Indice 
Testi approvati
Giovedì 11 febbraio 2010 - Strasburgo
Modifica dello strumento di assistenza preadesione (IPA) ***I
 Esazione internazionale di prestazioni alimentari nei confronti di figli e altri membri della famiglia *
 Strumento europeo di microfinanziamento per l'occupazione e l'integrazione sociale (Progress) ***I
 Accordo UE/Stati Uniti d'America sul trattamento e sul trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi ***
 Accordo quadro, concluso da HOSPEEM e FSESP, in materia di prevenzione delle ferite da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario
 Venezuela
 Madagascar
 Birmania

Modifica dello strumento di assistenza preadesione (IPA) ***I
PDF 189kWORD 33k
Risoluzione
Testo
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell«11 febbraio 2010 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio, del 17 luglio 2006, che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA) (COM(2009)0588 – C7-0279/2009 – 2009/0163(COD))
P7_TA(2010)0026A7-0003/2010

(Procedura legislativa ordinaria: prima lettura)

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2009)0588),

–   visto l'articolo 181 A del trattato CE, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio (C7-0279/2009),

–   vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dal titolo «Ripercussioni dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona sulle procedure decisionali interistituzionali in corso» (COM(2009)0665),

–   visti l'articolo 294, paragrafo 3, e l'articolo 212, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–   visto l'articolo 55 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7-0003/2010),

1.   adotta la posizione in prima lettura indicata in appresso;

2.   chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo;

3.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti nazionali.

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l«11 febbraio 2010 in vista dell'adozione del regolamento (UE) n. .../2010 del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA)

P7_TC1-COD(2009)0163


(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, il regolamento (UE) n. 540/2010)


Esazione internazionale di prestazioni alimentari nei confronti di figli e altri membri della famiglia *
PDF 184kWORD 30k
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell«11 febbraio 2010 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione da parte della Comunità europea della convenzione sull'esazione internazionale di prestazioni alimentari nei confronti di figli e altri membri della famiglia (COM(2009)0373 – C7-0156/2009 – 2009/0100(NLE))
P7_TA(2010)0027A7-0005/2010

(Consultazione)

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di decisione del Consiglio (COM(2009)0373),

–   visti gli articoli 61, lettera c), e 300, paragrafo 2, primo comma, del trattato CE,

–   visto l'articolo 300, paragrafo 3, primo comma, del trattato CE, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio (C7-0156/2009),

–   vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dal titolo «Ripercussioni dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona sulle procedure decisionali interistituzionali in corso» (COM(2009)0665),

–   visti gli articoli 81, paragrafo 3, e 218, paragrafo 6, lettera b), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–   visti l'articolo 55 e l'articolo 90, paragrafo 8, del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione giuridica (A7-0005/2010),

1.   approva la conclusione della convenzione;

2.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione.


Strumento europeo di microfinanziamento per l'occupazione e l'integrazione sociale (Progress) ***I
PDF 197kWORD 35k
Risoluzione
Testo
Allegato
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell«11 febbraio 2010 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della decisione n. 1672/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma comunitario per l'occupazione e la solidarietà sociale ‐ Progress (COM(2009)0340 – C7-0052/2009 – 2009/0091(COD))
P7_TA(2010)0028A7-0049/2009

(Procedura legislativa ordinaria: prima lettura)

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2009)0340),

–   visti l'articolo 251, paragrafo 2, e gli articoli 13, paragrafo 2, 129 e 137, paragrafo 2, del trattato CE, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C7-0052/2009),

–   vista la comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio dal titolo «Ripercussioni dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona sulle procedure decisionali interistituzionali in corso» (COM(2009)0665);

–   visti l'articolo 294, paragrafo 3 e gli articoli 19, paragrafo 2, 149 e 153, paragrafo 2 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

–   visto l'articolo 55 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e il parere della commissione per i bilanci (A7-0049/2009),

1.   adotta la posizione in prima lettura indicata in appresso;

2.   prende atto della dichiarazione della Commissione qui di seguito allegata;

3.   chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo;

4.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti nazionali.

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l«11 febbraio 2010 in vista dell'adozione della decisione n. .../2010/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della decisione n. 1672/2006/CE che istituisce un programma comunitario per l'occupazione e la solidarietà sociale ‐ Progress

P7_TC1-COD(2009)0091


(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, la decisione n. 284/2010/UE)

ALLEGATO

DICHIARAZIONE DELLA COMMISSIONE

Oggetto: Finanziamento dello strumento europeo di microfinanziamento

Il contributo finanziario del bilancio dell'Unione allo Strumento per il periodo dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2013 è fissato a 100 milioni EUR, parzialmente finanziato con una riduzione di 60 milioni EUR del programma Progress.

Nella presentazione del progetto di bilancio la Commissione mantiene un margine adeguato entro il massimale della rubrica 1a con il quale l'autorità di bilancio, cioè Consiglio e Parlamento, può decidere di aumentare l'importo del programma Progress di un massimo di 20 milioni EUR per il periodo 2011-2013, conformemente al punto 37 dell'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria.


Accordo UE/Stati Uniti d'America sul trattamento e sul trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi ***
PDF 191kWORD 32k
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell«11 febbraio 2010 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America sul trattamento e sul trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (05305/1/2010 REV 1 – C7-0004/2010 – 2009/0190(NLE))
P7_TA(2010)0029A7-0013/2010

(Procedura di approvazione)

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di decisione del Consiglio (COM(2009)0703 e 05305/1/2010 REV 1),

–   visto il testo dell'accordo firmato tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America sul trattamento e sul trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (16110/2009),

–   vista la sua risoluzione del 17 settembre 2009 sulla proposta di accordo internazionale per mettere a disposizione del dipartimento del tesoro statunitense dati di messaggeria finanziaria al fine di prevenire e combattere il terrorismo e il suo finanziamento(1),

–   vista la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio a norma del combinato disposto dell'articolo 218, paragrafo 6, lettera a), dell'articolo 82, paragrafo 1, lettera d) e dell'articolo 87, paragrafo 2, lettera a), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (C7-0004/2010),

–   visti l'articolo 81 e l'articolo 90, paragrafo 8, del suo regolamento,

–   vista la raccomandazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (A7-0013/2010),

1.   rifiuta l'approvazione sulla conclusione dell'accordo;

2.   chiede alla Commissione europea di presentare immediatamente raccomandazioni al Consiglio in vista di un accordo a lungo termine con gli Stati Uniti sulla prevenzione del finanziamento del terrorismo; ribadisce che qualsiasi nuovo accordo in questo settore dovrebbe rispettare il nuovo quadro giuridico stabilito dal trattato di Lisbona e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea ora vincolante, e rinnova le richieste formulate nella sua risoluzione del 17 settembre 2009, in particolare ai paragrafi 7-13;

3.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al governo degli Stati Uniti d'America.

(1) Testi approvati, P7_TA(2009)0016.


Accordo quadro, concluso da HOSPEEM e FSESP, in materia di prevenzione delle ferite da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario
PDF 112kWORD 39k
Risoluzione del Parlamento europeo dell«11 febbraio 2010 sulla proposta di direttiva del Consiglio che attua l'accordo quadro, concluso da HOSPEEM e FSESP, in materia di prevenzione delle ferite da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario (COM(2009)0577)
P7_TA(2010)0030B7-0063/2010

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta della Commissione per una direttiva del Consiglio che attua l'accordo quadro, concluso dall'Associazione datori di lavoro del settore ospedaliero e sanitario (HOSPEEM) e dalla Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (FSESP), in materia di prevenzione delle ferite da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario (COM(2009)0577),

–   visti l'articolo 153, paragrafo 1, lettera a) e l'articolo 155 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e in particolare il suo articolo 31, paragrafo 1,

–   vista la direttiva 89/391/CEE del Consiglio, del 12 giugno 1989, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro(1),

–   vista la direttiva 89/655/CEE del Consiglio, del 30 novembre 1989, relativa ai requisiti minimi di sicurezza e di salute per l'uso delle attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori durante il lavoro (seconda direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1 della direttiva 89/391/CEE)(2),

–   vista la direttiva 89/656/CEE del Consiglio, del 30 novembre 1989, relativa alle prescrizioni minime in materia di sicurezza e salute per l'uso da parte dei lavoratori di attrezzature di protezione individuale durante il lavoro (terza direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1 della direttiva 89/391/CEE)(3),

–   vista la direttiva 2000/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 settembre 2000, relativa alla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti biologici durante il lavoro (settima direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 89/391/CEE)(4),

–   visto l'accordo quadro concluso da HOSPEEM e FSESP in materia di prevenzione delle ferite da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario,

–   visto che nell'accordo quadro le parti firmatarie invitano la Commissione ad attuare l'accordo sulla base di una decisione del Consiglio su una proposta della Commissione, conformemente all'articolo 155, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–   vista la sua risoluzione del 24 febbraio 2005 sulla promozione della salute e della sicurezza sul lavoro(5),

–   vista la sua risoluzione del 6 luglio 2006, recante raccomandazioni alla Commissione sulla protezione dei lavoratori sanitari europei da infezioni trasmissibili per via ematica a seguito di ferite provocate da aghi(6),

–   vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2008 sulla strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro(7),

–   visto l'articolo 84, paragrafo 3, del proprio regolamento,

A.   considerando che le ferite da punture di aghi possono comportare la trasmissione di oltre venti virus potenzialmente letali, fra cui il virus dell'epatite B, dell'epatite C e dell'HIV/Aids, e dunque costituiscono un grave pericolo per la salute,

B.   considerando che le ferite da punture e altre lesioni causate da strumenti medici taglienti rappresentano uno dei rischi più comuni e gravi per i lavoratori sanitari in tutta Europa; che il personale ospedaliero e i lavoratori sanitari sono spesso a rischio di infezioni causate da ferite provocate dall'uso di aghi o altri strumenti taglienti,

C.   considerando che studi indipendenti hanno dimostrato che si può prevenire la maggioranza delle lesioni provocate da aghi migliorando la formazione e le condizioni di lavoro, nonché tramite l'uso generale di strumenti medici più sicuri dotati di meccanismi di protezione delle parti taglienti,

D.   considerando che gli esperti stimano a oltre un milione all'anno le ferite da punture di aghi nell'Unione europea,

E.   considerando che l'impatto psicologico ed emotivo conseguente a una ferita causata dalla puntura di un ago o da un altro oggetto tagliente può essere enorme, anche se poi non viene contratta alcuna infezione, in quanto il lavoratore e la sua famiglia affrontano molti mesi di incertezza sui problemi di salute conseguenti alla ferita,

F.   considerando che l'iniziativa di trovare una soluzione legislativa per proteggere adeguatamente i lavoratori sanitari europei da infezioni potenzialmente mortali trasmissibili per via ematica a seguito di ferite provocate da aghi o altri strumenti medici taglienti trae origine dalla succitata risoluzione del 6 luglio 2006,

G.   considerando che si registra una grande penuria di personale sanitario e che, secondo alcuni studi, i gravi rischi per la salute che si corrono quotidianamente costituiscono una delle principali ragioni per cui una carriera nel settore sanitario è considerata poco attrattiva; che la relazione del 2004 sulla concorrenza nell'Unione europea ha riconosciuto che la crescente carenza di personale sanitario rappresenta un motivo di particolare preoccupazione per l'Unione europea,

H.   considerando che l'entrata in vigore dell'accordo quadro contribuirà ampiamente a proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori attivi nel settore ospedaliero e sanitario,

I.   considerando che è necessario garantire il massimo livello possibile di sicurezza nell'ambito di lavoro ospedaliero e ovunque si svolgano attività sanitarie,

J.   considerando che la legislazione in materia sociale deve evitare di imporre vincoli amministrativi, finanziari e giuridici superflui, che potrebbero ostacolare lo sviluppo delle piccole e medie imprese,

1.   accoglie con favore il fatto che la Commissione abbia richiesto il parere del Parlamento, soprattutto perché si tratta di un tema al quale il Parlamento ha accordato grande attenzione per molti anni;

2.   riconosce che la proposta di direttiva del Consiglio tiene conto delle conclusioni più rilevanti della sua risoluzione del 6 luglio 2006;

3.   si compiace del fatto che l'accordo quadro sia stato elaborato su base paritetica in collaborazione tra l'HOSPEEM (Associazione datori di lavoro del settore ospedaliero e sanitario) e la FSESP (Federazione sindacale europea dei servizi pubblici), organismi riconosciuti dalla Commissione quali parti sociali europee del settore ospedaliero e sanitario;

4.   accoglie con favore il fatto che l'accordo quadro preveda una clausola sulle «prescrizioni minime», fatte salve le disposizioni nazionali e dell'Unione esistenti e future più favorevoli ai lavoratori; ricorda che gli Stati membri e/o le parti sociali dovrebbero essere liberi di adottare misure supplementari più favorevoli ai lavoratori nel settore interessato ed essere incoraggiati a farlo;

5.   raccomanda la rapida adozione ed attuazione delle misure definite nella proposta di direttiva, in quanto i lavoratori in questione hanno già atteso oltre cinque anni prima che questo serio problema fosse portato all'attenzione della Commissione;

6.   invita la Commissione ad elaborare e fornire orientamenti per accompagnare l'accordo e contribuire in tal modo alla sua corretta applicazione in tutti gli Stati membri;

7.   invita la Commissione a sorvegliare il processo di applicazione dell'accordo e a informare, su base regolare, il Parlamento europeo in merito alla sua attuazione;

8.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e alle parti sociali firmatarie dell'accordo quadro.

(1) GU L 183, del 29.6.1989, pag. 1.
(2) GU L 393 del 30.12.1989, pag. 13.
(3) GU L 393 del 30.12.1989, pag. 18.
(4) GU L 262 del 17.10.2000, pag. 21.
(5) GU C 304 E del 1.12.2005, pag. 400.
(6) GU C 303 E del 13.12.2006, pag. 754.
(7) GU C 41 E del 19.2.2009, pag. 14.


Venezuela
PDF 118kWORD 38k
Risoluzione del Parlamento europeo dell«11 febbraio 2010 sul Venezuela
P7_TA(2010)0031RC-B7-0093/2010

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Venezuela, e in particolare quelle del 7 maggio 2009, del 23 ottobre 2008 e del 24 maggio 2007,

–   visto l'articolo 122, paragrafo 5, del proprio regolamento,

A.   considerando che il concetto di libertà e d'indipendenza dei media costituisce un elemento essenziale del diritto alla libertà di espressione riconosciuto nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

B.   considerando che la libertà dei media è di importanza fondamentale per la democrazia e il rispetto delle libertà fondamentali, alla luce del suo ruolo essenziale nel garantire la libera espressione di opinioni e idee, rispettando i diritti delle minoranze, compresa l'opposizione politica, e nel contribuire all'effettiva partecipazione dei cittadini ai processi democratici, rendendo così possibile lo svolgimento di elezioni libere ed eque,

C.   considerando che il diritto del pubblico a ricevere informazioni da fonti pluralistiche è fondamentale per ogni società democratica e per la partecipazione dei cittadini alla vita sociale e politica di un paese,

D.   considerando che l'obbligo imposto su tutti i media dalla legge sulla responsabilità sociale di radio e televisione di trasmettere per intero tutti gli interventi del capo di Stato non rispetta i suddetti principi del pluralismo,

E.   considerando che la Costituzione del Venezuela garantisce la libertà di espressione, comunicazione e informazione,

F.   considerando che i media devono rispettare le disposizioni della legge e che la chiusura di un mezzo di comunicazione dovrebbe essere l'ultima risorsa a cui far ricorso nonché una misura che dovrebbe essere attuata soltanto in presenza di tutte le garanzie di giusto processo, compreso il diritto alla difesa e all'appello in un tribunale indipendente,

G.   considerando che nel maggio 2007 il presidente Hugo Chávez ha sospeso il segnale aperto della Radio Caracas Televisión e che detto canale si è visto obbligato a diventare un canale internazionale per poter trasmettere un segnale tramite la televisione via cavo,

H.   considerando che le prime proteste del movimento studentesco hanno avuto inizio come reazione al fatto che il canale fosse stato oscurato,

I.   considerando che il 1° agosto 2009 il governo di Hugo Chávez ha ordinato la chiusura di 34 emittenti radio rifiutando di rinnovare le loro licenze,

J.   considerando che nel gennaio 2010 il presidente Chávez ha ordinato di oscurare la RCTV International (RCTVI) e altri cinque canali televisivi via cavo e via satellite (TV Chile, Ritmo Son, Momentum, America TV e American Network) poiché non erano riusciti a trasmettere l'intervento ufficiale del presidente in occasione del cinquantaduesimo anniversario del rovesciamento di Perez Jimenez; e che due di essi, America TV e RCTVI, sono tuttora vietati,

K.   considerando che da questa nuova chiusura è scaturita un'ulteriore ondata di proteste studentesche, duramente soppresse dalla polizia in molti stati e in molte città del paese, e che questi eventi sono sfociati nella morte di due giovani studenti nella città di Mérida e hanno causato circa dodici feriti,

L.   considerando che dette azioni mirano ad ottenere il controllo sui media e a limitare la loro incisività, se non addirittura ridurre i diritti democratici della libertà di espressione e informazione,

M.   considerando che l'OSA, tramite la commissione interamericana sui diritti umani, ha messo in guardia sul fatto che questa nuova azione di oscurare i canali ha enormi ripercussioni sul diritto alla libertà di espressione,

N.   considerando che il presidente Chávez ha recentemente affermato che l'uso di siti di «networking» sociale, quali Twitter, di Internet e l'invio di messaggi con telefoni cellulari per criticare o opporsi al suo regime sono atti di terrorismo,

O.   considerando che la riforma delle leggi in materia di scienze e tecnologia attualmente in fase di discussione in seno all'Assemblea nazionale del Venezuela mira a disciplinare «le reti di informazione» in un modo che potrebbe portare alla censura di Internet,

P.   considerando che il Venezuela ha sottoscritto la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e la Convenzione americana sui diritti umani,

Q.   considerando che il Venezuela è il paese dotato delle maggiori riserve energetiche in America Latina e che provvedimenti quali confische ed espropriazioni arbitrarie, alcuni dei quali incidono sugli interessi dell'UE, minano i diritti sociali ed economici di base dei cittadini,

R.   considerando che alcune personalità di spicco vicine al presidente Chávez, quali Ramón Carrizález, vicepresidente e ministro della Difesa, Yubiri Ortega, ministro dell'Ambiente, e Eugenio Vázquez Orellana, presidente della Banca centrale, hanno recentemente rassegnato le dimissioni,

S.   considerando che, secondo la relazione del 2009 di Transparency International, il Venezuela è uno dei paesi con il maggior indice di corruzione al mondo,

T.   considerando che il clima latente di insicurezza e i livelli di criminalità e violenza, che hanno trasformato il Venezuela e la sua capitale Caracas in alcuni tra i luoghi più pericolosi al mondo, sono fonte di preoccupazione per i venezuelani,

U.   considerando che gli insulti, le minacce e gli attacchi spesso lanciati dal presidente Chávez contro vari leader nazionali e internazionali hanno suscitato disagio e un numero esorbitante di tensioni superflue, che, in alcuni casi, sono addirittura sfociate in un ordine di mobilitazione delle truppe in vista di una possibile guerra contro la Colombia,

1.   esprime il proprio sgomento a causa della morte di due giovani studenti, Yonisio Carrillo e Marcos Rosales, avvenuta durante le proteste di Mérida, ed esorta le autorità a svolgere un'indagine per chiarire le cause dell'uccisione dei due giovani e chiede che i colpevoli siano portati davanti alla giustizia;

2.   si rammarica per la decisione del governo di non consentire a suddetti canali di trasmettere in Venezuela e chiede che siano ripristinati;

3.   esorta le autorità venezuelane a ritornare su detta decisione e a rivedere l'obbligo di trasmettere per intero tutti gli interventi del capo di Stato;

4.   ricorda al governo della Repubblica bolivariana del Venezuela l'obbligo di rispettare la libertà di espressione e di opinione nonché la libertà di stampa, come è tenuto a fare a norma della Costituzione del paese e delle differenti convenzioni e carte a livello regionale e internazionale di cui il Venezuela è firmatario;

5.   esorta il governo del Venezuela, nel nome del principio dell'imparzialità dello Stato, a garantire nel diritto la parità di trattamento per tutti i media, compreso Internet, siano essi di proprietà pubblica o privata e indipendentemente da ogni tipo di considerazione politica o ideologica;

6.   ritiene che i media venezuelani dovrebbero garantire il pluralismo nella copertura della vita politica e sociale del paese;

7.   ritiene che la Commissione nazionale per le telecomunicazioni dovrebbe dimostrarsi indipendente dalle autorità politiche ed economiche e garantire un pluralismo equo;

8.   esorta il governo venezuelano ad impegnarsi a favore dei valori dello stato di diritto e a promuovere, proteggere e rispettare il diritto alla libertà di espressione, anche via Internet, e alla libertà di riunione;

9.   sottolinea che, sulla base della Carta democratica interamericana dell'Organizzazione degli Stati americani, accanto a una chiara e necessaria legittimità di origine, sostanziata e ottenuta alle urne, in una democrazia, per accedere all'esercizio del potere, deve essere rispettata anche la legittimità di esercizio, che deve essere convalidata dal rispetto del pluralismo, delle regole prestabilite, della Costituzione vigente e delle leggi, nonché dello stato di diritto, quale garanzia del funzionamento pienamente democratico che deve necessariamente implicare il rispetto di un'opposizione politica pacifica e democratica, a maggior ragione quando l'avversario politico è stato eletto e investito di un mandato popolare;

10.   esprime profonda preoccupazione per la deriva verso l'autoritarismo dimostrata dal governo del presidente Hugo Chávez, le cui azioni mirano a indebolire l'opposizione democratica e a limitare i diritti e le liberà dei cittadini;

11.   esorta il governo venezuelano, nella prospettiva delle elezioni parlamentari del 26 settembre 2010, a rispettare le norme della democrazia e i principi della libertà di espressione, riunione, associazione ed elezione;

12.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e all'assemblea nazionale della Repubblica bolivariana del Venezuela, all'Assemblea parlamentare eurolatinoamericana e al Segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani.


Madagascar
PDF 120kWORD 39k
Risoluzione del Parlamento europeo dell«11 febbraio 2010 sulla situazione in Madagascar
P7_TA(2010)0032RC-B7-0099/2010

Il Parlamento europeo,

–   visti gli articoli 8 e 9 degli accordi di Cotonou, vertenti rispettivamente sul dialogo politico e sul rispetto dei diritti dell'uomo,

–   vista la risoluzione adottata dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE a Luanda il 3 dicembre 2009,

–   viste le proprie risoluzioni precedenti sul Madagascar, e in particolare quella del 7 maggio 2009 sulla situazione in Madagascar,

–   vista la sospensione del Madagascar dalla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC) e dall'Unione africana (UA),

–   vista la posizione dell'Unione africana, che il 2 febbraio 2010 ha chiesto al regime illegale del Madagascar di porre fine ai tentativi di imporre soluzioni unilaterali alla crisi, e che ha riaffermato la necessità di porre in essere le istituzioni della transizione convenzionale conformemente alla Carta di Maputo e all'Atto addizionale di Addis Abeba,

–   vista la posizione dell'organo di sicurezza e difesa della SADC, espressa il 15 gennaio 2010, che chiede alla comunità internazionale di respingere i progetti di Andry Rajoelina, il quale vuole scavalcare gli accordi di ripartizione del potere e convocare elezioni legislative in marzo,

–   vista la decisione degli Stati Uniti d'America di non fare più partecipare il Madagascar ai vantaggi derivanti dall'atto di crescita e opportunità per l'Africa (African Growth and Opportunity Act, AGOA) a causa della sua situazione politica,

–   visti gli accordi di Maputo dell«8 e 9 agosto 2009 e l'Atto addizionale di Addis Abeba del 6 novembre 2009, firmati dai quattro capofila dei raggruppamenti politici del Madagascar,

–   visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.   considerando l'instabilità politica persistente che regna dal colpo di Stato e che ha gettato il paese in una situazione precaria tanto sul piano socio-economico quanto su quello umanitario,

B.   considerando che il 18 dicembre 2009 il leader del Madagascar appoggiato dall'esercito, Andry Rajoelina, si è ritirato dai negoziati sulla ripartizione del potere con i raggruppamenti politici in Madagascar,

C.   considerando che il 18 dicembre 2009 Andry Rajoelina ha nominato primo ministro un ex ufficiale dell'esercito, il colonnello Albert Camille Vital,

D.   considerando che i gruppi di opposizione, compresi quelli guidati dall'ex presidente Marc Ravalomanana, hanno condannato la nomina a primo ministro del colonnello Albert Camille Vital in quanto atto illegale commesso da un potere illegale,

E.   considerando le diffuse violazioni dei diritti umani, le vessazioni e gli arresti arbitrari di parlamentari, di religiosi e di membri della società civile, nonché il saccheggio delle chiese e l'intimidazione della stampa,

F.   considerando che la comunità internazionale ha favorito un'uscita negoziata dalla crisi, attualmente in situazione di stallo deliberato in quanto il regime illegale al potere continua a sfidare la comunità internazionale,

G.   considerando che lunedì 6 luglio 2009 l'Unione europea ha avviato un processo di consultazione con il Madagascar in applicazione dell'articolo 96 dell'accordo di Cotonou, aprendo così un dialogo volto a trovare soluzioni adeguate ai problemi politici del paese,

H.   considerando la necessità e la capacità della popolazione malgascia di scegliere il proprio avvenire e di decidere per se stessa,

I.   considerando che il regime illegale al potere monopolizza i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario oltre che i media,

J.   considerando che Andry Rajoelina ha annunciato l'intenzione di organizzare unilateralmente elezioni legislative in contrasto con il calendario elettorale e in assenza di una consultazione del popolo malgascio, elementi previsti dalla Carta di Maputo e dall'Atto addizionale di Addis Abeba,

K.   considerando che, secondo il FMI, l'assistenza dei donatori al Madagascar ha rappresentato il 50% del bilancio nazionale e che l'UE ha sospeso i suoi finanziamenti di aiuto allo sviluppo finché non sarà trovata una soluzione democratica all'attuale crisi,

L.   considerando che la maggior parte della popolazione dispone di meno di un dollaro al giorno per vivere, che 7000 bambini soffrono di malnutrizione grave e che la situazione si è aggravata dall'inizio della crisi politica,

M.   considerando che il governo ha emanato un decreto che legalizza l'esportazione di legno non trattato e minacciato, mettendo a rischio la biodiversità del paese, che può essere persa per sempre,

1.   ribadisce la sua energica condanna del processo di presa di potere in Madagascar da parte di Andry Rajoelina, in flagrante violazione delle disposizioni della costituzione malgascia, il che costituisce un vero e proprio colpo di Stato;

2.   condanna con forza la decisione di Andry Rajoelina di annullare la nomina di Eugene Mangalaza a primo ministro, insediato dopo un accordo di ripartizione del potere tra tutti i partiti politici nell'ottobre 2009;

3.   condanna con forza la decisione di Andry Rajoelina di boicottare il terzo ciclo di negoziati a Maputo in dicembre e di ritirarsi dai negoziati sulla ripartizione del potere;

4.   chiede con urgenza la messa in atto degli accordi firmati a Maputo e Addis Abeba, volti al ripristino di un governo costituzionale;

5.   condanna la repressione sistematica dell'opposizione, la censura dei media e l'intimidazione e l'arresto sistematici di giornalisti, gli arresti e le torture di civili e di uomini politici e la detenzione senza capi d'accusa e in luoghi sconosciuti di numerose persone; chiede la liberazione immediata e incondizionata di tutti i prigionieri politici e l'annullamento dei procedimenti giudiziarie a loro carico;

6.   esprime profonda preoccupazione riguardo alla sparizione di parecchie centinaia di persone, tra le quali un centinaio di bambini e adolescenti;

7.   chiede che venga condotta un'inchiesta indipendente internazionale riguardo a tutti gli assassinii politici in Madagascar, a tutte le violazioni dei diritti umani e a tutti gli atti di repressione commessi dalle forze di sicurezza e dall'esercito;

8.   disapprova ogni tentativo di Andry Rajoelina di organizzare unilateralmente elezioni nel marzo 2010 e sostiene soltanto elezioni preparate da un governo consensuale e inclusivo, quale previsto dalla Carta di Maputo e dall'Atto addizionale di Addis Abeba, che siano conformi al calendario elettorale e basate sulla consultazione del popolo malgascio; chiede di conseguenza alla Commissione e agli Stati membri di inviare una missione di osservazione elettorale solamente nel quadro definito dagli accordi di Maputo e di Addis Abeba;

9.   è convinto che l'accordo di Maputo e l'Atto addizionale di Addis Abeba sul Madagascar costituiscano l'unico contesto possibile per una soluzione alla crisi politica del paese; ritiene che il dialogo costruttivo sia l'unico modo sostenibile di raggiungere una soluzione politica alla crisi;

10.   chiede la messa in atto rapida del processo di disarmo e di dissoluzione delle milizie al fine di ristabilire un esercito repubblicano;

11.   chiede che in caso di mancato rispetto degli impegni presi a Maputo e Addis Abeba, siano adottate selettivamente sanzioni individuali e mirate nei confronti degli attuali dirigenti dell'Alta autorità di transizione che stanno deliberatamente bloccando il processo;

12.   chiede che siano avviati procedimenti giudiziari nei confronti dei presunti autori del saccheggio di beni privati, di beni pubblici e di risorse naturali del Madagascar; chiede a ogni governo interinale del Madagascar di non concludere nessun accordo o contratto con altri paesi o imprese che verta sulle ricchezze naturali e sul patrimonio nazionale prima che si siano svolte elezioni e che il popolo malgascio abbia affidato un mandato legittimo a un nuovo governo;

13.   chiede alla comunità internazionale e all'Unione europea di rafforzare gli aiuti umanitari a favore della popolazione malgascia; ricorda che la ripresa progressiva dei programmi di cooperazione con il Madagascar dipende dall'insediamento delle istituzioni previste dalla transizione convenzionale del governo consensuale e inclusivo, conformemente alla Carta di Maputo e all'Atto addizionale di Addis Abeba, e dal rispetto integrale della totalità dei principi democratici e delle libertà fondamentali;

14.   sostiene gli sforzi dell'ex presidente della Repubblica del Mozambico, Joachim Chissano, mediatore della SADC in tale processo, e invita i quattro raggruppamenti politici del Madagascar a ritornare immediatamente al tavolo negoziale per accordarsi su un'agenda politica ai fini di elezioni giuste, democratiche e trasparenti nel 2010;

15.   chiede all'UA, alla SADC e al gruppo internazionale di contatto di condurre a buon fine il processo di transizione;

16.   chiede alla Commissione di riferire al Parlamento europeo in merito all'evoluzione del processo di consultazione in corso con il Madagascar in seguito all'applicazione dell'articolo 96 dell'accordo di Cotonou;

17.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente/Alto Rappresentante dell'Unione europea, alla Commissione europea, al Consiglio dell'Unione europea, al Consiglio ACP-UE, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe, al Presidente Joaquim Chissano e alla Commissione dell'Unione africana.


Birmania
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Risoluzione del Parlamento europeo dell«11 febbraio 2010 sul Myanmar
P7_TA(2010)0033RC-B7-0105/2010

Il Parlamento europeo,

–   viste le conclusioni del Consiglio del 27 aprile 2009 sulla Birmania/Myanmar e la posizione comune del Consiglio che rinnova le misure restrittive nei confronti di Myanmar,

–   viste le conclusioni del Consiglio dell'UE e la dichiarazione sulla Birmania/Myanmar del 19 giugno 2009,

–   vista la dichiarazione della Presidenza a nome dell'Unione europea dell«11 giugno 2009 sui civili kareni in fuga dalla Birmania/Myanmar,

–   vista la dichiarazione della Presidenza dell'UE del 23 febbraio 2009, che chiede l'avvio di un dialogo globale tra le autorità e le forze democratiche in Birmania/Myanmar,

–   vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 64/238 del 23 dicembre 2009, sulla situazione dei diritti dell'uomo a Myanmar,

–   vista la dichiarazione della Presidenza a nome dell'Unione europea del 14 maggio 2009, sull'arresto di Daw Aung San Suu Kyi,

–   vista la dichiarazione del Presidente dell'ASEAN dell«11 agosto 2009 su Myanmar,

–   viste le sue precedenti risoluzioni riguardanti la Birmania/Myanmar,

–   visto l'articolo 122, paragrafo 5, del regolamento,

A.   considerando che la situazione dei diritti umani in Birmania/Myanmar ha continuato a deteriorarsi, che la repressione politica si è ulteriormente inasprita e che le libertà fondamentali dei cittadini birmani sono violate sistematicamente,

B.   considerando che i militari continuano a perpetrare violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali, lavori forzati e violenze sessuali, nei confronti della popolazione civile nelle aree di conflitto etnico,

C.   considerando che il regime birmano continua a praticare in modo diffuso e sistematico il reclutamento forzato di bambini soldato,

D.   considerando che, secondo quanto riferito, vi sarebbero in Birmania circa 2.177 prigionieri politici, tra cui 14 giornalisti, e oltre 230 monaci buddisti coinvolti nelle proteste del 2007 sarebbero ancora in carcere,

E.   considerando che nell'autunno 2010 è previsto che si svolgano in Birmania/Myanmar le prime elezioni parlamentari in due decenni,

F.   considerando che le elezioni saranno basate sulla Costituzione elaborata dall'esercito, la cui legittimità è stata ampiamente contestata; che tale nuova Costituzione prevede elezioni nel 2010 per giustificare cinque decenni di dittatura militare e assegna ai militari il 25% dei seggi in parlamento,

G.   considerando che la nuova Costituzione interdice dai pubblici uffici Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia (NLD) e Premio Nobel per la pace; che alcuni partiti di opposizione e gruppi appartenenti a minoranze etniche hanno dichiarato che boicotteranno le elezioni, mentre la NLD non ne accetterà i risultati in assenza di un dialogo preliminare sulla revisione costituzionale,

H.   considerando che il 28 gennaio 2010 il Sig. Ngwe Soe Lin è stato condannato a 13 anni di reclusione per aver lavorato per l'agenzia stampa estera «Voce democratica della Birmania» e che il 30 dicembre 2009 la Sig.a Hla Hla Win è stata condannata a 27 anni di carcere con accuse simili,

I.   considerando che l'inasprimento della repressione nei confronti del dissenso politico deve essere visto come un tentativo da parte della giunta birmana di assumere maggiore controllo sui media in vista delle elezioni nazionali previste quest'anno,

J.   considerando che l«11 agosto 2009 Daw Aung San Suu Kyi è stata condannata a tre anni di carcere, sentenza successivamente commutata dalle autorità birmane a diciotto mesi da scontare agli arresti domiciliari; che gli avvocati di Daw Aung San Suu Kyi hanno presentato appello presso la Corte suprema birmana contro questa sentenza; che questo processo ingiustificato e il verdetto contro Daw Aung San Suu Kyi sono stati largamente condannati dalla comunità internazionale,

K.   considerando che nel maggio 2009 gli attacchi compiuti dall'esercito birmano e dall'esercito democratico buddista kareno (DKBA) hanno costretto all'evacuazione migliaia di civili, obbligando circa 5.000 persone a fuggire in Thailandia; che vi è un grave rischio che, al loro ritorno, i profughi kareni siano vittime di gravi violazioni dei diritti umani, compreso il lavoro forzato e lo stupro da parte di soldati dell'esercito birmano,

L.   considerando che, secondo le stime, vi sono circa 500.000 sfollati interni nella Birmania orientale, rimangono ancora 140.000 profughi in nove campi lungo il confine tra la Thailandia e la Birmania e oltre 200.000 Rohingya vivono in campi profughi o sparsi nel Bangladesh sud-orientale; che milioni di migranti, profughi e richiedenti asilo birmani vivono in Thailandia, India, Bangladesh e Malesia e sono talvolta vittime di tratta,

M.   considerando che dal 2 gennaio 2010 ha avuto inizio un giro di vite senza precedenti da parte delle forze dell'ordine del Bangladesh nei confronti di profughi Rohingya non registrati che si erano stabiliti fuori dai due campi profughi ufficiali nel distretto di Cox's Bazar; che oltre 500 Rohingya sono stati arrestati da allora, alcuni dei quali sono stati respinti a forza oltre il confine birmano, mentre altri sono stati accusati di violazione della normativa in materia di immigrazione e detenuti,

N.   considerando che oltre 5000 Rohingya insediatisi autonomamente nel Bangladesh sono già fuggiti dalle loro case e si sono ammassati nel campo improvvisato di Kutupalong, nel distretto di Ukhia, sperando di trovarvi sicurezza; che la popolazione di tale campo è aumentata, secondo le stime, sino a 30.000 persone, che non ricevono assistenza alimentare e cui è ora negato l'accesso ai mezzi di sostentamento, in quanto rischierebbero l'arresto se lasciassero il campo per trovare lavoro,

1.   condanna fermamente le violazioni sistematiche e continue dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali e dei diritti democratici essenziali dei cittadini della Birmania/Myanmar;

2.   esprime grave preoccupazione per il recente processo, la condanna e la sentenza nei confronti di Daw Aung San Suu Kyi e chiede il suo rilascio immediato e incondizionato; chiede che le sia riconosciuto il diritto di partecipare alle imminenti elezioni;

3.   prende atto della decisione del governo della Birmania/Myanmar di organizzare elezioni e insiste sul fatto che, nelle condizioni attuali, tali elezioni non possono essere considerate libere e democratiche; critica, in particolare, il divieto imposto a Aung San Sui Kyi di presentare la propria candidatura;

4.   invita il governo della Birmania/Myanmar ad avviare immediatamente un dialogo autentico con la Lega Nazionale per la Democrazia e con tutti gli altri partiti di opposizione e gruppi etnici; in tale contesto, accoglie con favore gli sforzi di mediazione del Segretario generale delle Nazioni Unite e del suo relatore speciale sui diritti dell'uomo per la Birmania/Myanmar;

5.   esorta vivamente il governo della Birmania/Myanmar a prendere senza indugio le misure necessarie per garantire un processo elettorale libero, equo, trasparente e aperto conforme alle norme internazionali, adottando tra l'altro le necessarie leggi elettorali, consentendo la partecipazione di tutti gli elettori e di tutti i partiti politici al processo elettorale e accettando la presenza di osservatori internazionali;

6.   condanna le accuse arbitrarie dietro agli arresti di oppositori politici del regime birmano o di dissidenti e, in particolare, la continua repressione e le intimidazioni nei confronti di monaci buddisti; esorta le autorità birmane a desistere da ulteriori arresti per motivi politici, a liberare tutti i prigionieri di coscienza, tra cui i monaci, senza indugio e senza condizioni e rendendo loro il pieno beneficio dei diritti politici;

7.   condanna le restrizioni imposte alla libertà di riunione, di associazione, di movimento e di espressione in Birmania/Myanmar; esorta le autorità della Birmania/Myanmar a rimuovere tali restrizioni, comprese quelle imposte ai mezzi d'informazione liberi e indipendenti;

8.   esprime la propria preoccupazione circa le continue discriminazioni, violazioni dei diritti dell'uomo, violenze, lavoro minorile e forzato, sfollamenti e repressioni di vario tipo di cui sono vittime numerose minoranze etniche e religiose e invita il governo della Birmania/Myanmar ad attivarsi immediatamente per migliorare le loro rispettive situazioni;

9.   esprime grave preoccupazione per il continuo ricorso a pratiche quali detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, stupri e altre forme di violenza sessuale, tortura e trattamenti crudeli, disumani e degradanti; chiede con veemenza al governo della Birmania/Myanmar di garantire indagini complete, trasparenti, efficaci, imparziali e indipendenti su tutte le notizie di violazioni dei diritti dell'uomo e di consegnare alla giustizia i responsabili, al fine di porre fine all'impunità per i crimini in questione;

10.   esorta vivamente la giunta militare birmana a porre immediatamente fine al continuo reclutamento e impiego di bambini soldato, a intensificare le misure volte a garantire la protezione dei bambini dai conflitti armati e a proseguire la sua collaborazione con il Rappresentante speciale per i bambini e i conflitti armati del Segretario Generale delle Nazioni Unite;

11.   condanna fermamente la campagna di pulizia etnica lanciata dal governo della Birmania/Myanmar contro le minoranze, compresi quanti hanno cercato rifugio nella vicina Thailandia;

12.   invita il governo del Regno di Thailandia a continuare a fornire rifugio e protezione ai profughi Karen in fuga dalle persecuzioni in Birmania/Myanmar e a collaborare con l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), con il Consorzio per la frontiera birmano-thailandese e con la comunità internazionale per trovare una soluzione alternativa che garantisca la sicurezza dei 3.000 rifugiati Karen;

13.   sollecita la Commissione europea, alla luce del conflitto in corso sul confine tra Thailandia e Birmania, a mantenere il sostegno per l'assistenza ai profughi dell'Ufficio umanitario dell'Unione europea (ECHO) in tale regione nel 2010;

14.   si compiace del fatto che il governo del Bangladesh abbia autorizzato una missione conoscitiva della sua delegazione per l'Asia del Sud per esaminare la situazione della popolazione Rohingya nei distretti di Cox's Bazar e di Bandarban la prossima settimana, ed esorta il governo del Bangladesh a riconoscere che i Rohingya non registrati sono persone apolidi richiedenti asilo, fuggiti dalle persecuzioni in Birmania/Myanmar e bisognosi di protezione internazionale e a fornire loro una protezione adeguata, l'accesso a mezzi di sussistenza e altri servizi di base;

15.   sollecita i governi di Cina, India e Russia a utilizzare nei confronti delle autorità della Birmania/Myanmar i mezzi di pressione economici e politici di cui dispongono per conseguire progressi sostanziali in tale paese e a cessare di fornire armi e altre risorse strategiche al regime birmano;

16.   invita il Consiglio a mantenere le misure restrittive mirate nei confronti del regime birmano fino a quando non vi sarà un progresso tangibile in materia di democratizzazione; invita il Consiglio nel contempo a valutare l'efficacia delle misure restrittive;

17.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione all'Alto rappresentante/Vice presidente della Commissione, Catherine Ashton, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'inviato speciale dell'Unione europea per la Birmania/Myanmar, al Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo di Myanmar, ai governi degli Stati membri dell'ASEAN e dell'ASEM, ai governi del Bangladesh e della Russia, al segretariato dell'ASEM, alla Commissione interparlamentare dell'ASEAN per Myanmar, a Daw Aung San Suu Kyi, alla Lega nazionale per la democrazia, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani nonché al relatore speciale delle Nazioni Unite per la situazione dei diritti umani in Birmania/Myanmar.

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