Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sulla Bielorussia (in particolare sui casi di Ales Mikhalevic e Natalia Radina)
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Bielorussia, in particolare quelle del 20 gennaio 2011(1), 17 dicembre 2009(2) e 22 maggio 2008(3),
– vista la dichiarazione resa a Bruxelles il 18 febbraio 2011 dall'alto rappresentante dell'Unione, Catherine Ashton, sulla condanna di un rappresentante dell'opposizione bielorussa,
– viste le conclusioni del Consiglio sulla Bielorussia adottate in occasione della 3065a riunione del Consiglio Affari esteri a Bruxelles il 31 gennaio 2011,
– vista la decisione del Consiglio 2011/69/PESC del 31 gennaio 2011 che modifica la decisione 2010/639/PESC del Consiglio relativa a misure restrittive nei confronti di determinati funzionari della Bielorussia,
– vista la convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti (convenzione contro la tortura), di cui la Bielorussia è uno Stato parte,
– viste le norme minime standard dell'ONU per il trattamento dei detenuti,
– visti gli orientamenti per una politica dell'UE nei confronti dei paesi terzi in materia di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, adottati nel 2001 e rivisti nel 2008,
– vista la risoluzione 1790 (2011) del 27 gennaio 2011 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulla situazione in Bielorussia in seguito alle elezioni presidenziali,
– visto il rapporto di Amnesty International del 2 febbraio 2011 dal titolo «Sicurezza, pace e ordine? Violazioni dei diritti umani all'indomani delle elezioni in Bielorussia»,
– visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che un gran numero di esponenti dell'opposizione, tra cui ex candidati presidenziali, giornalisti e difensori dei diritti umani, sono stati arrestati dopo gli eventi del 19 dicembre 2010 a Minsk e da allora sono incarcerati nel centro di detenzione del KGB; considerando che a tutt'oggi continuano gli atti di repressione e i processi per motivi politici contro esponenti dell'opposizione e difensori dei diritti umani, con più di 40 persone attualmente accusate che rischiano pene detentive fino a quindici anni,
B. considerando che la procura della città di Minsk ha esteso a cinque mesi il periodo di indagine sul caso riguardante i cosiddetti «disordini di massa», collegato agli avvenimenti del 19 dicembre 2010; considerando che i processi a carico di candidati presidenziali, attivisti dell'opposizione, difensori dei diritti umani e giornalisti condotti in relazione a questo caso sono di natura politica,
C. considerando che Aliaksandr Atroshchankau, Aliaksandr Malchanau, Dzmitry Novik, Vasil Parfiankou, membri dei gruppi di sostegno alla campagna elettorale dei candidati democratici di opposizione Uladzimir Niakliayeu e Andrei Sannikau, sono stati condannati a una pena detentiva che va da tre a quattro anni in una colonia di massima sicurezza in connessione con le manifestazioni del 19 dicembre 2010; considerando che, come i loro avvocati hanno dichiarato, le autorità non sono riuscite a dimostrare la loro colpevolezza,
D. considerando che i loro avvocati si sono visti negare ripetutamente la possibilità di incontrarli; considerando che, a seguito di minacce da parte del KGB, gli avvocati sono stati costretti ad abbandonare le loro cause e che il ministero della giustizia ha in seguito revocato le loro licenze,
E. considerando che Ales Mikhalevic, ex candidato presidenziale incarcerato dopo le proteste post-elettorali, è stato rilasciato solo il 26 febbraio 2011 dopo aver firmato un impegno a collaborare con il KGB bielorusso, impegno che ha poi pubblicamente ripudiato,
F. considerando che il 28 febbraio 2011 Ales Mikhalevic ha rilasciato una dichiarazione contenente un resoconto delle torture mentali e fisiche cui sono stati sottoposti i prigionieri politici al fine di costringerli a confessare e accettare le prove della loro colpevolezza,
G. considerando che Natalia Radina, redattore del sito web di opposizione Carta 97, è stata anch'essa arrestata nel dicembre 2010 e accusata di avere organizzato e partecipato alle proteste di massa che hanno fatto seguito alle elezioni presidenziali; considerando che la sig.ra Radina è stata rilasciata dal centro di detenzione preventiva del KGB e che le è stato poi vietato di lasciare la sua città di residenza fino alla conclusione delle indagini sul suo caso,
H. considerando che dopo il suo rilascio Natalia Radina ha dichiarato che durante la detenzione ufficiali del KGB l'avevano sottoposta a pressioni psicologiche e tentato di reclutarla come informatore del KGB; considerando che la sua dichiarazione conferma le informazioni relative a prigionieri politici torturati nel centro di detenzione del KGB a Minsk,
I. considerando che la commissione di sicurezza nazionale della Bielorussia ha negato qualsiasi ricorso alla tortura contro i prigionieri nel centro di detenzione del KGB,
1. condanna la mancanza di rispetto per i diritti fondamentali della libertà di riunione e di espressione da parte delle autorità bielorusse e chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i manifestanti in stato di detenzione e il proscioglimento da ogni accusa di natura politica a loro carico;
2. condanna nei termini più forti l'uso della tortura contro i prigionieri in quanto forma di trattamento inumano inequivocabilmente proibita dal diritto internazionale e assolutamente inaccettabile in un paese europeo che è uno dei più stretti vicini dell'UE;
3. condanna le severe sentenze pronunciate di recente contro giovani attivisti dell'opposizione solo a motivo della loro partecipazione alle manifestazioni del 19 dicembre 2010 in quanto flagrante e grave violazione dei loro diritti politici e civili e flagrante violazione delle convenzioni internazionali di cui la Bielorussia è Stato parte;
4. denuncia il clima di paura e intimidazione cui sono confrontati gli oppositori politici in Bielorussia; condanna la repressione e la persecuzione di attivisti della società civile e dei media liberi dopo la giornata elettorale, ivi comprese le perquisizioni di massa di appartamenti privati e di uffici di mezzi d'informazione e organizzazioni della società civile e le espulsioni dalle università e dai luoghi di lavoro; invita le autorità a rispettare la libertà di espressione e il pluralismo dei media in Bielorussia;
5. invita la Bielorussia a rispettare lo Stato di diritto, le convenzioni internazionali e le leggi nazionali che garantiscono l'adeguato trattamento dei detenuti e il loro libero accesso ai familiari, alla consulenza legale e all'assistenza medica, e a porre fine alle continue vessazioni nei confronti degli oppositori politici, degli attivisti per i diritti umani e dei mezzi di comunicazione indipendenti;
6. condanna la decisione del collegio degli avvocati della città di Minsk di ritirare le licenze di alcuni degli avvocati delle persone accusate nel procedimento penale per disordini di massa, tra cui Aleh Ahiejev, Pavel Sapelko, Tatiana Ahijeva, Uladzimir Touscik e Tamata Harajeva, e invita il collegio degli avvocati della città di Minsk a revocare tale decisione;
7. condanna il licenziamento di Alyaksandr Pylchanka, presidente dell'ordine degli avvocati della città di Minsk, da parte del ministro della giustizia, dimesso dal suo incarico per aver espresso preoccupazione per la decisione del ministero di revocare le licenze di quattro avvocati impegnati in un una causa relativa ai cosiddetti disordini, dato che manca di fondamento e dimostra che sussiste una vera minaccia per l'indipendenza della magistratura e l'indipendenza di ogni singolo avvocato;
8. sollecita le autorità bielorusse a svolgere un'indagine approfondita e imparziale sulle accuse di tortura di prigionieri politici e a identificare e perseguire le persone coinvolte in tali pratiche;
9. invita le autorità bielorusse a rivedere la legge sulle manifestazioni pubbliche e a renderla conforme ai requisiti del patto internazionale relativo ai diritti civili e politici;
10. invita il Consiglio, la Commissione, l'alto Rappresentante dell'UE e di altri paesi partner dell'Unione europea a prendere in considerazione la possibilità di estendere le misure restrittive ai procuratori, ai giudici e ai rappresentanti del KGB implicati in violazioni dei diritti umani in Bielorussia, a meno che non venga posta fine immediata alla repressione nel paese e non vengano compiuti progressi considerevoli in materia di diritti umani e libertà fondamentali; ritiene che il Consiglio dovrebbe esaminare la possibilità di imporre sanzioni economiche intelligenti e mirate sulle imprese bielorusse di proprietà statale;
11. accoglie con favore l'impegno assunto da altri nove paesi – segnatamente Croazia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Islanda, Liechtenstein e Norvegia – di applicare misure restrittive nei confronti di determinati funzionari della Bielorussia;
12. ribadisce che, a meno che il governo bielorusso non adotti misure immediate a favore della democratizzazione e del rispetto dei diritti umani, il processo di impegno tra l'Unione europea e la Bielorussia sarà tenuto in sospeso, compresa la partecipazione della Bielorussia al partenariato orientale;
13. sottolinea che, nonostante le conseguenze politiche per le relazioni UE-Bielorussia della repressione post-elettorale contro l'opposizione, l'Unione europea deve intensificare il suo aiuto alla società civile bielorussa, anche sotto forma di facilitazione dei visti;
14. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, alle Assemblee parlamentari dell'OSCE e del Consiglio d'Europa e al parlamento e al governo della Bielorussia.