Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2009 sulla situazione in Bosnia-Erzegovina
Il Parlamento europeo,
– viste le conclusioni del Consiglio "affari generali e relazioni esterne" del 16 giugno 2003 sui Balcani occidentali e l'allegato dal titolo "Agenda di Salonicco per i Balcani occidentali: verso l'integrazione europea", appoggiato dal Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003,
– visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina dall'altra, firmato il 16 giugno 2008,
– vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2008 sull'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina dall'altra(1),
– vista la nomina, l'11 marzo 2009, di S.E. Valentin Inzko a nuovo rappresentante dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina(2),
– vista la dichiarazione congiunta riguardante la riforma costituzionale, la proprietà statale, un censimento della popolazione e il distretto di Brčko, rilasciata a Prud l'8 novembre 2008 dai leader dei partiti HDZ Bosnia-Erzegovina, SNSD e SDA, e visti i loro successivi incontri,
– visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il continuo deterioramento del clima politico in Bosnia-Erzegovina (B-E) è fonte di profonda preoccupazione per il Parlamento europeo,
B. considerando che la Repubblica di Bosnia-Erzegovina, come sancito dall'accordo di pace di Dayton (Dayton Peace Agreement - DPA), è la prova tangibile del desiderio di pervenire a una riconciliazione durevole fra le diverse comunità dopo il brutale conflitto degli anni '90,
C. considerando che tale processo di riconciliazione è indissolubilmente legato ai progressi del paese verso l'integrazione europea, dato che si fonda essenzialmente sugli stessi valori sui quali poggia l'Unione europea,
D. considerando che la firma del summenzionato accordo di stabilizzazione e di associazione tra la Comunità europea e la B-E ha lanciato un chiaro messaggio riguardo al fatto che la promessa di adesione all'Unione europea fatta alla B-E è reale e alla portata del paese, a patto che quest'ultimo soddisfi i criteri di Copenhagen e metta a punto le necessarie riforme illustrate nelle priorità del partenariato europeo,
E. considerando che mettere in discussione in qualsiasi modo l'integrità territoriale della B-E non solo rappresenterebbe una violazione del DPA, che non prevede per nessuna entità il diritto di secessione dalla B-E, ma contrasterebbe anche con i principi di tolleranza e coabitazione pacifica fra le comunità etniche su cui si fonda la stabilità dell'intera regione dei Balcani occidentali,
F. considerando che, pertanto, la comunità internazionale e l'Unione europea non intendono in nessun caso accettare o tollerare una ripartizione della B-E,
1. ritiene che l'integrazione europea rientri tra i maggiori interessi dell'intera popolazione dei Balcani occidentali; si rammarica, pertanto, dell'incapacità della classe politica della B-E di raggiungere un'intesa su una visione politica comune per il loro paese, compromettendo per motivi di miope nazionalismo l'obiettivo dell'adesione all'Unione europea, un obiettivo che porterebbe pace, stabilità e prosperità ai cittadini della B-E;
2. rammenta ai leader politici della B-E che aderire all'Unione europea significa accettare i valori e le norme su cui l'Unione è fondata, segnatamente il rispetto dei diritti umani, compreso delle minoranze, la solidarietà, anche tra popoli e comunità, la tolleranza, anche verso tradizioni e culture diverse, lo stato di diritto, che implica il rispetto dell'indipendenza della magistratura, e la democrazia, che implica l'accettazione della regola della maggioranza e della libertà di espressione; esorta i leader politici ad astenersi dal seguire una politica basata sull'odio, programmi nazionali e il secessionismo e condanna la rinuncia unilaterale alle riforme;
3. rammenta, inoltre, che l'adesione all'Unione europea è stata prospettata alla B-E in qualità di paese unitario e non alle parti che lo compongono e che, conseguentemente, le minacce di secessione o ogni altro tentativo di ledere la sovranità dello Stato sono completamente inaccettabili;
4. esorta, a tal proposito, tutte le autorità pertinenti e i leader politici a centrare maggiormente l'attenzione sulla riconciliazione, la comprensione reciproca e le misure di costruzione della pace, al fine di sostenere la stabilità del paese e la pace tra le diverse etnie;
5. ribadisce che, qualora la B-E intenda seriamente aderire all'Unione europea, dovrà soddisfare i seguenti requisiti:
a)
le istituzioni dello Stato devono essere in grado di adottare e realizzare efficacemente le riforme richieste ai fini dell'adesione all'Unione europea,
b)
lo Stato dovrebbe, pertanto, costituire istituzioni pubbliche fondate sullo stato di diritto e in grado di gestire con efficienza il processo decisionale; tali istituzioni devono essere funzionali, autorevoli, indipendenti da influenze politiche e dotate di risorse adeguate;
6. è dell'avviso che i requisiti di cui sopra possano essere soddisfatti solo con una riforma costituzionale del paese, basata sui seguenti criteri:
a)
lo Stato centrale dovrebbe avere sufficienti poteri legislativi, di bilancio, esecutivi e giudiziari per funzionare in qualità di membro dell'Unione europea, per creare e mantenere un mercato unico funzionale, per favorire la coesione economica e sociale nonché per rappresentare e difendere gli interessi nazionali all'estero;
b)
il numero di livelli amministrativi coinvolti nella gestione del paese dovrebbe essere proporzionale alle risorse finanziarie della B-E e basato su un'attribuzione efficiente, coerente ed efficace delle responsabilità;
c)
la tutela degli interessi nazionali vitali all'interno della B-E deve essere compatibile con la capacità di agire del paese;
d)
tutte le comunità minoritarie devono godere degli stessi diritti in qualità di popolazioni che compongono il paese, compresa l'eliminazione delle restrizioni al diritto ad essere eletto fondate sull'etnia, nel rispetto delle disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dei pertinenti pareri della commissione europea per la democrazia attraverso il diritto ("commissione di Venezia") del Consiglio d'Europa;
7. evidenzia, in tale contesto, l'esigenza di trovare una soluzione chiara alla questione della proprietà statale, che sia compatibile con le prerogative costituzionali dello Stato centrale;
8. rammenta ai politici della B-E che è loro dovere giungere a un accordo sulle questioni sopra illustrate e che, se non dovessero riuscirvi, condannerebbero il paese e i cittadini alla stagnazione e all'isolamento, in un momento in cui la crisi finanziaria ed economica colpisce duramente la B-E, provocando ingenti perdite di posti di lavoro;
9. sottolinea che la riforma costituzionale del paese e la relativa prospettiva europea dovrebbero essere soggette a un dibattito ampio e approfondito a cui partecipino tutte le componenti della società della B-E, evitando che siano monopolizzate dai leader dei principali partiti politici e delle maggiori comunità etniche;
10. esorta il Consiglio dei ministri e l'Assemblea parlamentare della B-E a profondere maggiori e più efficaci sforzi volti ad adottare la legislazione necessaria a soddisfare i requisiti dell'integrazione europea e incoraggia i vari organismi e autorità della B-E a migliorare il proprio coordinamento in merito alle questioni relative all'Unione europea;
11. chiede che sia finalmente nominato il nuovo capo dell'Ufficio integrazione dell'Unione europea e rammenta alle autorità della B-E che la scelta della persona designata dovrebbe essere imparziale e basarsi esclusivamente su esperienze professionali pertinenti, su competenze dimostrate e sulla conoscenza approfondita degli affari europei;
12. esorta le autorità della B-E a soddisfare velocemente i requisiti indicati nella tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti, al fine di garantire l'eliminazione dell'attuale obbligo di visto entro la fine del 2009;
13. esprime preoccupazione per l'interferenza politica a cui sono soggetti i media nella B-E e per la commistione di interessi commerciali, politici e mediatici; invita, a tale riguardo, le autorità a rispettare appieno i diritti dei giornalisti e l'indipendenza dei media;
14. ribadisce, al contempo, che la comunità internazionale e il suo Alto rappresentante, Valentin Inzko, si opporranno con fermezza, conformemente al mandato di quest'ultimo, a qualsiasi tentativo di indebolire i principi di base del DPA, in particolare la convivenza pacifica delle diverse comunità etniche nell'ambito di uno Stato unitario;
15. reputa, pertanto, che l'Ufficio dell'Alto rappresentante dovrebbe assistere le autorità della B-E nel pieno conseguimento e nella corretta attuazione dei cinque obiettivi e dei due requisiti stabiliti dal Consiglio per l'attuazione della pace e che, fintanto che non saranno conseguiti tali obiettivi, l'Ufficio dovrebbe rimanere in funzione e garantire la corretta attuazione del DPA;
16. sottolinea la necessità di compiere progressi in merito al conseguimento dei cinque obiettivi e dei due requisiti stabiliti dal Consiglio per l'attuazione della pace, anche allo scopo di proseguire nella realizzazione dell'agenda dell'Unione europea;
17. si rammarica per la scarsa attenzione prestata dal Consiglio al deterioramento del clima politico nella B-E e per la mancanza di determinazione sinora mostrata dagli Stati membri ad affrontare in modo serio e coordinato la situazione del paese;
18. invita il Consiglio a sottoscrivere i requisiti imposti alla B-E, quali menzionati nella presente risoluzione, e a impegnarsi a promuoverne l'attuazione; è del parere, a tale riguardo, che il Consiglio dovrebbe garantire al neonominato Rappresentante speciale dell'Unione europea:
a)
un mandato forte e chiaramente definito e le necessarie risorse umane per agevolare l'adozione delle riforme delineate nella presente risoluzione e favorire il dialogo con la società civile su tali questioni, anche attraverso campagne pubbliche mirate e attraverso attività volte a sostenere il dialogo interculturale e interreligioso;
b)
i mezzi per far valere tutti gli strumenti a disposizione dell'Unione europea, compresi i poteri sanzionatori (quali la sospensione dell'assistenza finanziaria dell'Unione), allo scopo di favorire un reale progresso nel paese;
c)
un pieno e solido appoggio politico e l'autorità necessaria per assicurare il coordinamento generale degli attori e degli strumenti di cui l'Unione europea dispone in B-E, garantendo così coesione e coerenza a tutte le azioni dell'Unione nonché il coordinamento con i pertinenti attori internazionali, non facenti parte dell'Unione, che sono impegnati in B-E;
d)
la facoltà di aggiornare mensilmente il comitato politico e di sicurezza sugli sviluppi in B-E e di formulare le raccomandazioni del caso su sanzioni mirate;
19. invita l'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana, e il Commissario europeo per l'allargamento, Olli Rehn, ad assumere un ruolo molto più attivo e visibile in B-E, effettuando visite periodiche nel paese e promuovendo più efficacemente un dialogo con la società civile;
20. si congratula con la società civile della Bosnia-Erzegovina per avere mostrato una maggiore buona volontà rispetto ai suoi leader politici e per essersi rivelata un attore favorevole al cambiamento e alla riconciliazione nel paese;
21. esprime, inoltre, la convinzione che la presenza militare internazionale in B-E debba rimanere sostanziale e debba poter essere schierata rapidamente, così da dimostrare la determinazione della comunità internazionale a proteggere la sicurezza e l'integrità della B-E;
22. ribadisce la sua richiesta di arrestare immediatamente i restanti imputati ricercati dal Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia e chiede alle autorità della B-E di agire con risolutezza al fine di eliminare le reti criminali che li assistono;
23. auspica, infine, un rafforzamento del dialogo tra l'Unione europea e gli Stati Uniti, come pure con altri attori internazionali pertinenti, al fine di conseguire un ampio sostegno per una politica coerente nei confronti della B-E e di scongiurare un ulteriore degrado della situazione politica nel paese nonché la destabilizzazione della regione sottolinea la necessità di un rafforzamento della cooperazione regionale per favorire il conseguimento di ulteriori progressi in B-E;
24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti della Bosnia-Erzegovina e alle sue entità.
Azione comune 2009/181/PESC del Consiglio, dell'11 marzo 2009, che nomina il rappresentante speciale dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina (GU L 67 del 12.3.2009, pag. 88).