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Procedura : 2011/2686(RSP)
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Testi presentati :

RC-B7-0334/2011

Discussioni :

PV 12/05/2011 - 16.3
PV 12/05/2011 - 17.3
CRE 12/05/2011 - 16.3
CRE 12/05/2011 - 17.3

Votazioni :

PV 12/05/2011 - 17.3
CRE 12/05/2011 - 17.3

Testi approvati :

P7_TA(2011)0244

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Giovedì 12 maggio 2011 - Strasburgo
Bielorussia
P7_TA(2011)0244RC-B7-0334/2011

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 maggio 2011 sulla Bielorussia

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Bielorussia, in particolare quelle del 10 marzo 2011(1), 20 gennaio 2011(2) e 17 dicembre 2009(3),

–  viste la dichiarazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, del 18 febbraio 2011, sulla sentenza di condanna pronunciata contro un rappresentante dell'opposizione bielorussa, e la dichiarazione del suo portavoce del 10 aprile 2011, sulla repressione dei mezzi d'informazione indipendenti in Bielorussia,

–  vista la decisione del Consiglio 2011/69/PESC del 31 gennaio 2011 che modifica la decisione 2010/639/PESC del Consiglio relativa a misure restrittive nei confronti di determinati funzionari della Bielorussia,

–  vista la relazione finale sulle elezioni presidenziali in Bielorussia pubblicata dall'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE (OSCE/ODIHR) e dall'Assemblea parlamentare dell'OSCE (OSCE PA) in data 22 febbraio 2011,

–  visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.  considerando che nei confronti dei candidati alla presidenza Ales Mikhalevich, Vladimir Nekliaev, Vitaly Rymashevski, Andrei Sannikov, Nikolai Statkevich and Dmitri Ouss, così come dei responsabili della loro campagna elettorale, in particolare Pavel Seviarynets, Vladimir Kobets, Sergey Martselev, sono in corso processi che potrebbero sfociare in condanne a pene detentive addirittura di 15 anni,

B.  considerando che una serie di attivisti dell'opposizione, tra cui Anatol Lyabedzka, leader dell'AHP, il Partito civico unito che si trova all'opposizione, gli ex candidati alle elezioni presidenziali Vitaly Rymashevski e Ales Mikhalevich, la caporedattrice del portale di notizie online Natalya Radzina, Andrey Dzmitryeu, il responsabile della campagna elettorale del candidato presidenziale dell'opposizione Vladimir Nekliaev e l'attivista della campagna «Dite la verità!» Syarhey Vaznyak, sono stati scarcerati dal centro di detenzione del KGB dove si trovavano in attesa di processo e posti agli arresti domiciliari, mentre continuano le indagini a loro carico; che Ales Mikhalevich e Natalya Radzina hanno abbandonato il paese per sfuggire al processo mentre Dzmitry Bandarenka, un sostenitore di Andrei Sannikov in occasione di una precedente campagna presidenziale, è stato condannato a una pena di due anni in una colonia penitenziaria,

C.  considerando che Aliaksandr Atroshchankau, Aliaksandr Malchanau, Dzmitry Novik, Vasil Parfiankou, membri delle equipe della campagna elettorale dei candidati dell'opposizione democratica Vladimir Neklaiev e Andrei Sannikov, Mikita Likhavid, membro del movimento «Per la libertà», Ales Kirkevich, Zmister Dashkevich, Eduard Lobau, attivisti del «Fronte giovanile», Paval Vinahradau, attivista della campagna «Dite la verità!», l'attivista indipendente Andrei Pratasienya, lo storico Dzmitry Drozd, il dimostrante Uladzemir Khamichenka e Dzmitry Bandarenka, uno dei coordinatori della campagna civile «Bielorussia europea», sono stati condannati a pene detentive che oscillano tra uno e quattro anni di carcere in relazione alle dimostrazioni del 19 dicembre 2010,

D.  considerando che vi sono indicazioni del fatto che la polizia ricorre alla tortura per costringere le persone ad ammettere i loro presunti crimini contro lo Stato, come dimostrato dai casi di Olga Klasowska e Ales Mikhalevic,

E.  considerando che il 25 aprile 2011 il ministero dell'Informazione bielorusso ha promosso una causa dinanzi alla Corte suprema economica per ottenere la chiusura di due giornali indipendenti, Narodnaya Volya e Nasha Niva,

F.  considerando che Andrzej Poczobut, giornalista dell'emittente televisiva Belsat e del quotidiano Gazeta Wyborcza è stato arrestato e rischia sino a due anni di carcere con l'imputazione di aver «insultato il Presidente» in articoli che ha pubblicato di recente; che Poczobut è riconosciuto da Amnesty International come prigioniero di coscienza; che anche la giornalista Iryna Khalip, moglie di Andrei Sannikov, è stata arrestata e rischia un'imputazione in relazione alle proteste; che la giornalista si trova attualmente agli arresti domiciliari e che le è stato proibito di comunicare con il marito,

G.  considerando che le misure repressive contro i membri dell'opposizione democratica, i media indipendenti, gli attivisti della società civile e i difensori dei diritti umani si sono ulteriormente intensificate, ad onta dei ripetuti appelli della comunità internazionale affinché cessassero immediatamente; che questo stato di cose costituisce una grave violazione di numerosi obblighi internazionali della Bielorussia,

1.  condanna fermamente tutte le condanne basate sull'imputazione di «rivolta di massa», che considera arbitrarie e dettate da ragioni politiche; sottolinea che, in base ad alcune notizie, le autorità non hanno potuto dimostrare la colpevolezza degli imputati, che i processi si sono svolti a porte chiuse, che ai detenuti è stata negata la possibilità di chiamare testimoni a proprio favore e di incontrare separatamente e regolarmente i propri rappresentanti legali, che gli avvocati degli imputati hanno ricevuto varie ammonizioni dal ministero della Giustizia e che alcuni di essi sono stati radiati dall'albo; dichiara pertanto che i processi non si sono svolti in modo imparziale;

2.  ritiene illegali e inaccettabili tutte le imputazioni a carico dei candidati presidenziali, Vladimir Neklaiev, Vitaly Rymashevsky, Nikolai Statkevich, Dmitri Ouss e Andrei Sannikov; chiede che essi siano assolti e non siano oggetto di altre azioni penali; condanna in tale contesto il mancato rispetto di diritti fondamentali quali la libertà di riunione e di espressione da parte delle autorità bielorusse e chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i manifestanti ancora in stato di detenzione lasciando cadere tutte le accuse a loro carico;

3.  esprime profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione dei difensori dei diritti umani in Bielorussia; condanna fermamente le recenti affermazioni diffamatorie di cui è stato oggetto, fra l'altro, Ales Bialiatski, presidente del centro per i diritti umani Viasna, da parte del Presidente bielorusso e di giornalisti di diversi mezzi d'informazione controllati dallo Stato che, nei loro commenti relativi all'attentato nella metropolitana di Minsk, hanno sostenuto che nel paese esisterebbe «una quinta colonna»;

4.  condanna il persistente clima di paura e intimidazione degli oppositori politici in Bielorussia così come la persecuzione di esponenti dell'opposizione che si protrae dalle elezioni presidenziali del dicembre 2010;

5.  sollecita le autorità bielorusse a rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione di Marina Tsapok e Maxim Kitsyuk, cittadini ucraini, e di Andrey Yurov, cittadino russo – rappresentanti della commissione per il controllo internazionale della situazione dei diritti umani in Bielorussia, cui è stato impedito di entrare nel territorio bielorusso – nonché dei russi Alik Mnatsnakyan e Viktoria Gromova, difensori dei diritti umani, arrestati il 4 maggio 2011 negli uffici del centro per i diritti umani Viasna e poco dopo espulsi dalla Bielorussia, ai quali è stato fatto divieto per due anni di entrare nuovamente nel paese; condanna in questo contesto tutte le azioni contro i difensori dei diritti umani condotte dalle autorità bielorusse;

6.  condanna le vessazioni e intimidazioni sistematiche nonché le crescenti pressioni nei confronti dei giornalisti e dei canali d'informazione indipendenti in Bielorussia; esorta a tale proposito le autorità bielorusse a sospendere la procedura per la chiusura dei settimanali Narodnaya Volya e Nasha Niva, ad astenersi dal limitare l'accesso ai due portali internet indipendenti Karta «97 e Bielorusskij Partizan – il che inciderebbe pesantemente sul pluralismo dei media in Bielorussia – e a liberare Andrzej Poczobut lasciando cadere tutte le imputazioni a suo carico;

7.  condanna la mancanza di un'indagine indipendente sull'uso della forza bruta da parte della polizia e dei servizi del KGB contro i dimostranti nella giornata delle elezioni, in particolare in considerazione del fatto che la Bielorussia ha respinto la richiesta di 14 Stati membri dell'UE concernente una missione d'indagine sui diritti umani, da effettuare sotto l'egida dell'OSCE, allo scopo di far luce sulla violenta repressione nei confronti dell'opposizione all'indomani delle elezioni del dicembre 2010; accoglie favorevolmente la relazione interlocutoria del Dr. Neil Jarman, relatore speciale della commissione per il controllo internazionale della situazione dei diritti umani in Bielorussia, e constata con sgomento che a Minsk sono stati nuovamente arrestati difensori dei diritti umani provenienti da vari paesi OSCE;

8.  invita la Commissione, il Consiglio, l'Alto rappresentante dell'Unione europea e gli altri paesi partner dell'UE ad estendere le misure restrittive nei confronti del regime bielorusso, anche imponendo sanzioni economiche mirate, in particolare nei confronti delle aziende statali;

9.  sottolinea la necessità, vista la repressione continua e senza precedenti nei confronti dell'opposizione, che l'UE trovi nuove formule per assistere la società civile bielorussa favorendo una maggiore presa di coscienza da parte dei cittadini, prevenendo la totale frammentazione dell'opposizione politica e sostenendo un'alternativa politica al regime di Lukashenko; chiede di mantenere e intensificare l'assistenza dell'UE ai partiti democratici dell'opposizione, alle organizzazioni della società civile e ai canali d'informazione indipendenti, ad esempio tramite lo Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani;

10.  sottolinea che l'impegno potenziale dell'UE nei confronti della Bielorussia sarà soggetto a condizioni rigorose e dipenderà dall'impegno da parte bielorussa a rispettare i diritti umani e lo Stato di diritto, come affermato nella Dichiarazione comune del Vertice di Praga per il partenariato orientale del 7 maggio 2009, firmata anche dal governo bielorusso;

11.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alle assemblee parlamentari dell'OSCE e del Consiglio d'Europa e al parlamento e al governo della Bielorussia.

(1) Testi approvati, P7_TA(2011)0099.
(2) Testi approvati, P7_TA(2011)0022.
(3) GU C 286 E del 22.10.2010, pag. 16.

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