoratori è vantaggiosa per le economie di tutti gli Stati membri e offre ai cittadini europei possibilità di sviluppo economico e personale,

B.   considerando che tali effetti positivi potrebbero essere limitati da taluni effetti collaterali indesiderati della migrazione, tra cui le condizioni di vita insoddisfacenti che sono riservate ai figli rimasti nel paese di origine quando i genitori migrano in un altro Stato membro,

C.   considerando che la migrazione della manodopera è costantemente in aumento nel corso degli ultimi decenni e che oggi la maggior parte dei migranti nel mondo, 64 milioni, risiedono nell'Unione europea,

D.   considerando che la migrazione offre enormi potenzialità per migliorare lo sviluppo, ma che crea anche problemi tuttora insoluti sia nei paesi di origine che nei paesi di destinazione,

E.   considerando che, secondo uno studio realizzato dall'UNICEF e da Social Alternatives in Romania, nel 2008 quasi 350 000 bambini avevano almeno un genitore che lavorava all'estero e per 126 000 bambini entrambi i genitori erano migranti,

F.   considerando che la migrazione può avere effetti positivi per le famiglie del paese di origine perché, grazie alle rimesse e altri canali, riduce la povertà e accresce gli investimenti in capitale umano,

G.   considerando, tuttavia, che per i bambini rimasti nel loro paese quando i genitori lavorano in un altro Stato membro esistono altri possibili effetti negativi, tra cui il rischio di una generale mancanza di assistenza in merito alla loro salute fisica e mentale nonché ripercussioni sulla loro salute mentale per depressione, assenza di tempo libero per giocare e svilupparsi, insufficiente partecipazione scolastica e, in generale, insufficiente partecipazione ad attività educative e di formazione, malnutrizione e abusi su minori,

H.   considerando che, sebbene siano predisposte politiche ad ampio raggio per migliorare le condizioni di vita e di istruzione dei figli dei migranti che giungono nel paese di destinazione assieme ai genitori, il fenomeno dei bambini lasciati nel paese di provenienza è stato oggetto di scarsa attenzione,

I.   considerando che spesso i bambini sono lasciati nel paese di origine per mancanza di informazioni sulle opportunità e i vantaggi offerti dai paesi di destinazione,

1.   invita la Commissione a realizzare uno studio volto a valutare le dimensioni a livello dell'Unione europea del fenomeno dei figli dei migranti rimasti nel paese di origine e di raccogliere dati a livello dell'Unione europea su tale fenomeno;

2.   chiede agli Stati membri di prendere misure per migliorare la situazione dei figli lasciati dai loro genitori nel paese di origine e assicurarne il normale sviluppo sul piano educativo e sociale;

3.   chiede agli Stati membri di istituire meccanismi di cooperazione per prevenire gli effetti negativi per i familiari, in particolare i bambini, derivanti dal distacco e dalle distanze che devono colmare;

4.   invita gli Stati membri a informare meglio i migranti dei loro diritti e dei diritti dei loro familiari in materia di libera circolazione e delle informazioni disponibili a livello nazionale ed europeo sulla residenza all'estero e sulle modalità e le condizioni per lavorare in un altro Stato membro;

5.   invita la Commissione a proporre a tutte le parti interessate l'adeguata applicazione di tutti i mezzi esistenti per aiutare i migranti e i loro figli rimasti nel paese di origine;

6.   chiede alla Commissione e agli Stati membri di associare attivamente le parti sociali e le ONG alle azioni finalizzate al miglioramento delle condizioni dei figli dei migranti;

7.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al Comitato delle regioni, al Comitato economico e sociale europeo, ai governi e ai Parlamenti degli Stati membri e alle parti sociali.


Relazione sui progressi compiuti dalla Croazia nel 2008
PDF 192kWORD 47k
Risoluzione del Parlamento europeo dell'12 marzo 2009 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Croazia nel 2008
P6_TA(2009)0133B6-0104/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la decisione del Consiglio del 3 ottobre 2005 di avviare i negoziati di adesione con la Croazia,

–   vista la sua risoluzione del 10 aprile 2008 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Croazia nel 2007(1),

–   vista la relazione sui progressi compiuti dalla Croazia nel 2008, pubblicata dalla Commissione il 5 novembre 2008 (SEC(2008)2694),

–   visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.   considerando che la Croazia ha compiuto progressi sostanziali in tutti e tre i settori coperti dai criteri di Copenaghen,

B.   considerando che questi ragguardevoli risultati devono essere consolidati e accompagnati da sforzi sostenuti volti ad adottare e attuare le riforme trattate nella relazione della Commissione e nella presente risoluzione,

C.   considerando che l'Unione Europea ha intrapreso iniziative volte a migliorare la qualità del processo di allargamento,

D.   considerando che la comunicazione della Commissione del 6 novembre 2007 dal titolo "Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2007-2008" (COM(2007)0663) attribuisce grande importanza, fin dalle prime fasi dei negoziati di adesione, allo Stato di diritto e al buon governo, con particolare riferimento alla lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, alle riforme amministrative e giudiziarie e allo sviluppo della società civile,

E.   considerando che la conclusione entro il 2009 dei negoziati di adesione con la Croazia deve rimanere l'obiettivo comune di tutte le parti interessate,

F.   considerando che le uccisioni e gli attacchi occorsi nel 2008 hanno evidenziato l'esigenza di affrontare seriamente e rapidamente la corruzione e la criminalità organizzata in Croazia,

G.   considerando che sono stati nominati un nuovo ministro degli interni, un nuovo ministro della giustizia e un nuovo capo della polizia, ai quali è stato affidato il compito di affrontare tali questioni,

Considerazioni generali

1.   si congratula con la Croazia per i buoni risultati raggiunti nel 2008 con l'adozione della pertinente legislazione e l'attuazione delle riforme necessarie per qualificarsi per l'adesione all'Unione Europea;

2.   nota con particolare piacere che le attività legislative e regolamentari sono state finalmente accompagnate da iniziative volte a rafforzare e migliorare la capacità amministrativa necessaria per attuare tali riforme;

3.   è fiducioso che si possa raggiungere l'obiettivo di concludere i negoziati nel 2009, conformemente alla tabella di marcia indicativa pubblicata dalla Commissione, a condizione che il governo della Croazia intensifichi i suoi sforzi volti ad affrontare in particolare le questioni più delicate connesse al processo di adesione, tra cui la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, e ottemperi infine anche ai criteri di riferimento fissati in questi settori, nonché a condizione che il Consiglio sia in grado e disposto ad avviare tutti i capitoli di negoziato senza ulteriori indugi;

4.   accoglie con favore la raccomandazione della Commissione affinché il Consiglio istituisca il gruppo di lavoro tecnico ad hoc responsabile della stesura del trattato di adesione; raccomanda inoltre che il gruppo operi parallelamente ai negoziati e che inizi pertanto la sua attività nella prima metà del 2009; accoglie inoltre con favore l'intenzione della Commissione di presentare una comunicazione nel 2009 per illustrare le conseguenze finanziarie dell'adesione della Croazia all'Unione Europea;

Criteri politici

5.   è soddisfatto dei progressi raggiunti nell'adozione di documenti e testi legislativi chiave in taluni settori, in particolare quelli della lotta alla discriminazione, dei diritti della donna, dei diritti delle minoranze e del rientro dei profughi; sottolinea che adesso è indispensabile una loro veloce ed efficace attuazione;

6.   sottolinea tuttavia l'esigenza di proseguire la riforma della pubblica amministrazione introducendo un nuovo regime salariale e una completa revisione delle procedure amministrative in modo da aumentare la trasparenza, la responsabilità e la depoliticizzazione della pubblica amministrazione croata; chiede che si presti particolare attenzione alle amministrazioni locali e regionali, in quanto la loro capacità di assumere nuove responsabilità è di importanza cruciale per il successo del processo di decentramento;

7.   sottolinea l'importanza di fornire agli investitori stranieri certezza giuridica e uguaglianza dinanzi alla legge e in tale contesto esorta le autorità croate ad affrontare con urgenza i casi in sospeso concernenti la restituzione delle proprietà, in conformità delle pertinenti sentenze della Corte costituzionale croata;

8.   ritiene che sia necessario compiere sforzi ancora più incisivi nel settore giudiziario per affrontare le cause alla radice del cumulo delle cause pendenti e dell'eccessiva lunghezza delle procedure giudiziarie, per dare inizio ad una seria ed esauriente razionalizzazione dei tribunali, che copra tutte le giurisdizioni, per introdurre una procedura di selezione dei magistrati obiettiva e trasparente, nonché criteri di valutazione e di promozione individuali, per garantire che i crimini di guerra siano trattati conformemente a norme comuni, a prescindere dall'origine etnica, e infine per trovare la soluzione al problema delle sentenze e dei processi in contumacia, soprattutto mediante una rafforzata cooperazione regionale;

9.   prende atto della dichiarazione resa dal Procuratore del Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia dinanzi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 dicembre 2008, in cui lo stesso afferma che la Croazia ha accolto la maggior parte delle richieste di assistenza formulate dall'Ufficio del Procuratore, sottolineando tuttavia che alcuni documenti militari chiave relativi al caso Gotovina sono tuttora irreperibili; invita il governo croato a intensificare i propri sforzi per mettere questi documenti immediatamente a disposizione del Tribunale;

10.   si compiace del fatto che il governo croato finalmente abbia preso misure supplementari per affrontare la corruzione e la criminalità organizzata; sottolinea che l'aumento delle attività investigative e giudiziarie dell'Ufficio per la lotta contro la corruzione e il crimine organizzato (USKOK) deve essere accompagnato da pari iniziative di polizia e giudiziarie se si vuole che tali attività producano risultati; ritiene che si debba dimostrare tolleranza zero a tutti i livelli e far sì che vengano pronunciate e applicate sentenze, ad inclusione del sequestro dei beni; accoglie con favore a questo proposito l'adozione della legislazione relativa al congelamento temporaneo dei beni di tutte le persone accusate di corruzione e di crimine organizzato;

11.   si compiace di notare che in quattro tribunali diversi sono stati aperti ufficialmente dipartimenti che si occupano specificamente della lotta alla corruzione e al crimine organizzato e che i sessanta giudici assegnati questi dipartimenti sono stati sottoposti a vaglio e riceveranno incentivi finanziari concreti a fronte della complessità e della delicatezza dei compiti che devono svolgere;

12.   chiede a questo proposito al governo croato che alla polizia e alla magistratura siano garantite libertà e indipendenza d'azione, nonché le risorse umane e finanziarie necessarie allo svolgimento del loro mandato nella lotta contro la corruzione e il crimine organizzato;

13.   ritiene soddisfacente la libertà di stampa in Croazia, ma richiama l'attenzione sui recenti casi di intimidazione e addirittura di uccisione di giornalisti che investigavano casi di corruzione e di criminalità organizzata; invita la polizia e la magistratura ad agire con risolutezza per indagare e perseguire tali casi, in modo da ripristinare un clima positivo nel paese e assicurare il permanere della conformità ai criteri politici per l'adesione; sottolinea a questo proposito la necessità di una piena tutela dei diritti umani, i quali non sono politicamente negoziabili;

14.   si compiace per l'adozione da parte del governo croato di un piano d'azione volto all'attuazione del diritto costituzionale sulle minoranze nazionali e per l'aumento dei finanziamenti; esorta le autorità croate ad attuare il piano in stretta consultazione con le organizzazioni non governative che rappresentano le comunità minoritarie; sottolinea inoltre la necessità di concentrarsi sui diritti economici e sociali delle minoranze, in particolare sul loro accesso all'occupazione, e di concepire una strategia di lungo termine per l'integrazione occupazionale di membri delle minoranze nell'amministrazione pubblica e nella magistratura; invita inoltre i Consigli delle minoranze nazionali a dotarsi di autonomia di bilancio rispetto alle autorità locali per le quali agiscono da consulenti, in modo da poter esercitare il loro mandato in piena indipendenza;

15.   accoglie con favore i risultati raggiunti nell'ambito della politica per le minoranze in Croazia, in particolare il fatto che siano state garantite opportunità di istruzione e rappresentanza parlamentare alle minoranze nel paese;

16.   accoglie con favore i continui progressi compiuti nell'ambito dell'istruzione delle minoranze; esprime tuttavia preoccupazione riguardo al fatto che le strutture attuali mantengono la segregazione invece di puntare all'integrazione dei vari gruppi etnici (ad esempio mediante classi comuni); è preoccupato anche, in particolare nel caso dei rom, del fatto che questa situazione potrebbe tradursi in un peggioramento della qualità dell'istruzione rispetto a quella delle classi integrate;

17.   prende nota del fatto che, anche se sono stati raggiunti risultati tangibili con la messa in atto delle condizioni per il rientro dei profughi, rimane ancora molto da fare affinché tali rientri siano effettivamente sostenibili in termini di abitazioni, soprattutto per chi già viveva in zone urbane, nonché di integrazione e di accesso al mercato del lavoro; sottolinea la necessità di attuare i programmi di rimpatrio in modo coerente con altri programmi sociali e occupazionali;

18.   si compiace inoltre dell'adozione di una legislazione esauriente contro la discriminazione e attribuisce molta importanza all'effettiva attuazione di tali disposizioni; invita le autorità a livello sia nazionale che locale a mostrare tolleranza zero nei confronti di episodi di odio razziale e di qualsiasi altra forma di odio e a garantire che tali episodi siano debitamente perseguiti dalla giustizia; invita inoltre le autorità nazionali a proteggere i diritti delle minoranze sessuali;

Criteri economici

19.   ritiene incoraggiante l'aumento dell'occupazione e la crescita economica sostenuta registrata dalla Croazia; sottolinea tuttavia i persistenti alti tassi di disoccupazione tra i giovani e le minoranze nonché l'impatto sulla vita dei comuni cittadini del rialzo dei prezzi dei generi alimentari e, più in generale, dell'inflazione;

20.   sottolinea l'esigenza di affrontare i crescenti disavanzi della bilancia commerciale e dei conti correnti, nonché l'indebitamento estero, che rendono l'economia croata più vulnerabile ed esposta a rischi; sottolinea che per mantenere l'attuale livello di crescita economica e consentire alla Croazia di raggiungere il livello degli Stati membri dell'Unione Europea sarà necessario accelerare il passo delle riforme strutturali;

21.   richiama l'attenzione sulla necessità di promuovere, in stretta consultazione con tutte le parti interessate, una politica che riconcili la sicurezza energetica con lo sviluppo sostenibile; invita le autorità croate ad attenersi agli obiettivi stabiliti nel pacchetto climatico dell'Unione Europea e ad attribuire priorità adeguata all'efficienza energetica e alle fonti di energia rinnovabile, in particolare nelle zone costiere; ricorda alla Croazia le opportunità di finanziamento messe a disposizione dall'Unione Europea per il Mediterraneo a tal riguardo; accoglie con favore l'adozione di un piano d'azione per l'attuazione del protocollo di Kyoto ed invita le autorità a prendere tutte le misure del caso per ridurre di fatto le emissioni industriali;

Capacità di assumere gli obblighi derivanti dall'adesione

22.   si dichiara in generale soddisfatto del tasso globale di allineamento legislativo; ritiene tuttavia che occorrerebbe prestare maggiore attenzione alla qualità della legislazione; incoraggia le autorità croate a proseguire negli sforzi per sviluppare la capacità amministrativa necessaria per attuare l'acquis;

23.   si compiace dei progressi compiuti nel processo di privatizzazione in corso nel settore dell'acciaio e delle telecomunicazioni e della decisione delle autorità croate di procedere con bandi di gara per la privatizzazione dei cantieri navali croati, che dovrebbe essere completata nel 2009, e sottolinea che la vendita dei cantieri navali deve svolgersi in piena trasparenza e nell'osservanza delle norme di concorrenza dell'Unione Europea; invita il governo croato, con il sostegno della Commissione, ad adottare misure specifiche per compensare i costi sociali della ristrutturazione; invita la Commissione e il Consiglio a prendere in considerazione l'attuale crisi economica e finanziaria nel valutare i progressi compiuti dalla Croazia nell'attuazione delle riforme necessarie;

24.   rileva che il progresso nel settore agricolo è stato disuguale, dato che a fronte di una situazione ben sviluppata nelle aree interessate da una politica della qualità e dall'agricoltura biologica si contrappone la necessità di migliorare la capacità di assorbire i finanziamenti per lo sviluppo rurale; sottolinea che sono necessari una maggiore capacità amministrativa e una riforma dei regimi per il sostegno all'agricoltura al fine di compiere una transizione agevole verso il regime della politica agricola comune dell'Unione Europea e di ridurre al minimo l'impatto sociale di tale transizione;

25.   invita le autorità croate ad assicurare un buon assorbimento dei finanziamenti di preadesione dell'Unione Europea e a preparare a tutti i livelli – centrale, regionale e locale – le strutture e le competenze necessarie per i fondi strutturali e di coesione dell'Unione Europea;

Cooperazione regionale

26.   esprime profondo rammarico per il fatto che i negoziati di adesione siano stati di fatto bloccati per lungo tempo a causa di questioni bilaterali;

27.   sottolinea che le questioni bilaterali non dovrebbero costituire un ostacolo ai progressi dei negoziati di adesione, purché detti negoziati non vengano utilizzati per evitare la definizione finale delle questioni stesse; sollecita tuttavia il governo croato e i governi dei paesi vicini a risolvere velocemente tutte le questioni in sospeso;

28.   sottolinea che delle buone relazioni di vicinato rimangono un elemento chiave del processo di integrazione europeo e invita la Croazia e i paesi vicini a promuovere attivamente la cooperazione nella regione e a investire maggiormente in progetti di cooperazione transfrontaliera;

29.   ricorda l'accordo informale raggiunto il 26 agosto 2007 dai primi ministri di Croazia e Slovenia sulla devoluzione della controversia in materia di confini tra i due paesi ad un organismo internazionale, e si compiace della rapidità con cui la Croazia e la Slovenia hanno accettato l'offerta di mediazione fatta dalla Commissione e ritiene che detta mediazione debba basarsi sul diritto internazionale. In tale contesto si augura un rapido avanzamento delle negoziazioni di adesione;

o
o   o

30.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al governo e al parlamento della Croazia.

(1) Testi approvati, P6_TA(2008)0120.


Relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2008
PDF 227kWORD 72k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2008
P6_TA(2009)0134B6-0105/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la relazione sui progressi compiuti dalla Turchia nel 2008, pubblicata dalla Commissione il 5 novembre 2008 (SEC(2008)2699),

–   viste le sue precedenti risoluzioni del 27 settembre 2006 sui progressi compiuti dalla Turchia in vista dell'adesione(1), del 24 ottobre 2007 sulle relazioni UE-Turchia(2) e del 21 maggio 2008 sulla relazione 2007 relativa ai progressi compiuti dalla Turchia(3),

–   visto il quadro negoziale per la Turchia approvato il 3 ottobre 2005,

–   viste la decisione 2008/157/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato per l'adesione con la Repubblica di Turchia(4) ("partenariato per l'adesione"), nonché le precedenti decisioni del Consiglio, del 2001, 2003 e 2006, sul partenariato per l'adesione,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.   considerando che i negoziati di adesione con la Turchia sono stati avviati il 3 ottobre 2005, dopo l'approvazione del quadro negoziale da parte del Consiglio, e che l'apertura di tali negoziati ha costituito il punto di partenza di un processo di lunga durata e senza limiti di tempo,

B.   considerando che la Turchia si è impegnata a intraprendere riforme, a intrattenere relazioni di buon vicinato e ad allinearsi progressivamente con le posizioni dell'Unione europea, e che tali sforzi andrebbero considerati come un'opportunità di ulteriore modernizzazione per la Turchia stessa,

C.   considerando che la piena osservanza di tutti i criteri di Copenaghen e la capacità di integrazione all'Unione, conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2006, rimangono la base per l'adesione all'Unione europea, che è una comunità fondata su valori condivisi,

D.   considerando che, secondo le conclusioni della Commissione, il 2008 è stato caratterizzato da profonde tensioni politiche, a seguito delle quali il governo turco, pur disponendo di un forte mandato, non ha presentato un programma coerente e organico di riforme politiche,

E.   considerando che la Turchia non ha ancora attuato le disposizioni contenute nell'accordo di associazione tra la Comunità europea e la Turchia e nel relativo protocollo aggiuntivo,

F.   considerando che quattro nuovi capitoli negoziali sono stati aperti nel 2008,

1.   esprime preoccupazione per il continuo rallentamento del processo di riforma registrato in Turchia per il terzo anno consecutivo ed esorta il governo del paese a dare prova della propria volontà politica di portare avanti il processo di riforma che si è impegnato a intraprendere nel 2005; sottolinea che tale modernizzazione rientra innanzitutto nell'interesse della Turchia stessa e della società turca nel suo complesso;

2.   si dichiara preoccupato per la polarizzazione in atto nella società turca e tra i principali partiti politici, che si è accentuata nel corso del 2008 ripercuotendosi negativamente sul funzionamento delle istituzioni politiche e sul processo di riforma;

3.   sottolinea che le riforme politiche sono l'elemento cardine del processo di riforma e accoglie con favore il fatto che il governo turco abbia elaborato e approvato il programma nazionale per l'adozione dell'acquis;

4.   sollecita i leader dei partiti politici ad adoperarsi seriamente per avviare un dialogo e a concordare, in uno spirito di compromesso, un piano per le riforme finalizzato a modernizzare il paese, creando una società stabile, democratica, pluralista, laica e prospera, ispirata al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e basata sullo Stato di diritto;

Conformità con i criteri di Copenaghen
Democrazia e Stato di diritto

5.   deplora che gli sforzi inizialmente intrapresi per riformare in profondità la costituzione siano sfociati in una polemica sulla questione del velo e abbiano accentuato la polarizzazione della società; invita il governo turco a riprendere la stesura di una nuova costituzione civile imperniata sulla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali e lo esorta vivamente a garantire che i partiti politici e la società civile, nonché le minoranze etniche e religiose, siano strettamente associate a tale processo costitutivo;

6.   esprime preoccupazione per le cause di interdizione di due partiti parlamentari avviate nel 2008, in particolare per la causa pendente nei confronti del Partito della società democratica (DTP); sottolinea la necessità di modificare in via prioritaria la legislazione sui partiti politici, al fine di allinearla pienamente alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e alle raccomandazioni della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa;

7.   chiede alle autorità turche di prendere tutte le necessarie misure per permettere a tutti i partiti che concorrono alle elezioni di essere rappresentati nella commissione elettorale;

8.   deplora che non si siano compiuti progressi nell'instaurare una piena vigilanza civile e sistematica sull'esercito e nel rafforzare il controllo parlamentare sulla politica militare e di difesa;

9.   prende atto dei progressi compiuti nello sviluppo di una strategia di riforma del sistema giudiziario; sottolinea, tuttavia, l'impellente necessità di intraprendere ulteriori sforzi sistematici per migliorare l'imparzialità e la professionalità della magistratura e garantire che i suoi membri si astengano dall'interferire con il dibattito politico e rispettino le disposizioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU);

10.   deplora l'assenza di sviluppi nell'istituzione dell'ufficio del difensore civico; prende atto della decisione negativa della Corte costituzionale relativa alla legge sul difensore civico ed esorta vivamente il governo turco a reintrodurre quanto prima la necessaria normativa relativa all'istituzione di tale ufficio, sostenuta in passato sia dal governo che dal parlamento;

11.   deplora che il governo turco non abbia presentato alcuna strategia di ampio respiro contro la corruzione; sottolinea la necessità di rafforzare il controllo parlamentare sulla spesa pubblica nonché la necessità di introdurre una nuova normativa sulla Corte dei conti;

12.   si compiace dell'avvio del processo che vede imputati i presunti appartenenti all'organizzazione criminale denominata Ergenekon; incoraggia le autorità a proseguire le indagini e a identificare tutta la rete di collegamento dell'organizzazione che ha infiltrazioni negli apparati dello Stato; si dichiara preoccupato per le denunce circa il trattamento riservato agli imputati nell'ambito di tale causa; sollecita le autorità turche a garantire loro un giusto processo e ad attenersi strettamente ai principi dello Stato di diritto;

Diritti umani e rispetto e tutela delle minoranze

13.   deplora che in Turchia la libertà di espressione e la libertà di stampa non siano ancora pienamente tutelate; è convinto che la frequente censura di siti web o le pressioni e i processi ai danni di giornalisti critici non giovano alla libertà di stampa in una società democratica e pluralista; è altresì del parere che la modifica dell'articolo 301 del codice penale adottata nell'aprile 2008 sia insufficiente, in quanto chi esprime le proprie opinioni non violente continua a essere perseguito sulla base di questo e di altri articoli del codice penale, della legge antiterrorismo o della legge sulla stampa, come il Premio Sakharov per la libertà di pensiero del 1995 Leyla Zana; ribadisce la necessità di abrogare l'articolo 301 e di riformare in modo sostanziale il codice penale e altre leggi invocate per limitare arbitrariamente l'espressione di opinioni non violente, al fine di garantire che la libertà di espressione sia pienamente rispettata, conformemente alle disposizioni della CEDU;

14.   apprezza le scuse che Mehmet Ali Sahin, ministro della Giustizia, ha presentato a nome del governo alla famiglia di Engin Ceber, deceduto in carcere a causa degli abusi subiti; condivide le preoccupazioni espresse dalla commissione per i diritti umani del parlamento turco in merito all'inerzia della magistratura nell'avviare procedimenti penali nei casi di torture e maltrattamenti di cui si registra un aumento; esorta il governo turco a intraprendere ulteriori sforzi sistematici per eliminare la tortura e i maltrattamenti, tanto all'interno quanto all'esterno dei luoghi di detenzione ufficiali e di porre fine alla cultura dell'impunità; sottolinea a tale proposito che la ratifica e l'applicazione del protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite rafforzerebbero notevolmente la credibilità di tali sforzi; esprime altresì la sua preoccupazione circa l'uso spropositato della forza dal parte della polizia in occasione di manifestazioni pubbliche;

15.   si compiace del lavoro svolto dalla commissione d'inchiesta per i diritti umani della Grande assemblea nazionale turca nell'ambito delle indagini sulla tortura e i maltrattamenti nelle carceri e sull'omicidio del giornalista Hrant Dink; invita le autorità turche a dare pieno seguito alle conclusioni delle relazioni elaborate dalla commissione nonché alle conclusioni della relazione del comitato di controllo della Presidenza del Consiglio; ritiene inoltre che sarebbe opportuno considerare più seriamente l'ipotesi del coinvolgimento di Ergenekon nell'analisi di altri casi irrisolti, come quello dell'assassinio di Hrant Dink;

16.   si compiace dell'adozione, nel febbraio 2008, della legge sulle fondazioni ed esprime apprezzamento per la valutazione della Commissione secondo cui la legge sulle fondazioni affronta svariate questioni irrisolte in materia di proprietà che interessano le comunità non musulmane; invita il governo turco ad assicurare che la legge venga applicata conformemente alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e ad affrontare la problematica ancora in sospeso delle proprietà confiscate e vendute a terzi e delle proprietà di fondazioni fuse anteriormente all'adozione della nuova legge;

17.   ribadisce la necessità di sviluppare un quadro giuridico conforme alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, affinché tutte le comunità religiose possano operare senza indebite restrizioni, in particolare per quanto riguarda il loro status giuridico, la formazione del clero, l'elezione della gerarchia ecclesiastica, l'istruzione religiosa e la costruzione di luoghi di culto; invita le autorità turche, tutti i partiti politici, la società civile e le comunità interessate ad adoperarsi per la creazione di un contesto favorevole al pieno rispetto nella pratica della libertà di religione; reitera l'invito a riaprire immediatamente il seminario greco-ortodosso di Halki e a utilizzare in pubblico il titolo ecclesiastico di Patriarca ecumenico; si compiace delle recenti iniziative intraprese dal governo e dei colloqui che esso sta intrattenendo con i leader aleviti su questioni che si trascinano da tempo, come i luoghi di culto di questa confessione religiosa e la creazione di un monumento commemorativo del massacro di Sivas, ed esorta il governo turco ad affrontare quanto prima i problemi degli aleviti nonché a rendere facoltativi i corsi di religione gestiti dallo Stato; si rammarica del previsto esproprio del monastero siro-ortodosso di S. Gabriele di Tur Abdin e dei procedimenti giudiziari nei confronti dei suoi rappresentanti;

18.   esorta il governo turco ad avviare, in via prioritaria, un'iniziativa politica che favorisca una soluzione duratura della questione curda e sia finalizzata tanto a creare opportunità economiche e sociali per i cittadini di origine curda quanto a rafforzare concretamente i loro diritti culturali, compresa la possibilità reale di imparare il curdo nelle scuole pubbliche e private e di utilizzarlo nelle trasmissioni radiotelevisive e per l'accesso ai servizi pubblici, e a consentire ai funzionari eletti di utilizzare una seconda lingua, oltre al turco, per comunicare con i rispettivi elettori; plaude all'avvio di un canale televisivo pubblico che dal 1° gennaio 2009 trasmette programmi in lingua curda 24 ore al giorno;

19.   condanna le violenze perpetrate dal partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e da altri gruppi terroristici nel territorio turco; esprime la propria solidarietà alla Turchia nella sua lotta contro il terrorismo e reitera l'appello al PKK affinché dichiari e rispetti una tregua immediata e incondizionata;

20.   invita il DTP e tutti i suoi membri eletti a prendere chiaramente le distanze dal terrorista PKK e dal suo uso della violenza e chiede il contributo di tutti i partiti per giungere a una soluzione che rafforzi la stabilità, la prosperità e l'integrità dello Stato turco;

21.   osserva che il governo turco ha deciso di completare il Progetto per l'Anatolia sudorientale (GAP) per lo sviluppo della Turchia sudorientale; segnala tuttavia le conseguenze sociali, ecologiche, culturali e geopolitiche, anche per l'approvvigionamento idrico dei paesi vicini, Iraq e Siria, ed esorta il governo a tenere pienamente conto di tali ripercussioni, a tutelare i diritti delle popolazioni interessate e a garantire la stretta cooperazione con le autorità locali e regionali nel quadro dell'elaborazione del piano; chiede alla Commissione di presentare uno studio sul GAP e sulle sue conseguenze;

22.   ribadisce che i valori europei di pluralismo e diversità comportano il rispetto di una definizione delle minoranze, sulla base del Trattato di Losanna (1923), che è notevolmente più ampia di quella adottata dalla Turchia; esprime preoccupazione per le continue manifestazioni di ostilità e violenza nei confronti delle minoranze; si dichiara preoccupato per il fatto che la Turchia non abbia compiuto progressi nel garantire la diversità culturale e nel promuovere il rispetto e la tutela delle minoranze conformemente agli standard della CEDU; esorta il governo turco ad avviare, senza ulteriori ritardi, il dialogo con l'Alto commissario dell'OSCE per le minoranze nazionali, affrontando tematiche quali la partecipazione delle minoranze alla vita pubblica e l'utilizzo delle lingue minoritarie nelle trasmissioni radiotelevisive;

23.   esorta il governo turco ad attivarsi contro le organizzazioni e i gruppi che fomentano l'ostilità nei confronti delle minoranze e a tutelare tutti coloro che sono minacciati e temono per la propria vita, compiendo nel contempo sostenuti sforzi per la creazione di un contesto favorevole al pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

24.   chiede al governo turco di cercare soluzioni per preservare il carattere biculturale delle isole turche Gökçeada (Imvros) e Bozcaada (Tenedos) e di affrontare i problemi incontrati dai membri della minoranza greca in materia di istruzione e diritti di proprietà;

25.   accoglie con favore la creazione della commissione "Pari opportunità tra uomini e donne" nel Parlamento turco; si compiace della valutazione della Commissione secondo cui il quadro giuridico volto a tutelare i diritti della donna e a garantire l'uguaglianza di genere è sostanzialmente definito; sollecita tuttavia il governo turco a garantire che esso sia applicato in modo da produrre effetti positivi sulla condizione delle donne in Turchia; segnala che le prossime elezioni locali possono offrire l'opportunità di riparare alla scarsa rappresentatività femminile in politica;

26.   esprime preoccupazione per l'aumento dei cosiddetti "delitti d'onore" registrati in Turchia ed esorta le autorità turche e la società civile a intensificare i loro sforzi per prevenire tali delitti, la violenza domestica e i matrimoni forzati; si compiace dell'aumento del numero dei centri di accoglienza ma chiede con urgenza l'adozione di politiche efficaci e sostenibili su aspetti relativi ai bilanci e alle risorse umane di tali centri nonché un sostegno alle donne e ai loro figli dopo l'uscita dai centri; chiede al governo turco di contrastare la tratta delle donne agendo in stretta collaborazione con gli Stati membri;

27.   si compiace della decisione della Corte di cassazione di non condividere la pronuncia di interdizione del gruppo di interesse Lambda Istanbul; esorta vivamente il governo a provvedere affinché l'uguaglianza sia garantita indipendentemente dal sesso, dall'origine razziale o etnica, dalla religione o dalle convinzioni personali, dall'età o dall'orientamento sessuale;

Esistenza di un'economia di mercato funzionante

28.   si compiace della valutazione della Commissione secondo cui la Turchia è un'economia di mercato funzionante;

29.   osserva che, sebbene in Turchia si sia verificato un rallentamento della crescita nel 2008, i risultati economici generali del paese hanno dimostrato che le basi e la flessibilità dell'economia turca sono considerevolmente più forti di qualche anno fa; rileva che l'impatto della crisi finanziaria globale sul sistema bancario turco è stato sinora contenuto, ma esprime timore per le conseguenze della crisi sulla crescita economica; chiede alla Commissione di riferire specificamente in merito alle conseguenze della crisi per l'economica turca; esorta il governo turco a proseguire la stretta collaborazione con il Fondo monetario internazionale e altre istituzioni finanziarie internazionali ed europee;

Capacità di assumere gli obblighi derivanti dall'adesione

30.   deplora che molti degli impegni assunti dalla Turchia nel quadro dell'Unione doganale tra Comunità europea e Turchia non vengano rispettati, il che distorce le relazioni commerciali bilaterali;

31.   sottolinea che l'Unione doganale obbliga la Turchia a negoziare e concludere accordi di libero scambio (ALS) con i paesi terzi con cui l'Unione europea ha già stipulato degli ALS; invita il Consiglio e la Commissione a includere la Turchia negli studi sulla valutazione dell'impatto dei potenziali ALS tra Unione europea e paesi terzi e di rafforzare ulteriormente la trasmissione delle informazioni sulla posizione dell'Unione europea e sullo stato di avanzamento dei negoziati ALS;

32.   deplora che il governo turco non abbia ancora applicato integralmente l'accordo di associazione tra la Comunità europea e la Turchia e il protocollo aggiuntivo; rammenta che il mancato rispetto degli impegni assunti dalla Turchia entro il dicembre 2009 potrebbe comportare serie ripercussioni sul processo negoziale; chiede al Consiglio di continuare a seguire e a esaminare i progressi relativi alle questioni contemplate nella dichiarazione della Comunità europea e dei suoi Stati membri, del 21 settembre 2005, conformemente alle sue conclusioni dell'11 dicembre 2006;

33.   si compiace dei progressi compiuti dalla Turchia nell'ambito dell'istruzione e della cultura; ribadisce che l'accesso universale all'istruzione, oltre ad essere una valida strategia di inclusione delle minoranze, costituisce la base di una società prospera e moderna; ritiene che il progetto relativo all'apertura di dipartimenti di studi armeni e curdi presso le università turche rappresenti un segno di buona volontà, cui devono seguire azioni concrete;

Accrescere la prosperità
Migliorare la coesione sociale e la prosperità

34.   sottolinea che un'economia di mercato attenta alle problematiche sociali costituisce la base di una società coesa, nonché un fattore determinante di stabilità e prosperità; si compiace, a tale proposito, dell'adozione della legge sulla previdenza sociale e l'assicurazione malattia generale quale contributo al rafforzamento della coesione sociale in Turchia;

35.   valuta inoltre positivamente il pacchetto sull'occupazione adottato nel maggio 2008 dal parlamento turco allo scopo di promuovere le opportunità lavorative per le donne, i giovani e le persone disabili; esprime tuttavia preoccupazione per la persistente debolezza del mercato dell'occupazione, che impiega solo il 43% della popolazione in età lavorativa, e in particolare per la diminuzione del tasso totale di occupazione delle donne; esorta il governo turco a intraprendere ulteriori azioni per combattere il problema dell'economia informale;

36.   ribadisce il suo appello al governo turco affinché prenda ulteriori misure concrete per responsabilizzare le donne nella sfera politica, economica e sociale, ad esempio, mediante misure temporanee atte ad accrescere la loro partecipazione attiva in politica; sottolinea la necessità di adottare misure efficaci per aumentare l'accesso delle donne all'istruzione, che purtroppo registra il dato più basso tra i paesi dell'OECD;

37.   prende atto dei progressi compiuti nell'ambito della tutela della salute; esprime preoccupazione, d'altronde, per l'assenza di miglioramenti nel settore della salute mentale; sollecita le autorità turche a destinare risorse più consistenti all'assistenza psichiatrica e a risolvere il problema dell'inadeguatezza dell'assistenza medica generica e del trattamento dei pazienti con disabilità psichiche negli ospedali psichiatrici e nei centri di riabilitazione; chiede che il trattamento dei minori e degli adulti con disabilità presso gli istituti avvenga nel pieno rispetto dei diritti di queste persone;

38.   deplora che non siano stati compiuti progressi sulla modifica della legislazione sui diritti dei sindacati e invita il parlamento turco ad adottare una nuova legge sulle organizzazioni sindacali, che sia conforme alle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro; deplora che, nonostante nel 2004 sia intervenuto un allentamento delle norme sulla costituzione dei sindacati e l'adesione alle organizzazioni sindacali, le attività sindacali siano tuttora soggette a limitazioni; esorta le autorità turche a trovare una soluzione, di concerto con i sindacati, affinché, in occasione del 1° maggio, possano svolgersi manifestazioni pacifiche in piazza Taksim a Istanbul, nel rispetto della libertà di associazione;

39.   segnala nuovamente la necessità di affrontare il problema delle disparità di sviluppo tra le regioni turche e tra le aree rurali e le aree urbane, il che costituisce un forte ostacolo alla prosperità della società turca; deplora pertanto che il governo turco non abbia finora presentato alcuna strategia organica per affrontare il problema ed è rammaricato dalla circostanza che la Commissione non abbia presentato informazioni sul contributo dell'Unione europea, nell'ambito dell'assistenza a titolo dello strumento di preadesione, a questa pianificazione strategica, come richiesto dal Parlamento nella sua summenzionata risoluzione del 21 maggio 2008;

Instaurare relazioni di buon vicinato

40.   sottolinea la necessità di pervenire a una soluzione globale della questione cipriota basata sulle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e sui principi su cui si fonda l'Unione europea; valuta positivamente il rinnovato impegno dei leader politici di entrambe le parti a una soluzione negoziata, appoggia i negoziati diretti in corso a Cipro tra i leader delle due comunità e dichiara che accetterà qualunque accordo concluso tra le parti purché sia conforme ai principi basilari dell'Unione europea, comprese le quattro libertà fondamentali, ad eccezione di deroghe temporanee, e transitorie e purché venga approvato tramite un referendum; invita la Turchia a favorire un clima adatto alle trattative ritirando le forze turche e consentendo ai due leader di negoziare liberamente il futuro del loro paese;

41.   invita la Turchia ad osservare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, dalle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU e dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sul quarto ricorso interstatale Cipro contro Turchia relativa alle indagini sulla sorte delle persone scomparse; chiede a tutti gli Stati membri dell'Unione europea di esortare la Turchia ad attivarsi adeguatamente su una questione dal carattere essenzialmente umanitario;

42.   sollecita una maggiore cooperazione transfrontaliera tra le autorità locali, le persone d'affari e altri partner locali e gli Stati membri dell'Unione europea limitrofi, Grecia e Bulgaria;

43.   si compiace della comunicazione e della cooperazione sviluppate durante lo scorso anno tra le autorità turche e irachene, in particolare dei contatti tra la Turchia e il governo regionale curdo nel nord dell'Iraq; esorta tali autorità a intensificare ulteriormente la collaborazione per garantire che la prevenzione degli attacchi terroristici perpetrati a partire dal territorio iracheno avvenga sotto la responsabilità dell'Iraq, al fine di garantire la stabilità e contribuire allo sviluppo economico di tutti i paesi che confinano con la Turchia e l'Iraq; rinnova i propri appelli al governo turco affinché, nel quadro delle sue operazioni antiterrorismo, rispetti l'integrità territoriale dell'Iraq, i diritti umani e lo Stato di diritto, e garantisca che non vi siano vittime fra i civili;

44.   accoglie con favore la visita in Armenia che il presidente Gül ha effettuato nel settembre 2008 su invito del presidente Sarkisian e auspica che tale incontro promuova un contesto favorevole alla normalizzazione delle relazioni tra i rispettivi paesi; esorta il governo turco a riaprire la frontiera con l'Armenia e a ripristinare piene relazioni economiche e politiche con tale paese; ribadisce il proprio appello ai governi turco e armeno affinché avviino un processo di riconciliazione, nel rispetto sia del presente che del passato e che consenta una discussione franca e aperta sugli eventi trascorsi; invita la Commissione a facilitare tale processo di riconciliazione;

45.   esprime apprezzamento per l'impegno dimostrato dai governi turco e greco nel migliorare le relazioni bilaterali; ribadisce che la revoca del "casus belli" dichiarato dalla Grande assemblea nazionale turca nel 1995 rappresenterebbe un importante incentivo all'ulteriore miglioramento di tali relazioni; rammenta che la Turchia si è impegnata a intrattenere relazioni di buon vicinato ed esorta il governo turco a compiere sforzi seri e intensi per dirimere le controversie irrisolte in modo pacifico e conformemente alla Carta delle Nazioni Unite, ad altre convenzioni internazionali pertinenti, nonché ad accordi e obblighi bilaterali;

Rafforzare la cooperazione bilaterale tra Unione europea e Turchia

46.   chiede al Consiglio di prendere in considerazione la possibilità di andare avanti con l'apertura di negoziati su capitoli rispetto ai quali la Turchia, secondo la valutazione della Commissione, ha soddisfatto le condizioni di apertura;

47.   prende atto delle ambizioni della Turchia di diventare un polo energetico euroasiatico e riconosce il ruolo che il paese potrà svolgere nel contribuire alla sicurezza energetica dell'Europa; plaude ai progressi compiuti dalla Turchia nel settore dell'energia; ricorda la summenzionata risoluzione del 24 ottobre 2007 a sostegno dell'apertura di negoziati su tale capitolo e deplora che il Consiglio non sia pervenuto a un accordo al riguardo; incoraggia la Turchia ad aderire, in qualità di membro a pieno titolo, alla Comunità europea dell'energia e a rafforzare così la cooperazione tra l'Unione europea e la Turchia in tale settore, il che può procurare vantaggi per tutte le parti interessate; invita la Turchia a sostenere pienamente la realizzazione del gasdotto Nabucco, un progetto europeo prioritario, e auspica la tempestiva conclusione di un accordo intergovernativo finalizzato a rendere operativo il gasdotto;

48.   prende atto dei progressi compiuti nel settore della migrazione e dell'asilo; si rammarica tuttavia del fatto che, dal dicembre 2006, la Turchia non abbia ripreso i negoziati con la Comunità europea per quanto concerne la conclusione di un accordo in materia di riammissione, la cui firma rappresenta una condizione per la stipula di un accordo in materia di agevolazioni per i visti; esorta il governo turco a intensificare la cooperazione con l'Unione europea per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori, anche tramite un'applicazione adeguata degli attuali accordi e protocolli bilaterali conclusi con gli Stati membri in materia di riammissione; osserva che non si sono registrati sviluppi quanto all'allineamento con gli elenchi dei visti dell'Unione europea; invita la Commissione e il governo turco ad avviare negoziati per un accordo in materia di agevolazioni per i visti; esorta gli Stati membri ad alleggerire le restrizioni sui visti per i viaggiatori in buona fede, come studenti, accademici o imprenditori; invita al pieno rispetto dei diritti umani dei richiedenti asilo e dei rifugiati, ivi compreso il libero e illimitato accesso a tutti i centri di detenzione da parte dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati;

49.   accoglie con favore la nuova generazione di progetti avviata nel settembre 2008 e finalizzata a migliorare il dialogo tra le società civili della Turchia e dell'Unione europea; chiede alla Commissione di riferire in merito alle attività svolte nel quadro del dialogo della società civile Unione europea-Turchia; invita nuovamente il governo turco a coinvolgere maggiormente la società civile nel processo di riforma;

50.   prende atto che la Commissione intende fornire valutazioni d'impatto soltanto su taluni settori politici(5); esorta vivamente la Commissione a pubblicare uno studio d'impatto più approfondito che dia seguito a quello presentato nel 2004 e di presentarlo quanto prima al Parlamento;

51.   chiede al governo turco e alle autorità giudiziarie del paese di cooperare in modo più proficuo con gli Stati membri dell'Unione europea e le relative autorità in merito ai fascicoli penali concernenti cittadini e residenti dell'Unione europea rimasti vittime di frodi, come nel caso dei cosiddetti "fondi verdi" (fondi d'investimento islamici con sede in Turchia) e nel caso di "Deniz Feneri", un ente di beneficenza con sede in Germania;

Cooperazione su questioni internazionali e globali

52.   apprezza il contributo apportato dalla Turchia alla ricerca di soluzioni per molte regioni in stato di crisi in tutto il mondo, in particolare in Medio Oriente e nel Caucaso meridionale e per quanto riguarda le relazioni tra Afghanistan e Pakistan; nello specifico, esprime apprezzamento per il ruolo attivo e costruttivo che il paese ha svolto in seguito al conflitto tra Russia e Georgia, al fine di promuovere la pace e la stabilità nel Caucaso meridionale, soprattutto attraverso la proposta relativa alla piattaforma di stabilità e cooperazione per il Caucaso; chiede al Consiglio e alla Commissione di intensificare la cooperazione con la Turchia per individuare sinergie negli approcci che quest'ultima e l'Unione europea adottano nei confronti di tali regioni;

53.   si congratula con la Turchia per il suo ingresso nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e invita il governo turco ad adottare in seno a tale organismo un approccio strettamente coordinato a quello degli Stati membri dell'Unione europea;

54.   esprime apprezzamento per la ratifica del Protocollo di Kyoto da parte del parlamento turco;

55.   si compiace del costante contributo apportato dalla Turchia alla politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea e alle operazioni della NATO; si rammarica tuttavia che la Turchia continui ad opporsi alla cooperazione strategica NATO-Unione europea che esula dagli accordi "Berlin Plus", il che ha effetti negativi per la protezione del personale dell'Unione europea dispiegato, ed esorta vivamente la Turchia a ritirare quanto prima le proprie obiezioni; invita il Consiglio a consultare la Turchia, in qualità di uno dei maggiori fornitori di truppe, alle fasi di elaborazione e di decisione della politica europea comune in materia di sicurezza e di difesa;

56.   chiede al governo turco di firmare e sottoporre a ratifica lo statuto del Tribunale penale internazionale, accrescendo così il contributo e l'impegno della Turchia al sistema multilaterale globale;

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57.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al Segretario generale del Consiglio d'Europa, al presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento della Repubblica di Turchia.

(1) GU C 306 E del 15.12.06, pag. 284.
(2) GU C 263 E del 16.10.08, pag. 452.
(3) Testi approvati, P6_TA(2008)0224.
(4) GU L 51 del 26.2.2008, pag. 4.
(5) Commissione europea: Azioni intraprese in merito alle risoluzioni non legislative del Parlamento – Maggio II 2008.


Relazione concernente i progressi compiuti dalla ex Repubblica jugoslava di Macedonia nel 2008
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Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla ex Repubblica jugoslava di Macedonia nel 2008
P6_TA(2009)0135B6-0106/2009

Il Parlamento europeo,

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Salonicco del 19-20 giugno 2003, nelle quali a tutti i paesi dei Balcani occidentali è stato promesso che diverranno parte integrante dell'Unione europea,

–   viste le risoluzioni S/RES/817 del 7 aprile 1993 e S/RES/845 del 18 giugno 1993 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,

–   viste la decisione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2005 di concedere all'ex Repubblica jugoslava di Macedonia lo status di paese candidato all'adesione all'Unione europea, nonché le conclusioni della Presidenza dei Consigli europei del 15-16 giugno 2006 e del 14-15 dicembre 2006,

–   visto l'accordo interinale del 1995 tra la Repubblica ellenica e l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia,

–   vista la dichiarazione di Salisburgo UE-Balcani occidentali dell'11 marzo 2006, approvata all'unanimità dai ministri degli Affari esteri di tutti gli Stati membri dell'Unione europea e dai ministri degli Affari esteri dei paesi dei Balcani occidentali,

–   viste le conclusioni della quarta riunione del Consiglio di stabilizzazione e associazione UE-ex Repubblica jugoslava di Macedonia del 24 luglio 2007,

–   visti gli accordi di riammissione e facilitazione del visto stipulati il 18 settembre 2007 fra l'Unione europea e l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia,

–   vista la decisione 2008/212/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato di adesione con l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia(1),

–   vista la dichiarazione di Brdo "Nuova attenzione per i Balcani occidentali", rilasciata dalla Presidenza dell'Unione europea il 29 marzo 2008, in cui si sottolinea la necessità di dare nuovo impulso all'Agenda di Salonicco e alla dichiarazione di Salisburgo,

–   vista la relazione 2008 della Commissione sui progressi compiuti dall'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (SEC(2008)2695),

–   vista la sua risoluzione del 10 luglio 2008 sul documento di strategia di allargamento 2007 presentato dalla Commissione(2),

–   vista la sua risoluzione del 23 aprile 2008 sulla relazione 2007 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica jugoslava di Macedonia(3),

–   viste le raccomandazioni della commissione parlamentare mista UE-ex Repubblica jugoslava di Macedonia del 29-30 gennaio 2007 e del 26-27 novembre 2007,

–   vista la sua posizione del 24 ottobre 2007 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di facilitazione del rilascio dei visti per soggiorni di breve durata tra la Comunità europea e la ex Repubblica jugoslava di Macedonia(4),

–   vista la sua posizione del 24 ottobre 2007 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di riammissione fra la Comunità europea e la ex Repubblica jugoslava di Macedonia(5),

–   vista la decisione 2007/824/CE del Consiglio, dell'8 novembre 2007, relativa alla conclusione dell'accordo di facilitazione del rilascio di visti tra la Comunità europea e la ex Repubblica jugoslava di Macedonia(6),

–   vista la decisione 2007/817/CE del Consiglio, dell'8 novembre 2007, relativa alla conclusione dell'accordo di riammissione delle persone in posizione irregolare tra la Comunità europea e l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia(7),

–   vista la dichiarazione finale della Quinta commissione parlamentare mista UE-ex Repubblica jugoslava di Macedonia, adottata il 28 novembre 2008,

–   viste la comunicazione della Commissione del 5 novembre 2008 dal titolo "Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2008-2009" (COM(2008)0674) e le conclusioni del Consiglio Affari generali e relazioni esterne del 9 dicembre 2008,

–   visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.   considerando che il documento di strategia di allargamento 2007 presentato dalla Commissione attribuisce grande importanza, sin dalle fasi iniziali di tale strategia, allo Stato di diritto e al buon governo, con particolare riferimento alla lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, alla riforma amministrativa e giudiziaria e allo sviluppo della società civile,

B.   considerando che l'Unione europea ha intrapreso azioni per migliorare la qualità del processo di allargamento,

C.   considerando che uno Stato membro - la Grecia - e l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia sono impegnati in un processo negoziale sotto l'egida delle Nazioni Unite, finalizzato a trovare una soluzione per il nome del paese candidato che sia accettabile per entrambe le parti; che, conformemente alla dichiarazione di Salisburgo dell'11 marzo 2006, è di fondamentale importanza intrattenere relazioni di buon vicinato e pervenire a soluzioni negoziate reciprocamente accettabili per le questioni irrisolte con i paesi vicini,

1.   esprime apprezzamento per il fatto che i partiti di governo e l'opposizione dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, con il vasto consenso della società civile e dell'opinione pubblica, uniscano i loro sforzi al fine di adempiere ai criteri di Copenaghen per l'appartenenza all'Unione europea e di aderire quanto più rapidamente possibile all'Unione; sottolinea a tale riguardo che l'obiettivo principale non è tanto il rispetto di requisiti imposti dall'esterno, bensì il miglioramento delle prospettive future del paese candidato;

2.   ribadisce il suo pieno supporto alla prospettiva europea dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e di tutti i paesi dei Balcani occidentali, che è essenziale per la stabilità, la riconciliazione e il futuro pacifico della regione;

3.   si compiace del fatto che, sette anni dopo l'accordo di Ohrid, il parlamento del paese abbia adottato una legge sull'uso delle lingue nell'amministrazione e nell'insegnamento; esprime particolare apprezzamento per le maggiori opportunità di istruzione superiore offerte dall'apertura in diverse città di nuove facoltà, alcune delle quali con corsi di laurea in più lingue; rileva una rappresentanza più equa dei membri di comunità non maggioritarie, in particolare nell'amministrazione pubblica, nella polizia e nelle forze armate;

4.   apprezza i progressi compiuti dal paese nel dialogo sulla liberalizzazione dei visti, in particolare l'elevato numero di documenti biometrici di viaggio e di identità emessi, l'attuazione del progetto di gestione integrata delle frontiere e l'introduzione di un sistema informativo nazionale sui visti; rileva con soddisfazione i progressi compiuti nella lotta contro il traffico di esseri umani, l'immigrazione clandestina e la corruzione ed invita il governo a continuare a impegnarsi in tali settori; accoglie con favore l'attuazione dell'accordo con l'Unione europea in materia di riammissione e sollecita una più stretta cooperazione con l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (Frontex), l'Ufficio europeo di polizia (Europol) e l'Unità di cooperazione giudiziaria dell'Unione europea (Eurojust); rileva le difficoltà incontrate dai cittadini dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia a causa del non riconoscimento dei passaporti emessi nel paese da parte di uno Stato membro dell'Unione europea; invita la Commissione, alla luce dei progressi compiuti, a raccomandare quanto prima al Consiglio la liberalizzazione dei visti per i cittadini dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia nonché l'abolizione dell'obbligo del visto;

5.   elogia gli sforzi profusi dal governo dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia nel settore economico, che hanno consentito significativi progressi verso il pieno rispetto dei criteri economici, avvicinando il paese a un'economia di mercato funzionante; esprime particolare apprezzamento per la semplificazione delle procedure di versamento delle imposte, la riforma della registrazione con sportello unico, le agevolazioni nel campo del commercio estero e lo snellimento burocratico; esorta il governo a portare avanti le politiche finalizzate a stabilizzare la crescita del PIL, a contenere il tasso d'inflazione, a conseguire una disciplina fiscale e a migliorare il clima imprenditoriale generale;

6.   sottolinea che, dopo una serie di tentativi di boicottare le elezioni parlamentari del 1° giugno 2008, in particolare nella zona nordoccidentale del paese, il governo ha adottato misure efficaci al fine di giungere, mediante una parziale ripetizione delle elezioni e un efficace controllo delle procedure, a un risultato elettorale regolare; plaude all'avvio di procedimenti giudiziari volti a condannare i responsabili delle irregolarità elettorali; elogia l'approvazione di modifiche al Codice elettorale, che rispettano sostanzialmente le raccomandazioni dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo; confida che si farà tutto il necessario per prevenire eventuali tentativi di boicottare le future elezioni, come quelle presidenziali e amministrative del marzo 2009;

7.   apprezza i progressi compiuti verso la creazione delle necessarie strutture per la gestione decentrata dello strumento di assistenza preadesione (IPA); sostiene gli sforzi profusi dal governo per sviluppare capacità amministrative che permetteranno di attuare la decisione della Commissione di affidare la gestione dell'IPA alle autorità nazionali;

8.   osserva che l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, come la maggior parte degli Stati membri dell'Unione europea, a seguito di una decisione del Parlamento ampiamente sostenuta ha riconosciuto, insieme al Montenegro, l'indipendenza del vicino Kosovo, nonostante le difficoltà che tale decisione potrebbe comportare a breve termine per l'auspicato mantenimento delle buone relazioni con un altro paese vicino, la Serbia; plaude all'accordo concluso con le autorità del Kosovo sulla demarcazione della frontiera;

9.   osserva che l'accresciuto interesse per la Serbia, alla quale nel 2009 potrebbe essere riconosciuto lo status di candidato all'adesione all'Unione europea, non deve tradursi all'interno dell'Unione europea in una diminuzione dell'interesse per l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia oppure in ulteriori ritardi nel processo di adesione;

10.  rileva che l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia sta adottando misure per adempiere ai criteri di adesione all'Unione europea e prende atto sia dei progressi compiuti nell'attuazione dell'accordo di stabilizzazione e di associazione sottoscritto nel 2001 e dell'accordo quadro di Ohrid sia dei recenti sviluppi nell'attuazione dei parametri della Commissione; deplora tuttavia che, a tre anni dal conferimento dello status di candidato a divenire uno Stato membro dell'Unione europea, i negoziati di adesione non siano stati ancora avviati, creando una situazione insostenibile che demotiva il paese e rischia di destabilizzare la regione; ritiene auspicabile porre fine a questa situazione eccezionale; esorta ad accelerare il processo di adesione e ricorda che il Parlamento europeo, nella sua summenzionata risoluzione del 23 aprile 2008, ha espresso l'auspicio che entro l'anno fosse presa una decisione sull'apertura dei negoziati, nella consapevolezza che gli ostacoli che tuttora impediscono una rapida adesione dovranno essere eliminati negli anni in cui si svolgeranno i negoziati; esorta il Consiglio ad accelerare tale processo fissando la data di inizio dei negoziati di adesione nell'anno in corso, nell'attesa della piena attuazione delle principali priorità del partenariato di adesione;

11.   ribadisce, conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo del 19-20 giugno 2008 e del Consiglio Affari generali e relazioni esterne dell'8-9 dicembre 2008, quanto sia importante che l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia continui, in quanto paese candidato all'adesione all'Unione europea, a promuovere buone relazioni di vicinato e a cercare di risolvere le questioni pendenti con i paesi confinanti - pervenendo, tra l'altro, a una soluzione negoziata e reciprocamente accettabile sulla questione del nome - sulla base delle sue iniziative internazionali e dei suoi impegni ed obblighi bilaterali e multilaterali;

12.   approva gli sforzi profusi dal mediatore Matthew Nimetz in seno alle Nazioni Unite, conformemente alle summenzionate risoluzioni S/RES/817 e S/RES/845 del 1993 del Consiglio di sicurezza dell'ONU, per risolvere le controversie sul nome costituzionale dello Stato, allo scopo di pervenire quanto prima a un accordo definitivo tra l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e la Grecia sulla base della sua proposta del 6 ottobre 2008 relativa alle modalità da seguire per chiarire a livello internazionale la distinzione tra i territori che appartengono a Stati diversi ma che condividono la denominazione di Macedonia; è consapevole del fatto che tale proposta sia accolta con riserve da entrambe le parti; prende atto della nomina del nuovo negoziatore per la Repubblica jugoslava di Macedonia; invita entrambe le parti a mantenere l'impegno nei confronti dei colloqui sotto l'egida dell'ONU e a trovare una soluzione di compromesso affinché la questione non costituisca più un ostacolo all'adesione dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia a organizzazioni internazionali, come previsto dal summenzionato accordo interinale del 1995 tuttora in vigore; avverte che, se non si raggiungerà rapidamente un accordo tra i due Stati, il processo di adesione all'Unione europea dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia potrebbe subire uno stallo a lungo termine; ritiene che le questioni bilaterali irrisolte nei Balcani non dovrebbero ostacolare l'adesione o avere la precedenza sul processo di integrazione europea;

13.   prende atto dell'istanza presentata dall'ex Repubblica jugoslava di Macedonia alla Corte internazionale di giustizia relativamente all'articolo 11 dell'accordo interinale; auspica che l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e la Grecia mantengano l'impegno a proseguire i negoziati nonostante il procedimento giudiziario avviato dinanzi alla Corte internazionale di giustizia in merito all'applicazione dell'accordo interinale; auspica che, in vista del nuovo ciclo di negoziati previsto nel quadro del "processo di Nimetz", tutti i governi dei paesi vicini sostengano l'integrazione del paese nell'Unione europea, contribuendo in tal modo alla stabilità e alla prosperità della regione;

14.   sostiene gli sforzi profusi dal governo dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia per collaborare con i vicini Stati membri dell'Unione europea al fine di rivedere eventuali discrepanze ed errori di interpretazione storica suscettibili di causare disaccordi e sollecita a promuovere la celebrazione del patrimonio storico e culturale comune al paese e ai suoi vicini; esprime preoccupazione per la mancanza di progressi nella lotta contro la recrudescenza dell''incitamento all'odio" nei confronti di paesi limitrofi, in particolare nei mezzi d'informazione e nel sistema d'istruzione; rinnova il proprio appello al governo affinché assicuri il pubblico rispetto degli standard dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa in materia;

15.   sottolinea che, in una democrazia, l'interazione tra governo e opposizione lascia sempre spazio a opinioni divergenti, si prendono in considerazione soluzioni alternative ed è possibile conseguire maggioranze favorevoli a un cambiamento politico; evidenzia altresì l'importanza di garantire che in taluni settori della popolazione non sorga il timore di un venir meno della tolleranza nel caso in cui un partito disponga della maggioranza parlamentare, come è avvenuto nell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia dopo le ultime elezioni parlamentari;

16.   insiste affinché i cittadini che presentano denunce per abuso di potere e/o corruzione ricevano un attestato che certifichi chiaramente l'azione intrapresa; esprime apprezzamento per la prassi di informare i cittadini sul seguito dato alla denuncia e sul risultato finale nonché per il fatto che tali denunce sono registrate dalla polizia e dalle autorità giudiziarie in modo uniforme e trasparente;

17.   invita il governo dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia a rafforzare la lotta ai legami esistenti fra la criminalità organizzata dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, del Montenegro, del Kosovo e dell'Albania;

18.   deplora che la nuova legge del 20 settembre 2007 concernente lo status giuridico di una chiesa, una comunità religiosa e un gruppo religioso non abbia ancora trasmesso ai membri delle varie comunità religiose la consapevolezza che, per quanto concerne la pratica e la diffusione della loro fede nonché il possesso, l'utilizzo e la costruzione di edifici religiosi, godono delle stesse opportunità delle due denominazioni principali del paese, ossia la Chiesa ortodossa "macedone" e l'Islam; ricorda che le autorità hanno il compito di garantire la tolleranza nei confronti di credenze diverse nonché il diritto alla diversità religiosa;

19.   deplora le crescenti pressioni esercitate sui media dalle forze di governo, in particolare durante la campagna elettorale; insiste per il mantenimento di un'informazione radiotelevisiva indipendente e pluralista che consenta la visibilità delle varie opinioni esistenti nella società, preservando la libertà editoriale di chi fornisce informazioni ed evitando la creazione di stretti legami tra emittenti commerciali e taluni partiti o uomini politici; esprime inoltre preoccupazione per la forte dipendenza finanziaria delle testate giornalistiche e dei canali televisivi dalla pubblicità di Stato e dai relativi proventi, che rischia di scoraggiare un approccio critico da parte dei giornalisti;

20.   osserva che, anche dopo la modifica della legge sul lavoro del 2005, non è ancora chiaro quali modalità debbano seguire i vari sindacati coesistenti per concludere contratti legalmente validi con il governo e gli imprenditori, in particolare perché l'attuale obbligo per i sindacati di rappresentare il 33% dei lavoratori interessati per poter essere considerati parti contrattuali ostacola la diversità e induce le parti interessate a mettere costantemente in questione il numero di iscritti a tali sindacati;

21.   invita il governo dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia a creare rapidamente nuove discariche nonché a chiudere e bonificare quelle vecchie, elaborando al contempo misure concrete per modernizzare il ciclo integrato dei rifiuti, inclusa la raccolta differenziata anche mediante consorzi, e per realizzare impianti di termovalorizzazione e impianti per la produzione di combustibile da rifiuto;

22.   esorta a migliorare e mantenere la qualità e il livello delle acque dei laghi di frontiera di Ocrida, Prespa e Doirani nonché a concludere accordi effettivi in materia con gli Stati vicini di Albania e Grecia; accoglie con favore la presentazione di un progetto di legge sulla gestione delle acque e ne chiede una rapida trattazione in sede parlamentare;

23.   prende atto con preoccupazione degli effetti negativi sull'uomo e sull'ambiente della raffineria di petrolio OKTA, operante nel comune di Ilinden (Skopje), che viene considerata come l'impianto più inquinante del paese;

24.   ricorda che, senza nuovi investimenti in materia di stoccaggio, trattamento e trasporto dell'acqua, si rischia di pregiudicare la continuità nell'approvvigionamento idrico dei centri urbani;

25.   chiede al governo dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia di rilanciare il processo di liberalizzazione e di privatizzazione dei servizi pubblici locali, con particolare attenzione al settore della produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica;

26.   deplora che il funzionamento della rete ferroviaria sia peggiorato negli ultimi anni; osserva in particolare che la frequenza dei treni passeggeri all'interno del paese nonché dei collegamenti con i paesi vicini è stata ridotta al minimo, che il materiale utilizzato non è adeguato ai servizi passeggeri su distanze relativamente corte e che sono quindi necessari nuovi investimenti per garantire in futuro il trasporto ferroviario di passeggeri; deplora l'assenza di progressi nella costruzione del collegamento ferroviario tra l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e la Bulgaria, che contribuirebbe allo sviluppo economico e alla stabilità dell'intera regione;

27.   esorta il governo ad accelerare la pianificazione e la produzione di energia da fonti rinnovabili, con specifico riguardo all'energia solare ed eolica; invita in proposito il governo di Skopje ad adoperarsi al massimo per sviluppare una politica energetica in linea con gli obiettivi dell'Unione europea e a sostenere la posizione dell'Unione europea alla prossima conferenza di Copenaghen su un trattato post-Kyoto;

28.   esprime preoccupazione per l'elevato e crescente numero di casi di violenza domestica registrati e sollecita l'approvazione di una legge speciale contro tale violenza, in aggiunta al diritto di famiglia vigente, che consenta al pubblico ministero di perseguire gli autori di tali reati;

29.   esprime preoccupazione per la situazione sfavorevole della minoranza rom nel paese, anche alla luce dell'ultimo rapporto di Amnesty International, secondo cui il 39% delle donne rom non ha praticamente ricevuto alcuna istruzione, l'83% di loro non ha mai avuto un regolare rapporto di lavoro retribuito e il 31% soffre di malattie croniche - percentuali strutturalmente superiori alle medie che si registrano per le donne non rom;

30.   plaude ai progressi sinora compiuti riguardo alla rappresentanza politica dei rom; sollecita al tempo stesso il governo ad accelerare e a finanziare adeguatamente l'attuazione delle politiche esistenti per i rom;

31.   si compiace con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) per il fatto che finora nessuna delle minoranze fuggite dal Kosovo e i cui membri non hanno ottenuto il permesso di soggiorno permanente sia stata costretta a lasciare il paese; auspica che il governo e l'UNHCR possano concludere rapidamente un accordo circa la responsabilità del sostegno finanziario di tali persone;

32.   dal momento che la crisi finanziaria internazionale ha raggiunto l'Europa e potrebbe avere effetti indiretti sul commercio e gli investimenti esteri nei Balcani occidentali, invita la Commissione a vigilare e, se necessario, ad adottare misure adeguate per garantire il buon proseguimento del Processo di stabilizzazione e associazione sia per l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia sia per gli altri paesi dei Balcani occidentali, che costituisce un importante fattore di stabilità nella regione ed è nel migliore interesse dell'Unione stessa;

33.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia.

(1) GU L 80 del 19.3.2008, pag. 32.
(2) Testi approvati, P6_TA(2008)0363.
(3) Testi approvati, P6_TA(2008)0172.
(4) GU C 263 E del 16.10.2008, pag. 402.
(5) GU C 263 E del 16.10.2008, pag. 402.
(6) GU L 334 del 19.12.2007, pag. 120.
(7) GU L 334 del 19.12.2007, pag. 1.


Mandato del Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia
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Raccomandazione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 destinata al Consiglio sul mandato del Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia (2008/2290(INI))
P6_TA(2009)0136A6-0112/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio, presentata da Annemie Neyts Uyttebroeck ed altri a nome del gruppo ALDE, sul mandato del Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia ("il Tribunale") (B6-0417/2008), riguardante le repubbliche che ricoprono il territorio che, fino al 25 giugno 1991, costituiva la Repubblica socialista federativa di Iugoslavia, ovvero Bosnia-Erzegovina, Croazia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Serbia, Kosovo e Slovenia,

–   visto che il Tribunale è un organo giurisdizionale delle Nazioni Unite, che opera in Europa ed affronta questioni europee, fondato nel 1993 come istituzione temporanea con lo scopo specifico di indagare sulle gravi violazioni del diritto umanitario internazionale commesse nella ex Iugoslavia dal 1991 e perseguire legalmente i responsabili di tali violazioni,

–   visto che all'epoca i funzionari degli ordinamenti giudiziari nazionali della ex Iugoslavia non potevano o non erano disposti a effettuare indagini e a perseguire i principali responsabili delle violazioni,

–   visto che il Tribunale ha incriminato 161 persone e ha portato a termine procedimenti penali nei confronti di 116 imputati, che attualmente numerosi imputati sono incriminati in diverse fasi processuali dinanzi al Tribunale, che solo cinque imputati sono ancora nella fase pre-processuale, in attesa dell'avvio del processo, e che solo due degli imputati, Ratko Mladić e Goran Hadžić, continuano ad essere latitanti(1),

–   viste le risoluzioni S/RES/1503 (2003) e S/RES/1534 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedono al Tribunale di prendere tutti i provvedimenti possibili per terminare le proprie attività entro la fine del 2010 ("strategia di completamento"),

–   visto che le date previste nella strategia di completamento sono date obiettivo e non scadenze assolute,

–   viste le valutazioni semestrali presentate dal Presidente e dal pubblico ministero del Tribunale, ai sensi del paragrafo 6 della risoluzione S/RES/1534 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sui progressi ottenuti per l'attuazione della strategia di completamento,

–   vista la risoluzione A/RES/63/256 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite relativa a una proposta generale in materia di incentivi adeguati per evitare la fuga di personale del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e del Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia, approvata per consenso il 23 dicembre 2008,

–   visto il notevole e coerente sostegno nei confronti del Tribunale e del suo operato da parte dell'Unione europea e dei suoi Stati membri,

–   visto che la piena collaborazione con il Tribunale è diventata un punto fondamentale della politica dell'Unione europea nei confronti dei paesi dei Balcani occidentali,

–   vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2009 su Srebrenica(2),

–   visti gli articoli 114, paragrafo 3, e 83, paragrafo 5, del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A6-0112/2009),

A.   considerando che il Tribunale, situato all'Aia, e il suo operato meritano che l'Unione europea e i suoi Stati membri continuino a sostenerlo pienamente,

B.   considerando che il Tribunale ha emesso sentenze che creano un precedente in materia di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità e che esso ha già fornito un notevole contributo al processo di riconciliazione nei Balcani occidentali, contribuendo in tal modo a ristabilire e mantenere la pace nella regione,

C.   considerando che la piena cooperazione con il Tribunale è una delle rigorose condizioni stabilite dall'Unione europea nel suo impegno contrattuale con i paesi della regione,

D.   considerando che il Tribunale ha contribuito a gettare le basi di nuove norme per la risoluzione dei conflitti e per lo sviluppo post-bellico a livello mondiale, ha fornito esperienze per potenziali futuri tribunali ad hoc e ha dimostrato che una giustizia internazionale efficace e trasparente è possibile e considerando che è largamente riconosciuto il suo contributo allo sviluppo del diritto penale internazionale,

E.   considerando che alcuni capi d'accusa, alcune decisioni e sentenze emessi dal Tribunale sono stati oggetto di discussione in diverse parti dei Balcani occidentali ed oltre; che reazioni di questo tipo costituiscono un prezioso insegnamento, che farà parte del lascito del Tribunale internazionale, ma che esse denotano altresì la necessità di una camera d'appello e di un programma di assistenza,

F.   considerando che il Tribunale continua a portare avanti un'ampia gamma di attività di assistenza, con l'obiettivo di diffondere informazioni in merito al proprio lavoro nei paesi interessati, tra l'altro favorendo la copertura dei processi da parte dei media locali, ma anche tramite attività di assistenza diretta portate avanti dai propri funzionari sul campo, attività di creazione della capacità con le istituzioni giudiziarie nazionali che si occupano di crimini di guerra e diversi progetti volti a individuare le migliori prassi,

G.   considerando che le citate risoluzioni S/RES/1503 (2003) e S/RES/1534 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite invitano il Tribunale e il Tribunale penale internazionale per il Ruanda a completare tutte le indagini entro la fine del 2004, tutti i processi di primo grado entro la fine del 2008 e l'intera attività entro il 2010; considerando che il Tribunale ha precisato però che non sarà in grado di completare i processi di primo grado prima della fine del 2009 anche a causa del gran numero di appelli; che quindi è necessaria una nuova decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per prorogare il mandato del Tribunale,

H.   considerando che il Tribunale ha preso l'iniziativa di ideare un piano sostenuto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nelle summenzionate risoluzioni e noto come "strategia di completamento", il cui scopo è quello di garantire che il Tribunale concluda con successo la propria missione, in maniera tempestiva e in coordinamento con gli ordinamenti giudiziari nazionali dei paesi interessati,

I.   considerando che il piano prevede tre fasi e date obiettivo per il completamento del mandato del Tribunale e che l'obiettivo attuale è quello di concludere tutti i procedimenti penali (processi e appelli) entro il 2011, eventualmente sforando leggermente nel 2012; considerando che, per raggiungere detti risultati, il Tribunale si sta concentrando sui leader più anziani indagati per la presunta responsabilità per reati commessi nell'ambito della sua giurisdizione e ha deferito alle giurisdizioni nazionali competenti casi che coinvolgono imputati di medio e basso livello, e ha celebrato processi congiunti ad imputati, anche se è necessario garantire che le cause congiunte non inficino i diritti degli imputati; considerando che le stesse procure e tribunali nazionali possono e stanno già provvedendo ad avviare e trattare autonomamente varie cause, ma alcuni tribunali nazionali potrebbero non essere in grado o disposti a condurre procedimenti penali in conformità con gli standard e le norme internazionali dell'equo processo e il deferimento ai tribunali nazionali ha incontrato in alcuni casi la resistenza delle vittime e dei testimoni direttamente coinvolti,

J.   considerando che le tre sezioni di prima istanza e la sezione d'appello del Tribunale sono pienamente operative e si stanno occupando di cause che coinvolgono imputati accusati di diversi reati; considerando che il deferimento di cause alle giurisdizioni nazionali competenti ha avuto un forte impatto sul carico di lavoro complessivo del Tribunale, che fattori esulanti dal suo controllo hanno provocato però ritardi e non è possibile escludere ulteriori ritardi imprevisti,

K.   considerando inoltre che i due imputati latitanti, Ratko Mladić e Goran Hadžić, devono essere consegnati alla giustizia e la loro cattura dipenderà dalla cooperazione obbligatoria degli Stati, ai sensi dell'articolo 29 dello statuto del Tribunale, compresa la cooperazione per la ricerca, l'arresto e il trasferimento di latitanti nonché la produzione delle prove contenute ad esempio negli archivi nazionali, e che l'arresto e il trasferimento degli imputati latitanti e la produzione di prove non sempre sono stati affidabili,

L.   considerando che l'articolo 21 dello statuto del Tribunale prevede il diritto di ogni imputato di essere presente al processo e che il Tribunale non sarebbe quindi in grado di procedere in contumacia, anche se fosse in possesso di numerose prove,

M.   considerando che l'impegno del Tribunale per la rapida conclusione del suo mandato è riconosciuto, ma che è necessario un processo per tutte le cause ancora aperte, senza pressioni dovute a scadenze irrealistiche, poiché tali pressioni potrebbero pregiudicare il diritto dell'imputato ad un processo equo; considerando che non si possono prendere scorciatoie che potrebbero ulteriormente pregiudicare la sicurezza e il benessere delle vittime e dei testimoni che compaiono dinanzi al Tribunale e che la data obiettivo prevista dalla strategia di completamento del Tribunale non può comportare l'impunità dei due imputati latitanti o pressioni di tempo indebite per i processi in corso,

1.   rivolge al Consiglio le seguenti raccomandazioni:

   a) ricorda che uno dei valori fondamentali rispecchiati nella decisione della comunità internazionale di creare il Tribunale era la volontà di ottenere giustizia e lottare contro l'impunità; pur sostenendo completamente l'attuale operato svolto dal Tribunale, sottolinea che esso non potrà essere completato appieno se non saranno conclusi i processi in corso senza pressioni temporali e se non saranno consegnati alla giustizia e processati i due imputati Ratko Mladić e Goran Hadžić;
   b) sottolinea che la ricerca di una maggiore rapidità dei procedimenti non dovrebbe essere perseguita a scapito dell'equo processo e ribadisce l'idea, ora largamente condivisa, secondo la quale l'operato del Tribunale sarà valutato non solo in base al suo successo nel giudicare i responsabili dei crimini più gravi nel contesto della sua giurisdizione, ma anche in base alla sua capacità di concludere tali procedimenti nel massimo rispetto dei più rigorosi criteri di giustizia;
   c) sottolinea che la capacità di mantenere personale altamente qualificato presso il Tribunale è un fattore chiave affinché processi e appelli si concludano con successo e che la perdita della competenza specialistica istituzionale necessaria per concludere tali processi potrebbe essere aggravata dal calendario previsto dalla strategia di completamento; si compiace al riguardo della citata risoluzione A/RES/63/256 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che consente al Tribunale di offrire contratti al personale in linea con la tempistica prevista dalla strategia di completamento e di esplorare incentivi non monetari volti a trattenere il personale indispensabile;
   d) sottolinea il fatto che, da un canto, la data fissata per il conseguimento della strategia di completamento contribuisce alla produttività del Tribunale ma che, dall'altro, per ottenere giustizia e fare in modo che il processo a Ratko Mladić e Goran Hadžić proceda, tale data non può assolutamente costituire una scadenza per le attività del Tribunale;
   e) chiede pertanto al Consiglio di prendere quanto prima in considerazione la possibilità di prorogare di due anni il mandato del Tribunale e valutare se tale periodo sia sufficiente, ricordando che eventuali proroghe dovrebbero essere valutate non solo in termini temporali, ma anche in rapporto ai risultati in modo da portare avanti l'esame di tali questioni nel contesto delle adeguate strutture delle Nazioni Unite;
   f) invita il Consiglio ad incoraggiare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad impegnarsi a fornire risorse e sostegno sufficienti al Tribunale attraverso il bilancio generale dell'ONU fino al termine del mandato del Tribunale;
   g) esorta il Consiglio a continuare a sostenere gli sforzi del Tribunale volti a fare in modo che i paesi interessati rafforzino la cooperazione ed accelerino gli sforzi per catturare gli altri due imputati, consentendo quindi al Tribunale di completare il proprio mandato, nonché di chiarire con le Nazioni Unite che occorre far capire chiaramente che gli altri due latitanti devono essere giudicati dal Tribunale o dai meccanismi residui evitando in tal modo qualsiasi accenno di impunità;
   h) invita il Consiglio a sollevare presso le autorità croate la palese mancanza di cooperazione nel trasmettere documenti chiave fondamentali per perseguire il generale Ante Gotovina, Mladen Markać e Ivan Čermak; tali documenti dovrebbero essere consegnati dalle autorità responsabili; sottolinea che dovrebbero ottenere risposta le recenti richieste formulate dal Procuratore capo del Tribunale Serge Brammertz, affinché la documentazione mancante sia individuata e messa a disposizione del Tribunale;
   i) fa notare che l'Unione europea dovrebbe continuare a sottolineare che l'osservanza dei criteri di Copenaghen prevede che il potere giudiziario sia pienamente funzionante e in grado di celebrare processi per violazioni del diritto umanitario, anche quando il quadro del Tribunale non sarà più operativo; chiede al Consiglio di stabilire chiare norme per valutare le prestazioni del settore giudiziario nei paesi dei Balcani occidentali dopo la fine del mandato del Tribunale, tra l'altro per garantire che le condizioni detentive rispondano a criteri internazionali e che siano rispettate le sentenze emesse dal Tribunale, ed esorta l'Unione europea affinché incrementi il proprio sostegno ad indagini e processi contro crimini di guerra a livello nazionale, ad esempio fornendo assistenza alle forze dell'ordine, alle autorità giudiziarie e ai pubblici ministeri, compreso un finanziamento per la formazione e la protezione dei testimoni;
   j) riconosce che la superiorità degli Stati rimane un punto fondamentale nel sistema internazionale e sottolinea che è essenziale che anche la comunità internazionale promuova lo sviluppo delle capacità nazionali nei Balcani, affinché i tribunali locali siano in grado di proseguire il lavoro avviato dal Tribunale; esprime il proprio sostegno nei confronti degli attuali finanziamenti da parte dell'Unione europea, ad esempio per programmi di assistenza previsti dallo Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani; in questo contesto, fa appello al Consiglio affinché valuti un eventuale aumento del sostegno fornito nel quadro della strategia di prosecuzione del Tribunale e chiede una maggior cooperazione tra gli organi giudicanti e i pubblici ministeri nei Balcani, in particolare nelle cause che comportino l'estradizione e la reciproca assistenza giuridica;
   k) osserva che l'esistenza di un chiaro meccanismo per gestire le funzioni residue del Tribunale dopo la sua chiusura sarà fondamentale per garantire che il suo lascito possa rafforzare i principi che ne hanno ispirato la creazione;
   l) invita il Consiglio ad attuare, senza indugi e nel quadro delle strutture competenti delle Nazioni Unite, le procedure previste per un meccanismo volto a gestire le funzioni residue nell'immediato e a lungo termine, concernenti ad esempio protezione dei testimoni, protezione dall'intimidazione dei testimoni, oltraggio alla corte, revisioni in caso di ricezione di elementi a discarico, controllo dei processi trasferiti alla regione (attualmente monitorati dalla Procura del Tribunale, tramite l'Organizzazione sulla sicurezza e la cooperazione in Europa), condizioni di detenzione e questioni legate a grazia o commutazione della pena, ecc.; suggerisce di presentare una proposta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per la possibile creazione di un ufficio congiunto che si occupi delle future funzioni residue del Tribunale, del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e del Tribunale speciale per la Sierra Leone;
   m) ricorda al Consiglio che l'Unione europea dovrebbe occuparsi in particolare di salvaguardare il lascito del Tribunale, garantendo che i suoi archivi siano depositati in sicurezza in luoghi protetti adatti, se possibile nella regione dei Balcani occidentali, che questi siano quanto più completi ed accessibili e che la documentazione sia resa disponibile su Internet; raccomanda di accordare opportune garanzie in materia di libero accesso anche a tutti i procuratori e a tutti gli avvocati difensori nonché, dopo un periodo di tempo ragionevole, agli storici e ai ricercatori;
   n) sottolinea che il lascito del Tribunale dovrebbe inoltre essere legato al processo generale di riconciliazione; in questo contesto, fa appello agli Stati dei Balcani occidentali e all'Unione europea affinché sostengano il lavoro delle organizzazioni non governative e altre istituzioni che aiutano le vittime, promuovono il dialogo e la comprensione interetnici e contribuiscono alla ricerca della verità e della riconciliazione;

2.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione, ai governi e parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e al Presidente del Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia.

(1) Lettera del Presidente del Tribunale internazionale al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, S/2008/729 del 24 novembre 2008.
(2) Testi approvati, P6_TA(2009)0028.


Quinto Forum mondiale dell'acqua, Istanbul, 16 - 22 marzo 2009
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Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulle risorse idriche in vista del quinto Forum mondiale dell'acqua a Istanbul dal 16 al 22 marzo 2009
P6_TA(2009)0137B6-0113/2009

Il Parlamento europeo,

–   viste le dichiarazioni ministeriali dei quattro precedenti "Forum mondiali dell'acqua" svoltisi, in ordine cronologico, a Marrakech, (1997), l'Aia (2000), Kyoto (2003) e Città del Messico (2006),

–   vista la dichiarazione della Conferenza di Dublino sull'acqua in vista di uno sviluppo durevole del 1992, la quale raccomanda di adottare una gestione integrata dell'acqua che riconosca il valore delle risorse idriche in ogni impiego e introduce il principio di una tariffazione dell'acqua,

–   vista la risoluzione A/RES/58/217 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la quale dichiara il periodo 2005-2015 "Decennio internazionale dell'azione per l'acqua" e proclama il 22 marzo di ogni anno "Giornata mondiale dell'acqua",

–   vista la dichiarazione ministeriale della conferenza internazionale sull'acqua dolce tenutasi a Bonn nel 2001, la quale sottolinea l'urgente necessità di stimolare i nuovi finanziamenti provenienti da tutte le categorie possibili di investitori e la necessità di rafforzare il finanziamento pubblico dell'acqua con l'apporto di capitali privati, incoraggiando al contempo le azioni a livello locale,

–   vista la conferenza di Monterrey del 2002, la quale ha prefigurato l'idea di una partnership mondiale per l'acqua che sia un dialogo tra pari, multidimensionale, esteso alle imprese, alle istituzioni finanziarie e alla società civile, iniziativa ripresa dal nuovo partenariato per lo sviluppo dell'Africa (New Partnership for Africa's Development, NEPAD) e dal G8 a Genova nel 2001, nonché dal Forum per il partenariato con l'Africa nel 2003,

–   vista la convezione della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite, adottata a Helsinki nel 1992 ed entrata in vigore nel 1996, la quale delinea il quadro giuridico di una cooperazione regionale sulla protezione e l'utilizzazione dei corsi d'acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali,

–   visto il vertice mondiale delle Nazioni Unite sul Millennio (New York, 6-8 settembre 2000), che ha elaborato gli "Obiettivi di sviluppo del Millennio" (OSM) con la previsione di ridurre della metà entro il 2015 la percentuale di popolazione che non ha accesso in modo duraturo all'acqua potabile,

-   vista la Carta di Saragozza del 2008 intitolata "Una nuova visione globale dell'acqua" e le raccomandazioni del "Water Tribune" approvate il 14 settembre 2008, giorno in cui è giunta a conclusione l'expo 2008 di Saragozza, e presentate al Segretario generale delle Nazioni unite,

–   vista la seconda relazione mondiale delle Nazioni Unite sulla valorizzazione delle risorse idriche "L'acqua, una responsabilità condivisa" pubblicata nel 2006,

-   visto il paragrafo 5 della sua risoluzione dell'11 marzo 2004 sulla strategia per il mercato interno(1), in cui al paragrafo 5 si "ritiene che, essendo l'acqua un bene comune dell'umanità, la gestione delle risorse idriche non debba essere assoggettata alle norme del mercato interno",

-   vista la "Relazione 2006 sullo sviluppo umano" dell'UNPD su "Acqua tra potere e povertà" in cui detta agenzia delle Nazioni Unite ha dimostrato che la povertà, non la penuria fisica di acqua, è la causa principale del non accesso all'acqua per più di un miliardo di persone,

–   vista la sua risoluzione del 15 marzo 2007 sui poteri locali e la cooperazione per lo sviluppo(2),

–   vista la sua risoluzione del 15 marzo 2006 sul quarto Forum mondiale dell'acqua a Città del Messico dal 16 al 22 marzo 2006(3),

-   viste le significative iniziative della società civile europea sull'acqua e il diritto di accesso all'acqua potabile per tutti, tenute al Parlamento europeo, segnatamente "Assemblea mondiale degli eletti e dei cittadini per l'acqua" (AMECE, 18-20 marzo 2007) e "Pace con l'acqua - Fare la pace con l'acqua" (12-13 febbraio 2009), nonché il "Memorandum per un protocollo mondiale per l'acqua" in discussione,

–   vista l'interrogazione orale B6-0113/2009 alla Commissione sul quinto Forum mondiale dell'acqua tenutosi a Istanbul dal 16 al 22 marzo 2009,

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che la mancanza di acqua e di strutture igienico-sanitarie provoca otto milioni di morti all'anno, che più di un miliardo di persone non hanno accesso agevole e a prezzo accettabile all'acqua potabile e che quasi due miliardi e mezzo di persone non fruiscono di alcuna struttura igienico-sanitaria,

B.   considerando che 2,8 miliardi di persone vivono in zone colpite da stress idrologico e che detta cifra è destinata ad aumentare fino a 3,9 miliardi fino al 2030,

C.   considerando che le popolazioni povere sono più vulnerabili al cambiamento climatico e sono anche meno in grado di adattarsi ad esso,

D.   considerando che l'industria multinazionale dell'agribusiness costituisce il primo utilizzatore di acqua dolce al mondo (70% dei prelievi mondiali), che riceve a un prezzo irrisorio, e che l'eccessivo sfruttamento delle risorse idriche ha portato all'aggravamento e all'estensione dei processi di contaminazione delle acque e a un degrado generalizzato dei suoli, da cui deriva la moltiplicazione dei fenomeni di siccità sempre più strutturale,

E.   considerando che i servizi legati all'utilizzo razionale dell'acqua nonché la gestione razionale della stessa dovrebbero determinare un livello dei prezzi mirato a evitare sprechi da parte di alcuni settori e di consentire investimenti nella manutenzione e nel perfezionamento delle infrastrutture, combinati con misure accessorie intese a assicurare una distribuzione equa dell'acqua e con un sostegno pubblico alle famiglie povere che permetta loro di fare fronte economicamente al proprio fabbisogno basilare di acqua,

F.   considerando che sussidi generalizzati per l'acqua si traducono in prezzi artificiosamente bassi per l'acqua e portano a sprechi in alcuni settori e sono una delle cause principali della penuria di acqua,

G.   considerando che la distribuzione di acqua è estremamente disuguale, mentre dovrebbe essere un diritto fondamentale e universale e che il livello locale è il più pertinente per definire e gestire la materia,

H.   considerando che la liberalizzazione e la deregolamentazione della distribuzione di acqua nei paesi in via di sviluppo, specialmente in quelli meno sviluppati, se non accompagnate da un quadro regolamentare adeguato, può tradursi in una aumento dei prezzi che colpisce i più poveri e riduce il loro accesso all'acqua,

I.   considerando tuttavia che i partenariati pubblico-privato, i quali devono combinare regolamentazioni rigorose e trasparenti, proprietà pubblica e investimenti privati devono essere orientati al miglioramento dell'accesso all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie per tutti nonché a un uso più equilibrato in rapporto ai costi,

J.   considerando che i principali ostacoli a una gestione efficace dell'acqua sono la scarsa priorità politica e finanziaria attribuita all'acqua, la gestione scorretta, le lacune del quadro giuridico, l'assenza di trasparenza nella negoziazione e nell'assegnazione degli appalti, la corruzione e la mancanza di dibattito sui livelli delle tariffe,

K.   considerando che secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) la quota dell'aiuto pubblico allo sviluppo destinata all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie rappresenta soltanto il 9% di detti aiuti bilaterali e al 4,5% di quelli multilaterali e che in più risulta suddivisa male poiché i paesi meno sviluppati hanno ottenuto soltanto il 24% dei fondi mentre sono quelli che ne avrebbero maggiore bisogno,

L.   considerando che il Forum mondiale dell'acqua, che si riunisce ogni tre anni, è la sede in cui si discutono e si orientano le decisioni politiche mondiali in materia di gestione dell'acqua e delle risorse idriche, e deplorando il fatto che finora le azioni del Forum mondiale dell'acqua siano state scarsamente inserite nei lavori delle Nazioni Unite,

1.   dichiara che l'acqua è un bene comune dell'umanità e che l'accesso all'acqua potabile dovrebbe costituire un diritto fondamentale e universale; chiede che siano compiuti tutti gli sforzi necessari per garantire, entro il 2015, l'accesso all'acqua potabile alle popolazioni più povere;

2.   dichiara che l'acqua va proclamata un bene pubblico e dovrebbe essere posta sotto controllo pubblico, a prescindere dal fatto che sia gestita, interamente o parzialmente, dal settore privato;

3.   sottolinea che ogni politica in materia di gestione dell'acqua deve comprendere anche la protezione della salute pubblica e dell'ambiente e che il Forum mondiale dell'acqua dovrebbe contribuire, in modo democratico, partecipativo e consensuale, a sviluppare strategie mirate a promuovere schemi di sviluppo economico e agricolo che garantiscano un elevato livello di qualità dell'acqua;

4.   rivendica l'abolizione di regimi di sovvenzioni globali alla distribuzione di acqua, che indeboliscono i tentativi incentivanti di una gestione efficace dell'acqua originando uno sfruttamento eccessivo, al fine di sbloccare i fondi destinati a sovvenzioni mirate, segnatamente per le popolazioni povere e rurali e di permettere a tutti l'accesso all'acqua;

5.   sottolinea l'interesse per la creazione di organi di gestione comune dell'acqua tra paesi che insistono sullo stesso bacino la fine di creare o rafforzare legami di solidarietà propizi all'attenuamento delle tensioni o alla composizione dei conflitti;

6.   ricorda il ruolo essenziale delle donne nell'approvvigionamento, nella gestione e nella preservazione dell'acqua;

7.   chiede agli Stati membri di aumentare, nonostante la crisi finanziaria, il loro contributo all'aiuto pubblico allo sviluppo onde conseguire l'obiettivo di sviluppo del Millennio relativo all'approvvigionamento di acqua potabile, il cui volume di investimenti necessari è pari a 180 000 000 000 USD all'anno;

8.   chiede che i mezzi del "Fondo europeo per l'acqua" a favore degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) siano potenziati nel quadro del decimo fondo europeo per lo sviluppo e che siano perfezionate nuove modalità di finanziamento, anche privato, nonché partnership innovative, segnatamente il finanziamento solidale;

9.   auspica che l'aiuto allo sviluppo bilaterale sostenga talune azioni multilaterali come l'Iniziativa africana per l'acqua;

10.   ritiene che l'aiuto pubblico allo sviluppo debba essere utilizzato in legame con le risorse degli organi locali, dei doni volontari, dei prestiti bancari e dei capitali privati, in modo da assicurare al settore idrico un finanziamento quanto più completo possibile;

11.   insiste sulla creazione di meccanismi di garanzia che possono essere attivati dalle istituzioni finanziarie e di sviluppo per controbilanciare l'eccessiva cautela degli investitori nel mercato dell'acqua;

12.   afferma che lo Stato, nell'attuazione dei suoi compiti riguardanti la definizione delle politiche e dei mezzi necessari, la selezione degli interlocutori e la suddivisione delle responsabilità resta il responsabile maggiore della politica nel settore idrico pur delegandone l'esecuzione agli enti locali;

13.   ribadisce che la gestione delle risorse idriche deve basarsi su un approccio decentrato, partecipativo e integrato, con la partecipazione degli utenti e dei responsabili decisionali nella definizione delle politiche locali nel settore idrico;

14.   chiede alla Commissione di sviluppare programmi di sensibilizzazione sull'acqua sia nell'Unione europea sia nei paesi suoi interlocutori;

15.   insiste sulla necessità di sostenere i poteri pubblici locali nei loro sforzi per attuare una gestione democratica dell'acqua che sia efficace, trasparente, regolamentata e rispettosa degli obiettivi di sviluppo sostenibile, e ciò al fine di soddisfare il fabbisogno delle popolazioni;

16.   chiede al Consiglio e alla Commissione di riconoscere il ruolo fondamentale degli enti locali nella protezione e gestione dell'acqua, affinché essi diventino ovunque responsabili della gestione del settore idrico, e deplora che le competenze degli enti locali nell'Unione europea siano poco valorizzate dai programmi di cofinanziamento europeo;

17.   chiede pertanto al Consiglio e alla Commissione di incoraggiare gli enti locali dell'Unione europea a destinare parte dei diritti riscossi presso gli utenti per la fornitura di acqua e le strutture igienico-sanitarie a iniziative di cooperazione decentrata;

18.   chiede, nel contesto del mantenimento della proprietà pubblica e in un quadro regolamentare e giuridico adeguato, che siano permessi sforzi maggiori per coinvolgere il settore privato nella distribuzione dell'acqua, onde fare tesoro dei suoi capitali, delle sue competenze e delle sua tecnologia, al fine di migliorare l'accesso all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie per tutti e il riconoscimento dell'accesso all'acqua in quanto diritto fondamentale;

19.   ritiene che spetti allo Stato inserire i fornitori privati di piccole dimensioni nelle loro strategie nazionali di approvvigionamento idrico;

20.   ritiene che i sistemi di partnership pubblico-privato, in cui le autorità pubbliche restano proprietarie delle infrastrutture e stipulano un contratto di gestione con il settore privato, possano essere uno degli strumenti per migliorare un accesso abbordabile all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie;

21.   insiste sulla promozione di nuovi metodi come l'irrigazione delle zone rurali e la creazione di cinture verdi in prossimità dei centri urbani al fine di potenziare la sicurezza alimentare e l'autonomia locale;

22.   ritiene che il ruolo d'intermediazione delle organizzazioni non governative in loco con le popolazioni resti un'integrazione insostituibile per garantire il successo dei progetti nei paesi poveri;

23.   auspica l'introduzione di perequazioni tariffarie che consentono di approvvigionare ad un prezzo abbordabile i meno favoriti in materia di accesso all'acqua;

24.   è convinto che vada utilizzato anche il risparmio locale, nella consapevolezza che ciò richiede da parte dei governi l'eliminazione di tutti gli ostacoli di tipo giuridico, fiscale o amministrativo che frenano lo sviluppo dei mercati finanziari locali;

25.   invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare una politica di sostegno alla gestione dell'acqua basata sul principio dell'accesso universale, equo e non discriminatorio a un'acqua sana;

26.   chiede che la Commissione e gli Stati membri facilitino e sostengano gli sforzi dei paesi in via di sviluppo in materia di adattamento e di riduzione degli effetti del cambiamento climatico; ricorda a detto titolo l'importanza di formare rapidamente l'alleanza mondiale contro il cambiamento climatico;

27.   chiede che la problematica della gestione dell'acqua, delle risorse idriche e del diritto di accesso all'acqua per tutti sia iscritta all'ordine del giorno degli accordi che la COP 15 definirà a Copenaghen (7-18 dicembre 2009) sul futuro del protocollo di Kyoto, alla luce del lavoro degli esperti dell'Intergovernmental Panel on Climate Change;

28.   sottolinea l'importanza che nell'elaborazione delle politiche di approvvigionamento e di gestione dell'acqua siano considerate le esigenze dei più poveri, con particolare attenzione per le popolazioni più esposte al cambiamento climatico;

29.   chiede alla Presidenza di turno di rappresentare l'Unione europea al Forum di Istanbul con un mandato per:

   considerare l'accesso all'acqua potabile un diritto vitale, fondamentale dell'essere umano, e non solo un bene economico soggetto unicamente alle leggi di mercato,
   sostenere gli orientamenti delineati nella presente risoluzione;

30.   auspica che nel contesto delle Nazioni Unite siano avviati negoziati per pervenire a un trattato internazionale che riconosca tale diritto; chiede agli Stati membri dell'Unione europea e alla Presidenza dell'Unione di lanciare iniziative politiche e diplomatiche in tal senso in seno all'Assemblea generale e della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite;

31.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Consiglio dei ministri ACP-UE, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al segretariato generale del comitato per il Contratto mondiale sull'acqua.

(1) GU C 102 E del 28.4.2004, pag. 857.
(2) GU C 301 E del 13.12.2007, pag. 249.
(3) GU C 291 E del 30.11.2006, pag. 294.


Aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana
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Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sull'aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana
P6_TA(2009)0138B6-0114/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la relazione speciale della Corte dei conti n.10/2008 sull'aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana,

–   vista la dichiarazione del Millennio degli Stati Uniti del 18 settembre 2000, che fissa gli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) quali criteri collettivamente stabiliti dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà,

–   vista la comunicazione della Commissione del 7 ottobre 2005 intitolata: "Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio - Il contributo dell'Unione europea" (COM(2005)0132),

–   visto il programma di azione adottato nel 1994 dalla Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo(1),

–   vista la risoluzione adottata il 22 novembre 2007 dalla 14a Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sull'accesso all'assistenza medico-sanitaria e ai farmaci, con particolare attenzione per le malattie trascurate(2),

–   visto il documento strategico sul programma tematico 2007-2013 intitolato: "Investire nelle persone", basato sul regolamento (CE) n. 1905/2006 che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo,

–   vista la relazione 2008 sulla situazione sanitaria nel mondo dell'Organizzazione mondiale della sanità intitolata: assistenza sanitaria di base - più necessaria che mai,

–   viste le sue risoluzioni, del 20 giugno 2007, sugli obiettivi di sviluppo del Millennio-bilancio intermedio(3), e del 4 settembre 2008, sulla mortalità materna in vista dell'evento di alto livello sugli obiettivi di sviluppo del Millennio, che si terrà il 25 settembre 2008(4),

–   vista l'interrogazione orale alla Commissione sulla relazione speciale della Corte dei conti n.10/2008 sull'aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana (O-0030/2009 - B6-0016/2009),

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che gli aiuti forniti dalla CE al settore sanitario non sono cresciuti in proporzione all'aiuto complessivo allo sviluppo dal 2000, nonostante gli impegni assunti dalla Commissione rispetto agli OSM e alla crisi sanitaria nell'Africa subsahariana,

B.   considerando che la Commissione non ha preso sistematicamente disposizioni volte a garantire che esistano competenze sanitarie sufficienti per attuare adeguatamente la propria politica sanitaria,

C.   considerando che, sebbene nella sua forma attuale il sostegno generale al bilancio comprenda collegamenti con il settore sanitario, la sua attuazione non si è rivelata sufficiente sul fronte dell'analisi di detti collegamenti e delle necessità delle fasce più povere della popolazione,

D.   considerando che il sostegno settoriale al bilancio, focalizzato sul settore sanitario, è stato poco utilizzato dalla Commissione nell'Africa subsahariana,

E.   considerando che metà della popolazione dell'Africa subsahariana vive tuttora in povertà e che l'Africa è il solo continente dove non si stanno compiendo progressi verso il raggiungimento degli OSM, in particolare i tre obiettivi connessi con la sanità, concernenti la mortalità infantile, la mortalità materna e la lotta contro l'HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria, obiettivi che, pur essendo essenziali per affrontare la povertà, rientrano fra gli obiettivi con le minori probabilità di essere di conseguiti entro il 2015,

F.   considerando che, nonostante le problematiche riguardanti la sostenibilità osservate nei progetti connessi alla sanità, il metodo di erogazione degli aiuti si è rivelato utile per sostenere il settore sanitario dell'Africa subsahariana,

G.   considerando che ogni anno 3,5 milioni di bambini muoiono prima di aver compiuto cinque anni a causa della diarrea e della polmonite,

1.   ritiene che la fragilità dei sistemi sanitari, compresa la crisi di risorse umane, costituisca uno dei principali ostacoli al raggiungimento degli OSM connessi alla sanità e sottolinea che il miglioramento dei sistemi sanitari dovrebbe essere un elemento essenziale della riduzione della povertà; è del parere che le infrastrutture sanitarie di base necessitino di un sostegno finanziario stabile e a lungo termine per riuscire a tener fede agli OSM connessi alla sanità;

2.   considera necessario fissare un impegno comune al fine di conseguire risultati migliori in campo sanitario e di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sulla sanità concordati a livello internazionale; in questo contesto, plaude all'impegno assunto dai paesi in via di sviluppo di adoperarsi verso il conseguimento dell'obiettivo di destinare il 15% dei bilanci nazionali alla sanità in conformità degli impegni assunti dai leader africani ad Abuja, Nigeria, nell'aprile 2001 (l'obiettivo del 15% di Abuja); si rammarica che la CE abbia stanziato per il settore sanitario soltanto il 5,5% degli aiuti complessivi nel quadro del nono Fondo europeo di sviluppo (FES);

3.   sollecita la Commissione a rafforzare il sostegno fornito ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana e a rivedere l'equilibrio del suo finanziamento al fine di assegnare carattere prioritario al sostegno al sistema sanitario;

4.   esorta la Commissione ad aumentare i fondi stanziati per il settore sanitario durante la valutazione intermedia del decimo FES, indipendentemente da una necessaria strategia esaustiva che comprenda il sostegno ai settori aventi un maggiore impatto sui risultati in campo sanitario, quali l'istruzione, approvvigionamento idrico e infrastrutture igieniche, sviluppo regionale e governance;

5.   sottolinea che l'impegno assunto nel contesto dello strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI), ossia la destinazione del 20% dei fondi alla sanità e all'istruzione di base entro il 2009, deve essere applicato a tutte le spese europee per la politica di sviluppo, compreso il FES, perché sia coerente; invita la Commissione a comunicare alle commissioni competenti del Parlamento, entro il 10 aprile 2009, la percentuale, per ciascun paese, dell'assistenza complessiva allo sviluppo assegnata all'Africa subsahariana che è stata destinata all'istruzione di base e secondaria nonché alla sanità di base;

6.   invita il Consiglio ad annettere il FES al bilancio dell'Unione europea, come richiesto in più occasioni dal Parlamento, poiché ne deriverebbe una maggiore coerenza politica e un migliore controllo parlamentare della spesa per lo sviluppo;

7.   esorta la Commissione ad assicurarsi che sussistano competenze sanitarie sufficienti per svolgere un ruolo efficace nel dialogo nel settore sanitario prendendo provvedimenti affinché tutte le delegazioni presso le quali la sanità è un settore centrale dispongano di specialisti sanitari, operando in più stretta collaborazione con i consiglieri sanitari del Servizio aiuti umanitari della Comunità europea (ECHO) nei paesi in situazione di post-conflitto, istituendo partenariati più stretti con l'Organizzazione mondiale della sanità al fine di beneficiare delle sue competenze e siglando accordi formali con gli Stati membri dell'Unione europea per avvalersi delle loro competenze; invita la Commissione ad inviare alle commissioni competenti del Parlamento, entro il 10 aprile 2009, un prospetto del numero di esperti rispettivamente nel settore sanitario e dell'istruzione che ha messo a disposizione nella regione, a livello di delegazione e di servizi centrali, nonché un calendario/prospetto preciso per il 2009 e il 2010 in cui indichi come intende aumentare suddetto numero e il luogo in cui saranno inviati gli esperti, cosicché si possa tener conto della risposta della Commissione nella procedura per il discarico per il 2007;

8.   invita la Commissione a fornire un supporto all'assistenza tecnica per il Fondo mondiale per l'HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria a livello dei singoli paesi nella preparazione delle richieste di finanziamento e nell'esecuzione delle convenzioni di finanziamento e a tenere informati sugli sviluppi i servizi centrali della Commissione al fine di garantire che essa svolga un ruolo efficace in seno al comitato esecutivo del Fondo globale;

9.   sollecita la Commissione ad incrementare le sue capacità di personale e risorse, sia a livello di delegazione sia di servizi centrali, al fine di sostenere la sua strategia sanitaria nei vari paesi e di garantire l'efficacia degli esborsi del Fondo globale; invita ad attribuire carattere prioritario alle malattie facilmente prevenibili, quali le malattie diarroiche, la cui diffusione potrebbe essere ampiamente evitata grazie a semplici misure volte a garantire un accesso universale al sapone e a diffondere adeguate campagne di sensibilizzazione sull'igiene delle mani;

10.   sollecita altresì la Commissione a fare un maggior uso del sostegno generale al bilancio per rafforzare l'assistenza sanitaria con indicatori di performance che segnino un progresso verso il conseguimento dell'obiettivo del 15%, fissato a Abuja, e dei tassi di esecuzione (carenze specifiche a livello della gestione delle finanze pubbliche e delle procedure di appalto), l'assistenza tecnica al dialogo sulla politica sanitaria e sistemi statistici validi;

11.   conferma che i contratti OSM possono potenzialmente garantire investimenti sostenibili e a lungo termine nel settore sanitario nei paesi in via di sviluppo e aiutarli a conseguire gli OSM soltanto se la Commissione assicura che detti contratti si concentrino innanzitutto sulla sanità e l'istruzione; sottolinea, tuttavia, che i contratti OSM costituiscono soltanto una parte della soluzione quando si tratta di migliorare l'efficacia degli aiuti e di accelerare i miglioramenti verso il raggiungimento degli OSM connessi con la sanità; esorta altresì la Commissione a sviluppare approcci alternativi, in particolare per quei paesi che non sono ancora ammissibili ai contratti OSM che, spesso, sono lungi dal raggiungere gli OSM connessi con la sanità e necessitano più degli altri di un aiuto allo sviluppo maggiore;

12.   chiede alla Commissione di perseguire traguardi che misurino direttamente i risultati delle politiche e di porre in essere meccanismi e strumenti di monitoraggio volti a garantire che un'adeguata parte degli aiuti del sostegno generale al bilancio siano destinati alle necessità di base, soprattutto nel settore sanitario; sottolinea che suddette misure devono essere affiancate da un sostegno al potenziamento delle capacità; invita la Commissione ad informare il Parlamento entro la fine del 2009 in merito ai provvedimenti intrapresi;

13.   chiede che in tutti i ministeri si realizzi un potenziamento delle capacità al fine di garantire una maggiore efficacia nel settore della sanità attraverso la spesa per il sostegno di bilancio, dato che la responsabilità nazionale è troppo spesso limitata ai ministeri delle finanze;

14.   esorta la Commissione a fare un maggior uso del sostegno settoriale al bilancio; invita la Commissione a rivedere il requisito generale secondo il quale il sostegno settoriale di bilancio può essere utilizzato soltanto nei casi in cui la sanità è un settore centrale e a riconsiderare l'attuale distribuzione delle risorse tra il sostegno settoriale al bilancio e il sostegno generale;

15.   esorta la Commissione a sostenere il controllo del sostegno al bilancio da parte dei parlamenti, della società civile e delle autorità locali al fine di garantire un legame forte e chiaro tra il sostegno al bilancio e il conseguimento degli OSM;

16.   deplora il fatto che la sanità è stata scelta come un settore centrale nel quadro del decimo FES soltanto in un numero esiguo di paesi partner (sei); sollecita la Commissione a incoraggiare in modo sistematico i paesi ad incrementare i bilanci sanitari nazionali attraverso l'uso di indicatori di performance affrontando tali aumenti nelle convenzioni di finanziamento concluse nell'ambito del sostegno generale al bilancio.

17.   esorta la Commissione a svolgere un ruolo molto più incisivo come facilitatore del dialogo tra i governi e la società civile dei paesi partner, il settore privato e i parlamenti nazionali;

18.   sollecita la Commissione ad elaborare e diffondere orientamenti chiari circa il momento in cui ciascuno strumento dovrebbe essere usato e il modo in cui dovrebbero essere combinati per una massima sinergia; esorta la Commissione a garantire la coerenza tra i diversi strumenti finanziari, tenendo conto delle specifiche situazioni di ciascun paese, per ottenere progressi nel conseguimento degli OSM connessi con la sanità;

19.   insiste sul fatto che la Commissione e gli Stati membri applichino il codice di condotta dell'Unione europea in materia di divisione dei compiti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo per garantire che la spesa e i programmi in materia di sanità siano coordinati in modo migliore e per assicurare che l'attenzione sia maggiormente focalizzata sui paesi trascurati che non hanno beneficiato degli aiuti, compresi i paesi in crisi e gli stati fragili;

20.   invita la Commissione, in stretta cooperazione con la Corte dei conti, ad identificare i metodi per far fronte alle carenze illustrate nella relazione della Corte dei conti e a riferire in merito ai risultati di dette discussioni alle commissioni competenti del Parlamento entro la fine del 2009;

21.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla Corte dei conti nonché ai governi e ai parlamenti dei paesi africani interessati.

(1) A/CONF. 171/13/Rev. 1.
(2) GU C 58 dell'1.3.2008, pag. 29.
(3) GU C 146 del 12.6.2008, pag. 232.
(4) Testi approvati, P6_TA(2008)0406.


Avvio dell'area unica dei pagamenti in euro (AUPE)
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Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sull'attuazione dell'Area unica dei pagamenti in euro (SEPA)
P6_TA(2009)0139B6-0111/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la dichiarazione congiunta della Commissione e della Banca centrale europea del 4 maggio 2006 sull'Area unica dei pagamenti in euro,

–   visto l''Occasional Paper" della Banca centrale europea n. 71, dell'agosto 2007, sull'impatto economico dell'Area unica dei pagamenti in euro ("The economic impact of the Single Euro Payments Area"),

–   vista la direttiva 2007/64/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno(1) (direttiva sui servizi di pagamento),

–   vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai pagamenti transfrontalieri nella Comunità, presentata dalla Commissione il 13 ottobre 2008 (COM(2008)0640),

–   visto il sesto rapporto della Banca centrale europea sui progressi compiuti nella realizzazione della SEPA, del novembre 2008,

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che l'Area unica dei pagamenti in euro ("Single Euro Payments Area" o SEPA) è concepita come un mercato integrato dei servizi di pagamento, aperto a un'effettiva concorrenza e in cui non sussistono distinzioni fra pagamenti nazionali e transfrontalieri in euro,

B.   considerando che la SEPA non è soltanto un'iniziativa di autoregolamentazione del Consiglio europeo per i pagamenti ("European Payments Council" o EPC), ma anche un'importante iniziativa di politica generale che rafforza l'Unione economica e monetaria e l'Agenda di Lisbona; considerando che la SEPA è sostenuta dalla direttiva sui servizi di pagamento, che fornisce il necessario quadro giuridico armonizzato;considerando che, pertanto, il successo della SEPA riveste particolare interesse per il Parlamento,

C.   considerando che la migrazione verso la SEPA è iniziata ufficialmente il 28 gennaio 2008 con l'introduzione dello strumento di pagamento SEPA per i bonifici, mentre il quadro di riferimento SEPA per le carte di pagamento è in vigore dal 1° gennaio 2008 e il sistema degli addebiti diretti SEPA dovrebbe essere operante a partire dal 1° novembre 2009,

D.   considerando che per la migrazione agli strumenti SEPA non sono stati fissati termini ultimi vincolanti, e che ormai tutte le parti interessate concordano sul fatto che fissare tali termini ultimi sia indispensabile per il successo della SEPA,

E.   considerando che la migrazione verso la SEPA è stata finora lenta: al 1° ottobre 2008 solo l"1,7% del totale delle transazioni era stato effettuato attraverso il formato dei bonifici SEPA,

F.   considerando che è importante che tutti i soggetti interessati – legislatori, settore bancario e utenti dei servizi di pagamento (in particolare il settore pubblico, che utilizza massicciamente i prodotti di pagamento) – contribuiscano alla realizzazione della SEPA,

G.   considerando che l'utilizzazione di strumenti SEPA unicamente per le operazioni di pagamento transfrontaliere non porterebbe al successo del progetto SEPA, poiché persisterebbe la frammentazione e non potrebbero realizzarsi i benefici previsti per il settore bancario e per i suoi clienti,

H.   considerando che il 4 settembre 2008 la Commissione e la Banca centrale europea hanno comunicato all'EPC la propria disponibilità a sostenere l'idea di una commissione interbancaria multilaterale ("Multilateral Interchange Fee" o MIF) per gli addebiti diretti transfrontalieri nel quadro della SEPA, a condizione che tali commissioni siano obiettivamente giustificate e applicabili solo per un periodo di tempo limitato,

I.   considerando che la Commissione ha sottolineato le preoccupazioni in merito alla MIF esistente, e che il settore bancario ha difficoltà a trovare una soluzione appropriata,

J.   considerando che occorre anche risolvere la questione dell'applicazione di una MIF per quanto riguarda la soluzione di una carta UE basata sul quadro di riferimento SEPA per le carte di pagamento,

K.   considerando che occorre assicurare la continuità legale dei mandati di addebito diretto esistenti, poiché l'obbligo di firmare nuovi mandati al momento di passare dai sistemi nazionali di addebito diretto al sistema degli addebiti diretti SEPA sarebbe troppo gravoso,

1.   sottolinea il suo costante sostegno alla creazione della SEPA, aperta a un'effettiva concorrenza e in cui non sussistono distinzioni fra pagamenti nazionali e transfrontalieri in euro;

2.   invita la Commissione a fissare un termine ultimo chiaro, appropriato e vincolante, che non sia successivo al 31 dicembre 2012, per la migrazione agli strumenti SEPA, termine scaduto il quale tutti i pagamenti in euro dovranno essere effettuati utilizzando gli standard SEPA;

3.   invita la Commissione ad assicurare chiarezza giuridica per quanto riguarda l'applicazione di una MIF per gli addebiti diretti transfrontalieri, in particolare per quanto concerne la definizione di un periodo transitorio al termine del quale dovrebbe essere possibile mantenere le MIF, purché rispettino le linee guida della Commissione che dovrebbero essere adottate quanto prima possibile ed essere basate sui principi della trasparenza e della comparabilità, nonché sull'osservazione dei costi e delle commissioni relativi ai servizi prestati dai fornitori di servizi di pagamento;

4.   invita la Commissione a chiarire ulteriormente la questione della MIF per i pagamenti mediante carta;

5.   chiede che si intensifichino gli sforzi per trovare a livello di Stati membri soluzioni appropriate per assicurare ai mandati di addebito diretto esistenti continuità legale nel sistema di addebiti diretti SEPA;

6.   invita gli Stati membri ad incoraggiare le loro pubbliche amministrazioni ad utilizzare quanto prima possibile gli strumenti SEPA, dando così ad esse un ruolo catalizzatore nel processo di migrazione;

7.   invita la Commissione a garantire che la migrazione agli strumenti SEPA non avrà come risultato un sistema di pagamenti più costoso per i cittadini dell'Unione europea;

8.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Banca centrale europea e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU L 319 del 5.12.2007, pag. 1.


Partenariato strategico UE-Brasile
PDF 132kWORD 50k
Raccomandazione del Parlamento europeo destinata al Consiglio del 12 marzo 2009 sul partenariato strategico Unione europea-Brasile (2008/2288(INI))
P6_TA(2009)0140A6-0062/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio presentata da Véronique De Keyser a nome del gruppo PSE sul partenariato strategico Unione europea-Brasile (B6-0449/2008),

–   visto il titolo V del trattato sull'Unione europea,

–   visto l'accordo quadro di cooperazione tra la Comunità economica europea e la Repubblica federativa del Brasile(1),

–   visto l'accordo quadro interregionale di cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Mercato comune, del Sud e i suoi Stati parti, dall'altra(2),

–   vista la sua risoluzione, del 15 novembre 2001, su una partnership globale e una strategia comune per le relazioni tra l'Unione europea e l'America latina(3),

–   vista la sua risoluzione, del 27 aprile 2006, su una cooperazione rafforzata fra Unione europea e America latina(4),

–   vista la comunicazione della Commissione intitolata "Verso un partenariato strategico UE-Brasile" (COM(2007)0281),

–   vista la dichiarazione comune del primo vertice UE-Brasile, adottata a Lisbona il 4 luglio 2007,

–   vista la sua risoluzione del 24 aprile 2008 sul quinto Vertice America latina, Caraibi e Unione europea di Lima(5),

–   vista la dichiarazione di Lima, approvata al quinto Vertice dei capi di Stato e di governo dell'America latina, dei Caraibi (ALC) e dell'Unione europea in Perù il 16 maggio 2008,

–   vista la dichiarazione comune del secondo vertice UE-Brasile, adottata a Rio de Janeiro il 22 dicembre 2008,

–   visto l'articolo 114, paragrafo 3, del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per lo sviluppo (A6-0062/2009),

A.   considerando che il Brasile ha svolto un ruolo sempre più centrale sulla scena internazionale, affermandosi quale interlocutore chiave dell'Unione europea,

B.   considerando che il Brasile e l'Unione europea sono interlocutori che condividono la medesima visione del mondo e possono promuovere cambiamenti e soluzioni su scala globale,

C.   considerando che il primo vertice UE-Brasile ha avviato un partenariato strategico tra l'Unione europea e il Brasile basato sugli stretti legami storici, culturali ed economici delle due parti, e che il secondo vertice UE-Brasile ha approvato un piano d'azione comune che sarà un quadro di azione di tale partenariato strategico per un periodo di tre anni,

D.   considerando che i due interlocutori condividono valori e principi essenziali come la democrazia, lo Stato di diritto, la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l'economia di mercato e la coesione sociale, fattori che costituiscono le premesse basilari per lo sviluppo del partenariato strategico,

E.   considerando che i processi di integrazione politica ed economica, l'avanzamento sempre maggiore della globalizzazione economica e dell'importanza del dibattito sulla democrazia, i diritti umani e l'ambiente, tra le altre cose, hanno modificato le priorità dell'agenda di entrambe le regioni,

F.   considerando che il Brasile è stato in prima linea nell'integrazione dell'America del Sud attraverso la creazione dell'Unione delle nazioni sudamericane (UNASUR),

G.   considerando che l'avvio di un partenariato strategico si tradurrà in un impulso significativo ai fini della creazione, prevista per il 2012, dell'area euro-latinoamericana di partenariato globale interregionale, proposta dal Parlamento nella summenzionata risoluzione del 27 aprile 2006,

H.   considerando che l'istituzione dell'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana (EuroLat) ha costituito un passo decisivo per rafforzare la legittimità democratica e la dimensione politica delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina e che la futura adesione del Parlamento del Mercosur a detta Assemblea rafforzerà il suo ruolo di forum permanente di dialogo politico tra le due regioni,

1.   rivolge al Consiglio le seguenti raccomandazioni:

   a) il partenariato strategico deve incentrarsi su un approccio biregionale e una visione globale delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina e i Caraibi (ALC), che costituiscono la base del partenariato strategico biregionale adottato nell'ambito dei vertici UE-ALC;
   b) i meccanismi privilegiati di dialogo politico risultanti dal partenariato strategico devono imprimere un impulso alle relazioni con e tra i distinti processi di integrazione regionale, nell'ottica della salvaguardia dei valori e degli interessi del partenariato strategico e del rafforzamento del multilateralismo nelle relazioni internazionali;
   c) il partenariato strategico deve imprimere nuovo slancio alla conclusione dell'accordo di associazione UE-Mercosur, che è un obiettivo strategico dell'Unione europea per approfondire le relazioni economiche e commerciali, nonché per ampliare il dialogo politico e la cooperazione tra le due regioni;
   d) il partenariato strategico deve fornire un valore aggiunto effettivo rispetto all'attuale accordo quadro di cooperazione con il Brasile, all'attuale accordo quadro con il Mercosur e al futuro accordo di associazione con il Mercosur;
   e) i temi centrali su cui si concentrerà l'agenda politica del partenariato devono comprendere la promozione di strategie comuni per far fronte alle sfide mondiali, tra cui la pace e la sicurezza, la democrazia e i diritti umani, il cambiamento climatico, la crisi finanziaria, la biodiversità, la sicurezza energetica, lo sviluppo sostenibile, la lotta contro la povertà e l'esclusione;
   f) la forma più efficace di affrontare le questioni di carattere mondiale richiede un multilateralismo effettivo, incentrato sul sistema ONU; i due interlocutori devono allineare le loro posizioni tramite una stretta cooperazione e consultazioni sistematiche prima delle riunioni delle Nazioni Unite e degli altri organi (ad esempio l'OMC) e consessi (ad esempio il G20) internazionali;
   g) il partenariato strategico deve sottolineare l'importanza di attuare il processo di riforma in corso adottato nell'ambito del vertice delle Nazioni Unite del 2005, compresa la riforma dei relativi organi principali;
   h) i due interlocutori devono adoperarsi per rafforzare le capacità di prevenzione dei conflitti e di gestione delle crisi nell'ambito delle Nazioni Unite, delle organizzazioni regionali e a livello bilaterale, nonché coordinare gli sforzi nelle operazioni di pace e stabilizzazione delle Nazioni Unite;
   i) il partenariato strategico deve essere uno strumento per promuovere la democrazia e i diritti umani, lo Stato di diritto e il buon governo a livello internazionale; i due interlocutori devono collaborare ulteriormente, nell'ambito del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e del Terzo comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, per promuovere i diritti umani in tutto il mondo;
   j) i due interlocutori devono proseguire i lavori necessari per rafforzare il sistema multilaterale degli scambi a livello di OMC; va evitato il protezionismo, soprattutto alla luce dell'attuale crisi finanziaria mondiale e degli stretti legami tra finanza e commercio; i due interlocutori devono collaborare allo scopo di contribuire alla positiva conclusione dei negoziati sull'agenda di Doha per lo sviluppo;
   k) il partenariato strategico deve essere utilizzato per promuovere la cooperazione tra i due interlocutori in altri consessi internazionali, quali la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e il G20, al fine di trovare soluzioni all'attuale crisi finanziaria globale, che ha dimostrato l'urgente necessità di una riforma dell'architettura finanziaria internazionale;
   l) va sostenuto il parere espresso nella comunicazione della Commissione del 18 settembre 2008, dal titolo "Il multilinguismo: una risorsa per l'Europa e un impegno comune" (COM(2008)0566), che sottolinea il valore strategico per l'Unione europea della "dimensione esterna del multilinguismo" nell'odierno mondo globalizzato; va riaffermato il fatto che "alcune lingue dell'Unione europea sono parlate anche in numerosi paesi non membri dell'Unione europea in diversi continenti", che esse "costituiscono un legame importante tra i popoli e le nazioni" e "uno strumento di comunicazione prezioso per il commercio" soprattutto in "mercati emergenti quali il Brasile", e che costituiscono inoltre una importante risorsa di cooperazione e sviluppo;
   m) i due interlocutori devono operare congiuntamente per affrontare le sfide globali più pressanti in materia di pace e sicurezza, tra cui il disarmo, la non proliferazione e il controllo delle armi, specialmente per quanto riguarda gli armamenti nucleari, chimici e biologici e i loro vettori, la corruzione, la criminalità organizzata transnazionale, segnatamente il traffico di droga, il riciclaggio dei capitali, il traffico di armi di piccolo calibro, di armi leggere e di munizioni, la tratta di esseri umani e il terrorismo; i due interlocutori devono mostrare un impegno totale verso il meccanismo in materia di droga tra l'Unione europea e l'America latina;
   n) il partenariato strategico tra l'Unione europea e la Repubblica federale del Brasile deve essere fondato sul riconoscimento reciproco delle sentenze definitive;
   o) i due interlocutori devono cooperare strettamente nella promozione e attuazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) per affrontare la povertà e le disparità economiche e sociali a livello mondiale e rafforzare la cooperazione nell'ambito dell'aiuto allo sviluppo, compresa la cooperazione triangolare e, allo stesso modo, devono collaborare nella lotta al terrorismo internazionale, al narcotraffico e alla delinquenza;
   p) gli sforzi intrapresi dal Brasile per realizzare gli OSM vanno accolti con favore e ci si deve complimentare con il paese per gli sviluppi positivi registrati in ambiti quali la lotta alla povertà, la riduzione della malnutrizione dei bambini e l'istruzione di base; occorre sottolineare che per raggiungere tutti gli OSM entro il 2015, il Brasile deve ancora intraprendere sforzi considerevoli, ad esempio nel garantire a tutte le bambine e a tutti i bambini un'istruzione di base di qualità sufficiente e nel proseguire l'opera di riduzione della mortalità infantile tra i minori di cinque anni; occorre precisare che la promozione della parità di genere è un diritto umano fondamentale e uno strumento di realizzazione degli OSM, che deve essere presente nel partenariato strategico UE-Brasile;
   q) va osservato che, nonostante lo sviluppo economico e l'accumulo di ricchezza, in Brasile vi è ancora un numero considerevole di persone indigenti; va sottolineata la necessità di sostenere il governo brasiliano nei suoi sforzi per combattere la povertà nelle regioni più povere e tra gli strati più poveri della società, tenendo conto del fatto che il 65% dei brasiliani più poveri è costituito da neri o mulatti, mentre l'86% degli appartenenti alle classi più privilegiate è costituito da bianchi;
   r) il partenariato strategico deve comprendere un forum di discussione e di scambio delle migliori prassi dei due interlocutori in materia di coesione sociale e regionale; a questo proposito, vanno riconosciuti gli effetti estremamente positivi del programma brasiliano "Bolsa Família" per quanto riguarda la riduzione della povertà e l'innalzamento dell'indice di sviluppo umano del Brasile;
   s) va istituito un ampio dialogo sulla migrazione, nel cui contesto devono occupare una collocazione prioritaria le questioni relative all'immigrazione legale e illegale, così come la protezione dei diritti umani dei lavoratori migranti e l'agevolazione delle rimesse;
   t) i due interlocutori devono cooperare per dare impulso alle discussioni nei consessi internazionali allo scopo di concludere entro il 2009 un accordo globale internazionale in materia di cambiamento climatico per il periodo successivo al 2012, incentrato in particolare sul principio di responsabilità comuni ma differenziate;
   u) i due interlocutori devono anche collaborare strettamente per attuare la Convenzione sulla diversità biologica e conseguire l'obiettivo del 2010 in tema di biodiversità;
   v) i due interlocutori devono rafforzare la cooperazione internazionale sulla conservazione e sulla gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, compresa la foresta pluviale dell'Amazzonia e favorire lo scambio delle migliori prassi in materia di gestione forestale sostenibile e l'applicazione delle normative nel settore forestale;
   w) i due interlocutori devono sviluppare tecnologie a bassa emissione di carbonio e garantire la produzione e l'uso sostenibili di energie rinnovabili, compresi i biocarburanti sostenibili che non hanno ripercussioni sulle colture alimentari e sulla biodiversità, aumentare la percentuale di energie rinnovabili nel loro mix energetico complessivo, promuovere l'efficienza energetica e l'accesso all'energia e conseguire una maggiore sicurezza energetica;
   x) la cooperazione nell'ambito della ricerca nucleare va rafforzata affinché il Brasile possa partecipare al progetto ITER (Reattore Termonucleare Sperimentale Internazionale) sulla generazione di energia termonucleare;
   y) poiché l'accesso ai prodotti medicinali e alla sanità pubblica è un obiettivo globale, vanno sostenuti gli sforzi del Brasile nella lotta contro l'AIDS con farmaci a prezzi convenienti e l'Unione europea dovrebbe svolgere ulteriori ricerche sulla concessione di licenze obbligatorie per i farmaci destinati a malattie pandemiche trascurate che colpiscono le persone indigenti;
   z) gli importi disponibili nell'ambito dello strumento di cooperazione allo sviluppo(6) per il Brasile devono essere utilizzati per iniziative atte a sostenere il paese nella lotta contro la povertà e nel conseguimento degli OSM, nonché per altre misure identificabili come aiuti effettivi allo sviluppo, ad esempio nel settore ambientale;
  

aa) vanno rafforzati i dialoghi esistenti e vanno avviati nuovi dialoghi settoriali, segnatamente su ambiente e sviluppo sostenibile, energia, trasporti, sicurezza alimentare, scienza e tecnologia, società dell'informazione, occupazione e questioni sociali, finanza e macroeconomia, sviluppo regionale, cultura e istruzione;

  

ab) il partenariato strategico deve incoraggiare i contatti tra le organizzazioni della società civile, le imprese e gli organi rappresentativi delle parti sociali e promuovere gli scambi nel campo dell'istruzione e della cultura;

  

ac) le azioni a favore del partenariato politico, della conoscenza e comprensione reciproche e dei programmi di scambio UE-Brasile devono essere finanziati attraverso uno strumento diverso dallo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo;

  

ad) il partenariato strategico deve prevedere l'instaurazione di un dialogo strutturato regolare tra i membri del Congresso nazionale brasiliano e del Parlamento europeo;

  

ae) va previsto che le istituzioni dell'Unione europea e il governo del Brasile forniscano un'informazione regolare ed esaustiva al Parlamento europeo e a EuroLat sullo stato del partenariato strategico;

2.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al Presidente e al Congresso nazionale della Repubblica federativa del Brasile.

(1) GU L 262 dell'1.11.1995, pag. 54.
(2) GU L 69 del 19.3.1996, pag. 4.
(3) GU C 140 E del 13.6.2002, pag. 569.
(4) GU C 296 E del 6.12.2006, pag. 123.
(5) Testi approvati, P6_TA(2008)0177.
(6) Regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (GU L 378 del 27.12.2006, pag. 41).


Partenariato strategico UE – Messico
PDF 216kWORD 49k
Raccomandazione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 destinata al Consiglio su un Partenariato strategico UE – Messico (2008/2289(INI))
P6_TA(2009)0141A6-0028/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio, presentata da José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra a nome del gruppo PPE-DE, su un Partenariato strategico UE-Messico (B6-0437/2008),

–   vista la comunicazione della Commissione del 15 luglio 2008 "Verso un partenariato strategico UE – Messico" (COM(2008)0447),

–   vista la sua risoluzione dell'11 ottobre 2007 sugli assassinii di donne (femminicidi) in Messico e America Centrale e sul ruolo dell'Unione europea nella lotta contro questo fenomeno(1),

–   visto l'Accordo di partenariato economico, coordinamento politico e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e gli Stati Uniti del Messico, dall'altra(2), firmato l'8 dicembre 1997 (Accordo globale),

–   viste le dichiarazioni dei cinque Vertici dei Capi di stato e di governo dell'Unione europea e dell'America latina e dei Caraibi (UE-ALC) di Rio de Janeiro (28 e 29 giugno 1999), Madrid (17 e 18 maggio 2002), Guadalajara (28 e 29 maggio 2004), Vienna (12 e 13 maggio 2006) e Lima (16 e 17 maggio 2008),

–   visto il comunicato congiunto del quarto vertice Messico – Unione europea, tenutosi a Lima il 17 maggio 2008,

–   vista la comunicazione congiunta dell'ottava riunione del Comitato congiunto UE – Messico tenutasi a Città del Messico il 13 e 14 ottobre 2008,

–   vista la dichiarazione congiunta della settima riunione della commissione parlamentare mista (CPM) Stati Uniti del Messico/Unione europea tenutasi a città del Messico il 28 e 29 ottobre 2008,

–   viste le conclusioni del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" del 13 ottobre 2008,

–   visto il messaggio dell'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana (EuroLat) in occasione del quinto vertice America Latina e Caraibi – Unione europea, del 1° maggio 2008,

–   vista la sua risoluzione del 24 aprile 2008 sul quinto vertice America Latina e Caraibi – Unione europea, tenutosi a Lima(3),

–   vista la Dichiarazione di San Salvador adottata in occasione del XVIII vertice iberoamericano dei Capi di Stato e di governo, del 29-31 ottobre 2008,

–   vista la sua risoluzione del 14 febbraio 2006 sulla clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia negli accordi dell'Unione europea(4),

–   visti l'articolo 114, paragrafo 3, e l'articolo 83, paragrafo 5, del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per il commercio internazionale (A6-0028/2009),

A.   considerando che il Messico e l'Unione europea condividono un insieme di valori fondamentali, principi comuni, nonché alcuni legami storici e culturali,

B.   considerando che il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani, cui fa riferimento la clausola democratica, costituisce parte integrante del partenariato strategico e dell'accordo globale e deve essere applicato da entrambe le parti,

C.   considerando che il peso politico del Messico sulla scena mondiale va consolidandosi sia a livello mondiale, come confermato dalla sua recente nomina a membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (periodo 2009-2010), che regionale, con la Presidenza della Segreteria pro-tempore del Gruppo di Rio (periodo 2008-2010),

D.   considerando che l'Unione europea deve riconoscere il contributo del Messico al sistema multilaterale, dato che il multilateralismo è uno dei principi fondamentali che entrambe le parti, il Messico e l'Unione europea, si sono impegnate a promuovere in campo internazionale,

E.   considerando che il Messico si è impegnato in un ampio programma di riforme strutturali in settori strategici ed è divenuto la decima potenza economica mondiale, membro del G-20 e del G-5 (Brasile, Cina, India, Sudafrica e Messico) e che è l'unico paese dell'America latina membro dell'OCSE,

F.   considerando che il Messico ha una popolazione di oltre 100 milioni di abitanti, con una netta composizione giovanile, visto che il 45% della popolazione è di età inferiore ai 20 anni, e una posizione geostrategica importante, come ponte tra il Nord e il Sud America e tra i Caraibi e il Pacifico,

G.   considerando che l'Accordo globale, è basato su tre pilastri: il dialogo politico, la progressiva istituzione di una zona di libero scambio e la cooperazione; considerando che, dalla sua entrata in vigore nel 2000, le relazioni tra le due parti si sono approfondite e consolidate sul piano politico, negli scambi commerciali nonché in materia di cooperazione,

H.   considerando che, in occasione del vertice di Lima l'Unione europea e il Messico hanno sottolineato l'evoluzione positiva dei flussi commerciali e di investimento nell'ambito dell'Accordo globale,

I.   considerando che, a livello bilaterale e nel quadro dell'Accordo globale, l'Unione europea e il Messico hanno rafforzato i propri contatti a tutti i livelli e con tutte le istituzioni, soprattutto a livello parlamentare con la commissione parlamentare mista UE-Messico e con EuroLat,

J.   considerando che la proposta di un partenariato strategico coincide con la crisi finanziaria ed economica internazionale e che questa crisi può incidere sull'equilibrio economico e sociale delle relazioni bilaterali,

K.   considerando che l'approfondimento delle relazioni tra il Messico e l'Unione europea potrebbe favorire il consenso tra l'Unione europea ei suoi partner latinoamericani su questioni regionali e globali, e permetterebbe di promuovere in modo congiunto i propri valori e interessi comuni in sedi internazionali e regionali,

L.   considerando che questo partenariato strategico deve presupporre un salto qualitativo nelle relazioni tra l'Unione europea e il Messico su due piani distinti: a livello multilaterale, attraverso il coordinamento tra di loro su questioni di importanza mondiale e, a livello bilaterale, mediante lo sviluppo delle loro relazioni e iniziative particolari,

M.   considerando che i processi di integrazione politica ed economica, il costante avanzamento della globalizzazione economica e l'importanza del dibattito su democrazia, diritti umani e ambiente, tra gli altri, hanno modificato le priorità nei programmi delle due regioni,

N.   considerando che la situazione strategica del Messico e la sua rete di accordi commerciali gli conferiscono una notevole importanza strategica per le esportazioni europee, essendo l'Unione europea la sua seconda fonte di investimenti esteri,

O.   considerando che la zona di libero scambio UE-Messico svolge un ruolo importante nelle relazioni bilaterali dell'Unione europea poiché la sua portata è esaustiva (prodotti, servizi, appalti pubblici, concorrenza, diritti di proprietà intellettuale, investimenti e relativi pagamenti),

P.   considerando che l'emigrazione messicana verso l'Unione europea è una delle questioni più importanti e più sensibili per il Messico, tenuto conto del numero elevato di immigranti messicani, molti dei quali altamente qualificati, nell'Unione europea,

1.   rivolge al Consiglio le seguenti raccomandazioni:

   a) auspica che tale partenariato strategico comporti un salto qualitativo nelle relazioni tra il Messico e l'Unione europea a livello multilaterale su questioni di importanza mondiale e rafforzi lo sviluppo delle relazioni bilaterali,
   b) chiede che, nel quadro del partenariato strategico, si istituzionalizzi lo svolgimento di vertici annuali tra l'Unione europea e il Messico, simili a quelli che si celebrano con gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e il Brasile,
   c) confida che questo partenariato strategico fornisca un nuovo impulso all'Accordo globale UE–Messico nei suoi vari ambiti, quali gli aspetti politici (inclusi i diritti umani) nonché quelli relativi alla sicurezza, alle misure di lotta contro il narcotraffico, all'ambiente, alla cooperazione tecnica e culturale e socioeconomici, e quelli socioeconomici,
   d) auspica che il capitolo commerciale si basi sul trattamento da pari a pari, sulla solidarietà, sul dialogo e sul rispetto delle caratteristiche proprie del Messico e dell'Unione europea,
   e) ribadisce il proprio sostegno al governo messicano e al presidente Calderón nel compito fondamentale di risanare determinate istituzioni statali; ritiene necessario condurre questa lotta per impedire la corruzione ed evitare che la società precipiti in una situazione di abbandono,
   f) nel quadro delle sue attività, tiene conto della lotta contro i femminicidi in entrambe le regioni sulla base del dialogo, della cooperazione e dello scambio reciproco di nuove prassi,
   g) è fiducioso che questo partenariato strategico permetterà di rafforzare il coordinamento di posizioni su situazioni di crisi e questioni di importanza mondiale, sulla base degli interessi e delle preoccupazioni reciproci,
   h) auspica che si stabiliscano orientamenti chiari sul modo migliore di lavorare in stretta collaborazione per promuovere un multilateralismo efficace e rafforzare la capacità di mantenere e consolidare la pace, così come il rispetto dei diritti umani, da parte delle Nazioni Unite, nonché per affrontare, nel quadro del diritto internazionale, minacce comuni alla pace e alla sicurezza, tra cui il traffico di stupefacenti, il traffico di armi, la criminalità organizzata, il terrorismo e la tratta di esseri umani, in linea con la Dichiarazione di Lima,
   i) chiede che tale Partenariato strategico costituisca un'opportunità per discutere il modo di rendere maggiormente operativa la clausola sui diritti umani e la democrazia, valori essenziali in tutti gli accordi per ambo le parti, e per valutarne l'attuazione, anche sviluppandone la dimensione positiva,
   j) esprime, in questo settore, il proprio sostegno al governo messicano nei suoi contributi ai lavori delle Nazioni Unite e nella sua lotta contro il narcotraffico, il terrorismo internazionale e la criminalità organizzata, segnatamente in relazione al numero crescente delle vittime del narcotraffico e all'aumento del consumo,
   k) è fiducioso che i meccanismi privilegiati di dialogo politico, determinati dal partenariato strategico UE-Messico, si traducano in un vero impulso per le relazioni con e tra i vari processi di integrazione regionale, per salvaguardare i valori e gli interessi del partenariato strategico e per il rafforzamento del multilateralismo nel campo delle relazioni internazionali,
   l) suggerisce che sia assegnato maggior peso al Forum della società civile Messico–UE, e che le sue raccomandazioni siano tenute in considerazione il più possibile,
   m) sottolinea la necessità che questo partenariato strategico costituisca uno strumento per rafforzare la cooperazione tra le due parti nelle sedi internazionali, come la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, l'OCSE, il G-20 e il G8 + G5 per cercare soluzioni alla crisi finanziaria mondiale e formulare una risposta comune volta a ristabilire la fiducia nelle istituzioni finanziarie, in linea con la Dichiarazione di San Salvador,
   n) sottolinea l'importanza, segnatamente in considerazione della crisi finanziaria mondiale, di sostenere lo sviluppo delle Piccole e medie imprese, indispensabili per il potenziamento del tessuto economico e sociale e per la creazione di condizioni lavorative dignitose,
   o) sottolineare l'importanza di tutti gli accordi bilaterali conclusi tra l'Unione europea e il Messico, in particolare l'Accordo globale, che contempla una zona di libero scambio, e il suo partenariato strategico,
   p) evidenziare gli effetti positivi dell'applicazione dell'Accordo globale per entrambe le parti, con un aumento degli scambi commerciali bilaterali superiore al 100%,
   q) sottolineare che il partenariato strategico UE-Messico darà nuovo slancio alle relazioni bilaterali e favorirà l'espansione e il miglioramento dei programmi di cooperazione, come nel caso del Programma integrale di sostegno alle piccole e medie imprese (PIAPYME), i cui risultati andranno a beneficio di entrambe le parti; in tal senso; chiedere che si compia una campagna di divulgazione con l'obiettivo di far conoscere tutti i programmi destinati a entrambe le parti nell'ambito di tale approfondimento delle relazioni; sottolinea che il partenariato strategico servirà a consolidare ulteriormente il coordinamento tra le due parti nei principali consessi e nelle principali istituzioni multilaterali,
   r) raccomandare che il Messico diventi un membro permanente della nuova architettura internazionale in ambito finanziario ed economico del G-20, dato che in tale ambito, il partenariato strategico bilaterale con l'Unione europea assumerà ancor più rilevanza,
   s) sottolinea l'importanza di individuare punti in comune per sviluppare un'ambiziosa strategia congiunta in materia di lotta contro il cambiamento climatico, in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà nel 2009 a Copenaghen, nonché la predisposizione di un accordo globale,
   t) esorta affinché si compiano sforzi più coerenti per promuovere il trasferimento scientifico e tecnologico, al fine di stimolare un'autentica cooperazione nella lotta al cambiamento climatico e migliorare la tutela dell'ambiente,
   u) chiede l'ulteriore sviluppo di un dialogo globale e strutturato in materia di migrazione, sia regolare che irregolare, e di legami tra migrazione e sviluppo sulla base delle esperienze del Messico e dell'Unione europea a tale proposito e in linea con la Dichiarazione di Lima,
   v) chiede al Consiglio congiunto, sulla base della clausola evolutiva, in conformità dell'articolo 43 dell'Accordo globale, di prendere in considerazione l'opportunità di definire un accordo tra le due parti anche sulla politica in materia di immigrazione, in particolare per quanto riguarda le procedure della modalità 4,
   w) chiede di ribadire gli impegni in merito alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio e di ricordare l'importanza di lavorare in stretta collaborazione quanto alle questioni relative alla coesione sociale, alla parità di genere, al cambiamento climatico, allo sviluppo sostenibile, alla lotta contro il terrorismo internazionale e il narcotraffico, alla delinquenza, alla sicurezza alimentare e alla lotta contro la povertà,
   x) chiede che si preveda un'informazione regolare da parte delle istituzioni dell'Unione europea e del governo messicano nei confronti del Parlamento europeo, di EuroLat e della commissione parlamentare mista UE-Messico sullo stato del partenariato strategico e sul seguito dato alle attività svolte nel contesto dello stesso,;

2.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea e al governo e al Congresso degli Stati Uniti del Messico.

(1) GU C 227 E del 4.9.2008, pag. 140.
(2) GU L 276 del 28.10.2000, pag. 45.
(3) Testi approvati, P6_TA(2008)0177.
(4) GU C 290 E del 29.11.2006, pag. 107.


50° anniversario della rivolta in Tibet e del dialogo tra Sua Santità il Dalai Lama e il governo cinese
PDF 109kWORD 34k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sul 50° anniversario della rivolta in Tibet e del dialogo tra sua santità il Dalai Lama e il governo cinese
P6_TA(2009)0142RC-B6-0135/2009

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla Cina e sul Tibet, in particolare la sua risoluzione del 10 aprile 2008 sul Tibet(1) e del 10 luglio 2008 sulla situazione in Cina dopo il terremoto e prima dei Giochi olimpici(2),

–   vista la dichiarazione di Sua Santità il Dalai Lama dinanzi al Parlamento europeo il 4 dicembre 2008,

–   vista la dichiarazione sul Tibet resa dall'Amministrazione statunitense e dall'Unione europea al vertice UE-USA del 10 giugno 2008,

–   visto l'articolo 108, paragrafo 5, del regolamento,

A.   considerando che nel marzo 2009 ricorre il 50° anniversario della fuga di Sua Santità il Dalai Lama dal Tibet e l'inizio del suo esilio in India,

B.   considerando che gli otto cicli di colloqui tra gli inviati di Sua Santità il Dalai Lama e i rappresentanti del governo cinese non hanno dato esito e non ne è prevista la continuazione,

C.   considerando che il Memorandum sulla effettiva autonomia del popolo tibetano, prodotto su richiesta del governo cinese e presentato da inviati di Sua Santità il Dalai Lama all'ottavo ciclo di colloqui nel novembre 2008 a Pechino, rispetta i principi alla base della Costituzione cinese e l'integrità territoriale della Repubblica popolare cinese, ma è stato respinto dal governo cinese in quanto considerato un tentativo di "semi-indipendenza" e "indipendenza mascherata",

D.   considerando che Sua Santità il Dalai Lama ha fatto appello alla non violenza, è stato insignito del premio Nobel per la pace nel 1989 per il suo impegno e non chiede l'indipendenza del Tibet bensì la ripresa dei negoziati con le autorità cinesi, onde giungere a un accordo politico globale su un'effettiva autonomia, nel quadro della Repubblica popolare cinese,

E.   considerando che negli scorsi giorni le autorità cinesi hanno rafforzato la sicurezza in Tibet, impedendo ai giornalisti e agli stranieri di visitare la regione e cancellando i permessi già rilasciati agli stranieri, mettendo in atto una dura campagna repressiva nei confronti del popolo tibetano,

F.   considerando che un elevato numero di monaci del monastero di An Tuo, nella provincia cinese di Qinghai, sono stati arrestati il 25 febbraio 2009 durante una marcia pacifica in occasione del nuovo anno tibetano,

1.   sollecita il governo cinese a considerare il Memorandum sulla effettiva autonomia per il popolo tibetano del novembre 2008 quale base per un dibattito sostanziale che conduca ad un cambiamento positivo e significativo in Tibet, conforme ai principi enunciati nella costituzione e nelle leggi della Repubblica popolare cinese;

2.   invita il Consiglio ad accertare cosa sia avvenuto esattamente durante il negoziati tra la Repubblica popolare cinese e gli inviati di Sua Santità il Dalai Lama;

3.   invita la Presidenza del Consiglio, in occasione del 50° anniversario dell'esilio di Sua Santità il Dalai Lama in India, ad adottare una dichiarazione che inviti il governo cinese ad avviare un dialogo costruttivo al fine di pervenire a un accordo politico globale e ad includere un riferimento al Memorandum sulla effettiva autonomia del popolo tibetano;

4.   condanna tutti gli atti di violenza, siano essi azioni da parte di dimostranti o repressione sproporzionata da parte delle forze dell'ordine;

5.   invita il governo cinese a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone che sono in stato di detenzione soltanto per aver partecipato a proteste pacifiche e a rispondere per tutti coloro che sono stati uccisi o risultano scomparsi e per tutti i detenuti, specificando la natura delle accuse a loro carico;

6.   chiede alla autorità cinesi di garantire ai media stranieri accesso al Tibet, ivi comprese le zone tibetane al di fuori della Regione autonoma del Tibet, e di abolire il sistema dei permessi speciali richiesti per l'accesso alla Regione autonoma del Tibet;

7.   sollecita le autorità cinesi a garantire agli esperti ONU di diritti umani e alle Organizzazioni non governative internazionali riconosciute accesso senza restrizioni al Tibet, in modo che possano esaminare la situazione ivi vigente;

8.   sollecita la Presidenza del Consiglio a prendere l'iniziativa di inserire la questione del Tibet nell'ordine del giorno di una riunione del Consiglio Affari generali, al fine di discutere il contributo dell'Unione europea alla ricerca di una soluzione per il Tibet;

9.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al Presidente, al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese e a Sua Santità il Dalai Lama.

(1) Testi approvati, P6_TA(2008)0119.
(2) Testi approvati, P6_TA(2008)0362.


Guinea-Bissau
PDF 117kWORD 40k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulla Guinea-Bissau
P6_TA(2009)0143RC-B6-0115/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la dichiarazione della Presidenza dell'Unione europea del 2 marzo 2009 sui tragici eventi verificatisi in Guinea-Bissau,

–   viste le elezioni presidenziali di giugno e luglio 2005 e le elezioni parlamentari del 16 novembre 2008 in Guinea-Bissau,

–   vista la dichiarazione del 3 marzo 2009 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'attuale crisi politica in Guinea-Bissau,

–   vista la dichiarazione del 2 marzo 2009 della Commissione dell'Unione Africana (UA),

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che il 2 marzo 2009 il Presidente della Guinea-Bissau João Bernardo Vieira è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da soldati ribelli, il giorno dopo l'attentato dinamitardo che è costato la vita al Capo di Stato maggiore, il generale Batista Tagmé Na Waié; che gli assassinii hanno eliminato due personalità molto potenti e rivali che erano sfuggite a diversi attentati negli ultimi quattro mesi,

B.   considerando che gli attentati non sono stati visti come un colpo di Stato e che il Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana non ha sospeso la Guinea-Bissau come invece ha fatto dopo i colpi di Stato nelle vicine Guinea e Mauritania l'anno scorso,

C.   considerando che il Presidente dell'Assemblea nazionale recentemente eletto, Raimundo Pereira, ha giurato in veste di Presidente per un periodo limitato in attesa delle elezioni, come previsto dalla Costituzione; considerando che Raimundo Pereira ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché contribuisca a stabilizzare il paese,

D.   considerando che decenni di instabilità politica in Guinea-Bissau hanno sprofondato il paese in una profonda crisi caratterizzata dalla mancanza di accesso ad acqua potabile, alla sanità e all'istruzione e da un funzione pubblica in molti ministeri senza stipendio da diversi mesi e che il paese è uno dei pochi Stati figuranti nell'agenda della Commissione per il consolidamento della pace delle Nazioni Unite, il cui scopo è quello di aiutare i paesi poveri a non ripiombare nella guerra o nel caos; considerando che i due omicidi intervengono in un momento di rinnovato impegno da parte dell'Unione europea e di altri attori internazionali finalizzato a costruire una Guinea-Bissau democratica e stabile,

E.   considerando che dal giugno 2008 l'Unione europea ha fornito consulenza e assistenza a sostegno delle riforme nel settore della sicurezza in Guinea-Bissau attraverso la sua missione PESD "Missione dell'Unione europea per la riforma del settore della sicurezza in Guinea-Bissau",

F.   considerando che le elezioni parlamentari del novembre 2008 hanno rappresentato un test importante per la Guinea-Bissau, la cui transizione verso un governo democratico necessitava fortemente di un nuovo impulso; considerando che le elezioni sono state giudicate positivamente sia dai cittadini che dagli osservatori internazionali, in particolare la missione di monitoraggio elettorale dell'Unione europea, e hanno aperto la strada a un maggiore sostegno da parte delle Nazioni Unite per gli sforzi di consolidamento della pace nel paese; considerando che durante il periodo elettorale l'esercito non ha interferito con il processo elettorale ed ha tenuto fede al suo ruolo di garante della pace,

G.   considerando che gli assassinii sembrano riconducibili alle tensioni politiche derivanti da antiche rivalità, divisioni etniche e instabilità tra le file dell'esercito e dalla presenza sempre più insistente nel paese di interessi connessi con il traffico di droga, tutti elementi che rendono la situazione di fondo particolarmente complessa e pericolosa e compromettono continuamente le capacità di recupero del paese,

H.   considerando che la Guinea-Bissau è alle prese con il problema del traffico di droga e funge da importante snodo di transito tra l'America Latina e l'Europa e che il traffico di droga costituisce una seria minaccia alla stabilità politica del paese,

I.   considerando che le prove sempre più consistenti del traffico di droga in entrata e in uscita dalla regione dimostrano che questo fenomeno è diventato un serio pericolo per tutta l'Africa occidentale e già comporta un'enorme minaccia per l'Unione europea interessando le regioni vicine,

1.   condanna risolutamente gli assassinii del Presidente della Guinea-Bissau, João Bernardo Vieira, e del Capo di stato maggiore, il generale Tagmé Na Waié;

2.   porge le sue sincere condoglianze alle famiglie del defunto Presidente João Bernardo Vieira e del defunto Generale Tagmé Na Waié e al popolo della Guinea-Bissau;

3.   esorta vivamente le autorità della Guinea-Bissau a svolgere indagini approfondite su questi crimini e di consegnare alla giustizia i responsabili e chiede alla comunità internazionale di esercitare tutta l'influenza necessaria e fornire tutto il sostegno richiesto per raggiungere tale obiettivo; rileva che i casi relativi agli assassinii dei generali Ansumane Mané (2000) e Verìssimo Correia Seabra (2004) non sono ancora stati risolti e che i rispettivi assassini non sono stati né individuati, né incriminati, né processati; sottolinea che l'impunità non è una risposta;

4.   plaude all'impegno dell'esercito di rispettare la costituzione della Guinea-Bissau e sollecita un rigoroso rispetto dell'ordine costituzionale del paese;

5.   chiede con insistenza a tutte le parti di risolvere le loro controversie con mezzi politici e pacifici nell'ambito delle istituzioni della Guinea-Bissau e si oppone a qualsiasi tentativo di cambiare il governo con mezzi incostituzionali;

6.   auspica che le elezioni presidenziali si terranno entro sessanta giorni, come previsto dalla Costituzione, e chiede agli Stati membri e alla comunità internazionale di provvedere a che la Guinea-Bissau riceva il sostegno finanziario e tecnico necessario per svolgere elezioni credibili;

7.   sottolinea il rischio che la Guinea-Bissau permanga instabile e incapace di affrontare la corruzione dilagante o di porre fine al suo ruolo di importante paese di transito della droga fintantoché le sue istituzioni rimarranno strutturalmente deboli;

8.   chiede al Consiglio, alla Commissione, agli Stati membri, alle Nazioni Unite, all'UA, alla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS), alla Comunità dei paesi di lingua portoghese (CPLP) e ai membri della comunità internazionale di monitorare gli sviluppi in Guinea-Bissau, di contribuire al mantenimento del suo ordine costituzionale e di continuare a sostenere gli sforzi di consolidamento della pace nel paese;

9.   chiede l'apertura immediata di colloqui tra le varie fazioni politiche nel paese al fine di elaborare un programma al quale si impegnino tutte le parti interessate e che comprenda l'accelerazione della riforma del settore della sicurezza, la revisione della legge elettorale, la riforma della pubblica amministrazione, misure anticorruzione, la stabilizzazione macroeconomica e la consultazione della società civile sulla riconciliazione nazionale;

10.   plaude alla decisione adottata il 3 marzo 2009 da ECOWAS di inviare una delegazione ministeriale in Guinea-Bissau composta da ministri di Nigeria, Burkina Faso, Capo Verde, Gambia e Senegal, accompagnati dal Presidente della Commissione di ECOWAS e alla decisione analoga adottata lo stesso giorno dalla CPLP di inviare una missione politica in Guinea-Bissau, guidata dal Segretario di Stato portoghese agli Affari esteri e alla cooperazione, scopo delle quali era di associare tutti i soggetti interessati nello sforzo di a ripristinare la fiducia tra gli attori politici, le forze di sicurezza e la società civile e riportare il paese alla normalità costituzionale;

11.   richiama, con profonda preoccupazione, l'attenzione sulla minaccia che le spedizioni di droga dalle lontane Colombia e Afghanistan e il traffico di esseri umani comportano per il consolidamento della pace in Guinea-Bissau e la stabilità della regione dell'Africa occidentale e chiede alle agenzie delle Nazioni Unite, con l'opportuno sostegno di ECOWAS, di elaborare un piano d'azione regionale per affrontare questa sfida;

12.   chiede alla Commissione per il consolidamento della pace delle Nazioni Unite di contribuire a mantenere il flusso degli aiuti promessi dai donatori (sia finanziario che tecnico), in particolare nel settore della sicurezza e delle riforme amministrative e nella lotta al traffico di droga;

13.   chiede al Consiglio e alla Commissione di continuare a fornire consulenza e assistenza a sostegno delle riforme nel settore della sicurezza in Guinea-Bissau attraverso la sua missione PESD "Missione dell'Unione europea per la riforma del settore della sicurezza in Guinea-Bissau" e di riferire in merito ai progressi già realizzati;

14.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, ai Segretari generali delle Nazioni Unite e di ECOWAS, alle istituzioni dell'Unione africana, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, al Segretariato della CPLP e al governo e al parlamento della Guinea-Bissau.


Filippine
PDF 117kWORD 39k
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulle Filippine
P6_TA(2009)0144RC-B6-0121/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la dichiarazione rilasciata dalla Presidenza a nome dell'Unione europea in data 15 settembre 2008 sulla situazione nell'isola di Mindanao,

–   visto l'appello degli ambasciatori dell'Unione europea, degli Stati Uniti d'America e del capo missione aggiunto dell'Ambasciata australiana in data 29 gennaio 2009,

–   vista la terza sessione della Verifica tripartita dell'attuazione dell'accordo di pace del 1996 tra il Fronte di liberazione nazionale Moro (MNLF) e il governo delle Repubblica delle Filippine svoltasi dall'11 al 13 marzo 2009,

–   vista la dichiarazione congiunta dell'Aia tra il governo della Repubblica delle Filippine e il Fronte democratico nazionale delle Filippine (NDFP) del 1° settembre1992 nonché la prima e la seconda dichiarazione comune di Oslo del 14 febbraio e del 3 aprile 2004,

–   visti il documento strategico 2007-2013 della Commissione concernente le Filippine, il programma di sostegno al processo di pace a titolo dello Strumento di stabilità e i negoziati dell'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e le Filippine,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulle Filippine, in particolare quella del 26 aprile 2007(1), e ribadendo il suo sostegno ai negoziati di pace tra il governo della Repubblica delle Filippine e l'NDFP, manifestato nelle sue risoluzioni del 17 luglio 1997(2) e 14 gennaio 1999(3),

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che vari gruppi armati, in particolare il Fronte islamico di liberazione Moro (MILF), combattono le truppe governative nel sud delle Filippine dal 1969, in uno dei movimenti insurrezionali più duraturi dell'Asia,

B.   considerando che il conflitto tra il governo e i ribelli del NDFP ha fatto oltre 40 000 vittime e che la violenza sporadica è continuata nonostante il cessate il fuoco e i colloqui di pace del 2003,

C.   considerando che le ostilità tra le forze governative e il MILF nell'isola di Mindanao sono riprese nell'agosto 2008 dopo che la Corte suprema delle Filippine ha dichiarato incostituzionale il Memorandum d'intesa tra il MILF e il governo della Repubblica delle Filippine sull'area indigena ancestrale che avrebbe assicurato sostanziale autonomia all'etnia Bangsamoro,

D.   considerando che, nel corso dei recenti scontri, sono state uccise oltre 100 persone e sfollate circa 300 000 persone, molte delle quali si trovano ancora in centri di evacuazione,

E.   considerando che la Malaysia, facilitatore della pace, ha ritirato i propri osservatori del cessate il fuoco da Mindanao nell'aprile 2008 per la mancanza di progressi nel processo di pace, ma è disposta a riconsiderare il suo ruolo se il governo delle Filippine chiarirà la propria posizione negoziale,

F.   considerando che i negoziati di pace tra il governo filippino e il NFPD sono bloccati dal 2004 e che il governo norvegese ha compiuto notevoli sforzi per incoraggiare entrambe le parti a riprendere colloqui ufficiali,

G.   considerando che centinaia di attivisti, sindacalisti, giornalisti e leader religiosi nelle Filippine sono stati uccisi e rapiti dal 2001 e che il governo nega qualsiasi implicazione delle forze di sicurezza e dell'esercito in queste uccisioni politiche nonostante esistano ampie prove in senso contrario,

H.   considerando che nel 2008 numerosi sono stati i casi in cui i tribunali locali hanno giudicato illegittimi l'arresto e la detenzione di attivisti ordinandone il rilascio, ma che queste stesse persone sono state poi nuovamente arrestate e accusate di ribellione o omicidio,

I.   considerando che il potere giudiziario nelle Filippine non è indipendente, che avvocati e giudici sono inoltre soggetti a molestie e a uccisioni; che la vulnerabilità dei testimoni rende impossibile investigare efficacemente i reati penali e perseguirne i responsabili,

J.   considerando che per gran parte delle uccisioni extragiudiziali non è stata avviata alcuna indagine penale ufficiale e che i colpevoli rimangono impuniti, nonostante varie rivendicazioni del governo secondo cui ha adottato misure per fermare le uccisioni e portare i responsabili in giudizio,

K.   considerando che nell'aprile 2008 il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo ha esaminato la situazione nelle Filippine sottolineando l'impunità dei responsabili delle uccisioni extragiudiziali e sparizioni forzate, ma il governo delle Filippine ha respinto le raccomandazioni relative a una relazione di verifica,

L.   considerando che, per porre fine ai rapimenti e alle uccisioni extragiudiziali, è necessario affrontare le cause economiche, sociali e culturali alla radice della violenza nelle Filippine,

1.   esprime grave preoccupazione per le centinaia di migliaia di profughi interni nell'isola di Mindanao; invita il governo e il MILF a fare quanto in loro potere per creare una situazione che consenta alle persone di far rientro e sollecita un maggior intervento nazionale e internazionale per tutelare i profughi e operare a favore del loro reinserimento;

2.   ritiene fermamente che il conflitto possa essere risolto solo attraverso il dialogo e che la soluzione di questo movimento insurrezionale di lunga data sia essenziale ai fini dello sviluppo globale delle Filippine;

3.   invita il governo della Repubblica delle Filippine a riprendere in via d'urgenza i negoziati di pace con il MILF e a chiarire lo status e il futuro del Memorandum d'intesa dopo la summenzionata sentenza della Corte suprema; si compiace dell'annuncio secondo il quale il governo intende rinunciare a precondizioni per la ripresa dei colloqui;

4.   accoglie con favore i colloqui tra il governo della Repubblica delle Filippine e l'NDFP svoltisi sotto l'egida della Norvegia a Oslo nel novembre 2008 e auspica che, anche in questo caso, possano essere rapidamente ripresi i negoziati ufficiali; invita le parti ad attenersi ai loro accordi bilaterali per il Comitato di controllo comune (Joint Monitoring Committee - JMC), a riunirsi in base all'accordo globale sul rispetto dei diritti dell'uomo e del diritto umanitario internazionale (CARHRIHL) e a permettere indagini congiunte sulle violazioni dei diritti dell'uomo;

5.   chiede al Consiglio e alla Commissione di fornire e agevolare il sostegno e l'assistenza alle parti nell'attuazione del CARHRIHL, soprattutto attraverso programmi di sviluppo, assistenza e ricostruzione;

6.   chiede al Consiglio europeo e alla Commissione di sostenere il governo filippino nei suoi sforzi per far progredire i negoziati di pace anche agevolando, se necessario, e sostenendo il Gruppo di monitoraggio internazionale incaricato di sorvegliare il cessate il fuoco tra l'esercito e il MILF;

7.   suggerisce che il ruolo del Gruppo di monitoraggio internazionale potrebbe essere rafforzato attraverso un mandato più forte per le indagini e attraverso una politica concordata di pubblicazione delle risultanze cui perviene;

8.   invita il governo della Repubblica delle Filippine a incrementare gli aiuti allo sviluppo destinati a Mindanao al fine di migliorare le disperate condizioni di vita della popolazione locale e si compiace del sostegno finanziario di oltre 13 000 000 000 EUR in aiuti alimentari e non alimentari che l'Unione europea ha assegnato a Mindanao da quando sono ripresi gli scontri nell'agosto 2008;

9.   esprime grave preoccupazione per le centinaia di casi di uccisioni extragiudiziali di attivisti politici e giornalisti registrati negli ultimi anni nelle Filippine e per il ruolo che le forze di sicurezza hanno svolto nell'orchestrare e perpetrare tali omicidi;

10.   invita il governo della Repubblica delle Filippine a indagare i casi di esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate; invita al tempo stesso il governo a mettere in atto un meccanismo di monitoraggio indipendente per sorvegliare le indagini e le azioni legali a carico dei responsabili di tali atti;

11.   invita il governo filippino ad adottare provvedimenti per porre fine all'intimidazione e alle molestie sistematiche nei confronti di attivisti politici e in materia di diritti dell'uomo, membri della società civile, giornalisti e testimoni in procedimenti penali e a garantire una protezione dei testimoni veramente efficace;

12.   ribadisce la sua richiesta alle autorità filippine affinché permetta l'accesso illimitato al paese agli organismi speciali delle Nazioni Unite che si occupano di protezione dei diritti dell'uomo; esorta inoltre il paese ad adottare e attuare rapidamente leggi che traspongano nel sistema giuridico nazionale gli strumenti internazionali in materia di diritti dell'uomo ratificati (ad esempio contro la tortura e le sparizioni forzate);

13.   invita il Consiglio e la Commissione a garantire che l'assistenza finanziaria dell'Unione europea allo sviluppo economico nelle Filippine sia accompagnata dal controllo di eventuali violazioni dei diritti economici, sociali e culturali, dedicando particolare attenzione all'incoraggiamento del dialogo e all'inclusione di tutte le categorie sociali;

14.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Presidente e al governo della Repubblica delle Filippine, al MILF, all'NDFP, all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, nonché ai governi dei paesi membri dell'ASEAN.

(1) GU C 74 E del 20.3.2008, pag. 788.
(2) GU C 286 del 22.9.1997, pag. 245.
(3) GU C 104 del 14.4.1999, pag. 116.


Espulsione di ONG dal Darfur
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Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sull'espulsione delle ONG dal Darfur
P6_TA(2009)0145RC-B6-0127/2009

Il Parlamento europeo,

–   vista la dichiarazione resa dalla Presidenza a nome dell'Unione europea in seguito alla decisione della Corte penale internazionale (CPI) di emanare un mandato di arresto nei confronti del presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir il 6 marzo 2009,

–   vista la dichiarazione resa dal commissario Louis Michel il 5 marzo 2009 sull'espulsione di ONG umanitarie dal Sudan,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Sudan e Darfur, nelle quali si esprime in particolare il costante sostegno alla CPI,

–   visti lo Statuto di Roma della CPI e la sua entrata in vigore il 1° luglio 2002,

–   vista la risoluzione S/RES/1593 (2005) adottata dal Consiglio di sicurezza dell'ONU il 31 marzo 2005, nella quale si deferiva la situazione in Darfur alla CPI,

–   visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando che il 4 marzo 2009 la camera preliminare della CPI ha emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir, accusato di aver commesso crimini contro l'umanità e crimini di guerra in Darfur, provincia sudanese segnata dai conflitti,

B.   considerando che, in risposta alla decisione della CPI, il governo sudanese ha ordinato l'espulsione dal Darfur di 13 importanti ONG,

C.   considerando che le agenzie umanitarie in Darfur stanno gestendo la più grande operazione umanitaria del mondo; che, secondo i dati delle Nazioni Unite, 4,7 milioni di persone, tra cui 2,7 milioni di sfollati interni, necessitano di assistenza,

D.   considerando che l'espulsione delle agenzie umanitarie potrebbe portare a un incremento della mortalità e della morbilità a causa dell'interruzione dei servizi di assistenza sanitaria e di epidemie di malattie infettive come dissenteria e malattie respiratorie; che tale espulsione potrebbe altresì comportare una diminuzione della copertura vaccinale e un aumento della mortalità infantile a causa dell'impossibilità di accedere a un'alimentazione terapeutica e a servizi di nutrizione,

E.   considerando che le ONG sono state espulse in un momento in cui i loro servizi sono di vitale necessità, in particolare alla luce dell'epidemia di meningite che sta colpendo il Darfur occidentale; che, a seguito dell'espulsione, i malati avranno un accesso estremamente limitato, se non inesistente, alle cure mediche,

F.   considerando che la dottrina dell'ONU denominata "Responsabilità di proteggere" prevede che, nel caso in cui le autorità nazionali siano palesemente incapaci di proteggere la loro popolazione, spetta ad altri la responsabilità di fornire la protezione necessaria,

G.   considerando che il governo del Sudan, in quanto membro delle Nazioni Unite, è tenuto a cooperare con la CPI in virtù della risoluzione S/RES/1593 (2005), adottata dal Consiglio di sicurezza in base ai suoi poteri a norma del capitolo 7,

H.   profondamente indignato per il fatto che, dopo l'emissione del mandato di arresto, il governo del Sudan ha ripetutamente rifiutato di cooperare con la CPI e ha anzi moltiplicato gli atti di sfida nei confronti della Corte e della comunità internazionale,

1.   condanna fermamente l'espulsione di 13 agenzie di aiuto umanitario da Khartum in reazione al mandato di arresto internazionale emesso dalla CPI contro il presidente al-Bashir il 4 marzo 2009;

2.   chiede la liberazione immediata e senza condizioni di tutti gli operatori umanitari della sezione belga di Medici senza frontiere (MSF) che sono stati rapiti l'11 marzo 2009 nei loro uffici di MSF-Belgio a Saraf Umra, 200 km a ovest di El-Facher, capitale del Darfur del Nord;

3.   esprime profonda preoccupazione per l'impatto immediato di tali espulsioni sulla fornitura di aiuti umanitari vitali per centinaia di migliaia di persone;

4.   esige che il governo del Sudan annulli con effetto immediato la sua decisione di espellere le 13 agenzie di aiuto umanitario e consenta a queste ultime di proseguire le loro attività, essenziali per la sopravvivenza delle popolazioni vulnerabili del Darfur; invita il Consiglio e la Commissione a intensificare gli sforzi nei confronti dell'Unione africana, della Lega degli Stati Arabi e della Cina perché convincano il governo sudanese a procedere in tal senso;

5.   esorta il governo del Sudan sia ad adottare misure concrete per garantire che i difensori dei diritti umani in Sudan non siano perseguitati qualora esprimano il proprio sostegno alla decisione della CPI sia ad astenersi da qualunque molestia o intimidazione nei loro confronti;

6.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Rappresentante speciale dell'Unione europea per il Sudan, al governo del Sudan, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea e ai membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, alle istituzioni dell'Unione Africana, alle istituzioni della Lega degli Stati Arabi e al procuratore della Corte penale internazionale.

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