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Procedura : 2009/2165(INI)
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Ciclo del documento : A7-0086/2009

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A7-0086/2009

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PV 19/01/2010 - 8
CRE 19/01/2010 - 8

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PV 20/01/2010 - 6.4
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Mercoledì 20 gennaio 2010 - Strasburgo
Seconda revisione dell'accordo di partenariato ACP-CE (Accordo di Cotonou)
P7_TA(2010)0004A7-0086/2009

Risoluzione del Parlamento europeo del 20 gennaio 2010 sulla seconda revisione dell'accordo di partenariato ACP-CE ("accordo di Cotonou") (2009/2165(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visti gli articoli da 208 a 211 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–   visto l'accordo di partenariato tra i membri del gruppo di Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000(1) e riveduto a Lussemburgo il 25 giugno 2005, quale modificato da ultimo dalla decisione n. 1/2006 del Consiglio dei ministri ACP-CE(2) (in appresso "accordo di Cotonou"),

–   visto l'articolo 95 dell'accordo di Cotonou, recante una clausola di revisione che prevede la possibilità di adattare l'accordo con cadenza quinquennale,

–   vista la lettera di notifica del Consiglio al Presidente del Consiglio dei ministri ACP adottata nella riunione del Consiglio Affari generali e relazioni esterne del 23 febbraio 2009,

–   vista la dichiarazione di Parigi sull'efficacia dell'aiuto del 2 marzo 2005, il cui obiettivo è promuovere un modello inteso a migliorare la trasparenza e il controllo delle risorse a favore dello sviluppo,

–   visti l'articolo 90, paragrafo 5, e l'articolo 48 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per il commercio internazionale (A7-0086/2009),

A.   considerando che gli obiettivi primari dell'accordo di Cotonou sono l'eliminazione della povertà, lo sviluppo sostenibile e la progressiva integrazione dei paesi ACP nell'economia mondiale,

B.   considerando che, dall'ultima revisione dell'accordo di Cotonou avvenuta nel 2005, sulla scena internazionale si sono verificati numerosi eventi – quali l'impennata dei prezzi alimentari e dell'energia, una crisi finanziaria senza precedenti e le conseguenze dei cambiamenti climatici – le cui ripercussioni più gravi riguardano i paesi in via di sviluppo,

C.   considerando il che tutti questi mutamenti della scena internazionale, se non adeguatamente affrontati, rischiano di compromettere gli obiettivi dell'accordo di Cotonou e di pregiudicare le prospettive di conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) entro il 2015,

D.   considerando che la conclusione degli accordi di partenariato economico (APE) regionali e la loro attuazione hanno minato la coesione del gruppo ACP e il processo d'integrazione regionale in corso; considerando che è necessario mantenere l'unità e la coerenza del gruppo ACP e la stabilità delle istituzioni ACP-UE,

E.   considerando che la seconda revisione dell'accordo di Cotonou giunge in un momento estremamente opportuno per adattarne le disposizione alla luce delle circostanze sopramenzionate; che tuttavia la maggior parte di questi problemi sono trattati solo marginalmente nel mandato di revisione dell'accordo di Cotonou,

F.   considerando che i settori notificati dall'Unione europea o dal gruppo ACP ai fini della loro revisione includono, tra l'altro:

   una dimensione regionale;
   una dimensione politica, compresi le migrazioni e il buon governo in campo fiscale;
   una dimensione istituzionale;
   la promozione degli OSM e la coerenza delle politiche per lo sviluppo;
   l'assistenza umanitaria e d'emergenza, incluso il chiarimento delle procedure applicate nelle situazioni di crisi;
   la programmazione e l'attuazione degli aiuti, compresa la programmazione della dotazione intra-ACP;
   il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare quali questioni trasversali (notificate dal gruppo ACP),

G.   considerando che l'entrata in vigore del trattato di Lisbona modifica l'architettura istituzionale dell'Unione europea e il suo equilibrio in termini di processi decisionali,

1.   ritiene che la seconda revisione dell'accordo di Cotonou debba costituire un'occasione per adeguare l'accordo alla luce delle crisi recenti e in corso, tra cui il cambiamento climatico, l'impennata dei prezzi alimentari e del petrolio, la crisi finanziaria e la povertà estrema in Africa; è convinto che quella di affrontare le cause profonde di tali crisi non sia un'opzione ma una necessità;

2.   deplora il fatto che - ancora una volta - il Parlamento europeo, l'Assemblea parlamentare paritetica (APP) ACP-UE e i parlamenti nazionali degli Stati ACP, nonché le organizzazioni della società civile e gli attori non statali, non siano stati coinvolti nel processo decisionale che ha portato all'individuazione dei settori e degli articoli dell'accordo di Cotonou da sottoporre a revisione e alla definizione dei mandati negoziali adottati dal Consiglio dell'Unione europea e dal Consiglio dei ministri ACP;

3.   invita a rafforzare il ruolo dei parlamenti nazionali nel processo di revisione in corso e nelle revisioni future al fine di migliorare la legittimità democratica e la "titolarità democratica";

4.   sottolinea che il mancato coinvolgimento di cui s'è detto nuoce alla trasparenza e alla credibilità del processo di revisione e allontana ulteriormente le popolazioni dell'Unione europea e dei paesi ACP dai loro governi e dalle loro istituzioni;

5.   sottolinea quanto sia importante, al fine di dar vita a un vero accordo di partenariato, che i paesi ACP siano considerati partner negoziali paritari dell'Unione europea;

6.   pone in risalto la necessità di consolidare la dimensione politica dell'accordo di Cotonou, in particolare per quanto concerne l'impegno delle parti ad attuare gli obblighi derivanti dallo statuto di Roma della Corte penale internazionale;

7.   invita la Commissione, l'Unione europea e il Consiglio ACP a tener conto dei principi e dei risultati della "International Aid Transparency Initiative" (l'iniziativa per la trasparenza degli aiuti internazionali);

8.   si rammarica che la Commissione, l'Unione europea e il Consiglio ACP non abbiano efficacemente consultato gli attori non statali nei mesi precedenti la firma dell'accordo di Cotonou rivisto e non abbiano assicurato che si sarebbe tenuto conto delle loro opinioni; invita le autorità dell'Unione europea e ACP ad avviare un dibattito sul futuro delle relazioni ACP-UE dopo il 2020 e a coinvolgere in tale processo gli attori non statali;

9.   ritiene che la coerenza delle politiche per lo sviluppo, in particolare la coerenza tra le politiche in materia di commercio, di sviluppo, di agricoltura e di pesca, dovrebbe essere un principio guida della cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea e debba essere esplicitamente trattata nell'accordo rivisto; incoraggia l'Assemblea parlamentare paritetica a ricorrere in maggior misura all'articolo 12 dell'accordo di Cotonou al fine di mantenere la coerenza tra le politiche dell'Unione europea e dei paesi ACP;

10.   invita la Commissione, in relazione all'articolo 12 dell'accordo di Cotonou, a informare sistematicamente il segretariato degli Stati ACP e l'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE in merito a ogni misura europea che potrebbe incidere sugli interessi degli Stati ACP; invita in tale prospettiva la Commissione a ricorrere più efficacemente a consultazioni interservizi tra le sue Direzioni generali nonché a valutazioni d'impatto delle politiche capaci di migliorare la coerenza delle politiche per lo sviluppo;

11.   considera necessario - tenuto conto, da un lato, dell'entrata in vigore degli APE solo per alcuni paesi ACP e, dall'altro, della caducità di diverse disposizioni dell'articolo 37 dell'accordo di Cotonou - rivedere la parte dell'accordo ACP-UE relativa agli accordi commerciali al fine di integrare nell'accordo le disposizioni concernenti tutti i regimi commerciali ACP-UE esistenti (il sistema di preferenze generalizzate (SPG), lo SPG plus, gli APE interinali, gli APE con i paesi del Forum caraibico degli Stati ACP (Cariforum)) e di garantire il mantenimento di vari principi e impegni che non dovrebbero scomparire dall'accordo, ossia:

   la coerenza tra tutti i quadri commerciali che regolano le relazioni tra paesi ACP e paesi dell'Unione europea, da un lato, e gli obiettivi di sviluppo che sono l'essenza della cooperazione ACP-UE, dall'altro;
   la garanzia che tutti i paesi ACP beneficeranno di un quadro commerciale almeno equivalente alla loro situazione precedente, in particolare per i paesi che non fanno parte dei Paesi meno sviluppati (PMS) e non sono firmatari di un APE;
   la garanzia che, per tutti i paesi ACP, il nuovo quadro commerciale terrà conto dei settori sensibili, in particolare di quello della produzione agroalimentare, nella definizione dei periodi transitori e della copertura finale dei prodotti, e permetterà di migliorare l'accesso dei paesi ACP al mercato, in particolare mediante un riesame delle regole d'origine;

12.   rileva che, nelle loro lettere di notifica, le parti dell'accordo di Cotonou chiedono esplicitamente la revisione delle disposizioni di carattere commerciale; sottolinea che è necessario aggiungere nuove disposizioni in nuovi settori, quali l'aiuto al commercio ("Aid for Trade"), in modo da garantire la dimensione dello sviluppo nei settori dell'accordo inerenti al commercio;

13.   accoglie favorevolmente la richiesta, da parte dei paesi ACP, di nuove disposizioni sulla cooperazione nei seguenti settori: commercio e sviluppo, commercio e finanza, commercio equo; prende atto della loro richiesta sul commercio di armi;

14.   invita la Banca europea per gli investimenti (BEI) a riesaminare la sua politica della Banca europea per gli investimenti (BEI) relativa ai centri finanziari offshore, sulla base di criteri più rigorosi dell'elenco dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici) per la definizione delle giurisdizioni vietate e controllate, nonché a garantirne l'attuazione e a fornire relazioni annuali sui progressi conseguiti;

15.   reputa che, al fine di garantire l'adempimento degli obblighi della BEI in materia di sviluppo, siano necessarie modifiche strutturali della sua organizzazione e della sua governance nel contesto dell'attuale revisione dell'accordo di Cotonou nonché nel contesto della revisione di medio periodo del mandato di prestiti esterni della BEI, attualmente in corso, e del rinnovo di tale mandato;

16.   invita la Commissione e i governi ACP a includere nell'accordo di Cotonou, come questione prioritaria, la lotta contro gli abusi dei paradisi fiscali, contro l'evasione fiscale e contro la fuga illegale di capitali; chiede pertanto un meccanismo internazionale vincolante in virtù del quale tutte le società transnazionali siano tenute a rivelare automaticamente i profitti realizzati e le imposte pagate in ciascun paese in cui operano;

17.   invita i negoziatori ad affrontare l'aspetto fiscale dello sviluppo e a creare nei paesi ACP dei sistemi fiscali efficaci e praticabili, al fine di garantire una fonte sostenibile di finanziamento allo sviluppo mirante nel lungo termine a sostituire la dipendenza dagli aiuti esteri; invita in proposito i negoziatori a includere nell'articolo 9, paragrafo 3, dell'accordo ACP-UE, relativo alla buona gestione degli affari pubblici, il principio del buon governo in campo fiscale;

18.   chiede l'inclusione del Fondo europeo di sviluppo (FES) nelle competenze di bilancio del Parlamento europeo, così da consentire un più stretto controllo democratico, dal momento che il Fondo costituisce la principale risorsa per il finanziamento della politica di cooperazione allo sviluppo nel quadro dell'accordo di Cotonou;

19.   chiede che sia definita e concordata un nuova architettura finanziaria mondiale, che consenta ai paesi in via di sviluppo di essere rappresentati attraverso le rispettive organizzazioni regionali e di affrontare le loro legittime preoccupazioni in materia di sviluppo sostenibile in base alla loro situazione specifica;

20.   sottolinea l'importanza della promozione dello strumento del microcredito per consentire gli investimenti e lo sviluppo della piccola imprenditoria;

21.   invita la Commissione e i governi dei paesi ACP a intervenire sulle cause strutturali del cambiamento climatico introducendo una valutazione automatica dei rischi dei cambiamenti climatici nelle strategie e nei piani nazionali in materia di sviluppo nonché nei documenti strategici nazionali e regionali;

22.   ritiene che le energie rinnovabili siano essenziali per lo sviluppo economico e sociale dei paesi ACP, poiché essi sono dotati di abbondanti risorse di tali energie (energia solare, eolica, geotermica e biomasse); esorta i negoziatori a prestare un'attenzione particolare alla riduzione della dipendenza dei paesi ACP dai combustibili fossili e alla diminuzione della loro vulnerabilità agli aumenti dei prezzi, dando priorità alle energie rinnovabili nell'accordo di Cotonou;

23.   sollecita la Commissione e i paesi ACP a promuovere uno sviluppo equo e sostenibile che incorpori la dimensione sociale, attraverso il sostegno a nuove forme d'impresa, anche no profit e/o costituite attraverso programmi di microcredito, secondo principi etici ed economici, come nei modelli dell'economia sociale di mercato;

24.   deplora il fatto che l'agricoltura resti tuttora un settore trascurato nella cooperazione ACP-UE, sebbene la maggior parte della popolazione dei paesi ACP viva in zone rurali e la lotta contro la povertà sia un obiettivo primario dell'accordo di Cotonou;

25.   chiede alla Commissione di affrontare in modo sistematico e coerente, nell'attuazione della politica dell'Unione europea per lo sviluppo, le questioni attinenti alla sicurezza alimentare, dando maggior rilievo alla sicurezza alimentare nel dialogo sulle politiche di sviluppo nazionali e regionali e promuovendo i mercati agricoli regionali nei paesi in via di sviluppo;

26.   esorta i paesi ACP e la Commissione a concentrarsi sullo sviluppo dell'agricoltura per garantire la sicurezza alimentare, e chiede che l'agricoltura e lo sviluppo rurale assumano un rilievo prioritario nell'accordo e nei documenti strategici nazionali e regionali; sottolinea che gli agricoltori dei paesi ACP necessitano di sostegno e di una remunerazione dignitosa ai fini della produzione destinata ai mercati locali, e hanno bisogno di infrastrutture in grado di sostenere il commercio e la circolazione delle merci;

27.   chiede alla Commissione di consultare regolarmente e coinvolgere in modo efficace nella politica agricola le organizzazioni delle donne e dei consumatori; reputa che le associazioni delle donne debbano essere attivamente coinvolte nei processi decisionali, dato il ruolo cardine che svolgono in seno alla società;

28.   esprime profonda preoccupazione per il fenomeno che attualmente si osserva (specialmente in Africa) dell'acquisizione di terreni agricoli da parte di investitori stranieri che godono dell'appoggio dei governi, poiché, se non correttamente gestito, esso rischia di pregiudicare la sicurezza alimentare locale e di determinare gravi ed estese conseguenze nei paesi ACP;

29.   sollecita i negoziatori ad evitare gli effetti negativi dell'acquisizione di terreni agricoli (quali l'espropriazione dei piccoli agricoltori e l'utilizzo non sostenibile della terra e dell'acqua) riconoscendo il diritto della popolazione alla proprietà dei terreni agricoli e delle altre risorse naturali vitali e adottando principi guida in tal senso;

30.   esorta vivamente i paesi ACP ad istituire politiche - basate sul rispetto dei diritti umani, sui principi democratici, sullo stato di diritto, su un sano sviluppo economico e sul lavoro dignitoso - che consentano di contrastare la fuga dei cervelli e di far sì che i paesi ACP stessi possano utilizzare la loro forza lavoro qualificata ai fini del proprio sviluppo;

31.   invita la Commissione e i paesi ACP a includere nell'articolo 13 dell'accordo ACP-UE, sulle migrazioni, il principio della migrazione circolare e la sua facilitazione mediante il rilascio di visti circolari; sottolinea che tale articolo insiste sul rispetto dei diritti dell'uomo e sul trattamento equo dei cittadini dei paesi ACP, ma che l'ambito di applicazione di tali principi è gravemente compromesso da accordi bilaterali di riammissione - conclusi con paesi di transito in un contesto di esternalizzazione da parte dell'Europa della gestione dei flussi migratori - che non garantiscono il rispetto dei diritti dei migranti e possono condurre a riammissioni "a cascata" che mettono a repentaglio la loro sicurezza e la loro vita;

32.   chiede che si tengano negoziati per rafforzare il principio delle clausole sui diritti umani non negoziabili e delle sanzioni in caso di mancato rispetto di tali clausole, con riferimento fra l'altro alle discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale e alle discriminazioni nei confronti delle persone che vivono con l'HIV/AIDS;

33.   esprime profonda preoccupazione per la limitata disponibilità di strutture in grado di offrire cure mediche specialistiche, nonostante il crescente numero sia di casi urgenti sia di persone affette da malattie croniche; pone in rilievo la necessità che le infrastrutture sanitarie e i sistemi sanitari pubblici siano potenziati attraverso le strategie di sviluppo;

34.   ricorda che la capacità dei sistemi sanitari pubblici dei paesi ACP di fornire assistenza sanitaria alla popolazione, anche per il ristabilimento delle vittime di crisi umanitarie, conflitti, situazioni post-conflitto o calamità naturali, costituisce uno dei loro compiti principali nonché un'esigenza permanente e immediata, e pertanto deve essere promossa dalla cooperazione ACP-UE;

35.   teme che una maggiore regionalizzazione delle relazioni ACP-UE possa rappresentare una minaccia per la coerenza e la forza del gruppo ACP e possa intralciare il funzionamento delle istituzioni paritetiche ACP-UE nel quadro dell'accordo di Cotonou;

36.   ritiene opportuno che la seconda revisione comprenda anche un aggiornamento del testo dell'accordo in modo che esso rifletta esplicitamente la creazione delle nuove istituzioni APE (quali i Consigli congiunti APE, i comitati per il commercio e lo sviluppo e le commissioni parlamentari) e garantisca sinergie e complementarità con le istituzioni di Cotonou;

37.   sottolinea l'importanza della dimensione parlamentare dell'accordo di Cotonou, che trova espressione nell'APP (Assemblea parlamentare paritetica) ACP-UE; esprime il suo fermo impegno affinché l'APP svolga appieno il suo ruolo nel garantire la partecipazione parlamentare alle azioni e ai processi nel quadro dell'accordo di Cotonou; afferma vigorosamente la propria irriducibile opposizione a qualsiasi tentativo di ridurre il ruolo dell'APP, in particolare mediante proposte che incidano sui suoi metodi di lavoro e sulla frequenza delle sue sedute, questioni che l'APP deve essere lasciata libera di decidere da sé;

38.   chiede, al fine di rafforzare il carattere parlamentare, rappresentativo e democratico dell'APP, che in futuro tutti i paesi ACP siano effettivamente rappresentati in seno a tale assemblea da parlamentari e non da rappresentanti dei governi, come talvolta accade, e chiede di conseguenza che si riveda in tal senso l'articolo 17 dell'accordo ACP-UE;

39.   crede fermamente nel ruolo chiave che i parlamenti nazionali degli Stati ACP possono svolgere in tutti gli aspetti delle azioni di cooperazione allo sviluppo, tra cui la programmazione, l'attuazione, il controllo e la valutazione; chiede che la revisione dell'accordo di Cotonou riconosca formalmente tali parlamenti quali partecipanti alla cooperazione finanziata dal FES;

40.   chiede un rafforzamento e un adeguamento dell'APP ACP-UE ed insiste affinché nell'accordo di Cotonou siano introdotte disposizioni che consentano all'APP e ai parlamenti degli Stati ACP di esercitare un controllo su i documenti strategici nazionali e regionali, sugli accordi di partenariato economico ACP-CE e sul FES; chiede che s'instauri una reale sinergia tra le nuove commissioni parlamentari istituite dagli APE, da un lato, e l'APP, dall'altro;

41.   guarda con favore a future sinergie tra le commissioni parlamentari istituite dagli APE e l'APP ACP-UE, tramite strumenti quali presentazioni da parte dei presidenti delle commissioni e dei relatori, la partecipazione di membri delle commissioni parlamentari APE all'APP, l'organizzazione, ove possibile, di riunioni parallele, e così via, strumenti che apporteranno all'APP competenze specifiche e consentiranno un arricchimento sotto forma di scambi e di cooperazione;

42.   rammenta che le commissioni parlamentari istituite dagli APE sono state create su iniziativa del Parlamento europeo al fine di assicurare un'adeguata partecipazione dei parlamentari che si occupano in particolare di questioni di commercio e sviluppo al monitoraggio dell'applicazione di complessi accordi tecnici in ambito commerciale;

43.   invita la Commissione e gli Stati ACP ad attenersi, nel predisporre i documenti strategici nazionali e regionali da finanziare nel quadro del decimo FES, alla definizione di aiuto pubblico allo sviluppo (APS) data dal Comitato per gli aiuti allo sviluppo (CAS) dell'OCSE;

44.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi ACP.

(1) GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3.
(2) GU L 247 del 9.9.2006, pag. 22.

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