– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio europeo «EUROPA 2020, una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),
– vista la relazione del professore Mario Monti alla Commissione sul rilancio del mercato unico(1),
– vista la comunicazione della Commissione «Un'agenda dei cittadini per un'Europa dei risultati» (COM(2006)0211),
– visti la comunicazione della Commissione «Un mercato unico per l'Europa del XXI secolo» (COM(2007)0724) e il documento di lavoro dei servizi della Commissione dal titolo «The single market: review of achievements» (SEC(2007)1521), la risoluzione del Parlamento del 4 settembre 2007 sulla revisione del mercato unico(2) e il documento di lavoro dei servizi della Commissione dal titolo «The single market review: one year on» (SEC(2008)3064),
– viste la comunicazione della Commissione «Opportunità, accesso e solidarietà: verso una nuova visione sociale per l'Europa del XXI secolo» (COM(2007)0726), la comunicazione della Commissione «Servizi di interesse generale, compresi i servizi sociali di interesse generale: un nuovo impegno europeo» (COM(2007)0725) e la risoluzione del Parlamento del 27 settembre 2006 sul Libro bianco della Commissione sui servizi d'interesse generale(3),
– viste la raccomandazione della Commissione, del 29 giugno 2009, sulle misure per migliorare il funzionamento del mercato unico(4) e la raccomandazione della Commissione, del 12 luglio 2004, riguardante il recepimento nel diritto nazionale delle direttive che incidono sul mercato interno(5),
– visti il Quadro di valutazione del mercato interno del luglio 2009 (SEC(2009)1007) e le risoluzioni del Parlamento del 9 marzo 2010(6) e del 23 settembre 2008(7) sul quadro di valutazione del mercato interno,
– viste la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo dal titolo «Strategia per la politica dei consumatori dell'UE 2007–2013 – Maggiori poteri per i consumatori, più benessere e tutela più efficace» (COM(2007)0099) e la risoluzione del Parlamento del 20 maggio 2008 sulla strategia per la politica dei consumatori dell'Unione europea 2007-2013(8),
– visti la comunicazione della Commissione, del 28 gennaio 2009, dal titolo «Monitoraggio dei risultati relativi ai consumatori nel mercato unico – Seconda edizione del quadro di valutazione dei mercati dei beni di consumo» (COM(2009)0025) e il documento di lavoro di accompagnamento dei servizi della Commissione dal titolo «Second Consumer Markets Scoreboard» (SEC(2009)0076),
– viste la comunicazione della Commissione, del 2 luglio 2009, sull'applicazione dell'acquis in materia di protezione dei consumatori (COM(2009)0330) e la relazione della Commissione, del 2 luglio 2009, concernente l'applicazione del regolamento (CE) n. 2006/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 ottobre 2004, sulla cooperazione tra le autorità nazionali responsabili dell'esecuzione della normativa che tutela i consumatori («Regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori») (COM(2009)0336),
– vista la sua risoluzione del 9 marzo 2010 sulla protezione dei consumatori(9),
– vista la comunicazione della Commissione sul commercio elettronico transfrontaliero tra imprese e consumatori nell'UE (COM(2009)0557),
– vista la relazione del Comitato economico e sociale europeo, sezione per il mercato unico, la produzione e il consumo, su «Obstacles to the European single market 2008»(10),
– visti la relazione annuale del 2008 di SOLVIT sullo sviluppo e i risultati della rete SOLVIT (SEC(2009)0142), il documento di lavoro dei servizi della Commissione dell«8 maggio 2008 su un piano d'azione per un approccio integrato per fornire i servizi di assistenza del mercato unico ai cittadini e alle imprese (SEC(2008)1882) e la risoluzione del Parlamento del 9 marzo 2010 su SOLVIT(11),
– visto il regolamento (CE) n. 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, che pone norme in materia di accreditamento e vigilanza del mercato per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti, che mira a creare un quadro complessivo di norme e principi relativi all'accreditamento e alla vigilanza del mercato,
– visto l'articolo 26 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), secondo cui «[i]l mercato interno comporta uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali secondo le disposizioni dei trattati»,
– visto l'articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea (TUE), che impegna l'Unione a lavorare per «un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e [su] un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente»,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, quale incorporata nei trattati dall'articolo 6 TUE,
– visto l'articolo 9 TFUE ai sensi del quale «[n]ella definizione e nell'attuazione delle sue politiche e azioni, l'Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale, la lotta contro l'esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana»,
– visto l'articolo 11 TFUE, ai sensi del quale «[l]e esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni dell'Unione, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile»,
– visto l'articolo 12 TFUE, ai sensi del quale «[n]ella definizione e nell'attuazione di altre politiche o attività dell'Unione sono prese in considerazione le esigenze inerenti alla protezione dei consumatori»,
– visto l'articolo 14 TFUE e il relativo protocollo n. 26 sui servizi di interesse (economico) generale,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (A7–0132/2010),
A. considerando che troppi ostacoli, dovuti alla mancanza di informazioni sui diritti e le opportunità, a una regolamentazione frammentaria, all'assenza di iniziative legislative in varie aree di fondamentale importanza, a un recepimento insoddisfacente, a un'applicazione e un'attuazione inadeguate delle norme, nonché a un'assenza di coordinamento e di cooperazione di carattere amministrativo, impediscono a cittadini, consumatori e PMI di circolare, acquistare, vendere o commerciare al di là delle frontiere con la stessa sensazione di sicurezza e fiducia che provano nei rispettivi Stati membri,
B. considerando che, al contempo, l'impegno volto ad armonizzare la legislazione al fine di superare detti ostacoli ha condotto, a volte, a un eccesso di regolamentazione che si è ripercossa negativamente sulla maggior parte delle PMI, in particolare le microimprese che non desiderano operare nel mercato europeo, ma preferiscono agire localmente, e sulle amministrazioni locali e che, pertanto, è auspicabile una migliore legiferazione con un onere amministrativo minimo,
C. considerando che solo una ridotta percentuale di lavoratori, prestatori di servizi e professionisti decide di spostarsi in un altro Stato membro, in particolare in quanto la burocrazia che tale scelta comporta e il rischio di perdere i diritti previdenziali rendono eccessivamente complicato e oneroso agire in questo senso,
D. considerando che pochi imprenditori e poche PMI offrono i loro prodotti e servizi al di fuori dei mercati nazionali, a causa sia delle barriere linguistiche e della mancanza di certezza per quanto attiene a investimenti, pagamenti e affidabilità, sia delle diverse tradizioni giuridiche, amministrative, sociali e culturali dei vari Stati membri,
E. considerando che il mercato unico non deve essere visto come un elemento distinto da altre aree politiche orizzontali, in particolare la politica esterna nonché in materia di salute, protezione sociale e dei consumatori, diritto del lavoro, ambiente, sviluppo sostenibile,
F. considerando che la strategia UE 2020 dovrebbe fissare obiettivi realistici volti a raggiungere entro il 2020 un'economia sociale di mercato verde e basata sulla conoscenza e una crescita sostenibile nonché a creare posti di lavoro anche nel settore ambientale; considerando che la pietra angolare di tale strategia deve essere il mercato unico europeo, con le sfide della giustizia sociale e della crescita economica e l'attenzione rivolta ai benefici a favore di cittadini, protezione dei consumatori e PMI,
G. considerando che le questioni del mercato unico e del commercio internazionale sono sempre più interdipendenti e che influiscono reciprocamente una sull'altra,
H. considerando che molti cittadini europei non sono consapevoli dei benefici pratici che essi stessi traggono dal mercato unico in quanto le informazioni disponibili su questo tema sono troppo esigue e non forniscono una spiegazione adeguata,
Considerazioni generali
1. ritiene che l'Unione stia affrontando un periodo particolarmente problematico nella storia dell'integrazione del mercato unico europeo; è dell'avviso che le sfide attuali e future debbano essere affrontate con coerenza, determinazione, impegno e forza, associandole necessariamente a sensibilità e praticità, in uno spirito di cooperazione e solidarietà; sottolinea che detto processo richiederà necessariamente una ferma autorità e una grande capacità d'iniziativa da parte della Commissione e una volontà politica da parte del Consiglio, degli Stati membri e del Parlamento europeo;
2. sottolinea che il mercato unico non è soltanto una struttura economica e che la normativa in materia protegge e preserva specifici diritti fondamentali dei cittadini, quali la sicurezza e la privacy e che, per questo motivo, un mercato unico che funziona regolarmente è nei migliori interessi dei cittadini, dei consumatori e delle PMI, considerate le numerose sfide economiche e di altro genere che l'UE si trova attualmente ad affrontare;
3. evidenzia che, nonostante le carenze economiche, tecnologiche e legislative nella sua struttura, il mercato unico europeo, insieme alla zona dell'euro, è l'esempio perfetto per illustrare il reale significato dell'integrazione e dell'unità economica dell'UE e rappresenta senza dubbio la conquista più visibile dell'integrazione europea per i cittadini dell'UE;
4. sottolinea che il mercato unico dovrebbe aprire nuovi orizzonti nel settore della ricerca e dell'innovazione, contribuendo maggiormente alla promozione e allo sviluppo di beni e servizi che pongono l'accento sulla conoscenza e la tecnologia e costituiscono una forza motrice per lo sviluppo economico futuro;
5. accoglie con favore e sostiene pienamente l'intenzione della Commissione di «ricollocare al centro del mercato interno coloro che vi vivono e lo usano ogni giorno» nonché il suo impegno a difendere con determinazione il mercato unico, sfruttando appieno le sue competenze esecutive e a delineare una prospettiva sociale ed ambientale del mercato unico sulla base degli obblighi derivanti dal trattato di Lisbona;
Il processo di integrazione nel mercato unico non è irreversibile
6. sottolinea che l'integrazione nel mercato unico non è un processo irreversibile e che il proseguimento dell'esistenza del mercato unico non deve essere dato per scontato;
7. esprime preoccupazione per il fatto che il riemergere del protezionismo economico a livello nazionale si tradurrebbe molto probabilmente in una frammentazione del mercato unico e ritiene pertanto che debba essere evitato; è preoccupato che l'attuale crisi economica e finanziaria possa essere usata per giustificare il rilancio di misure protezioniste in diversi Stati membri, quando invece la crisi rende necessari piuttosto dei meccanismi di salvaguardia comuni;
8. ritiene che la crisi abbia danneggiato in misura sostanziale il processo di integrazione nel mercato unico e che l'antagonismo e la sfiducia nei confronti del mercato unico si siano acuiti a causa delle lacune e delle disparità insite nei sistemi economici degli Stati membri;
9. ribadisce che le politiche volte a contrastare la crisi non dovrebbero ostacolare il processo d'integrazione del mercato unico, ma dovrebbero, piuttosto, offrire un'opportunità per riformare, consolidare e migliorare l'attuale struttura del mercato unico, liberare il potenziale in termini di creazione di occupazione di un'economia verde e riacquisire la fiducia dei cittadini, e in particolare di consumatori e PMI;
10. sottolinea che il rilancio del mercato unico non deve essere completamente dettato dalla recente recessione finanziaria e che la ripresa deve travalicare le lezioni fondamentali tratte dalla crisi;
11. sottolinea che il rilancio del mercato unico dovrebbe conseguire obiettivi concreti, misurabili, conseguibili, pertinenti e tempestivi, che devono essere conseguiti tramite strumenti e una politica adeguati ed efficaci, sulla base delle quattro libertà di circolazione che sono a disposizione di tutti i cittadini dell'UE;
12. sottolinea che il mercato unico europeo ha terribilmente bisogno di un nuovo impulso e che sono necessarie la forte leadership delle istituzioni europee, specialmente della Commissione, e l'appropriazione politica degli Stati membri per ripristinare credibilità e fiducia nel mercato unico;
Necessità di un approccio globale e comune al mercato unico
13. ritiene che la vecchia percezione del mercato unico debba essere completata per diventare più inclusiva; sottolinea che tutti coloro che sono coinvolti nella definizione e nell'attuazione del mercato unico devono adottare un approccio più globale, integrando appieno le preoccupazioni dei cittadini;
14. sottolinea che un mercato unico più forte, profondo e ampio è di vitale importanza ai fini della crescita e della creazione di posti di lavoro;
15. sottolinea che il mercato unico deve essere un elemento centrale per il conseguimento dell'obiettivo di un'economia sociale di mercato sostenibile e altamente competitiva nel contesto a lungo termine della strategia UE 2020;
16. è del parere che il mercato unico sia una condizione di grande importanza per il successo della strategia UE 2020; propone pertanto di prevedere il coordinamento da parte delle istituzioni europee di qualsiasi strategia e politica volta a rilanciare il mercato unico europeo, tra cui la strategia UE 2020, e di basarla su un accordo pragmatico, esaustivo e approfondito sostenuto da tutti gli Stati membri e incentrato principalmente su priorità che gli Stati membri faranno davvero proprie e attueranno efficacemente a livello nazionale, regionale e locale;
17. sottolinea che il mercato unico dovrebbe portare benefici ai consumatori in termini di miglioramento della qualità, aumento della varietà, prezzi ragionevoli di beni e servizi nonché sicurezza di questi ultimi;
18. chiede un nuovo paradigma di forma mentis politica che si concentri sui cittadini, i consumatori e le PMI nel rilancio del mercato unico europeo; ritiene che sia possibile conseguire tale obiettivo ponendo il cittadino europeo al centro del processo di definizione delle politiche dell'Unione europea;
19. ritiene che rilanciare il mercato unico richieda l'attuazione efficace di un sistema di equilibrio dei poteri più adeguato e maggiore dialogo, nell'intento di garantire che le esigenze dei cittadini e dei consumatori siano tenute maggiormente in conto; è dell'avviso che un approccio basato su dati concreti e un approccio basato sui cittadini aiuteranno l'Unione a riacquisire la fiducia della popolazione nel mercato unico europeo e a trovare la giusta formula per l'adozione di iniziative tese a conferire all'Unione il vantaggio competitivo di cui ha bisogno, lasciando impregiudicata la dimensione sociale;
20. ribadisce che la valutazione pertinente degli impatti esercitati dal mercato unico su società, consumatori, ambiente ed economia – che dovrebbero emergere in tutte le proposte relative al mercato unico – sia cruciale per riacquisire la fiducia dell'opinione pubblica e che garantirà anche l'integrazione realistica di obiettivi sociali, ambientali, economici e attinenti alla protezione dei consumatori;
21. ritiene che l'abolizione delle frontiere nel mercato unico abbia dato un ulteriore impulso alla competitività dell'Europa in un mondo globalizzato;
22. sottolinea che il buon funzionamento del mercato interno è indissociabile dal ruolo che deve svolgere l'Europa in quanto attore economico globale; ritiene che l'Unione europea debba proteggere il proprio modello sociale ed ecologico facendo rispettare con rigore la propria normativa riguardante prodotti e servizi importati e difendendone fermamente l'applicazione, segnatamente nel quadro delle istanze multilaterali e, in particolare, della procedura di composizione delle controversie in seno all'Organizzazione mondiale del commercio;
23. sottolinea che il mercato interno e la moneta unica hanno agito da scudo protettivo per l'Europa, riducendo l'impatto negativo della crisi finanziaria sulle imprese e sui cittadini;
Sfide e opportunità da considerare nel quadro della politica in materia di mercato unico
24. ritiene che la grande sfida che l'Unione deve affrontare consista nel pervenire a un equilibrio tra un'economia aperta, in grado di stimolare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro e nel rispondere in modo integrato alle grandi sfide di domani (competitività, ricerca e sviluppo, politica industriale, sfida demografica, ambiente, tecnologie, ecc.) e un sistema economico anche capace di offrire protezione dei consumatori e le garanzie sociali e ambientali di cui necessitano i cittadini;
25. sottolinea che l'applicazione delle norme relative al mercato unico continua ad essere non omogenea, dato che le reti di mercato non sono sufficientemente interconnesse, il che significa che le imprese e i cittadini devono affrontare una realtà quotidiana caratterizzata da continue difficoltà nelle loro attività transfrontaliere, che possono coinvolgere 27 sistemi giuridici diversi per una singola transazione;
26. sottolinea l'importanza di istituire un mercato unico verde per tecnologie, servizi e prodotti emergenti ambientali e a basse emissioni di carbonio sviluppando norme a livello di UE per le emissioni di carbonio; rileva che norme precise e l'etichettatura per prodotti efficienti sotto il profilo energetico devono progressivamente diventare obbligatorie in tutta l'Unione; rileva che le metodologie e le norme esistenti dovrebbero essere tenute in considerazione in sede di messa a punto di nuove norme per le impronte di carbonio; sottolinea che tali norme non devono dare luogo a requisiti oltremodo onerosi, in particolare per le PMI;
27. esorta l'Unione a sfruttare appieno, nell'era digitale, il potenziale e le opportunità offerte da Internet, dal commercio elettronico e dalla diffusione delle TIC nelle PMI e nella pubblica amministrazione, nell'ottica di sviluppare ulteriormente il mercato unico, mettendoli a disposizione di tutti i cittadini dell'UE; evidenzia che lo studio di nuove tecnologie deve tener conto della necessità di proteggere i cittadini, i consumatori e le PMI e coloro che si trovano nelle posizioni più vulnerabili;
28. sottolinea l'importanza di instaurare nuovi modelli di impresa in cui i titolari di diritti d'autore e di diritti correlati siano adeguatamente remunerati senza creare inutili limiti all'accesso a contenuti creativi on-line per i consumatori;
29. sostiene le iniziative intraprese dalla Commissione volte ad attribuire priorità a ricerca, conoscenza e innovazione nelle future strategie; auspica che nei prossimo bilanci dell'Unione siano assegnati fondi sufficienti per affrontare questi aspetti cruciali; ricorda in tale contesto l'urgenza di concludere la questione pendente del brevetto comunitario; propone che la Commissione cominci a esaminare i modi possibili di trovare parametri concreti di riferimento, onde misurare gli esiti nei settori della ricerca, della conoscenza e dell'innovazione;
30. appoggia gli sforzi della Commissione volti a promuovere la sicurezza di prodotti tramite l'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, che pone norme in materia di accreditamento e vigilanza del mercato per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti;
Cittadini e consumatori nel mercato unico
31. è persuaso che la percezione, la comprensione e la conoscenza del cittadino europeo riguardo al mercato unico siano ridotte, inesistenti, confuse o persino negative, in parte a causa della mancanza di impegno politico e di informazioni e di uno scarso livello di consapevolezza da parte del pubblico; è dell'avviso che occorra agire in modo determinato affinché la futura politica dell'Unione europea relativa al mercato unico risponda alle aspettative e alle esigenze dei cittadini e delle PMI e fornisca loro risultati tangibili;
32. sottolinea che, al fine di garantire il sostegno economico e sociale e la cooperazione dei cittadini europei, l'UE e gli Stati membri devono assicurare una promozione vigorosa delle possibilità derivanti dall'integrazione economica europea e cambiare la percezione della popolazione riguardo al mercato unico, rendendo la gente consapevole e in grado di comprendere i benefici che tale mercato offre loro e i mezzi per far valere in modo efficace i loro diritti; ritiene pertanto che sia importante che i settori che hanno un impatto diretto sulla vita quotidiana dei cittadini e sulle esigenze dei consumatori siano al centro del mercato unico;
33. ritiene che alcuni dei problemi più ovvi incontrati dai consumatori, soprattutto nel settore dei servizi, che devono essere affrontati in via prioritaria al fine di conseguire risultati rapidi, siano: 1) l'accesso a prodotti sicuri e servizi di qualità; 2) l'accesso a informazioni affidabili, confrontabili e obiettive, tra cui i confronti tra prezzi; 3) maggiore certezza giuridica e chiarezza delle relazioni contrattuali; 4) maggiore sicurezza dei pagamenti; 5) accesso a sistemi di ricorso adeguati, abbordabili ed efficaci e 6) migliore conoscenza del sistema e rafforzamento della fiducia in esso;
34. sostiene che ai cittadini non vengono fornite informazioni sufficienti sulla legislazione in materia di mercato unico e sulla disponibilità e il rispetto dei loro diritti; sottolinea la necessità di organizzare i siti web pertinenti, SOLVIT e i punti di contatto in modo più efficace; ritiene siano necessari un migliore coordinamento di tali iniziative e una migliore comunicazione in merito, dal momento che finora esse non sono riuscite a raggiungere il pubblico cui erano destinate; sottolinea il ruolo del portale della Commissione «La tua Europa», che informa sia i cittadini che le imprese sugli aspetti concernenti la vita, il lavoro e le opportunità commerciali nell'Unione europea; propone di rafforzare le offerte esistenti invece di creare nuovi punti di contatto;
35. è convinto che un comportamento responsabile da parte del mondo imprenditoriale, nel rispetto del principio della responsabilità societaria, delle regole della concorrenza e degli interessi economici dei consumatori, contribuirà a dare fiducia ai consumatori, condizione minima necessaria per rafforzarne la protezione;
36. ritiene che le iniziative di integrazione economica riusciranno meglio a decollare se i cittadini sono convinti che i loro diritti sociali sono tutelati e che le politiche in materia di mercato interno avranno un impatto positivo sulle politiche sociali nazionali;
37. deplora il fatto che solo una percentuale ridotta di cittadini, consumatori e PMI conoscano l'esistenza di meccanismi di ricorso alternativi o sappiano come depositare una denuncia presso la Commissione; sottolinea che è necessario rafforzare i sistemi vigenti di risoluzione dei problemi per i cittadini e per le imprese, come ad esempio SOLVIT, in conformità della relazione del Parlamento su SOLVIT del 2 marzo 2010 (2009/2138(INI)); invita la Commissione a iniziare una procedura accelerata di violazione del trattato qualora un ricorso SOLVIT non risolto riveli una violazione prima facie del diritto comunitario; si rammarica del fatto che, malgrado le raccomandazioni della Commissione, i meccanismi alternativi di risoluzione dei conflitti non siano ancora stati posti in essere correttamente o non funzionino in modo soddisfacente;
38. sottolinea il ruolo principale svolto dalle associazioni dei consumatori in termini di informazione dei consumatori sui loro diritti, di sostegno ai consumatori in caso di controversie, nonché in termini di promozione degli interessi dei consumatori nella costruzione del mercato interno;
Piccole e medie imprese nel mercato unico
39. afferma che le PMI formano una parte essenziale della spina dorsale dell'economia europea e sono i principali motori di creazione di posti di lavoro, crescita economica, transizione verso un'economia verde e coesione sociale in Europa; sostiene che la partecipazione attiva delle PMI in un'UE allargata è un elemento imprescindibile per rendere più competitivo e innovativo il mercato unico ed evidenzia che occorre adoperarsi maggiormente per migliorare l'accesso delle PMI al mercato unico, per facilitare il loro sviluppo e per consentire loro di sfruttare appieno il loro potenziale imprenditoriale;
40. ritiene opportuno rimuovere gli ostacoli all'accesso delle PMI ai mercati degli appalti pubblici onde incoraggiare la competitività nel mercato unico, in particolare semplificando i requisiti imposti alle PMI nelle gare d'appalto delle amministrazioni aggiudicatrici;
41. incoraggia le iniziative future della Commissione e degli Stati membri volte a: 1) sostenere le piccole imprese con attività transfrontaliere nell'UE; 2) procedere a una riduzione tangibile degli oneri amministrativi, finanziari e regolamentari, soprattutto gli ostacoli amministrativi che devono affrontare le PMI, indipendentemente dal fatto che operino a livello locale, nazionale o europeo, conformemente al principio di proporzionalità; invita a tale riguardo gli Stati membri e la Commissione ad attuare e applicare rigorosamente il principio «pensare anzitutto in piccolo» delineato nello Small Business Act;
42. chiede alla Commissione di intensificare i suoi sforzi per aiutare le PMI a colmare il divario linguistico che spesso impedisce a queste ultime di operare in Stati membri diversi dal proprio, mettendo a loro disposizione tutte le informazioni e i servizi relativi al mercato unico in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea;
43. resta fedele all'impegno di ridurre la sovraregolamentazione nella nuova legislazione sul mercato unico e chiede agli Stati membri, e in particolare ai loro parlamenti, di restare fedeli all'impegno di evitare l'eccessiva regolamentazione al momento di trasporre la legislazione dell'UE, in quanto tali gravami aggiuntivi sono particolarmente onerosi per le PMI;
44. conviene sul fatto che l'attuazione adeguata dello Small Business Act – in particolare per quanto concerne l'applicazione rigorosa della prova PMI da parte della Commissione al momento di proporre nuove misure legislative in materia di mercato interno – e l'introduzione di uno statuto europeo delle società private garantiranno l'integrazione pratica delle PMI in un sistema unico europeo pertinente e redditizio;
45. sostiene con vigore il regolamento che disciplina i requisiti di traduzione per il futuro brevetto UE, grazie al quale quest'ultimo diverrà realtà e l'Europa si rafforzerà nel suo ruolo di elemento propulsore dell'innovazione e della concorrenza nel mondo; sostiene inoltre la revisione del sistema del marchio comunitario al fine di migliorarne la qualità e le prospettive;
46. afferma che il problema principale delle PMI in tempi di crisi economica è l'accesso ai finanziamenti; deplora che il ritiro delle grandi banche dalle zone rurali sottopopolate o economicamente deboli abbia fatto emergere un problema considerevole per le PMI in materia di accesso al credito; plaude al ruolo cruciale svolto dalle casse di risparmio e dai vari movimenti cooperativi nel finanziamento dell'economia regionale e nel contributo all'economia sociale di mercato mediante la promozione di progetti etici e sociali;
47. conviene che la procedura di notifica introdotta dalla direttiva 98/34/CE rappresenta uno strumento molto efficiente per migliorare la legislazione nazionale, da una parte e per evitare le barriere nel mercato unico, in particolare per le PMI, dall'altra; ritiene che la Commissione dovrebbe rafforzare il meccanismo avviando una procedura di infrazione accelerata se uno Stato membro non si conforma al parere circostanziato emesso dalla Commissione o non risponde a un parere circostanziato emesso da uno Stato membro;
48. ritiene che le diverse politiche economiche e sociali, quali quelle in materia di bilancio, tasse e imposte, istruzione e ricerca, debbano essere coordinate a livello di UE;
Adesione e rispetto della legislazione in materia di mercato unico e principio del legiferare meglio
49. sostiene che, conformemente al principio di sussidiarietà, una parte sostanziale della responsabilità amministrativa e giuridica del mercato unico è nelle mani degli Stati membri e, se del caso, delle loro autorità regionali e locali, che, insieme ad altre istituzioni dell'UE, devono quindi fare propri il mercato unico europeo e la relativa gestione;
50. sostiene che i quadri per il mercato interno e per il mercato dei beni di consumo evidenziano chiaramente che gli Stati membri non riescono ancora a conseguire gli obiettivi di recepimento, applicazione e rispetto corretti della normativa in materia di mercato unico e che i diritti europei accumulano ritardi sul versante del recepimento, il che pregiudica la parità di condizioni, elemento essenziale per il funzionamento corretto del mercato interno, particolarmente nel settore dei servizi;
51. osserva che una graduale frammentazione di norme e incoerenze nell'attuazione della normativa nell'UE si stanno dimostrando sempre più negative riguardo al completamento del mercato unico; rileva che l'UE deve ancora adottare una serie di politiche coerenti internamente volte a rimuovere ostacoli diretti e indiretti al funzionamento corretto del mercato interno;
52. accoglie con favore l'iniziativa della Commissione per «legiferare meglio» che rafforza l'efficacia delle norme e la loro corretta applicazione da parte degli Stati membri; esorta la Commissione a mantenere il suo slancio in questo contesto, in quanto una rapida attuazione di questa strategia contribuirebbe in misura significativa ad un riuscito rilancio del mercato unico;
53. prende atto del nuovo concetto di «regolamentazione intelligente» introdotto nella comunicazione della Commissione su UE 2020;
Obiettivi da realizzare Un ruolo istituzionale più forte nella definizione e nell'attuazione di norme in materia di mercato unico
54. propone, nell'ottica di un recepimento, un'applicazione e un rispetto migliori della normativa in materia di mercato unico, la creazione da parte della Commissione di un partenariato tra tutte le parti interessate coinvolto nella definizione, attuazione e applicazione di detta normativa, usando nuovi meccanismi quale il forum annuale del mercato unico che è stato proposto;
55. invita la Commissione a garantire un'attuazione e un recepimento corretti grazie a un controllo più sistematico e indipendente al fine di snellire e accelerare le procedure d'infrazione; sostiene che i ritardi accumulati nella risoluzione di procedure d'infrazione avranno effetti negativi sugli interessi dei cittadini nel mercato unico;
56. chiede alla Commissione di sviluppare nuovi metodi, diversi dalle formali procedure d'infrazione, per migliorare il recepimento e l'attuazione delle norme in materia di mercato unico; in detto contesto, invita a tenere in considerazione meccanismi innovativi, quali la procedura di valutazione reciproca prevista nella direttiva Servizi, per incoraggiare la verifica tra pari e l'appropriazione da parte degli Stati membri, così come per migliorare i meccanismi informali tesi alla risoluzione di problemi, come SOLVIT e EU-PILOT, dai quali i cittadini che devono quotidianamente far fronte a frustrazioni nel mercato unico trarrebbero un netto beneficio;
57. invita la Commissione a concentrare maggiormente la propria attenzione sulla valutazione sistematica e sulla semplificazione della legislazione esistente in materia di mercato unico, riducendo le procedure burocratiche ogniqualvolta possibile, a beneficio sia dei cittadini che delle imprese;
58. esorta la Commissione a garantire un coordinamento adeguato e a collaborare con il Parlamento e gli Stati membri, nonché con i principali partner commerciali e con le associazioni imprenditoriali e dei consumatori, sul fronte della vigilanza del mercato dei beni e dell'applicazione transfrontaliera del diritto di protezione dei consumatori e ad informare in modo più efficace i consumatori e i cittadini europei;
59. raccomanda alla Commissione di condurre un'analisi indipendente volta a individuare le principali venti fonti di insoddisfazione e frustrazione relative al mercato unico che i cittadini incontrano quotidianamente, soprattutto nel mercato del lavoro, per quanto riguarda il commercio elettronico, l'assistenza medica transfrontaliera, l'acquisto e il noleggio di veicoli, la portabilità delle pensioni, il riconoscimento reciproco di qualifiche professionali, l'affidamento, l'adozione e il mantenimento di minori, e gli assegni per minori a carico;
60. invita la Commissione ad accelerare la creazione di un meccanismo migliore per riesaminare l'applicazione pratica delle norme sul mercato unico a tutti i livelli nei vari Stati membri e verificare come viene conferito il potere a cittadini e imprese di esercitare i loro diritti nel mercato unico;
61. esorta la Commissione a fornire maggiore assistenza agli Stati membri e, ove opportuno, alle autorità regionali e locali al fine di facilitare un'adeguata osservanza delle norme dell'UE; sottolinea che le istituzioni dell'UE nel complesso devono inasprire le norme e incoraggiare gli Stati membri a recepire in modo corretto e tempestivo le leggi, onde garantire l'attuazione delle stesse norme su tutto il territorio dell'Unione;
62. chiede il rafforzamento del ruolo del Parlamento nelle aree relative ad applicazione, rispetto e controllo della legislazione in materia di mercato unico; ritiene che il ruolo potenziato del PE e dei parlamenti nazionali conformemente al trattato di Lisbona debba implicare una migliore sinergia tra i due livelli parlamentari;
63. esorta gli Stati membri a migliorare il coordinamento e lo scambio delle migliori pratiche nel mercato unico, soprattutto tramite il sistema d'informazione del mercato interno e la formazione di esperti nel settore della protezione dei consumatori e del mercato unico a livello nazionale, regionale e locale;
64. insiste affinché la Commissione garantisca: controllo indipendente della qualità delle proposte regolamentari; adozione di meccanismi ex ante ed ex post volti alla verifica dell'efficacia della legislazione; l'uso di analisi comparative rispetto alla migliore pratica internazionale; il ricorso a valutazioni di conformità per misurare l'impatto sociale, ambientale ed economico a livello di UE e nazionale;
Misure necessarie per informare e conferire potere ai cittadini e alle PMI con maggiore efficacia nel mercato unico
65. esorta la Commissione e gli Stati membri a sviluppare una strategia di comunicazione mirata, incentrata sui problemi che i cittadini incontrano quotidianamente quando si trasferiscono e accettano un'offerta di lavoro in un altro Stato membro, specie quando effettuano transazioni transfrontaliere, si spostano, acquistano o vendono attraverso le frontiere, nonché le norme sociali, sanitarie, relative alla protezione dei consumatori e dell'ambiente su cui i cittadini possono basarsi; ritiene che detta strategia di comunicazione dovrebbe esplicitamente includere i metodi tesi alla soluzione dei problemi, quali SOLVIT;
66. invita la Commissione e gli Stati membri ad intensificare gli sforzi per garantire che le norme sui prodotti utilizzate nel mercato unico divengano le principali norme globali, garantendo così parità di condizioni per le imprese europee, in particolare le PMI, che desiderano estendere le proprie attività oltre il mercato unico;
67. esorta la Commissione, in fase di pianificazione delle attività annuali, a concentrarsi prioritariamente sulla legislazione in materia di mercato unico favorevole ai consumatori che incide sulla vita quotidiana dei cittadini europei; ritiene che l'attribuzione della priorità a detta questione debba essere seguita da adeguate campagne d'informazione per rafforzare la percezione che i cittadini hanno del mercato unico;
68. ricorda che, accanto alle azioni emblematiche sul tipo delle «campagne pubblicitarie» realizzate dagli attori istituzionali europei o dagli Stati membri, è importante intraprendere un'azione parallela di comunicazione decentralizzata – che associ meglio gli attori locali e i media nazionali, regionali e locali (ponendo l'accento in particolare sui media locali) – che sia maggiormente incentrata sui problemi quotidiani vissuti dal consumatore nel mercato interno (esempi di spese bancarie in un altro Stato membro, studio sulle possibilità di cambiare operatore, confronto tra i costi della telefonia ecc.);
69. invita la Commissione ad inaugurare una serie regolare di studi sulla relazione che intercorre tra il mercato unico e il cittadino europeo medio, ponendo in particolare l'accento sui costi e i benefici derivanti da tale relazione nonché sulle sfide quotidiane che i cittadini devono affrontare;
70. sollecita gli Stati membri a migliorare, con il sostegno della Commissione, la capacità dei meccanismi tesi alla soluzione dei problemi, in particolare SOLVIT, destinando loro risorse umane e finanziarie supplementari e rivedendone il mandato, al fine di garantire che tali meccanismi possano affrontare efficacemente l'ampia gamma di problemi incontrati dai cittadini e dalle imprese; esorta la Commissione a completare il progetto sui servizi di assistenza al mercato unico quale questione prioritaria, in modo da offrire ai cittadini e alle imprese un facile accesso alle informazioni e agli orientamenti di cui hanno bisogno, trovando nel contempo le soluzioni ai problemi da essi incontrati;
71. esorta la Commissione e gli Stati membri a proseguire e potenziare, mediante campagne di informazione e controlli più severi, i propri sforzi tesi a rafforzare la fiducia dei cittadini nel marchio CE, che costituisce uno strumento fondamentale per garantire i diritti del consumatore e le norme di qualità nel mercato unico;
72. sottolinea il ruolo chiave dell'Enterprise Europe Network nel consentire alle PMI di sfruttare le opportunità offerte dal mercato; mette in evidenza che gli obblighi burocratici bloccano risorse preziose e impediscono quindi di prestare maggiore attenzione al compito principale di «Enterprise Europe Network» di offrire un'assistenza personalizzata alle PMI; invita la Commissione a utilizzare maggiormente l'Enterprise Europe Network per distribuire le informazioni in modo mirato e per ridurre la burocrazia per i partner dell'Enterprise Europe Network;
Relazioni e proposte strategiche
73. suggerisce alla Commissione di comprendere nella strategia per il mercato unico quattro principali fasi: la prima per contemplare un'analisi o una verifica dello stato di salute dell'attuale situazione, al fine di valutare il grado di distorsione e di tensione che le varie parti interessate del mercato unico devono subire, in particolare a seguito della crisi; la seconda per lanciare un processo di consolidamento, ritoccando gli ultimi dettagli; la terza relativa allo sviluppo e al miglioramento del mercato unico e la quarta per concentrarsi sulla prospettiva a lungo termine del mercato (strategia UE 2020);
74. ritiene che sia i servizi finanziari sia l'accesso al credito debbano fare parte della strategia UE 2020;
75. suggerisce che nella prima fase della suddetta verifica dello stato di salute, la Commissione proceda a un audit finanziario del bilancio UE e attribuisca in via prioritaria maggiori fondi agli investimenti nei settori dell'istruzione, dell'innovazione e della ricerca; chiede agli Stati membri di fissare le stesse priorità nella loro spesa di bilancio;
76. ritiene che, per conseguire un mercato unico efficace, la Commissione deve presentare un insieme chiaro di priorità politiche adottando una «legge sul mercato unico» che dovrebbe includere iniziative sia legislative sia non legislative, intese a creare un mercato sociale altamente competitivo e un'economia verde;
77. incoraggia la Commissione a presentare tale «legge» entro il maggio 2011 – ben prima del ventesimo anniversario del programma per il mercato unico del 1992 – collocando i cittadini, i consumatori e le PMI al centro del mercato unico; sottolinea che tale iniziativa dovrebbe essere considerata come un progetto per l'azione futura, nell'ottica di conseguire un'economia sociale di mercato basata sulla conoscenza, altamente competitiva ed ecocompatibile e che garantisca inoltre condizioni paritarie credibili;
78. invita la Commissione a integrare nella «legge sul mercato unico» misure specifiche intese, ma non limitate, a:
–
porre gli interessi del consumatore, di cui all'articolo 12 TFUE, e la politica sociale, di cui all'articolo 9 TFUE, al centro del mercato unico;
–
preparare il mercato unico per il futuro migliorando l'accesso dei consumatori e delle PMI ai mercati del commercio elettronico e del digitale;
–
appoggiare la creazione di un mercato unico sostenibile in base all'articolo 11 TFUE mediante lo sviluppo di un'economia inclusiva, a basse emissioni di carbonio e basata sulla conoscenza, anche adottando misure intese a promuovere le innovazioni nel campo delle tecnologie pulite;
–
garantire la protezione dei servizi di interesse economico generale, sulla base dell'articolo 14 TFUE e del protocollo n. 26;
–
creare una strategia per migliorare la comunicazione relative ai vantaggi sociali del mercato unico;
79. esorta la Commissione, nell'ambito dell'elaborazione della «legge sul mercato unico», a prendere in considerazione le varie consultazioni e relazioni delle istituzioni dell'UE (relazioni UE 2020, Monti, Gonzales e IMCO ecc.) e di avviare un'ulteriore ampia consultazione pubblica, nell'ottica di avanzare una proposta politica coordinata per un mercato unico coerente e redditizio;
80. raccomanda di effettuare un'analisi volta a individuare le modalità e gli strumenti per integrare gli interessi dei consumatori nelle pertinenti politiche dell'UE, facendo sì che la protezione dei consumatori diventi automaticamente un aspetto da considerare in fase di elaborazione dei pertinenti atti legislativi dell'UE;
81. ribadisce l'importanza della direttiva servizi per il completamento del mercato unico e il suo enorme potenziale in termini di vantaggi per i consumatori e le PMI; sottolinea che un'attuazione riuscita di tale normativa richiede un notevole impegno politico e il sostegno di tutti i soggetti a livello europeo, nazionale e locale; invita la Commissione, dopo la fase di attuazione, a procedere a una valutazione della direttiva Servizi onde stabilire se ha raggiunto i suoi principali obiettivi; chiede un chiaro coinvolgimento del Parlamento europeo in tale attività e insiste sulla necessità di mantenere un equilibrio tra l'esigenza di migliorare il mercato unico nel settore dei servizi, garantendo nel contempo un alto livello di protezione sociale;
82. ritiene che un'attuazione adeguata della legislazione in materia di mercato unico (per esempio la direttiva sulle qualifiche professionali, la direttiva servizi e il regolamento sulla vigilanza del mercato) dovrebbe essere una delle maggiori priorità anche della nuova Commissione;
83. osserva che i meccanismi di ricorso applicabili nell'Unione hanno sortito risultati limitati e, pertanto, esorta la Commissione a presentare una proposta legislativa per garantire l'attuazione entro il maggio 2011 di un opportuno sistema di ricorso accessibile a livello europeo;
84. invita la Commissione a considerare di adottare una Carta dei cittadini che contempli le diverse sfaccettature del diritto di vivere e lavorare ovunque nell'UE; sostiene che tale diritto debba essere facilmente accessibili a tutti i cittadini dell'Unione europea; sottolinea che, nel mercato unico, sussistono restrizioni per i lavoratori dei nuovi Stati membri; invita gli Stati membri, tenendo conto di tutti gli effetti positivi e negativi dell'apertura dei mercati nazionali, a valutare la possibilità di eliminare le restrizioni esistenti;
85. invita la Commissione a presentare al Parlamento e al Consiglio, nel corso dell'attuale legislatura, una proposta di regolamento su uno statuto europeo per le società mutue e le assicurazioni;
86. invita la Commissione ad adottare le misure necessarie per proporre quanto prima uno studio di fattibilità e una consultazione intesi a condurre all'elaborazione di uno statuto europeo per le società mutue;
87. esorta la Commissione a concentrarsi maggiormente sul controllo del mercato, soprattutto nei settori di servizi finanziari, assicurazione, telefonia, servizi e strutture bancari, e ritiene che un controllo efficace dei mercati ne rafforzerà l'equa concorrenza e ne aumenterà l'efficienza, risultato di cui beneficeranno sia l'economia che i consumatori;
88. ritiene che occorra migliorare notevolmente la qualità della tutela dei consumatori nel settore dei servizi finanziari, specialmente in relazione agli aspetti concernenti il monitoraggio e la supervisione;
89. ritiene che il continuo sviluppo sostenibile del mercato interno dipenda: 1) dall'impegno costante della Commissione verso tutte le iniziative di mercato necessarie per stimolare e migliorare in misura significativa la nostra posizione e il vantaggio competitivo sul mercato globale; 2) dall'adozione di un quadro complessivo teso a garantire un mercato unico davvero al servizio di tutte le parti interessate; e aspetto cruciale, 3) da un mercato unico che raggiunga anche i cittadini;
o o o
90. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
Dialogo università-imprese: Un nuovo partenariato per la modernizzazione delle università europee
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 maggio 2010 sul dialogo università-imprese: un nuovo partenariato per la modernizzazione delle università in Europa (2009/2099(INI))
– vista la comunicazione della Commissione del 2 aprile 2009 intitolata «Un nuovo partenariato per la modernizzazione delle università: il forum dell'UE sul dialogo università-imprese» (COM(2009)0158),
– vista la comunicazione della Commissione del 10 maggio 2006 intitolata «Portare avanti l'agenda di modernizzazione delle università: istruzione, ricerca e innovazione», (COM(2006)0208),
– viste le conclusioni della Presidenza pubblicate dopo il Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000,
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008, segnatamente la parte «Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro»,
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2009, segnatamente la parte intitolata «Servirsi appieno della strategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l'occupazione»,
– vista la risoluzione del Consiglio del 15 novembre 2007 sulle nuove competenze per nuovi lavori(1),
– viste le conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009 su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione («ET 2020»)(2),
– vista la sua risoluzione del 16 gennaio 2008 intitolata «Educazione degli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere»(3),
– vista la sua risoluzione del 23 settembre 2008 sul processo di Bologna e la mobilità degli studenti(4),
– visti il parere del Comitato delle regioni del 4 dicembre 2009 sul dialogo università-imprese(5) e il parere del Comitato economico e sociale europeo del 17 dicembre 2009(6),
– visto lo studio pubblicato dal Parlamento europeo intitolato «Approfondire il dialogo università-imprese»,
– visti gli articoli 165 e 166 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per la cultura e l'istruzione e il parere della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (A7–0108/2010),
A. considerando che il Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2009 ha invitato gli Stati membri a incoraggiare i partenariati tra le imprese e il mondo della ricerca, dell'istruzione e della formazione,
B. considerando che il comunicato della conferenza dei ministri europei responsabili dell'istruzione superiore del 28-29 aprile 2009 chiede alle politiche pubbliche di riconoscere «pienamente il valore delle diverse missioni dell'istruzione superiore, che includono sia l'insegnamento e la ricerca che i servizi resi alla collettività e l'impegno per la coesione sociale e lo sviluppo culturale»,
C. considerando che le università, tenuto conto del loro triplice ruolo (istruzione, ricerca e innovazione), svolgono una funzione essenziale per l'avvenire dell'Unione e la formazione dei cittadini, e che è importante ricordare che il ruolo dell'istruzione superiore è quello di offrire un ambiente di apprendimento che favorisca l'autonomia, la creatività e la valorizzazione delle conoscenze,
D. considerando che la definizione delle politiche in materia di istruzione resta di competenza degli Stati membri, i quali sono responsabili dell'organizzazione, del contenuto e della riforma dei loro sistemi di istruzione,
E. considerando che il diverso livello economico e sociale dei cittadini delle varie parti dell'Europa invita a fornire pari opportunità di istruzione a tutti i cittadini dell'Unione europea e sostegno ai giovani capaci ma indigenti,
F. considerando che la crisi economica, protraendosi, comporta perdite di posti di lavoro, e rende particolarmente importante una cooperazione più efficace tra gli istituti di insegnamento e le imprese,
G. considerando che è urgente attuare, coordinare e promuovere un approccio coerente fra tutti i paesi firmatari del Processo di Bologna, specialmente per quanto riguarda la mobilità degli studenti e il pieno riconoscimento dei diplomi, e che questo è possibile con un bilancio adeguato di tale processo che faccia emergere le difficoltà e gli ostacoli,
H. considerando che la Commissione europea ha un ruolo importante da svolgere nel facilitare gli scambi di informazioni e di buone prassi tra gli Stati membri dell'Unione e i paesi vicini,
I. considerando che la varietà degli istituti d'istruzione superiore, degli ambienti imprenditoriali e dei tipi di cooperazione rende difficile accordarsi su un modello ideale di cooperazione che corrisponda al profilo, alle priorità e alle esigenze di ogni istituto in Europa; considerando altresì che dovrebbero essere mantenute in ogni circostanza l'autonomia delle università e la loro capacità di scegliere i modelli di partenariato imprenditoriale più adatti ai loro obiettivi,
J. considerando che l'istruzione è un compito che incombe a tutta la società e che pertanto lo Stato non può sottrarsi alle proprie responsabilità finanziarie,
K. considerando che l'istruzione superiore rimane una responsabilità pubblica e che è pertanto necessario un finanziamento pubblico delle università al fine di garantire un equo finanziamento di tutti i settori di studio, ad esempio delle discipline umanistiche; considerando che è importante sostenere finanziariamente le università (per esempio, attraverso partenariati pubblico-privato) assicurando, al contempo, la loro autonomia e la garanzia della qualità,
L. considerando che l'istruzione e la formazione, che dovrebbero consentire di acquisire le basi fondamentali della cultura generale e civica, sono ottimi strumenti per aiutare le regioni poco sviluppate a colmare il divario e che accanto alla creazione di posti di lavoro e alla promozione della competitività sono essenziali per il pluralismo culturale e intellettuale e la vita civile,
M. considerando che la cooperazione università-imprese riceve l'appoggio di numerosi programmi dell'UE, pur non riscontrandosi sempre un coordinamento tra le istituzioni,
1. accoglie favorevolmente la succitata comunicazione della Commissione intitolata «Un nuovo partenariato per la modernizzazione delle università: il forum dell'UE sul dialogo università-imprese» e gli ambiti in cui propone di incentrare la futura cooperazione;
2. si compiace della comunicazione della Commissione, che prende in esame lo stato di avanzamento del forum dell'UE università-imprese nei suoi primi tre anni di attività e definisce le sfide per il futuro, quali il sostegno all'innovazione, la promozione della ricerca, la creazione dell'imprenditorialità, il miglioramento della trasmissione della conoscenza e le modalità per attrarre i giovani ricercatori nel mercato europeo del lavoro;
3. riconosce che le sfide indicate nella comunicazione non sono nuove e che, ad oggi, non sono state affrontate con successo; ritiene tuttavia che un dialogo e una collaborazione continuativi a livello regionale, nazionale ed europeo, ivi compresi gli scambi delle migliori prassi relative ai programmi e agli strumenti, siano determinanti per creare legami e partenariati più stretti tra le università e le comunità imprenditoriali, superando in tal modo eventuali barriere culturali, istituzionali e operative, e contribuendo alla creazione di una società basata sulla conoscenza, allo sviluppo della ricerca applicata e al miglioramento delle prospettive dei laureati sul mercato del lavoro;
4. riconosce l'esistenza di differenze significative tra le università europee in termini di dimensioni, risorse, percorsi formativi offerti, organizzazione, nazionalità e tipologia; ritiene tuttavia che ciascuna università possa beneficiare a proprio modo della collaborazione nazionale e transfrontaliera con la comunità imprenditoriale, a condizione che vi sia una chiara consapevolezza del contesto effettivo nel quale si sviluppano le sue capacità di ricerca e istruzione; è del parere che anche a livello regionale si registra un importante contributo per incentivare la collaborazione tra le università e la comunità imprenditoriale;
5. accoglie favorevolmente il comunicato della conferenza dei ministri europei responsabili dell'istruzione superiore del 28-29 aprile 2009, che sottolinea il loro impegno a «raggiungere gli obiettivi dello spazio europeo dell'istruzione superiore, nel quale l'istruzione superiore è una responsabilità pubblica e dove tutte le istituzioni rispondono ai vari bisogni della società attraverso la diversità delle loro missioni»;
6. condivide il parere secondo cui il dialogo e la cooperazione tra le imprese e gli istituti d'istruzione superiore dovrebbero continuare a costituire una delle priorità del prossimo futuro, al pari del dialogo e della cooperazione con tutti gli altri settori della società, affinché l'insieme di tali attori possa beneficiare del sapere culturale, scientifico e tecnico prodotto e diffuso in seno agli istituti d'istruzione superiore; sottolinea che occorre preservare l'indipendenza intellettuale e finanziaria delle università dal mondo imprenditoriale e che non può stabilirsi alcun rapporto di dipendenza delle università nei confronti delle imprese; evidenzia altresì che le università dovrebbero in ogni circostanza mantenere l'autonomia decisionale sui loro piani di studio e sulle strutture di governance;
7. invita a una maggiore consapevolezza e ad azioni concrete da parte degli Stati membri nei casi in cui il quadro finanziario e giuridico non riesca a riconoscere o persino inibisca gli sforzi di cooperazione delle università con il settore imprenditoriale;
8. sottolinea che il dialogo università-imprese non dovrebbe limitarsi solo all'insegnamento della matematica e delle materie scientifiche e tecnologiche, ma dovrebbe riguardare tutti i settori di studio, ad esempio le discipline umanistiche;
9. ritiene necessario rafforzare sia l'interdisciplinarità e la transdisciplinarità dei programmi d'istruzione e di ricerca che la cooperazione tra università e che, da questo punto di vista, le TIC costituiscano uno strumento essenziale;
10. invita a migliorare la performance delle università europee applicando il principio del triangolo della conoscenza «ricerca-istruzione-innovazione», tenendo presente la necessità di rafforzare i legami tra le imprese e le università, come esemplificato dalle Comunità della conoscenza e dell'innovazione (CCI) dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (IET) e, allo stesso tempo, incoraggia le università a prendere in considerazione, nel programma di ricerca e innovazione, l'ambiente sociale ed economico che rientra nella loro principale area di influenza;
11. sottolinea che il miglioramento del dialogo e della collaborazione tra le università e le imprese offrirà maggiori opportunità di ottenere benefici reciproci che non solo stimoleranno la crescita economica, ma che presenteranno anche un'utilità in un senso sociale più ampio, poiché contribuiranno a migliorare in permanenza la società basata sulla conoscenza;
12. mette in evidenza che i benefici derivanti da un dialogo e da una collaborazione migliori tra le università e le imprese in questo contesto sarebbero altrettanto importanti in termini di un rafforzamento del dialogo e della collaborazione tra le università e le istituzioni nazionali, europee e internazionali e le organizzazioni della società civile, nonché in termini di un miglioramento dell'interazione tra le università e la società nel suo complesso;
13. invita le autorità nazionali, regionali e locali a proseguire, in collaborazione con il settore privato, la ricerca e il finanziamento dei processi che rafforzano l'interazione tra le università e le imprese e a continuare l'eliminazione degli ostacoli amministrativi che li rallentano; sottolinea che il regolamento sui Fondi strutturali prevede la possibilità di finanziare misure di sostegno alle PMI secondo modalità analoghe al sistema dei «buoni di conoscenza» attualmente utilizzato in alcuni Stati membri;
14. suggerisce che si presti particolare attenzione alla necessità di garantire che le PMI (piccole e medie imprese) abbiano accesso all'istruzione universitaria e alla ricerca, sia aumentando il finanziamento pubblico sia semplificando la burocrazia;
15. sottolinea la necessità di conferire prestigio e di dare un incentivo alla ricerca, non solo nei settori scientifici e tecnologici, ma anche nei settori sociali e umanistici in cui viene offerta una conoscenza di valore per un'imprenditorialità all'avanguardia;
16. sostiene il ruolo di progetti di ricerca di piccole e medie dimensioni rispetto alle reti di eccellenza basate su grandi progetti integrati;
17. invita le imprese e le università a lavorare congiuntamente al fine di equilibrare la diversa distribuzione tra generi rilevata in alcuni dipartimenti universitari;
Apprendimento lungo tutto l'arco della vita
18. ricorda l'importanza della definizione di apprendimento lungo tutto l'arco della vita e dei numerosi concetti che include, che vanno dall'istruzione generale fino all'apprendimento non formale e informale passando per l'istruzione e la formazione utili nella vita economica, sociale, culturale, civile e professionale;
19. sottolinea che, dal momento che l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita consente di rimanere in contatto costante non solo con l'istruzione e la formazione ma anche con la cultura, è di cruciale importanza che l'UE incoraggi, che i singoli Stati sostengano e che le università pubbliche mantengano e promuovano l'inserimento delle materie umanistiche nei piani di studio;
20. ricorda che uno dei messaggi chiave è quello di aumentare gli investimenti nelle risorse umane europee onde accordare priorità al maggior punto di forza dell'UE: i suoi cittadini, che possono adattarsi alle circostanze in costante cambiamento del mercato del lavoro;
21. sottolinea la necessità di adeguare al massimo le possibilità di apprendimento lungo tutto l'arco della vita alle esigenze di ogni persona, dei gruppi sociali vulnerabili e del mercato del lavoro, mette in evidenza che la natura in costante evoluzione di tali esigenze rende la formazione continua una necessità imprescindibile e rivolge un'attenzione particolare alle sfide sociali e finanziarie a ciò connesse; ricorda che non esiste più il concetto di un «posto di lavoro per tutta la vita» e che la formazione e la riqualificazione professionale sono essenziali; riconosce che occorre creare condizioni adeguate per favorire, a partire dall'infanzia, un atteggiamento positivo nei confronti dell'apprendimento;
22. sottolinea che l'istruzione, l'informazione e la formazione lungo tutto l'arco della vita, oltre a costituire vantaggi particolarmente importanti per il mercato del lavoro, rappresentano altresì una precondizione per lo sviluppo spirituale e la crescita personale dell'individuo;
23. sottolinea quanto sia importante creare e promuovere metodi moderni di formazione lungo tutto l'arco della vita tramite Internet, per fare della formazione uno strumento più diretto e meno impegnativo in termini di tempo per il personale di imprese;
24. invita le università, tenendo presenti la trasformazione demografica dell'Europa (in una società che invecchia) e le mutevoli condizioni del mercato del lavoro dovute alla crisi economica, sociale e occupazionale, a facilitare l'accesso all'apprendimento e a modernizzare i piani di studio orientandoli verso le nuove sfide, al fine di aggiornare le competenze della forza lavoro europea;
25. invita le università, tenendo altresì conto del fatto che l'istruzione è uno dei più importanti ed efficaci strumenti di inclusione sociale e di lotta contro la povertà e le disuguaglianze, a estendere l'accesso a programmi di insegnamento e di scambi internazionali anche a persone con disabilità;
26. ribadisce l'importanza di trasmettere e scambiare le conoscenze, le capacità e l'esperienza acquisite dagli adulti, in modo che fungano da guida per le generazioni più giovani nell'accesso al mercato del lavoro (ad esempio, mediante programmi di tutorato);
27. suggerisce di ricorrere maggiormente a nuovi metodi di insegnamento, con particolare attenzione per l'insegnamento sperimentale, l'insegnamento a distanza, l'e-learning e forme miste di insegnamento;
28. sottolinea che è opportuno creare, promuovere e rafforzare una cultura dell'apprendimento e che la formazione continua e la riqualificazione in tutti gli stadi della vita sono cruciali per aumentare la competitività europea e favorire la crescita e l'occupazione in Europa;
29. sottolinea l'esigenza di fornire maggiori opportunità di stimolare un continuo adattamento al mercato del lavoro in evoluzione, che rappresenta una priorità per l'Unione europea in particolare nell'attuale recessione, tramite la promozione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, e in particolare tramite lo sviluppo di corsi a distanza specificamente adattati alle nuove tecnologie e di corsi per le persone di età superiore ai 45 anni, più vulnerabili e maggiormente esposte al rischio di esclusione sociale;
30. incoraggia le imprese a incentivare maggiormente i loro dipendenti a formarsi, ricorrendo, ad esempio, all'organizzazione di seminari continui e al finanziamento di studi di dottorato;
31. suggerisce un nuovo approccio a livello dell'orientamento permanente grazie al quale le università, gli studenti e gli ambienti economici e sociali in tutte le loro diversità trarrebbero beneficio dal seguire più da vicino i giovani laureati così da valutare l'utilità sociale ed economica dei programmi di insegnamento;
32. ricorda l'esigenza di migliorare ulteriormente l'attrattiva e la disponibilità dell'insegnamento virtuale;
Mobilità, partenariati e piani di studio
33. ribadisce che la mobilità costituisce una pietra angolare dell'istruzione superiore europea, nell'ambito della quale le università europee sono invitate a intraprendere riforme innovative, di ampia portata e metodiche dei loro piani di studio; afferma che ciò dovrebbe costituire una priorità politica nel quadro della ridefinizione dei principali obiettivi del Processo di Bologna dopo il 2010;
34. sottolinea che la mobilità tra i paesi e tra le università e le imprese è fondamentale per realizzare una maggiore cooperazione tra i due mondi;
35. invita la Commissione a proporre un quadro giuridico che sostenga e agevoli la mobilità tra le università e le imprese, nonché tra studenti e docenti universitari, e che ponga l'accento sulla necessità di riconoscere e di certificare questa forma di apprendimento e di insegnamento;
36. esorta non solo a estendere e ad ampliare i programmi di mobilità individuale quali «Erasmus per giovani imprenditori» e «Erasmus per apprendisti», ma anche a organizzare programmi post-laurea di master di eccellenza europei, in cooperazione con varie università e con la partecipazione attiva delle imprese, affiancati da borse di studio per gli studenti e da incentivi per i ricercatori; ritiene che tali iniziative potrebbero altresì risultare utili per il conseguimento degli obiettivi della mobilità, dell'apprendimento delle lingue e dell'acquisizione di esperienze multiculturali e imprenditoriali;
37. sottolinea la necessità che gli istituti d'istruzione superiore forniscano maggiori opportunità extracurricolari per imparare altre lingue, tenendo presente che la conoscenza di nuove lingue è essenziale per incoraggiare e facilitare la mobilità e gli scambi di studenti, di ricercatori, di insegnanti e di dipendenti delle imprese;
38. incoraggia le università a esplorare nuovi metodi di cooperazione tra le istituzioni pubbliche e il settore privato, in particolare per mezzo di fondi congiunti di innovazione pubblici e privati al fine di migliorare la mobilità in ogni settore;
39. sottolinea l'importanza dei vantaggi che gli studenti possono trarre dall'acquisizione di competenze nel settore delle nuove tecnologie, che moltiplicano le loro possibilità sul mercato del lavoro;
40. propone, alla luce delle buone prassi degli altri Stati in materia di istruzione, che paesi extracomunitari siano invitati a partecipare al forum dell'UE in modo da discutere e condividere le loro esperienze e preoccupazioni, tenendo presente che il dibattito dovrebbe essere basato su obiettivi, su una terminologia e su concetti ben definiti, e incentrarsi su settori di attività specifici;
41. sottolinea la necessità di un'adeguata preparazione e formazione degli insegnanti titolari di corsi di imprenditoria; sostiene l'idea di integrare lo spirito di impresa nei piani di studio sin dall'istruzione primaria;
42. incoraggia il mondo imprenditoriale a partecipare attivamente alla concezione di materiale didattico sulle modalità di funzionamento dell'attività imprenditoriale per tutti i livelli di insegnamento, consentendo agli istituti di istruzione di decidere autonomamente in merito al suo impiego, e a presentare regolarmente le opportunità di occupazione che possono offrire agli studenti;
43. invita il mondo imprenditoriale a contribuire all'adeguamento dei programmi universitari, avviando e finanziando corsi specifici intesi a fare acquisire agli studenti dimestichezza con le regole di funzionamento dell'impresa;
44. invita a studiare e a promuovere l'inserimento dei docenti nelle aziende e degli imprenditori nelle università;
45. sottolinea l'importanza delle nuove tecnologie, che favoriscono la mobilità e la cooperazione tra le imprese, gli studenti, i professori e i ricercatori;
46. ricorda che l'imprenditorialità commerciale nelle sue diverse forme deve essere vista come una delle alternative professionali per i giovani laureati e che è indispensabile che gli istituti d'istruzione superiore forniscano ai loro studenti conoscenze approfondite sull'insieme delle forme di imprenditorialità, tra l'altro sull'economia sociale e solidale, incoraggiandoli, ad esempio, a creare le loro imprese derivate;
47. puntualizza che il dialogo e la collaborazione tra le università e le imprese dovrebbero basarsi sui principi di reciprocità, fiducia, mutuo rispetto e trasparenza, incoraggiando una maggiore imprenditorialità delle università e una maggiore centralità del sapere all'interno delle imprese; ribadisce che tale risultato è raggiungibile, ad esempio, tramite l'introduzione di un sistema di «buoni di conoscenza» analogo a quello attualmente utilizzato in alcuni Stati membri, che consente in particolare alle PMI di migliorare la loro capacità di ricerca, senza inficiare l'indipendenza, l'autonomia e il carattere pubblico delle università;
48. riconosce che l'istruzione e la ricerca devono adottare un approccio più multidisciplinare al sapere e ritiene pertanto che sia le università che le imprese potrebbero trarre vantaggi dallo sviluppo congiunto delle competenze multidisciplinari, interdisciplinari e imprenditoriali, adattando con elasticità gli indirizzi di studio, i settori di competenza e le specializzazioni alle esigenze dell'economia, comprese quelle delle piccole e medie imprese; pone l'accento sulle iniziative di successo quali i tirocini per studenti e dipendenti, il ricorso a imprenditori in qualità di professori ospiti, i corsi di formazione «in alternanza» e staff in comune;
49. sottolinea che, al fine di promuovere lo spirito d'impresa tra gli studenti, tutte le parti coinvolte (personale accademico, studenti e imprenditori) dovrebbero ricevere le opportune informazioni in merito agli strumenti e ai meccanismi a loro disposizione per sviluppare una cooperazione più efficiente, efficace e reciprocamente vantaggiosa; ritiene che sia fondamentale, da un lato, rafforzare la formazione dei docenti universitari in questo settore tramite iniziative quali l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e, dall'altro, che le università aprano le porte alle imprese e ai datori di lavoro, affinché questi ultimi possano dare suggerimenti in merito al contenuto dell'insegnamento e alla formazione, alle conoscenze e alle capacità che gli studenti dovrebbero possedere;
50. raccomanda di proteggere appieno i centri universitari di orientamento alla carriera sul piano istituzionale, di proseguirne lo sviluppo e di collegarli più strettamente al mercato del lavoro;
51. sottolinea l'importanza di diffondere maggiormente nei piani di studio scolastici l'istituzione di stage nelle imprese, in particolare per gli studenti dell'istruzione superiore, e di remunerare questi ultimi tramite un compenso finanziario o attraverso il «sistema europeo di trasferimento crediti»;
52. invita la Commissione ad avviare un sistema europeo di dottorati in ambito industriale sul modello dei dottorati industriali esistenti in Europa a titolo delle attività Marie Curie del programma quadro, al fine di promuovere una ricerca mirata e a costi contenuti per le imprese europee, nonché i contributi da parte del settore delle imprese alle università europee;
53. propone che le associazioni imprenditoriali collaborino con le università all'elaborazione di piani di studio efficaci che consentano un rapido adattamento degli studenti al mondo delle imprese;
54. sottolinea l'importanza che riveste il sostegno delle università da parte del mondo imprenditoriale e incoraggia le società a concedere borse di studio che permettano agli studenti di acquisire conoscenze e competenze che abbiano un valore consistente sul mercato del lavoro;
55. sottolinea il valore essenziale della diffusione nella società delle conoscenze e dei risultati che sono frutto della collaborazione tra il mondo universitario e quello imprenditoriale;
56. invita le aziende a incrementare il sostegno ai giovani talenti per mezzo di borse di studio;
Ricerca
57. sottolinea la necessità di far sì che le imprese aumentino la loro capacità di assorbimento per utilizzare e trasformare il sapere scientifico prodotto dalle università, incentivando la ricerca interna, l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e la formazione continua, e impegnandosi in una politica attiva di comunicazione delle proprie esigenze alla comunità accademica e di assunzione di dottori di ricerca e ricercatori;
58. mette in evidenza la necessità, presso gli istituti di ricerca, di personale specializzato in grado di identificare e gestire le risorse di conoscenza che presentano un potenziale commerciale;
59. attribuisce grande importanza alla trasmissione della conoscenza in un ambiente aperto; riconosce che esistono diversi strumenti per raggiungere questo obiettivo, quali pubblicazioni e seminari, uffici preposti al trasferimento delle tecnologie, cooperazione regionale, sostegno alle operazioni di start-up e spin-off, ricerca collaborativa e mobilità dei ricercatori; ritiene tuttavia che la dimensione sociale e umana dell'interazione abbia un'enorme importanza; dà pertanto il suo pieno appoggio alle iniziative di promozione dell'interazione diretta tra le università e le imprese, in particolare le piccole e medie imprese;
60. plaude al lancio di una rete unica europea di centri per le imprese e l'innovazione che incorporerà i servizi attualmente forniti dai centri europei d'informazione e dai centri relais d'innovazione (IRC);
61. considera quale elemento imprescindibile nella promozione della trasmissione della conoscenza l'accresciuta mobilità dei ricercatori sia nel breve che nel lungo termine, al di là dei confini nazionali e tra il mondo accademico e imprenditoriale, nel debito rispetto del principio di non discriminazione; invita gli Stati membri e la Commissione, in relazione a quanto sopra indicato, non solo a rivedere accuratamente il quadro giuridico e finanziario esistente, ma anche a eliminare le inutili barriere alla mobilità, prestando particolare attenzione al riconoscimento delle qualifiche accademiche e alla riduzione della burocrazia; invita le università a introdurre per il proprio staff percorsi professionali più flessibili con possibilità di doppia carriera;
62. incoraggia la Commissione a creare incentivi per lo sviluppo di un mercato competitivo dell'UE per i diritti di proprietà intellettuale, che consenta alle università, alle organizzazioni pubbliche di ricerca e alle piccole e medie imprese di trovare partner e investitori per i propri diritti di proprietà intellettuale, competenze professionali e conoscenze; osserva che nella maggior parte delle università la gestione dei diritti di proprietà intellettuale potrebbe essere più professionale;
63. mette in evidenza la necessità di accelerare le azioni per promuovere un brevetto unico europeo che garantisca, per i prodotti e i servizi innovativi, una protezione giuridica a prezzi ridotti, efficiente, efficace e di qualità elevata, in particolare per le PMI, nonché un sistema europeo armonizzato di risoluzione delle controversie in materia di brevetti;
64. sottolinea che la partecipazione congiunta delle università e delle imprese a partenariati tra il settore pubblico e quello privato, quali le Piattaforme tecnologiche europee, le Iniziative tecnologiche comuni e le Comunità della conoscenza e dell'innovazione potranno rafforzare lo sfruttamento della conoscenza e aiutare l'Unione europea ad affrontare le sfide principali che le si prospettano; fa riferimento, a questo proposito, alle esistenti Linee guida per un partenariato responsabile;
65. ritiene, pur riconoscendo che ciascuna collaborazione richiede un approccio ad hoc e che esistono diversi tipi di meccanismi di cooperazione, che si possano trarre insegnamenti da strutture, esempi, casi paradigmatici e modelli di ruoli positivi, e che occorra intensificare la diffusione degli esempi di buone prassi e dei casi di successo come pure l'accesso agli stessi; sottolinea in particolare la necessità di tener conto delle migliori prassi applicate dalle imprese innovative, così come le conoscenze acquisite nel contesto del Sesto programma quadro di ricerca in relazione alla formazione di dottorato in collaborazione;
66. ritiene che, se si desidera promuovere la relazione tra imprese, ricerca e università, gli Stati membri e la Commissione debbano facilitare la partecipazione congiunta di fondazioni, ospedali e università pubbliche e private al processo di istruzione e alla promozione della ricerca;
Buone prassi
67. prende atto e si compiace degli esempi di buone prassi, in seno all'UE e al di fuori di essa, che mostrano il valore di questo tipo di cooperazione per tutte le parti interessate, tenendo presente che detti esempi sono necessari per contribuire a creare le condizioni idonee per il dialogo e per aumentare le possibilità di successo;
68. plaude all'iniziativa della Commissione di stabilire un inventario delle buone prassi attuali, e la invita a mettere tale inventario a disposizione di tutte le parti interessate per mezzo di una diffusione efficace delle prassi originali;
69. invita la Commissione a promuovere nuove forme di partenariato strutturato tra imprese, università e altri settori dell'istruzione e della formazione, in particolare scuole secondarie e agenzie di formazione professionale, anche al fine dell'aggiornamento dei docenti; osserva che tali partenariati possono prevedere anche la presenza di enti di settore;
70. propone la creazione di un sito web al fine di condividere e divulgare le esperienze e di garantire la comunicazione incentrata sulla condivisione delle buone prassi e fornire ai visitatori ispirazione e strumenti e meccanismi concreti per concepire e attuare progetti di cooperazione; sottolinea l'importanza di ricorrere alle nuove tecnologie per promuovere una cooperazione più stretta tra la comunità universitaria e quella imprenditoriale;
71. auspica, sulla base delle buone prassi esistenti in alcuni Stati membri, la promozione di una giornata europea dedicata ai giovani inventori ovvero alle innovazioni, alle invenzioni o ai brevetti ideati da giovani europei;
72. incoraggia la Commissione a continuare a promuovere il dialogo a livello nazionale, regionale e locale ponendo l'accento sulle migliori prassi, prestando attenzione a che questo dialogo coinvolga tutte le parti interessate (ad esempio, le parti sociali) e tutte le forme d'impresa (PMI, imprese dell'economia sociale e solidale, ecc.), ma anche rappresentanti di paesi terzi (ONG, ecc.), onde porre in rilievo il valore aggiunto dal punto di vista economico e sociale della collaborazione tra il mondo dell'università e quello dell'impresa;
73. invita la Commissione – onde garantire la coerenza tra le azioni dell'UE ed evitare doppioni nelle attività – a incaricare una task force inter-DG di valutare e sviluppare sinergie tra detto dialogo e altre inisziative, tenendo presente che le discussioni dovrebbero includere tanto le priorità politiche quanto le possibilità di finanziamento;
o o o
74. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e parlamenti degli Stati membri.
Partecipazione finanziaria comunitaria allo smantellamento dei reattori 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy in Bulgaria «Programma Kozloduy» *
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Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 20 maggio 2010 sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all'assistenza finanziaria comunitaria per la disattivazione delle unità 1 - 4 della centrale nucleare Kozloduy in Bulgaria – «Programma Kozloduy» (COM(2009)0581 – C7-0289/2009 – 2009/0172(NLE))
– vista la proposta della Commissione al Consiglio (COM(2009)0581),
– visto l'articolo 30 dell'Atto relativo alle condizioni di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania e agli adattamenti dei trattati sui quali si fonda l'Unione europea per quanto riguarda i reattori 1-4 della centrale nucleare di Kozloduy in Bulgaria,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento dal titolo «La sicurezza nucleare e l'allargamento dell'Unione europea» (COM(2002)0605),
– visto l'articolo 203 del trattato Euratom, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio (C7-0289/2009),
– visto l'articolo 55 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e i pareri della commissione per i bilanci e della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A7–0142/2010),
1. approva la proposta della Commissione quale emendata;
2. ritiene che la proposta di regolamento del Consiglio sia compatibile con il massimale della rubrica 1a del quadro finanziario pluriennale (QFP) 2007–2013, ma che il margine rimanente all'interno della rubrica 1a per gli anni 2011–2013 sia estremamente limitato; sottolinea che il finanziamento di nuove attività non deve compromettere programmi o altre iniziative già esistenti nel quadro della rubrica 1a;
3. ribadisce pertanto la sua richiesta che venga presentata una strategia pluriennale per il programma di disattivazione della centrale di Kozloduy come pure per le altre priorità politiche nell'ambito della rubrica 1a, nel contesto della revisione di metà periodo dell'attuale QFP, accompagnata da proposte concrete intese ad adeguare e a rivedere il QFP entro la fine del primo semestre del 2010, ricorrendo a tutti i meccanismi disponibili a titolo dell'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria(1) (AII del 17 maggio 2006), in particolare i meccanismi previsti ai punti da 21 a 23;
4. sottolinea che l'importo annuo per il programma di disattivazione della centrale di Kozloduy sarà stabilito nel corso della procedura di bilancio annuale, in conformità delle disposizioni del punto 38 dell'AII del 17 maggio 2006;
5. invita la Commissione a modificare di conseguenza la sua proposta, in conformità dell'articolo 106 A del trattato Euratom e dell'articolo 293, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
6. invita il Consiglio ad informarlo qualora intenda discostarsi dal testo approvato dal Parlamento;
7. chiede al Consiglio di consultarlo nuovamente qualora intenda modificare sostanzialmente la proposta della Commissione;
8. incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione.
Testo della Commissione
Emendamento
Emendamento1 Proposta di regolamento Considerando 1
(1) La Bulgaria si è impegnata a chiudere le unità 1 e 2 e le unità 3 e 4 della centrale nucleare di Kozloduy, rispettivamente entro il 31 dicembre 2002 ed entro il 31 dicembre 2006, e a disattivare successivamente dette unità. L'Unione europea ha espresso la volontà di continuare a fornire un'assistenza finanziaria fino al 2009 proseguendo gli aiuti di preadesione di cui al programma Phare a sostegno degli sforzi di disattivazione intrapresi dalla Bulgaria.
(1) Durante i negoziati di adesione del 2005, la Bulgaria ha accettato di chiudere le unità 1 e 2 e le unità 3 e 4 della centrale nucleare di Kozloduy, rispettivamente entro il 31 dicembre 2002 ed entro il 31 dicembre 2006, e a disattivare successivamente dette unità. L'Unione europea ha espresso la volontà di continuare a fornire un'assistenza finanziaria fino al 2009 proseguendo gli aiuti di preadesione di cui al programma Phare a sostegno degli sforzi di disattivazione intrapresi dalla Bulgaria. All'epoca, l'Unione europea ha altresì assicurato che l'assistenza finanziaria sarebbe stata esaminata nel quadro di una revisione generale del sostegno dell'Unione per il periodo 2007–2013.
Emendamento2 Proposta di regolamento Considerando 2
(2) Il trattato del 2005, relativo all'adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all'Unione europea, e in particolare l'articolo 30 dell'Atto relativo alle condizioni di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania e agli adattamenti dei trattati sui quali si fonda l'Unione europea, ha stabilito, in considerazione dell'impegno della Bulgaria a chiudere l'unità 3 e l'unità 4 della centrale nucleare di Kozloduy, un programma di assistenza (di seguito denominato «programma Kozloduy») con una dotazione di 210 milioni di euro per il periodo 2007-2009.
(2) Il trattato del 2005, relativo all'adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all'Unione europea, e in particolare l'articolo 30 dell'Atto relativo alle condizioni di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania e agli adattamenti dei trattati sui quali si fonda l'Unione europea, ha stabilito, in considerazione dell'impegno della Bulgaria a chiudere l'unità 3 e l'unità 4 della centrale nucleare di Kozloduy, un programma di assistenza (di seguito denominato «programma Kozloduy») con una dotazione di 210 milioni di EUR per il periodo 2007–2009. Tale programma comprende un'assistenza destinata a coprire la perdita di capacità causata dalla chiusura della centrale nucleare di Kozloduy.
Emendamento3 Proposta di regolamento Considerando 2 bis (nuovo)
(2 bis)I principi dell'Unione di solidarietà e di parità di trattamento richiedono l'adozione di un approccio imparziale, ora come in passato, nei confronti degli Stati membri che necessitano di un sostegno finanziario per la disattivazione delle centrali nucleari, in conformità dell'impegno a chiudere le unità delle centrali nucleari assunto nei trattati di adesione o nei protocolli allegati.
Emendamento4 Proposta di regolamento Considerando 4
(4) L'Unione riconosce gli sforzi realizzati ed i buoni progressi compiuti dalla Bulgaria nella fase preparatoria della disattivazione del programma Kozloduy utilizzando i fondi comunitari attivati fino al 2009 e la necessità di un sostegno finanziario supplementare per gli anni successivi al 2009 al fine di proseguire le operazioni effettive di disattivazione.
(4) L'Unione riconosce gli sforzi realizzati ed i buoni progressi compiuti dalla Bulgaria nella fase preparatoria della disattivazione del programma Kozloduy utilizzando i fondi comunitari attivati fino al 2009 e la necessità di un sostegno finanziario supplementare per gli anni successivi al 2009 al fine di proseguire le operazioni effettive di disattivazione, in conformità del trattato di adesione del 2005, nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza.
Emendamento5 Proposta di regolamento Considerando 5
(5) È ugualmente importante utilizzare le risorse proprie della centrale nucleare di Kozloduy, in quanto ciò contribuisce a rendere disponibili le competenze necessarie ed allo stesso tempo attenua l'impatto sociale ed economico della chiusura anticipata, nella misura in cui si continua ad utilizzare il personale dalla centrale nucleare chiusa. Il proseguimento del sostegno finanziario è quindi importante per mantenere il livello di sicurezza necessario.
(5) È ugualmente importante utilizzare le risorse proprie della centrale nucleare di Kozloduy, in quanto ciò contribuisce a rendere disponibili le competenze necessarie, migliora il know-how e le competenze ed allo stesso tempo attenua l'impatto sociale ed economico della chiusura anticipata, nella misura in cui si continua ad utilizzare il personale dalla centrale nucleare chiusa. Il proseguimento del sostegno finanziario è quindi importante per garantire il rispetto degli standard necessari in materia di sicurezza, salute e ambiente.
Emendamento6 Proposta di regolamento Considerando 6
(6) L'Unione riconosce inoltre la necessità di un sostegno finanziario che consenta di portare avanti misure di attenuazione nel settore dell'energia, vista l'entità delle perdite di capacità risultanti dalla chiusura delle unità nucleari e il relativo impatto sulla sicurezza di approvvigionamento energetico nella regione.
(6) L'Unione riconosce inoltre la necessità di un sostegno finanziario che consenta di procedere ulteriormente verso un'economia più efficiente sotto il profilo energetico che avrà un impatto positivo sulla sicurezza di approvvigionamento, sui prezzi dell'elettricità e sul volume delle emissioni di gas ad effetto serra in Bulgaria. Considerando la necessità che la Bulgaria realizzi maggiori progressi per quanto riguarda lo smaltimento definitivo degli elementi combustibili irradiati e dei rifiuti altamente radioattivi e considerando che lo smaltimento definitivo di tutte le sostanze radioattive derivanti dalla disattivazione della centrale nucleare di Kozloduy è un processo estremamente importante che deve essere programmato attentamente, l'Unione dovrebbe aiutare il governo bulgaro a individuare le soluzioni per lo smaltimento definitivo, se del caso sulla base di uno studio realizzato dal governo bulgaro relativo allo smaltimento definitivo in condizioni di sicurezza di tutte le sostanze radioattive derivanti dalla disattivazione.
Emendamento7 Proposta di regolamento Considerando 6 bis (nuovo)
(6 bis)La perdita di capacità di produzione causata della chiusura anticipata delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy ha comportato un aumento significativo del volume delle emissioni di gas ad effetto sera, stimato a 15 TWh per il periodo 2011–2013 con una concentrazione di CO2 eq pari a circa 1,2 Gg/GWh, e ha provocato un aumento, in Bulgaria, della concentrazione di CO2 eq di circa 18 000 Gg o 18 000 Kt, rendendo necessarie ulteriori riduzioni di CO2.
Emendamento8 Proposta di regolamento Considerando 6 ter (nuovo)
(6 ter)L'Unione riconosce la necessità di attenuare gli effetti di un impatto ambientale più significativo e dell'aumento delle emissioni dovuti a una capacità di sostituzione del nucleare basata principalmente su un maggiore uso delle centrali a lignite.
Emendamento9 Proposta di regolamento Considerando 6 quater (nuovo)
(6 quater)L'attuazione di misure di mitigazione intese a ridurre l'impatto socioeconomico della chiusura delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy, come ad esempio i programmi di riqualificazione professionale mirati ad adeguare le competenze dei lavoratori interessati ad altri settori, quali la ricerca industriale o le energie rinnovabili, potrebbe richiedere un'assistenza finanziaria da parte dell'Unione europea.
Emendamento10 Proposta di regolamento Considerando 7
(7) Occorre pertanto prevedere un importo di 300 milioni di euro a carico del bilancio generale dell'Unione europea per finanziare la disattivazione della centrale nucleare di Kozloduy nel periodo dal 2010 al 2013.
(7) Poiché i fondi stanziati dal reddito d'esercizio e destinati al trattamento dei rifiuti da disattivazione e dei rifiuti radioattivi sono insufficienti, occorre prevedere un importo di 300 milioni di EUR a carico del bilancio generale dell'Unione europea per finanziare la disattivazione delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy nel periodo dal 2010 al 2013. Di tale importo, 180 milioni di EUR dovrebbero essere destinati al sostegno del programma di disattivazione, mentre i rimanenti 120 milioni di EUR dovrebbero essere destinati al finanziamento di misure di efficienza e di risparmio energetico.
Emendamento11 Proposta di regolamento Considerando 7 bis (nuovo)
(7 bis)In base alla valutazione ex ante della Commissione del 27 ottobre20091, un importo pari a 180 milioni di EUR del finanziamento è destinato ai seguenti progetti: 1) gestione del progetto, assistenza tecnica per il sostegno all'attuazione del programma di disattivazione; 2) pagamento degli stipendi degli esperti (funzionamento, manutenzione, supporto tecnico, gestione del progetto) presso il sito di Kozloduy, che lavorano per disattivare le unità 1 - 4; 3) contributo alla costruzione dell'impianto nazionale di smaltimento dei rifiuti radioattivi, di cruciale importanza per l'attuazione del programma di disattivazione, in particolare per lo stoccaggio di rifiuti a intensità bassa e intermedia nei primi dieci anni di attuazione; 4) infrastruttura del sito e trattamento di rifiuti disattivati, compresa un'assegnazione supplementare per progetti già in fase di procedura di gara. Il riassetto infrastrutturale indicato nel progetto 4 in loco può prevedere unicamente interventi riguardanti la chiusura delle unità 1 - 4.
________ 1 SEC(2009)1431.
Emendamento12 Proposta di regolamento Considerando 8
(8) È opportuno che gli stanziamenti del bilancio generale dell'Unione europea destinati alla disattivazione non comportino distorsioni di concorrenza nei confronti delle società fornitrici di elettricità sul mercato dell'energia dell'Unione. È altresì opportuno che detti stanziamenti siano utilizzati anche per finanziare misure atte a compensare la perdita di capacità di produzione, in linea con l'acquis.
(8) È opportuno che gli stanziamenti del bilancio generale dell'Unione europea destinati alla disattivazione non comportino distorsioni di concorrenza nei confronti delle società fornitrici di elettricità sul mercato dell'energia dell'Unione. È altresì opportuno che detti stanziamenti siano utilizzati anche per finanziare misure di efficienza e di risparmio energetico, in linea con l'acquis e con le norme che disciplinano il funzionamento del mercato europeo comune dell'energia.
Emendamento13 Proposta di regolamento Considerando 10
(10) Tra i compiti della BERS figurano la gestione dei fondi pubblici assegnati ai programmi di disattivazione delle centrali nucleari e il controllo della gestione finanziaria di detti programmi per ottimizzare l'utilizzo di questi fondi. La BERS svolge inoltre i compiti finanziari che le sono stati affidati dalla Commissione in conformità alle disposizioni dell'articolo 53 quinquies del regolamento finanziario.
(10) Tra i compiti della BERS figurano la gestione dei fondi pubblici assegnati ai programmi di disattivazione delle unità nucleari soggette a chiusura anticipata a seguito di accordi siglati nel quadro dell'adesione. La BERS controlla la gestione finanziaria di detti programmi per ottimizzare l'utilizzo di questi fondi. La BERS svolge inoltre i compiti finanziari che le sono stati affidati dalla Commissione in conformità alle disposizioni dell'articolo 53 quinquies del regolamento finanziario.
Emendamento14 Proposta di regolamento Considerando 11
(11) Per garantire la massima efficienza possibile, è necessario che la disattivazione della centrale nucleare di Kozloduy sia effettuata facendo ricorso alle migliori competenze tecniche disponibili, tenendo debitamente conto della natura e delle specifiche tecnologiche delle unità destinate alla chiusura.
(11) Per garantire la massima efficienza possibile e ridurre al minimo le possibili conseguenze ambientali, è necessario che la disattivazione delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy sia effettuata facendo ricorso alle migliori competenze tecniche disponibili, tenendo debitamente conto della natura e delle specifiche tecnologiche delle unità destinate alla chiusura.
Emendamento15 Proposta di regolamento Considerando 11 bis (nuovo)
(11 bis)Al fine di garantire l'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico e la trasparenza, occorre adottare tutte le misure appropriate durante la disattivazione della centrale nucleare di Kozloduy per ottemperare agli obblighi sanciti dalle convenzioni internazionali che già prevedono le necessarie prescrizioni in ambito nazionale, internazionale o transfrontaliero, come la Convenzione di Århus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, del 25 giugno 19981.
________ 1 GU L 124 del 17.5.2005, pag. 1.
Emendamento16 Proposta di regolamento Considerando 12
(12) La disattivazione della centrale nucleare di Kozloduy sarà effettuata in conformità alla normativa in materia ambientale, in particolare alla direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e private.
(12) La disattivazione delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy sarà effettuata in conformità delle disposizioni del diritto nazionale e del sistema di concessione delle licenze della Bulgaria, nonché della normativa in materia ambientale, in particolare alla direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e private.
Emendamento17 Proposta di regolamento Considerando 12 bis (nuovo)
(12 bis)Le attività connesse alla disattivazione della centrale nucleare di Kozloduy saranno effettuate in linea con l'obiettivo fondamentale di tutelare i lavoratori e il pubblico in generale dagli effetti nocivi delle radiazioni ionizzanti, come previsto dalla legislazione vigente, in particolare dalla direttiva 96/29/Euratom del Consiglio, del 13 maggio 1996, che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti1, garantendo in tal modo il massimo livello di sicurezza e protezione dei lavoratori e della salute della popolazione in generale. Occorre che le misure di attenuazione nel settore dell'energia mediante l'efficienza energetica e le energie rinnovabili siano accompagnate da una specifica strategia nazionale adottata dalla Bulgaria.
--------------- 1 GU L 159 del 29.6.1996, pag. 1.
Emendamento18 Proposta di regolamento Considerando 12 ter (nuovo)
(12 ter)Il rispetto dei principi di economia, efficienza ed efficacia nell'utilizzo dei fondi concessi dovrebbe essere assicurato mediante una valutazione e un controllo della gestione finanziaria dei programmi precedentemente finanziati.
Emendamento19 Proposta di regolamento Considerando 13 bis (nuovo)
(13 bis)Gli articoli 53 quinquies, 108 bis e 165 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee1, e gli articoli 35 e 43 del regolamento (CE, Euratom) n. 2342/2002 della Commissione, del 23 dicembre 2002, recante modalità d'esecuzione del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee2, fissano le modalità del metodo di esecuzione del bilancio in gestione congiunta.
------------ 1 GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1. 2 GU L 357 del 31.12.2002, pag. 1.
Emendamento20 Proposta di regolamento Considerando 13 ter (nuovo)
(13 ter)Il caso della centrale di Kozloduy dovrebbe servire da esempio e la Commissione dovrebbe elaborare un bilancio completo e preciso di disattivazione ai fini dell'analisi e della previsione dei futuri costi di disattivazione delle centrali nucleari.
Emendamento21 Proposta di regolamento Articolo 1
Il presente regolamento stabilisce il programma che fissa le modalità di attuazione del contributo finanziario comunitario destinato alla disattivazione delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy e alla gestione delle conseguenze della loro chiusura in Bulgaria (di seguito denominato «programma Kozloduy»).
Il presente regolamento stabilisce il programma che fissa le modalità di attuazione del contributo finanziario comunitario destinato all'ulteriore processo di disattivazione delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy e alla gestione delle conseguenze, per quanto riguarda l'ambiente, l'economia e la sicurezza di approvvigionamento nella regione, della loro chiusura anticipata in Bulgaria (di seguito denominato «programma Kozloduy»).
Emendamento22 Proposta di regolamento Articolo 2
Il contributo comunitario al programma Kozloduy è concesso al fine di sostenere finanziariamente misure connesse alla disattivazione della centrale nucleare di Kozloduy, misure per il ripristino ambientale in linea con l'acquis e misure di ammodernamento della capacità di produzione convenzionale dirette a sostituire la capacità di produzione dei quattro reattori della centrale nucleare di Kozloduy e altre misure conseguenti alla decisione di chiudere e disattivare detta centrale e che contribuiscono alla necessaria ristrutturazione, al ripristino ambientale e all'ammodernamento dei settori di produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia in Bulgaria nonché al potenziamento della sicurezza dell'approvvigionamento e al miglioramento dell'efficienza energetica in Bulgaria.
Il contributo comunitario al programma Kozloduy è concesso al fine prioritario di sostenere finanziariamente misure connesse alla disattivazione delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy. Esso è altresì destinato a misure per il ripristino ambientale in linea con l'acquis e misure di ammodernamento della capacità di produzione dirette a sostituire la capacità di produzione dei quattro reattori della centrale nucleare di Kozloduy e altre misure conseguenti alla decisione di chiudere e disattivare tali unità e che contribuiscono alla necessaria ristrutturazione, al ripristino ambientale, all'ammodernamento e al potenziamento dei settori di produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia in Bulgaria nonché al potenziamento della sicurezza dell'approvvigionamento e all'aumento del livello di approvvigionamento, al miglioramento dell'efficienza energetica e dell'utilizzo delle energie rinnovabili in Bulgaria, favorendo al contempo le misure di risparmio energetico e promuovendo le energie rinnovabili. Il sostegno finanziario può essere accordato anche al fine di attenuare l'impatto socioeconomico sulle comunità interessate, ad esempio attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro e di industrie sostenibili.
Emendamento23 Proposta di regolamento Articolo 3 – paragrafo 1
1. L'importo di riferimento finanziario necessario per l'attuazione del programma Kozloduy per il periodo dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2013 è di 300 milioni di euro.
1. L'importo di riferimento finanziario necessario, ai sensi del punto 38 dell'AII del 17 maggio 2006, per l'attuazione del programma Kozloduy per il periodo dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2013 è di 300 milioni di EUR.
Emendamento24 Proposta di regolamento Articolo 3 – paragrafo 2
2. Gli stanziamenti annuali sono autorizzati dall'autorità di bilancio entro i limiti delle prospettive finanziarie.
2. Gli stanziamenti annuali sono autorizzati dall'autorità di bilancio entro i limiti delle prospettive finanziarie e tenendo conto dei requisiti del processo di disattivazione.
Emendamento25 Proposta di regolamento Articolo 3 – paragrafo 3
3. L'importo degli stanziamenti assegnati al programma Kozloduy può essere modificato nel corso del periodo compreso tra il 1° gennaio 2010 e il 31 dicembre 2013 per tenere conto dei progressi compiuti nell'attuazione del programma e per garantire che la programmazione e l'assegnazione delle risorse si basino sulle effettive necessità di finanziamento e capacità di assorbimento.
3. L'importo degli stanziamenti assegnati al programma Kozloduy è modificato nel corso del periodo compreso tra il 1° gennaio 2010 e il 31 dicembre 2013 per tenere conto dei progressi compiuti nell'attuazione del programma nonché dell'impatto e delle conseguenze a lungo termine per l'ambiente, l'economia e la sicurezza di approvvigionamento della alla chiusura anticipata delle unità 1 - 4 della centrale nucleare di Kozloduy, e per garantire che la programmazione e l'assegnazione delle risorse si basino sulle effettive necessità di finanziamento e capacità di assorbimento.
Emendamento26 Proposta di regolamento Articolo 5 – paragrafo 2
2. Le misure intraprese nell'ambito del programma Kozloduy sono adottate in conformità dell'articolo 8, paragrafo 2.
2. Le misure intraprese nell'ambito del programma Kozloduy sono adottate in conformità dell'articolo 8, paragrafo 2 e delle norme dell'Unione europea in materia di appalti pubblici.
Emendamento27 Proposta di regolamento Articolo 6 – paragrafo 1
1. La Commissione ha il diritto di effettuare una verifica contabile sull'utilizzo dell'aiuto o direttamente, tramite il suo personale, oppure tramite qualsiasi altro organismo esterno qualificato di sua scelta. Tali verifiche possono essere effettuate durante l'intera durata dell'accordo tra la Comunità e la BERS sulla messa a disposizione di fondi comunitari a beneficio del Fondo internazionale di sostegno alla disattivazione della centrale di Kozloduy e per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di pagamento del saldo. Se del caso, i risultati della verifica possono portare a decisioni di recupero da parte della Commissione.
1. La Commissione controlla e ha il diritto di effettuare una verifica contabile sull'utilizzo dell'aiuto o direttamente, tramite il suo personale, oppure tramite qualsiasi altro organismo esterno qualificato di sua scelta. Tali verifiche possono essere effettuate durante l'intera durata dell'accordo tra la Comunità e la BERS sulla messa a disposizione di fondi comunitari a beneficio del Fondo internazionale di sostegno alla disattivazione della centrale di Kozloduy in conformità delle norme stabilite dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica e dall'Agenzia internazionale per l'energia e per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di pagamento del saldo. Se del caso, i risultati della verifica possono portare a decisioni di recupero da parte della Commissione. Tali verifiche contabili ed eventuali altre valutazioni non saranno finanziate a titolo del bilancio per l'assistenza finanziaria alla disattivazione.
2. Il personale della Commissione e il personale esterno autorizzato dalla Commissione hanno adeguato diritto di accesso, in particolare agli uffici del beneficiario e a tutte le informazioni, anche in formato elettronico, necessarie per condurre a buon fine le verifiche contabili.
2. Il personale della Commissione e il personale esterno autorizzato dalla Commissione hanno adeguato diritto di accesso, in particolare agli uffici del beneficiario e a tutte le informazioni, anche in formato elettronico, necessarie per condurre a buon fine le verifiche contabili. Le verifiche riguardano anche lo stadio della procedura di autorizzazione della disattivazione.
La Corte dei conti dispone degli stessi diritti della Commissione, segnatamente del diritto di accesso.
La Corte dei conti e il Parlamento europeo dispongono degli stessi diritti della Commissione, segnatamente del diritto di accesso.
Emendamento30 Proposta di regolamento Articolo 7
La Commissione garantisce l'esecuzione del presente regolamento e presenta relazioni periodiche al Parlamento europeo e al Consiglio. Effettua una valutazione intermedia secondo quanto previsto dall'articolo 3, paragrafo 3.
La Commissione garantisce l'esecuzione del presente regolamento e presenta relazioni periodiche al Parlamento europeo e al Consiglio sull'uso dei fondi e sulle attività svolte. Effettua una valutazione intermedia e una valutazione ex-post, secondo quanto previsto dall'articolo 3, paragrafo 3, e riferisce al Parlamento europeo su entrambe.
La valutazione ex-post contiene un bilancio completo e preciso dei costi relativi alla disattivazione di una centrale nucleare onde consentire una pianificazione delle future spese di disattivazione. Essa analizza altresì i costi economici, sociali e ambientali, con particolare attenzione all'impatto delle radiazioni residue libere e alle conseguenze per la sicurezza di approvvigionamento.
Emendamento31 Proposta di regolamento Articolo 7 bis (nuovo)
Articolo 7 bis
La Commissione esegue una valutazione di conformità in linea con norme riconosciute a livello internazionale, almeno per quanto riguarda la contabilità, la verifica contabile, il controllo interno e le procedure di aggiudicazione degli appalti della BERS, prima della firma della convenzione di finanziamento.
Attuazione delle sinergie dei fondi destinati alla ricerca e all'innovazione nell'ambito del regolamento (CE) n. 1080/2006 relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e del Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 maggio 2010 sull'attuazione delle sinergie dei fondi destinati alla ricerca e all'innovazione nell'ambito del regolamento (CE) n. 1080/2006 relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e del Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca e sviluppo nelle città, nelle regioni, negli Stati membri e nell'Unione (2009/2243(INI))
– visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare i titoli XVII, XVIII e XIX,
– visto il regolamento (CE) n. 1083/ 2006 del Consiglio, dell«11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione(1),
– vista la decisione 2006/702/CE del Consiglio, del 6 ottobre 2006, sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione(2),
– vista la decisione n. 1982/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, concernente il settimo programma quadro della Comunità europea per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)(3),
– vista la decisione n. 1639/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 2006, che istituisce un programma quadro per la competitività e l'innovazione (2007-2013)(4),
– vista la sua risoluzione del 10 maggio 2007 sul contributo della futura politica regionale alla capacità d'innovazione dell'Unione europea(5),
– vista la sua risoluzione del 24 maggio 2007 su «Mettere in pratica la conoscenza: un'ampia strategia dell'innovazione per l'Europa»(6),
– vista la sua risoluzione del 24 marzo 2009 sul Libro verde sulla coesione territoriale e lo stato della discussione sulla futura riforma della politica di coesione(7),
– vista la sua risoluzione del 24 marzo 2009 sulle migliori prassi nel settore della politica regionale e gli ostacoli nell'utilizzo dei Fondi strutturali(8),
– vista la sua risoluzione del 24 marzo 2009 sull'attuazione del regolamento sui Fondi strutturali per il periodo 2007–2013: risultati dei negoziati relativi alle strategie nazionali e ai programmi della politica di coesione(9),
– visto lo studio pubblicato dal Parlamento europeo dal titolo «Sinergie tra il Settimo programma quadro di ricerca dell'UE, il programma quadro per la competitività e l'innovazione e i Fondi strutturali»,
– visto lo studio pubblicato dal Parlamento europeo dal titolo «Verso una territorializzazione delle politiche europee in materia di ricerca, sviluppo e innovazione»,
– visto lo studio pubblicato dal Parlamento europeo dal titolo «Il sostegno dei Fondi strutturali all'innovazione: sfide dell'attuazione per il 2007-2013 e oltre»,
– vista la comunicazione della Commissione del 16 agosto 2007 su «Regioni europee competitive grazie alla ricerca e all'innovazione – Un contributo al rafforzamento della crescita e al miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione» (COM(2007)0474),
– vista la comunicazione della Commissione dell«11 dicembre 2007 su »Gli Stati membri e le regioni realizzano la strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione mediante la politica di coesione dell'UE 2007-2013' (COM(2007)0798),
– vista la comunicazione della Commissione del 14 maggio 2008 sui risultati dei negoziati relativi alle strategie e ai programmi della politica di coesione per il periodo di programmazione 2007-2013 (COM(2008)0301),
– vista la ventesima relazione annuale della Commissione del 21 dicembre 2009 sull'esecuzione dei fondi strutturali (2008) (COM(2009)0617),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 14 novembre 2007 dal titolo «Regions delivering innovation through cohesion policy» (Innovazione prodotta dalle regioni grazie alla politica di coesione) (SEC(2007)1547),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 24 novembre 2009 relativo alla consultazione sulla futura strategia «UE 2020» (COM(2009)0647),
– vista la quinta relazione intermedia della Commissione del 19 giugno 2008 sulla coesione economica e sociale - Regioni in crescita, Europa in crescita (COM(2008)0371) (Quinta relazione intermedia),
– vista la sesta relazione intermedia della Commissione del 25 giugno 2009 sulla coesione economica e sociale – Regioni creative e innovative (COM(2009)0295) (Sesta relazione intermedia),
– vista la nota del comitato della ricerca scientifica e tecnica (CREST) del 4 dicembre 2006 sulla relazione dal titolo «Lessons for R&D policies on the basis of the national reform programmes and the 2006 Progress Reports» (Insegnamenti da trarre per le politiche di ricerca e sviluppo sulla base dei programmi nazionali di riforma e delle relazioni di avanzamento per il 2006) (CREST1211/06),
– vista la guida della Commissione dal titolo «Regioni europee competitive grazie alla ricerca e all'innovazione - Guida pratica alle opportunità di finanziamento dell'UE per la ricerca e l'innovazione»,
– vista la relazione del Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca intitolata «European Roadmap for Research Infrastructures - Report 2006» («Tabella di marcia europea per le infrastrutture di ricerca - relazione 2006»),
– vista la relazione indipendente elaborata su richiesta della Commissione e intitolata «An Agenda for a Reformed Cohesion Policy» (Un'agenda per una politica di coesione riformata) del 2009 (relazione Barca),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e il parere della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (A7–0138/2010),
A. considerando che la rinnovata strategia di Lisbona attribuisce un'elevata priorità alla ricerca e all'innovazione per rispondere a sfide come il cambiamento climatico e l'incremento della concorrenza globale; considerando che, nel periodo successivo alla crisi, lo stimolo della crescita e dell'occupazione attraverso la ricerca e l'innovazione è diventato ancora più importante e rappresenta un obiettivo centrale della futura strategia UE 2020,
B. considerando che l'innovazione e la ricerca sono una necessità condivisa da tutti gli strati sociali e devono essere destinate al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche della popolazione,
C. considerando che il sostegno dell'Unione europea alla ricerca e all'innovazione si esplica soprattutto attraverso la politica di ricerca, innovazione e coesione, i cui principali strumenti sono i Fondi strutturali, il Settimo programma quadro di ricerca e il programma quadro per la competitività e l'innovazione,
D. considerando che la politica di coesione è un pilastro fondamentale del processo d'integrazione europea nonché una delle più riuscite politiche dell'UE, giacché facilita la convergenza tra regioni sempre più diverse e stimola la crescita e l'occupazione,
E. considerando che l'innovazione si realizza in modo più efficace a livello regionale grazie alla vicinanza di attori, fra cui università, organizzazioni pubbliche di ricerca e industrie, che promuovono i partenariati per il trasferimento delle conoscenze e lo scambio di buone prassi fra regioni,
F. considerando che il secondo orientamento strategico dell'UE sulla coesione per il periodo 2007-2013 riguarda il miglioramento della conoscenza e dell'innovazione per la crescita e che è stato quindi stanziato, a favore di tale settore, il 25% delle risorse totali,
G. considerando che, per affrontare le complesse sfide attuali, è necessario far ricorso a una combinazione integrata di tali politiche; considerando che la società della conoscenza richiede, più che una semplice somma delle attività dei diversi settori, una sinergia tra attori e strumenti, la quale è vitale poiché li rafforza reciprocamente e sostiene l'attuazione sostenibile dei progetti nel settore della ricerca e dell'innovazione, dando luogo a una migliore valorizzazione dei risultati della ricerca, che si concretizzano nella concezione di prodotti nelle regioni,
H. considerando che se, da un lato, alcuni elementi dell'architettura di tali strumenti (come la previsione di uno stesso calendario e l'allineamento alla strategia di Lisbona) consentono la realizzazione di sinergie, dall'altro permangono alcune differenze come le diverse basi giuridiche, la contrapposizione tra un approccio territoriale e uno tematico e tra una gestione condivisa e una centralizzata,
Una politica di coesione orientata agli obiettivi della ricerca e dell'innovazione
1. si compiace del fatto che, nel periodo 2007–2013, in conformità del secondo orientamento strategico comunitario sulla coesione, tutti gli Stati membri abbiano destinato una parte considerevole delle loro dotazioni finanziarie complessive alla ricerca e allo sviluppo, all'innovazione e allo sviluppo di un'economia basata sulla conoscenza e che, pertanto, siano stati elaborati 246 programmi operativi nazionali o regionali con circa 86 miliardi di euro stanziati per la ricerca e l'innovazione, di cui 50 miliardi di euro già destinati alla ricerca e allo sviluppo di base e all'innovazione; rileva che la politica di coesione è divenuta un'importante fonte di finanziamento a livello europeo per tale settore, eguagliando la dotazione tanto del Settimo programma quadro (50,5 miliardi di euro) quanto del programma quadro per la competitività e l'innovazione (3,6 miliardi di euro); sottolinea l'efficacia e la possibilità di definire obiettivi quantificati a livello degli importi destinati alla spesa per la ricerca e lo sviluppo;
2. si compiace dell'esistenza di nuovi metodi di finanziamento e rileva le potenzialità dell'iniziativa JEREMIE e del meccanismo di finanziamento con ripartizione dei rischi della Commissione e del Gruppo BEI, onde incoraggiare le opportunità di finanziamento a favore delle imprese innovative; raccomanda agli attori regionali di sfruttare queste nuove opportunità in modo complementare ai finanziamenti dei Fondi strutturali; sottolinea al riguardo la necessità di coordinare in modo efficace gli investimenti pubblici e privati;
3. attende la relazione strategica della Commissione di cui all'articolo 30, paragrafo 2, del regolamento generale; ritiene che la relazione fornirà una panoramica globale dei risultati ottenuti dagli Stati membri relativamente agli obiettivi per il periodo 2007–2009 e costituirà una base per la discussione sulle prospettive future della politica di coesione;
4. ribadisce la necessità di un approccio alle politiche specifiche dell'Unione europea basato su una governance integrata multilivello; sottolinea che un sistema funzionale di governance multilivello è un requisito indispensabile per stabilire e attuare in maniera efficiente gli obiettivi di destinazione degli stanziamenti; rileva che la responsabilità per l'attuazione dei Fondi strutturali è affidata alle autorità nazionali e regionali, mentre il programma quadro per la competitività e l'innovazione e il Settimo programma quadro sono gestiti in modo centralizzato dalla Commissione; è consapevole delle diversità amministrative esistenti a livello degli Stati membri e ritiene sia importante identificare il livello decisionale che risulti più efficace per i cittadini;
5. ritiene importante coordinare le politiche dell'UE che contribuiscono al raggiungimento della coesione economica, sociale e territoriale; ritiene necessario analizzare più approfonditamente il loro impatto sul territorio e sulla coesione al fine di favorire sinergie efficaci nonché identificare e promuovere le misure migliori, su scala europea, per incoraggiare gli investimenti nell'innovazione a livello locale e regionale; ricorda che si deve tenere in considerazione la diversa situazione socioeconomica delle tre tipologie di regione (convergenza, transizione e competitività) e la diversa capacità creativa, innovatrice e imprenditoriale; insiste a tale proposito sul fatto che gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo nonché nell'innovazione, nell'istruzione e in tecnologie che utilizzano le risorse in maniera efficiente andranno a beneficio tanto dei settori tradizionali e delle zone rurali quanto delle economie di servizi altamente qualificati, rafforzando pertanto la coesione economica, sociale e territoriale;
6. sottolinea l'enorme potenziale delle città nel portare avanti attività di ricerca e innovazione; ritiene che una politica urbana più intelligente, fondata sui progressi tecnologici e consapevole del fatto che l«80% della popolazione europea vive nelle città, dove si concentrano inoltre le maggiori disparità sociali, possa contribuire alla crescita economica sostenibile; sollecita pertanto l'integrazione della dimensione urbana nell'ambito della futura politica di coesione;
Sinergie tra i Fondi strutturali, il Settimo programma quadro e il programma quadro per la competitività e l'innovazione
7. riconosce che, attraverso le disposizioni relative alla destinazione degli stanziamenti per il 2007–2013, la politica di coesione risulta meglio orientata alla creazione di sinergie con le politiche di ricerca e innovazione e che, al contempo, la dimensione territoriale è diventata sempre più importante nel Settimo programma quadro e nel programma quadro per la competitività e l'innovazione; chiede che sia valutata la possibilità di istituire un meccanismo di destinazione degli stanziamenti basato sulla performance, con un più marcato approccio tematico che consenta di fornire risposte politiche adeguate alle nuove sfide;
8. osserva che la spesa per ricerca, sviluppo e innovazione nell'ambito del programma quadro viene suddivisa in base al criterio di eccellenza, il che implica una modalità di accesso più competitiva per i partecipanti, che richiede un'elevata capacità tecnica e una profonda conoscenza delle procedure amministrative e finanziarie; sottolinea che tale situazione determina una forte concentrazione nei cluster economici e nelle principali regioni dell'UE, limitando così la formazione di sinergie positive nel gruppo di regioni e Stati membri i quali, pur impegnati su questo fronte, non hanno ancora raggiunto l'obiettivo; sottolinea che l'aumento delle disparità regionali in termini di potenziale di ricerca e innovazione e la garanzia di un'autentica coerenza tra le politiche sono sfide che devono essere affrontate nel quadro tanto della politica di coesione quanto della politica in materia di ricerca e innovazione, a prescindere dal fatto che gli organismi esecutivi esistono a diversi livelli (sovranazionale, nazionale e subnazionale) e sono guidati da logiche diverse (si pensi ad es. alla contrapposizione tra coesione ed eccellenza);
9. insiste affinché l'efficacia innovativa dipenda dall'intensità delle sinergie conseguite e lamenta la scarsa conoscenza delle attuali opportunità di tali sinergie nei finanziamenti; esorta le regioni, quali principali attori a livello di informazione e capacità di analisi, e gli Stati membri a incrementare gli sforzi atti a migliorare la comunicazione; sottolinea che la creazione di sinergie efficaci necessita di un complesso insieme di relazioni tra gli attori che producono, distribuiscono, promuovono e applicano diversi tipi di conoscenza; rileva inoltre che i vari organismi nazionali, regionali e locali che gestiscono il Settimo programma quadro, il programma quadro per la competitività e l'innovazione e i Fondi strutturali devono essere consapevoli delle opportunità offerte da ciascuno di questi strumenti, e sollecita un migliore coordinamento tra detti attori e tra dette politiche;
10. sottolinea che gli interventi a favore di ricerca e innovazione devono trarre vantaggio dai punti di forza e dalle capacità a livello regionale e rientrare nell'ambito di una strategia regionale di innovazione basata sull'innovazione intelligente; è del parere che tali strategie richiedano un accresciuto ruolo di regioni e città nella definizione e attuazione di priorità a livello nazionale ed europeo; chiede pertanto che sia considerata la possibilità di reintrodurre azioni innovative nell'ambito dei Fondi strutturali allo scopo di promuovere strategie regionali di innovazione;
11. prende nota delle attuali possibilità di finanziamenti combinati; sottolinea, tuttavia, che il finanziamento misto non è consentito tra i Fondi strutturali e i programmi quadro; ribadisce che è però possibile combinare gli strumenti per coprire attività complementari ma separate, come nel caso delle infrastrutture di ricerca, ovvero fasi successive di progetti collegati, come nel caso dello sviluppo e del seguito di una nuova idea di ricerca, nonché i progetti che rientrano nella medesima rete o cluster;
12. ritiene che il fatto che non sia consentito il finanziamento misto da parte dei Fondi strutturali e dei programmi quadro impedisca alle regioni di utilizzare contemporaneamente i due strumenti e che processi strategici efficaci «dal basso verso l'alto» a livello regionale e nazionale potrebbero contribuire a eliminare le carenze o le sovrapposizioni dei finanziamenti a titolo dei Fondi strutturali, del Settimo programma quadro e del programma quadro per la competitività e l'innovazione;
13. sottolinea che la sinergia è particolarmente efficace per lo sviluppo delle capacità; fa riferimento in tale contesto alla gestione del finanziamento dei progetti nell'ambito del Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI) e alla necessità di coordinare le priorità dell'UE in termini di finanziamento della ricerca a livello regionale e nazionale;
14. sottolinea che la sinergia va oltre il finanziamento di progetti complementari; ritiene che il rafforzamento delle capacità, la creazione di reti e il trasferimento di conoscenze rappresentino una forma importante di sinergia e rileva che tutti gli strumenti prevedono la possibilità di realizzare tali scambi;
15. osserva che le sinergie effettive, dal punto di vista del diretto beneficiario del finanziamento, dipendono dalla sua capacità organizzativa e strategica di combinare il sostegno di vari strumenti UE; invita gli attori regionali a creare strategie regionali che possano facilitare la combinazione di finanziamenti;
16. raccomanda agli Stati membri e alla Commissione di destinare risorse sufficienti dei Fondi strutturali alla ricerca e all'innovazione, in particolare alle innovazioni sostenibili, nonché di rafforzare le capacità di ricerca; sottolinea la necessità di promuovere e applicare modelli di successo nel triangolo della conoscenza nonché di garantire lo sviluppo sostenibile della ricerca regionale e dei quadri strategici per l'innovazione, in collaborazione con le imprese, i centri di ricerca, le università e le autorità pubbliche; ribadisce il potenziale dei cluster regionali innovativi ad alta intensità di conoscenza nel mobilitare la competitività regionale, e accoglie con favore l'inserimento dello sviluppo di cluster sia nel Settimo programma quadro sia nel programma quadro per la competitività e l'innovazione (azione «Regioni della conoscenza» nel Settimo programma quadro); evidenzia le nuove Comunità della conoscenza e dell'innovazione (CCI) create nel quadro dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT), le quali mettono in collegamento tra loro i primari cluster regionali europei ad alta intensità di conoscenza; rileva che lo scambio di conoscenze nei cluster regionali può altresì essere facilitato dai Fondi strutturali; sottolinea che tali cluster rappresentano una grande opportunità, soprattutto per le regioni svantaggiate;
17. invita le autorità regionali e locali a fare un miglior uso dei Fondi strutturali per sviluppare la ricerca, le conoscenze e la capacità di innovazione nelle loro regioni, per esempio attraverso la creazione di infrastrutture di ricerca, consentendo loro di partecipare alle attività di ricerca e innovazione dell'UE; incoraggia le regioni a stabilire, in materia di ricerca e sviluppo, priorità per i Fondi strutturali che siano complementari a quelle del Settimo programma quadro; chiede una pianificazione a lungo termine a livello regionale che consenta di conseguire sinergie risultanti da complementarità tematiche tra gli strumenti di finanziamento;
18. sottolinea l'importanza di analizzare, condividere e integrare le migliori prassi sulle sinergie tra gli strumenti politici; plaude, in tale contesto, agli sforzi realizzati dalla Commissione per migliorare la cooperazione interservizi e la invita a rafforzare l'analisi a livello regionale delle potenzialità e delle esigenze della ricerca e dell'innovazione, in particolare in relazione alla raccolta dei dati qualitativi disponibili, nonché l'analisi delle interrelazioni con altri strumenti negli studi di valutazione su ognuno dei tre strumenti di finanziamento, in modo da poter fornire un orientamento comune;
19. prende nota con soddisfazione della guida pratica alle opportunità di finanziamento dell'UE per la ricerca e l'innovazione; raccomanda che, in futuro, tali note guida siano fornite immediatamente dopo l'entrata in vigore dei quadri normativi; attende il documento di lavoro della Commissione e gli esempi ivi contenuti delle sinergie in atto; invita la Commissione a svolgere un ruolo di facilitatore, promuovendo lo scambio di buone prassi, e a valutare la possibilità di fornire un supporto specialistico supplementare sulle possibilità di finanziamento comunitario mediante note orientative ex ante e un «manuale per gli utenti» per la gestione pratica e l'amministrazione dei progetti nel campo della ricerca e dell'innovazione, allo scopo di raggiungere i risultati voluti;
20. invita la Commissione a semplificare la burocrazia relativa al Settimo programma quadro e al programma quadro per la competitività e l'innovazione, al fine di rafforzare gli effetti delle sinergie con i Fondi strutturali;
21. invita la Commissione a condurre uno studio sui modi per semplificare la presentazione delle richieste di finanziamento nell'ambito dei vari programmi ricorrendo a programmi per computer che dispongano di manuali standardizzati;
22. incoraggia la Commissione a proseguire le sue attività volte a promuovere le sinergie e a informare il Parlamento europeo della loro evoluzione, segnatamente rispetto allo stato della cooperazione verticale tra l'UE e gli organismi nazionali e regionali;
23. appoggia una più forte collaborazione tra i punti di contatto nazionali del Settimo programma quadro, i gestori dei programmi di ricerca e sviluppo e le agenzie per l'innovazione, che consenta il finanziamento da fonti diverse dei diversi aspetti o delle diverse fasi dei progetti di ricerca e innovazione;
Raccomandazioni per il prossimo periodo di programmazione
24. accoglie con favore l'enfasi che il progetto di strategia UE 2020 pone sull'interdipendenza tra le politiche, sull'importanza della loro integrazione e sulla necessità di migliori sinergie e di un partenariato rafforzato nell'elaborazione e realizzazione delle politiche pubbliche; chiede che si tenga conto della necessità manifestata dalle città e dalle regioni di un quadro più completo nei tre settori anche mediante una struttura di collegamento tecnico, interna alla Commissione stessa, in grado di monitorare e coordinare le sinergie relative ai programmi di innovazione e di ricerca e sviluppo; chiede di essere associato all'elaborazione e all'attuazione degli strumenti di finanziamento dell'UE e dei regolamenti in materia di aiuti di Stato; chiede inoltre che in tale ambito la coesione territoriale svolga un ruolo particolare;
25. ritiene che i futuri programmi di ricerca, sviluppo e innovazione debbano fungere da complemento agli sforzi nazionali, orientandoli e rendendoli dinamici al fine di recuperarne il ruolo di motore e diffusore della conoscenza, dell'innovazione, dello sviluppo e degli investimenti nazionali in ricerca, sviluppo e innovazione;
26. rileva che, per consolidare la conoscenza e l'innovazione come motori della futura crescita economica, è necessario migliorare la qualità dell'istruzione, confermare i risultati della ricerca, stimolare l'innovazione e il trasferimento delle conoscenze in tutta l'Unione, sfruttare al massimo le tecnologie di informazione e comunicazione, assicurarsi che le idee innovatrici si traducano in nuovi prodotti e servizi capaci di generare crescita e occupazione di qualità e di contribuire ad affrontare le sfide derivanti dai cambiamenti sociali in Europa e nel mondo, promuovere lo spirito imprenditoriale, attribuire un'attenzione prioritaria ai bisogni degli utenti e alle opportunità del mercato, nonché garantire finanziamenti accessibili e adeguati nel cui ambito i Fondi strutturali svolgano un ruolo fondamentale;
27. sostiene le tre iniziative rappresentative della strategia UE 2020 per realizzare una crescita intelligente, ovvero «L'Unione dell'innovazione», «Youth on the move» e «Un'agenda europea del digitale», nella cui realizzazione i Fondi strutturali svolgeranno un ruolo assai importante;
28. ritiene che una politica regionale dell'UE forte e debitamente finanziata a favore di tutte le regioni dell'Unione europea sia un requisito essenziale per raggiungere gli obiettivi della strategia UE 2020 in vista di una crescita intelligente, sostenibile e integratrice, caratterizzata da alti livelli di occupazione e produttività, nonché per conseguire la coesione sociale, economica e territoriale; sottolinea al riguardo l'importanza attribuita dalla strategia UE 2020 alla ricerca e all'innovazione;
29. insiste sulla necessità di rivedere e consolidare il ruolo degli strumenti dell'UE a sostegno dell'innovazione – segnatamente i Fondi strutturali, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, il programma quadro di ricerca e sviluppo, il programma quadro per la competitività e l'innovazione e il piano SET – per razionalizzare le procedure amministrative, agevolare l'accesso ai finanziamenti, in particolare per le PMI, introdurre meccanismi di stimolo innovatori basati sul conseguimento di obiettivi legati alla crescita intelligente, sostenibile e integratrice, nonché per promuovere una maggiore cooperazione con la BEI;
30.ritiene che i Fondi strutturali siano lo strumento appropriato per sostenere le autorità locali e regionali nei loro sforzi volti a promuovere la creatività e l'innovazione; sottolinea la necessità di una maggiore flessibilità per garantire il rapido utilizzo di tali finanziamenti al fine di promuovere le iniziative imprenditoriali innovative; rileva a tale proposito il valore aggiunto che la politica di coesione apporta, specialmente alle piccole e medie imprese su vasta scala, offrendo un sostegno facilmente accessibile e fornendo un migliore accesso alla ricerca e al trasferimento di tecnologie e innovazione a fini applicativi pratici;
31. raccomanda che i finanziamenti non utilizzati in una data regione, in virtù delle disposizioni N+2 e N+3, siano integralmente riassegnati a progetti e ad iniziative dell'Unione su base regionale;
32. ricorda che la coesione territoriale ha carattere orizzontale multisettoriale e che pertanto le politiche dell'Unione europea devono contribuire al suo raggiungimento; ribadisce che tale concetto non si limita agli effetti della politica regionale ma riguarda anche il coordinamento con le altre politiche dell'UE orientate verso lo sviluppo sostenibile e atte a offrire risultati tangibili a livello regionale, allo scopo di sviluppare e utilizzare appieno le forme specifiche del potenziale regionale e aumentarne l'impatto sul territorio, promuovendo la competitività e la forza di attrazione delle regioni e raggiungendo la coesione territoriale; è del parere che «concentrazione, cooperazione, connessione» siano le coordinate chiave della coesione territoriale per conseguire uno sviluppo territoriale più equilibrato nell'Unione europea;
33. sottolinea la necessità di politiche concepite in un'ottica locale e ritiene che le città e le regioni dovrebbero perseguire una specializzazione intelligente e sostenibile, definendo un numero limitato di priorità basate sugli obiettivi dell'UE e sulle loro esigenze quali identificate nelle loro strategie regionali per l'innovazione, nonché concentrare le risorse dell'UE su tali priorità identificate; è del parere che la capacità dei responsabili decisionali regionali e degli imprenditori di attrarre e trasformare le conoscenze in un vantaggio competitivo sostenibile sia fondamentale per le prestazioni economiche di una regione e rappresenti un valore aggiunto anche per le regioni limitrofe, comprese alcune zone degli Stati membri confinanti;
34. mette in rilievo che la ricerca e l'innovazione, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di tecnologie ad emissioni di carbonio basse o nulle e di tecnologie per il risparmio energetico, sono essenziali per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico e la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, ma anche per migliorare la competitività a livello regionale e locale;
35. sostiene la proposta del Comitato delle regioni di creare una «rete virtuale della creatività» aperta a tutti (imprese, autorità locali e regionali, autorità pubbliche centrali, settore privato e cittadini), che fornisca consulenza, assistenza e accesso al capitale di rischio e ai servizi tecnici; rileva che una rete virtuale comporta l'ulteriore vantaggio di permettere agli abitanti di isole, regioni ultraperiferiche nonché zone rurali, montuose o scarsamente popolate di accedere più facilmente alla consulenza di esperti, all'istruzione e all'informazione, al sostegno alle imprese e all'orientamento in materia finanziaria;
36. sottolinea che la cooperazione transazionale è l'essenza del Settimo programma quadro e del programma quadro per la competitività e l'innovazione e che la cooperazione territoriale (esplicata attraverso i programmi transazionali, interregionali e transfrontalieri) è presente in maniera trasversale nei Fondi strutturali; esorta la Commissione a potenziare in futuro l'obiettivo della cooperazione territoriale europea attraverso una sua maggiore integrazione (mainstreaming); invita la Commissione a valutare le possibilità di rafforzare la cooperazione territoriale nel campo dell'innovazione per ogni obiettivo della politica di coesione; sottolinea che una conoscenza più approfondita dei risultati del Settimo programma quadro e del programma quadro per la competitività e l'innovazione a livello regionale agevolerebbe il coordinamento pratico fra la politica regionale dell'UE e tali programmi; invita la Commissione a prestare particolare attenzione a tale coordinamento; incoraggia gli Stati membri ad adottare ulteriori misure per un'efficace cooperazione transnazionale mediante la messa a punto di coerenti strategie regionali e nazionali volte a realizzare sinergie; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri ad agevolare l'elaborazione e l'accessibilità dei dati sull'argomento;
37. sottolinea che nell'ambito del Settimo programma quadro è concesso un sostegno alla cooperazione transnazionale nelle sue diverse forme, sia all'interno che all'esterno dell'UE, in una serie di settori tematici corrispondenti ai principali campi della conoscenza e della tecnologia, nel cui contesto è necessario sostenere e consolidare la ricerca di alta qualità allo scopo di affrontare le sfide sociali, economiche, ambientali e industriali che l'Europa fronteggia;
38. invita la Commissione ad analizzare l'impatto delle misure di semplificazione già adottate in merito alla gestione dei Fondi strutturali, allo scopo di preparare il futuro quadro legislativo;
39. riconosce che sia la gestione condivisa sia la gestione centralizzata richiedono norme specifiche e che tanto l'approccio dall'alto verso il basso («top-down») del Settimo programma quadro e del programma quadro per la competitività e l'innovazione quanto l'approccio dal basso verso l'alto («bottom-up») dei Fondi strutturali presentano ciascuno i propri meriti; sottolinea, tuttavia, la necessità di armonizzare le norme, le procedure e le prassi (relative alle norme di ammissibilità, ai costi unitari standard, alle somme forfettarie, ecc.) che disciplinano i diversi strumenti, e di garantire un migliore coordinamento (dei calendari degli inviti a presentare proposte, dei temi e tipi degli inviti, ecc.); esorta la Commissione a valutare le possibilità in tal senso, fatte salve le competenze degli Stati membri e delle regioni definite nel quadro della gestione condivisa, incoraggiando nel contempo una cultura amministrativa che promuova un'impostazione multidisciplinare mediante strategie intersettoriali comuni in una serie di settori tematici e mediante il dialogo continuo fra le comunità interessate dalle varie politiche al fine di rafforzare la coerenza delle politiche; invita la Commissione a semplificare la burocrazia dei fondi interessati e sollecita una maggiore valorizzazione dei vantaggi specifici dei due strumenti di finanziamento, contestualmente allo sfruttamento delle sinergie e al simultaneo incremento dei loro effetti;
40. invita la Commissione ad assicurare che l'imminente «Innovation Act» (atto a favore dell'innovazione) sarà elaborato con l'intento di rafforzare le sinergie tra i Fondi strutturali e i programmi quadro per la ricerca e per l'innovazione (Settimo programma quadro, programma quadro per la competitività e l'innovazione);
41. ribadisce la richiesta avanzata alla Commissione di elaborare specifici criteri di valutazione di progetti innovativi nonché di esaminare la possibilità di proporre, in futuro, incentivi normativi per l'attuazione di misure innovative;
42. constata un'evidente esigenza di maggiori competenze a livello regionale in materia di richieste di finanziamenti, procedure amministrative e finanziarie, gestione dei fondi e ingegneria finanziaria; invita la Commissione a valutare la possibilità di fornire un supporto specialistico supplementare e di garantire una più stretta cooperazione tra la rete Enterprise Europe Network e le autorità di gestione dei Fondi strutturali nonché un più stretto collegamento tra l'iniziativa Lead Market, le piattaforme tecnologiche e le tabelle di marcia tecnologiche regionali;
43.insiste sull'importanza di tenere in considerazione le pari opportunità nel valutare l'idoneità dei progetti e nel decidere l'accesso ai finanziamenti mediante i Fondi strutturali e gli altri strumenti dell'Unione;
44. sottolinea l'importanza di una migliore assistenza nell'attuazione di politiche e programmi volti a migliorare le sinergie in seno alla catena «infrastrutture di ricerca e sviluppo - innovazione - creazioni di posti di lavoro»;
45. ritiene che le grandi infrastrutture per la ricerca cofinanziate dai Fondi strutturali debbano essere sottoposte a una valutazione superiore da parte di una commissione esaminatrice internazionale inter pares, destinata ad avere un impatto positivo sull'uso efficiente dei Fondi strutturali stanziati;
46. è convinto che l'impegno dei leader politici sia un presupposto necessario per la coerenza della politica in materia di ricerca e innovazione ed anche uno strumento per rafforzarla; chiede pertanto l'istituzione di un quadro d'azione strategica per la ricerca e l'innovazione adattato alla luce dei progressi, delle nuove informazioni e del mutamento delle circostanze, nonché coerente con gli obiettivi e le priorità nazionali dello sviluppo economico e sociale;
47. ribadisce che i meccanismi informali che disciplinano la coesione territoriale e la pianificazione dello spazio in seno al Consiglio dovrebbero essere sostituiti da strutture più formali; ritiene che tale novità, unitamente alla creazione e al rafforzamento di strutture integrate e intertematiche, determinerà un migliore coordinamento delle politiche;
o o o
48. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
Sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche per un'economia in ripresa
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 maggio 2010 sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche nel contesto del rilancio economico (2010/2038(INI))
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato «Public Finances in EMU - 2009» del 12 agosto 2009 (SEC(2009)1120),
– vista la comunicazione della Commissione del 14 ottobre 2009 intitolata «Sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche per un'economia in ripresa» (COM(2009)0545),
– vista la raccomandazione della Commissione al Consiglio del 28 gennaio 2009 sull'aggiornamento nel 2009 degli indirizzi di massima delle politiche economiche degli Stati membri e della Comunità e sull'attuazione delle politiche per l'occupazione degli Stati membri (COM(2009)0034),
– vista la sua risoluzione del 18 novembre 2008 intitolata «UEM@10:Bilancio del primo decennio dell'Unione economica e monetaria (UEM) e sfide future»(1),
– vista la sua risoluzione dell«11 marzo 2009 sul piano europeo di rilancio economico(2),
– vista la sua risoluzione del 13 gennaio 2009 sulle finanze pubbliche nell'UEM 2007–2008(3),
– vista la sua risoluzione del 9 luglio 2008 sulla relazione annuale della BCE per il 2007(4),
– viste le raccomandazioni del vertice di Pittsburgh che invitano a mantenere lo sforzo di sostegno della crescita fintantoché la ripresa non sarà consolidata,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e della commissione per i bilanci (A7–0147/2010),
A. considerando le inquietudini espresse nella comunicazione della Commissione quanto alla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche nel contesto degli elevati livelli di deficit e di debito, soprattutto alla luce dell'invecchiamento demografico, e che si calcola che nella maggior parte degli Stati membri l'impatto dell'invecchiamento sul divario della sostenibilità sia da cinque a venti volte superiore rispetto agli effetti dell'attuale crisi economica,
B. considerando che il Patto di stabilità e crescita (PSC), nonostante la sua revisione nel 2005, non è stato sufficiente ad evitare la crisi attuale,
C. considerando la necessità urgente di approfondire lo studio del fenomeno della riduzione del tasso di natalità nell'Unione europea e delle sue cause e conseguenze così da invertire tale preoccupante tendenza,
D. considerando che la politica fiscale non è sostenibile se implica un eccessivo accumulo di debito pubblico nel tempo,
E. considerando che l'orizzonte politico del 2060 è appropriato, viste le proiezioni alla base della comunicazione e dato che l'invecchiamento della popolazione avrà gravi impatti sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche dei paesi europei,
F. considerando che gli aumenti di debito e deficit registrati negli Stati membri durante la crisi e i previsti sviluppi demografici faranno della sostenibilità fiscale una pesante sfida,
G. considerando che i cambiamenti demografici a lungo termine, in particolare l'invecchiamento della popolazione, negli Stati membri dell'UE hanno implicazioni sul finanziamento dei regimi pensionistici nazionali,
H. considerando che alcuni Stati membri hanno profuso sforzi insufficienti per ridurre le spese di funzionamento, contenere la spesa sanitaria e riformare i sistemi sanitario e pensionistico e che tutti gli Stati membri dovrebbero adottare le migliori prassi in questo ambito,
I. considerando che nel corso del 2009 i deficit e gli indici di indebitamento di tutti gli Stati membri sono aumentati per via del crollo delle entrate fiscali causato dalla crisi e dell'attuazione delle misure eccezionali di rilancio,
J. considerando che, di fronte ai primi segni di ripresa, il Consiglio europeo ha raccomandato nel settembre 2009 politiche di bilancio che siano «riorientate verso la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche» e ha invitato a «elaborare strategie di uscita in maniera coordinata una volta rilanciata l'economia, tenendo conto della situazione di ciascun paese»,
K. considerando che recentemente si è potuta osservare una correlazione positiva tra finanze pubbliche sane e resistenza dell'economica di un paese,
L. considerando che i debiti pubblici pongono un onere gravoso sulle future generazioni,
M. considerando che in alcuni Stati membri il debito pubblico è aumentato compromettendo la stabilità e traducendosi in un'elevata spesa pubblica per i pagamenti di interessi a discapito della spesa sempre più importante concernente sistemi sanitari e pensionistici,
N. considerando che l'aumento dei prestiti pubblici perturba i mercati finanziari facendo aumentare i tassi di interesse, con conseguenze negative per le famiglie nonché per gli investimenti in nuovi posti di lavoro,
O. considerando che la mancanza di un'efficace governance statistica o di istituzioni statistiche indipendenti negli Stati membri sta compromettendo l'integrità e la sostenibilità delle finanze pubbliche,
P. considerando che altre parti del mondo che fino a tempi recenti competevano producendo merci di bassa qualità oggi entrano nei segmenti di qualità elevata; considerando che questi concorrenti utilizzano una tecnologia avanzata, corrispondono però retribuzioni orarie modeste e non devono affrontare tendenze demografiche negative, in un contesto dove il singolo individuo accumula un elevato numero di ore di lavoro nella vita; considerando che in Europa la piena occupazione è stata raggiunta l'ultima volta prima della crisi petrolifera del 1973 e che la piena occupazione rimane tuttavia un obiettivo per il quale l'UE deve adoperarsi, in conformità dello spirito dei trattati, senza pregiudicare l'elevato livello di protezione sociale e sviluppo umano,
Q. considerando che esistono vari strumenti per ridurre il divario di sostenibilità, quali l'aumento della produttività generale e soprattutto della produttività dei servizi di assistenza sociale, l'innalzamento dell'età pensionabile, l'aumento del tasso di natalità o del numero di immigrati,
R. considerando che gli andamenti demografici sono tributari dell'evoluzione del tasso di fecondità, che a sua volta dipende, in buona misura, dagli incentivi e dalle misure di sostegno alla maternità e dai movimenti migratori,
S. considerando che gli attuali livelli di debito e deficit minacciano l'esistenza stessa dello Stato sociale,
T. considerando che la mancata attuazione di riforme strutturali e l'assenza di consolidamento delle finanze pubbliche avrà effetti negativi sulla spesa per l'assistenza sanitaria, le pensioni e l'occupazione,
U. considerando che molti Stati membri violano il PCS mentre l'adeguata conformità ad esso avrebbe mitigato gli effetti negativi della crisi,
V. considerando che la sostenibilità delle finanze pubbliche non è cruciale solo per l'Europa in generale, ma anche per il bilancio dell'Unione europea in particolare,
W. considerando che, sebbene il bilancio dell'Unione europea sia attualmente limitato a circa l«1% dell'RNL totale europeo, i principi generali e le soggiacenti ipotesi di »sostenibilità' dovrebbero valere anche per il bilancio stesso,
1. esprime profonda preoccupazione per la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche all'indomani delle crisi finanziaria ed economica; rammenta che gli sforzi compiuti nel quadro del PSC prima delle crisi erano in notevole misura votati a fornire una risposta alla crescente sfida demografica; riconosce che tale sforzo è stato in gran parte vanificato dalla necessità di aumentare considerevolmente la spesa pubblica per prevenire il disfacimento a livello mondiale del sistema finanziario e per mitigare le ripercussioni sociali di detto disfacimento;
2. deplora che anche prima dell'inizio della crisi le prestazioni di alcuni Stati membri nel consolidare le finanze pubbliche siano state deludenti nonostante le condizioni economiche favorevoli; sottolinea che ciò costituisce una violazione della parte preventiva del PSC, in particolare dopo la sua nuova stesura del 2005, e che ha gravemente minato la capacità degli Stati membri di intervenire con un'azione anticiclica quando sono scoppiate le crisi, portando a una maggiore incertezza, una disoccupazione più elevata e maggiori problemi sociali;
3. è consapevole del fatto che gli attuali livelli di spesa pubblica non possano essere mantenuti indefinitamente; accoglie con favore la decisione del Consiglio europeo di desistere dal decidere in merito a un pacchetto di seguito di misure di aiuto fintanto che i risultati del pacchetto attuale non siano stati analizzati in modo approfondito e non sia stata dimostrata inequivocabilmente la necessità di un ulteriore intervento;
4. riconosce il successo delle operazioni volte a prevenire il disfacimento del settore finanziario, sebbene la vigilanza sia tuttora di vitale importanza; auspica che l'onere finanziario correlato al salvataggio del settore bancario diminuisca; loda l'approccio coordinato assunto dalle banche centrali per conseguire tale obiettivo; appoggia pienamente la riforma del sistema di sorveglianza prudenziale e la riformulazione del quadro dell'architettura finanziaria;
5. sottolinea che il PSC deve mirare al pareggio o all'attivo nel tempo, con l'attivo in tempi economici positivi e regimi pensionistici finanziati in modo trasparente nel quadro dei bilanci pubblici o tramite sistemi privati finanziati;
6. evidenzia che la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche è essenziale per la stabilità e la crescita, e per mantenere livelli adeguati della spesa pubblica; sottolinea che gli alti livelli di debito e deficit sono una minaccia per la sostenibilità e avranno effetti negativi su assistenza sanitaria pubblica, pensioni e occupazione;
7. esprime profonda preoccupazione per i livelli elevati di debito e deficit negli Stati membri; mette in guardia dall'utilizzare la crisi come pretesto per non consolidare le finanze pubbliche, non diminuire la spesa pubblica e non attuare le riforme strutturali, tutti fattori essenziali per un ritorno alla crescita e all'occupazione;
8. sottolinea che il consolidamento delle finanze pubbliche e la riduzione dei livelli di debito e deficit sono essenziali per mantenere uno Stato sociale moderno e un sistema di redistribuzione che soddisfi la società come insieme, ma soprattutto che ne sostenga le parti meno privilegiate;
9. sottolinea che, se il debito pubblico e i tassi d'interesse continuano ad aumentare, i costi sotto forma di pagamenti di tassi di interesse non potranno più essere sostenuti dalle generazioni presenti e future senza che vengano compromessi i modelli di Stato sociale;
10. è profondamente preoccupato per il fatto che molti Stati membri violino il PSC; deplora che gli Stati membri non abbiano consolidato le loro finanze pubbliche nei tempi economicamente favorevoli prima della crisi; concorda sulla dichiarazione della Commissione secondo cui la sostenibilità del debito dovrebbe ricevere un esplicito ruolo preminente nelle procedure di vigilanza; esorta la Commissione a garantire il rispetto rigoroso del PSC;
11. mette in guarda dall'interrompere bruscamente il sostegno all'economia reale al fine di evitare una duplice caduta; richiama l'attenzione sugli effetti perversi di un abbandono prematuro di misure di sostegno o di un'eccessiva attesa prima di adottare misure correttive sulla sostenibilità delle finanze pubbliche; sottolinea che queste misure erano esplicitamente studiate per essere tempestive, mirate e temporanee; accoglie con favore il lavoro della Commissione sulla strategia di uscita dalle presenti misure contingenti; sostiene l'approccio della Commissione basato su strategie di uscita che sono differenziate tra i paesi in termini di tempo e portata; sa che il ritiro delle misure inizierà nel 2011 per il primo gruppo di paesi; incoraggia gli Stati membri a compiere ogni sforzo possibile per attuare le strategie di uscita quanto prima e con la massima risolutezza;
12. sollecita con vigore la Commissione affinché elabori un libro verde sulla natalità nell'Unione europea che non si limiti ad individuare cause e conseguenze della riduzione della natalità ma che individui soluzioni alternative per questo problema;
13. ritiene che la strategia di uscita fiscale dovrebbe essere lanciata prima della strategia di uscita monetaria onde consentire a quest'ultima una corretta attuazione, facendo in modo che la BCE, che è riuscita a evitare lo scivolone nella deflazione, possa anche garantire che l'inflazione non danneggi la ripresa; sa che la BCE ha suggerito che in assenza di una riduzione fiscale tempestiva, la sua stretta monetaria dovrà essere purtroppo più rigida di quanto anticipato;
14. sottolinea che una diminuzione dello slancio finanziario deve essere combinata con sforzi volti a rendere il mercato interno più dinamico, competitivo e attraente per gli investimenti;
15. evidenzia che una graduale e controllata uscita dai deficit è di cruciale importanza per mantenere bassi i tassi di interesse e limitare il carico del debito, salvaguardando in tal modo la capacità di mantenere la spesa sociale e gli standard di vita delle famiglie;
16. sottolinea che i tassi d'interesse bassi contribuiscono agli investimenti e alla ripresa; è consapevole degli effetti sui livelli di interesse prodotti da intense attività di prestito del governo; deplora profondamente che questo abbia portato a un aumento degli spread dei tassi d'interesse all'interno dell'UE; avverte gli Stati membri di tenere conto degli effetti delle loro decisioni di bilancio sui tassi d'interesse del mercato; è dell'avviso che finanze pubbliche sane siano un prerequisito per posti di lavoro sicuri; sottolinea che i governi, innalzando il costo del prestito, aumentano anche l'onere sui loro bilanci;
17. sottolinea che gli effetti anticiclici del PSC possono funzionare solo se gli Stati membri raggiungono efficacemente un attivo di bilancio durante i periodi favorevoli; chiede, in relazione a questo aspetto, una migliore attuazione anche della parte preventiva del PSC; esorta a passare dall'atteggiamento «prima spendi, poi ripaghi» al principio «risparmia per un'eventuale emergenza futura»; rammenta che il PSC richiede agli Stati membri di raggiungere a medio termine un bilancio in pareggio o in attivo, nel senso che un deficit del 3% non è un obiettivo, ma il limite assoluto consentito, anche nel quadro del Patto rivisto;
18. esorta a procedere a riforme strutturali parallelamente alla correzione dei pacchetti di aiuti onde prevenire future crisi nonché rafforzare la competitività delle imprese europee, conseguire una crescita maggiore e imprimere impulso all'occupazione;
19. sottolinea, nel contesto della necessità di conseguire finanze pubbliche sane, che tutti gli Stati membri dovrebbero iniziare al più tardi nel 2011 a ridurre il loro divario di sostenibilità;
20. riconosce che l'impulso fiscale e gli stabilizzatori automatici senza vincoli si sono dimostrati efficaci e suggerisce alla Commissione di chiedere agli Stati membri di tendere verso l'equilibrio di bilancio destinando le eccedenze del bilancio primario al disindebitamento quando l'economia tende verso la ripresa sostenuta;
21. segnala la particolare importanza delle iniziative a favore dell'occupazione nonché degli investimenti a lungo termine indirizzati all'aumento del potenziale di crescita economica e al rafforzamento della competitività dell'economia europea;
22. sottolinea che, nel contesto delle attuali sfide demografiche poste all'Unione, le attività anticrisi non devono avere effetti a lungo termine sulle finanze pubbliche i cui costi debbano essere sostenuti dalle generazioni presenti e future;
23. sostiene l'idea che un maggiore coordinamento delle politiche economiche nell'ambito dell'Unione europea è cosa dovuta e porta ulteriori sinergie;
24. riconosce che il PSC non è uno strumento sufficiente per armonizzare le politiche fiscali ed economiche degli Stati membri;
25. sostiene, quindi, una revisione dei meccanismi necessari a riportare le economie nazionali interne dell'UE su un percorso di convergenza;
26. propone che la Commissione istituisca un adeguato meccanismo di cooperazione con l'FMI, in casi specifici di Stati membri che ottengono dal Fondo sostegno alla bilancia dei pagamenti;
27. sottolinea che un'inflazione elevata non è una risposta alla necessità di adeguamenti fiscali, dal momento che comporterebbe notevoli costi economici e porrebbe a rischio una crescita sostenibile e inclusiva;
28. sostiene, come fa la Commissione, che «un'efficace espansione di bilancio quale risposta alla recessione non è incompatibile con la sostenibilità delle finanze pubbliche a più lungo termine» ma richiama l'attenzione sui rischi di un'espansione eccessiva e artificiale basata su un aumento della spesa pubblica che la potrebbe porre a rischio;
29. ritiene che la gestione delle finanze pubbliche sulla base di una serie di decisioni specifiche a breve termine determinerà la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e che è nel quadro di detta serie di decisioni, che fornisce una struttura per il breve termine, che si deve affrontare il problema della sostenibilità del debito pubblico;
30. ritiene che la politica di bilancio debba convertire, prevalentemente attraverso la riassegnazione, il risparmio disponibile in investimenti che rilancino la crescita, quali gli investimenti in ricerca e sviluppo, modernizzazione della base industriale, sviluppo di un'economia dell'Unione europea più verde, più intelligente, più innovativa e più competitiva nonché investimenti per essere all'altezza della sfida dell'istruzione;
31. sottolinea che una quota sostanziale delle spese pubbliche e sociali può costituire una spesa produttiva, se è diretta verso progetti che hanno un impatto benefico sull'accumularsi di capitale fisico e umano nonché sulla promozione dell'innovazione; sottolinea la necessità di controllare l'aumento del carico del debito onde garantire che l'innalzamento dei costi dei tassi d'interesse non comprima la spesa sociale essenziale; sottolinea che la sempre maggiore scarsità di risorse rende indispensabile un miglioramento della qualità della spesa del settore pubblico;
32. sottolinea che gli «ammortizzatori sociali», vale a dire i regimi di protezione sociale, si sono rivelati particolarmente efficaci in tempo di crisi; sottolinea che finanze pubbliche stabili sono una condizione essenziale per garantire che sia così anche in futuro;
33. sottolinea che la sostenibilità a lungo termine dei regimi pensionistici obbligatori dipende non solo dall'evoluzione demografica, ma anche dalla produttività della popolazione attiva (che influenza il tasso di crescita potenziale), dall'effettiva età di pensionamento nonché della quota del PIL riservata al finanziamento di detti regimi; sottolinea, inoltre, che il consolidamento delle finanze pubbliche e la riduzione dei livelli di debito e di deficit sono fattori importanti ai fini della sostenibilità;
34. osserva che un mutamento demografico, in particolare l'invecchiamento della popolazione, comporta in molti Stati membri la necessità di riformare di tanto in tanto i regimi pensionistici statali, soprattutto per quanto riguarda la base contributiva, in modo da mantenerli sostenibili sotto il profilo finanziario;
35. sottolinea che il carico del debito aumenta quando i tassi di interesse reali sono superiori al tasso di crescita del PIL e che i mercati ritengono i rischi più elevati quando il carico del debito aumenta;
36. ritiene che il livello dei tassi d'interesse associati ai prestiti di Stato rifletta il valore che il mercato attribuisce alla sostenibilità del debito di uno Stato membro;
37. osserva che l'aumento dei deficit rende il prestito più oneroso, in parte a causa dei mercati che stimano il rischio più grave quando il carico del debito aumenta più rapidamente della crescita economica e della capacità di restituire i prestiti;
38. sottolinea che l'attuale crisi finanziaria ha evidenziato in modo inequivocabile il legame diretto tra la stabilità dei mercati finanziari e la sostenibilità delle finanze pubbliche; enfatizza in tale contesto la necessità di una legislazione rafforzata e integrata in materia di vigilanza dei mercati finanziari che contempli meccanismi forti intesi alla protezione di consumatori e investitori;
39. chiede alla Commissione di avviare studi per valutare la qualità del debito degli Stati membri;
40. osserva che, affinché le finanze pubbliche degli Stati membri siano credibili, sono indispensabili un'efficace governance statistica autenticamente indipendente e un controllo appropriato da parte della Commissione;
41. suggerisce in particolare alla Commissione di valutare gli effetti delle spese fiscali sostenute dagli Stati membri per rilanciare le loro economie in termini d'impatto sulla produzione, sui conti pubblici e sullo stimolo e sulla protezione dell'occupazione, sia nel breve che nel lungo termine;
42. rileva che il PSC forma ancora la spina dorsale della disciplina necessaria per conseguire la stabilità a lungo termine delle finanze pubbliche e che gli Stati membri devono registrare eccedenze di bilancio in «periodi positivi» e disavanzi soltanto in «periodi negativi»;
43. sottolinea che i recenti attacchi speculativi contro diverse economie europee avevano quale obiettivo primario lo stesso euro e la convergenza economica europea; è convinto, in questo senso, che i problemi europei richiedano soluzioni europee che dovrebbero offrire strumenti interni intesi a evitare qualsiasi rischio di inadempienza, combinando la disciplina fiscale nazionale con i meccanismi di sostegno finanziario di ultima istanza;
44. chiede di considerare il deficit strutturale come uno degli indicatori utilizzati nella determinazione della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche;
45. ritiene che una crescita rinnovata e una strategia per l'occupazione costituiscano un fattore chiave che contribuisce alle finanze pubbliche sostenibili nell'Unione europea; è dell'avviso che l'Unione europea abbia bisogno di modernizzare la propria economia e, in particolare, la base industriale; chiede un riorientamento dei finanziamenti nei bilanci dell'UE e degli Stati membri verso maggiori investimenti nella ricerca e nell'innovazione; sottolinea che la nuova strategia Europa 2020 necessita di strumenti vincolanti per avere successo;
46. richiama l'attenzione sulla necessità di un continuo monitoraggio della sostenibilità delle finanze pubbliche negli Stati membri dell'UE al fine di valutare la portata delle sfide a lungo termine; sottolinea inoltre la necessità di una pubblicazione regolare di informazioni riguardanti non solo i valori passivi del settore pubblico, ma anche quelli dei sistemi sociali, ad esempio dei sistemi pensionistici;
47. invita la Commissione a considerare la riduzione dei divari di sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche una parte essenziale della strategia UE 2020;
48. esorta gli Stati membri a ridurre, dopo aver colmato i loro divari di sostenibilità, il rapporto tra debito pubblico e PIL a un massimo del 60%;
49. sottolinea che gli spread dei tassi d'interesse sui mercati di capitale sono i principali indicatori della solvibilità dei singoli Stati membri;
50. è estremamente preoccupato per le disparità nella qualità delle statistiche osservabili nell'UE in generale e nella zona euro in particolare;
51. sottolinea che la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche è anche fondamentalmente collegata al bilancio dell'Unione europea e al suo finanziamento;
52. sottolinea il ruolo molto positivo del bilancio dell'Unione europea, benché molto limitato dal quadro finanziario pluriennale, nel mitigare gli effetti della crisi attraverso il finanziamento del piano europeo di ripresa e la riassegnazione dei fondi verso i settori prioritari sotto questo aspetto; deplora tuttavia la mancanza di un coordinamento adeguato fra le politiche economiche e fiscali degli Stati membri per combattere la crisi economica e finanziaria e per assicurare una sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche;
La dimensione sociale e occupazionale della strategia di uscita dalla crisi
53. nota che l'aumento della disoccupazione e del debito e la riduzione della crescita provocati dalla crisi economica contrastano con l'obiettivo di finanze pubbliche sostenibili; prende atto della necessità per gli Stati membri di procedere a un consolidamento finanziario e di migliorare la liquidità delle finanze pubbliche onde ridurre il costo del debito, ma rileva anche la necessità di realizzare questi obiettivi calibrando tempi e modi, tenendo conto delle condizioni specifiche esistenti negli Stati membri; evidenzia tuttavia come tagli indiscriminati agli investimenti pubblici, alla ricerca, all'istruzione e allo sviluppo avranno conseguenze negative sulle prospettive di crescita, occupazione e inclusione sociale, e ritiene pertanto che occorra continuare a promuovere gli investimenti a lungo termine in questi campi e, se necessario, ampliarli;
54. sottolinea che la ripresa attuale è ancora fragile e che la disoccupazione continua ad aumentare nella maggior parte degli Stati membri, colpendo più duramente i giovani; è fermamente convinto che la crisi economica non potrà essere considerata conclusa fino a che il tasso di disoccupazione non sarà sceso in modo sostanziale e sostenibile, ed evidenzia il fatto che gli Stati sociali europei hanno dimostrato il loro valore nell'assicurare stabilità e contribuire alla ripresa;
55. reputa fondamentale valutare adeguatamente le ricadute sociali e occupazionali della crisi e definire a livello dell'UE una strategia di rilancio basata sul sostegno all'occupazione, alla formazione, agli investimenti che generano un'intensa attività economica, all'aumento della competitività e della produttività delle imprese, specialmente delle PMI, e al rilancio dell'industria, assicurandone nel contempo la transizione verso un'economia competitiva sostenibile; è convinto che questi obiettivi debbano essere al centro della Strategia Europa 2020;
56. ritiene che la strategia di rilancio economico non debba in alcun modo riprodurre squilibri strutturali e profonda disuguaglianza di redditi, che ostacolano la produttività e la competitività dell'economia, ma debba anzi introdurre le riforme necessarie per cercare di rimediare a tali squilibri; considera che le misure finanziarie e fiscali degli Stati membri debbano preservare salari, pensioni, sussidi di disoccupazione e potere d'acquisto dei nuclei familiari senza mettere a rischio la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e la capacità degli Stati membri di prestare in futuro servizi pubblici indispensabili;
57. osserva che il previsto invecchiamento della popolazione nei decenni a venire rappresenta una sfida senza precedenti per i paesi dell'Unione europea; ritiene pertanto che le misure anticrisi non dovrebbero, in linea di principio, avere ripercussioni a lungo termine sulle finanze pubbliche e oberare le generazioni future con il rimborso del debito attuale;
58. sottolinea l'importanza di collegare il rilancio dell'economia con politiche mirate contro la disoccupazione strutturale, in particolare quella dei giovani, degli anziani, dei disabili e delle donne, finalizzate all'aumento dell'occupazione di qualità per migliorare la produttività del lavoro e degli investimenti; sottolinea a tal proposito l'importanza che rivestono le politiche volte a migliorare la qualità del capitale umano – ad esempio quelle dell'istruzione – o le politiche di assistenza sanitaria volte a sviluppare una forza lavoro più produttiva e dalla vita attiva più lunga e le politiche intese a prolungare la durata dell'attività professionale; chiede agli Stati membri e alla Commissione di rafforzare le loro politiche e misure per l'occupazione e il mercato del lavoro, mettendole al centro della Strategia Europa 2020;
L'impatto dei cambiamenti demografici e la strategia per l'occupazione
59. considera che la sostenibilità delle finanze pubbliche dipenda in larga misura dalla capacità di innalzare il livello di occupazione per rispondere alle sfide demografiche e di bilancio, in particolare riguardo alla sostenibilità dei regimi pensionistici; è del parere che il capitale umano europeo esistente possa essere sostenuto a medio termine da politiche appropriate in materia di immigrazione che portino all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro e alla concessione della cittadinanza;
60. sottolinea che livelli più elevati di occupazione sono essenziali perché l'Unione europea possa fronteggiare l'invecchiamento della popolazione, ed evidenzia che un'elevata partecipazione al mercato del lavoro è un presupposto della crescita economica, dell'integrazione sociale e di un'economia sociale di mercato sostenibile e competitiva;
61. ritiene che la Strategia Europa 2020 debba concretizzarsi in un «patto di politica economica, occupazionale e sociale» volto a sostenere la competitività dell'economia europea e incentrato sull'integrazione per tutti nel mercato del lavoro, ossia un patto che protegga al meglio i cittadini dall'esclusione sociale; sottolinea che tutte le politiche dovrebbero sostenersi reciprocamente onde ottenere sinergie positive; è del parere che la strategia dovrebbe essere basata su linee guida e, ove possibile, su indicatori e benchmark misurabili e comparabili a livello nazionale e di Unione europea;
La sostenibilità dei sistemi di protezione sociale
62. considera che finanze pubbliche coordinate a livello europeo e finalizzate alla crescita sostenibile, all'occupazione di qualità e all'adozione delle riforme necessarie per garantire la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale costituiscano una delle risposte necessarie alle conseguenze della crisi finanziaria, economica e sociale e alle sfide dei cambiamenti demografici e della globalizzazione;
63. sottolinea che l'equilibrio a lungo termine dei regimi pensionistici obbligatori dipende non solo dall'evoluzione demografica, ma anche dalla produttività della popolazione attiva, che influenza il tasso di crescita potenziale, nonché dalla quota del PIL riservata al finanziamento di detti regimi;
64. rileva l'importanza dell'imminente Libro verde sulla riforma delle pensioni e considera fondamentale – e da incoraggiare sia contrattualmente che fiscalmente – lo sviluppo di sistemi pensionistici sostenibili, sicuri e ben diversificati, con varie fonti di finanziamento collegate all'andamento del mercato del lavoro o ai mercati finanziari ed eventualmente rappresentate da regimi d'impresa, e che comportino regimi pubblici, regimi integrativi gestiti dal datore di lavoro e regimi individuali; riconosce pertanto l'importanza dell'alfabetizzazione dei cittadini dell'Unione europea in materia di pensioni;
65. sottolinea che a lungo termine le passività pensionistiche implicite rappresentano una delle componenti maggiori del debito pubblico complessivo, e che gli Stati membri dovrebbero pubblicare regolarmente informazioni sulle loro passività pensionistiche implicite, applicando la metodologia concordata;
66. ritiene che la contestuale necessità di avere finanze pubbliche sostenibili e sistemi adeguati di protezione e inclusione sociale richieda di innalzare la qualità e l'efficienza dell'amministrazione e della spesa pubblica, e che gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a prendere in considerazione misure che assicurino una ripartizione più equa del carico fiscale con una progressiva e incisiva riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle PMI; è del parere che ciò potrebbe contribuire a ridurre la povertà, garantire la coesione sociale e promuovere la crescita e la produttività dell'economia, fattori centrali per la competitività e sostenibilità del modello economico e sociale europeo;
o o o
67. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché alla Banca centrale europea e ai governi degli Stati membri.
Contributo della politica di coesione alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona e di Europa 2020
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 maggio 2010 sul contributo della politica di coesione al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e di UE 2020 (2009/2235(INI))
– visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare gli articoli 174 e 178,
– visto il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell«11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione(1),
– vista la decisione 2006/702/CE del Consiglio, del 6 ottobre 2006, sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione(2),
– vista la risoluzione del 24 marzo 2009 sull'attuazione del regolamento sui Fondi strutturali per il periodo 2007 2013: i risultati dei negoziati sulle strategie nazionali di coesione e i programmi operativi(3),
– vista la comunicazione della Commissione del 16 agosto 2007 su «Regioni europee competitive grazie alla ricerca e all'innovazione – Un contributo al rafforzamento della crescita e al miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione» – (COM(2007)0474),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 14 novembre 2007 «L'innovazione prodotta dalle regioni grazie alla politica di coesione» (SEC(2007)1547),
– vista la comunicazione della Commissione «Lavorare insieme per la crescita e l'occupazione. Il rilancio della strategia di Lisbona» (COM(2005)0024),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione «Documento di valutazione della strategia di Lisbona» (SEC(2010)0114),
– vista la comunicazione della Commissione dell«11 dicembre 2007 su »Gli Stati membri e le regioni realizzano la strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione mediante la politica di coesione dell'UE 2007-2013' - COM(2007)0798,
– vista la comunicazione della Commissione del 14 maggio 2008 sui risultati dei negoziati relativi alle strategie e ai programmi della politica di coesione per il periodo di programmazione 2007-2013 (COM(2008)0301),
– vista la comunicazione della Commissione del 21 dicembre 2009 sulla ventesima relazione annuale sull'esecuzione dei Fondi strutturali (2008) (COM(2009)0617),
– viste le valutazioni ex post del periodo di programmazione 2000-2006,
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 24 novembre 2009 sulla consultazione in merito alla futura strategia «UE 2020» (COM(2009)0647),
– viste le conclusioni del Consiglio europeo informale dell«11 febbraio 2010,
– visti la consultazione pubblica lanciata dalla Commissione su «UE 2020» e il suo esito (SEC(2010)0116),
– vista la proposta della Commissione del 3 marzo 2010 «Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),
– vista la relazione strategica della Commissione del 31 marzo 2010 auspicante un dibattito UE sulla coesione,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per lo sviluppo regionale (A7–0129/2010),
A. considerando che, sempre tenendo presente che l'obiettivo principale della politica di coesione è quello di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo di sviluppo delle regioni e delle isole meno favorite, incluse le zone rurali, dal 2007 i regolamenti sui Fondi strutturali prevedono un'assegnazione obbligatoria degli stanziamenti per gli obiettivi di Lisbona per l'UE a 15 e che un simile meccanismo di assegnazione non obbligatoria è stato messo in atto volontariamente dall'UE a 12, correlando le risorse della politica di coesione all'attrattiva degli Stati membri e delle regioni, alla crescita e all'occupazione,
B. considerando che, soprattutto durante l'attuale recessione, la politica di coesione rappresenta uno degli strumenti principali per promuovere la crescita, la competitività e l'occupazione nell'Unione europea grazie, tra l'altro, alla stabilità degli importi finanziati per i programmi e le politiche di sviluppo a lungo termine, al sistema di gestione decentralizzato in vigore e all'inclusione nei suoi obiettivi fondamentali delle priorità comunitarie per lo sviluppo sostenibile,
C. considerando che due terzi degli investimenti del settore pubblico nell'Unione europea provengono dai livelli regionale e locale, le autorità regionali e locali sono spesso dotate di notevoli competenze politiche e sono attori chiave per il raggiungimento dei risultati sia dell'attuale strategia di Lisbona sia della futura strategia UE 2020,
D. considerando che la politica di coesione e la strategia UE 2020 devono essere integrate poiché la politica di coesione è inserita nel trattato di Lisbona per stimolare la crescita, la competitività e l'occupazione, che rappresentano gli obiettivi fondamentali della strategia,
E. considerando che la proposta strategia UE 2020, simile alla strategia di Lisbona, non riflette adeguatamente i differenti livelli di sviluppo delle regioni e degli Stati membri e quindi non pone a sufficienza l'accento sulla coesione economica dell'Unione allargata,
Politica di coesione e strategia di Lisbona
1. osserva che nelle dotazioni del programma per il 2007-2013, circa 228 miliardi di euro nel periodo di sette anni sono stati destinati alle priorità di Lisbona; sottolinea che le assegnazioni complessive, anche per l'UE a 12, sono state superiori alle percentuali suggerite;
2. rileva che le assegnazioni variano in modo significativo tra gli Stati membri e tra gli obiettivi; sottolinea che non c'è una politica unica per ogni settore e che un simile tentativo porterebbe a una mancata titolarità e identificazione con qualsiasi strategia di crescita e a una sua scarsa attuazione;
3. ricorda che, già nel periodo 2000-2006, nonostante l'assenza di un meccanismo di assegnazione degli stanziamenti, il legame tra i programmi della politica di coesione e la strategia di Lisbona era forte, con un investimento di 10,2 miliardi di euro in ricerca e innovazione;
4. ritiene che la strategia di Lisbona iniziale, basata soltanto sul metodo aperto di coordinamento, non sia stata in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati da un punto di vista strutturale e che sia stato possibile ottenere dei risultati reali solo quando è stata correlata alla politica di coesione; sottolinea che tale errore non dovrebbe essere commesso nella proposta strategia UE 2020;
5. si rammarica che, a causa del ritardo nell'avvio dei programmi e della conseguente mancanza di dati sulle spese, la corrispondenza tra le assegnazioni dei programmi e le spese reali non possa essere verificata in questa fase, né sia possibile attestare la solidità degli investimenti nell'ambito di Lisbona, principalmente per quanto attiene alla pianificazione nei paesi meno avanzati; plaude alla pubblicazione della relazione strategica della Commissione e chiede che venga sviluppato un dibattito interistituzionale di alto livello su tale base al fine di analizzare il contributo della politica di coesione agli obiettivi di Lisbona e di valutarne le interrelazioni future;
6. critica la mancanza di una valutazione complessiva dell'impatto delle spese di coesione sullo sviluppo regionale; invita la Commissione a valutare l'impatto territoriale dell'assegnazione degli stanziamenti dei Fondi strutturali alla strategia di Lisbona e a valutare se tale sistema contribuisca realmente allo sviluppo regionale coerente ed equilibrato;
7. riconosce che una valutazione efficace debba essere basata su indicatori che consentano il confronto e l'aggregazione dei dati tra regioni; sollecita la Commissione ad avanzare una proposta per indicatori di valutazione entro il 2012 al fine di fornire gli strumenti per misurare l'impatto prodotto, anche per quanto riguarda quantità e qualità, e per effettuare gli adeguamenti necessari per il prossimo periodo di programmazione;
8. si rammarica che, mentre gli obiettivi principali dell'agenda di Lisbona includevano inizialmente la crescita economica, l'occupazione e la coesione sociale, il rilancio della strategia nel 2005 presentava un programma meno ambizioso;
9. considera la debole governance multilivello uno dei limiti maggiori della strategia di Lisbona, con lo scarso coinvolgimento delle autorità locali e regionali e della società civile nella progettazione, attuazione, comunicazione e valutazione della strategia; ne raccomanda in futuro una maggiore integrazione in tutte le fasi;
10. sottolinea che quando il principio del partenariato è stato applicato alla strategia di Lisbona, è aumentato il senso di partecipazione agli obiettivi da parte delle autorità locali e regionali, nonché delle parti interessate economiche e sociali, e ciò ha assicurato una maggiore sostenibilità degli interventi; invita la Commissione a monitorare in maniera più efficace la messa in atto del principio di partenariato negli Stati membri;
11. rileva che le regioni e le città europee rivestono un ruolo fondamentale per l'implementazione della strategia di Lisbona, in quanto attori fondamentali nel campo dell'innovazione, della ricerca e delle politiche dell'istruzione; sottolinea che esse mettono in atto più di un terzo degli investimenti pubblici dell'Unione europea e che tendono sempre più a canalizzare l'allocazione dei Fondi strutturali verso obiettivi incentrati sulla crescita e sull'occupazione;
12. sottolinea che il livello regionale e locale, in particolare, ha un ruolo determinante come veicolo per raggiungere gli innumerevoli attori economici e sociali che vivono e producono in Europa, soprattutto le piccole e medie imprese (PMI) e per favorire l'istruzione e la formazione professionale, la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo;
13. si rammarica delle deboli sinergie che esistevano tra i quadri di riferimento strategici nazionali e i programmi di riforma nazionali inclusi nella strategia; raccomanda un dialogo più forte e regolare a ogni livello, anche a livello dell'UE, tra le amministrazioni responsabili per la politica di coesione e le strategie di Lisbona/UE 2020 e i partner interessati della commissione di monitoraggio;
14. apprezza i risultati ottenuti finora attraverso gli strumenti di ingegneria finanziaria e la cooperazione con la BEI nella promozione dell'innovazione e della ricerca con forme rinnovabili di finanziamento e sottolinea la necessità di rafforzare i legami tra gli strumenti finanziari dell'Unione e quelli della BEI; riconosce il loro margine di intervento per gli investimenti e chiede il loro rafforzamento soprattutto per quanto riguarda JEREMIE e JESSICA al fine di garantire un più ampio sostegno alle imprese e alle PMI; raccomanda che le norme relative a tali strumenti siano semplificate per consentirne un uso maggiore da parte dei beneficiari;
Politica di coesione e UE 2020
15. accoglie con favore il dibattito sulla strategia dell'UE 2020; sottolinea il carattere di lungo termine di tale strategia intesa a creare delle condizioni quadro per una crescita stabile, per la creazione di posti di lavoro in Europa e una transizione a un'economia sostenibile e approva le priorità individuate; sottolinea la necessità di sviluppare ulteriormente un'impostazione di governance multilivello alla coesione territoriale così avvertita in Europa;
16. si rammarica che questa strategia sia stata proposta ancor prima del completamento della revisione dell'attuale strategia di Lisbona; raccomanda fortemente che la Commissione prepari una franca valutazione dei punti deboli della messa in atto della strategia di Lisbona; sottolinea di inserire le raccomandazioni della presente relazione parlamentare nella versione finale della nuova strategia;
17. ritiene sia necessario garantire infrastrutture ampie ed efficienti attraverso la modernizzazione dei sistemi di trasporto, l'introduzione di sistemi di gestione dei trasporti non inquinanti, un migliorato accesso all'acqua potabile e ai sistemi di smaltimento delle acque e di gestione dei rifiuti, l'introduzione di un sistema di gestione ambientale più efficace, la garanzia di un uso sostenibile delle risorse naturali e delle energie rinnovabili, in vista dello sviluppo economico e di una migliore coesione sociale;
18. esorta l'Unione europea ad adottare disposizioni specifiche e a prendere delle azioni appropriate al fine di soddisfare le esigenze speciali delle regioni caratterizzate da svantaggi naturali o demografici gravi o permanenti, come le regioni costiere, insulari, montane, transfrontaliere e ultraperiferiche, tenendo conto della base giuridica per la coesione territoriale fornita dal nuovo trattato di Lisbona;
19. apprezza che nella proposta sia presa in considerazione la dimensione sociale, ma sottolinea che il pilastro economico riveste un ruolo fondamentale in termini di creazione di posti di lavoro e che è dunque di importanza cruciale portare a completamento il mercato interno, libero, aperto e funzionale che possa permettere alle imprese di reagire con flessibilità a tendenze macroeconomiche; sottolinea che la recente crisi ha dimostrato che nessuna strategia per la crescita può ignorare gli obiettivi della protezione sociale, dell'accesso ai servizi, della lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, nonché della creazione di posti di lavoro di qualità;
20. accoglie con favore l'invito a creare posti di lavoro più sostenibili e intelligenti, ma riconosce che un nuovo modello economico potrebbe portare a una distribuzione diseguale dei costi e dei benefici tra i singoli Stati membri e le regioni e pertanto, al fine di evitare che ciò accada, esorta l'Unione ad assumersi la responsabilità di identificare gli ambiti prioritari d'azione in cui, secondo quanto stabilito dal principio di sussidiarietà, un'azione a livello europeo risulti più appropriata per raggiungere migliori risultati per tutti;
21. sottolinea che l'istruzione e l'innovazione sono strumenti chiave per stimolare lo sviluppo dell'UE e possono renderla più competitiva dinnanzi alle sfide globali; ritiene che occorrano periodici investimenti in tali campi e, alla stessa stregua, che vengano effettuate valutazioni periodiche del progresso compiuto sulla base dei risultati raggiunti; invita, a tal proposito, ad un migliore coordinamento dei fondi strutturali e del programma quadro con lo scopo di utilizzare al meglio, in futuro, i benefici derivanti dai finanziamenti alla ricerca e all'innovazione e per lo sviluppo di poli innovativi regionali all'interno di e fra Stati membri;
22. è convinto che l'istruzione e la formazione siano i pre-requisiti fondamentali per lo sviluppo dell'UE e possono renderla più competitiva dinnanzi alle sfide globali; ritiene che occorrano investimenti regolari in tali campi e che si debbano valutare periodicamente i progressi conseguiti;
23. riconosce che la struttura degli obiettivi stabilita nelle politiche strutturali ha dato risultati positivi durante i primi anni; invita, per il bene dell'affidabilità della pianificazione, a proseguire nell'utilizzo di questa struttura e del principio di gestione ripartita; riconosce che un aggiustamento del contenuto degli obiettivi potrebbe rivelarsi necessario in vista di un adeguamento agli obiettivi per il 2020;
24. rileva che le carenze infrastrutturali, in particolar modo nelle regioni rurali, variano considerevolmente in Europa, bloccandone il potenziale di crescita e il regolare funzionamento del mercato interno; sottolinea l'importanza della cooperazione transfrontaliera a tale riguardo e ritiene che sia necessario creare una reale parità di condizioni nelle infrastrutture dei trasporti, dell'energia, delle telecomunicazioni e delle tecnologie informatiche, e che tali condizioni debbano essere incluse nella strategia e debbano continuare a costituire una parte essenziale della politica di coesione;
25. riconosce che il bilancio dell'Unione è chiamato a svolgere un ruolo cruciale per conseguire gli obiettivi di UE 2020; ritiene che la politica di coesione, grazie al suo approccio strategico, alla forte condizionalità vincolante, agli interventi mirati, al monitoraggio e all'assistenza tecnica, sia un meccanismo efficace ed efficiente per raggiungere risultati nell'ambito della strategia UE 2020;
26. rileva che, per quanto attiene specificamente all'accesso alla banda larga, vi sono notevoli carenze nelle zone rurali, che devono essere superate in conformità all'obiettivo stabilito dall'agenda europea del digitale, al fine di sostenere lo sviluppo economico sostenibile di tali regioni;
27. accoglie con favore il riconoscimento del ruolo dei Fondi strutturali nel raggiungimento degli obiettivi UE 2020; sottolinea, tuttavia, che la politica di coesione non è solo la fonte di assegnazioni finanziarie stabili, ma è anche un potente strumento di sviluppo economico per tutte le regioni europee. I suoi obiettivi più importanti (il superamento delle disparità tra le regioni e l'introduzione di una reale coesione economica, sociale e territoriale in Europa) e i suoi principi più importanti (approccio integrato, governance multilivello e partenariato reale) sono gli elementi complementari chiave per il successo della strategia e dovrebbero essere coordinati con essa;
28. sottolinea che una politica di coesione forte e dotata dei giusti finanziamenti, che abbracci tutte le regioni europee, debba essere un elemento chiave della strategia UE 2020; ritiene che tale politica, con il suo approccio orizzontale, sia una precondizione per l'effettivo raggiungimento degli obiettivi dell'UE 2020, nonché per raggiungere la coesione sociale, economica e territoriale nell'UE; rifiuta qualsiasi tentativo di rinazionalizzare la politica di coesione e chiede che sia pienamente sostenuta una dimensione regionale nella revisione del bilancio dell'UE;
29. sottolinea che un'opportuna definizione dei meccanismi di azione è di vitale importanza per il successo della strategia UE 2020;
30. sottolinea che la politica di coesione non è subordinata alla strategia UE 2020; mette in evidenza che, sebbene le priorità della politica di coesione debbano essere allineate con gli obiettivi UE 2020, occorre garantire una sufficiente flessibilità per tener conto delle specificità regionali e per sostenere le regioni più deboli e più svantaggiate affinché superino le loro difficoltà socioeconomiche e gli svantaggi naturali, riducendo così le disparità;
31. richiede che sia migliorato il sistema di governance nella strategia UE 2020 rispetto alla strategia di Lisbona; raccomanda che esso sia progettato e implementato utilizzando i fondi strutturali e di politica di coesione secondo il principio della governance multilivello al fine di garantire un maggiore coinvolgimento delle autorità locali e regionali e delle parti interessate della società civile; sottolinea che tale coinvolgimento deve comprendere l'adozione di accordi di governance multilivello;
32. ritiene che la strategia UE 2020 debba essere una parte integrante per il raggiungimento dell'obiettivo di coesione territoriale, inserita come nuovo obiettivo nel trattato di Lisbona; ritiene che le iniziative locali per promuovere la cooperazione transfrontaliera rappresentino un potenziale notevole per la coesione territoriale che non è stato ancora sfruttato appieno; invita la Commissione ad indicare più in dettaglio il ruolo delle macroregioni nelle sue proposte per i futuri accordi in materia di cooperazione territoriale;
33. sottolinea che una più forte dimensione territoriale della strategia, considerando le specificità delle regioni europee e i differenti livelli di sviluppo, con il diretto coinvolgimento delle autorità regionali e locali e i partner indicati nel regolamento sui Fondi strutturali nella pianificazione e nell'attuazione dei programmi pertinenti, porterà a un maggiore senso di partecipazione ai suoi obiettivi a ogni livello e garantirà una migliore consapevolezza degli obiettivi e dei risultati in gioco; ritiene inoltre che le regioni debbano essere sostenute in modo continuativo sviluppando strumenti finanziari innovativi, affinché esse mantengano il loro ruolo nel conseguimento degli obiettivi della strategia di Lisbona;
34. sottolinea l'importanza della conoscenza del territorio a livello locale e regionale per gli obiettivi della strategia UE 2020; a tal fine è fondamentale garantire una informazione statistica condivisa ed una capacità di lettura degli indicatori anche di livello locale e regionale;
35. sottolinea il ruolo chiave delle città nel raggiungimento degli obiettivi UE 2020; invita a tenere in considerazione la loro esperienza e i loro contributi per l'attuazione delle priorità UE 2020, in particolare per quanto concerne il cambiamento climatico, l'integrazione sociale, il cambiamento demografico e gli investimenti nello sviluppo economico sostenibile, i settori dell'energia, dei trasporti, della gestione delle risorse idriche, dell'assistenza sanitaria, della sicurezza pubblica e così via; concorda con la proposta di conclusioni del Consiglio che sottolinea come le regioni debbano essere coinvolte nelle future strategie per la crescita e per l'occupazione; afferma che, poiché l'attuazione di qualunque strategia in questo settore deve essere effettuata in cooperazione con le regioni e le città, la Commissione e il Consiglio dovrebbero prendere in considerazione il parere del Comitato delle regioni in merito alla strategia UE 2020;
36. si attende che la Commissione presenti proposte concrete per creare sinergie tra la politica di coesione e le politiche settoriali esistenti in base a un approccio integrato; raccomanda la razionalizzazione degli obiettivi, degli strumenti e delle procedure amministrative dei programmi e l'allineamento della durata del programma di tali politiche;
37. ritiene tuttavia che l'Unione debba continuare ad utilizzare come principali strumenti di finanziamento il Fondo di coesione e i Fondi strutturali, che presentano metodi operativi ben consolidati per il raggiungimento dei risultati; ritiene che non sia necessario creare nuovi fondi tematici separati per conseguire gli obiettivi della strategia UE 2020 e reputa invece che essi dovrebbero essere inclusi nelle politiche di coesione e di sviluppo rurale;
38. raccomanda l'adozione di un approccio semplificato dell'uso dei Fondi strutturali nel prossimo quadro normativo; evidenzia che l'armonizzazione delle norme e delle procedure tenendo anche conto dei modelli di migliori prassi potrebbe portare a sistemi di applicazione semplificati e incoraggerebbe la partecipazione di potenziali beneficiari ai programmi cofinanziati dall'UE;
39. raccomanda che la Commissione effettui una revisione annuale delle priorità della strategia UE 2020, sulla base dei risultati conseguiti nella sua messa in atto, prendendo in considerazione ogni tipo di modifica delle condizioni inizialmente previste e identificando nuove priorità strettamente correlate ai cambiamenti permanenti a livello locale, regionale e globale;
40. invita la Commissione a presentare quanto prima al Parlamento un programma di lavoro strutturato per l'implementazione della strategia e, in futuro, valutazioni chiare sullo stato della sua messa in atto; chiede inoltre la stesura di un documento di lavoro chiaro che indichi la relazione tra la strategia e la politica di coesione;
41. ritiene che il Comitato delle regioni, attraverso la sua piattaforma di monitoraggio di Lisbona, dovrebbe continuare a monitorare l'effettivo progresso della futura strategia UE 2020 e che gli Stati membri dovrebbero riferire, su base annua e in maniera strutturata, in merito ai progressi conseguiti;
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42. incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
– vista la dichiarazione di Barcellona adottata in occasione della conferenza euro-mediterranea dei ministri degli Affari esteri tenutasi a Barcellona il 27 e 28 novembre 1995, che istituisce un partenariato euro-mediterraneo,
– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dal titolo «Il processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo» (COM(2008)0319),
– vista l'approvazione da parte del Consiglio europeo di Bruxelles del 13 e 14 marzo 2008 del Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo,
– vista la dichiarazione finale del vertice di Parigi per il Mediterraneo, tenutosi a Parigi il 13 luglio 2008,
– vista la dichiarazione finale della riunione dei ministri degli Affari esteri dell'Unione per il Mediterraneo, tenutasi a Marsiglia il 3 e 4 novembre 2008,
– viste le dichiarazioni dell'Ufficio dell'Assemblea parlamentare euro-mediterranea (APEM) di Parigi (12 luglio 2008), Il Cairo (22 novembre 2009) e Rabat (22 gennaio 2010),
– viste le conclusioni della riunione inaugurale dell'Assemblea regionale e locale euro-mediterranea (ARLEM) di Barcellona del 21 gennaio 2010,
– vista la dichiarazione finale del vertice euro-mediterraneo dei Consigli economici e sociali e delle istituzioni analoghe di Alessandria del 19 ottobre 2009,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla politica mediterranea dell'Unione europea, comprese quelle del 15 marzo 2007(1) e del 5 giugno 2008(2), e la sua risoluzione sul processo di Barcellona: l'Unione per il Mediterraneo, del 19 febbraio 2009(3),
– viste le conclusioni della seconda conferenza ministeriale euro-mediterranea sul rafforzamento del ruolo delle donne nella società, tenutasi a Marrakech l«11 e 12 novembre 2009,
– vista la sua risoluzione del 15 novembre 2007 sullo sviluppo della politica europea di vicinato(4),
– viste le raccomandazioni delle commissioni dell'APEM adottate durante la sesta sessione plenaria tenutasi ad Amman il 13 e 14 marzo 2010,
– vista la raccomandazione dell'APEM adottata il 13 ottobre 2008 in Giordania e trasmessa in occasione del primo incontro dei ministri degli Affari esteri del processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo di Marsiglia,
– visto lo statuto del segretariato generale dell'Unione per il Mediterraneo, adottato il 3 marzo 2010,
– visto l'articolo 48 del proprio regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per il commercio internazionale nonché della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (A7–0133/2010),
A. considerando che il bacino del Mediterraneo è un'area di importanza cruciale per l'UE e che in un mondo multipolare e interdipendente, i grandi insiemi regionali integrati saranno meglio in grado di rispondere alle sfide sociali, culturali, economiche, ambientali, demografiche, politiche e di sicurezza,
B. considerando che l'Unione europea deve adottare una visione strategica che tenga conto di tutte queste sfide nei suoi rapporti con i suoi vicini del Sud ponendosi come priorità lo sviluppo sociale, economico e democratico della regione,
C. considerando che, come stabilisce l'articolo 8 del trattato UE, l'Unione sviluppa con i paesi vicini rapporti preferenziali con l'obiettivo di creare uno spazio di prosperità e di buon vicinato basato sui valori dell'Unione e caratterizzato da stretti e pacifici rapporti fondati sulla cooperazione,
D. considerando che l'Unione per il Mediterraneo (UpM) aiuta a rafforzare ulteriormente la dimensione regionale e multilaterale delle relazioni euro-mediterranee rilanciando la prospettiva di costruire uno spazio di pace, sicurezza e prosperità per 800 milioni di abitanti, e rappresenta il quadro ideale per raccogliere le sfide socioeconomiche, promuovere l'integrazione regionale e garantire il co-sviluppo degli Stati partner,
E. considerando che la politica di vicinato, privilegiando l'approfondimento di relazioni bilaterali differenziate, non consente da sola di contribuire a un processo comune di integrazione e a riforme significative nella regione; considerando in questo quadro l'opportunità offerta dall'istituzione dell'UpM di rafforzare la complementarità tra le politiche bilaterali da un lato e regionali dall'altro onde rispondere più efficacemente agli obiettivi della cooperazione euro-mediterranea basati sul reciproco riconoscimento di valori condivisi come la democrazia, lo Stato di diritto, il buon governo e il rispetto dei diritti dell'uomo; considerando che occorre insistere affinché gli Stati membri si impegnino a condurre una politica europea di vicinato coerente e credibile conformemente all'articolo 8 del trattato UE,
F. considerando indispensabile appoggiarsi sugli acquis del processo di Barcellona i cui obiettivi e le cui realizzazioni devono essere rafforzati dall'UpM conformemente alla dichiarazione di Parigi del 13 luglio 2008 non moltiplicando né sovrapponendo gli strumenti politici e i livelli istituzionali già esistenti per garantire l'efficacia e la coerenza dei numerosi strumenti di cooperazione euro-mediterranea,
G. considerando che da una quindicina d'anni i paesi mediterranei conoscono una rapida diversificazione delle loro relazioni commerciali ed economiche (per esempio, con la Russia, la Cina, il Brasile e gli Stati del Golfo) e che le loro società sono oggetto di sostanziali trasformazioni (modi di consumo, mobilità, transizione demografica, ecc.) che non sono senza conseguenze sugli equilibri interni soprattutto territoriali,
H. considerando che i limitati scambi culturali non sono in grado, da soli, di avvicinare i popoli del Mediterraneo e che l'Europa va perdendo gradatamente la propria influenza culturale sui suoi partner mediterranei,
I. considerando l'importanza delle crescenti disparità tra gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi terzi mediterranei nonché i preoccupanti problemi strutturali di carattere socioeconomico e istituzionale, che richiedono risposte forti e condivise nel comune interesse di tutti gli Stati membri dell'UpM; considerando che il potenziale di crescita economica dei paesi terzi mediterranei incoraggia tale prospettiva; considerando la necessità di un'integrazione Sud-Sud migliorata,
J. considerando che il contesto regionale in cui prende forma l'UpM è segnato da conflitti e da tensioni politiche che ne hanno compromesso e rallentato lo sviluppo dopo il vertice di Parigi nel luglio 2008; considerando che il processo di pace nel Vicino Oriente è oggi ad un punto morto,
K. considerando che gli effetti della crisi economica e finanziaria si sono sommati alle sfide politiche, economiche e sociali già esistenti nei paesi partner, soprattutto in relazione al problema della disoccupazione; considerando che è nell'interesse comune di questi paesi e dell'UE ridurre il numero di disoccupati nella regione e offrire alla popolazione, e soprattutto alle donne, ai giovani e alla popolazione rurale una speranza per il futuro,
L. considerando che la ripresa del processo di pace nel Vicino Oriente e le concrete prospettive di una soluzione globale di lunga durata sono di primaria importanza per lo sviluppo delle relazioni euro-mediterranee e per il corretto funzionamento e la realizzazione dei progetti dell'UpM,
M. considerando che le due principali innovazioni dell'UpM – l'una istituzionale (copresidenza, comitato congiunto permanente, segretariato dell'UpM) l'altra operativa (progetti integrati) – devono funzionare in modo efficace e trasparente onde migliorare le condizioni di vita dei cittadini quali principali beneficiari di questo progetto,
N. considerando che il segretariato generale è chiamato a diventare il perno del dispositivo, che la sua efficacia dipenderà dalla capacità del suo personale di lavorare in modo indipendente e che d'altronde la presenza di un alto funzionario israeliano e di un alto funzionario palestinese che cooperano in seno a un'organizzazione internazionale su scala regionale è un fatto inedito e promettente,
O. considerando che le regioni mediterranee sono direttamente interessate dalle problematiche transnazionali quali lo sviluppo sostenibile, la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, i flussi migratori, gli scambi culturali e il turismo e che sono altresì confrontate a problematiche transfrontaliere quali la gestione dell'acqua e l'accesso a quest'ultima, l'inquinamento, lo sviluppo delle reti di trasporto e che pertanto le autorità locali e regionali costituiscono fattori chiave ai fini dell'ideazione di politiche territoriali sostenibili adatte alle particolarità locali e della realizzazione di progetti concreti e inclusivi,
P. considerando la vasta problematica costituita dall'agricoltura nei paesi mediterranei, in ragione del suo peso socioeconomico, delle incidenze ambientali e delle implicazioni in materia di equilibrio territoriale,
Q. considerando che il 60% della popolazione mondiale povera d'acqua si concentra nella parte meridionale del bacino mediterraneo e nel Vicino Oriente e che, secondo le relazioni del PNUS sul mondo arabo e quelle del piano blu, 63 milioni di persone potrebbero trovarsi in carenza d'acqua entro il 2025,
R. ricordando la decisione, adottata dalla conferenza ministeriale dell'UpM tenutasi a Marsiglia il 4 novembre 2008, di ridurre il divario digitale tra le due sponde del Mediterraneo, che ha dato vita alla proposta sulla BB-Med (banda larga per il Mediterraneo),
S. considerando che dopo il vertice di Parigi i progetti annunciati nel quadro dell'UpM soffrono al giorno d'oggi di una mancanza di fondi a livello mondiale che rischia di ritardarne l'esecuzione,
T. considerando l'importanza dei flussi migratori e delle diverse sfide che essi comportano per una sponda e l'altra del Mediterraneo sul piano umano, sociale, culturale ed economico,
U. considerando l'importanza fondamentale dei flussi di capitali costituiti dalle commesse versate dai migranti alle popolazioni nei paesi della sponda sud,
V. considerando la recente entrata in vigore del trattato di Lisbona con le modifiche istituzionali che ha comportato, da un lato, e i persistenti interrogativi relativi al funzionamento e al finanziamento dell'UpM, dall'altro, che rendono essenziale per il Parlamento europeo seguire da vicino gli sviluppi dell'UpM per dare il suo contributo alla piena riuscita del vertice di Barcellona,
1. chiede ai capi di Stato e di governo dell'UpM che si riuniranno a Barcellona il 7 giugno 2010 di fare tutto il possibile affinché questo appuntamento si riveli, dopo due anni difficili, un successo per l'avvio delle istituzioni dell'UpM, l'attuazione di grandi progetti e registri progressi in tutti i capitoli della cooperazione euro-mediterranea;
2. resta preoccupato, nonostante l'istituzione dell'UpM, per l'assenza di una definizione chiara della politica mediterranea dell'Unione europea e di una visione strategica a lungo termine per lo sviluppo e la stabilizzazione della regione; insiste sulla necessità che il processo di integrazione euro-mediterraneo ritorni a essere una priorità politica nell'agenda dell'UE;
3. invita i governi dei paesi membri dell'UpM a rivedere in profondità e intensificare il dialogo politico; insiste sul fatto che il rispetto e la comprensione reciproci costituiscono elementi essenziali di tale dialogo e ricorda che la promozione e il rispetto della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti dell'uomo, siano essi civili, politici, economici, sociali o culturali, nonché i diritti collettivi devono essere chiaramente iscritti tra gli obiettivi di questa nuova iniziativa, soprattutto attraverso il rafforzamento dei meccanismi esistenti; insiste in tale ambito sull'importanza del rispetto delle libertà di espressione, di pensiero e di credo nonché sulla necessità di garantire i diritti delle minoranze, comprese quelle religiose; sottolinea che i diritti della donna, la pari opportunità e la lotta contro la discriminazione basate sull'orientamento sessuale esigono particolare attenzione; ribadisce il suo sostegno alle organizzazioni politiche democratiche e della società civile della sponda sud del Mediterraneo e rende omaggio al lavoro di qualità compiuto dalle organizzazioni femminili;
4. è del parere che le tensioni politiche e i conflitti regionali nel Mediterraneo non debbano frenare la possibilità di compiere passi concreti verso operazioni settoriali e multilaterali e che attraverso la realizzazione di grandi progetti integratori e un dialogo politico aperto l'UpM contribuirà a sviluppare un clima di fiducia propizio al perseguimento degli obiettivi di giustizia e di sicurezza comune in uno spirito di solidarietà e di pace; sottolinea tuttavia che non vi potrà essere un successo pieno e completo dell'UpM senza una soluzione dei vari conflitti regionali nel rispetto del diritto internazionale che faccia del Mediterraneo un'unica area di pace;
5. insiste sull'urgenza di pervenire a una soluzione giusta e duratura del conflitto nel Vicino Oriente ed è favorevole a un impegno determinato dell'UE e di tutti i paesi membri dell'UpM in tal senso; ribadisce il suo appello alla ripresa di seri negoziati nell'ambito del processo di pace per giungere alla coesistenza tra due Stati, uno Stato palestinese indipendente, democratico e vitale e lo Stato di Israele, che vivono fianco a fianco in pace, in sicurezza e con frontiere riconosciute internazionalmente; incoraggia il contributo importante che l'UpM può fornire ai fini del miglioramento delle relazioni tra Israele e l'Autorità nazionale palestinese, soprattutto grazie alla cooperazione tra i rappresentanti israeliani e palestinese presenti al suo interno;
6. deplora che il processo di decolonizzazione del Sahara occidentale non sia ancora ultimato;
7. si rallegra della nomina del segretario generale e dell'adozione dello statuto del segretariato e raccomanda che, in vista del vertice di Barcellona, sia definita l'architettura istituzionale e operativa dell'UpM sulla base dei seguenti assi:
–
dotare il segretariato di mezzi consoni, tanto finanziari quanto statutari, a permettergli di funzionare in modo efficace ed indipendente; insistere sull'urgenza di rendere il segretariato pienamente operativo e sulla necessità di selezionare il personale in base al merito, con la dovuta attenzione al principio della distribuzione geografica e delle pari opportunità;
–
chiarire i criteri di decisione, finanziamento e attuazione dei grandi progetti, in particolare la determinazione delle priorità per i prossimi tre anni;
–
assicurare, da parte dei partecipanti europei (Stati membri, Consiglio, Commissione) una rappresentanza comune conforme al trattato di Lisbona e favorire al tempo stesso una partecipazione attiva di tutti i paesi terzi mediterranei;
–
vigilare sulla legittimità democratica dell'UpM confermando l'APEM quale parte integrante dell'architettura istituzionale;
–
rafforzare il coordinamento con i progetti e i programmi comunitari approvati dalle conferenze ministeriali specializzate prestando particolare attenzione alle possibilità di sinergie;
–
permettere cooperazioni a geometria variabile, aperte ai paesi e alle istituzione multilaterali che desiderano lavorare insieme su progetti di interesse condiviso;
–
garantire una sana cooperazione tra il segretariato e la Commissione europea nonché una chiara delimitazione delle rispettive competenze; pregare la Commissione di collaborare attivamente con l'UpM e chiedere maggior chiarezza riguardo alla sua partecipazione in questa nuova struttura internazionale;
–
sviluppare azioni di comunicazione per garantire la visibilità delle attività dell'UpM, informare i cittadini dei grandi progetti e dei progressi dell'UpM soprattutto attraverso un sito Internet completo e potenziato;
–
vigilare sulla legittimità democratica dell'UpM in modo tale che le decisioni vengano prese in tutta trasparenza associando il Parlamento europeo, l'APEM e i parlamenti nazionali al processo decisionale; sottolineare che l'APEM dovrebbe essere riconosciuta quale parte integrante dell'UpM come rappresentanza parlamentare;
–
garantire il dialogo con tutti i soggetti interessati (enti locali e organizzazioni della società civile), associandoli nel processo decisionale che riguarda i progetti principali;
8. ricorda che il Vertice di Parigi ha adottato sei grandi settori strategici orizzontali (protezione civile, autostrade del mare e autostrade terrestri, disinquinamento del Mediterraneo, piano solare mediterraneo, iniziativa di sviluppo degli affari nel Mediterraneo e università euro-mediterranea), la maggior parte dei quali sono già stati adottati nell'ambito del partenariato EuroMed; sottolinea pertanto l'importanza di una valutazione minuziosa dei programmi regionali e dei mezzi già posti in essere nell'ambito del partenariato euro-mediterraneo e auspica che la selezione dei progetti finanziati nell'ambito dell'UpM si basi sul criterio del valore aggiunto a livello sia regionale sia locale; plaude per la rapida attuazione di detti progetti prioritari;
9. ritiene essenziale che i finanziamenti dei progetti previsti grazie all'apporto di fondi pubblici e privati vengano garantiti, accresciuti e mobilitati; a tal fine:
–
invita i membri dell'UpM a erogare ai progetti fondi all'altezza delle poste in gioco e attende un impegno storico da parte dei partecipanti al vertice di Barcellona;
–
insiste affinché nella fase che precede la conclusione delle prospettive finanziarie 2007–2013 ogni apporto finanziario dell'Unione non rechi pregiudizio ai progetti regionali euro-mediterranei in corso o previsti; sottolinea la necessità di un considerevole rafforzamento dei mezzi destinati alla componente meridionale della politica europea di vicinato nonché dei contributi dell'UE ai progetti dell'UpM nelle nuove prospettive finanziarie 2014–2020 dell'UE, pur tenendo conto degli effetti della crisi economica e finanziaria;
–
plaude all'azione delle istituzioni finanziarie nazionali, europee (BEI-FEMID, BIRD) e internazionali (Banca mondiale) già operanti nella regione; insiste sulla necessità di trovare sinergie intorno ai grandi progetti e propone la creazione di una banca euro-mediterranea di investimento e di sviluppo per rafforzare il carattere paritario Nord-Sud dell'UpM;
–
insiste sul ruolo della Banca europea per gli investimenti (BEI), che assicura il coordinamento di tre dei sei progetti prioritari (il disinquinamento del Mediterraneo, il piano solare e le autostrade del mare e terrestri);
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sottolinea la necessità di creare le condizioni per una maggiore cooperazione e una migliore integrazione finanziaria ed economica tra i paesi membri dell'UpM , in particolare tra i paesi della sponda sud;
–
si compiace del recente varo di fondi di investimento destinati al finanziamento dei progetti dell'UpM, tra cui il fondo InfraMed, destinato ai progetti infrastrutturali e invita i vari operatori a favorire lo sviluppo di iniziative analoghe e a promuovere la cooperazione tra investitori, soprattutto tra investitori di lungo periodo;
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auspica l'instaurazione di fondi di investimento destinati al finanziamento dei progetti degli enti locali o regionali in materia di sviluppo sostenibile;
10. incoraggia a operare per migliorare il contesto economico e giuridico dei paesi terzi dando priorità all'instaurazione di istituzioni finanziarie subregionali durature e credibili in grado di attrarre gli investimenti stranieri; auspica altresì:
–
la predisposizione di una carta per la protezione degli investimenti comuni ai paesi terzi mediterranei che consentirebbe di armonizzare e migliorare la protezione degli investimenti e incoraggiarli;
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la creazione di un sistema di assicurazione e di garanzia finanziaria per gli investitori ispirato al sistema dell'Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti (MIGA) e adattata al contesto euro-mediterraneo;
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riforme volte a alleggerire i vincoli amministrativi e in particolare a migliorare e semplificare l'esecuzione dei contratti;
–
la promozione di un'armonizzazione progressiva e effettiva delle legislazioni del lavoro rispettando i diritti dei lavoratori nei paesi terzi dell'UpM;
–
il miglioramento dell'accesso al credito per le PMI e dell'offerta in tema di formule di credito e di microcredito;
11. auspica un miglioramento del clima economico e giuridico nella regione, garanzia indispensabile per futuri investimenti; insiste sull'obiettivo dello sviluppo delle risorse umane e dell'occupazione conformemente agli obiettivi del Millennio per lo sviluppo relativi alla lotta contro la povertà; sottolinea che la salvaguardia e il potenziamento di solidi servizi pubblici costituiscono un altro elemento essenziale per garantire lo sviluppo sostenibile della regione;
12. ritiene che una maggiore cooperazione economica bilaterale e multilaterale Sud-Sud recherebbe benefici concreti ai cittadini e migliorerebbe il clima politico nella regione;
13. insiste sulla necessità vitale di accrescere gli scambi Sud-Sud, che rappresentano attualmente solo il 6% degli scambi commerciali, e dunque di intraprendere azioni volte all'estensione dell'accordo di Agadir; ricorda l'interesse di questi paesi a intensificare le loro relazioni e i loro scambi onde costituire un polo economico unito, forte e attrattivo per gli investitori, in grado di difendere gli interessi della regione e valorizzarne lo sviluppo; sottolinea che l'UpM deve permettere di rispondere più facilmente alle richieste di assistenza tecnica e finanziaria onde promuovere l'integrazione economica Sud-Sud; considera che l'estensione e la semplificazione del cumulo d'origine paneuropeo-mediterraneo potrebbe contribuire a raggiungere tale obiettivo;
14. ribadisce l'importanza dei negoziati in corso sulla zona di libero scambio Europa-Mediterraneo e invita i paesi membri dell'UpM ad adoperarsi per armonizzare le loro posizioni nell'ambito dei negoziati OMC;
15. chiede alla Commissione di tener conto, nel corso dei negoziati sugli accordi commerciali, dei risultati degli studi di impatto esistenti e di valutare gli effetti sociali e ambientali del processo di liberalizzazione alla luce del cambiamento climatico e della crisi economica e sociale e permetterne un'attuazione progressiva e asimmetrica, tutelando su entrambe le sponde del Mediterraneo le produzioni simili, esposte a un maggiore rischio di concorrenza in relazione all'evoluzione del processo di liberalizzazione; chiede all'UpM di selezionare i progetti soprattutto in funzione dei bisogni sociali ed economici e della necessità di ridurre l'impatto sull'ambiente;
16. auspica che gli accordi di associazione siano rivisti alla luce delle nuove necessità legate alla crisi finanziaria, economica e sociale nonché alle crisi alimentari e energetiche; ricorda che uno degli obiettivi principali della creazione di una zona euro-mediterranea di libero scambio deve restare quello di un commercio al servizio dello sviluppo e della riduzione della povertà e auspica che la tabella di marcia del vertice ministeriale del 9 dicembre 2009 permetterà di conseguire tale obiettivo;
17. deplora che gli aspetti socioeconomici, commerciali ed energetici, come gli investimenti diretti esteri, l'occupazione, l'efficacia energetica, l'economia informale o la riduzione della povertà, siano stati trascurati nella dichiarazione di Parigi e chiede di rimediarvi al vertice di Barcellona;
18. ricorda che le politiche migratorie costituiscono una delle priorità del partenariato euro-mediterraneo e invita gli Stati e le istituzioni che fanno parte dell'UpM a annettere particolare attenzione alla gestione coordinata dei flussi migratori; sottolinea che la costruzione dell'UpM è indissociabile dalla valorizzazione delle risorse umane e degli scambi tra le popolazioni del bacino del Mediterraneo e incoraggia, oltre che alla regolazione dei flussi e alla lotta contro l'immigrazione clandestina, l'agevolazione progressiva di una libera circolazione tra le due sponde, il rafforzamento dei dispositivi di integrazione dei migranti, l'elaborazione di politiche attive in favore dell'occupazione e il miglioramento delle condizioni di esercizio del diritto d'asilo; considera che occorre assicurare la continuità della conferenza ministeriale Euromed sulle migrazioni svoltasi a Albufeira il 18 e 19 novembre 2007;
19. invita i membri dell'UpM ad agevolare i trasferimenti delle commesse versate dai migranti alle popolazioni dei loro paesi di origine, operando in particolare per ridurre i relativi costi;
20. ricorda l'importanza del quarto capitolo della cooperazione euro-mediterranea (relativo alla migrazione, all'integrazione sociale, alla giustizia e alla sicurezza) e sottolinea la necessità per l'UpM di promuovere la cooperazione nell'ambito di tale capitolo;
21. insiste sull'importanza strategica di settori come l'agricoltura, lo sviluppo rurale, l'adattamento al cambiamento climatico, l'utilizzazione razionale dell'acqua e dell'energia nei paesi mediterranei e chiede di fare della cooperazione in materia agricola una priorità politica; incoraggia gli Stati dell'UpM a procedere quanto più possibile verso un'armonizzazione delle rispettive posizioni nell'ambito dei negoziati dell'OMC e a progredire verso una maggiore convergenza delle politiche agricole euro-mediterranee soprattutto in materia di rispetto di appropriate norme sociali, di sicurezza alimentare, fitosanitaria e ambientale e di qualità dei prodotti; ritiene che tali politiche dovranno integrare le esigenze di uno sviluppo sostenibile (compresa la preservazione delle risorse naturali) consentendo a termine di far emergere mercati regionali e tenendo conto della situazione particolare e concorrenziale degli agricoltori mediterranei nonché della necessità di mantenere un settore agricolo forte;
22. sottolinea la necessità di definire una politica agricola regionale secondo la tabella di marcia euro-mediterranea per l'agricoltura, che tuteli la produzione alimentare locale e la sicurezza alimentare, promuova la produzione, distribuzione e diversificazione dei prodotti tipici mediterranei, lo sviluppo delle piccole e medie imprese e sia compatibile con lo sviluppo sostenibile; chiede alla Commissione, alla luce dell'insicurezza alimentare crescente in numerosi paesi partner mediterranei, di accettare le richieste dei partner riguardanti l'estensione delle salvaguardie nonché le procedure accelerate per la loro applicazione in periodi di crisi alimentare;
23. ribadisce il suo sostegno alla dimensione ambientale dell'UpM e ricorda l'importanza dell'iniziativa euro-mediterranea per il disinquinamento del Mediterraneo; si compiace a tale proposito dell'avvio della seconda fase del programma di investimenti per l'eliminazione delle principali fonti di inquinamento del Mediterraneo - meccanismo di finanziamento per la preparazione e attuazione dei progetti (MeHSIP PPIF); ritiene urgente progredire nel settore specifico della prevenzione dell'inquinamento marino e reputa che il mar Mediterraneo debba formare oggetto di particolare attenzione in quanto mare chiuso; precisa che tutti i progetti UpM dovrebbero essere previsti e seguiti in coerenza con i programmi esistenti relativi in particolare al piano d'azione per il Mediterraneo dell'UNEP per la convenzione di Barcellona;
24. invita gli Stati partner, nel quadro dei grandi progetti dell'UpM in materia di trasporti terrestri e marittimi, a migliorare le infrastrutture per garantire una migliore circolazione di persone e merci nella regione del Mediterraneo e incentivare una politica dei trasporti che tenga conto delle esigenze di sviluppo sostenibile, di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, di efficienza energetica e di intermodalità; sottolinea che tali sforzi devono essere realizzati in linea soprattutto con la politica ambientale, industriale, di sanità pubblica e di gestione del territorio; insiste sulla necessità di sviluppare i progetti relativi alle autostrade del mare al fine di incoraggiare l'utilizzo di modi di trasporto alternativi e creare rotte commerciali sicure, pulite e sostenibili;
25. ritiene che il potenziamento delle infrastrutture portuali e di trasporto terrestre possa essere un fattore di sviluppo economico e contribuire a stimolare gli scambi commerciali tra i paesi euro-mediterranei;
26. sottolinea la necessità di rafforzare la cooperazione nel settore dell'energia e chiede l'immediata promozione di piani di sviluppo, che incoraggino la differenziazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento energetico, contribuendo così in modo determinante alla sicurezza energetica nell'area mediterranea;
27. ricorda il grande potenziale delle fonti di energia rinnovabile nella regione euro-mediterranea, in particolare eolica e solare; sostiene una realizzazione rapida e coordinata del piano solare mediterraneo, il cui obiettivo principale è l'instaurazione, entro il 2020, di 20 GW di ulteriori capacità di produzione di energia rinnovabile nel Mediterraneo e di iniziative industriali come DESERTEC, nonché l'adozione di una strategia euro-mediterranea per l'efficienza energetica; auspica che i progetti corrispondano prioritariamente alle esigenze dei paesi fornitori e sottolinea a tal fine le ricadute in materia di sviluppo economico per i paesi partner del rafforzamento, in particolare sulla sponda Sud, delle infrastrutture di rete, della progressiva attuazione di un mercato regionale interdipendente e della creazione di un nuovo settore industriale connesso, ad esempio, alla fabbricazione di componenti per l'energia solare;
28. chiede che l'iniziativa «Il solare per la pace» venga promossa e sostenuta nell'ambito del progetto per l'integrazione del mercato energetico euro-mediterraneo (MED-EMIP);
29. raccomanda ai paesi partecipanti al processo euro-mediterraneo di aderire all'iniziativa «città intelligenti» prevista dal piano strategico per le tecnologie energetiche;
30. sostiene la promozione delle interconnessioni transeuro-mediterranee nei settori dell'elettricità, del gas e del petrolio al fine di migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico; sottolinea l'importanza di completare lo snodo mediterraneo dell'elettricità e sostiene lo sviluppo di un corridoio meridionale per il gas; incoraggia l'uso di flussi inversi laddove sia giustificato in termini di sicurezza, efficienza dei costi e redditività;
31. sottolinea che gli obiettivi climatici 20-20-20 avranno un notevole impatto sulla domanda di gas e ritiene pertanto che la creazione di un piano d'azione concernente il gas naturale liquefatto per i paesi membri dell'UpM possa migliorare la diversificazione e la sicurezza degli approvvigionamenti, soprattutto per i paesi che dipendono da fornitori unici;
32. ribadisce l'importanza di realizzare progressi nella tecnologia del gas naturale liquefatto e di aumentare gli investimenti nelle capacità di trasporto via nave e nei terminal di rigassificazione del GNL; fa presente che oltre allo sviluppo delle infrastrutture è necessario garantire anche la sicurezza marittima;
33. insiste sull'urgenza di sviluppare cooperazioni rafforzate in materia di protezione civile nel Mediterraneo per lottare contro le catastrofi naturali, soprattutto sismi, inondazioni e incendi boschivi; incoraggia la creazione di un istituto euro-mediterraneo per gli incendi boschivi;
34. insiste sull'importanza di sviluppare nell'ambito dell'UpM nuovi progetti destinati all'insegnamento, agli scambi scolastici e universitari e alla ricerca, quali fattori di ravvicinamento e di sviluppo dei popoli delle sponde del Mediterraneo; ritiene prioritaria, grazie all'attivo coinvolgimento della società civile, la creazione di un vero e proprio spazio euro-mediterraneo dell'insegnamento superiore, della scienza e della ricerca e a tal fine:
–
si compiace della creazione dell'università euro-mediterranea EMUNI e invita le istituzioni partecipanti a approfondire il proprio impegno nello sviluppo delle sue attività;
–
chiede un rafforzamento dei finanziamenti destinati ai programmi di scambi universitari «Erasmus Mundus» e una migliore informazione sui programmi di scambi esistenti; invita in modo particolare a ispirarsi all'esperienza del programma europeo Averroè;
–
auspica l'attuazione di un ambizioso Erasmus euro-mediterraneo junior che consenta di intensificare gli scambi scolastici fra gli Stati membri dell'UpM;
–
chiede una cooperazione più strutturata nel settore dell'insegnamento superiore e della ricerca al fine di incoraggiare il reciproco riconoscimento dei diplomi, l'istituzione di diplomi congiunti e di scuole dottorali comuni onde accrescere in particolare la mobilità dei ricercatori, accompagnata da misure per lottare contro la fuga di cervelli;
–
auspica che particolare attenzione sia annessa al ravvicinamento dell'attività di formazione, di ricerca e d'innovazione ponendo in particolare l'accento sul dialogo tra università e imprese e sul partenariato pubblico-privato nel settore della ricerca;
35. chiede che nuovi progetti volti a favorire gli scambi culturali e la reciproca cooperazione tra le società vengano rapidamente iscritti all'ordine del giorno dell'UpM, soprattutto attraverso l'adozione di una strategia euro-mediterranea in materia culturale e lo sviluppo del dialogo interculturale e interreligioso; incoraggia l'attuazione dei progetti della Conferenza permanente dell'audiovisivo mediterraneo (COPEAM) in particolare quello di una rete televisiva euro-mediterranea nonché la riedizione di iniziative che hanno avuto successo come la Settimana araba e EuroMedScola; plaude all'azione della Biblioteca di Alessandria, dell'Istituto del mondo arabo e della Fondazione Anna Lindh, in particolare l'organizzazione delle giornate del Forum per il dialogo interculturale a Barcellona nel marzo 2010 da parte di quest'ultima; chiede ai paesi e alle istituzioni che fanno parte dell'UpM di mantenere il proprio impegno nell'ambito dell'alleanza delle civiltà dell'ONU;
36. plaude alla scelta della candidatura a Capitale europea della cultura per il 2013 di Marsiglia (Provenza) il cui progetto è risolutamente orientato a una dimensione euro-mediterranea per una ravvicinamento dei popoli delle due sponde del Mediterraneo; sottolinea la vocazione di tale progetto culturale altamente simbolico a intraprendere azioni concrete e innovative al servizio del dialogo delle culture dell'Europa e del Mediterraneo;
37. rileva che occorre definire politiche industriali in grado di migliorare le economie di scala sostenendo nel contempo le piccole e medie imprese e potenziando i settori ad alta tecnologia; chiede ai paesi membri e alle istituzioni dell'UpM di svolgere un ruolo attivo nel sostenere le PMI, in particolare per quanto riguarda servizi finanziari efficienti e assistenza tecnica e amministrativa, in modo da creare una solida base imprenditoriale, soprattutto in settori che contribuiscono alla crescita economica nei paesi del Mediterraneo;
38. sottolinea che l'APEM ha vocazione a diventare l'Assemblea parlamentare dell'UpM, garante della sua legittimità democratica, e sostiene la proposta della 6a sessione plenaria dell'APEM svoltasi a Amman il 13 e 14 marzo 2010 di ribattezzare l'APEM in Assemblea parlamentare-Unione per il Mediterraneo (AP-UpM);
39. ribadisce le sue competenze nella procedura di bilancio dell'Unione europea e insiste sull'importanza per l'APEM di esercitare sin d'ora responsabilità più estese assumendo un ruolo di consulenza e di controllo democratico quanto alla definizione degli assi di lavoro, al regolare monitoraggio dei progetti e all'esecuzione di bilancio; invita le varie commissioni competenti dell'APEM a procedere alla regolare audizione del segretario generale e dei vicesegretari generali; ritiene che tale responsabilizzazione dovrebbe tuttavia andare di pari passo con un miglioramento del funzionamento e dei metodi di lavoro dell'APEM, ivi compresa l'assegnazione delle risorse umane e finanziarie necessarie nonché un miglior allineamento del lavoro dell'APEM a quello delle altre istituzioni dell'UpM; si rallegra delle decisioni adottate in tal senso in occasione della 6a sessione plenaria dell'APEM tenutasi ad Amman il 13 e 14 marzo 2010;
40. si compiace della recente creazione dell'Assemblea regionale e locale euro-mediterranea (ARLEM) e chiede di vigilare sul corretto coordinamento dei lavori dell'ARLEM con quelli dell'APEM soprattutto per il tramite di riunioni congiunte o inviti reciproci di membri dei rispettivi uffici di presidenza alle riunioni di lavoro; insiste sull'interesse di tali assemblee, che riuniscono i rappresentanti eletti delle due sponde del Mediterraneo e favoriscono gli scambi di buone pratiche democratiche;
41. insiste affinché la società civile, le parti sociali e le numerose organizzazioni professionali e socioprofessionali sviluppatesi nell'ambito del partenariato euro-mediterraneo vengano regolarmente consultate e associate alle attività e ai progetti dell'UpM; e incoraggia:
–
l'assemblea generale dei Consigli economici e sociali e di istituzioni analoghe a valutare l'instaurazione di un consiglio economico e sociale euro-mediterraneo;
–
lo sviluppo di progetti che facilitino le relazioni di affari, gli investimenti e le compartecipazioni fra imprese delle due sponde del Mediterraneo, come il progetto Invest in Med;
–
il collegamento in rete delle camere di commercio euro-mediterranee e delle associazioni sindacali e padronali euro-mediterranee;
–
l'allargamento alle organizzazioni rappresentative delle piccole e medie imprese del gruppo di cooperazione industriale incaricato di attuare la Carta euro-mediterranea per l'impresa affinché divenga lo strumento che consente di rimuovere gli ostacoli alla crescita e allo sviluppo delle PMI;
42. si compiace per l'impegno ribadito in occasione della seconda Conferenza ministeriale euro-mediterranea sul rafforzamento del ruolo delle donne nella società (Marrakesh, 11 e 12 novembre 2009) inteso a favorire la parità de iure e de facto tra donne e uomini, la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e il rispetto dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali sia delle donne sia degli uomini; chiede con insistenza che vengano adottate misure concrete in tal senso e raccomanda l'adozione di un progetto nell'ambito dell'UpM sull'imprenditoria femminile e il rafforzamento della loro partecipazione alla vita pubblica; ricorda la sua posizione costante secondo cui il rispetto delle tradizioni e dei costumi non può servire da pretesto alla violazione dei diritti fondamentali delle donne;
43. invita il Consiglio, la vicepresidente della Commissione/Alto Rappresentante dell'UE, la Commissione europea e il neocostituito Servizio europeo per l'azione esterna a fornire gli sforzi necessari per garantire la coerenza dell'UE nella partecipazione all'UpM e associare il Parlamento europeo alla definizione della politica europea;
44. accoglie con favore la recente adesione all'UpM dei paesi dei Balcani occidentali, candidati all'adesione all'UE;
45. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al presidente del Consiglio dell'Unione europea, al presidente della Commissione europea, alla vicepresidente della Commissione/Alto Rappresentante dell'Unione europea, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla copresidenza e al segretario generale dell'UpM, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati partner.
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Caucaso meridionale, fra le quali la risoluzione del 15 novembre 2007 sullo sviluppo della Politica europea di vicinato (PEV)(1) e le risoluzioni del 17 gennaio 2008 su una politica UE più efficace per il Caucaso meridionale(2) e su un approccio in materia di politica regionale per il Mar Nero(3),
– viste le sue recenti risoluzioni del 17 dicembre 2009 sull'Azerbaigian: libertà di espressione(4), del 3 settembre 2008 sulla Georgia(5); del 5 giugno 2008 sul peggioramento della situazione in Georgia(6); e del 13 marzo 2008 sull'Armenia(7),
– vista la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, del 3 dicembre 2008, intitolata «Partenariato orientale» (COM(2008)0823),
– vista la dichiarazione comune del vertice di Praga sul partenariato orientale in data 7 maggio 2009,
– visti i piani d'azione per la PEV approvati con l'Armenia, l'Azerbaigian e la Georgia nel novembre 2006 nonché lo Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), strettamente collegato all'attuazione di tali piani,
– viste le relazioni sui progressi compiuti nell'ambito della politica europea di vicinato da Armenia, Azerbaigian e Georgia, approvate dalla Commissione il 23 aprile 2009,
– visti i documenti strategici per paese 2007–2013 e i programmi indicativi nazionali 2007-2010 a titolo dell'ENPI concordati per l'Armenia, l'Azerbaigian e la Georgia,
– vista la revisione intermedia dei documenti di programmazione ENPI per l'Armenia, l'Azerbaigian e la Georgia,
– visti gli accordi di partenariato e cooperazione conclusi con Armenia, Azerbaigian e Georgia nel 1996,
– viste le relative relazioni di monitoraggio dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa,
– vista la relazione della commissione d'inchiesta internazionale sul conflitto in Georgia pubblicata il 30 settembre 2009 (relazione Tagliavini),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per il commercio internazionale (A7–0123/2010),
A. considerando che, in occasione del Consiglio Affari esteri dell«8 dicembre 2009, l'Unione europea ha ribadito la sua intenzione di promuovere la stabilità, la cooperazione, la prosperità e il buon governo in tutto il Caucaso meridionale, anche mediante programmi di assistenza tecnica,
B. considerando che, in seguito alla guerra scoppiata in Georgia nell'agosto 2008, al positivo intervento dell'UE per raggiungere un accordo di cessate il fuoco e alla necessità di impegnarsi ulteriormente per garantirne la piena attuazione, l'UE è diventata un attore importante per la sicurezza nella regione, grazie all'invio della missione UE di monitoraggio, al varo di un importante programma di assistenza postbellica e all'avvio di una missione d'informazione sulle cause e l'andamento della guerra,
C. considerando che nel 2009 si sono intensificati i negoziati per la risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh mediati dal gruppo di Minsk dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE),
D. considerando che alle persone costrette a sfollare dalle zone di conflitto del Caucaso meridionale è tuttora negato il diritto di tornare alle proprie case; che i tre paesi hanno avviato programmi per l'integrazione locale dei propri profughi e sfollati interni, ma sono tuttora confrontati a varie difficoltà che ne ostacolano la riuscita; che i rifugiati e i profughi interni non dovrebbero essere utilizzati dalle autorità interessate come strumenti politici nei conflitti,
E. considerando che la firma nell'ottobre 2009, da parte dell'Armenia e della Turchia, dei protocolli relativi all'instaurazione e allo sviluppo di relazioni diplomatiche e all'apertura del loro confine comune costituiscono un passo promettente, cui non ha però fatto seguito la ratifica,
F. considerando che i conflitti congelati sono un impedimento allo sviluppo economico e sociale e ostacolano il miglioramento del tenore di vita della regione del Caucaso meridionale nonché il pieno sviluppo del partenariato orientale della PEV; che una soluzione pacifica dei conflitti è essenziale per la stabilità nel vicinato UE; che occorrerebbe compiere ulteriori sforzi per individuare settori di interesse comune che permettano di superare le divergenze, facilitare il dialogo nonché promuovere la cooperazione regionale e le opportunità di sviluppo,
G. considerando che l'UE rispetta i principi di sovranità e integrità territoriale nelle sue relazioni con gli Stati del Caucaso meridionale,
H. considerando che il partenariato orientale offre nuove possibilità di approfondimento delle relazioni bilaterali e introduce altresì la cooperazione multilaterale,
I. considerando che il partenariato orientale mira ad accelerare le riforme, il ravvicinamento delle normative e l'integrazione economica e a fornire sostegno concreto al consolidamento della statualità e dell'integrità territoriale dei paesi partner, si basa sui principi di condizionalità, differenziazione e titolarità congiunta e prevede la negoziazione di nuovi accordi di associazione, che richiederanno l'approvazione del Parlamento europeo,
J. considerando che l'Assemblea parlamentare del vicinato orientale dell'UE (EURONEST) deve essere ufficialmente costituita come meccanismo multilaterale indispensabile di dialogo interparlamentare rafforzato tra il Parlamento europeo e i sei partner orientali dell'UE, tra cui Armenia, Azerbaigian e Georgia, al fine di avvicinare maggiormente questi paesi all'UE,
K. considerando che la situazione nella regione del Caucaso meridionale richiede una politica sempre più proattiva nell'impegno dell'UE in questa zona e che l'avvio del partenariato orientale e l'entrata in vigore del trattato di Lisbona costituiscono una buona occasione per definire una strategia dell'UE nei confronti del Caucaso meridionale,
1. ribadisce che il principale obiettivo dell'UE nella regione è incoraggiare lo sviluppo dell'Armenia, dell'Azerbaigian e della Georgia in paesi aperti, pacifici, stabili e democratici, disposti a instaurare relazioni di buon vicinato e in grado di trasformare il Caucaso meridionale in una regione di pace sostenibile, stabilità e prosperità al fine di rafforzare l'integrazione di tali paesi nelle politiche europee; ritiene che l'UE debba svolgere un ruolo politico sempre più attivo per raggiungere questo obiettivo, mettendo a punto uno strategia che unisca i suoi poteri morbidi con un approccio fermo, d'intesa con i paesi della regione e completato da politiche bilaterali;
Questioni di sicurezza e risoluzione pacifica dei conflitti
2. sottolinea che il mantenimento dello status quo nei conflitti della regione è inaccettabile e insostenibile, dal momento che comporta il rischio costante di una escalation delle tensioni e di una ripresa delle ostilità armate; ritiene che tutte le parti dovrebbero impegnarsi attivamente per raggiungere la stabilità e la pace; raccomanda programmi transfrontalieri e al dialogo tra le società civili quali strumenti per trasformare i conflitti e instaurare fiducia al di là delle linee di divisione; sottolinea che l'UE ha un importante ruolo da svolgere nel contribuire alla cultura del dialogo nella regione e nel garantire l'attuazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, fra le quali la risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU 1325 (2000);
3. fa presente che la gestione e la risoluzione dei conflitti nonché il dialogo di base richiedono, tra l'altro, il riconoscimento dei diritti e dei legittimi interessi di tutte le parti e comunità interessate, la disponibilità a rivedere l'interpretazione di eventi passati e a raggiungere una comprensione comune degli eventi passati, la volontà di superare l'odio e la paura, la propensione al compromesso su posizioni massimaliste, la rinuncia a posizioni revansciste e la disponibilità a discutere autentiche concessioni, per essere in grado di consolidare la stabilità e la prosperità;
4. rileva l'importanza di prevenire i conflitti, anche attraverso il rispetto dei diritti di tutti i membri delle minoranze nazionali, la tolleranza religiosa e sforzi volti a rafforzare la coesione economica e sociale;
5. sottolinea la responsabilità degli attori esterni nell'utilizzare le loro prerogative e la loro influenza in modo pienamente conforme al diritto internazionale, compresa la normativa in materia di diritti dell'uomo; ritiene che dovrebbe essere attuata un'ulteriore ed equilibrata cooperazione tra attori esterni nella regione per contribuire al conseguimento di una risoluzione pacifica dei conflitti; ritiene inaccettabile che attori esterni introducano condizioni per il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale degli Stati del Caucaso meridionale;
Il conflitto del Nagorno-Karabakh
6. accoglie favorevolmente il ritmo dinamico dei negoziati sul conflitto nel Nagorno-Karabakh evidenziato dai sei incontri tra i presidenti di Armenia e Azerbaigian svoltisi nel corso del 2009 nello spirito della Dichiarazione di Mosca; invita le parti a intensificare i loro sforzi per i negoziati di pace in vista di una soluzione nei prossimi mesi, a mostrare un atteggiamento più costruttivo e ad abbandonare le preferenze a perpetuare lo status quo creato con la forza e senza legittimità internazionale, causando quindi instabilità e prolungando le sofferenze delle popolazioni colpite dalla guerra; condanna l'idea di una soluzione militare e le pesanti conseguenze della forza militare già usata e chiede ad entrambe le parti di evitare ulteriori violazioni del cessate il fuoco del 1994;
7. sostiene appieno gli sforzi di mediazione del gruppo di Minsk dell'OSCE, i principi fondamentali contenuti nel documento di Madrid e la dichiarazione dei paesi copresidenti del gruppo di Minsk in data 10 luglio 2009 a margine del vertice G8 dell'Aquila; invita la comunità internazionale a dimostrare coraggio e la volontà politica di contribuire a risolvere gli aspetti più problematici che continuano ad ostacolare il raggiungimento di un accordo;
8. è profondamente preoccupato dal fatto che le centinaia di migliaia di rifugiati e profughi interni fuggiti dalle proprie case durante o a causa del conflitto nel Nagorno-Karabakh sono tuttora sfollate e non hanno diritti, compreso il diritto di rientrare, i diritti di proprietà e il diritto alla sicurezza personale; chiede a tutte le parti di riconoscere in modo inequivocabile e senza riserve tali diritti e la necessità di una rapida realizzazione e di una rapida soluzione a questo problema che rispetti i principi del diritto internazionale; chiede, a tal proposito, il ritiro delle forze armene da tutti i territori occupati dell'Azerbaigian, unitamente all'invio di forze internazionali da organizzare ai sensi della Carta delle Nazioni Unite affinché possano fornire le necessarie garanzie di sicurezza per un periodo di transizione, il che garantirà la sicurezza della popolazione del Nagorno-Karabakh e permetterà il ritorno degli sfollati interni alle proprie case e la prevenzione di ulteriori conflitti provocati dalla mancanza di una casa; chiede alle autorità armene e azere e ai leader delle relative comunità di dar prova del loro impegno a creare relazioni pacifiche fra le etnie, preparando concretamente il rientro degli sfollati; ritiene che la situazione dei profughi e degli sfollati interni dovrebbe essere affrontata secondo standard internazionali, tenendo conto anche della recente raccomandazione 1877 (2009) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa dal titolo «I popoli dimenticati dell'Europa: proteggere i diritti umani degli sfollati di lunga durata»;
9. sottolinea la necessità di reali sforzi per spianare la strada a una pace duratura; invita tutte le autorità interessate ad evitare politiche provocatorie, dichiarazioni retoriche e dai toni accesi nonché la manipolazione della storia; esorta i leader di Armenia e Azerbaigian ad agire in modo responsabile, a smorzare i toni e a preparare il terreno affinché l'opinione pubblica accetti e comprenda appieno i benefici di una soluzione globale;
10. ritiene che dovrebbe essere rapidamente abbandonata la tesi secondo cui il Nagorno-Karabakh comprende tutte le terre azere che circondano il Nagorno-Karabakh; rileva che uno status provvisorio del Nagorno-Karabakh potrebbe offrire una soluzione finché non sia deciso lo status definitivo e che essa potrebbe creare un quadro temporaneo per la coesistenza pacifica e la cooperazione delle comunità armena e azera nella regione;
11. sottolinea che la sicurezza per tutti è un elemento indispensabile di qualsiasi accordo; riconosce l'importanza di adeguati accordi di mantenimento della pace in linea con le norme internazionali in materia di diritti dell'uomo che comprendano aspetti sia militari che civili; invita il Consiglio ad esplorare la possibilità di sostenere il processo di pace con le missioni di politica comune di sicurezza e difesa (PCSD), inviando ad esempio un'ampia missione di monitoraggio in loco che potrebbe facilitare la creazione di una forza internazionale di mantenimento della pace, una volta reperita una soluzione politica;
Il riavvicinamento Armenia-Turchia
12. accoglie con favore i protocolli relativi all'instaurazione e allo sviluppo di relazioni diplomatiche tra l'Armenia e la Turchia che, tra l'altro, prevedono l'apertura del confine comune; invita entrambe le parti a cogliere quest'occasione per migliorare le loro relazioni procedendo alla ratifica e all'attuazione di detti protocolli senza condizioni preliminari e in un arco di tempo ragionevole; sottolinea che il riavvicinamento tra l'Armenia e la Turchia e i negoziati del gruppo di Minsk dell'OSCE sono processi distinti che dovrebbero avanzare seguendo la propria logica; osserva tuttavia che gli sviluppi in uno dei due processi potrebbero avere un forte impatto, potenzialmente molto positivo, per la regione nel suo insieme;
I conflitti in Georgia
13. ribadisce il suo incondizionato sostegno alla sovranità, all'integrità territoriale e all'inviolabilità delle frontiere della Georgia riconosciute a livello internazionale e chiede alla Russia di rispettarli; incoraggia le autorità georgiane a compiere ulteriori sforzi per pervenire a una risoluzione dei conflitti interni del paese in Abkhazia e nell'Ossezia meridionale; accoglie con favore la relazione Tagliavini e ne condivide le principali osservazioni e conclusioni; auspica che le ampie informazioni di base fornite dalla relazione possano essere utilizzate per procedimenti dinanzi al Tribunale penale internazionale (TPI) e da parte di singoli cittadini per quanto riguarda le violazioni della Convenzione europea sui diritti dell'uomo (CEDU); sostiene il mandato della missione di monitoraggio UE (MMUE) e ne chiede l'ulteriore estensione; invita la Russia e le autorità de facto delle regioni separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale ad astenersi dal bloccarne in parte l'attuazione;
14. rileva con soddisfazione che la comunità internazionale respinge quasi all'unanimità la dichiarazione unilaterale di indipendenza dell'Ossezia meridionale e dell'Abkhazia; deplora il riconoscimento dell'indipendenza dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale da parte della Federazione russa in quanto contrario al diritto internazionale; chiede tutte le parti di rispettare l'accordo sul cessate il fuoco del 2008 e di garantire la sicurezza e il libero accesso al personale della MMUE in loco e chiede alla Russia di onorare l'impegno a ritirare le sue truppe sulle posizioni occupate prima dello scoppio della guerra nell'agosto 2008; prende atto con profonda preoccupazione dell'accordo concluso il 17 febbraio 2010 tra la Federazione russa e le autorità de facto dell'Abkhazia sulla creazione di una base militare russa in Abkhazia senza il consenso del governo della Georgia e rileva che tale accordo è in contrasto con gli accordi di cessate il fuoco del 12 agosto e dell«8 settembre 2008;
15. sottolinea l'importanza di tutelare la sicurezza e i diritti delle persone che vivono tuttora all'interno delle regioni separatiste, promuovere il rispetto del diritto degli sfollati di origine georgiana di rientrare in condizioni di sicurezza e dignità, arrestare il processo di passaportizzazione coatta, mitigare il carattere di «cortina di ferro» dei confini de facto e ottenere la possibilità per l'UE e altri soggetti internazionali di prestare assistenza alla popolazione nelle due regioni; sottolinea la necessità di definire obiettivi a breve e a medio termine più chiari da questo punto di vista; incoraggia la Georgia a proseguire l'applicazione del proprio piano d'azione per gli sfollati interni e ad assisterli entro i confini del proprio territorio;
16. sottolinea la necessità di affrontare la dimensione georgiano-abkhaza e georgiano-sudosseta dei conflitti e garantire che i diritti e le preoccupazioni di tutte le popolazioni coinvolte siano presi in considerazione allo stesso modo; sottolinea che l'isolamento dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale è controproducente per la soluzione del conflitto e si compiace della strategia nazionale sul coinvolgimento attraverso la cooperazione, adottata il 27 gennaio 2010; incoraggia le autorità georgiane a consultare tutti i soggetti interessati per quanto riguarda l'elaborazione di un piano d'azione per l'attuazione di questa strategia; rileva l'importanza di misure volte a costruire la fiducia e dei contatti interpersonali al di là del conflitto; incoraggia inoltre l'UE a promuovere progetti in materia di libera circolazione tra le persone interessate lungo le linee di confine amministrativo;
17. ritiene che le discussioni di Ginevra rivestano grande importanza, in quanto offrono l'unica sede in cui tutte le parti del conflitto sono rappresentate e i tre principali attori internazionali – UE, OSCE e ONU – lavorano in stretta cooperazione per la sicurezza e la stabilità della regione; deplora che il potenziale di questa sede non abbia ancora prodotto risultati tangibili e che continuino a verificarsi incidenti sulla linea del cessate il fuoco, nonostante l'opportuna istituzione del meccanismo di prevenzione e reazione agli incidenti; chiede alle parti di sfruttare appieno il meccanismo e le sue potenzialità per il rafforzamento della fiducia reciproca; esorta la Vicepresidente della Commissione/Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione a compiere ogni sforzo per imprimere nuovo slancio a questi colloqui al fine di riuscire a stabilizzare in modo soddisfacente la situazione e di attuare pienamente l'accordo di cessate il fuoco dell'agosto 2008;
Progressi verso la democratizzazione e rispetto dei diritti dell'uomo e dello Stato di diritto
18. sottolinea che la democratizzazione, il buon governo, il pluralismo politico, lo Stato di diritto, i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali rivestono importanza capitale per determinare le future relazioni di Armenia, Azerbaigian e Georgia con l'UE; invita tali paesi a compiere rinnovati sforzi per applicare pienamente il piano d'azione della PEV e chiede alla Commissione di continuare ad assisterli in tali sforzi; è preoccupato per i limitati progressi compiuti in questo ambito dai paesi nella regione del Caucaso meridionale, come indicato nelle relazioni di avanzamento del 2009 elaborate dalla Commissione e raccolto dalle raccomandazioni del Consiglio d'Europa; accoglie con favore l'avvio del dialogo sui diritti dell'uomo tra l'UE, la Georgia e l'Armenia ed esorta l'Azerbaigian e l'UE a finalizzare le discussioni su una equivalente struttura di cooperazione;
19. evidenzia l'importanza di attuare ulteriori riforme democratiche e il ruolo essenziale del dialogo politico e della cooperazione come strumenti per sviluppare il consenso nazionale; sottolinea l'importanza di rafforzare istituzioni democratiche più indipendenti, trasparenti e più forti, compresa una magistratura indipendente, di rafforzare il controllo parlamentare sull'esecutivo e garantire un democratico passaggio di potere, sostenendo e attribuendo responsabilità alla società civile e sviluppando i contatti interpersonali per promuovere la democrazia e lo Stato di diritto; rileva il lento progresso nella democratizzazione, nonostante gli impegni assunti;
20. fa presente la corruzione tuttora molto diffusa nella regione e chiede alle autorità di intensificare le misure volte ad arginarla, in quanto essa mette a repentaglio la crescita economica e lo sviluppo sociale e politico dei paesi interessati; ritiene che occorra prestare maggiore attenzione alla lotta ai monopoli nonché alle assunzioni nei servizi pubblici; si compiace dei progressi compiuti dalla Georgia nella lotta alla corruzione;
21. prende atto delle elezioni svoltesi di recente nei paesi della regione; sottolinea l'importanza di elezioni libere ed eque che si svolgano in conformità con gli impegni e gli standard internazionali e la necessità che questi paesi compiano ulteriori sforzi per l'adozione e l'attuazione delle riforme per raggiungere questi standard, anche al fine di rafforzare i meccanismi di controllo post-elettorali e garantire un'adeguata indagine e responsabilità per qualsiasi violenza post-elettorale; evidenzia il ruolo dell'UE nel fornire assistenza tecnica e garantire un monitoraggio elettorale internazionale e indipendente; ribadisce la posizione secondo cui l'Unione europea non riconosce il quadro costituzionale e giuridico in cui si svolgono le elezioni nei territori separatisti e difende i diritti politici degli sfollati;
22. ritiene che la libertà di espressione sia un diritto e un principio fondamentale, che il ruolo dei media sia essenziale e sottolinea l'esigenza che i media siano liberi e indipendenti; è preoccupato per le restrizioni alla libertà di espressione e la mancanza di pluralismo dei media nei paesi del Caucaso meridionale e chiede alle autorità di garantire entrambi questi aspetti; deplora le continue angherie e intimidazioni nei confronti dei professionisti dei media, gli attacchi, le torture e i maltrattamenti nei confronti dei giornalisti; ritiene che i principi e i meccanismi di autoregolamentazione, importante elemento della libertà di parola, debbano essere potenziati e rafforzati dai competenti organismi professionali;
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è preoccupato per gli attacchi nei confronti di giornalisti in Armenia e, in particolare, per il fatto che il giornalista dell'opposizione Nikol Pashinian continua a rimanere in carcere nonostante l'attesa amnistia del 18 giugno 2009;
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esprime preoccupazione per il peggioramento dell'ambiente dei media in Azerbaigian; deplora l'incarcerazione e la condanna di due giovani attivisti e blogger, Emin Milli e Adnan Hajizade, pur compiacendosi dell'amnistia presidenziale per 99 detenuti concessa il 25 dicembre 2009 e a 62 detenuti il 17 marzo 2010; chiede quindi il loro rilascio;
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chiede alle autorità georgiane di chiarire la situazione riguardo alla proprietà dei media e alla concessione delle licenze; rileva l'iniziativa del parlamento georgiano di allargare il consiglio delle emittenti radiotelevisive onde includere più rappresentanti dell'opposizione e della società civile e si attende risultati al riguardo;
23. ritiene sia necessario garantire la libertà di riunione, essenziale per lo sviluppo di una società civile libera, democratica e vivace; rileva con preoccupazione le difficoltà, dirette e indirette, che la società civile deve affrontare nell'organizzarsi, ed è turbato per l'adozione di leggi e pratiche che potrebbero limitare indirettamente la libertà di riunione, fra cui le vessazioni amministrative in materia fiscale; sottolinea l'importante ruolo della società civile nei processi di democratizzazione, pace e riconciliazione nella regione;
24. invita i paesi della regione a partecipare attivamente all'attività dell'Assemblea parlamentare UE-Vicinato orientale (EURONEST) e a utilizzarne appieno il potenziale di quadro per gli scambi di opinione a livello multilaterali e bilaterali, nonché per il ravvicinamento legislativo alle norme dell'UE e il controllo parlamentare sulle riforme democratiche; rileva a tale riguardo che è essenziale intensificare il dialogo fra i parlamentari appartenenti ai paesi della regione; auspica che ciò possa creare un quadro di incontri bilaterali tra i membri dei parlamenti dell'Armenia e dell'Azerbaigian, al fine di avviare un dialogo parlamentare, alla presenza di membri del Parlamento europeo; esorta inoltre i parlamenti nazionali degli Stati membri UE interessati e il Parlamento europeo a rafforzare la cooperazione parlamentare con i parlamenti della regione, al fine di potenziarne il ruolo e le capacità politiche;
Questioni economiche e sviluppo sociale
25. ritiene che una più ampia cooperazione a livello regionale e con l'UE in settori come l'economia, i trasporti, l'energia e l'ambiente sia essenziale per lo sviluppo ottimale dei settori stessi e per garantire la stabilità nella regione, ma che la cooperazione dovrebbe comprendere anche la costruzione del capitale umano nell'intera regione quale investimento a lungo termine; si compiace del fatto che tutti e tre i paesi beneficino del sistema di preferenze generalizzate (SPG) dell'UE e prende atto del fatto che tutti e tre hanno diritto all'SPG+ per lo sviluppo sostenibile e il buon governo; rileva che la cooperazione regionale nei settori della giustizia e della polizia e l'introduzione di una gestione integrata delle frontiere sono essenziali per promuovere ulteriormente la mobilità nella regione e verso l'UE; deplora che l'attuazione dei progetti regionali con il coinvolgimento dei tre paesi sia ancora ostacolata dal persistere di conflitti irrisolti;
26. sottolinea l'importanza di creare un clima favorevole alle imprese e promuovere lo sviluppo del settore privato; fa presente che l'importante crescita economica dell'Azerbaigian è basata principalmente sui proventi di petrolio e gas; sostiene il processo di riforma, che rende più attraente l'economia per gli investitori stranieri; incoraggia le autorità azere ad accelerare i negoziati per l'adesione all'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) ed esorta la Commissione a sostenere ulteriormente l'Azerbaigian in tale processo; valuta positivamente i progressi compiuti nelle riforme economiche in Armenia e in Georgia; rileva tuttavia che lo sviluppo economico dell'Armenia e della Georgia è stato pregiudicato dalla crisi economica generale e accoglie con favore la decisione presa dal'UE alla fine del 2009 di fornire assistenza macrofinanziaria ai due paesi;
27. esprime preoccupazione per il rapido aumento delle spese militari e di difesa del Caucaso meridionale nonché per la costruzione di arsenali militari; sottolinea che questa notevole quota dei bilanci nazionali sottrae importanti risorse finanziarie a problemi più urgenti, quali la riduzione della povertà, la sicurezza sociale e lo sviluppo economico; esorta a tale riguardo il Consiglio e la Commissione a evitare che l'assistenza macrofinanziaria dell'UE finanzi indirettamente la corsa agli armamenti nella regione;
28. prende atto della collocazione geopolitica strategica del Caucaso meridionale e della sua crescente importanza quale corridoio per l'energia, i trasporti e le comunicazioni che collega la regione del Caspio e l'Asia centrale con l'Europa; è pertanto del parere che sia assolutamente urgente riservare elevata priorità alla cooperazione dell'UE con il Caucaso meridionale, non da ultimo in materia di energia; sottolinea il ruolo essenziale dei tre paesi per il transito delle risorse energetiche, nonché per la diversificazione dell'approvvigionamento energetico dell'UE e delle relative rotte; in questa ottica, rammenta ancora una volta che l'Unione dovrebbe compiere passi concreti per garantire la stabilità politica della regione; si compiace della disponibilità dimostrata dall'Azerbaigian e dalla Georgia a continuare a svolgere un ruolo attivo nella promozione di un approvvigionamento energetico a condizioni di mercato e della diversificazione del transito nella regione; raccomanda vivamente ai paesi interessati e alla Commissione di inserire l'Armenia nei pertinenti progetti energetici e di trasporto nella regione;
29. riconosce l'importanza della regione per la cooperazione energetica e la sicurezza energetica dell'UE, soprattutto nel contesto dello sviluppo del corridoio meridionale (Nabucco e White Stream); sottolinea l'importanza di un approfondimento del partenariato energetico tra l'UE e l'Azerbaigian e rileva il grande valore delle risorse energetiche dell'Azerbaigian e il ruolo essenziale che esse svolgono nel suo sviluppo economico; sottolinea l'importanza di garantire che i benefici derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali siano distribuiti in modo equo e investiti nello sviluppo del paese nel suo insieme, permettendogli di far fronte alle ripercussioni negative di un eventuale declino della produzione di petrolio; prende atto dell'intensificazione del partenariato tra Azerbaigian e Russia, soprattutto nel settore energetico, e a tale proposito accoglie con favore l'intenzione dell'Azerbaigian di diversificare la sua economia; sottolinea l'importanza della trasparenza nel settore energetico in questa regione come requisito fondamentale per la fiducia degli investitori e si congratula con l'Azerbaigian per la sua partecipazione all'iniziativa sulla trasparenza dell'industria estrattiva;
30. riconosce il ruolo fondamentale dello sviluppo di nuove infrastrutture e di nuovi corridoi di trasporto, progetti che colleghino il Mar Caspio e le regioni del Mar Nero attraverso o partire dal Caucaso meridionale, come indicato anche nella comunicazione sulla «Seconda revisione strategica in materia di energia»; sostiene in questo contesto tutte le iniziative che contribuiranno a creare un più solido dialogo produttore-consumatore e tra paesi di transito, con uno scambio di competenze sui sistemi di regolamentazione del settore energetico e sulla sicurezza delle legislazioni in materia di approvvigionamento e uno scambio delle migliori pratiche, compresi i meccanismi di trasparenza e solidarietà e lo sviluppo di meccanismi di allarme rapido per le interruzioni di energia; ritiene che ciò vada di pari passo con la convergenza dei quadri normativi, l'integrazione dei mercati e un regime non discriminatorio per le infrastrutture transfrontaliere di trasporto;
31. sottolinea l'importanza di promuovere misure di efficienza energetica, investire nelle fonti di energia rinnovabili prestando comunque attenzione ai problemi ambientali; riconosce che è essenziale diversificare le forniture e che tale obiettivo può essere conseguito solo intensificando la cooperazione con i paesi confinanti; ritiene che il Centro ambientale regionale per il Caucaso dovrebbe essere adeguatamente finanziato e sostenuto al fine di poter gestire anche progetti transfrontalieri credibili; ritiene encomiabili i piani annunciati dall'Azerbaigian, volti a rendere lo sviluppo delle fonti di energia alternativa una priorità del governo, e incoraggia il perseguimento di tali obiettivi; accoglie con favore la decisione dell'Armenia di smantellare l'impianto nucleare di Medzamor e incoraggia le autorità armene a trovare soluzioni alternative sostenibili per l'approvvigionamento energetico, così come richiesto dall'UE; accoglie con favore gli sforzi compiuti dal governo georgiano per sviluppare il settore idroelettrico e sottolinea la necessità del sostegno UE a tale proposito;
32. ritiene che la promozione della coesione e del dialogo sociali attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori sociali, la promozione dell'uguaglianza di genere e dei diritti della donna, gli investimenti nell'istruzione e nella sanità, lo sviluppo del capitale umano e la garanzia di un adeguato tenore di vita siano essenziali per costruire vivaci società democratiche; prende atto con favore dell'adozione da parte dei tre paesi di programmi per la riduzione della povertà e ne incoraggia l'integrale realizzazione;
Verso una strategia dell'UE
33. accoglie con favore il partenariato orientale e prende atto sia delle iniziative connesse che sono state attivate sia delle riunioni che sono state tenute; sottolinea che, per renderlo credibile, dovrebbe essere accompagnato da progetti concreti e incentivi adeguati; si propone di sviluppare ulteriormente la dimensione parlamentare del partenariato;
34. accoglie con favore l'opportunità offerta dal partenariato orientale di approfondire le relazioni bilaterali con i paesi del Caucaso meridionale e l'UE, instaurando nuove relazioni contrattuali sotto forma di accordi di associazione; sottolinea l'importanza di integrare tappe e parametri nei documenti successivi agli attuali piani d'azione; rammenta che tra le condizioni per avviare i negoziati figura un livello sufficiente di democrazia, lo Stato di diritto e i diritti dell'uomo, ed esorta la Commissione a fornire l'assistenza tecnica, se del caso, per aiutare i paesi a rispettare le precondizioni; si compiace, in particolare del programma globale di potenziamento istituzionale offerto dal partenariato orientale quale strumento innovativo, inteso soprattutto ad aiutare i paesi a rispettare tali precondizioni; ribadisce la prerogativa del Parlamento europeo a essere immediatamente e totalmente informato in tutte le fasi del processo negoziale degli accordi di associazione, in quanto dovrà anche dare la propria approvazione ai fini della conclusione degli stessi; auspica l'attuazione di accordi di associazione da parte di tutti i paesi del Caucaso meridionale al fine di accelerare il processo di integrazione economica e cooperazione politica con l'UE;
35. ritiene che i piani d'azione PEV e la loro attuazione costituiscano una base essenziale per valutare il rispetto degli impegni e dei progressi delle relazioni bilaterali con l'UE e per l'eventuale miglioramento delle relazioni contrattuali con i paesi interessati; evidenzia l'impegno di Armenia e Georgia riguardo all'attuazione dei piani d'azione PEV ed esorta l'Azerbaigian ad accelerare i propri sforzi a tale riguardo; ritiene che il Parlamento europeo dovrebbe partecipare al processo; rileva che i progressi compiuti dai tre paesi nell'attuazione dei rispettivi piani d'azione per la PEV sono diversi; ritiene che i negoziati sui nuovi accordi di associazione dovrebbero tenere conto di queste differenze e dei diversi obiettivi nonché della dimensione regionale e che ai paesi deve essere riservata parità di trattamento;
36. ritiene che occorrerebbe rafforzare a dovere la dimensione regionale della strategia dell'UE per il Caucaso meridionale; accoglie con favore, a tale riguardo, l'assegnazione di ulteriori risorse finanziarie all'ENPI nell'ambito del partenariato orientale a favore di programmi di sviluppo regionale e della cooperazione multilaterale; esorta la Commissione a definire una serie di progetti e programmi regionali e transfrontalieri per i tre paesi del Caucaso meridionale in settori quali i trasporti, l'ambiente, la cultura e la società civile, onde fornire incentivi concreti per stimolare la cooperazione e costruire la fiducia tra le parti;
37. ricorda che tutti i paesi del Caucaso meridionale partecipano anche all'iniziativa per la sinergia del Mar Nero che, promuovendo la cooperazione regionale in taluni settori, anche attraverso programmi transfrontalieri, rafforza la fiducia reciproca fra i partner; sottolinea l'importanza della regione del Mar Nero per l'UE e invita il Consiglio e la Commissione e, in particolare, la Vicepresidente/Alto Rappresentante a elaborare idee e strategie per una cooperazione più forte tra tutti i paesi del Mar Nero e per rafforzare i legami con l'Unione europea; a tale proposito, raccomanda la creazione di una struttura istituzionalizzata che assuma la forma di un'Unione per il Mar Nero;
38. ribadisce che le posizioni della Russia, della Turchia e degli USA svolgono un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti nel Caucaso meridionale; evidenzia che lo sviluppo del partenariato orientale non mira a isolare la Russia ma, anzi, è inteso a portare pace, stabilità e un progresso economico sostenibile a tutte le parti interessate con benefici per l'intera regione e i paesi vicini;
Questioni di sicurezza e risoluzione pacifica dei conflitti
39. ritiene essenziale fornire un sostegno ai processi di risoluzione dei conflitti e che l'UE sia nelle condizioni migliori per favorire l'instaurazione della fiducia, la ricostruzione e la riabilitazione e possa inoltre contribuire al coinvolgimento delle comunità interessate; a tale riguardo, è fondamentale la creazione di spazi per l'impegno civico non solo tra i leader ma anche tra organizzazioni civiche; ritiene altresì essenziale il mantenimento di un elevato livello di attenzione internazionale a tutti i conflitti nella regione, in modo da garantirne una rapida soluzione; riconosce che la cooperazione regionale è la condizione necessaria per instaurare la fiducia e rafforzare la sicurezza in linea con le priorità della PEV; esorta tutte le parti a impegnarsi appieno nella pista della cooperazione multilaterale del partenariato orientale svincolandolo dalla soluzione finale dei conflitti;
40. sottolinea il rischio potenziale che si riaccendano conflitti sopiti nella regione; a questo proposito, raccomanda l'istituzione di una Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione nel Caucaso meridionale, che comprenda i paesi interessati e le parti interessate a livello regionale e mondiale, al fine di elaborare un patto di stabilità per il Caucaso meridionale;
41. prende atto dell'attuale coinvolgimento dell'UE nei processi di risoluzione dei conflitti nella regione e ritiene che l'entrata in vigore del trattato di Lisbona giustifichi un ruolo più importante dell'UE; esprime il suo totale sostegno al rappresentante speciale dell'UE per il Caucaso meridionale, Peter Semneby; accoglie con favore l'attività della missione di monitoraggio dell'UE in Georgia e chiede che l'UE intervenga con maggiore vigore per persuadere la Russia e le competenti autorità de facto a non bloccare l'ingresso di detta missione nell'Ossezia meridionale e in Abkhazia; ritiene che l'UE abbia ora la possibilità di sostenere la risoluzione del conflitto nel Nagorno-Karabakh e sottolinea l'importanza del contributo UE al riguardo; ritiene pertanto inevitabile aggiornare il ruolo dell'UE all'interno del gruppo di Minsk, istituendo un mandato UE per la copresidenza francese del gruppo di Minsk; esorta la Commissione a esplorare la possibilità di fornire aiuti e assistenza umanitari alla popolazione del Nagorno-Karabakh nonché agli sfollati interni e ai profughi fuggiti dalla regione; invita la Commissione e Peter Semneby ad esaminare l'opportunità di estendere al Nagorno-Karabakh i programmi di aiuto e diffusione di informazioni, come in Abkhazia e in Ossezia;
42. invita il Vicepresidente/Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione a seguire da vicino gli sviluppi nella regione e a partecipare attivamente ai processi di risoluzione dei conflitti; riconosce il lavoro svolto dal Rappresentante speciale per il Caucaso meridionale ed esprime la speranza che l'Alto rappresentante ne garantisca la continuità e la coerenza; incoraggia il Consiglio a prendere in esame la possibilità di utilizzare strumenti della PSDC per accrescere la partecipazione alla costruzione della pace e ai processi di gestione dei conflitti;
43. invita la Commissione ad esplorare la possibilità di concedere un cospicuo sostegno finanziario e tecnico alle misure volte a creare la fiducia e a promuoverla tra le popolazioni e a partecipare alla riabilitazione e alla ricostruzione di tutte le regioni interessate dal conflitto, ad esempio mediante progetti che generino reddito e progetti per l'integrazione socioeconomica degli sfollati interni e dei rimpatriati, per il ripristino degli alloggi e per il dialogo e la mediazione e a continuare ad elaborare e sostenere i progetti della società civile finalizzati alla promozione della riconciliazione e dei contatti tra popolazioni locali e singoli;
Democratizzazione, diritti dell'uomo e Stato di diritto
44. sostiene i finanziamenti e l'assistenza UE alla regione volti a promuovere tali principi e processi e ritiene che l'assistenza comunitaria dovrebbe essere realizzata nel quadro della condizionalità politica e quindi presupporre progressi nel dialogo e nella riforma politici e in materia di democratizzazione; mette in guardia contro il possibile sfruttamento dei conflitti da parte dei governi, inteso a distrarre l'interesse della comunità internazionale dalle questioni interne;
45. invita la Commissione e il Consiglio a far sì che siano rispettati gli impegni inclusi nei pacchetti per la condizionalità politica, ad esempio lo specifico impegno del governo georgiano a promuovere ulteriormente le riforme democratiche previste dall'assistenza postconflitto dell'UE concordata tra la Commissione e la Georgia nel gennaio 2009, e a riferire regolarmente al Parlamento europeo sui progressi compiuti;
46. accoglie con favore l'attività del gruppo di consulenza UE ad alto livello per l'Armenia; accoglie con favore la possibilità di una maggiore assistenza finanziaria nel quadro del partenariato orientale, compresa l'assistenza per la preparazione dei negoziati per i nuovi accordi di associazione con l'UE, e invita la Commissione a studiare la possibilità di offrire assistenza ad hoc anche all'Azerbaigian e alla Georgia;
47. ritiene che occorra rivolgere particolare attenzione ai diritti delle minoranze e delle categorie vulnerabili e incoraggiare l'Armenia, l'Azerbaigian e la Georgia ad attuare programmi di istruzione pubblica nel settore dei diritti dell'uomo volti a promuovere i valori della tolleranza, del pluralismo e della diversità, compreso il rispetto dei diritti delle minoranze sessuali e delle altre categorie emarginate e stigmatizzate;
48. esprime preoccupazione per il rifiuto di Eutelsat di diffondere il servizio in lingua russa dell'emittente pubblica georgiana in quanto tale rifiuto appare motivato politicamente; sottolinea che tale rifiuto lascia di fatto a Intersputnik e al suo principale cliente, Gazprom Media, il monopolio delle trasmissioni satellitari rivolte al pubblico regionale di lingua russa; rileva che è della massima importanza in una società democratica e pluralista non ostacolare la messa in onda di media indipendenti;
49. riconosce il ruolo potenziale del Forum della società civile per il partenariato orientale come sede per promuovere lo sviluppo di un'autentica società civile e rafforzarne le radici negli Stati della regione e invita la Commissione a garantire che il Forum riceva un sostegno finanziario adeguato; richiama l'attenzione sull'importanza di finanziare progetti della società civile e sul ruolo che svolgono nella regione le delegazioni dell'UE nel selezionare tali progetti, nonché sull'importanza che i progetti possono avere nel promuovere i contatti a livello regionale;
Cooperazione economica e sviluppo sociale
50. ritiene che l'UE dovrebbe continuare a sostenere lo sviluppo economico, gli scambi e gli investimenti nella regione, e che la politica commerciale sia un fattore fondamentale di stabilità politica e sviluppo economico, che porterà una riduzione della povertà nel Caucaso meridionale; è dell'avviso che il negoziato e la creazione di uno spazio di libero scambio globale ed approfondito possano svolgere un ruolo molto importante a tale riguardo; invita la Commissione a prendere in esame il modo in cui assistere i paesi della regione nella preparazione, nel negoziato e nell'attuazione in futuro, sostenendo anche gli impegni previsti negli eventuali futuri accordi approfonditi e globali di libero scambio e fornire a tempo debito una valutazione completa dell'impatto sociale e ambientale di questi accordi; incoraggia inoltre i paesi del Caucaso meridionale a prendere in considerazione la creazione di uno spazio di libero scambio tra loro;
51. sottolinea la situazione geopolitica dell'Armenia, della Georgia e dell'Azerbaigian in relazione all'Unione europea, alla Turchia quale paese candidato all'adesione all'UE, alla Russia e all'Iran; ritiene che il commercio sia una delle componenti fondamentali della politica globale dell'UE volta a promuovere la stabilità politica, il rispetto dei diritti dell'uomo, la crescita sostenibile e la prosperità ed è dell'avviso che la dimensione regionale della strategia dell'UE per il Caucaso meridionale richieda un approccio regionale ai negoziati in materia di accordi commerciali; chiede alla Commissione di identificare settori comuni d'interesse economico tali da poter superare le divergenze, favorire il dialogo e promuovere la cooperazione regionale; auspica un maggiore impegno e coinvolgimento dell'UE nell'integrazione della regione, dato che la Comunità ha ora competenza esclusiva sulla politica commerciale;
52. accoglie con favore la conclusione nel maggio 2008 degli studi di fattibilità per la Georgia e l'Armenia, i quali dimostrano che accordi di libero scambio globali e approfonditi apporterebbero significativi benefici economici a questi paesi e all'UE, consentendo quindi alla Commissione di avviare una fase preparatoria per i futuri negoziati in materia; incoraggia la Georgia, l'Armenia e l'Azerbaigian a migliorare i progressi per quanto riguarda l'attuazione dei rispettivi piani d'azione PEV e delle raccomandazioni della Commissione, in particolare per quanto concerne il miglioramento della loro capacità istituzionale e amministrativa e l'attuazione di riforme normative (tenendo conto soprattutto dello scarso livello di protezione della proprietà intellettuale in tutti e tre i paesi), che è uno dei requisiti necessari per attuare efficacemente questi ambiziosi accordi di libero scambio, nonché sostenerne gli effetti; ritiene che la conclusione di accordi di libero scambio con la Georgia, l'Armenia e l'Azerbaigian non solo possa determinare una crescita economica, ma anche stimolare gli investimenti esteri, creare nuovi posti di lavoro ed eliminare la povertà;
53. ricorda che la sicurezza energetica è una preoccupazione comune; insiste pertanto affinché l'UE dia maggiore sostegno ai progetti energetici nella regione in conformità delle norme europee, compresi i progetti che promuovono l'efficienza energetica e lo sviluppo di fonti di energia alternativa, incrementando la cooperazione sulle questioni energetiche e lavorando duramente per la realizzazione del corridoio energetico meridionale, compreso il completamento del gasdotto Nabucco; invita altresì la Commissione a garantire che i progetti connessi all'energia e ai trasporti nel Caucaso meridionale promuovano le relazioni tra i tre paesi e non siano causa di esclusione di alcune comunità; ribadisce l'importanza dell'iniziativa di Baku e dei corrispondenti programmi di sostegno, INOGATE e TRACECA;
54. sottolinea che la stabilità politica è essenziale per la fornitura affidabile e ininterrotta delle risorse energetiche al fine di garantire adeguate condizioni per lo sviluppo delle infrastrutture; ricorda al riguardo che il doppio corridoio costituito dal gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum (BTC) e dall'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTE) favorisce il ravvicinamento tra l'UE e la regione del Caspio; chiede il rinnovamento degli attuali accordi bilaterali o dei memorandum d'intesa stipulati con i tre paesi del Caucaso meridionale nel settore dell'energia, con l'inclusione di una «clausola di sicurezza energetica», che stabilisca un codice di condotta e misure specifiche in caso di interruzioni d'energia; ritiene che l'approvvigionamento energetico e le disposizioni di transito dovrebbero essere inglobati nel negoziato di ampi accordi di associazione con tali paesi;
55. ribadisce l'importanza dei contatti interpersonali e dei programmi di mobilità, in particolare quelli diretti ai giovani, nonché dei programmi di gemellaggio con regioni e comunità locali dell'UE con minoranze nazionali che godono di un elevato grado di autonomia; ritiene sia necessario aumentare in misura significativa il numero di studenti, insegnanti e ricercatori che partecipano ai programmi di mobilità; accoglie con favore la conclusione degli accordi di riammissione e di facilitazione dei visti con la Georgia e invita il Consiglio e la Commissione a compiere progressi in vista degli accordi di riammissione e di facilitazione dei visti con Armenia e Azerbaigian;
56. ribadisce la necessità che l'UE sviluppi una strategia per il Caucaso meridionale, in considerazione dell'importanza che la regione riveste per l'UE e del ruolo potenziale dell'UE nel promuoverne ulteriormente lo sviluppo e nel risolvere i conflitti;
o o o
57. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione, al Consiglio, alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti dell'Armenia, dell'Azerbaigian e della Georgia.
– viste le sue precedenti risoluzioni sui diritti umani e la democrazia in Pakistan, in particolare quelle del 12 luglio(1), 25 ottobre(2) e 15 novembre 2007(3),
– viste le conclusioni adottate dal Consiglio il 16 novembre 2009 sulla libertà religiosa o di credo, in cui si sottolinea l'importanza strategica di tale libertà e del contrasto all'intolleranza religiosa,
– vista la dichiarazione congiunta UE-Pakistan del 17 giugno 2009, nella quale entrambe le parti hanno sottolineato l'importanza di una strategia integrata a lungo termine, che includa anche lo sviluppo economico e sociale e lo Stato di diritto, oltre a riconoscere l'importanza degli strumenti non militari di contrasto al terrorismo,
– visto il secondo vertice UE-Pakistan previsto per il 4 giugno 2010,
– vista la risoluzione sulla «Lotta alla diffamazione delle religioni», approvata con un'esigua maggioranza il 26 marzo 2009 in seno al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, che viene proposta annualmente dal Pakistan per conto dell'Organizzazione della Conferenza islamica (OCI),
– viste le dichiarazioni rese dall'Alto rappresentante dell'Unione europea, Catherine Ashton, il 4 aprile 2010, sugli attentati in Pakistan, e il 20 aprile 2010 sull'adozione del 18° emendamento costituzionale,
– visto l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (DUDU) del 1948,
– vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e di discriminazione basata sulla religione e sulle convinzioni personali,
– visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che l'articolo 3, paragrafo 5, del trattato sull'Unione europea stabilisce che la promozione della democrazia e del rispetto dei diritti umani e delle libertà civili costituiscono principi e obiettivi fondamentali dell'Unione europea e rappresentano la base comune delle sue relazioni con i paesi terzi,
B. considerando che la religione maggioritaria e di Stato del Pakistan è l'islam sunnita e che i gruppi religiosi di minoranza sono composti da cristiani, indù, sikh, sciiti, ahmadi, buddisti, parsi, bahá'í e altri,
C. considerando che il Pakistan è uno dei paesi chiave nella lotta al terrorismo e la diffusione dell'estremismo violento,
D. considerando che la stabilità interna del paese e le sue istituzioni democratiche sono state messe a dura prova dal crescente numero di attentati violenti ad opera di estremisti, che si verificano pressoché quotidianamente,
E. considerando che l'incessante minaccia delle forze radicali islamiche che operano su ambo i lati della frontiera pakistano-afghana rendono tanto più imperativi gli sforzi concertati a livello internazionale per sostenere e rafforzare lo sviluppo economico e sociale in Pakistan,
F. considerando che la parità di diritti per le minoranze si iscriveva nella visione del padre fondatore del Pakistan, Mohammed Ali Jinnah, espressa durante la sua allocuzione all'Assemblea costituente nel 1947: «Si può essere di qualsiasi religione, casta o credo – il che non ha nulla a che fare con gli affari di Stato Partiamo da questo principio fondamentale, che siamo tutti cittadini e cittadini di uno Stato»,
G. considerando che il capitolo sui diritti fondamentali della Costituzione pachistana del 1973 garantisce la libertà di professare una religione e di gestire istituzioni religiose (articolo 20), l'uguaglianza di tutti i cittadini (articolo 25) e i diritti e interessi legittimi delle minoranze (articolo 26),
H. considerando per contro che l'articolo 260 della medesima costituzione opera una distinzione tra musulmani e non musulmani, ammettendo pertanto la discriminazione sulla base della religione,
I. considerando che le relazioni e le indagini condotte da agenzie indipendenti rivelano che le minoranze in Pakistan sono prive delle libertà civili fondamentali e delle pari opportunità per quanto riguarda il lavoro, l'istruzione e la rappresentanza politica,
J. considerando che, secondo le stime, oltre l«85% delle donne in Pakistan è vittima di violenze domestiche, sia a livello fisico che psicologico; che la violenza nei confronti delle donne e delle ragazze, tra cui lo stupro, le violenze domestiche e i matrimoni coatti, permangono problemi gravi parzialmente imputabili alla sharia,
K. considerando che il governo pakistano ha designato un portavoce per le minoranze e nominato, nel novembre 2008, il deputato Shahbaz Bhatti a Ministro federale delle Minoranze, elevando al contempo tale carica per la prima volta a livello ministeriale,
L. considerando che dal novembre 2008 il governo pakistano ha introdotto una quota del 5% cento per le minoranze nel settore dei posti di lavoro a livello federale, ha riconosciuto le festività non musulmane, ha proclamato l«11 agosto Giornata nazionale delle minoranze e riservato dei seggi al Senato per i rappresentanti delle minoranze,
M. considerando che il 25 dicembre 2009 il Presidente Asif Ali Zardari ha ribadito l'impegno del Partito popolare pakistano a sostenere il diritto di tutte le minoranze di essere trattate come cittadini uguali,
N. considerando la contraddizione che esiste tra l'impegno del governo pakistano per la libertà di religione e il suo ruolo di primo piano nell'ambito dell'OCI nel sostenere il programma di «Lotta alla diffamazione delle religione» presso le Nazioni Unite,
O. considerando che le norme giuridiche note come «leggi sulla blasfemia», introdotte nel 1982 e nel 1986, pregiudicano i fondamentali diritti religiosi e di minoranza garantiti dalla Costituzione e che nei casi di blasfemia la sezione 295 C del Codice penale pakistano prevede la condanna alla pena capitale o all'ergastolo,
P. considerando che le leggi sulla blasfemia sono indebitamente utilizzate dai gruppi estremisti e da chi è interessato a un regolamento di conti personali e hanno provocato una recrudescenza delle violenze nei confronti dei membri di minoranze religiose, in particolare gli ahmadi, ma anche i cristiani, gli indù, i sikh, gli sciiti, i buddisti, i parsi, i bahá'í e qualsiasi cittadino che osi alzare una voce critica contro l'ingiustizia,
Q. considerando che se la stragrande maggioranza delle persone accusate in virtù delle leggi sulla blasfemia è di fede musulmana, le accuse contro individui di fedi minoritarie possono scatenare violenze sproporzionate contro le loro intere comunità; considerando che sono state le accuse di blasfemia ad aver scatenato violenze anti-cristiane a Gojra e Korian nell'estate del 2009, che hanno provocato la morte di otto persone la distruzione di almeno un centinaio di abitazioni,
R. considerando che, nel 2009, 76 persone sono state accusate di blasfemia in 25 casi segnalati, tra cui 17 persone accusate in virtù della sezione 295 C del Codice penale pakistano,
S. considerando che in Pakistan gli avvocati e i militanti dei diritti umani sono spesso minacciati di morte e oggetto di atti vessatori e che gli avvocati della difesa nelle cause di blasfemia sono particolarmente esposti a tali rischi; considerando che anche chi è stato pienamente assolto è costretto a trascorrere il resto della vita nella clandestinità,
T. considerando che, nonostante nell'agosto 2009 il Primo ministro pakistano Gilani abbia annunciato la costituzione di una commissione incaricata di riesaminare e migliorare le «leggi che pregiudicano l'armonia religiosa», alludendo nella propria dichiarazione per la legge sulla blasfemia del 1982 e del 1986, a tutt'oggi non è stato proposto nessun riesame in materia,
U. considerando che in Pakistan i musulmani Ahmadiyya subiscono spesso discriminazioni e persecuzioni, sostenute dalle disposizioni anti-Ahmadiyya previste dalla sezione 298 del Codice penale pakistano: un esempio recente è l'omicidio di un professore Ahmadi in pensione da parte di uomini armati con il volto coperto il 5 gennaio 2010,
V. considerando che il governo pakistano sta per ratificare il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 1984,
1. plaude alle misure adottate dal governo pakistano sin dal novembre 2008 nell'interesse delle minoranze religiose, quali ad esempio l'assegnazione di una quota del 5% per le minoranze nel settore dei posti di lavoro a livello federale, riconoscendo le festività non musulmane e proclamando una Giornata nazionale delle minoranze;
2. sostiene senza alcuna riserva gli sforzi profusi dal Ministro federale delle Minoranze volti a porre in essere una rete di comitati locali per l'armonia interreligiosa, onde promuovere il dialogo e allentare le tensioni religiose; invita tutti gli altri livelli governativi, tra cui gli Stati, ad approvare pienamente tali misure;
3. si compiace dell'impegno assunto dal Primo ministro pakistano di concedere i diritti di proprietà agli abitanti delle baraccopoli di Islamabad che appartengono a gruppi di minoranza;
4. plaude all'impegno espresso dal governo pakistano di predisporre dei seggi per i gruppi di minoranza in Senato, anche per le rappresentanti femminili dei gruppi di minoranza al Senato e auspica che tale impegno sia rispettato;
5. invita il governo pakistano a rivedere la consuetudine di includere l'indicazione dell'appartenenza religiosa dei propri cittadini in tutti i nuovi passaporti, al fine di evitare qualsiasi tipo di discriminazione;
6. esprime solidarietà al governo pakistano nella lotta al terrorismo e il contrasto alla diffusione degli estremismi violenti;
7. esprime profonda preoccupazione per il fatto che le leggi sulla blasfemia – che in Pakistan possono condurre alla pena di morte e sono spesso usate per giustificare la censura, la criminalizzazione, la persecuzione e, in alcuni casi, l'uccisione di membri di minoranze politiche, etniche o religiose – diano adito ad abusi che colpisco le persone di qualsiasi confessione in Pakistan;
8. invita il governo pakistano a procedere a un riesame approfondito delle leggi sulla blasfemia e della loro attuale applicazione nonché, tra l'altro, della sezione 295 C del Codice penale, che prescrive obbligatoriamente la pena capitale per chiunque sia giudicato colpevole di blasfemia e, nel contempo, ad attuare le modifiche proposte dal Ministero federale per le Minoranze;
9. invita il governo pakistano a tener fede alla promessa fatta nel 2008 di commutare tutte le condanne alla pena capitale in pene detentive, quale primo passo verso l'abolizione della pena capitale stessa;
10. ricorda che la Commissione ha più volte dichiarato, in risposta a interrogazioni parlamentari scritte, che sta seguendo da vicino la reazione del governo pakistano ai disordini di massa verificatisi a Gojra e Korian in seguito ad accuse di blasfemia e la invita altresì a richiedere informazioni in merito ai progressi concreti compiuti, in particolare per quanto riguarda la traduzione dei colpevoli dinanzi alla giustizia;
11. esprime particolare preoccupazione per le continue discriminazioni e le persecuzioni nei confronti della comunità Ahmadiyya in Pakistan e invita il governo pakistano ad abrogare la sezione 298 del Codice penale, che vincola gravemente la vita quotidiana di questo gruppo e a scoraggiare eventi che possono dar luogo a disordini, come la conferenza sulla «fine della profezia» a Lahore;
12. invita le autorità pakistane ad applicare pienamente la sentenza della Corte suprema del Pakistan intesa a garantire l'iscrizione di tutti gli elettori nelle nuove liste elettorali, inclusi i musulmani Ahmadi;
13. è preoccupato per il possibile uso improprio della campagna «lotta contro la diffamazione della religione» presso le Nazioni Unite, sottolineando le conclusioni del Consiglio del 16 novembre 2009;
14. invita il governo del Pakistan a ratificare appieno e senza riserve la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1996 e la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti delle Nazioni Unite del 1984; ritiene che la libertà di credo, quale sancita dalla Convenzione delle Nazioni Unite, fornisca un quadro e un riferimento adeguato a cui tutti i firmatari dovrebbero attenersi per fornire protezione ai loro cittadini, al fine di consentire loro di esercitare liberamente la propria fede;
15. chiede al governo di garantire il rispetto dei diritti umani delle minoranze, sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, in particolare l'articolo 18, che stabilisce che «ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione»;
16. sostiene tutte le iniziative intese a promuovere il dialogo e il rispetto reciproco tra le comunità; chiede alle autorità politiche e religiose di promuovere la tolleranza e di attuare iniziative contro l'odio e gli estremismi violenti;
17. sollecita il governo pakistano ad attuare le riforme proposte del sistema di istruzione e di regolamentare e controllare le madrasse; invita le autorità pachistane a sopprimere qualsiasi propaganda a favore dell'odio, della superiorità religiosa e della diffamazione della religione dai libri di testo approvati dall'organo del Ministero dell'educazione responsabile dei programmi didattici;
18. invita il governo del Pakistan a facilitare la visita in Pakistan del relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di culto o credo, sig.ra Asma Jahangir;
19. invita il Consiglio e la Commissione a inserire i diritti delle minoranze in Pakistan all'ordine del giorno del prossimo vertice, al fine di avviare una prima riforma della legislazione discriminatoria sulla blasfemia;
20. invita il Consiglio a inserire la questione della tolleranza religiosa nella società nel dialogo per la lotta al terrorismo con il Pakistan, poiché si tratta di un tema estremamente importante per la lotta a lungo termine contro l'estremismo religioso;
21. invita gli Stati membri e la Commissione a proseguire il sostegno finanziario a favore delle organizzazioni e degli attivisti per i diritti umani e a delineare misure pratiche per sostenere il crescente movimento della società civile pakistana contro le leggi sulla blasfemia e altre legislazioni discriminatorie;
22. ricorda che la Commissione ha dichiarato più volte, in risposta a interrogazioni scritte parlamentari, che sta seguendo da vicino la reazione del governo pakistano alle violenze contro i cristiani perpetrate a Gojra e Korian e invita la Commissione a richiedere informazioni sui progressi concreti compiuti, in particolare per quanto riguarda la traduzione dei colpevoli dinanzi alla giustizia;
23. invita il Consiglio e la Commissione a insistere affinché il governo pakistano faccia rispettare la clausola sulla democrazia e i diritti umani, prevista dall'accordo di cooperazione tra l'Unione europea e la Repubblica islamica del Pakistan; invita la Commissione a presentare una relazione sull'attuazione dell'accordo di cooperazione e della clausola sulla democrazia e i diritti umani;
24. invita il Consiglio a sostenere il governo del Pakistan nello sviluppo del Ministero per i diritti umani e nell'istituzione di una commissione nazionale per i diritti umani efficace, indipendente ed autorevole;
25. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al governo e al parlamento del Pakistan.
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,
– visti i Principi di base delle Nazioni Unite sull'uso della forza e delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine del 1990,
– viste le dichiarazioni dell'Alto rappresentante Cahterine Ashton dell«8 e 13 aprile 2010 sulla situazione politica in Thailandia,
– vista la dichiarazione del Segretario generale dell'ASEAN del 12 aprile 2010 sulla situazione in Thailandia,
– visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che la Thailandia è stata teatro di violenti scontri tra i manifestanti delle «camicie rosse» e il governo, assieme all'esercito appoggiato dal movimento delle «camicie gialle», in cui hanno già perso la vita oltre 60 persone e più di 1 700 sono rimaste ferite,
B. considerando che in oltre 20 province del paese è stato dichiarato lo stato di emergenza,
C. considerando che il 10 aprile 2010 a Bangkok sono scoppiati violenti scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza,
D. considerando che il 3 maggio 2010 il Primo ministro Abhisit Vejjajiva ha presentato una tabella di marcia con un piano articolato in cinque punti che prevederebbe lo svolgimento di elezioni generali il 14 novembre 2010,
E. considerando che il 13 maggio 2010 a Bangkok vi è stata una nuova esplosione di violenza tra i manifestanti e le forze di sicurezza,
F. considerando che lo stato di emergenza dichiarato dal governo thailandese ha portato alla censura di un'emittente televisiva satellitare, di varie emittenti radiofoniche e televisive e di siti Internet; che l'Unione europea ha espresso profonda preoccupazione per le minacce nei confronti della libertà dei media e ha ribadito che la libertà di espressione è un diritto fondamentale sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
G. considerando che un'operazione dell'esercito avviata il 19 maggio 2010 con lo scopo di restringere il corridoio di sicurezza attorno al principale accampamento dei dimostranti ha causato molti morti, tra cui anche un giornalista italiano, e decine di feriti,
H. considerando che il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon si è detto preoccupato per la violenza e ha fatto appello ai dimostranti e alle autorità thailandesi affinché facciano tutto quanto è in loro potere per evitare ulteriori violenze e perdite di vite umane; che il Vietnam, che detiene attualmente la presidenza dell'ASEAN, ha espresso preoccupazione per l'aggravarsi della situazione in Thailandia e ha invitato tutte le parti a evitare la violenza e a cercare la riconciliazione,
1. esprime profonda preoccupazione per il conflitto violento tra dimostranti e forze di sicurezza in Thailandia, che rappresenta una minaccia per la democrazia nel paese, ed esprime solidarietà al popolo thailandese e a tutte le famiglie che hanno perso dei cari durante le ultime settimane;
2. ricorda che secondo i Principi di base delle Nazioni Unite sull'uso della forza e delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine, le autorità devono, nella misura del possibile, utilizzare mezzi non violenti prima di ricorrere all'uso della forza e delle armi da fuoco e, qualora l'uso legale della forza e delle armi da fuoco sia inevitabile, devono evitare ogni eccesso e agire in proporzione alla gravità del reato;
3. invita tutte le parti a dar prova della massima autodisciplina e a porre fine alla violenza politica;
4. accoglie con favore la decisione del governo thailandese di creare un comitato costituito da esperti forensi e rappresentanti delle istituzioni accademiche, con il compito di condurre indagini sui decessi avvenuti nell'incidente del 10 aprile 2010 e invita il governo ad estendere tali indagini ai recenti casi; appoggia l'iniziativa del Ministero dello sviluppo sociale e della sicurezza umana di creare un centro per assistere i feriti e i parenti delle persone rimaste uccise negli scontri tra funzionari statali e sostenitori del Fronte unito della democrazia contro la dittatura;
5. prende atto della tabella di marcia presentata dal Primo ministro Abhisit Vejjajiva il 3 maggio 2010;
6. invita il governo thailandese a garantire che la dichiarazione di stato di emergenza non comporti restrizioni sproporzionate dei diritti fondamentali e delle libertà individuali; lo invita a porre fine alla censura e alle limitazioni del diritto alla libertà di espressione;
7. esorta tutte le parti a impegnarsi immediatamente in un dialogo costruttivo al fine di giungere rapidamente a una soluzione negoziata e a risolvere l'attuale crisi attraverso mezzi pacifici e democratici;
8. accoglie con favore l'iniziativa della commissione nazionale dei diritti dell'uomo di convocare una riunione consultiva tra intellettuali, rappresentanti dei movimenti sociali, leader religiosi e i quattro ex Primi ministri Anand Panyarachun, Banharn Silapa-acha, Chavalit Yongchaiyudh e Chuan Leekpai, allo scopo di trovare e proporre una soluzione per risolvere la crisi;
9. sottolinea la propria volontà di sostenere la democrazia in Thailandia tenendo conto delle eccellenti relazioni tra l'Unione europea e la Thailandia e del ruolo del paese quale elemento di prosperità e stabilità nella regione;
10. esorta la comunità internazionale a compiere ogni sforzo per fermare la violenza; esorta il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a monitorare attentamente la situazione politica e a coordinare l'azione con l'ASEAN per promuovere il dialogo e rafforzare la democrazia in Thailandia;
11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, agli Stati membri, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo della Thailandia, al Segretario generale dell'ASEAN e al Segretario generale delle Nazioni Unite.
Myanmar
127k
46k
Risoluzione del Parlamento europeo del 20 maggio 2010 sulla situazione a Myanmar
– visti gli articoli da 18 a 21 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948,
– visto l'articolo 25 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1966,
– vista la dichiarazione del 5 maggio 2010 del relatore speciale delle Nazioni Unite, Tomás Ojea Quintana,
– viste le conclusioni del Consiglio su Myanmar, adottate in occasione del vertice n. 3009 del Consiglio «Affari esteri» tenutosi a Lussemburgo il 26 aprile 2010,
– vista la dichiarazione rilasciata dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione Catherine Ashton il 1° marzo 2010 sul rifiuto della Corte suprema di Myanmar di accogliere l'appello di Aung San Suu Kyi,
– vista la dichiarazione della Presidenza rilasciata in occasione del sedicesimo vertice dei paesi del Sud-Est asiatico (ASEAN) tenutosi ad Hanoi il 9 aprile 2010,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo su Myanmar del 19 giugno 2009,
– viste le conclusioni del Consiglio su Myanmar, adottate in occasione del vertice n. 2938 del Consiglio «Affari esteri» tenutosi a Lussemburgo il 27 aprile 2009,
– vista la dichiarazione della Presidenza dell'Unione europea, del 23 febbraio 2009, in cui si auspica un dialogo globale tra le autorità e le forze democratiche a Myanmar,
– vista la relazione del 28 agosto 2009 del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani a Myanmar,
– vista la risoluzione del Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, del 26 marzo 2010, sulla situazione dei diritti umani a Myanmar,
– vista la dichiarazione della Presidenza a nome dell'Unione europea, del 14 maggio 2009, sull'arresto di Aung San Suu Kyi,
– visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando l'annuncio, da parte delle autorità di Myanmar, dello svolgimento di elezioni nazionali nel 2010 per la prima volta dal 1990,
B. considerando che le cinque leggi elettorali e i quattro decreti, così come sono stati pubblicati, violano tutti i principi democratici e non consentono lo svolgimento di elezioni libere, in particolare in quanto escludono i 2 200 prigionieri politici recensiti; considerando che i membri di vari ordini religiosi a Myanmar, tra cui circa 400 000 monaci buddisti, sono esplicitamente esclusi dal voto, il che dimostra le continue discriminazioni perpetrate dalla giunta militare sulla base della religione o dello stato,
C. considerando che tali leggi violano principi di base quali la libertà di espressione e il diritto di associazione e che nei confronti dei media di Myanmar con sede all'estero, che rappresentano la principale fonte di informazione per la popolazione, continua a vigere il divieto di operare all'interno di Myanmar,
D. considerando che tali leggi sono basate sulla Costituzione del 2010, la quale garantisce l'impunità dei crimini commessi dall'attuale regime e prevede una sospensione totale dei diritti fondamentali durante lo stato di emergenza per un periodo indeterminato; considerando che la nuova Costituzione di Myanmar è stata concepita per mantenere la dittatura sotto forma civile e non garantisce in alcun modo i diritti umani né offre alcuna prospettiva di reale cambiamento,
E. considerando che qualsiasi forma di dissidenza politica è sistematicamente e brutalmente repressa (per esempio mediante arresti arbitrari, processi iniqui, detenzione, tortura ed esecuzioni extragiudiziarie),
F. considerando che le elezioni non possono essere considerate libere ed eque senza la partecipazione dell'opposizione,
G. considerando che il partito della Lega nazionale per la democrazia (NLD), che ha riportato una netta vittoria alle ultime elezioni democratiche, ha deciso di boicottare le elezioni annunciate nel 2010 a causa delle condizioni imposte per parteciparvi; considerando che l'NLD è stato sciolto per legge il 6 maggio 2010, dopo che non si era iscritto alle elezioni,
H. considerando la dichiarazione rilasciata in occasione del sedicesimo vertice ASEAN, in cui si sottolinea l'importanza di una riconciliazione e dello svolgimento di elezioni generali libere, regolari e aperte a tutti,
I. considerando che il relatore speciale delle Nazioni Unite per Myanmar ha condannato le violazioni «gravi e sistematiche» dei diritti umani perpetrate dalla dittatura di Myanmar e ha dichiarato che costituiscono una «politica di Stato che coinvolge le autorità esecutive, militari e giudiziarie a tutti i livelli» e ha chiesto l'istituzione di una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sui crimini di guerra e i crimini contro l'umanità commessi dalla dittatura,
J. considerando che il governo di Myanmar continua a rifiutare all'inviato speciale dell'Unione europea a Myanmar il permesso di visitare il paese e avviare un dialogo, nonostante le ripetute richieste nel corso di molti mesi,
K. considerando che dal 2003 il governo di Myanmar ha rifiutato qualsiasi proposta da parte delle Nazioni Unite e della comunità internazionale di rivedere la sua «tabella di marcia verso la democrazia» in sette fasi,
L. considerando che, secondo le stime, attualmente vi sono 2 200 prigionieri politici detenuti per aver svolto attività pacifiche a Myanmar e che ad oltre 140 prigionieri politici vengono deliberatamente rifiutate le cure mediche, tra i quali il leader del gruppo «88-Generation Students» Ko Mya Aya, le cui condizioni cardiache possono essere mortali,
M. considerando che i militari continuano a perpetrare violazioni dei diritti umani contro i civili nelle zone di conflitti etnici, tra cui esecuzioni extragiudiziarie, lavori forzati e violenze sessuali,
N. considerando il perdurare di attacchi contro i civili appartenenti a minoranze etniche nella parte orientale di Myanmar, che provocano centinaia di migliaia di sfollati, molti dei quali, a causa delle restrizioni imposte dalla dittatura all'assistenza umanitaria, possono essere raggiunti unicamente dagli aiuti provenienti dai paesi vicini,
O. considerando che Aung San Suu Kyi, leader del partito di opposizione NLD, è agli arresti domiciliari dal 2003; considerando che il 14 maggio 2009 le autorità l'hanno arrestata con l'accusa di aver violato le condizioni degli arresti domiciliari consentendo la visita di un americano, John Yettaw; considerando che l«11 agosto 2009 un tribunale penale all'interno del carcere di Insein a Rangoon ha condannato Aung San Suu Kyi a tre anni di detenzione per aver violato gli arresti domiciliari, condanna che è poi stata ridotta a 18 mesi di arresti domiciliari; considerando che il 1° marzo 2010 la Corte suprema di Myanmar ha respinto l'appello di Aung San Suu Kyi contro la sentenza ingiusta comminatale nel 2009,
P. considerando che l'UE resta uno dei principali donatori di Myanmar ed è pronta a rafforzare la propria assistenza a favore della popolazione, al fine di migliorarne le condizioni sociali ed economiche,
Q. considerando che l'Ufficio per gli aiuti umanitari della Comunità europea (ECHO) ha ridotto i finanziamenti a favore dei profughi al confine tra la Thailandia e Myanmar, nonostante il numero dei profughi rimasti sia quasi lo stesso e ha posto fine ai finanziamenti a favore delle scuole nei campi profughi,
R. considerando che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, l'Unione europea e molti governi hanno dichiarato che la soluzione dei problemi di Myanmar è rappresentata da un dialogo tripartito adeguato tra Aung San Suu Kyi e l'NLD, i veri rappresentanti dei gruppi etnici e il governo di Myanmar e che quest'ultimo continua a rifiutare di partecipare a tale dialogo,
1. ribadisce il suo incrollabile impegno nei confronti della popolazione di Myanmar;
2. condanna l'organizzazione di elezioni in condizioni di assenza totale di democrazia e secondo regole che prevedono l'esclusione del principale partito di opposizione democratico e privano centinaia di migliaia di cittadini birmani del diritto di votare e di candidarsi alle elezioni, in un chiaro tentativo di escludere l'intera opposizione del paese dalle urne;
3. deplora il fatto che, a norma della nuova costituzione, all'esercito sarà garantito almeno il 25% dei seggi in Parlamento nonché il potere di sospendere le libertà civili e l'autorità legislativa in qualsiasi momento lo reputi necessario nell'interesse della sicurezza nazionale;
4. esorta fermamente il governo di Myanmar a compiere senza indugio i passi necessari a garantire processi elettorali liberi, equi e trasparenti, che comprendano la partecipazione di tutti gli elettori, di tutti i partiti politici e di tutti gli altri soggetti interessati pertinenti al processo elettorale, e ad accettare la presenza di osservatori internazionali; chiede l'abrogazione delle leggi elettorali pubblicate nel marzo 2010, che rendono impossibile l'organizzazione di elezioni libere e trasparenti;
5. invita le autorità di Myanmar a tenere conto degli appelli della comunità internazionale a consentire ad Aung San Suu Kyi e a tutti gli altri prigionieri di coscienza di partecipare al processo politico;
6. esorta la comunità internazionale a fare ogni sforzo possibile per garantire lo svolgimento di elezioni libere e democratiche;
7. invita caldamente il governo di Myanmar ad abolire le restrizioni alla libertà di assemblea, associazione, movimento ed espressione, ivi compresa la libertà e indipendenza dei mezzi d'informazione, anche rendendo pienamente disponibili e accessibili servizi quali Internet e la telefonia mobile, e a cessare il ricorso alla censura;
8. condanna con fermezza le perduranti e sistematiche violazioni dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dei diritti democratici basilari della popolazione di Myanmar; invita le autorità del paese a porre fine alle violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani internazionali;
9. esorta il governo di Myanmar a rilasciare senza indugio tutti i prigionieri di coscienza, senza condizioni e con il completo ripristino dei loro diritti politici, e ad astenersi da ulteriori arresti politici;
10. invita l'Alto rappresentante e gli Stati membri a sostenere pubblicamente la raccomandazione del relatore speciale delle Nazioni Unite per Myanmar, nella quale si richiede l'istituzione di una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sui crimini di guerra e contro l'umanità commessi a Myanmar, nonché a includere tale richiesta nel progetto di risoluzione da sottoporre all'esame dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2010;
11. sottolinea che le sfide politiche e socioeconomiche alle quali il paese deve far fronte possono essere affrontate soltanto attraverso un vero e proprio dialogo tra tutti i soggetti interessati, compresi i gruppi etnici e l'opposizione;
12. ribadisce l'importanza fondamentale di un autentico processo di dialogo e della riconciliazione nazionale ai fini della transizione verso la democrazia; invita il governo di Myanmar ad avviare immediatamente un vero e proprio dialogo con tutti i partiti e i gruppi etnici; si compiace, a tal proposito, degli sforzi di mediazione profusi dal Segretario generale delle Nazioni Unite e dal relatore speciale delle Nazioni Unite per Myanmar;
13. esorta i governi della Cina, dell'India e della Russia ad avvalersi del loro notevole ascendente economico e politico nei confronti delle autorità birmane per apportare sostanziali miglioramenti nel paese e cessare di rifornirlo di armamenti e altre risorse strategiche; invita i governi dei paesi ASEAN e della Cina, che godono di «relazioni privilegiate» con Myanmar, ad interporre i propri buoni uffici in particolare per tentare di invertire la rotta della politica birmana di pulizia etnica ai danni dell'etnia Rohingya, che sta provocando la fuga di centinaia di migliaia di persone, che si riversano oltre confine in Bangladesh, e inasprendo le difficoltà di vita dei più indigenti, che vivono nell'area di Cox's Bazar;
14. esprime il proprio forte sostegno al lavoro incessante dell'inviato speciale dell'UE e invita le autorità di Myanmar a cooperarvi pienamente;
15. plaude alla decisione del Consiglio di estendere per un altro anno le misure restrittive previste dall'attuale decisione dell'UE e sottolinea la propria disponibilità a rivedere, modificare o rafforzare le misure già adottate alla luce degli sviluppi in loco;
16. invita la Commissione a revocare i tagli ai finanziamenti destinati ai profughi al confine tra Myanmar e la Thailandia e a cominciare immediatamente a finanziare gli aiuti transfrontalieri, con speciale riferimento all'assistenza medica;
17. ribadisce il suo appello affinché si individui una soluzione al problema dei profughi di etnia Rohingya in Bangladesh; invita il governo del Bangladesh ad autorizzare la loro registrazione ufficiale in qualità di profughi e le autorità di Myanmar a cessare ogni forma di persecuzione nei loro confronti, nonché a rispettare pienamente i loro diritti fondamentali in quanto minoranza religiosa ed etnica;
18. valuta positivamente il sostegno dell'Unione europea a un embargo globale sugli armamenti ed esorta i governi europei e la Commissione a cominciare ad adoperarsi attivamente per costruire un consenso globale attorno a tale embargo;
19. sostiene la missione di mediazione intrapresa dal Segretario generale delle Nazioni Unite e plaude al suo impegno per la risoluzione del problema;
20. incarica le proprie delegazioni per le relazioni con i paesi ASEAN, con la Cina, la Russia, gli Stati Uniti, l'India, i paesi dell'Asia meridionale e il Giappone di inserire Myanmar nell'agenda dei loro incontri con le rispettive controparti e interlocutori nei relativi paesi;
21. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'inviato speciale dell'Unione europea per Myanmar, al Consiglio di Stato birmano per la pace e lo sviluppo, ai governi dell'ASEAN e agli Stati membri dell'ASEM, al segretariato ASEM, alla Commissione interparlamentare dell'ASEAN per la Birmania, ad Aung San Suu Kyi, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e al relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo a Myanmar.