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Procedura : 2010/2764(RSP)
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Ciclo del documento : B7-0616/2010

Testi presentati :

B7-0616/2010

Discussioni :

PV 24/11/2010 - 14
CRE 24/11/2010 - 14

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PV 25/11/2010 - 8.10
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P7_TA(2010)0442

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Giovedì 25 novembre 2010 - Strasburgo
Preparativi per la conferenza sul clima di Cancún (29 novembre - 10 dicembre 2010)
P7_TA(2010)0442B7-0616/2010

Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2010 sulla conferenza sul cambiamento climatico di Cancún (COP 16)

Il Parlamento europeo,

–  visti la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e il relativo Protocollo di Kyoto,

–  viste la quindicesima conferenza delle Parti (COP 15) dell'UNFCCC e la quinta conferenza delle Parti in quanto riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (COP/MOP 5), tenutesi a Copenaghen, in Danimarca, dal 7 al 18 dicembre 2009, e visto l'accordo di Copenaghen,

–  vista la sedicesima conferenza delle Parti (COP 16) dell'UNFCCC e la sesta conferenza delle Parti in quanto riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (COP/MOP 6), che si terranno a Cancún, Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre 2010,

–  visto il pacchetto dell'Unione europea su clima ed energia, del dicembre 2008,

–  viste la comunicazione della Commissione (COM(2010)0265), intitolata «Analisi delle ipotesi di intervento per una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra superiore al 20% e valutazione del rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio», e la comunicazione della Commissione (COM(2010)0086), intitolata «La politica internazionale sul clima dopo Copenaghen: intervenire subito per dare nuovo impulso all'azione globale sui cambiamenti climatici»,

–  vista la direttiva 2008/101/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di includere le attività di trasporto aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra(1),

–  vista la dichiarazione comune del 20 dicembre 2005 del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in seno al Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea: «Il consenso europeo», in particolare i punti 22, 38, 75, 76 e 105(2),

–  viste le conclusioni del Consiglio del 17 novembre 2009 e la sua risoluzione del 18 maggio 2010 sulla coerenza delle politiche europee per lo sviluppo e il concetto di aiuto pubblico allo sviluppo(3),

–  vista la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, dell'8 settembre 2000, che esplicita gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) quali obiettivi fissati congiuntamente dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sul cambiamento climatico, in particolare quella del 4 febbraio 2009 dal titolo «2050: il futuro inizia oggi - raccomandazioni per la futura politica integrata dell'Unione europea sul cambiamento climatico»(4) e quella del 10 febbraio 2010 sull'esito della conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici (COP 15)(5),

–  viste l'interrogazione orale ..., presentata dalla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare a norma dell'articolo 115 del regolamento, e le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione,

–  visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che le prove scientifiche del cambiamento climatico e dei suoi impatti sono inconfutabili, il che rende necessaria un'azione rapida, coordinata e ambiziosa a livello internazionale per affrontare questa sfida globale,

B.  considerando che i paesi in via di sviluppo sono quelli che hanno contribuito in minor misura al cambiamento climatico ma che ne subiscono le conseguenze più gravi; considerando altresì che il cambiamento climatico sta mettendo a repentaglio gli investimenti internazionali volti a ridurre la povertà, minacciando così il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio,

C.  considerando che, dopo l'esito deludente della conferenza di Copenaghen sul clima, occorre ripristinare la fiducia nei negoziati internazionali sul cambiamento climatico,

D.  considerando che i paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, che presi congiuntamente sono responsabili di oltre l'80% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra, hanno sottoscritto impegni e promesse di riduzione delle emissioni nel quadro dell'accordo di Copenaghen,

E.  considerando che tali impegni/promesse non saranno sufficienti per rispettare l'obiettivo generale di limitare a 2ºC l'aumento complessivo della temperatura media mondiale annuale in superficie («obiettivo dei 2ºC»),

F.  considerando che tali impegni non sono stati assunti nel quadro di un regime che contempla misure giuridiche per farli rispettare o che garantisce una «misurazione, rendicontazione o verifica» adeguate,

G.  considerando che il mancato rispetto dell'obiettivo dei 2°C avrà enormi costi ambientali ed economici, come il fatto che sino al 40% delle specie saranno a rischio di estinzione, che si avranno milioni di sfollati a causa dell'innalzamento del livello dei mari e dell'intensificarsi di eventi climatici estremi, che le rese delle coltivazioni diminuiranno, i prezzi dei prodotti agricoli aumenteranno e la produzione economica mondiale subirà una contrazione almeno dell'ordine del 3%,

H.  considerando che una relazione ufficiale(6) ha escluso che il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) abbia commesso errori tali da minare la conclusione principale della relazione 2007 sulle conseguenze che il cambiamento climatico potrebbe avere in futuro a livello regionale,

I.  considerando che, secondo le stime dell'IPCC, il 20% delle emissioni di gas a effetto serra è provocato dalla deforestazione e da altre forme di cambiamento della destinazione d'uso dei suoli,

J.  considerando che uno degli obiettivi principali dell'UE dovrebbe consistere nel far comprendere che è necessaria trasformazione globale a livello della tecnologia e della cooperazione tecnologica per accelerare il ritmo dell'innovazione e realizzare su più vasta scala la fase di dimostrazione e applicazione, affinché tutti i paesi abbiano accesso a tecnologie sostenibili e dai costi abbordabili, il che garantirebbe anche un tenore di vita più elevato a una percentuale più ampia della popolazione mondiale,

K.  considerando l'importanza accordata all'efficienza energetica dai partner internazionali dell'Unione europea in materia di clima, le difficoltà nel definire obiettivi di emissione internazionali e i vantaggi economici di obiettivi di efficienza energetica,

Obiettivo generale della COP 16 e posizione dell'UE

1.  invita i Capi di Stato e di governo del mondo intero a dare prova di vera determinazione e leadership politica durante i negoziati e ad attribuire alla questione la massima priorità; deplora il fatto che sinora non siano stati realizzati maggiori progressi nella preparazione della conferenza di Cancún;

2.  sottolinea la necessità di concordare misure concrete a Cancún, al fine di spianare la strada alla conclusione di un accordo internazionale globale post 2012, da siglare nel 2011 in Sud Africa, che sia in linea con i progressi scientifici più recenti e coerente con il raggiungimento almeno dell'obiettivo dei 2° C;

3.  invita l'Unione europea ad assumere ancora una volta un ruolo guida nei negoziati sul clima e a contribuire attivamente a rendere più trasparente e costruttiva la conferenza di Cancún; esorta pertanto vivamente la Commissione e gli Stati membri a risolvere le loro divergenze in merito all'uso del suolo, al cambiamento di destinazione dell'uso del suolo e alla silvicoltura (LULUCF) e all'eccedenza di unità di quantità assegnate (AAU - assigned amount units), a parlare con una voce sola e a perseguire obiettivi ambiziosi nell'ambito dei negoziati COP 16, nonché a migliorare i processi decisionali interni, così da poter reagire più velocemente agli sviluppi nel corso dei negoziati, da agire in modo più strategico e da mostrarsi più ricettivi nei confronti dei paesi terzi;

4.  sottolinea l'importanza di un processo decisionale trasparente e della disponibilità di informazioni sullo stato di avanzamento dei negoziati, in particolare nella fase finale del segmento ad alto livello della COP 16, e sollecita l'Unione europea ad accordare al suo negoziatore principale un certo margine di manovra affinché questi possa reagire all'evolvere della situazione;

5.  invita l'Unione europea a ribadire pubblicamente e in modo inequivocabile il suo forte impegno a favore del protocollo di Kyoto e ad accogliere favorevolmente e promuovere in modo attivo e costruttivo la continuazione dei lavori nell'ambito dei canali di negoziato dell'AWG-KP (il gruppo di lavoro ad hoc sugli ulteriori impegni per i paesi inclusi nell'allegato I che hanno ratificato il protocollo di Kyoto) e dell'AWG-LCA (il gruppo di lavoro ad hoc sull'azione cooperativa di lungo termine), integrando gli orientamenti politici dell'accordo di Copenaghen; invita pertanto l'Unione europea a dichiarare apertamente, prima di Cancún, di essere pronta a proseguire con il secondo periodo di impegno (2013-2020) previsto dal protocollo di Kyoto sulla base dell'obiettivo corrispondente, ma riconosce al contempo che sono necessari progressi comparabili in entrambi i canali di negoziato al fine di raggiungere un accordo internazionale post-2012 che rispetti l'obiettivo dei 2°C;

6.  invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a definire e applicare un principio di «giustizia climatica»; è dunque favorevole a includere una clausola di equità nei futuri negoziati internazionali sul clima; insiste sul fatto che la maggiore ingiustizia sarebbe che il mondo non riuscisse a limitare il cambiamento climatico, dal momento che a risentirne sarebbero soprattutto i poveri nei paesi poveri;

7.  poiché i cambiamenti climatici hanno un impatto diverso sui paesi in via di sviluppo, suggerisce che l'azione e il finanziamento in materia climatica siano destinati in via prioritaria ai paesi che sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici e che non hanno la capacità di farvi fronte;

8.  sottolinea la grande urgenza dei negoziati sul clima, ma pone anche l'accento sul fatto che a Cancún è importante prendere decisioni concrete circa il finanziamento (entità, fonti e governance), e in particolare circa il grado di addizionalità degli aiuti per l'adattamento, la silvicoltura, l'efficienza delle risorse, il trasferimento di tecnologia (nel rispetto dei principi esistenti in materia di diritti di proprietà intellettuale), il monitoraggio, la comunicazione e la verifica, e segnala altresì l'importanza di garantire la piena trasparenza e un risoluto impegno politico per quanto riguarda l'attuazione del finanziamento rapido;

9.  sottolinea l'importanza di raggiungere un accordo, per quanto riguarda il cosiddetto «Kyoto track», sulle regole per l'uso del suolo, il cambiamento di destinazione d'uso del suolo e la silvicoltura, sul meccanismo flessibile e sull'inclusione di nuovi settori e nuovi gas;

10.  è consapevole del fatto che le norme di contabilizzazione relative ad AAU e LULUCF potrebbero compromettere l'integrità ambientale del protocollo di Kyoto se tali questioni non sono affrontate adeguatamente, e chiede pertanto alle altre parti di esaminare possibili opzioni;

11.  chiede che a Cancún si raggiunga un accordo su norme rigorose in materia di LULUCF che rafforzino le ambizioni delle Parti dell'allegato I, siano finalizzate a ridurre le emissioni imputabili alla silvicoltura e all'uso del suolo, impongano alle Parti dell'allegato I di giustificare qualsiasi aumento delle emissioni LULUCF e siano coerenti con gli attuali impegni delle Parti a proteggere e potenziare i pozzi e serbatoi di gas a effetto serra;

12.  reputa che le future azioni dell'Unione europea in materia di «diplomazia del clima» dovrebbero concentrarsi su un forte impegno politico nei confronti dei paesi terzi, su politiche intese a mettere a punto efficaci meccanismi di cooperazione internazionale sui cambiamenti climatici, sia nel quadro dell'UNFCCC sia al di fuori di esso, e sulla cooperazione con i paesi terzi in campo climatico, per sostenere concretamente in tutto il mondo uno sviluppo a basse emissioni di carbonio e adattato al cambiamento climatico;

13.  sottolinea che la conservazione della biodiversità e l'applicazione dell'approccio di ecosistema rappresentano le strategie più efficaci ed economicamente vantaggiose per la mitigazione del cambiamento climatico e l'adattamento ai suoi effetti; ribadisce che le risposte in termini di mitigazione e adattamento non possono essere puramente tecnologiche;

Impegni di riduzione

14.  ribadisce che, secondo le prove scientifiche presentate dall'IPCC, per rispettare l'obiettivo dei 2ºC occorre che le emissioni globali di gas a effetto serra si stabilizzino al più tardi entro il 2015 e che entro il 2050 si riducano di almeno il 50% rispetto ai livelli del 1990, per poi continuare a diminuire;

15.  esorta tutti i partner internazionali, inclusi USA e Cina, a presentare impegni di riduzione più ambiziosi, basandosi sul principio di una «responsabilità comune, ma differenziata», onde garantire la coerenza con l'obiettivo dei 2°C;

16.  ribadisce che l'Unione europea deve adottare un obiettivo interno di riduzione del 30% delle emissioni di gas a effetto serra di qui al 2020, rispetto ai livelli del 1990, nell'interesse della sua futura crescita economica;

17.  accoglie positivamente la comunicazione della Commissione e la sua analisi delle misure necessarie per conseguire un obiettivo di riduzione del 30%; appoggia l'idea espressa nella comunicazione, secondo la quale, a prescindere dall'esito dei negoziati internazionali, è interesse dell'UE perseguire un obiettivo di riduzione delle emissioni superiore al 20% poiché ciò promuoverà anche la creazione posti di lavoro verdi, nonché la crescita e la sicurezza;

18.  ricorda che, a seguito del calo delle emissioni dovuto alla recessione, il costo annuale del raggiungimento dell'obiettivo di riduzione del 20% entro il 2020 è diminuito di un terzo, passando da 70 a 48 miliardi di euro, e che attualmente si stima che un obiettivo di riduzione del 30% costerebbe 11 miliardi di euro in più rispetto all'obiettivo di riduzione originario del 20%, il che rappresenta un costo aggiuntivo inferiore allo 0,1% del valore dell'economia dell'UE;

19.  riconosce che sarà possibile conseguire l'obiettivo dei 2°C solo se i paesi in via di sviluppo, in particolare quelli più avanzati, riusciranno nel loro complesso a scostarsi in modo consistente e quantificabile dal tasso di crescita delle emissioni attualmente previsto, riducendole del 15-30% entro il 2020 rispetto a uno scenario «business-as-usual», e che ciò presuppone un sostegno finanziario, tecnico e tecnologico da parte dei paesi sviluppati finalizzato alla creazione di capacità; riconosce che per contenere maggiormente l'aumento della temperatura sono necessari livelli di sostegno più elevati;

20.  sottolinea che le nazioni in via di sviluppo saranno quelle più colpite dalle conseguenze del cambiamento climatico e che è quindi loro interesse fondamentale contribuire alla conclusione di un accordo internazionale; si compiace degli impegni molto ambiziosi assunti da alcuni paesi in via di sviluppo, come la Costa Rica e le Maldive, e da alcuni paesi emergenti, come Messico e Brasile, e si rammarica che del fatto altri paesi emergenti non abbiano ancora seguito il loro esempio;

21.  rileva che, producendo le aree urbane il 75% delle emissioni di carbonio, le città sono in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico; plaude pertanto all'impegno assunto dalle città europee che hanno sottoscritto il Patto dei sindaci (Covenant of Mayors); valuta positivamente l'impegno delle città a combattere il cambiamento climatico; riconosce gli sforzi in atto in molte città europee nel settore dei trasporti e della mobilità e sottolinea la necessità di continuare su questa strada, alla ricerca di alternative più rispettose dell'ambiente e atte a migliorare la qualità della vita delle persone, assicurando al contempo il necessario coordinamento degli sforzi ai livelli locale, regionale, nazionale, europeo e mondiale di governo;

Finanziamento

22.  rammenta che i paesi sviluppati si sono impegnati, con l'accordo di Copenaghen, a erogare risorse nuove e supplementari per almeno 30 miliardi di dollari nel periodo 2010-2012 e successivamente per 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020, prestando particolare attenzione ai paesi vulnerabili e a quelli meno avanzati; incoraggia l'Unione europea a promuovere la creazione di un fondo verde per il clima stanziando 100 miliardi di dollari l'anno a partire dal 2020;

23.  ricorda che il contributo collettivo dell'Unione europea agli sforzi di mitigazione e alle necessità di adattamento dei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere aggiuntivo e non dovrebbe essere inferiore a 30 miliardi di euro l'anno entro il 2020, cifra che potrebbe aumentare in funzione delle nuove conoscenze acquisite sulla gravità dei cambiamenti climatici e l'entità dei relativi costi;

24.  reputa che l'attuazione tempestiva del finanziamento rapido sia un fattore fondamentale per instaurare un'atmosfera di fiducia prima e durante la conferenza di Cancún; insiste sulla necessità che, come promesso dall'UE e dai suoi Stati membri, i 7,2 miliardi di euro siano risorse nuove che vadano ad aggiungersi ai bilanci APS e siano ripartiti in modo equilibrato tra adattamento e mitigazione; esorta l'Unione europea, col coordinamento della DG Azione climatica della Commissione, a garantire piena trasparenza allorché presenterà relazioni coordinate sull'attuazione, a Cancún e, successivamente, su base annua;

25.  sottolinea che monitoraggio, comunicazione e verifica dei finanziamenti devono includere una base di riferimento comune ed equa rispetto alla quale i contributi possano essere conteggiati come nuovi e aggiuntivi; raccomanda che come base si assuma l'impegno di vecchia data di fornire lo 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL) come aiuto pubblico allo sviluppo (APS), oppure si assumano altri obiettivi nazionali corrispondenti, se più elevati;

26.  invita la Commissione e gli Stati membri a onorare i propri impegni, a garantire che le risorse per l'adattamento e la mitigazione vadano ad aggiungersi all'obiettivo di un APS pari allo 0,7% e a precisare quale percentuale degli impegni proverrà da fondi pubblici; sottolinea inoltre la necessità di mobilitare risorse sia nazionali che internazionali provenienti da tutte le fonti possibili per contribuire al raggiungimento di tale obiettivo;

27.  insiste sul fatto che nel settore degli aiuti alla mitigazione e all'adattamento tramite nuovi meccanismi occorre rispettare e applicare i principi consolidati in materia di politica di sviluppo, come il buon governo e la partecipazione democratica al processo decisionale; ribadisce inoltre che i paesi riceventi dovrebbero essere tenuti a fornire le prove del fatto che il denaro è effettivamente speso per i progetti dichiarati e approvati;

28.  ricorda che, per migliorare i risultati ottenuti grazie all'erogazione di risorse finanziarie e agli investimenti, è opportuno che i negoziatori della COP 16 tengano conto del principio della ownership da parte dei paesi, dell'uso efficace delle risorse e della massimizzazione dell'impatto, garantendo nel contempo finanziamenti ai paesi e alle comunità più vulnerabili;

Monitoraggio, comunicazione e verifica

29.  si compiace delle disposizioni dell'accordo di Copenaghen relative al monitoraggio, alla comunicazione e alla verifica come pure alle consultazioni e alle analisi internazionali, ed esorta l'Unione europea a collaborare con tutte le parti per definire gli orientamenti per dare attuazione alle suddette disposizioni, in vista della loro adozione a Cancún;

30.  riconosce che la valutazione dell'apparente successo conseguito fino ad oggi dall'UE nel ridurre le emissioni di CO2 non tiene debitamente conto della delocalizzazione di produzioni industriali al di fuori dei confini dell'Unione; rileva che la riduzione effettiva delle emissioni di CO2 legate ai consumi nell'UE potrebbe essere notevolmente inferiore rispetto alla cifra attualmente suggerita, e ritiene che di questa differenza si debba tener conto sia nello sviluppare la futura politica dell'UE che nei negoziati internazionali;

Cooperazione con i paesi in via di sviluppo e adattamento

31.  sottolinea la responsabilità storica dei paesi sviluppati in relazione al carattere irreversibile del cambiamento climatico e ricorda l'obbligo di assistere i paesi in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati per consentire loro di adattarsi a tale cambiamento, fornendo, tra l'altro, sostegno finanziario per i programmi d'azione nazionali di adattamento (NAPA - National Adaptation Programmes of Action), quali importanti strumenti di adattamento al cambiamento climatico che promuovono la responsabilizzazione;

32.  riconosce l'importanza di un adattamento proattivo alle conseguenze inevitabili del cambiamento climatico, in particolare nelle regioni del mondo più colpite da esso e soprattutto per proteggere le fasce più vulnerabili della società; chiede pertanto che a Cancún si raggiunga un accordo che comporti forti impegni politici e finanziari per assistere i paesi in via di sviluppo nella creazione di capacità;

33.  accoglie con favore la decisione adottata a Copenhagen relativa all'istituzione di un «meccanismo tecnologico»; esorta l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare i partenariati sul clima in vigore con i paesi in via di sviluppo e, ove non esistano, a concluderne di nuovi, prevedendo un maggior sostegno finanziario per lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia, la conclusione di accordi sui diritti di proprietà intellettuale e lo sviluppo delle capacità istituzionali;

34.  sottolinea che la prospettiva dello sviluppo è di vitale importanza per molti paesi in via di sviluppo ed emergenti; riconosce che tale obiettivo dovrebbe occupare una posizione di maggiore rilievo nel quadro dei negoziati e ribadisce l'impegno dell'UE a sostenere i paesi meno sviluppati nel loro cammino verso un innalzamento del tenore di vita; sottolinea che è possibile assicurare un tenore di vita più elevato scegliendo soluzioni più sostenibili;

35.  ribadisce che le parti non figuranti nell'allegato I non possono essere trattate come un unico blocco, in quanto la capacità di investire nella mitigazione e nell'adattamento al cambiamento climatico, nonché la capacità di adeguarvisi, variano da paese a paese; evidenzia inoltre che alcuni di questi paesi sono già oggi grandi emettitori di CO2 e che le loro emissioni di CO2 crescono a un ritmo elevato;

36.  sottolinea che la garanzia della coerenza delle politiche e l'integrazione della dimensione ambientale nei progetti di sviluppo devono rappresentare gli elementi centrali di un'efficace strategia dell'UE in materia di mitigazione del cambiamento climatico e adattamento allo stesso; insiste, in particolare, sulla necessità di incoraggiare modelli di sviluppo che favoriscono la diversificazione e il decentramento delle economie; esprime tuttavia profondo rammarico per gli scarsi progressi realizzati dall'UE in materia di integrazione della dimensione ambientale nelle sue attività di cooperazione allo sviluppo e nelle sue altre politiche settoriali;

37.  ricorda che sia il cambiamento della destinazione d'uso dei suoli sia l'agricoltura sono responsabili di una percentuale rilevante delle emissioni di gas a effetto serra nei paesi in via di sviluppo; invita l'UE a promuovere l'agricoltura sostenibile, soprattutto nei paesi meno sviluppati (PMS), poiché essa contribuisce a mitigare il cambiamento climatico e a ridurre la povertà attraverso la diversificazione delle fonti di reddito delle comunità locali;

38.  invita l'UE ad adoperarsi affinché il Forum internazionale delle popolazioni indigene sia ammesso come parte nei negoziati della COP 16, in quanto si tratta di popolazioni particolarmente interessate sia dal cambiamento climatico in sé che dai meccanismi di adattamento e mitigazione;

39.  sottolinea che l'azione collettiva in materia di cambiamento climatico deve contemplare solide strutture e procedure di governance che diano più voce ai paesi in via di sviluppo, e invita pertanto l'UE a contribuire a un'architettura istituzionale che sia inclusiva, trasparente ed equa e che garantisca una rappresentanza equilibrata dei paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo in seno ai pertinenti organi decisionali;

REDD e desertificazione

40.  osserva che i pozzi naturali di assorbimento dei gas serra, come le foreste, rappresentano efficaci strumenti di attenuazione del cambiamento climatico, a causa della loro capacità di assorbire CO2, e sollecita le parti a riconoscere la necessità di preservare le foreste e di sviluppare una politica di forestazione da integrare in un accordo internazionale sul cambiamento climatico;

41.  ritiene che siano necessari un cospicuo sostegno finanziario e assistenza tecnica e amministrativa per fermare la deforestazione tropicale lorda al più tardi entro il 2020; ribadisce che, in questa prospettiva temporale, il finanziamento pubblico è lo strumento più realistico; esorta l'Unione europea ad adoperarsi a Cancún per l'adozione di decisioni concrete, corredate di obiettivi tangibili, sulla riduzione delle emissioni originate dalla deforestazione e dal degrado (REDD);

42.  invita l'UE a sostenere attivamente il meccanismo REDD+ al fine di individuare con maggiore precisione i fattori che spingono alla deforestazione e di assicurare l'effettiva partecipazione delle popolazioni indigene e delle comunità locali alle attività di monitoraggio e comunicazione; invita inoltre l'Unione europea a fare in modo che lo strumento REDD comprenda meccanismi di salvaguardia o un codice di condotta in grado di garantire il rispetto dei diritti delle popolazioni delle foreste e l'efficacia delle iniziative volte a porre un freno alla perdita di patrimonio boschivo;

43.  appoggia la costituzione di un meccanismo volto a ridurre le emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado forestale e a rafforzare l'assorbimento naturale delle emissioni di gas a effetto serra che promuova la conservazione della biodiversità; appoggia inoltre il ruolo svolto dalla conservazione delle foreste, dalla loro gestione sostenibile e dal potenziamento degli stock di carbonio nelle foreste dei paesi in via di sviluppo (REDD+);

44.  deplora il fatto che i finanziamenti REDD siano basati su una definizione talmente ampia di foreste da comprendere le piantagioni monocolturali di specie non indigene; ritiene che questa definizione possa fornire un incentivo perverso a dirottare i finanziamenti dalla necessaria protezione delle vecchie foreste primarie verso nuove piantagioni commerciali;

45.  chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di adoperarsi, in seno all'Organo sussidiario del consiglio scientifico e tecnologico e in altri consessi internazionali, per stabilire una nuova definizione di foresta riconosciuta dalle Nazioni Unite e fondata sul bioma, che rispecchi le grandi differenze in materia di biodiversità e i valori di carbonio dei diversi biomi e, al contempo, operi una chiara distinzione tra le foreste native e quelle dominate da monocolture di alberi e da specie non native;

46.  ritiene che occorra accrescere le sinergie fra le tre convenzioni di Rio sulla biodiversità (CBD), sul cambiamento climatico (UNFCCC) e sulla desertificazione (UNCCD); invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere attivamente l'idea di organizzare un incontro ad alto livello per le tre convenzioni citate nell'ambito del vertice di Rio +20 del 2012;

47.  sottolinea che la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 28 luglio 2010 riconosce che l'accesso all'acqua potabile è un diritto umano e chiede una protezione speciale per l'acqua, che è un elemento particolarmente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico, il quale potrebbe determinare una diminuzione della quantità e della qualità di acqua disponibile, soprattutto dell'acqua potabile;

Evoluzione verso un'economia e un'industria sostenibili
48. sottolinea che molti paesi stanno evolvendo rapidamente verso una nuova economia sostenibile per vari motivi, tra cui la protezione del clima, la scarsità delle risorse e il loro uso efficiente, la sicurezza energetica, l'innovazione e la competitività; prende atto della grande portata dei piani di incentivi economici per la transizione energetica varati in paesi come gli Stati Uniti e la Cina;

49.  chiede un accordo volto a garantire parità di condizioni a livello internazionale per le industrie ad alta intensità di carbonio; evidenzia l'importanza che un accordo internazionale vincolante riveste per la competitività dell'industria degli Stati membri dell'Unione europea; sottolinea, per questo motivo, la rilevanza del piano d'azione di Bali;

Economia sostenibile e cooperazione tecnologica

50.  ritiene che, indipendentemente dai progressi nei negoziati internazionali, l'Unione europea debba urgentemente adottare le politiche e gli strumenti necessari per promuovere lo sviluppo di un'economia più sostenibile, a basse emissioni di carbonio ed efficiente sotto il profilo dell'utilizzo delle risorse, mitigando in tal modo il cambiamento climatico, migliorando la qualità dell'aria e dell'ambiente, potenziando le norme sanitarie, promuovendo la sicurezza energetica, creando nuovi posti di lavoro e garantendosi il ruolo di economia più competitiva e sostenibile in un mondo in cui gli investimenti si indirizzano sempre più verso le tecnologie pulite;

51.  rileva che il cambiamento climatico è una sfida globale per la quale non esiste un'unica soluzione politica e tecnologica e che, invece, la combinazione delle opportunità esistenti e un forte incremento dell'efficienza in tutti i settori dell'economia e della società, nei paesi sviluppati e nei paesi in via di sviluppo, potrebbero contribuire a risolvere il problema delle risorse e della distribuzione, spianando la strada a una terza rivoluzione industriale;

52.  sottolinea che un accordo potrebbe fornire l'impulso necessario per un New Deal sostenibile che rilanci la crescita sostenibile, promuova tecnologie sostenibili dal punto di vista ambientale, contribuisca al potenziamento dell'efficienza energetica nell'edilizia e nei sistemi di trasporto, riduca la dipendenza energetica e garantisca l'occupazione e la coesione economica e sociale, sia nei paesi industrializzati che nei paesi in via di sviluppo; rammenta, a tale proposito, gli impegni già assunti dall'UE;

53.  ricorda l'accordo del G20 sulla politica climatica, che prevede la graduale eliminazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili, e invita la Commissione a presentare proposte per una strategia europea relativa alla sua attuazione, corredate di un calendario e di meccanismi di compensazione sociale, ove opportuni;

Ricerca e tecnologia

54.  è convinto che sia necessaria una trasformazione globale nel campo della tecnologia e della cooperazione tecnologica affinché tutti i paesi possano accedere a tecnologie sostenibili a prezzi abbordabili; osserva che qualsiasi accordo futuro dovrebbe prevedere meccanismi fattibili che disciplinino l'accesso alle tecnologie pulite;

55.  ritiene che sia essenziale un nuovo approccio alla cooperazione tecnologica, al fine di accelerare le innovazioni e la relativa applicazione, consentendo in tal modo ad ogni paese di avere accesso a tecnologie ambientali a basso costo;

56.  osserva che la lotta contro il cambiamento climatico richiede la riduzione tanto delle emissioni quanto della nostra impronta ecologica globale, e che l'innovazione è il motore del necessario processo di trasformazione; è del parere che l'innovazione debba quindi essere sostenibile, ecologica, sociale, equa ed economicamente abbordabile;

57.  sottolinea che, nell'ambito di tale meccanismo, una rete di centri di innovazione per il clima potrebbe fungere da strumento utile per facilitare lo sviluppo tecnologico, la collaborazione, la diffusione dei risultati e l'innovazione;

58.  sottolinea che lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie innovative sono fondamentali per contrastare il cambiamento climatico e, allo stesso tempo, per convincere i nostri partner internazionali che è possibile ridurre le emissioni senza perdere competitività e posti di lavoro; chiede alla Commissione di valutare varie soluzioni per incoraggiare un'innovazione rispettosa del clima, ad esempio premiando le imprese all'avanguardia; sollecita un impegno internazionale per aumentare gli investimenti destinati alle attività di R&S in tecnologie innovative nei settori rilevanti;

59.  rileva che recenti articoli scientifici suffragano la tesi fondamentale secondo cui il riscaldamento globale di origine antropica deve essere contrastato mediante una riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas ad effetto serra; rileva che sono necessari ulteriori sforzi di ricerca, ad esempio relativamente all'ampiezza e alla scala temporale degli aumenti della temperatura, agli effetti del cambiamento climatico a livello regionale e locale, all'impatto dell'uso del suolo, delle particelle di carbonio e delle polveri sottili, così come con riferimento alle pertinenti misure di adattamento;

60.  ritiene che il cambiamento climatico sia una questione estremamente complessa che abbraccia molte discipline scientifiche e che le decisioni politiche adottate in questo campo debbano essere solidamente sostenute da argomenti scientifici; invita pertanto la Commissione a tenere il Parlamento europeo costantemente informato di tutte le innovazioni scientifiche o di tutti gli sviluppi di rilievo;

61.  sottolinea che il bilancio dell'UE dovrebbe porre l'accento sulla ricerca, l'innovazione e l'applicazione delle tecnologie, al fine di rispecchiare maggiormente le ambizioni dell'UE per quanto riguarda la lotta contro il cambiamento climatico e l'evoluzione verso un'economia sostenibile;

Energia, efficienza energetica ed efficienza delle risorse

62.  richiama l'attenzione sul fatto che, in tutto il mondo, circa 2 miliardi di persone continuano a non avere accesso ad un'energia sostenibile e a prezzi abbordabili; sottolinea la necessità di affrontare il problema della povertà energetica in modo coerente con gli obiettivi della politica climatica; rileva che sono già disponibili tecnologie energetiche che rispondono sia alle esigenze della tutela dell'ambiente a livello mondiale che alle necessità di sviluppo locali;

63.  deplora il fatto che, a livello internazionale e nell'Unione europea in particolare, non si presti attenzione adeguata al potenziale di risparmio energetico; rileva che il risparmio energetico e il miglioramento dell'efficienza energetica consentiranno di risparmiare risorse, ridurre le emissioni, accrescere la sicurezza energetica, creare nuovi posti di lavoro e rendere le economie più competitive; invita l'UE a porre maggiormente l'accento sul risparmio energetico nell'ambito dei negoziati internazionali;

64.  invita l'UE a porre maggiormente l'accento sul risparmio energetico nell'ambito dei negoziati internazionali; prende atto, al riguardo, e se ne rammarica profondamente, che a causa dell'approccio non vincolante adottato l'UE non sia sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo, fissato dal capi di Stato, di un risparmio energetico pari al 20% entro il 2020; chiede pertanto all'UE di dare l'esempio e alla Commissione di proporre nuove misure che garantiscano che tale obiettivo venga raggiunto e che l'Europa non rimanga indietro per quanto riguarda le innovazioni in materia di efficienza globale;

65.  sottolinea l'importanza di affiancare alla lotta contro il cambiamento climatico l'impegno a ridurre l'impronta ecologica totale, adoperandosi per la conservazione delle risorse naturali, dal momento che le tecnologie eco-innovative e le alternative per un'energia a basse emissioni di carbonio dipendono da risorse che sono scarse;

Commercio internazionale

66.  sottolinea, visti il preambolo dell'accordo OMC e l'articolo XX, lettere b), d) e g) del GATT, che il commercio internazionale non deve dar luogo a uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali; insiste, in relazione ai negoziati dell'OMC e agli accordi commerciali bilaterali, sul fatto che la liberalizzazione del commercio, in particolare per quanto riguarda le materie prime naturali, non deve compromettere la gestione sostenibile delle risorse;

67.  segnala che l'Unione europea dispone di possibilità per dare il buon esempio, eliminando gli ostacoli, quali dazi e imposte, allo scambio di tecnologie «verdi» e di prodotti rispettosi dell'ambiente e del clima, nonché promuovendo i cosiddetti beni e servizi ambientali, e richiama l'attenzione, a questo proposito, sul piano d'azione di Bali e sul Fondo verde per il clima di Copenaghen;

Un mercato mondiale del carbonio

68.  invita l'Unione europea e i suoi partner a trovare, nell'immediato futuro, il modo più efficace per promuovere collegamenti tra il regime ETS dell'UE e altri regimi di scambio, al fine di puntare alla creazione di un mercato mondiale del carbonio, assicurando una maggiore varietà di opzioni di riduzione, un incremento delle dimensioni del mercato e della liquidità, la trasparenza e, in ultima analisi, una più efficiente ripartizione delle risorse;

69.  sottolinea tuttavia che qualsiasi sforzo in tal senso deve tener conto degli insegnamenti della recente crisi finanziaria, così come delle carenze del sistema di scambio delle emissioni dell'UE, al fine di conseguire la trasparenza, evitare speculazioni e garantire un'effettiva riduzione delle emissioni;

70.  invita l'Unione europea e i suoi partner a proporre nell'immediato futuro restrizioni all'abuso di crediti internazionali derivanti da progetti sui gas industriali, compresa la distruzione di HFC-23 nei sistemi di scambio delle emissioni successivi al 2012, in particolare nei progetti relativi ad un Meccanismo di sviluppo pulito nonché nei futuri meccanismi settoriali di mercato; invita pertanto l'UE e i suoi partner ad incoraggiare i paesi in via di sviluppo avanzati a contribuire agli sforzi di riduzione globale attraverso un'opportuna azione propria, a partire dalle opzioni di abbattimento meno onerose;

71.  sottolinea che, in un contesto mondiale di mercati in concorrenza fra loro, il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio costituisce una seria preoccupazione in taluni settori che sono importanti elementi della catena globale della produzione industriale - compresi i prodotti destinati alla lotta contro il cambiamento climatico; chiede alla Commissione di analizzare ulteriormente questo rischio e di proporre misure adeguate ed efficaci al fine di salvaguardare la competitività internazionale dell'economia dell'Unione europea, avendo cura nel contempo di evitare un aumento dell'impronta di carbonio dell'UE;

72.  chiede una riforma dei meccanismi basati su progetti, quali il meccanismo per lo sviluppo pulito (CDM) e l'attuazione congiunta (JI), mediante l'introduzione di norme qualitative rigorose che garantiscano il rispetto dei diritti umani e l'alto livello dei progetti con ulteriori riduzioni affidabili, verificabili e reali delle emissioni, sostenendo inoltre lo sviluppo sostenibile nei paesi in via di sviluppo; appoggia parimenti il punto di vista della Commissione, secondo cui sarebbe opportuno concordare, per il periodo successivo al 2012, meccanismi settoriali per i paesi in via di sviluppo economicamente più avanzati, mentre i paesi meno sviluppati dovrebbero continuare a usufruire del CDM;

73.  ribadisce che l'Unione europea e i suoi Stati membri devono rispettare gli impegni in materia di mitigazione in primo luogo all'interno dell'Unione stessa e ricorda a tutte le parti che il ricorso a meccanismi flessibili dovrebbe essere ridotto al minimo;

Trasporti aerei e marittimi internazionali

74.  ricorda che, a livello mondiale, il settore dei trasporti è quello che produce le maggiori emissioni di gas a effetto serra, poiché è responsabile del 30% delle emissioni dei paesi sviluppati e del 23% delle emissioni mondiali di gas serra; deplora la mancanza di progressi nell'affrontare la questione del trasporto aereo e marittimo mondiale e insiste sulla necessità di integrare il trasporto aereo e marittimo internazionale in un accordo nell'ambito dell'UNFCCC;

75.  chiede all'Unione europea, al fine di evitare, di qui al 2050, un aumento delle emissioni di gas ad effetto serra dovute ai trasporti, di fare in modo che nell'accordo internazionale si tenga conto dell'impatto climatico totale dei settori aereo e marittimo e che gli obiettivi di riduzione in detti settori siano uguali a quelli applicati agli altri settori industriali;

76.  si compiace dell'impegno delle compagnie aeree di tutto il mondo a sostenere un miglioramento dell'efficienza del carburante dell'1,5% l'anno fino al 2020, a raggiungere una crescita neutra sotto il profilo delle emissioni di carbonio a partire dal 2020 e a realizzare entro il 2050 una riduzione del 50% delle emissioni di CO2, rispetto ai livelli del 2005;

77.  rileva che metà delle emissioni dei trasporti stradali è prodotta dai veicoli privati e che una quota sostanziale delle emissioni imputate al settore deriva dalla raffinazione dei carburanti; ritiene, a fronte del persistente aumento delle emissioni dovute ai trasporti su strada, che sia opportuno continuare ad adottare misure che impongono ai produttori di migliorare le prestazioni ambientali ed energetiche dei veicoli;

Delegazione del Parlamento europeo

78.  ritiene che la delegazione dell'UE svolga un importante ruolo nei negoziati sul cambiamento climatico e reputa quindi inaccettabile che i deputati al Parlamento europeo facenti parte di detta delegazione non abbiano potuto assistere alle riunioni di coordinamento dell'UE in occasione della precedente Conferenza delle parti; osserva che, secondo quanto stabilito nell'accordo quadro tra la Commissione e il Parlamento europeo del maggio 2005, rinegoziato nel 2009, quando la Commissione rappresenta la Comunità europea, essa facilita, su richiesta del Parlamento, la partecipazione dei deputati al Parlamento, in qualità di osservatori, alle delegazioni della Comunità che negoziano accordi multilaterali; ricorda che, in base al trattato di Lisbona (articolo 218 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea), il Parlamento europeo deve dare la propria approvazione agli accordi tra l'Unione e i paesi terzi o le organizzazioni internazionali; si attende che quanto meno i presidenti della delegazione del Parlamento europeo possano assistere alle riunioni di coordinamento dell'UE a Cancún;

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79.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, con richiesta di trasmetterla a tutte le parti contraenti che non sono membri dell'UE.

(1) GU L 8 del 13.1.2009, pag. 3.
(2) GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
(3) Testi approvati, P7_TA(2010)0174.
(4) Testi approvati, P6_TA(2009)0042.
(5) Testi approvati, P7_TA(2010)0019.
(6) Relazione elaborata dall'Agenzia per la valutazione ambientale dei Paesi Bassi.

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