Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2010 sulla situazione nel Sahara occidentale
Il Parlamento europeo,
– viste le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Sahara occidentale,
– vista la risoluzione 1920 (2010) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha prolungato il mandato della missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara occidentale (MINURSO),
– viste le ultime relazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite al Consiglio di sicurezza sulla situazione del Sahara occidentale, in data 14 aprile 2008, 13 aprile 2009 e 6 aprile 2010,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, ratificato dal Marocco il 3 maggio 1979,
– visto l'accordo euromediterraneo, che istituisce un'associazione tra l'Unione europea e gli Stati membri, da una parte, e il Regno del Marocco, dall'altra, in particolare l'articolo 2,
– vista la dichiarazione dell'UE del 7 dicembre 2009, relativa all'ottava sessione del Consiglio di associazione UE-Marocco, e la dichiarazione congiunta del primo vertice UE-Marocco, svoltosi il 7 marzo 2010,
– viste in particolare le conclusioni formulate a seguito delle visite della delegazione ad hoc del Parlamento europeo per il Sahara occidentale nel settembre 2006 e nel gennaio 2009, in cui si chiedeva una proroga del mandato della missione ONU per il referendum nel Sahara occidentale (MINURSO), previo accordo di tutte le parti interessate, in modo da attribuire a tale missione competenze in materia di controllo del rispetto dei diritti umani nel Sahara occidentale, e in cui si invitava inoltre, o se del caso, la Commissione europea a monitorare la situazione dei diritti umani nel Sahara occidentale mediante la sua delegazione a Rabat nonché a inviare regolarmente missioni in loco,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Sahara occidentale, in particolare quella del 27 ottobre 2005(1),
– vista la dichiarazione resa il 10 novembre 2010 dall'alto rappresentante dell'Unione europea, Catherine Ashton, sul Sahara occidentale,
– viste le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione del 24 novembre 2010 sulla situazione nel Sahara occidentale,
– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che diverse migliaia di saharawi hanno abbandonato le loro città e hanno montato una tendopoli alla periferia di El Aaiun creando l'accampamento di Gdaim Izyk, come forma di protesta pacifica contro la situazione sociale, politica ed economica e le condizioni in cui vivono,
B. considerando che, secondo osservatori delle Nazioni Unite, dopo diverse settimane i manifestanti erano diventati circa 15 000 e che è stato avviato un dialogo con le autorità,
C. considerando che domenica 24 ottobre 2010 un ragazzo saharawi di 14 anni, Nayem El-Garhi, è stato ucciso e che altre cinque persone sono state ferite da soldati dell'esercito marocchino mentre tentavano di raggiungere l'accampamento alla periferia di El Aaiun,
D. considerando che l'8 novembre 2010 un numero ancora imprecisato di persone, tra cui funzionari di polizia e della sicurezza, sono rimaste uccise durante l'azione condotta dalle forze di sicurezza marocchine nell'intento di smobilitare l'accampamento di Gdaim Izyk allestito dai manifestanti; considerando che vi sono state anche segnalazioni riguardo a un numero consistente di feriti tra i civili, allorché le forze di sicurezza ricorrevano a gas lacrimogeni e manganelli per sgomberare l'accampamento,
E. considerando che questi incidenti si verificavano lo stesso giorno in cui si inaugurava a New York il terzo ciclo di colloqui informali sulla situazione del Sahara occidentale, con la partecipazione del Marocco, del Fronte Polisario e di Algeria e Mauritania in veste di osservatori,
F. considerando che giornalisti, parlamentari nazionali e regionali dell'Unione europea e deputati al Parlamento europeo si sono visti negare l'accesso a El Aaiun e all'accampamento di Gdaim Izyk, mentre alcuni sono stati persino espulsi da El Aaiun,
G. vista la morte violenta del cittadino spagnolo Babi Hamday Buyema, avvenuta in circostanze non ancora accertate,
H. considerando che, dopo oltre 30 anni, il processo di decolonizzazione del Sahara occidentale rimane incompleto,
I. considerando che l'Unione europea continua a essere preoccupata per il conflitto nel Sahara occidentale e per le sue conseguenze e implicazioni nella regione, compresa la situazione dei diritti umani nel Sahara occidentale, e che sostiene appieno gli sforzi del Segretario generale delle Nazioni Unite e del suo inviato personale al fine di trovare una soluzione politica giusta, duratura e accettabile da entrambe le parti, che consenta l'autodeterminazione della popolazione del Sahara occidentale, come stabilito nelle risoluzioni delle Nazioni Unite,
J. considerando che numerose relazioni hanno dimostrato che lo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara occidentale è praticato senza che la popolazione locale ne ricavi alcun beneficio,
1. esprime la massima preoccupazione per il notevole peggioramento della situazione nel Sahara occidentale e condanna fermamente i violenti incidenti avvenuti durante la smobilitazione dell'accampamento di Gdaim Izyk e nella città di El Aaiun;
2. chiede a tutte le parti di mantenere la calma e di astenersi da ulteriori violenze;
3. deplora la perdita di vite umane ed esprime la sua solidarietà ai familiari delle vittime, dei feriti e dei dispersi;
4. prende atto dell'istituzione da parte del parlamento marocchino di una commissione d'inchiesta al fine di indagare sul corso degli eventi che hanno portato all'intervento delle autorità marocchine, ma reputa che le Nazioni Unite sarebbero l'organizzazione più idonea a condurre un'inchiesta indipendente internazionale finalizzata ad accertare gli avvenimenti, le morti e le sparizioni;
5. deplora gli attacchi contro la libertà di stampa e di informazione subiti da numerosi giornalisti europei e chiede al Regno del Marocco di consentire il libero accesso e la libertà di circolazione nel Sahara occidentale alla stampa, agli osservatori indipendenti e alle organizzazioni umanitarie; deplora il divieto di accesso al Sahara occidentale imposto dalle autorità marocchine nei confronti di parlamentari, giornalisti, mezzi d'informazione e osservatori indipendenti;
6. insiste sulla necessità di invitare gli organismi delle Nazioni Unite a proporre l'istituzione di un meccanismo di monitoraggio dei diritti umani nel Sahara occidentale;
7. si compiace della ripresa degli incontri informali tra il Marocco e il Fronte Polisario sotto l'egida dell'inviato personale del Segretario generale delle Nazioni Unite, anche in una siffatta situazione di tensione, e invita gli attori della regione a svolgere un ruolo costruttivo;
8. rammenta il proprio sostegno alla ripresa di colloqui informali fra le parti del conflitto nell'ottica di raggiungere una soluzione politica giusta, duratura e accettabile da entrambe le parti, in conformità delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
9. invita la Commissione a garantire che, tramite lo stanziamento di finanziamenti supplementari, siano destinati i necessari aiuti umanitari ai rifugiati saharawi che vivono nella regione di Tindouf, il cui numero varia, secondo le stime, da 90 000 a 165 000, per aiutarli a soddisfare le necessità primarie di cibo, acqua, alloggio e cure mediche e per migliorare le loro condizioni di vita;
10. esprime la sua preoccupazione per la detenzione e per le denunce di vessazioni nei confronti di difensori saharawi dei diritti umani nel territorio del Sahara occidentale; chiede che i difensori dei diritti umani detenuti nelle carceri della regione o in Marocco ricevano un trattamento conforme alle norme internazionali e sia loro assicurato in tempi brevi un giusto processo;
11. invita l'Unione europea a richiedere da parte del Regno del Marocco il rispetto del diritto internazionale in merito allo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara occidentale;
12. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale dell'Unione africana, alla delegazione del PE per le relazioni con i paesi del Maghreb, all'Ufficio di presidenza dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, al parlamento e al governo del Marocco, al Fronte Polisario nonché ai parlamenti e ai governi dell'Algeria e della Mauritania.