Orientamenti per il bilancio 2012 - Sezioni I, II e da IV a X
273k
56k
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 sugli orientamenti relativi alla procedura di bilancio 2012, sezione I – Parlamento europeo, sezione II – Consiglio, sezione IV – Corte di giustizia, sezione V – Corte dei conti, sezione VI – Comitato economico e sociale europeo, sezione VII – Comitato delle regioni, sezione VIII – Mediatore europeo, sezione IX – Garante europeo della protezione dei dati, sezione X – Servizio europeo per l'azione esterna (2011/2017(BUD))
– visto l'articolo 314 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– visto l'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria(1),
– vista la decisione la decisione 2007/436/CE, Euratom del Consiglio, del 7 giugno 2007, sul sistema delle risorse proprie delle Comunità europee(2),
– visto il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee(3),
– vista la relazione annuale della Corte dei conti sull'esecuzione del bilancio per l'esercizio 2009, corredata delle risposte delle istituzioni controllate(4),
– visti l'articolo 23, paragrafo 7, e l'articolo 79 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per i bilanci (A7-0049/2011),
A. considerando che l'attuale situazione finanziaria, economica e sociale nell'Unione europea obbliga le istituzioni a reagire con la qualità e l'efficienza necessarie e ad applicare procedure di gestione rigorose in modo tale da poter realizzare risparmi,
B. considerando che le istituzioni dovrebbero essere dotate di risorse sufficienti che, visto il contesto economico attuale, devono essere gestite con rigore ed efficienza,
C. considerando che, in questa fase della procedura annuale, il Parlamento attende gli stati di previsione delle altre Istituzioni nonché le proposte del suo Ufficio di presidenza per il bilancio 2012,
D. considerando che è altamente auspicabile che la commissione per i bilanci e l'Ufficio di presidenza portino avanti la loro cooperazione rafforzata, per il quarto anno, durante l'intera procedura di bilancio 2012,
E. considerando che, a norma dell'articolo 23 del regolamento del Parlamento, l'Ufficio di presidenza è competente per l'adozione delle decisioni di carattere finanziario, organizzativo e amministrativo concernenti l'organizzazione interna del Parlamento mentre la commissione per i bilanci è competente per la definizione del progetto di stato di previsione nel quadro della procedura annuale,
F. considerando che gli effetti dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona sulla rubrica 5 dovrebbero stabilizzarsi nel 2012, sebbene, ad esempio, per il momento sia ancora difficile quantificare l'impatto del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE),
G. considerando che con l'adesione della Croazia, prevista per il 2013, l'allargamento avrà un impatto sul bilancio 2012, in particolare per quanto riguarda le risorse finanziarie per i nuovi deputati e l'assunzione di personale,
H. considerando che negli anni passati l'autorità di bilancio ha acconsentito ad adottare un approccio prudente alle spese amministrative, lasciando in tal modo margini consistenti al di sotto del massimale della rubrica 5,
I. considerando che il massimale della rubrica 5 del quadro finanziario pluriennale (QFP) per il bilancio dell'Unione europea nel 2012 è pari a 8 754 000 000 EUR (importo che rappresenta un aumento di 340 000 000 EUR ovvero del 4% rispetto al 2011, tenuto conto di un tasso di inflazione del 2%),
J. considerando che, nel suo ruolo di colegislatore, il Parlamento ha deciso di cercare di trovare un equilibrio ragionevole tra le risorse umane di cui dispone e le nuove competenze che ha acquisito con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona (19,67% del totale della rubrica 5 nel 2009, 19,99% nel 2010 e 20,03% nel 2011),
K. considerando che è essenziale monitorare l'evoluzione della spesa nell'ambito della rubrica 5 durante l'intero esercizio 2011, al fine di elaborare previsioni corrette per i futuri bilanci,
L. considerando che, con decisione del 24 marzo 2010, l'Ufficio di presidenza ha adottato la strategia immobiliare a medio termine del Parlamento, che definisce alcuni parametri chiave per la futura politica immobiliare dell'Istituzione; considerando che, nel quadro di tale strategia, il Parlamento ha deciso di continuare ad accordare priorità all'acquisto degli edifici (laddove ciò sia ragionevole), privilegiando la concentrazione geografica nei suoi luoghi di lavoro; considerando che, in un'ottica di riduzione dei costi di finanziamento, il pagamento anticipato rimane una delle priorità chiave per il futuro,
Quadro generale e priorità per il bilancio 2012
1. evidenzia la difficile situazione per quanto riguarda il massimale di spesa per la rubrica 5 per il 2012 ed è pienamente consapevole del fatto che le istituzioni potrebbero incontrare difficoltà nel finanziare tutti i fabbisogni, pur mantenendo la disciplina di bilancio e i limiti autoimposti al fine di rispettare il quadro finanziario pluriennale;
2. stabilisce come priorità il principio dell'eccellenza legislativa, al fine di garantire una risposta adeguata alle attuali sfide politiche, che richiedono il consolidamento delle risorse necessarie per far fronte al nuovo quadro istituzionale derivante dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona; ritiene che il bilancio del Parlamento e delle altre istituzioni per il 2012 dovrebbe essere un bilancio di consolidamento, non da ultimo perché potrebbe servire anche quale riferimento per il prossimo quadro finanziario pluriennale;
3. sottolinea che questo sforzo di consolidamento non dovrebbe ostacolare gli investimenti (ad esempio nelle tecnologie) che permetterebbero di realizzare risparmi a lungo termine;
4. considera altresì prioritari i principi della sana gestione finanziaria (articolo 27 del regolamento finanziario), vale a dire i principi di economia, responsabilità, efficienza ed efficacia; è del parere che, in uno spirito di responsabilità, questi principi debbano essere rispecchiati chiaramente nei bilanci del Parlamento e delle altre istituzioni, come pure nelle loro culture organizzative; ritiene, di conseguenza, che nell'attuazione delle varie politiche si debba tener conto dei risultati conseguiti e che le spese variabili dovrebbero, ove possibile e qualora la loro entità lo richieda, essere soggette a regolari valutazioni costi-benefici;
5. ritiene che, a seguito dell'applicazione di questi principi, le istituzioni dovrebbero presentare piani di riduzione dei costi; è del parere, a tale riguardo, che sia opportuno valutare i vantaggi della centralizzazione, al fine di realizzare economie di scala (ad esempio mediante procedure di gara d'appalto centralizzate e la condivisione di servizi tra le istituzioni), ed esaminare quali attività debbano rimanere o diventare decentralizzate;
6. ritiene che l'applicazione dei principi di sana gestione debba dare come risultato la precisione, la semplicità, la chiarezza e la trasparenza; chiede, a tale riguardo, che sia presentato un organigramma per ogni istituzione, indicante i costi corrispondenti a ciascuna unità costitutiva; chiede inoltre che ogni spesa sia chiaramente specificata e giustificata, con una chiara distinzione tra spese fisse e variabili, al fine di applicare il principio di una politica di bilancio che non comporti maggiorazioni di spesa;
7. ritiene che, al più tardi a partire dal prossimo quadro finanziario pluriennale, il bilancio del Parlamento e i bilanci delle altre istituzioni dovrebbero essere il risultato di una programmazione pluriennale che copra la durata del quadro;
8. sottolinea che devono essere fatti i preparativi necessari a livello interistituzionale per accogliere il personale proveniente dalla Croazia in vista dell'allargamento dell'Unione europea;
9. ritiene che il Parlamento e le altre istituzioni dovrebbero presentare relazioni semestrali sull'esecuzione dei rispettivi bilanci, fornendo informazioni dettagliate sull'esecuzione di ciascuna linea di bilancio;
10. è del parere che la politica ambientale e l'EMAS(5) dovrebbero essere parte integrante della cultura del Parlamento e delle altre istituzioni e che, a tal fine, dovrebbero essere presentate misure per la riduzione delle emissioni e del consumo di carta, energia e acqua;
11. ribadisce che la cooperazione interistituzionale, laddove essa sia possibile e opportuna, è fondamentale per lo scambio di buone prassi che favoriscono l'efficacia e consentono di realizzare economie; ritiene che la cooperazione interistituzionale dovrebbe essere migliorata per quanto riguarda la traduzione, l'interpretazione, l'assunzione di personale (EPSO) e l'EMAS e che essa dovrebbe essere estesa ad altri settori; chiede che si proceda a un'analisi approfondita dell'esternalizzazione della traduzione e del ruolo del Centro di traduzione;
12. ricorda la necessità di un sistema di gestione delle conoscenze pienamente integrato; accoglie positivamente le informazioni fornite dall'amministrazione per quanto riguarda il sistema di gestione delle conoscenze; chiede che venga presentata una relazione di avanzamento sulla molteplicità di fonti e sistemi di informazione a disposizione dei deputati; chiede che venga definito un calendario preciso per la progettazione di un prototipo; sottolinea la necessità di procedere rapidamente a un'operazione di classificazione e catalogazione; chiede informazioni sulle modalità per rendere questo sistema facilmente accessibile ai cittadini europei;
13. sottolinea l'importanza che il Parlamento europeo e le altre istituzioni adottino una strategia digitale ambiziosa e di ampia portata per quanto riguarda gli strumenti del Web 2.0 e in particolare le reti sociali, al fine di rafforzare il legame tra l'Europa e i suoi cittadini; ritiene altresì che il Parlamento e le altre istituzioni dovrebbero elaborare una strategia di governance informatica; chiede che ove opportuno si ricorra al telelavoro; invita l'Ufficio di presidenza a prevedere la creazione di un sistema di «cloud computing», che permetterebbe di ridurre i costi di funzionamento del sistema informatico, di migliorare le sue prestazioni e di garantire una maggiore mobilità nel quadro delle attività del Parlamento europeo;
14. sottolinea che le schede finanziarie e le analisi dei costi di tipo analogo rivestono un'importanza fondamentale per il processo decisionale in seno all'Istituzione; insiste sul fatto che queste analisi dovrebbero essere utilizzate in modo sistematico e dovrebbero indicare i costi ricorrenti e una tantum (vale a dire i costi fissi e i costi variabili) direttamente collegati a ciascuna misura specifica;
15. chiede che si ricorra alla riassegnazione del personale e alla riqualificazione professionale, al fine di aumentare la mobilità; raccomanda che si proceda all'assunzione di nuovo personale solo nei casi in cui le procedure di riassegnazione e formazione interna non abbiano dato esito positivo e in cui l'opzione di ricorrere a prestazioni di servizi esterne non risulti adeguata;
16. è del parere che tutte le istituzioni interessate dall'adesione della Croazia dovrebbero concordare una strategia comune e coordinata per l'esecuzione del bilancio; chiede che venga effettuata una stima delle ripercussioni sulla rubrica 5;
17. ritiene che tutte le istituzioni dovrebbero attuare politiche attive di lotta contro la discriminazione e dovrebbero adattare i loro edifici e le loro politiche delle risorse umane in modo tale da garantire un accesso più agevole alle persone con disabilità;
18. sottolinea che, in considerazione della crisi economica, del pesante fardello del debito pubblico e delle restrizioni contestuali agli sforzi di risanamento dei bilanci nazionali, il Parlamento europeo e le altre istituzioni dovrebbero dar prova di responsabilità e di rigore in material di bilancio;
Parlamento
19. ritiene che il Parlamento dovrebbe avere l'obiettivo di sviluppare l'eccellenza legislativa e che dovrebbero essere rese disponibili tutte le risorse necessarie a tal fine, pur tenendo conto dei vincoli di bilancio;
20. ritiene che il Parlamento dovrebbe dar prova di responsabilità e di rigore in materia di bilancio, cercando di non superare il tasso d'inflazione; è del parere che, seguendo l'orientamento interistituzionale, i fabbisogni connessi all'allargamento andrebbero soddisfatti mediante lettera rettificativa o bilancio rettificativo; ritiene inoltre che i fabbisogni connessi ai 18 nuovi deputati, in seguito all'entrata in vigore del trattato di Lisbona, andrebbero soddisfatti mediante lettera rettificativa o bilancio rettificativo;
21. ritiene che le risorse di personale supplementari assegnate all'amministrazione del Parlamento per far fronte alle nuove sfide derivanti dal trattato di Lisbona dovrebbero entrare ora in una fase di consolidamento; sottolinea che le strutture organizzative dovrebbero essere tali da favorire le sinergie avvalendosi delle competenze delle rispettive unità specializzate esistenti;
22. sottolinea che il bilancio del Parlamento per il 2011 ammonta a 1 685 000 EUR, importo che rappresenta il 20,03% della rubrica 5;
23. si attende che, nell'ambito dello stato di previsione, l'Ufficio di presidenza presenti richieste realistiche; si dichiara disposto ad esaminare proposte basate sulle esigenze e sulla prudenza, al fine di garantire un funzionamento adeguato ed efficiente dell'istituzione; sottolinea che lo scopo della lettera rettificativa presentata dall'Ufficio di presidenza alla commissione per i bilanci nel mese di settembre è di prendere in considerazione le esigenze impreviste al momento dell'elaborazione delle stime, e che essa non deve essere considerata come un'opportunità per rivedere le stime precedentemente concordate; seguendo l'orientamento interistituzionale, i fabbisogni connessi all'allargamento andrebbero soddisfatti mediante lettera rettificativa o bilancio rettificativo; ritiene inoltre che i fabbisogni connessi ai 18 nuovi deputati, in seguito all'entrata in vigore del trattato di Lisbona, andrebbero soddisfatti mediante lettera rettificativa o bilancio rettificativo;
24. chiede un quadro dettagliato e chiaro delle linee di bilancio sottoutilizzate nel 2010 e intende esaminarne i motivi; auspica altresì di ricevere un resoconto di tutti i riporti di stanziamenti e del loro utilizzo nel 2010, nonché un aggiornamento sulle entrate finali con destinazione specifica rispetto agli importi iscritti in bilancio;
25. ritiene che i deputati debbano avere accesso a servizi di qualità per poter svolgere le loro funzioni su un piano di parità; sottolinea pertanto l'importanza che ai deputati di ogni nazionalità e lingua sia riservato il medesimo trattamento quanto alla possibilità di svolgere i propri compiti e le attività politiche che loro competono nella propria lingua, qualora lo desiderino; considera ad esempio inaccettabile l'assenza del servizio di interpretazione durante le riunioni di commissione; ritiene che il principio della sana gestione finanziaria debba essere applicato anche ai servizi di interpretazione e di traduzione;
26. è altresì del parere che occorra adoperarsi con ogni mezzo per aumentare la flessibilità dell'interpretazione, quale misura fondamentale per garantire buone prassi di lavoro, e rileva che, in molti casi, si potrebbero evitare problemi e sprechi finanziari se vi fosse la possibilità di cambiare le lingue all'ultimo momento, in funzione della partecipazione reale alle riunioni invece di tenere conto della partecipazione programmata;
27. chiede un'analisi approfondita volta a verificare se il libero accesso dei cittadini per incontrare i loro rappresentanti europei possa essere conciliato più efficacemente con la necessità urgente di garantire la sicurezza di coloro che lavorano presso le istituzioni; invita il Segretario generale a presentare una relazione in merito entro il 30 giugno 2011;
28. è del parere che, come è già stato deciso, debba essere installato un servizio WiFi pienamente funzionante in modo tale da poter conseguire l'obiettivo di ridurre il consumo di carta; ritiene che si dovrebbe incoraggiare l'uso della videoconferenza per le riunioni, come pure l'utilizzo di nuove tecnologie ecocompatibili; chiede che venga realizzata un'analisi costi-benefici di tali misure;
29. evidenzia, per quanto riguarda la politica immobiliare, che il Parlamento si sta sforzando di razionalizzare l'assegnazione degli spazi esistenti e di realizzare risparmi ed economie di scala; sottolinea che il progetto di ampliamento dell'edificio KAD attualmente in corso, il cui costo è stimato a circa 549,6 milioni EUR (a prezzi 2016), permetterà la concentrazione geografica dell'amministrazione del Parlamento a Lussemburgo e il graduale abbandono di tutti gli altri edifici attualmente affittati a Lussemburgo, il che consentirà di realizzare notevoli risparmi una volta portato a termine il progetto; richiama l'attenzione sul fatto che il finanziamento di questo progetto immobiliare potrebbe richiedere l'istituzione di strutture giuridiche specializzate (società veicolo), visto che il regolamento finanziario vieta l'assunzione diretta di presiti, e che i costi potrebbero essere ridotti se il progetto fosse finanziato direttamente a titolo del bilancio o mediante un prestito diretto, il che indica chiaramente la necessità di apportare adeguamenti al regolamento finanziario al fine di garantire una realizzazione più trasparente e più diretta dei futuri progetti immobiliari;
30. accoglie con favore la decisione adottata dall'Ufficio di presidenza il 24 marzo 2010; ribadisce la propria richiesta che venga elaborata una strategia immobiliare a medio e lungo termine; ribadisce la propria richiesta che venga elaborata una strategia immobiliare a medio e lungo termine; ritiene che questa strategia dovrebbe mirare a trovare la soluzione migliore, tenendo conto dei principi di buona gestione e della necessità di valutare diverse opzioni e possibilità di finanziamento alternative; richiama l'attenzione sulla proposta contenuta nella summenzionata decisione di utilizzare le entrate con destinazione specifica del governo belga per investire in infrastrutture destinate ai nuovi uffici per gli assistenti dei deputati; chiede con urgenza informazioni più dettagliate a tale riguardo, come pure informazioni sulle opzioni alternative, prima che venga adottata qualsiasi decisione;
31. evidenzia la necessità di ulteriori informazioni sulla Casa della storia europea; chiede, in particolare, che venga presentato alla commissione per i bilanci un piano di attività dettagliato; ribadisce la necessità di ricevere informazioni per quanto riguarda il costo complessivo del progetto, nonché le sue future implicazioni giuridiche e finanziarie per il Parlamento europeo, e chiede ulteriori informazioni sul concorso di architettura in atto dal 2009; sottolinea che tutte le decisioni relative al progetto sono soggette alla normale procedura parlamentare;
32. ritiene che, al pari di tutte le grandi organizzazioni internazionali, talvolta sia necessario un parere esterno indipendente sull'utilizzo delle risorse e sulle modalità di organizzazione del lavoro, e che tale parere possa essere utile solo se è utilizzato in modo corretto; pur sottolineando l'unicità di un'istituzione politica europea come il Parlamento, ritiene che, a lungo termine, si debba valutare l'opportunità di effettuare un'analisi esterna della sua organizzazione e gestione; ritiene che nel 2012 si potrebbero individuare alcuni settori specifici da sottoporre a un esame di questo tipo;
33. sottolinea che la politica dell'informazione e della comunicazione del Parlamento è importante e dovrebbe raggiungere tutti i cittadini europei e migliorare la loro capacità di interagire direttamente con il Parlamento, e chiede pertanto una valutazione dei risultati conseguiti con questa politica;
34. appoggia tutti gli sforzi intesi ad ammodernare i sistemi informatici finanziari del Parlamento;
35. appoggia pienamente tutti gli sforzi intesi ad attuare una politica del personale più efficace e professionale, inclusa la riassegnazione del personale all'interno delle direzioni generali e tra di esse;
36. ritiene che sia importante attuare una verifica in relazione a una serie di politiche aventi implicazioni finanziarie, quali l'EMAS, gli appalti pubblici e le azioni adottate in risposta alle raccomandazioni sul discarico; sottolinea la necessità di garantire una verifica e un'analisi costanti dell'esecuzione del bilancio del Parlamento in generale;
37. è preoccupato per la proposta relativa alla creazione di un'unità di valutazione del valore aggiunto europeo, incaricata di misurare il costo della non Europa; si interroga sulla necessità di tale servizio e chiede informazioni più dettagliate in merito alla sua creazione;
Altre istituzioni
38. chiede che le altre istituzioni presentino richieste di bilancio realistiche e basate sui costi, che tengano pienamente conto della necessità di ottimizzare la gestione di risorse scarse; accoglie con favore la creazione di una nuova sezione X nel bilancio dell'Unione europea per il Servizio europeo per l'azione esterna, con una dotazione di 464 milioni EUR, è disposto a esaminare il fabbisogno del SEAE per quanto riguarda gli immobili e il personale ed è determinato a monitorare attentamente il suo impatto sulla rubrica 5, visto che la creazione del servizio avrebbe dovuto essere neutra sul piano del bilancio; non è disposto a compromettere i fabbisogni delle altre istituzioni;
39. ritiene che la creazione di una nuova sezione X nel bilancio dell'Unione europea per il Servizio europeo per l'azione esterna risponda alla necessità di dotare l'Unione europea di un quadro istituzionale che, assieme alle nuove disposizioni relative alla PESC e alla PESD, possa supportare le ambizioni dell'Unione europea per quanto riguarda la politica estera;
o o o
40. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Corte di giustizia, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni, al Mediatore europeo, al Garante europeo per la protezione dei dati e al Servizio europeo per l'azione esterna.
Regolamento (CE) n. 761/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2001, sull'adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) (GU L 114 del 24.4.2001, pag. 1).
Strategia dell'UE nella regione atlantica
115k
38k
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 sulla strategia europea per la regione atlantica
– visto l'articolo 225 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– viste le conclusioni del Consiglio del 14 giugno 2010, che ha invitato la Commissione a elaborare una strategia europea per la regione atlantica entro il giugno 2011,
– vista la consultazione pubblica avviata dalla Commissione, al fine di pubblicare una comunicazione su una strategia europea per la regione atlantica,
– vista la strategia dell'UE per la regione del Mar Baltico e la strategia dell'UE per la regione del Danubio,
– viste le conclusioni della quinta relazione sulla coesione,
– visti l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea e il titolo XVIII del trattato sul funzionamento dell'Unione europea definiscono la coesione territoriale come un obiettivo dell'Unione europea,
B. considerando che cinque Stati membri dell'UE hanno coste atlantiche: Francia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Regno Unito,
C. considerando che la regione atlantica ha le sue caratteristiche specifiche, ovvero:
–
una zona marittima dinamica (grazie al trasporto marittimo, alla pesca, all'energia marina, ecc.),
–
una zona il cui fragile ambiente deve essere preservato e che è soggetta alle conseguenze del cambiamento climatico (erosione delle coste, fenomeni climatici estremi),
–
una zona periferica all'interno dell'Unione europea, con problemi di accessibilità e di connettività e con un basso numero di importanti centri cittadini,
D. considerando che queste caratteristiche specifiche derivano da orientamenti che trascendono i confini nazionali e per i quali devono essere individuate risposte politiche a livello europeo,
E. considerando che, nel giugno 2010, il Consiglio ha invitato la Commissione a sviluppare una strategia per la regione atlantica entro giugno 2011 e che la pubblicazione di una comunicazione della Commissione è prevista per il 2011,
1. chiede alla Commissione di dare, quanto prima possibile, forma alla strategia dell'Unione europea per la regione atlantica come una strategia integrata che affronti questioni marittime e territoriali;
2. è del parere che questa strategia dovrebbe essere inserita nell'obiettivo della coesione politica di cooperazione territoriale (Obiettivo 3) ed essere basata su un approccio integrato, trasversale e territoriale, al fine di meglio coordinare le politiche tra i diversi livelli di governance su un dato territorio, con particolare attenzione alle questioni pertinenti; è convinto che la cooperazione territoriale europea possa contribuire ampiamente all'intensificazione del processo di integrazione all'interno della regione atlantica attraverso una maggiore partecipazione della società civile al processo decisionale e all'attuazione di azioni concrete;
3. sottolinea che il principale valore aggiunto delle strategie macro-regionali dell'UE si registra nella cooperazione a più livelli, nel coordinamento e in un migliore investimento strategico dei finanziamenti disponibili, non in una ulteriore distribuzione delle risorse; sottolinea le conclusioni della Presidenza svedese relative a nessuna nuova istituzione, nessuna nuova legislazione, nessun nuovo bilancio;
4. chiede che tale strategia venga aperta a tutte le regioni dell'UE lungo la costa atlantica, comprese le regioni ultraperiferiche della Macaronesia;
5. ritiene che la dimensione esterna di questa strategia possa essere rafforzata in considerazione della posizione geostrategica delle regioni atlantiche, in particolare nei settori della sicurezza e della sorveglianza marittime e nella sfera delle relazioni commerciali internazionali; è del parere che sia opportuno affrontare anche le iniziative di cooperazione internazionale e di cooperazione triangolare;
6. ritiene che tale strategia dovrebbe attuare un miglior coordinamento di obiettivi e mezzi, con forti legami con la strategia UE 2020 e con le politiche dell'Unione europea per il periodo successivo al 2013; ricorda in proposito che questa strategia mira a migliorare l'impiego dei fondi dell'UE, senza aumentare la spesa;
7. chiede che tale strategia sia ben collegata alla politica regionale dell'UE e alla politica marittima integrata e ritiene che essa dovrebbe anche facilitare le sinergie con altre politiche comunitarie, quali le reti transeuropee dei trasporti, la politica comune della pesca, le azioni in materia di clima e ambiente, il programma quadro di ricerca e sviluppo, la politica energetica, ecc.;
8. ritiene che la dimensione territoriale di questa strategia è essenziale e contribuirà alla coesione territoriale dell'UE; è del parere che questa dimensione territoriale dovrà affrontare in particolare l'apertura, l'interconnessione delle reti dei trasporti e dell'energia e lo sviluppo dell'energia marina, lo sviluppo delle aree urbane e rurali, nonché l'intensificazione dei collegamenti terra-mare e mare-acque interne;
9. ribadisce l'importanza di migliorare l'accessibilità nelle regioni marittime dell'Atlantico e di aumentare la circolazione delle persone, dei beni e dei servizi in queste regioni, al fine di raggiungere gli obiettivi del mercato interno e l'obiettivo della politica di coesione, in particolare attraverso lo sviluppo del trasporto marittimo a corto raggio e delle autostrade del mare;
10. ricorda che la dimensione marittima è una priorità di questa strategia, soprattutto attraverso un approccio basato sui bacini marittimi;
11. raccomanda vivamente la promozione e il sostegno, da parte della Commissione europea, della progettazione e della realizzazione di strade marittime nella regione atlantica, alla stregua di quella Gijon-Nantes, come un modo innovativo per migliorare e diversificare le reti transeuropee dei trasporti, influenzare le relazioni commerciali internazionali, stimolare l'attività economica dei porti e potenziare il turismo, nonché contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2;
12. è del parere che questa strategia potrebbe affrontare i seguenti temi di interesse comune: l'energia marina, l'ambiente e il cambiamento climatico, compresa la prevenzione e la lotta nei confronti dell'inquinamento marino ad opera delle navi, i trasporti e l'accessibilità, la sicurezza, la sorveglianza, la ricerca, l'innovazione, le industrie creative, la cultura, il tempo libero e il turismo, i servizi e la formazione marittimi, la pesca e il settore ittico;
13. ritiene che questa strategia debba sviluppare sinergie tra le pertinenti politiche dell'UE, nazionali, regionali e locali ed è quindi del parere che sia necessaria una rinnovata governance multi-livello sulla base di un più stretto coinvolgimento delle autorità dell'UE, nazionali, regionali e locali;
14. auspica che questa strategia operi secondo un approccio dal basso, a partire dalle autorità locali e coinvolgendo tutte le parti interessate; insiste sulla necessità di coinvolgere le autorità pubbliche regionali e locali, gli Stati membri, l'Unione europea, i soggetti privati e le organizzazioni della società civile (comprese le reti e le organizzazioni interregionali interessate) nella progettazione e nell'attuazione di questa strategia;
15. insiste sul fatto che la cooperazione nel quadro di questa strategia dovrebbe, in primo luogo, essere basata sulle esigenze delle parti interessate ed è quindi del parere che le priorità politiche affrontate debbano essere decise attraverso un consenso;
16. è del parere che il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) potrebbe essere un interessante strumento per facilitare la cooperazione nel quadro di una strategia dell'UE per la regione atlantica;
17. è del parere che questa strategia dovrebbe essere attuata a partire dal 2014 e coordinata con il prossimo quadro finanziario pluriennale e che dovrebbe andare di pari passo con un piano d'azione definito a livello europeo e che comprenda un elenco di progetti strutturali;
18. è del parere che le dimensioni interne ed esterne di questa strategia dovranno attuare una ripartizione atlantica dei fondi comunitari esistenti, sulla base di priorità condivise;
19. invita la Commissione e gli Stati membri ad istituire norme semplificate per facilitare l'attuazione di questa strategia e ridurre gli oneri amministrativi inerenti;
20. invita la Commissione a collaborare strettamente con il Parlamento europeo nella definizione delle priorità per lo sviluppo della strategia dell'UE per la regione atlantica e invita la Commissione a informare e a consultare regolarmente il Parlamento sullo stato di attuazione di questa strategia;
21. esprimerà il proprio parere sulla futura comunicazione della Commissione attraverso una relazione di iniziativa;
22. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Comitato delle regioni e alle altre istituzioni pertinenti.
Relazione 2010 sui progressi realizzati dalla Turchia
156k
75k
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 sulla relazione 2010 sui progressi compiuti dalla Turchia
– vista la relazione 2010 della Commissione sui progressi compiuti dalla Turchia (SEC(2010)1327),
– viste le sue precedenti risoluzioni del 27 settembre 2006 sui progressi compiuti dalla Turchia verso l'adesione(1), del 24 ottobre 2007 sulle relazioni UE-Turchia(2), del 21 maggio 2008 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2007(3), del 12 marzo 2009 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2008(4) e del 10 febbraio 2010 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2009(5),
– vista la sua risoluzione del 21 settembre 2010 sulle relazioni economiche e commerciali con la Turchia(6),
– visto il quadro negoziale per la Turchia del 3 ottobre 2005,
– viste la decisione 2008/157/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato per l'adesione con la Repubblica di Turchia(7) («partenariato per l'adesione»), nonché le precedenti decisioni del Consiglio, del 2001, 2003 e 2006, sul partenariato per l'adesione,
– viste le conclusioni del Consiglio del 14 dicembre 2010,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che i negoziati di adesione con la Turchia sono stati avviati il 3 ottobre 2005, dopo l'approvazione del quadro negoziale da parte del Consiglio, e che l'apertura di tali negoziati ha costituito il punto di partenza di un processo di lunga durata e senza limiti di tempo,
B. considerando che la Turchia si è impegnata a intraprendere riforme, a intrattenere relazioni di buon vicinato e ad allinearsi progressivamente alle posizioni dell'Unione europea, e che tali sforzi andrebbero considerati come un'opportunità di modernizzazione per la stessa Turchia,
C. considerando che la piena osservanza di tutti i criteri di Copenaghen, al pari della capacità di integrazione all'Unione, rimangono la base per l'adesione all'Unione europea, conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2006, e che l'Unione deve rimanere una comunità fondata su valori condivisi,
D. considerando che la Commissione ha concluso che, nel 2010, la Turchia ha proseguito il proprio processo di riforme politiche, ma che la mancanza di dialogo e di volontà di giungere ad un compromesso tra i principali partiti politici ha un impatto negativo sulle relazioni tra le principali istituzioni politiche e rallenta le riforme politiche,
E. considerando che la Turchia non ha ancora attuato, per il quinto anno consecutivo, le disposizioni contenute nell'accordo di associazione CE-Turchia e nel relativo protocollo aggiuntivo,
1. loda i cittadini e la società civile turca per il loro sostegno a favore di una maggiore democratizzazione della Turchia ed il loro impegno per una società aperta e pluralistica e invita le istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea a utilizzare appieno a questo proposito tutti gli strumenti della politica dell'Unione europea in materia di allargamento per i paesi candidati;
2. prende atto della lentezza dei progressi della Turchia in materia di riforme e ricorda che il governo turco si è impegnato a intraprendere riforme di ampio respiro allo scopo di soddisfare i criteri di Copenaghen, nonché ai fini della propria modernizzazione; invita il governo a intensificare i suoi sforzi al riguardo;
3. è preoccupato per lo scontro in corso tra i partiti politici e per la mancanza di volontà del governo e dell'opposizione di lavorare verso un consenso sulle riforme chiave; sollecita tutti i soggetti politici, il governo e l'opposizione a collaborare per rafforzare il pluralismo politico in seno alle istituzioni dello Stato e per promuovere l'ammodernamento e la democratizzazione dello Stato e della società; invita tutte le forze dell'opposizione ad impegnarsi in modo costruttivo nel processo di riforma;
4. sottolinea il ruolo cruciale di un sistema di controlli e di equilibri nel governo di uno Stato democratico moderno, che deve fondarsi sul principio della separazione dei poteri e sull'equilibrio tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario, sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare la libertà d'espressione e la libertà di stampa, e su una cultura politica partecipativa che rifletta realmente il pluralismo di una società democratica;
5. sottolinea il ruolo della Grande assemblea nazionale turca in qualità di istituzione che dovrebbe apportare un contributo fondamentale al rafforzamento di un sistema di controlli ed equilibri e sostenere, in modo attivo e costruttivo, sulla base di un impegno trasversale tra i partiti, le riforme di modernizzazione, garantendo nel contempo che le politiche governative siano soggette ad un controllo democratico;
6. ritiene che l'adozione di emendamenti costituzionali rappresenti un passo nella giusta direzione e ne sollecita un'adeguata applicazione, nel pieno rispetto delle norme della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; sottolinea tuttavia nel contempo la pressante necessità di una riforma costituzionale globale, che trasformi la Turchia in una democrazia pluralistica a pieno titolo, fondata sulla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali; plaude alla volontà dichiarata dal governo e dall'opposizione di intraprendere tale riforma ed invita il governo a garantire che tutti i partiti politici e la società civile siano strettamente coinvolti nell'intero processo costituzionale; sollecita l'attuazione del pacchetto di modifiche costituzionali; raccomanda che anche la commissione di Venezia sia invitata a partecipare;
7. plaude ai diversi gesti simbolici di buona volontà del governo, nonché ad alcuni passi concreti nell'ambito della libertà di pensiero, coscienza e religione nonché della tutela delle minoranze e dei diritti culturali; insiste tuttavia sul fatto che sono necessari miglioramenti sistematici per giungere ad un pieno riconoscimento dei diritti delle minoranze; incoraggia in particolare il governo a dare nuovo impeto all'apertura democratica ed invita l'opposizione a sostenere e ad impegnarsi in modo costruttivo in tale processo;
Conformità con i criteri di Copenaghen
8. esprime preoccupazione per il deterioramento della libertà di stampa, per alcuni atti di censura e per il diffondersi di una crescente autocensura tra i mezzi di comunicazione turchi, nonché su Internet; invita il governo della Turchia a sostenere i principi della libertà di stampa; sottolinea che una stampa indipendente costituisce un elemento cruciale per una società democratica ed evidenzia, in tale contesto, il ruolo essenziale del potere giudiziario nel tutelare e rafforzare la libertà di stampa, garantendo in tal modo uno spazio pubblico per un dibattito libero e contribuendo al corretto funzionamento del sistema di controlli ed equilibri; evidenzia la necessità di adottare una nuova legge sui mezzi di comunicazione, che affronti, tra l'altro, le questioni concernenti l'indipendenza, la proprietà ed il controllo amministrativo; decide di seguire da vicino il caso di Nedim Şener, Ahmet Şık e altri giornalisti perseguitati dalla polizia o dalla magistratura;
9. accoglie con favore le nuove norme su radio e televisione che consentono vari sviluppi positivi, come l'aumento della quota che i soggetti stranieri possono legalmente possedere nei mezzi di comunicazione turchi (fino al 50% a fronte del precedente 25%), ma esprime preoccupazione per il fatto che le trasmissioni possono essere interrotte per motivi di sicurezza nazionale, senza un'ordinanza di un tribunale o la decisione di un giudice; rileva con preoccupazione la prassi di avviare procedimenti penali – in particolare ai sensi dell'articolo 285, «violazione della riservatezza di un'indagine penale», e dell'articolo 288, «tentativo di influenzare gli organi giudiziari», del codice penale – contro i giornalisti che diffondono le prove di violazioni dei diritti umani e di altre questioni di interesse pubblico; considera la criminalizzazione delle opinioni un ostacolo cruciale alla protezione dei diritti umani in Turchia e deplora le restrizioni sproporzionate alla libertà di espressione, di associazione e di riunione; sollecita la Turchia a rispettare rigorosamente a tale riguardo gli obblighi internazionali assunti nel campo dei diritti umani, modificando la legislazione nazionale in materia e provvedendo alla formazione di polizia e magistrati;
10. si rammarica del fatto che numerose disposizioni di legge – ad esempio gli articoli 301, 318 e 220, paragrafo 6, in combinato disposto con l'articolo 314, paragrafo 2, del codice penale, e l'articolo 7, paragrafo 2, della legge antiterrorismo, legge n. 5816 del 25 luglio 1951 – nonché le dichiarazioni del governo e le attività della magistratura inquirente continuino a limitare la libertà di espressione; ribadisce il suo invito al governo a completare la revisione del quadro giuridico sulla libertà di espressione e ad adeguarlo senza indugio alla CEDU e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; in tale contesto, riafferma la necessità che il governo turco fornisca ai pubblici ministeri chiari orientamenti riguardo a leggi che sono frequentemente utilizzate per limitare la libertà di espressione; si rammarica del ricorso reiterato e sproporzionato alla chiusura di siti web e chiede al governo di presentare emendamenti alla legge relativa ad Internet (legge n. 5651) al fine di garantire che essa non limiti più la libertà di espressione o il diritto dei cittadini di accedere alle informazioni;
11. invita il governo a sostenere il diritto alla libertà di riunione e di associazione, sancito dagli articoli 33 e 34 della Costituzione turca; deplora e condanna, in tale contesto, la violenta repressione della polizia nei confronti delle manifestazioni studentesche tenutesi all'Università di Ankara nel dicembre 2010;
12. riconosce che la questione dei diritti dei rom in Turchia sta ricevendo un livello significativo di attenzione e che sia il governo sia l'opposizione si stanno impegnando politicamente nella questione; suggerisce di monitorare e riesaminare con attenzione l'attuazione del piano governativo degli alloggi per i rom, specie per quanto riguarda la sostenibilità e la metodologia del piano stesso; incoraggia il governo a mettere in pratica l'inclusione attiva ed una consultazione credibile delle comunità rom, nell'ambito di ogni processo inclusivo riguardante i rom nel paese;
13. plaude ai progressi conseguiti nella riforma del settore giudiziario e ribadisce la sua posizione secondo cui l'indipendenza e l'imparzialità del settore giudiziario sono uno degli elementi fondamentali per il funzionamento di una società democratica e pluralistica; esprime preoccupazione per il fatto che le condizioni del sistema giudiziario turco non siano ancora state migliorate in maniera sufficiente al fine di garantire il diritto a un processo equo e rapido; invita il governo ad attuare gli emendamenti alla Costituzione adottati in tale settore, nel pieno rispetto della separazione tra il potere esecutivo ed il potere giudiziario e dell'indipendenza e imparzialità di quest'ultimo, in linea con le norme europee;
14. è tuttavia preoccupato per l'interpretazione, da parte della Corte suprema turca, del codice di procedura penale che proroga il periodo di detenzione preventiva fino a dieci anni, in chiara violazione delle norme europee in materia; invita la Grande assemblea nazionale turca a modificare la pertinente normativa in conformità della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; ricorda inoltre l'obbligo per la Turchia di rispettare rigorosamente il suo impegno, a norma dell'articolo 6 della CEDU, in relazione ad un processo equo in tempi ragionevoli, in particolare attraverso la creazione di Corti d'appello nel proprio ordinamento giuridico, rafforzando nel contempo la capacità delle sue Corti supreme;
15. plaude alla decisione adottata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo in relazione alla causa Dink c. Turchia il 14 settembre 2010; invita, pertanto, le autorità turche ad accettare pienamente le conseguenze della decisione attuando misure adeguate per proteggere l'esercizio della libertà di espressione; esprime preoccupazione per gli ostacoli artificiali sollevati dall'amministrazione statale turca che impediscono lo smascheramento dei veri istigatori del delitto del giornalista armeno Hrant Dink;
16. accoglie con favore il fatto che gli emendamenti costituzionali adottati forniscono finalmente la base per l'istituzione di un mediatore e sollecita il governo a predisporre, ed il parlamento ad adottare, una legge che preveda una procedura di nomina democratica che condurrebbe a tale nuova carica una personalità ampiamente rispettata; plaude alla proposta di creare un Istituto nazionale per i diritti dell'uomo e chiede che l'Assemblea nazionale turca consulti la società civile e fornisca garanzie sufficienti in merito all'indipendenza del nuovo organo in conformità dei «principi di Parigi»;
17. plaude ai progressi compiuti nel quadro delle relazioni tra sfera civile e sfera militare, in particolare l'aumento del controllo civile limitando la competenza dei tribunali militari, attraverso l'assoggettamento al ricorso giurisdizionale delle decisioni del Consiglio militare supremo e i meccanismi grazie ai quali ufficiali di alto rango vengono giudicati da tribunali civili; nota che tali progressi andrebbero ulteriormente perseguiti al fine di assicurare un completo controllo civile ed invita il parlamento turco ad assumere un ruolo attivo nel garantire il controllo parlamentare sulle forze di sicurezza, incluso un pieno controllo sul bilancio della difesa;
18. sottolinea che le indagini sui casi di presunti progetti di colpi di Stato quali Ergenekon e Sledgehammer devono dimostrare la forza, l'indipendenza ed il funzionamento corretto e trasparente delle istituzioni democratiche turche e del sistema giudiziario turco; è preoccupato per i periodi di detenzione eccessivamente lunghi prima dei processi e sottolinea la necessità di garanzie giudiziarie efficaci per tutti i sospettati; è preoccupato per la mancanza di progressi in dette indagini e osserva che la recente detenzione di giornalisti molto noti come Nedim Şener e Ahmet Şık potrebbe condurre ad una perdita di credibilità di tali processi i quali dovrebbero, al contrario, rafforzare la democrazia;
19. si rammarica che le modifiche relative alla chiusura dei partiti politici, proposte nella recente riforma costituzionale non abbiano riscosso una maggioranza in seno alla Grande assemblea nazionale turca e sollecita tutti i partiti politici ad allineare la legislazione pertinente al relativo parere della commissione di Venezia;
20. ribadisce l'appello lanciato nelle sue precedenti risoluzioni per una riforma del sistema elettorale che riduca la soglia del 10%, al fine rafforzare il pluralismo politico e riflettere meglio il pluralismo della società turca; deplora in particolare che nel 2010 non sia stata intrapresa alcuna riforma in tale ambito; chiede una revisione globale delle norme relative al finanziamento dei partiti ed alle spese elettorali, al fine di rafforzare la democrazia interna ai partiti e promuovere un sistema politico più aperto; invita i partiti politici a rafforzare la loro democrazia interna e ad accrescere la responsabilità dei membri eletti dinanzi agli elettori;
21. si rammarica che non siano stati compiuti progressi nel limitare le immunità dei membri del parlamento per quanto riguarda i reati di corruzione e nota nel contempo la preoccupazione per la protezione adeguata dell'espressione di posizioni non violente in seno al parlamento; invita pertanto il governo ed il parlamento a convenire su una riforma adeguata del sistema di immunità parlamentare;
22. prende atto dell'attuale presidenza turca del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ed incoraggia la Turchia ad attuare il suo impegno a rispettare i valori del Consiglio d'Europa ratificando la Convenzione quadro per la difesa delle minoranze nazionali e ratificando i protocolli aggiuntivi alla CEDU;
23. plaude alla ratifica da parte della Grande Assemblea nazionale turca del protocollo facoltativo alla convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e invita la Turchia ad applicarne le disposizioni quanto prima e in stretta cooperazione con la sottocommissione sulla prevenzione della tortura e di altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti;
24. sostiene il dialogo in corso tra il governo e le comunità religiose, incluse le comunità alevita, greca, armena, aramea ed altre comunità cristiane; è tuttavia deluso dal fatto che siano stati compiuti solo progressi limitati in relazione al quadro giuridico per il funzionamento di tali comunità, in particolare per quanto riguarda la possibilità per tali comunità di ottenere personalità giuridica, di aprire e gestire centri di culto, di formare il clero e di risolvere problemi di proprietà non coperti dalla legge sulle fondazioni; chiede – pur notando i ritardi ed i problemi procedurali – uno sforzo efficace e costante per quanto riguarda l'attuazione della legge sulle fondazioni, che deve consentire alle comunità di cui sopra di operare senza indebite restrizioni, in linea con la CEDU e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; sollecita il governo ad aumentare ulteriormente il suo sostegno alla libertà di coscienza e alla pluralità religiosa nella società turca;
25. invita pertanto il governo ad affrontare tali questioni in modo sistematico, modificando la legislazione e garantendone la corretta applicazione a tutti i livelli di governo, incluse le municipalità; sottolinea, in tale contesto, le raccomandazioni adottate dalla commissione di Venezia nella primavera 2010, relative alla personalità giuridica delle comunità religiose e al titolo ecclesiastico di «ecumenico» del patriarcato ortodosso; plaude alla recente decisione dell'Assemblea delle Fondazioni di trasferire l'orfanotrofio greco per ragazzi Büyükada al Patriarcato ecumenico, in linea con la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e la concessione della cittadinanza turca a vari esponenti del clero greco-ortodosso al fine di facilitare il lavoro del Patriarcato e del Santo Sinodo; accoglie con favore la cerimonia religiosa nel museo del Monastero Sümela a Trabzon e la cerimonia nella chiesa dell'isola Akdamar, nella provincia di Van; si rammarica per la decisione della Corte suprema turca contro il monastero di Mor Gabriel, concernente una disputa territoriale con i villaggi e il ministero del Tesoro turco; ribadisce l'auspicio che le affermazioni del governo sulla riapertura della scuola greco-ortodossa di Halki siano presto seguiti da azioni e misure per garantire la libera formazione del clero delle comunità cristiane; esorta il governo a prestare particolare attenzione al materiale didattico utilizzato nelle scuole, che dovrebbe riflettere la pluralità religiosa della società turca e la necessità di materiale scolastico privo di pregiudizi;
26. condanna fermamente le continue violenze terroristiche perpetrate dal PKK, che figura sull'elenco delle organizzazioni terroristiche stilato dall'UE, e da altri gruppi terroristi in territorio turco; invita la Turchia, l'UE e i suoi Stati membri ad intensificare la loro cooperazione nella lotta contro il terrorismo, in stretto coordinamento con il coordinatore antiterrorismo e con Europol e nella severa osservanza del diritto internazionale in materia di diritti umani;
27. invita il governo a potenziare i suoi sforzi nel quadro del processo di apertura democratica, al fine di affrontare in modo esaustivo la questione curda per conseguire una soluzione pacifica, in particolare garantendo un'interpretazione coerente della legge, al fine di consentire l'uso della lingua curda nella vita politica e pubblica e nelle scuole, modificando la legislazione antiterroristica onde evitare gli abusi ed interpretazioni troppo ampie, garantendo i diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione, affrontando efficacemente i problemi degli sfollati dalle loro regioni di origine a causa, tra l'altro, del lungo conflitto e migliorando ulteriormente la situazione socioeconomica nel sud-est del paese; esprime preoccupazione, in tale contesto, per i processi in corso a Diyarbakir di 151 attivisti politici curdi – tra cui otto sindaci eletti e ancora in carica – che rappresentano un'interferenza nell'attività politica;
28. plaude al rafforzamento del quadro giuridico inteso a garantire i diritti delle donne e la parità di genere mediante il pacchetto costituzionale; nutre preoccupazione per il crollo delle cifre relative al tasso di attività persino tra le donne molto istruite; sollecita il governo, le imprese e la società civile ad adottare misure esaustive – ad esempio lottando contro l'analfabetismo femminile, agevolando attivamente l'accesso delle ragazze all'istruzione secondaria e fornendo strutture per la cura dei bambini – intese ad affrontare il problema della povertà delle donne e rafforzare la loro inclusione sociale e la loro partecipazione al mercato del lavoro; incoraggia altresì l'introduzione di un sistema di quote riservate al fine di garantire una presenza femminile significativa a tutti i livelli nelle imprese, nel settore pubblico e in politica; invita in particolare i partiti politici a sfruttare l'opportunità offerta dalle prossime elezioni per rafforzare la partecipazione attiva delle donne in politica;
29. deplora fortemente i livelli persistentemente elevati di violenza domestica, compresi i cosiddetti delitti d'onore ed il fenomeno dei matrimoni forzati; si compiace, a questo riguardo, delle iniziative dei movimenti femminili che danno visibilità a queste problematiche e sollecita il governo ad accrescere i suoi sforzi preventivi a tutti i livelli, in particolare applicando la legge n. 4320 sulla protezione della famiglia e monitorandone l'attuazione da parte delle forze di polizia e del potere giudiziario, obbligando le municipalità di oltre 50 000 abitanti a fornire strutture di accoglienza adeguate alle donne e ai minori in pericolo, monitorando in modo efficace il pieno rispetto di tale obbligo ed istituendo un sistema di assistenza per le donne ed i minori che lasciano tali strutture di accoglienza, al fine di fornire loro sostegno psicologico, assistenza giuridica e cure sanitarie adeguate e di assisterli nel reinserimento nella società; invita il governo ad approntare un controllo adeguato ed efficace del rispetto di tale obbligo da parte delle municipalità; sollecita il sistema giudiziario a garantire che la violenza contro le donne e i minori, nonché contro quanti si oppongono ai cosiddetti delitti di onore, sia punita in modo commisurato ed adeguato;
30. esorta il governo a provvedere affinché l'uguaglianza a prescindere da sesso, genere, origine etnica o razziale, religione o credo, disabilità, età od orientamento sessuale sia garantita dalla legge ed effettivamente applicata; deplora le recenti azioni legali avviate contro le associazioni LGBT, ma si compiace del fatto che le cause in questione siano state respinte dai giudici; rileva, tuttavia, la necessità di ulteriori azioni contro l'omofobia e la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, come stabilito dalla raccomandazione agli Stati membri del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa in materia di misure volte a lottare contro la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere; invita il governo turco ad ordinare alle forze armate turche di porre fine alla classificazione dell'omosessualità come malattia «psicosessuale»; chiede che il progetto di legge sulla lotta alla discriminazione e il comitato per la parità sia allineato agli standard dell'Unione europea, anche per quanto riguarda gli aspetti di genere e dell'orientamento sessuale; esorta le autorità nazionali e locali a porre fine ai frequenti omicidi di persone transgenere, tra cui lavoratori del sesso transgenere;
31. ritiene che la Turchia, in linea con gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, dovrebbe adottare una legislazione intesa ad introdurre il servizio civile o sociale quale alternativa al servizio militare, che non sia punitiva per quanto concerne la durata e che sia basata sulla libera scelta; chiede al governo di garantire il pieno rispetto della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo nella causa Ülke c. Turchia, modificando la legislazione in modo da porre fine ai processi contro gli obiettori di coscienza per il rifiuto di svolgere il servizio militare; chiede al governo di indagare sui presunti maltrattamenti di obiettori di coscienza sotto custodia militare e di prendere provvedimenti per evitare tali abusi in futuro;
32. sottolinea l'importanza di assicurare una protezione efficace ai difensori dei diritti umani; esprime preoccupazione per il perdurare delle cause e dei procedimenti giudiziari contro i difensori dei diritti umani e richiama in particolare l'attenzione sul processo contro Pinar Selek, che è durato dodici anni nonostante tre decisioni di assoluzione; invita la Commissione a seguire da vicino tale caso, come pure tutti gli altri casi analoghi, ed a presenziare sistematicamente a questo tipo di processi;
33. esorta i principali partiti politici a giungere ad una soluzione sul divieto di indossare il velo nelle università, onde contrastare gli effetti di polarizzazione che tale questione produce sulla società turca; invita a basare tale soluzione sulla libera scelta delle donne;
34. rinnova con forza il suo appello al governo turco – in assenza a tutt'oggi di progressi dopo la risoluzione 1625 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa – a perseguire politiche volte a preservare il carattere biculturale delle isole turche di Gökçeada (Imbros) e Bozcaada (Tenedos) e, in particolare, ad affrontare i problemi incontrati dai membri della minoranza greca in materia di istruzione e diritti di proprietà;
Migliorare la coesione sociale e la prosperità
35. loda la resistenza dell'economia turca di fronte alla crisi economica globale; sottolinea che tale ripresa economica rappresenta un'opportunità unica per accrescere la partecipazione dei lavoratori ed aumentare il tasso di occupazione – che sono ancora ad un livello molto basso che raggiunge appena il 50% – e per mettere in moto un processo di inclusione sociale progressiva; sottolinea la responsabilità condivisa del governo e delle parti sociali e li invita ad intensificare la cooperazione al fine di rafforzare le basi di un'economia sociale di mercato;
36. esorta il governo turco e i governi degli Stati membri dell'Unione europea a considerare e presentare l'integrazione dei cittadini dell'Unione europea di origine turca nelle società dei loro nuovi paesi di residenza non come una minaccia, ma come un'opportunità per il futuro delle nostre società;
37. nota l'interdipendenza dell'economia dell'Unione europea e dell'economia turca e sottolinea il suo potenziale per aumentare la prosperità sia nell'UE sia in Turchia, parallelamente al progredire dell'integrazione della Turchia nel mercato dell'Unione europea;
38. plaude ai miglioramenti introdotti dagli emendamenti costituzionali nel settore del dialogo sociale e dei diritti sindacali; insiste tuttavia sul fatto che, oltre a tali miglioramenti, il quadro giuridico, inclusa la legislazione in materia sindacale in corso, deve essere allineato con le norme dell'OIL e dell'Unione europea; invita tutte le parti del Consiglio economico e sociale a rafforzare il loro impegno e la loro cooperazione per perseguire tale obiettivo;
39. ribadisce la necessità di rafforzare la coesione tra le regioni turche e tra le zone rurali ed urbane; sottolinea, in tale contesto, il ruolo particolare dell'istruzione e la necessità di risolvere le ampie disparità persistenti a livello regionale, per quanto riguarda la qualità dell'istruzione ed il tasso di iscrizione scolastica;
40. sollecita il governo turco a considerare appieno le ripercussioni in termini ambientali e di sostenibilità dei suoi progetti di nuove infrastrutture idriche ed energetiche nel quadro del progetto per l'Anatolia sudorientale (GAP), che rischiano di distruggere l'ambiente ed il paesaggio unico di alcune regioni e, in particolare, l'impatto di tale progetto sul vicino Iraq; rileva in particolare la necessità di garantire che il progetto di legge sulla protezione della natura e sulla biodiversità sia modificato al fine di preservare il patrimonio culturale ed archeologico nel pieno rispetto delle norme europee e di assegnare in modo chiaro le responsabilità per la protezione della natura in seno all'esecutivo; invita il governo ad adottare un quadro d'intervento più ambizioso, sostenuto da piani d'azione specifici, per combattere l'aumento delle emissioni di carbonio;
Instaurare relazioni di buon vicinato
41. invita il governo turco e tutte le parti interessate a sostenere attivamente i negoziati in corso sulla questione di Cipro ed a contribuire concretamente ad una sua risoluzione globale e sollecita il governo a favorire un clima adatto per i negoziati, iniziando il ritiro immediato delle sue truppe da Cipro; sollecita con forza le due comunità presenti a Cipro a lavorare intensamente, come chiesto dal Segretario generale delle Nazioni Unite, per sfruttare i progressi già conseguiti nei negoziati, al fine di raggiungere una soluzione sostenibile – in linea con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e promuovendo, in particolare, la risoluzione 550 (1984), conformemente ai principi su cui si fonda l'Unione europea – a beneficio dei cittadini ciprioti, dell'Unione europea e della Turchia;
42. incoraggia la Turchia ad intensificare il suo sostegno a favore del comitato per le persone scomparse a Cipro, in particolare facilitandone l'accesso alle aree militari e agli archivi nonché a prendere qualsiasi altra misura idonea, in linea con le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla questione umanitaria delle persone scomparse;
43. invita le autorità turche e turco-cipriote ad evitare nuovi insediamenti di cittadini turchi sull'isola, dal momento che ciò continuerebbe a modificare l'equilibrio demografico ed a ridurre la lealtà dei suoi cittadini nei confronti di un futuro Stato comune basato su un passato comune; invita la Turchia ad affrontare la questione dell'insediamento di cittadini turchi sull'isola, in linea con la Convenzione di Ginevra e i principi del diritto internazionale;
44. sollecita entrambe le parti, Turchia e Armenia, a ratificare, senza precondizioni, i protocolli e ad aprire il confine ed invita la Turchia a utilizzare il suo peso a livello regionale per rafforzare misure atte a creare fiducia;
45. prende atto dell'intensificazione degli sforzi da parte della Turchia e della Grecia per migliorare le loro relazioni bilaterali; si rammarica tuttavia che la minaccia di casus belli dichiarata dalla Grande assemblea nazionale turca nei confronti della Grecia non sia ancora stata ritirata; si attende che il governo turco ponga fine alle continue violazioni dello spazio aereo greco e ai voli militari turchi sulle isole greche;
46. sottolinea che la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare è stata firmata dall'UE, dai 27 Stati membri e da tutti gli altri paesi candidati e fa parte dell«acquis comunitario, invita pertanto il governo turco a firmarla e ratificarla senza ulteriori indugi;
47. plaude all'approfondimento delle relazioni tra Turchia e Iraq, incluso il suo governo regionale curdo, e sottolinea in particolare il contributo della Turchia alla stabilizzazione dell'Iraq; sollecita la Turchia a elaborare, insieme al governo iracheno e ad altri paesi vicini, misure per contrastare l'impatto negativo del progetto di diga idroelettrica annunciato dal governo turco;
Approfondire la cooperazione UE-Turchia
48. deplora la mancata applicazione da parte della Turchia del protocollo aggiuntivo all'accordo di associazione tra la Comunità europea e la Turchia, che continua a influire sul processo negoziale, ed invita il governo turco ad applicare appieno il protocollo;
49. prende atto dei progressi conseguiti dalla Turchia sul capitolo dell'energia ed invita nuovamente il Consiglio ad avviare dei negoziati su tale capitolo senza ulteriore indugio; invita il governo turco ad intensificare i suoi sforzi nei negoziati di adesione al trattato della Comunità dell'energia; accoglie con favore la ratifica dell'accordo intergovernativo sul gasdotto Nabucco e la firma del memorandum d'intesa sul funzionamento del gasdotto di interconnessione Turchia-Grecia-Italia (ITGI), in quanto entrambi i progetti sono importanti per la sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'UE;
50. saluta i negoziati attualmente in corso sul capitolo «sicurezza alimentare e politica veterinaria e fitosanitaria» aperto il 30 giugno 2010; sollecita la Turchia ad adottare tutti i provvedimenti necessari per chiudere determinati capitoli, ad esempio «impresa e politica industriale» e «reti transeuropee»;
51. plaude alla conclusione dei negoziati su un accordo di riammissione UE-Turchia ed invita il governo turco a garantire, fino all'entrata in vigore di tale accordo, la piena attuazione degli accordi bilaterali esistenti; sottolinea l'importanza di intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e la Turchia sulla gestione della migrazione e sul controllo delle frontiere, anche alla luce dell'alta percentuale di immigranti illegali che entrano nel territorio dell'Unione europea attraverso la Turchia; accoglie con favore la consultazione della società civile su tre progetti di legge nel settore dell'asilo ed esorta il governo a presentare quanto prima tali leggi al parlamento; è del parere che, una volta che l'accordo di riammissione sarà entrato in vigore, il Consiglio dovrebbe affidare alla Commissione il mandato di avviare un dialogo in materia di visti, con particolare attenzione alle condizioni di ingresso di imprenditori e studenti che si recano nell'Unione europea, quale misura necessaria in relazione alla mobilità;
52. prende atto della sempre più attiva politica estera della Turchia, intesa a rafforzare il suo ruolo quale attore regionale; sollecita il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a tenere conto appieno di tale dimensione e ad impegnarsi con la Turchia per il coordinamento degli obiettivi e per una corretta promozione degli interessi dell'Unione europea; invita il governo turco ad intensificare il coordinamento della sua politica estera con l'Unione europea; accoglie con favore, in linea di principio, la politica «zero problemi» recentemente enunciata dalla Turchia nei confronti dei paesi vicini, ma sottolinea che l'impegno della Turchia nei confronti dei valori e degli interessi comuni europei deve continuare ad essere inequivocabile; invita il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ad intensificare il dialogo esistente con la Turchia su questioni di politica estere di interesse reciproco; alla luce del fatto che la Turchia è fonte di ispirazione per molti nel mondo arabo, in quanto democrazia laica con una popolazione in maggioranza musulmana, incoraggia vivamente il proseguimento di sforzi concertati a sostegno della democratizzazione e dello sviluppo nel Medio Oriente e nel Nord Africa;
53. sottolinea l'importanza strategica della regione del mar Nero per l'Unione europea; ritiene che la Turchia sia un importante partner dell'Unione europea in tale regione e la invita a sostenere e contribuire attivamente all'attuazione delle politiche e delle iniziative dell'UE nella regione del mar Nero, compresa un'eventuale strategia dell'UE per il mar Nero;
54. sollecita il governo turco a sostenere appieno gli sforzi della comunità internazionale volti ad impedire all'Iran di acquisire armi nucleari e deplora il voto della Turchia contro la relativa risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; ritiene che la Turchia potrebbe contribuire alla democratizzazione ed al rafforzamento dei diritti umani in Iran, coordinando nel contempo i suoi sforzi con l'Unione europea;
55. ritiene che la Turchia svolga un ruolo importante nel promuovere il dialogo nel quadro del processo di pace in Medio Oriente e nel contribuire alla stabilizzazione del Libano, e la invita a riallacciare i suoi stretti legami con Israele, a riprendere la sua costruttiva mediazione e, in particolare, a contribuire al rafforzamento dell'Autorità palestinese;
56. apprezza il costruttivo impegno della Turchia inteso a sostenere gli sforzi dei partner transatlantici in Afghanistan e nei Balcani; si rammarica tuttavia che la cooperazione strategica NATO-UE al di là degli accordi «Berlin Plus» sia bloccata dall'opposizione della Turchia;
57. chiede al governo turco di firmare e sottoporre a ratifica lo Statuto del Tribunale penale internazionale, accrescendo così il contributo e l'impegno della Turchia al sistema multilaterale globale;
58. prende atto delle conclusioni e dei miglioramenti proposti dalla Commissione nella relazione annuale 2009 sull'attuazione dello strumento di assistenza preadesione (IPA), al fine di stabilire obiettivi e progetti prioritari in conformità con i criteri di adesione, come suggerito dalla relazione speciale della Corte dei conti n. 16/2009; sottolinea l'importanza di monitorare estensivamente l'attuazione dell'IPA, man mano che aumentano i progetti in corso;
o o o
59. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al Segretario generale del Consiglio d'Europa, al presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento della Repubblica di Turchia.
– vista la decisione del Consiglio europeo, del 17 dicembre 2010, di accordare al Montenegro lo status di paese candidato all'adesione all'Unione europea,
– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa al parere della Commissione sulla domanda di adesione del Montenegro all'Unione europea (COM(2010)0670),
– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2010-2011 (COM(2010)0660),
– visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, del 29 marzo 2010(1),
– visti l'accordo di riammissione CE-Montenegro dell'8 novembre 2007(2) e il regolamento (CE) n. 1244/2009 del Consiglio del 30 novembre 2009, approvato il 1° dicembre 2009, recante modifica del regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo(3),
– viste le raccomandazioni del comitato parlamentare di stabilizzazione e associazione UE-Montenegro, del 27 e 28 settembre 2010,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il Consiglio europeo di Salonicco del 19-20 giugno 2003 ha riaffermato che il futuro dei Balcani occidentali è nell'Unione europea; che tale dichiarazione è stata ribadita dal Consiglio europeo di Bruxelles del 15-16 giugno 2006 e in occasione di vertici successivi,
1. si compiace del consenso generale sull'integrazione europea e dell'alta priorità attribuita a tale questione dai partiti di governo e dell'opposizione in Montenegro, che hanno portato alla realizzazione di progressi apprezzabili nel processo di riforma sin dall'indipendenza del paese; saluta con favore la nuova dirigenza politica di Podgorica e incoraggia il nuovo governo a portare avanti il processo di integrazione europea del Montenegro e ad accelerare le riforme che conducono all'adempimento dei criteri di Copenaghen;
2. plaude alla decisione del Consiglio europeo, del 17 dicembre 2010, di accordare al Montenegro lo status di paese candidato all'adesione all'Unione europea; si rammarica tuttavia del fatto che lo status di paese candidato sia stato dissociato dal diritto di avviare negoziati e sottolinea che la decisione di dare inizio ai negoziati non dovrebbe essere indebitamente o irragionevolmente rinviata; si attende l'apertura dei negoziati al più tardi dopo la pubblicazione della relazione annuale 2011 sui progressi del paese da parte della Commissione, a condizione che il Montenegro raggiunga buoni risultati quanto al soddisfacimento dei criteri fissati da quest'ultima;
3. plaude alla decisione del Consiglio di accordare ai cittadini montenegrini la possibilità di viaggiare senza visto (piena liberalizzazione del regime dei visti) verso l'area Schengen a partire dal 19 dicembre 2009; sottolinea l'importanza di un tale passo ai fini dello sviluppo dei contatti interpersonali, particolarmente nel settore dell'istruzione, della ricerca, del turismo, a fini commerciali e di cooperazione sindacale a livello internazionale; invita i paesi dell'UE che non aderiscono all'accordo Schengen a considerare la possibilità di adottare un analogo regime di liberalizzazione dei visti per i cittadini montenegrini, soprattutto ai fini di una regolare attuazione del regime di liberalizzazione dei visti con i paesi dell'UE che aderiscono all'accordo di Schengen;
4. si compiace del fatto che il processo di instaurazione del quadro giuridico e costituzionale del paese sia stato quasi completato; richiama tuttavia l'attenzione sul fatto che il termine per l'armonizzazione del sistema legale esistente con la nuova costituzione è stato prorogato per la quarta volta e invita le autorità ad adottare in tempi brevi la legislazione mancante, in particolare gli emendamenti al quadro giuridico relativo alle elezioni; invita tutti i partiti politici a raggiungere il consenso sul progetto di legge senza ulteriori indugi, conformemente alle raccomandazioni dell'OSCE-ODIHR e della commissione di Venezia, e a migliorare il sistema di verifica dei reclami in materia elettorale dinanzi al comitato elettorale o nei tribunali; invita il parlamento montenegrino ad attuare un urgente e significativo rafforzamento delle proprie capacità relativamente al compito di valutare la conformità delle leggi proposte dal governo rispetto all'acquis e sollecita la Commissione a fornire a tale riguardo l'assistenza tecnica necessaria, nel quadro dello strumento di preadesione; esorta il governo a rendere più trasparente e più accessibile al pubblico il processo legislativo;
5. prende atto con soddisfazione del buon funzionamento dello strumento di assistenza preadesione (IPA) in Montenegro; esorta il governo montenegrino e la Commissione a semplificare la procedura amministrativa per i finanziamenti IPA, al fine di renderli più accessibili alle organizzazioni civili più piccole e non centralizzate, ai sindacati e agli altri beneficiari;
6. ribadisce che lo Stato di diritto riveste la massima importanza per lo sviluppo del paese e per la credibilità delle istituzioni dello Stato agli occhi dei cittadini; si compiace, a tal fine, dell'accresciuta attività in cui si vedono impegnati il governo e il parlamento per preparare e adottare la legislazione pertinente; sottolinea nondimeno l'importanza della partecipazione pubblica all'elaborazione della nuova legislazione e alla sua applicazione efficace, affinché i progressi siano visibili dai cittadini;
7. si compiace dell'iniziativa del parlamento montenegrino di professionalizzare la funzione di presidente della commissione elettorale statale; chiede, tuttavia, la professionalizzazione degli altri membri di tale organo e il potenziamento delle sue capacità, onde garantire una gestione trasparente, democratica ed efficace dei processi elettorali;
8. prende atto dei buoni risultati ottenuti nell'adozione di legislazione importante nell'ambito della lotta alla corruzione e si compiace dell'adozione di una nuova strategia e di un piano d'azione, come pure dell'istituzione di una commissione nazionale incaricata della loro attuazione; sottolinea tuttavia che la corruzione è ancora preponderante in numerosi settori, specialmente in quelli dell'edilizia, delle privatizzazioni e degli appalti pubblici, il che rappresenta un grave problema; rileva peraltro che i risultati di indagini, azioni penali e condanne definitive nei casi di corruzione sono tuttora scarsi; pone in rilievo l'importanza di mettere a punto un contesto esaustivo e chiaramente definito nel quale portare avanti la lotta alla corruzione, che comprenda una migliore applicazione della legge sul libero accesso alle informazioni e il coordinamento tra i servizi incaricati di far osservare le leggi, come pure un'unica autorità che vigili sugli obblighi degli organi governativi, assicurandone il rispetto, e che dia seguito alle denunce dei cittadini (mediatore); richiama l'attenzione sulla necessità di applicare efficacemente la legislazione adottata in questo settore, onde conferire alle autorità incaricate dell'applicazione della legge nuovi strumenti per combattere la corruzione; sollecita un cambiamento del quadro legislativo riguardo al finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali, onde garantire il controllo indipendente e la trasparenza dei meccanismi di finanziamento;
9. chiede l'adozione di misure energiche volte a eliminare i casi di conflitto di interessi nella pubblica amministrazione, potenziando la commissione per il conflitto d'interessi e conferendole poteri che le consentano di verificare le dichiarazioni patrimoniali dei funzionari pubblici e di sanzionare le irregolarità; chiede altresì la modifica della legge sulla prevenzione dei conflitti di interesse nell'esercizio di funzioni pubbliche, che consente a parlamentari e ad altri rappresentanti eletti di assumere incarichi in qualità di membri di organi preposti alla gestione o al controllo; ritiene che, in determinati casi, la piena trasparenza e la dichiarazione di interessi da parte dei rappresentanti eletti possano risolvere tale conflitto;
10. sottolinea che la legge sulla libertà di informazione è applicata con difficoltà, soprattutto quando interessa la diffusione di documenti che potrebbero rivelare casi di corruzione nel settore delle privatizzazioni e degli appalti pubblici; sollecita il governo ad agevolare l'accesso ai dati pertinenti; esorta le autorità dello Stato ad astenersi dall'esercitare pressioni sulle organizzazioni non governative e senza fini di lucro e, in generale, sugli attori della società civile che indagano sui casi di corruzione e di criminalità organizzata e svolgono un ruolo di controllo;
11. prende atto dei progressi realizzati nella riforma del settore giudiziario, come dimostrato dalle importanti modifiche apportate alla legislazione sui procedimenti penali e ad altre norme sostanziali, che hanno aumentato le risorse umane disponibili e ridotto gli arretrati giudiziari nei tribunali; sottolinea tuttavia la necessità di garantire la responsabilità e l'efficienza della magistratura e dei pubblici ministeri nonché la loro indipendenza da interferenze politiche; sottolinea la necessità di garantire la piena attuazione del codice deontologico; chiede urgentemente che siano apportati cambiamenti al sistema delle nomine di giudici e pubblici ministeri e che si ponga fine alla prassi secondo cui la nomina dei pubblici ministeri e dei membri del Consiglio giudiziario e del Consiglio delle procure avviene unicamente in parlamento, a maggioranza semplice, e in seno al governo; è inoltre preoccupato per la potenzialità di eccessivo accumulo di poteri nella persona del presidente della Corte suprema e in quella del procuratore generale della Repubblica; chiede l'adozione della legge che disciplina l'accesso all'assistenza legale gratuita; chiede l'armonizzazione della giurisprudenza al fine di assicurare un sistema giudiziario trasparente e la fiducia dei cittadini; sottolinea l'importanza di intensificare la cooperazione internazionale, soprattutto con i paesi limitrofi;
12. invita il Montenegro a migliorare ulteriormente i criteri comuni per la formazione giudiziaria, che saranno applicati dal Centro di formazione giudiziaria, e a stanziare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere tale obiettivo;
13. invita la Commissione a includere nella sua prossima relazione sui progressi del paese una valutazione dell'impatto e dei risultati conseguiti, attraverso lo stanziamento di fondi UE, nell'ambito della riforma del settore giudiziario e della lotta alla corruzione;
14. sottolinea il fatto che il crimine organizzato, e soprattutto il riciclaggio di denaro sporco e il contrabbando, rimangono un problema malgrado i miglioramenti apportati al quadro giuridico e la relativa applicazione; invita le autorità ad adottare iniziative volte al potenziamento delle capacità di contrasto, in particolare le capacità investigative proattive, nonché a migliorare il coordinamento fra i diversi organi e servizi e la cooperazione con le rispettive autorità limitrofe e internazionali, onde conseguire solidi risultati nella lotta alla criminalità organizzata; si compiace dell'adozione del codice di procedura penale e chiede la sua rapida e corretta applicazione;
15. plaude ai progressi compiuti nell'attività del parlamento, ma raccomanda di intraprendere ulteriori sforzi onde garantire l'elevata qualità della legislazione adottata e la sua conformità all'acquis; chiede che siano stanziate internamente maggiori risorse di bilancio e umane e che sia accordata una maggiore assistenza dall'Unione europea al parlamento montenegrino, ad esempio tramite gemellaggi con parlamenti degli Stati membri o con il Parlamento europeo, al fine di aumentare le capacità dei deputati e del segretariato parlamentare onde consentire la verifica e il controllo nei confronti del governo, come dichiarato nel parere della Commissione;
16. chiede ulteriori riforme della pubblica amministrazione, che rimane tuttora carente di risorse e manifestamente politicizzata, e in particolare una revisione della legge sui funzionari e gli impiegati statali volta a istituire un sistema occupazionale globale e basato sul merito, che comprenda norme trasparenti di assunzione e fissi procedure per l'avanzamento di carriera; sottolinea parimenti la necessità di potenziare le risorse umane al livello amministrativo locale e di fornire finanziamenti sufficienti al suo funzionamento, onde garantirne l'efficienza e la trasparenza, aspetto particolarmente importante in vista del processo di decentramento in atto; richiama l'attenzione sulla necessità di rispettare le decisioni legalmente vincolanti dell'autorità per la gestione delle risorse umane; sottolinea la necessità di migliorare il quadro giuridico e istituzionale, in modo da rafforzare la responsabilità e il rispetto dello Stato di diritto nell'ambito della pubblica amministrazione, particolarmente in settori quali l'amministrazione fiscale, gli appalti pubblici, la pianificazione urbana e la concessione di licenze nell'ambito delle amministrazioni locali e delle dogane; si compiace dell'apertura della scuola regionale di pubblica amministrazione (ReSPA) a Danilovgrad;
17. plaude all'adozione della legge generale sul divieto di discriminazione nell'impiego o nella fornitura di servizi pubblici, che proibisce la discriminazione fondata su qualsiasi motivazione diversa dal merito, quale passo importante verso l'instaurazione del quadro giuridico favorevole alla lotta contro la discriminazione; rileva tuttavia il permanere di possibili carenze nella legge in questione e chiede che vi sia posto rimedio; sottolinea che i gruppi vulnerabili, quali le comunità rom, ashkali ed egiziane e le persone con disabilità, sembrano essere tuttora vittime di discriminazione e che la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere è ancora ampiamente diffusa, anche da parte delle autorità statali; sollecita le autorità montenegrine a rafforzare i meccanismi di attuazione per prevenire, monitorare, sanzionare e perseguire i casi di discriminazione; esprime preoccupazione per il fatto che i diritti dei lavoratori disabili non sono pienamente rispettati e saluta con favore, a tale riguardo, il memorandum relativo alla situazione del mercato del lavoro per i disabili sottoscritto dalla confederazione delle organizzazioni sindacali del Montenegro (CTUM) e dalle ONG;
18. nutre preoccupazione per il fatto che le donne continuano a essere sottorappresentate nell'ambito dei processi decisionali e nelle posizioni direttive, sia all'interno dell'amministrazione pubblica, ad esempio in parlamento, nei ministeri, nei posti governativi di maggiore responsabilità, sia nella gestione delle società pubbliche; chiede l'adozione di misure volte a integrare rapidamente politiche in materia di uguaglianza di genere, mediante l'attuazione del piano d'azione, e a introdurre il principio della parità di retribuzione;
19. plaude all'adozione della legge sulla protezione contro le violenze domestiche e invita il governo a procedere alla sua rapida attuazione nonché ad accordare un sostegno finanziario alle organizzazioni che assistono le vittime; invita le autorità a promuovere una campagna di sensibilizzazione per informare le donne dei loro diritti e ad attuare una politica di «tolleranza zero» nei confronti delle violenze domestiche;
20. sollecita le autorità montenegrine a garantire la piena attuazione di tutte le pertinenti disposizioni giuridiche, fra cui la legge sui diritti e le libertà delle minoranze; ricorda che tutte le minoranze devono essere protette tramite la rigorosa applicazione della legge contro la discriminazione; incoraggia il Montenegro a compiere ulteriori sforzi di sensibilizzazione riguardo a tutte le forme di discriminazione; esorta le autorità montenegrine a continuare a sostenere pienamente l'attuazione del piano d'azione per risolvere il problema dello status degli sfollati;
21. si compiace del buon livello complessivo delle relazioni interetniche e della tutela dei diritti delle minoranze nel paese e ribadisce che si tratta di una buona base per cominciare a costruire il processo di pacificazione in una regione che è stata un tempo caratterizzata da violenze interetniche e sfollamenti di massa della popolazione; chiede tuttavia una maggiore consultazione dei pareri dei gruppi minoritari da parte delle autorità e in seno alle strutture amministrative, onde favorire la riconciliazione nella regione; richiama a tal fine l'attenzione sulla necessità di chiarire la disposizione costituzionale concernente l'accurata rappresentazione delle minoranze e si compiace delle iniziative adottate al fine di produrre statistiche accurate al riguardo; chiede che la legge sulla cittadinanza e la legge sugli stranieri siano allineate alle norme europee; esorta i leader politici e religiosi da entrambe le parti del confine serbo-montenegrino a contribuire a un clima interetnico e interreligioso positivo mediante la ricerca di soluzioni di compromesso alle questioni controverse, tra cui i siti religiosi contestati;
22. sottolinea che le comunità rom, ashkali ed egiziane continuano a subire frequentemente problemi di discriminazione; invita le autorità a migliorare le loro condizioni di vita e il loro accesso ai servizi di previdenza sociale, sanità, istruzione e collocamento nonché a fornire loro documenti d'identità, requisito preliminare per l'accesso a qualsiasi servizio pubblico; sottolinea la necessità urgente di migliorare le condizioni di vita nel campo di Konik e di adottare e attuare una strategia sostenibile in vista del miglioramento delle condizioni all'interno del campo e di una sua futura chiusura;
23. ribadisce l'importanza, ai fini della democrazia, di organizzazioni della società civile attive e indipendenti; si compiace del miglioramento della cooperazione tra il governo e le ONG, soprattutto nella lotta contro la corruzione; chiede un ulteriore rafforzamento delle relazioni tra il governo e le ONG e una più ampia consultazione di queste ultime nell'ambito del processo decisionale, compresa la formulazione di politiche e di leggi, e nel monitoraggio dell'operato delle autorità; pone l'accento sul ruolo decisivo che svolgono gli attori della società civile nel contribuire a rafforzare la cooperazione regionale per quanto riguarda gli aspetti sociali e politici; si compiace del lavoro svolto dal Consiglio nazionale per l'integrazione europea, con il coinvolgimento della società civile, del governo, della magistratura e dell'opposizione, ma chiede il rafforzamento del suo ruolo nello sviluppo dell'integrazione europea;
24. esorta il governo montenegrino a impegnarsi in una stretta collaborazione e in un regolare dialogo con le ONG, i sindacati e le altre organizzazioni della società civile; valuta positivamente, a tale riguardo, la designazione del Consiglio per la cooperazione fra il governo montenegrino e le ONG; sottolinea l'importanza di rafforzare il quadro istituzionale per la cooperazione fra il governo, le ONG, i sindacati e le altre organizzazioni della società civile;
25. valuta positivamente i progressi realizzati nell'attuazione delle riforme nel quadro del processo di Bologna e invita a profondere ulteriori sforzi per migliorare la qualità dell'istruzione, sia generale che professionale, affinché i giovani siano dotati delle capacità necessarie per competere con successo sul mercato del lavoro; sollecita una più efficace attuazione della strategia per un'istruzione inclusiva, destinata anche ai bambini provenienti da gruppi vulnerabili;
26. riconosce le iniziative adottate dal governo montenegrino per garantire la libertà d'espressione nei media, grazie all'adozione della legge sui mezzi d'informazione elettronici e alle modifiche apportate al codice penale; chiede, tuttavia, ulteriori iniziative volte a garantire l'indipendenza e la professionalità dei canali di diffusione dei mezzi d'informazione, tra cui il potenziamento della capacità e dell'indipendenza dell'emittente pubblica; invita le autorità montenegrine a dimostrare il loro impegno al fine di garantire il funzionamento dei mezzi d'informazione al riparo da interferenze politiche e l'indipendenza degli organismi di regolamentazione; richiama l'attenzione sulle eccessive ammende per diffamazione, che continuano a ostacolare la libertà e l'indipendenza del lavoro dei giornalisti, e chiede che le norme e la prassi relative alla diffamazione siano pienamente allineate alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; sottolinea che i casi segnalati di intimidazione e di violenze fisiche nei confronti di giornalisti e di attivisti della società civile devono essere oggetto di indagini approfondite e, se del caso, di procedimenti giudiziari; sottolinea l'importanza di applicare, da parte dei giornalisti, elevati standard professionali e un codice deontologico;
27. plaude ai buoni risultati ottenuti dal paese nell'attuazione di riforme economiche, ma sottolinea che la crisi finanziaria ha rivelato potenziali debolezze nel suo modello economico ed evidenziato l'urgenza di ulteriori modifiche strutturali; chiede, in particolare, ulteriori iniziative volte a promuovere il monitoraggio e l'applicazione dei contratti di privatizzazione, a garantire la trasparenza nella concessione di aiuti di Stato e ad adottare una migliore e più semplice regolamentazione del contesto imprenditoriale, e segnatamente ad agevolare il funzionamento delle piccole e medie imprese;
28. prende atto dei miglioramenti apportati al funzionamento del mercato del lavoro, ma esprime preoccupazione per il livello notevole dell'occupazione informale; è del parere che l'economia informale rappresenti un problema profondamente radicato, la cui risoluzione impone approfondite strategie che devono includere tutti gli aspetti della società; richiama l'attenzione sul fatto che il mercato del lavoro è tuttora caratterizzato dalla disoccupazione strutturale e che, nel contempo, le offerte di posti di lavoro altamente specializzati rimangono non soddisfatte, il che è indice di una mancata corrispondenza tra le competenze richieste e quelle fornite; saluta con favore l'adozione del quadro nazionale delle qualifiche, che contempla i requisiti giuridici per colmare tale divario, e incoraggia il governo montenegrino a procedere alla sua rapida attuazione;
29. sottolinea l'importanza, ai fini dello sviluppo del Montenegro, di migliorare l'infrastruttura dei trasporti e di garantire la connettività tra il suo sistema di trasporti e quelli dei paesi vicini; chiede un maggiore sviluppo del sistema ferroviario e la modernizzazione di quello esistente, che rappresenta una valida ed ecologica alternativa al trasporto su strada e che potrebbe assorbire una parte sostanziale del trasporto di merci e passeggeri;
30. sottolinea che il Montenegro ha ratificato le otto principali convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sui diritti dei lavoratori nonché la Carta sociale europea riveduta; evidenzia che, sebbene i principali diritti lavorativi e sindacali siano contemplati nel codice del lavoro, esistono ancora restrizioni; esorta il Montenegro a consolidare ulteriormente i diritti in ambito lavorativo e sindacale; pone l'accento sull'importante ruolo del dialogo sociale e incoraggia il governo montenegrino a dar prova di maggiore ambizione rafforzando ulteriormente il Consiglio sociale; sottolinea l'importanza di migliorare la trasparenza e l'efficacia di quest'ultimo;
31. si compiace del fatto che la costituzione definisca il Montenegro come uno Stato rispettoso dell'ambiente; prende atto del ruolo importante svolto dal turismo nell'economia e del suo potenziale in termini di contributo allo sviluppo del paese; rileva tuttavia i rischi per l'ambiente derivanti dal turismo e invita il governo a prendere ulteriori misure intese a proteggere la natura, quale ad esempio la rapida applicazione della legge sull'ambiente e dei regolamenti non ancora applicati, e a profondere gli ulteriori sforzi necessari a evitare una possibile devastazione delle coste del mare Adriatico; richiama in particolare l'attenzione sulla necessità di una gestione dei rifiuti efficace, soprattutto a livello locale, onde garantirne lo smaltimento in sicurezza; valuta positivamente le misure volte a sviluppare un'economia a ridotte emissioni di carbonio mettendo a punto l'enorme potenziale del paese in materia di energia idroelettrica e prodotta da altre fonti rinnovabili, che contribuirà a soddisfare il fabbisogno interno e costituirà addirittura una risorsa per l'esportazione nonché una fonte di guadagno in valuta straniera per le casse del paese; avverte, tuttavia, che le dighe di grandi dimensioni hanno spesso un notevole impatto negativo sull'ambiente e chiede che, prima della loro approvazione o autorizzazione, siano svolte adeguate e trasparenti valutazioni ambientali anche riguardo alle «alternative migliori sotto il profilo ambientale», con la partecipazione della collettività e della società civile, in linea con l'acquis dell'UE;
32. sollecita le autorità montenegrine, in particolare il ministro dell'Economia, a pubblicare sul relativo sito web tutti gli allegati e i documenti annessi al recente accordo relativo all'istallazione di un cavo sotterraneo per il trasporto di energia fra il Montenegro e l'Italia; chiede che siano rese pubbliche tutte le implicazioni dell'accordo, compreso l'impatto ambientale;
33. osserva con soddisfazione che il Montenegro si impegna strenuamente a favore della cooperazione regionale ed è un partner regionale costruttivo; elogia il Montenegro per le buone relazioni che intrattiene con i paesi vicini e per il ruolo stabilizzatore che svolge complessivamente nella regione; osserva che il paese è un membro attivo della maggior parte delle organizzazioni regionali e che ha concluso una serie di accordi con i paesi vicini nei settori della giustizia e della polizia; si compiace degli accordi di riammissione recentemente ratificati con la Croazia e la Serbia, come pure dell'accordo di estradizione recentemente concluso con la Serbia e la Croazia; invita il paese a risolvere rapidamente la controversia sui confini con la Croazia, tramite la Corte internazionale di giustizia;
34. sottolinea che il parlamento montenegrino è stato il primo della regione ad approvare la risoluzione sul genocidio di Srebrenica e si compiace di tale passo, nel quale ravvisa un importante contributo alla riconciliazione nella regione;
35. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al governo e al parlamento del Montenegro.
– vista la Carta dei diritti fondamentali, in particolare gli articoli 1, 8, 19, 20, 21, 24, 25, 35 e 45,
– visto il diritto internazionale in materia di diritti dell'uomo, in particolare la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche, la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo,
– viste le convenzioni europee a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e la relativa giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, la Carta sociale europea e le relative raccomandazioni del Comitato europeo dei diritti sociali e la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali,
– visti gli articoli 2 e 3 del trattato sull'Unione europea, che sanciscono i diritti e i principi fondamentali dell'Unione europea, compresi il principio di non discriminazione e la libera circolazione,
– visto l'articolo 5, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea, che fornisce una base giuridica all'azione dell'Unione se gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, ma possono essere conseguiti meglio a livello di Unione,
– visto l'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, concernente i diritti fondamentali nell'Unione,
– visto l'articolo 7 del trattato sull'Unione europea, che prevede l'imposizione di sanzioni e la sospensione dei diritti in caso di gravi violazioni del diritto dell'Unione,
– visti gli articoli 9 e 10 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, i quali impongono all'Unione – quale obbligo orizzontale – di tenere conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale, la lotta contro l'esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana, nonché dell'obiettivo di combattere le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica,
– visto l'articolo 19 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in virtù del quale il Consiglio può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica,
– visto l'articolo 151 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in base al quale l'Unione e gli Stati membri hanno come obiettivi la promozione dell'occupazione, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro e una protezione sociale adeguata,
– visto l'articolo 153 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che definisce i settori in cui l'Unione sostiene e completa l'azione degli Stati membri, in particolare il paragrafo 1, lettera h) sull'integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro e il paragrafo 1, lettera j) sulla lotta contro l'esclusione sociale,
– visto il titolo XVIII del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che tratta della coesione economica, sociale e territoriale,
– visto l'articolo 352 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea («clausola di flessibilità»), che prevede l'adozione delle disposizioni appropriate per realizzare uno degli obiettivi di cui ai trattati,
– visti gli articoli 3, 8, 16, 18, 20, 21 e 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– vista la raccomandazione del Consiglio d'Europa n. 1355 (1998) sulla lotta all'esclusione sociale e il rafforzamento della coesione sociale in Europa,
– viste la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d'Europa, che riconosce le lingue regionali e minoritarie come parte integrante del patrimonio culturale dell'UE, e la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali,
– vista la sua risoluzione del 28 aprile 2005 sulla situazione dei rom nell'Unione europea(1),
– vista la sua risoluzione del 1° giugno 2006 sulla situazione delle donne rom nell'Unione europea(2),
– vista la sua risoluzione del 15 novembre 2007 sull'applicazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri(3),
– vista la sua risoluzione del 31 gennaio 2008 su una strategia europea per i rom(4),
– vista la sua risoluzione del 10 luglio 2008 sul censimento dei rom su base etnica in Italia(5),
– vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2009 sulla situazione sociale dei rom e su un loro miglior accesso al mercato del lavoro nell'Unione europea(6),
– vista la sua risoluzione del 25 marzo 2010 sul secondo vertice europeo sui rom(7),
– vista la sua risoluzione del 9 settembre 2010 sulla situazione dei rom e la libertà di circolazione nell'Unione europea(8),
– vista la direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati(9),
– vista la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica(10),
– vista la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro(11),
– vista la direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri(12),
– vista la decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio, del 28 novembre 2008, sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale(13),
– visto il regolamento (UE) n. 437/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 maggio 2010, che modifica il regolamento (CE) n. 1080/2006 sul Fondo europeo di sviluppo regionale per quanto riguarda l'ammissibilità degli interventi in materia di edilizia abitativa a favore delle comunità emarginate(14),
– viste le conclusioni dei Consigli europei del dicembre 2007 e del giugno 2008 nonché le conclusioni del Consiglio «Affari generali» del dicembre 2008,
– viste le conclusioni del Consiglio «Occupazione, politica sociale, salute e consumatori» sull'inclusione dei rom, approvate a Lussemburgo l'8 giugno 2009, e in particolare i dieci principi di base comuni sull'inclusione dei rom allegati alle medesime,
– visti la comunicazione della Commissione sull'integrazione sociale ed economica dei rom in Europa (COM(2010)0133), la creazione di una task force(15) (del 7 settembre 2010), le prime conclusioni della task force(16) e le relazioni dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali,
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione sui rom in Europa e l'attuazione degli strumenti e delle politiche dell'Unione europea per l'inclusione dei rom: relazione sui progressi compiuti 2008-2010 (SEC(2010)0400),
– visti il primo vertice europeo sui rom, svoltosi a Bruxelles il 16 settembre 2008, e il secondo vertice europeo sui rom, svoltosi a Cordoba l'8 aprile 2010,
– viste le relazioni sui rom, il razzismo e la xenofobia negli Stati membri dell'UE nel 2009, pubblicate dall'Agenzia per i diritti fondamentali(17), e le relazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg,
– visti i pareri, le raccomandazioni e le dichiarazioni pertinenti del Consiglio d'Europa, quali le conclusioni della riunione di alto livello del Consiglio d'Europa sui rom svoltasi a Strasburgo il 20 ottobre 2010(18),
– visti il Decennio per l'inclusione dei rom proclamato nel 2005 e il Fondo per l'istruzione dei rom istituito da un certo numero di Stati membri dell'UE, di paesi candidati e di altri paesi in cui le istituzioni dell'Unione sono presenti in modo significativo,
– viste le raccomandazioni adottate dalla commissione delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale durante la sua 77a sessione (2-27 agosto 2010),
– vista la quarta relazione della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) del Consiglio d'Europa relativa alla Francia, pubblicata il 15 giugno 2010,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per lo sviluppo regionale e della commissione per la cultura e l'istruzione (A7-0043/2011),
A. considerando che un'ampia percentuale dei 10-12 milioni di rom d'Europa – la maggior parte dei quali sono cittadini dell'UE – ha subito discriminazioni sistematiche e combatte pertanto contro un livello intollerabile di emarginazione sociale, culturale ed economica e di violazioni dei diritti umani ed è vittima di gravi forme di stigmatizzazione e discriminazione nella vita pubblica e privata,
B. considerando che persistono disparità economiche e sociali fra le regioni dell'Unione europea e che una parte significativa della comunità rom vive in regioni che figurano tra quelle meno sviluppate dell'Unione sotto il profilo socioeconomico,
C. considerando che l'Unione europea è fondata sui principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE e dai trattati, tra i quali figurano il principio della non discriminazione, i diritti specifici inerenti alla cittadinanza dell'UE, la libertà di circolazione e l'uguaglianza,
D. considerando che, nella sua dichiarazione congiunta sul secondo vertice sui rom svoltosi a Cordoba l'8 e 9 aprile 2010, la troika UE si è impegnata a migliorare l'integrazione delle questioni relative ai rom nelle politiche europee e nazionali in materia di diritti fondamentali e protezione contro il razzismo, la povertà e l'esclusione sociale, a migliorare la concezione della tabella di marcia della Piattaforma integrata sull'inclusione dei rom e a stabilire un ordine di priorità quanto ai suoi principali obiettivi e ai risultati, nonché a far sì che gli attuali strumenti finanziari dell'Unione europea, in particolare i Fondi strutturali, siano resi disponibili per i rom,
E. considerando che l'esclusione dei bambini rom dal sistema scolastico ha conseguenze negative sugli altri diritti dei membri della comunità rom, in particolare sul diritto al lavoro, e che questo aggrava la loro emarginazione,
F. considerando che le comunità che desiderano mantenere la loro tradizione di nomadismo in Europa sono quelle più colpite dall'analfabetismo e considerando che vi sono barriere culturali che si frappongono alla scolarizzazione dei bambini,
G. considerando che occorre garantire le condizioni materiali necessarie per la scolarizzazione dei bambini rom, segnatamente attraverso la nomina di mediatori scolastici,
H. considerando che, per promuovere l'inclusione dei rom, l'Unione europea ha sviluppato una serie di validi strumenti, meccanismi e fondi, i quali tuttavia sono sparsi tra le varie politiche e non sono stati finora adeguatamente monitorati, ragioni per le quali i loro effetti e benefici rimangono limitati e difficilmente misurabili; considerando quindi che, nonostante l'esistenza di un gran numero di meccanismi di cooperazione e di istituzioni, non si è finora fatto fronte in maniera efficace ai problemi e alle difficoltà riguardanti l'inclusione dei rom, e che pertanto l'opzione di mantenere lo status quo risulta insostenibile,
I. considerando che nel 2005 è stato inaugurato il «Decennio per l'integrazione dei rom» al fine di combattere la discriminazione e migliorare la situazione economica e sociale della popolazione rom; che i firmatari della dichiarazione del Decennio – Bulgaria, Croazia, Ungheria, Montenegro, Repubblica ceca, Romania, Serbia, Slovacchia ed ex Repubblica Iugoslava di Macedonia – si sono impegnati a operare per eliminare la discriminazione e colmare i divari inaccettabili tra i rom e il resto della società,
J. considerando che la reale integrazione dei rom è possibile soltanto attraverso il riconoscimento reciproco di diritti e doveri delle comunità interessate,
K. considerando che in vari Stati membri sono avvenute operazioni di rimpatrio e di rientro di cittadini rom, spesso affiancate dalla stigmatizzazione dei rom e da un generale sentimento di antigitanismo nel discorso politico,
L. considerando che la non discriminazione – sebbene indispensabile – è ancora una risposta inadeguata a una storia di discriminazione strutturale che colpisce i rom, e che pertanto è necessario integrare e rafforzare la legislazione e le politiche in materia di uguaglianza, affrontando mediante una strategia a livello di UE le esigenze specifiche dei rom per quanto riguarda il pieno rispetto, la protezione e la promozione dei diritti fondamentali, l'uguaglianza e la non discriminazione, l'applicazione integrale e non discriminatoria della legislazione, delle politiche e dei meccanismi per il monitoraggio e la sanzione delle violazioni dei diritti dei rom, nonché il soddisfacimento dei loro specifici diritti umani in materia di occupazione, alloggi, cultura, assistenza sanitaria, partecipazione alla vita pubblica, formazione, istruzione e libera circolazione e il loro accesso paritario a tali diritti,
M. considerando che l'approccio politico non vincolante adottato nel metodo di coordinamento aperto, che si basa sulla partecipazione volontaria degli Stati membri, senza alcun incentivo forte che funga da stimolo per raggiungere risultati concreti, si è dimostrato insufficiente ai fini della promozione dell'inclusione dei rom e che tale limitazione potrebbe essere parzialmente superata vincolando maggiormente i meccanismi di finanziamento dell'UE a processi di revisione tra pari,
N. considerando che le donne appartenenti a minoranze etniche, e in particolare le donne rom, subiscono discriminazioni multiple molto più gravi rispetto agli uomini dello stesso gruppo etnico o alle donne non appartenenti a minoranze e che nella popolazione rom il tasso di occupazione femminile è ancora più basso di quello maschile, laddove, d'altro canto, le donne possono essere il pilastro dell'inclusione delle comunità emarginate, dato il ruolo che svolgono all'interno della famiglia,
O. considerando che, in fase di elaborazione di una strategia europea per l'integrazione dei rom, occorre prestare un'attenzione particolare ai minori e ai bambini,
P. considerando che la strategia dell'UE per l'inclusione dei rom deve riguardare tutte le forme di violazione dei loro diritti fondamentali - tra cui la discriminazione, la segregazione, i discorsi d'incitazione all'odio, il profiling etnico, il rilevamento illegale delle impronte digitali, nonché lo sfratto e l'espulsione illegali - garantendo il pieno recepimento e un'applicazione più rigorosa di tutte le direttive in materia e della legislazione pertinente dell'UE,
Q. considerando che la crescente stigmatizzazione dei rom e il sentimento di antigitanismo nel discorso politico e nell'opinione pubblica sono fonti di preoccupazione; che le discutibili operazioni di rimpatrio e di rientro di cittadini rom verificatesi in vari Stati membri hanno creato un clima di paura e inquietudine nella popolazione rom e hanno portato a preoccupanti livelli di razzismo e discriminazione,
R. considerando che la possibilità che i rom godano degli stessi diritti e abbiano gli stessi doveri dei cittadini di uno Stato membro dipende in larga misura dal loro ottenimento di legali documenti che attestino la loro nazionalità,
S. considerando che l'accesso delle popolazioni rom a un'istruzione e a una formazione professionale di qualità, la condivisione e la comprensione della loro cultura, dei loro valori e del loro patrimonio culturale, la loro partecipazione alla vita associativa e una migliore rappresentanza delle loro comunità sono elementi essenziali di un approccio olistico per l'attuazione di strategie nazionali ed europee volte alla loro inclusione e partecipazione alla società,
T. considerando che un'istruzione e una formazione di qualità incidono sul futuro di ogni persona, sul piano sia personale che professionale, e sulla partecipazione alla vita sociale, e che risulta pertanto essenziale garantire che le condizioni di accesso all'istruzione e alla formazione siano le stesse per tutti, senza alcun tipo di discriminazione; che l'inserimento della diversità culturale e della lotta contro gli stereotipi nei programmi scolastici fin dai primi anni di scuola costituisce uno strumento importante ai fini dell'inclusione dei rom e della comprensione reciproca,
U. considerando che il 19 ottobre 2010 la Commissione ha annunciato che nell'aprile 2011 presenterà un quadro UE per le strategie nazionali sui rom(19),
1. invita il Consiglio, sulla base di una proposta presentata dalla Commissione, ad adottare una Strategia dell'UE per l'inclusione dei rom (in appresso «la Strategia») quale piano d'azione indicativo, inclusivo e multilivello su scala unionale, che sia predisposto ed attuato a tutti i livelli politici e amministrativi e che sia in grado di evolvere secondo le necessità, poggi sui valori fondamentali di uguaglianza, accesso ai diritti, non discriminazione e parità di genere, si basi sui compiti, gli obiettivi, i principi e gli strumenti definiti dai trattati e dalla Carta dei diritti fondamentali cui si è fatto riferimento in precedenza, nonché sulla pertinente legislazione dell'UE, e si fondi inoltre sulle competenze concorrenti e sulle azioni di supporto, coordinamento e complemento dell'Unione;
2. riconosce che le comunità rom sono vittime di discriminazioni e/o di pregiudizi frequenti in numerosi Stati membri, una situazione esacerbata dall'attuale crisi economica e finanziaria, che si traduce in una perdita di posti di lavoro; sottolinea che la responsabilità dell'inclusione della popolazione rom spetta a tutti gli Stati membri e alle istituzioni dell'UE; invita gli Stati membri a cooperare pienamente con l'Unione europea e con i rappresentanti della popolazione rom per elaborare politiche integrate, utilizzando tutte le risorse finanziarie dell'Unione disponibili nell'ambito dei Fondi UE, in particolare nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FESR, FSE e FEASR), per promuovere l'inclusione dei rom a livello nazionale, regionale e locale; invita la Commissione ad accordare particolare attenzione alle richieste di assistenza tecnica, nel tentativo di migliorare l'efficacia di tutti gli strumenti disponibili per l'integrazione delle comunità rom;
3. ricorda che sono disponibili programmi e finanziamenti europei che possono essere utilizzati per l'integrazione economica e sociale della popolazione rom, ma che è necessario migliorare la comunicazione a tutti i livelli nell'ambito delle autorità locali, della società civile e dei potenziali gruppi destinatari, affinché la popolazione rom sia informata in proposito; incoraggia inoltre l'uso dei fondi comunitari esistenti per la costruzione di nuove abitazioni o la ristrutturazione di quelle esistenti e per migliorare le infrastrutture tecniche, i servizi locali, i sistemi di comunicazione, l'istruzione, le misure per l'accesso al mercato del lavoro, ecc;
4. invita la Commissione a:
a)
stabilire i settori prioritari della Strategia, segnatamente:
–
diritti fondamentali, in particolare non discriminazione, uguaglianza e libera circolazione,
–
istruzione, formazione professionale e formazione permanente,
–
cultura,
–
occupazione,
–
alloggi, inclusi un ambiente sano e infrastrutture adeguate,
–
assistenza sanitaria e miglioramento delle condizioni sanitarie dei rom, e
–
partecipazione politica e civile della società civile rom, inclusi i giovani rom;
b)
presentare nella Strategia una tabella di marcia per l'introduzione di norme minime vincolanti a livello UE per i settori prioritari dell'istruzione, dell'occupazione, degli alloggi e dell'assistenza sanitaria;
c)
definire gli obiettivi della Strategia corrispondenti ai settori prioritari, in primo luogo:
–
adozione e rafforzamento di un'efficace legislazione antidiscriminazione e di misure volte a proteggere dalle discriminazioni - inclusa la discriminazione multipla - in tutti i campi della vita e a garantire, tutelare e promuovere i diritti fondamentali, l'uguaglianza e la non discriminazione e il diritto alla libera circolazione, prevedendo anche azioni di sensibilizzazione rivolte ai rom e ai non rom, al fine di eliminare gli ostacoli di carattere discriminatorio,
–
lotta contro l'antigitanismo, i pregiudizi, gli stereotipi, il razzismo e la xenofobia, la stigmatizzazione e i discorsi che incitano all'odio contro i rom, in particolare assicurando la piena applicazione della legislazione pertinente e irrogando pene adeguate per i reati a sfondo razziale,
–
garanzia che i media non diffondano pregiudizi nei confronti della comunità rom e promuovano un'immagine positiva della diversità, consentendo anche una partecipazione più proporzionata dei rom nei media,
–
prevenzione delle violazioni dei diritti umani e protezione delle vittime, assicurando che siano loro forniti assistenza legale e mezzi di ricorso efficaci, con particolare attenzione alla situazione dei bambini e delle donne rom, spesso oggetto di discriminazioni multiple,
–
introduzione di misure preventive contro la tratta di esseri umani, le cui vittime sono sovra rappresentate tra i rom,
–
formazione del personale interessato, a tutti i livelli dell'amministrazione, della giustizia e della polizia, in materia di pratiche non discriminatorie,
–
instaurazione di un dialogo tra autorità locali, organi giudiziari, polizia e comunità rom, al fine di eliminare le discriminazioni in ambito giudiziario, rafforzare la fiducia e combattere il profiling etnico,
–
garanzia della parità di accesso a un'istruzione di qualità per tutti,
–
garanzia della parità di accesso alla formazione professionale degli adulti e all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita,
–
garanzia della parità di accesso ai servizi sociali e alle infrastrutture assistenziali di base, come l'assistenza ai bambini e agli anziani,
–
abolizione della segregazione nelle scuole e nelle classi, anche creando un clima scolastico inclusivo e impiegando mediatori scolastici rom,
–
garanzia della parità di accesso a una preparazione adeguata per competere nel mercato del lavoro,
–
assicurazione della parità di accesso all'istruzione della prima infanzia,
–
garanzia dell'istruzione delle ragazze,
–
garanzia di un'istruzione interculturale,
–
agevolazione del dialogo tra le famiglie e la scuola, in particolare attraverso mediatori,
–
aumento del numero di insegnanti rom e garanzia della tutela della lingua e dell'identità dei bambini rom impartendo l'insegnamento nella loro lingua madre,
–
introduzione di misure di prevenzione dell'abbandono scolastico precoce e dell'insuccesso scolastico,
–
introduzione di misure volte alla riscolarizzazione dei bambini che hanno abbandonato la scuola, ad esempio mediante la creazione di programmi che offrano una seconda opportunità,
–
garanzia della parità di accesso a un'istruzione secondaria e superiore di qualità e ai programmi di borse di studio,
–
lotta contro l'eccessiva presenza di rom nelle scuole speciali,
–
lotta contro la povertà infantile, riducendo la separazione dei bambini dalle proprie famiglie e prevenendo gli affidi familiari e la collocazione in strutture speciali come conseguenza della povertà,
–
garanzia di un accesso effettivo al mercato del lavoro, sviluppo del microcredito e sua messa a disposizione per l'imprenditorialità e il lavoro autonomo,
–
garanzia della parità di accesso ad alloggi sani e a prezzi accessibili e abolizione della segregazione territoriale,
–
garanzia del diritto a un indirizzo registrato, compresa la possibilità di registrarsi attraverso un'organizzazione della società civile, e di un registro completo e aggiornato delle nascite, dei matrimoni e dei decessi per tutti i cittadini rom, nonché lotta contro le discriminazioni nel rilascio dei documenti amministrativi,
–
lotta contro le disuguaglianze in campo sanitario assicurando parità di accesso a un'assistenza sanitaria di qualità e la promozione della salute, soprattutto al fine di ridurre le disuguaglianze sanitarie, con particolare attenzione alla protezione delle categorie vulnerabili, tra cui donne, bambini, anziani e persone con disabilità,
–
empowerment della società civile rom, anche attraverso una politica di costruzione di capacità e il rafforzamento della capacità amministrativa a livello nazionale, regionale e locale, nonché attraverso la promozione della partecipazione civile e politica del popolo rom,
–
miglioramento della cittadinanza attiva, coinvolgendo i rom in tutti i settori della vita pubblica e politica e rafforzando la loro rappresentanza in seno a istituzioni e organi eletti a livello locale, nazionale e dell'UE,
–
introduzione nella Strategia di una dimensione di allargamento e vicinato, richiedendo il miglioramento della situazione dei rom nei paesi in via di adesione e nei paesi candidati, nonché nei paesi potenziali candidati e in quelli coinvolti nella politica europea di vicinato; conferimento di una maggiore priorità alla valutazione dei progressi compiuti in questo campo nelle relazioni annuali sullo stato di avanzamento e nelle analisi sui paesi vicini dell'UE,
–
garanzia del rispetto della cultura e la sua conservazione,
–
garanzia che l'uguaglianza di genere sia integrata in tutte le politiche, attraverso un'attenzione alle esigenze specifiche delle donne rom e il loro coinvolgimento nell'elaborazione delle politiche; cessazione della pratica dei matrimoni di bambini,
–
blocco del ritorno dei rom in paesi dove potrebbero essere sottoposti a tortura o a trattamenti o pene crudeli, disumani o degradanti;
5. sottolinea l'importanza fondamentale di programmi articolati e programmi adattati alle esigenze specifiche delle comunità rom che vivono in situazioni diverse; sottolinea altresì, in tale contesto, la necessità di offrire ai rom l'accesso a servizi personalizzati in loco;
6. rammenta che un adeguato sostegno al reddito, mercati del lavoro inclusivi e l'accesso a servizi di qualità sono i pilastri fondamentali della strategia di integrazione attiva presentata nella raccomandazione 2008/867/CE;
7. sottolinea che l'assistenza sociale, alloggi e abbigliamento decenti, programmi di sviluppo precoce accessibili e di elevata qualità e un'istruzione di elevata qualità non segregata, caratterizzata da un clima inclusivo e dalla volontà di coinvolgere i genitori, sono elementi indispensabili per garantire pari opportunità, la possibilità di una piena partecipazione alla società e l'assenza di future discriminazioni; sottolinea la necessità di combattere l'assenteismo scolastico e l'abbandono prematuro degli studi e di fornire sovvenzioni e aiuti finanziari; rileva che l'istruzione, le opportunità di formazione e l'orientamento professionale per gli adulti sono fondamentali per agevolare l'assunzione dei rom e la loro occupazione stabile, onde evitare il riprodursi di fenomeni di emarginazione sociale;
8. insiste sul fatto che la prevenzione dell'emarginazione deve cominciare nella prima infanzia, iscrivendo i neonati nel registro anagrafico, in modo che la loro nazionalità sia riconosciuta e possano accedere a tutti i servizi sociali; ritiene in particolare che ai bambini rom debbano essere garantiti servizi di istruzione precoce di qualità e che debbano essere adottate misure speciali a sostegno della loro scolarizzazione;
9. ricorda le sfide che devono affrontare i rom, soprattutto le donne e le ragazze, in termini di estrema povertà, discriminazione ed emarginazione conseguenti alla mancanza di accesso a livelli elevati di istruzione, all'occupazione e ai servizi sociali; invita la Commissione e gli Stati membri ad affrontare le esigenze specifiche delle donne e delle ragazze rom, applicando una prospettiva di genere in tutte le politiche per l'inclusione dei rom, e a tutelare i sottogruppi particolarmente vulnerabili;
10. invita gli Stati membri ad adottare azioni concrete per informare i cittadini sulla storia e sulla situazione attuale dei rom, avvalendosi a tal fine anche delle relazioni dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali quale fonte di documentazione;
11. sottolinea la necessità che la strategia dell'Unione europea per l'integrazione dei rom contempli anche misure volte a garantire il monitoraggio della situazione dei rom in relazione al rispetto e alla promozione dei loro diritti sociali fondamentali, dell'uguaglianza, della non discriminazione e della libera circolazione nell'Unione europea;
12. sottolinea che l'accesso della popolazione rom a un'istruzione e a una formazione professionale di elevata qualità, la condivisione e la comprensione della loro cultura, dei loro valori e del loro patrimonio culturale, la loro partecipazione alla vita associativa ed una migliore rappresentanza delle loro comunità sono elementi essenziali di un approccio olistico per l'attuazione di strategie nazionali ed europee volte alla loro inclusione e partecipazione alla società;
13. sottolinea che un'istruzione e una formazione di qualità influiscono sulla futura vita personale e professionale di un individuo e che, pertanto, è essenziale garantire la parità di accesso a sistemi efficaci di istruzione e di formazione, senza alcuna sorta di discriminazione o segregazione;
14. sottolinea l'importanza di approvare la Strategia e di vigilare sulla sua attuazione in modo trasparente, tenendo presente che la responsabilità principale incombe ai ministri in seno al Consiglio, i quali sono tenuti a renderne conto democraticamente, ed evidenzia che la Strategia non dovrebbe assolutamente creare divisioni all'interno dell'UE, generando spaccature tra gli Stati membri, ma al contrario dovrebbe contribuire a rafforzare l'integrazione comunitaria;
15. sottolinea la rilevanza dell'uso appropriato delle risorse finanziarie assegnate ai singoli Stati membri nei settori prioritari previsti dalla Strategia;
16. evidenzia l'esigenza che gli obiettivi della Strategia siano sottoposti a verifica e misurazione del grado di attuazione per introdurre criteri di premialità a favore degli Stati membri adempienti e sanzioni nel caso di inadempienza;
17. invita la Commissione a:
–
assumere un ruolo guida nel coordinamento strategico relativo ai progressi nei settori prioritari e al conseguimento degli obiettivi connessi alla Strategia, in partenariato con gli Stati membri e conformemente al principio di sussidiarietà,
–
istituire una task force quale organismo permanente responsabile della supervisione, del coordinamento, del monitoraggio, della segnalazione, della valutazione, dell'agevolazione dell'attuazione, del mainstreaming e del follow-up, soddisfacendo così all'esigenza di un organismo indipendente e multisettoriale che funga da «facilitatore esterno» in grado di valutare ed equilibrare i diversi interessi nazionali e settoriali in un modo accettabile per tutti,
–
riesaminare e aggiornare opportunamente e regolarmente la Strategia, chiedendo l'approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio per le modifiche apportate,
–
tenere conto dei settori prioritari e degli obiettivi della Strategia nell'ambito di tutte le iniziative strategiche pertinenti e della pianificazione dei programmi a livello dell'UE,
–
riferire in merito all'attuazione e ai progressi della Strategia e dei piani d'azione nazionali, con una valutazione dei risultati che comprenda indicatori e parametri di riferimento, e informare annualmente il Consiglio e il Parlamento, osservando che l'efficacia delle politiche e la valutazione ex post dovrebbero divenire i criteri per la concessione di un sostegno prolungato,
–
garantire la raccolta e la diffusione dei dati statistici necessari e adoperarsi per consolidare e perfezionare le buone prassi messe a punto a livello locale,
–
convalidare la conformità dei piani nazionali con la Strategia dell'UE,
–
modificare il quadro normativo applicabile ai finanziamenti incrociati, ridurre le formalità burocratiche, semplificare e accelerare le procedure per l'ottenimento di fondi europei, nonché chiedere agli Stati membri di introdurre procedure semplici e regolamentate in materia di finanziamento e di utilizzare le sovvenzioni globali,
–
introdurre gradualmente garanzie istituzionali obbligatorie per l'integrazione delle misure di lotta alla discriminazione e alla segregazione in tutte le politiche, tenendo conto delle direttive 2000/43/CE e 2004/113/CE, nonché monitorare tali misure a combattere la stigmatizzazione,
–
garantire la partecipazione delle parti interessate, a tutti i livelli e in tutte le fasi, e delle comunità rom, a tutti i livelli, attraverso la Piattaforma europea per i rom, e collaborare con le altre istituzioni, gli Stati membri, le autorità regionali e locali, le istituzioni finanziarie internazionali, gli enti transnazionali di programmazione, le organizzazioni intergovernative, le organizzazioni non governative e le iniziative intergovernative, segnalando che occorre migliorare il coordinamento e la collaborazione tra i soggetti politici e le reti politiche interessate, al fine di evitare le duplicazioni e potenziare le sinergie tra le iniziative politiche adottate nel settore, nonché al fine di eliminare i rischi di sovrapposizione e di conflitto tra le politiche che derivano dalla proliferazione delle reti di soggetti interessati;
18. rammenta che alla Commissione incombe una responsabilità particolare quanto alla promozione di una strategia dell'UE per l'integrazione dei rom, fermo restando che detta strategia deve però essere attuata a livello locale;
19. invita la Commissione e gli Stati membri ad attivare le strategie e gli strumenti esistenti dell'Unione per garantire l'integrazione socioeconomica dei rom e a concepire e attuare tutte le politiche pertinenti, tenendo conto, se del caso, dei principi di base comuni in materia di integrazione dei rom;
20. ritiene che sia essenziale una maggiore collaborazione tra i principali esponenti della comunità rom, le autorità locali e gli organi dell'Unione europea per determinare le principali sfide e soluzioni che si presentano all'Unione europea e agli Stati membri in materia di integrazione socioeconomica della popolazione rom;
21. chiede agli Stati membri di dotare gli organi decisionali delle competenze necessarie per garantire un finanziamento UE articolato e orientato allo sviluppo, a sostegno di iniziative locali valide e atte a rispondere alle diverse esigenze locali della popolazione rom; sottolinea l'importanza di individuare e scambiare buone prassi in materia di integrazione dei rom e di accrescere la visibilità delle esperienze riuscite; chiede altresì lo sviluppo delle capacità istituzionali per fornire l'assistenza necessaria (amministrativa e per la gestione di progetti) a livello locale;
22. ritiene che le organizzazioni rom e non rom, le autorità locali, regionali e nazionali e gli organi dell'Unione europea debbano porre in essere azioni concertate e assumersi responsabilità nel corso dell'intero processo, facendo tesoro delle prassi eccellenti, delle vaste basi di conoscenze già esistenti negli Stati membri e delle esperienze del primo periodo del Decennio di integrazione dei rom; sottolinea l'importanza di organizzare campagne di sensibilizzazione, soprattutto nelle regioni in cui le comunità rom sono numerose;
23. ritiene che l'integrazione sociale dei rom debba necessariamente passare per la creazione e il rafforzamento della rappresentanza dei loro interessi, anche nel processo decisionale politico, e delle loro attività civili attraverso le ONG su scala nazionale ed europea;
24. raccomanda vivamente agli organi dell'Unione europea di garantire una maggiore partecipazione del livello nazionale nelle consultazioni e nel meccanismo decisionale per elaborare una futura strategia che possa essere vantaggiosa per tutte le parti interessate; richiama altresì l'attenzione della Commissione e degli Stati membri sulla necessità di definire, sviluppare, attuare e valutare le politiche di integrazione dei rom in collaborazione con le autorità regionali e locali, i gruppi di popolazioni rom e non rom, i rappresentanti e le organizzazioni della società civile, nonché con il Comitato delle regioni e le organizzazioni internazionali, al fine di migliorare l'accettazione e l'efficacia di tali politiche;
25. invita la Commissione a raccogliere e a diffondere informazioni sulle esperienze acquisite e le misure adottate nei vari Stati membri, in particolare nel campo dell'istruzione e della cultura;
26. chiede che i promotori di progetti ammissibili a beneficiare di finanziamenti europei per l'integrazione della popolazione rom ricevano maggiore assistenza, tramite l'istituzione di piattaforme di informazione, analisi e scambio di buone pratiche;
27. sostiene che parte della soluzione risiede nel pieno impegno degli Stati membri a fornire un effettivo sostegno ai promotori dei progetti e che gli Stati membri, insieme alla Commissione, hanno un ruolo da svolgere nell'incoraggiare le autorità locali a selezionare i progetti volti all'integrazione della popolazione rom;
28. invita gli Stati membri a sviluppare strategie trasversali per ridurre la povertà che tengano conto del problema spesso molto delicato della coesistenza tra comunità rom e comunità principale, ove entrambe sono colpite dalla disoccupazione, dalla povertà e dall'emarginazione; sottolinea l'importanza di incentivi che forniscano vantaggi visibili per incoraggiare gli indigenti a entrare nel mercato del lavoro anziché vivere di misure di assistenza sociale o di un eventuale lavoro sommerso; sottolinea che i programmi che promuovono la comprensione e la tolleranza reciproca sono di fondamentale importanza;
29. invita la Commissione a inserire nella Strategia una dimensione di «ampliamento», sviluppando progetti pilota nei paesi candidati e potenziali candidati che garantiscano la messa a punto di piani d'azione nazionali in linea con la Strategia dell'Unione europea;
30. invita gli Stati membri a nominare un funzionario governativo di alto livello o un organo amministrativo incaricato di fungere da «'punto di contatto nazionale» ai fini dell'attuazione trasparente ed efficace della Strategia, dotato di poteri esecutivi e responsabile dell'attuazione, del coordinamento, del monitoraggio, del mainstreaming e dell'applicazione della Strategia a livello nazionale, regionale e locale, assicurando oneri burocratici minimi e una gestione e un controllo efficaci dei fondi nonché la trasparenza della comunicazione;
31. invita i ministeri nazionali dell'istruzione e la Commissione ad istituire borse di studio innovative e flessibili per coltivare i talenti e ad aumentare il sostegno alle borse di studio e ai programmi esistenti;
32. invita la Commissione e il Consiglio ad adottare gli elementi rafforzati e approfonditi degli «indicatori di Laeken» per la misurazione dell'esclusione sociale e territoriale nonché per la valutazione dei progressi; rileva che le divisioni orizzontali degli indicatori di Laeken devono essere estese anche alle più piccole unità statistico-amministrative (livelli LAU 1 e LAU 2); sottolinea altresì che gli indicatori di Laeken potrebbero essere aggiunti ai futuri indicatori della politica di coesione, specie per quanto riguarda la dimensione sociale;
33. invita la Commissione a completare gli indicatori mediante un sistema di obiettivi e parametri di riferimento al fine di ottenere un reale impegno politico a realizzare progressi; sottolinea inoltre l'urgente necessità di compiere passi avanti per quanto riguarda la raccolta di dati disaggregati, in modo da poter misurare i progressi compiuti in relazione a obiettivi/ parametri di riferimento/ indicatori e da sviluppare politiche basate su dati certi, accrescere l'efficacia e migliorare la valutazione;
34. chiede pressantemente che, avvalendosi delle migliori prassi, si elaborino parametri di riferimento, indicatori, meccanismi di monitoraggio e di valutazione d'impatto indipendenti a fini di supporto e di analisi dell'efficacia e dei risultati tangibili dei programmi, anziché verificare semplicemente che i progetti sovvenzionati abbiano rispettato le formalità procedurali; chiede un controllo efficace sull'impiego dei fondi, affinché siano effettivamente utilizzati per migliorare le condizioni di vita, l'assistenza sanitaria, l'istruzione e la situazione occupazionale dei rom;
35. ritiene che la cooperazione strutturata degli Stati membri nell'ambito degli attuali metodi di coordinamento aperto nei settori dell'occupazione e dell'integrazione sociale sia di importanza capitale per promuovere la piena integrazione dei rom e chiede alla Commissione di organizzare scambi di buone prassi e di esperienze fra gli Stati membri e tutte le parti interessate dalle questioni riguardanti i rom;
36. osserva che occorre garantire che i fondi – dei quali dovranno essere specificati ed indicati gli esatti obiettivi – raggiungano effettivamente i rom in condizioni di necessità e consentano un miglioramento duraturo delle loro condizioni di vita, e chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di impegnarsi realmente a varare programmi più mirati, articolati, flessibili, sostenibili e orientati allo sviluppo, con periodi di copertura più lunghi e maggiore incidenza territoriale, che siano incentrati sulle microregioni più svantaggiate nel loro contesto geografico, socioeconomico e culturale, affrontando nel contempo il problema della povertà suburbana e rurale e della segregazione dei quartieri rom, ponendo un particolare accento sul miglioramento degli alloggi inadeguati (sprovvisti, ad esempio, di acqua potabile, riscaldamento, elettricità e servizi igienici) e aiutando ulteriormente le famiglie a preservare le condizioni abitative migliorate; chiede altresì alla Commissione di monitorare l'esito dei progetti una volta conclusone il finanziamento;
37. invita gli Stati membri a migliorare le opportunità economiche dei rom, anche attraverso la promozione dello strumento di microcredito tra gli imprenditori; li invita altresì a fare tesoro dell'esperienza di progetti riusciti, ad esempio nel caso di imprese sommerse trasformate in attività economiche legali grazie all'aiuto di esperti;
38. invita gli Stati membri e la Commissione a definire politiche chiare per integrare i rom nel mercato del lavoro e a mettere a punto ed adottare misure volte a combattere gli effetti negativi della dipendenza prolungata dal sistema di sicurezza sociale;
39. riconosce che la maggior parte dei rom lavora nell'economia sommersa e, data la necessità di garantire la sostenibilità dei regimi di sicurezza sociale, invita gli Stati membri, in collaborazione con le parti sociali, a combattere efficacemente questo fenomeno;
40. chiede agli Stati membri di impegnarsi a coinvolgere soggetti pubblici quali le PMI e le microimprese nell'attuazione delle misure di integrazione della popolazione rom in termini di occupabilità;
41. sottolinea l'importanza del ruolo che possono svolgere le PMI e le microimprese ai fini dell'integrazione dei rom ed è favorevole all'adozione di misure che premino quanti contribuiscono a tale obiettivo;
42. ritiene che sia possibile garantire migliori prospettive ai rom, in particolare per quanto riguarda il loro accesso al mercato del lavoro, mediante l'incremento degli investimenti degli Stati membri nell'istruzione e nella formazione – mettendo particolarmente l'accento sulle nuove tecnologie e su Internet –, integrando misure approvate dalla comunità scientifica internazionale, dalle fondazioni e dalle ONG operanti nel settore dell'istruzione e dell'inclusione sociale a livello regionale e locale;
43. invita la Commissione a elaborare una mappa europea delle zone critiche che consenta l'individuazione, la misurazione e l'osservazione delle microregioni in seno all'UE i cui abitanti sono più fortemente colpiti dalla povertà, dall'esclusione sociale e dall'emarginazione, almeno sulla base dei seguenti criteri:
–
accessibilità dei luoghi di lavoro,
–
distanza dai centri urbani o concentrazione eccessiva e problematica nei pressi dei centri urbani,
–
alto tasso di disoccupazione,
–
inadeguatezza dei servizi pubblici,
–
condizioni ambientali inadeguate,
–
mancanza di imprese nelle vicinanze,
–
mancanza di un'infrastruttura adeguata,
–
basso reddito,
–
scarso livello d'istruzione,
–
risorse umane poco qualificate,
–
infrastrutture di trasporto carenti/costose,
–
tensioni sociali,
–
capacità dell'amministrazione pubblica locale di gestire la povertà,
–
gravi situazioni di violazione dei diritti umani, discriminazione, sfratti, espulsioni, razzismo nei confronti della popolazione rom da parte delle autorità locali o regionali o da parte di terzi;
44. chiede il coinvolgimento degli Stati membri nella raccolta di dati sulla situazione socioeconomica dei rom (principalmente in relazione agli aspetti istruzione, sanità, alloggio e occupazione) e invita le organizzazioni internazionali (ad esempio l'OIL e l'OCSE) ad approfondire queste tematiche nell'ambito delle loro indagini generali e a contribuire alla definizione di obiettivi specifici riguardo, ad esempio, alla percentuale dei membri della comunità rom che riescono a completare il ciclo di studi secondari e terziari, che sono assunti nella pubblica amministrazione o sono rappresentati in diversi settori della vita sociale e politica; invita la Commissione a contribuire alla definizione di una strategia UE chiara e praticabile per l'integrazione dei rom sulla scorta dei dati in questione;
45. invita pertanto la Commissione a fornire un sostegno specifico, anche di tipo finanziario, a tali microregioni e a sviluppare direttamente progetti pilota che prevedano la partecipazione di mediatori, in linea con il programma del Consiglio d'Europa, nonché un follow-up specifico dell'evoluzione dell'attuazione della Strategia;
46. invita la Commissione a incoraggiare gli Stati membri, le istituzioni internazionali ed europee pertinenti, le ONG, le comunità rom, gli altri soggetti interessati ed il pubblico, nel quadro della Strategia, a utilizzare i termini «rom» e «rom e sinti» ogni qual volta si fa riferimento a tale minoranza;
47. invita la Commissione e il Consiglio a destinare finanziamenti ad hoc nel quadro della politica di coesione, all'interno del prossimo Quadro finanziario pluriennale, esplicitamente intesi a sostenere la Strategia istituendo una riserva di efficacia ed efficienza per la Strategia dell'UE relativa ai rom;
48. reputa che gli attuali tassi di assorbimento dei fondi UE siano troppo bassi; invita pertanto la Commissione ad analizzare le ragioni di tale fenomeno e a definire un approccio più efficace al monitoraggio dell'utilizzo dei fondi dell'Unione, in particolare quelli specificamente destinati ai gruppi emarginati; chiede soprattutto con urgenza che siano raccolti dati – tenendo debitamente conto delle direttive in materia di protezione dei dati – sull'efficacia dei fondi europei, al fine di definire politiche basate su elementi empirici;
49. sottolinea il fatto che l'esclusione sociale dei rom ha una dimensione territoriale molto forte di povertà e di emarginazione, poiché è concentrata in microregioni in ritardo di sviluppo gravemente prive delle risorse finanziarie necessarie a contribuire ai finanziamenti comunitari di cui possono beneficiare e che generalmente non dispongono della capacità amministrativa e delle risorse umane necessarie per fare un buon uso dei finanziamenti; sottolinea la necessità di un impegno specifico a favore di queste microregioni, che spesso sono zone intraregionali periferiche, nonché di una sostanziale semplificazione delle norme burocratiche, affinché il livello delle risorse assegnate nel quadro della politica di coesione sia il più elevato possibile;
50. ritiene che occorra altresì adottare nuove disposizioni sull'assegnazione dei Fondi strutturali subordinando l'erogazione di stanziamenti all'eliminazione della segregazione e alla garanzia della parità di accesso dei rom ai servizi pubblici; è del parere che debbano essere predisposti anche a livello locale piani per le pari opportunità e la lotta alla segregazione, sulla base di indicatori misurabili e di azioni concrete;
51. esorta la Commissione a fornire idonei strumenti che aiutino gli Stati membri a garantire la complementarità tra il FSE, il FESR e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e invita gli Stati membri ad avvalersi di altri programmi, quali ad esempio PROGRESS, il programma di apprendimento permanente, il programma Cultura (2007-2013) e il programma Salute (2008-2013), ai fini dell'integrazione dei rom;
52. chiede una delega di competenze agli organi dell'UE di sostegno allo sviluppo, sotto la supervisione e il controllo della task force per i rom, al fine di:
–
garantire finanziamenti UE orientati allo sviluppo a sostegno di iniziative locali valide,
–
identificare e segnalare in tempo utile l'uso improprio dei fondi,
–
effettuare verifiche periodiche per accertare la coerenza e l'efficacia dell'utilizzo dei finanziamenti rispetto al risultato atteso, anche per le finalità premiali di cui alla Strategia;
–
svolgere funzioni di consulenza mettendo a frutto le complesse conoscenze disponibili a livello dell'UE estrapolandole da indicatori, valutazioni d'impatto, ecc.,
–
fornire un sostegno mirato alle iniziative locali, ai progetti e ai programmi complessi più rispondenti agli obiettivi della Strategia e atti a fornire soluzioni efficaci per i problemi concreti delle comunità rom;
53. invita la Commissione e gli Stati membri ad applicare, da un lato, una valutazione e un monitoraggio partecipativi, che coinvolgano le comunità rom e contribuiscano a sviluppare le capacità dei soggetti interessati, e, dall'altro, ad avvalersi di competenze specialistiche esterne al fine di ottenere un quadro realistico e oggettivo del successo o del fallimento globale delle diverse misure e dei diversi strumenti; invita inoltre la Commissione a fornire al Parlamento un elenco dei progetti a favore dei rom finanziati dalla Commissione a partire dal 2000, con l'indicazione dei risultati conseguiti;
54. invita gli Stati membri ad attuare la priorità orizzontale «Comunità emarginate» entro il quadro dei Fondi strutturali dell'UE e a partecipare alla rete UE-Rom che opera per il corretto utilizzo dei Fondi strutturali a favore dell'inserimento sociale dei rom; sottolinea che occorre migliorare in modo significativo le misure e i meccanismi di monitoraggio e valutazione esistenti; sottolinea altresì che le agenzie e le organizzazioni che mettono in atto i progetti cofinanziati dai Fondi strutturali che sono direttamente destinati ai rom o che vanno indirettamente a loro beneficio devono essere chiamate a rispondere del loro operato e agire in modo trasparente; sollecita inoltre un'analisi costi-benefici costante in relazione alla percentuale di fondi destinati ai programmi veri e propri e spesi a tale fine e alla percentuale utilizzata per le spese operative;
55. invita la Commissione e il Consiglio ad estendere l'ambito di applicazione dei finanziamenti UE in modo da garantire che, oltre allo sviluppo, anche la fornitura di servizi pubblici di qualità sia ammissibile ai finanziamenti; sottolinea inoltre che il cofinanziamento dovrebbe essere riveduto ed eventualmente differenziato per meglio riflettere la varietà delle azioni e dei beneficiari e che, di conseguenza, per i progetti a favore dei rom si potrebbe imporre una riduzione della quota di cofinanziamento a carico del paese, aumentando la quota a carico dell'Unione europea;
56. sottolinea che il coordinamento tra le politiche UE correlate deve essere migliorato in modo significativo per promuovere le sinergie e la complementarità, che le norme burocratiche e di attuazione devono essere notevolmente semplificate e che tutte le barriere tra i diversi fondi devono essere eliminate, affinché si possa conseguire la massima allocazione possibile di risorse in relazione a tutti gli strumenti;
57. sottolinea che è necessario che i Fondi strutturali abbinino un approccio nazionale e un approccio locale, agendo attraverso programmi che operano parallelamente a una strategia nazionale e forniscono risposte locali ad esigenze specifiche; sottolinea altresì la necessità di creare sinergie sia tra l'esecuzione dei Fondi strutturali e le strategie governative a favore dei rom, che tra le autorità responsabili della gestione del Fondo sociale europeo e le unità specializzate per i rom o le strutture di coordinamento che si occupano di questioni relative ai rom;
58. invita la Commissione e il Consiglio a migliorare l'accesso ai fondi UE da parte delle amministrazioni locali e delle ONG che operano per l'inclusione dei rom, semplificando le procedure e le norme per fare domanda;
59. invita la Commissione a introdurre nella Strategia un meccanismo inteso a promuovere l'assunzione dei rom nella pubblica amministrazione a livello sia dell'Unione europea che nazionale, e invita gli Stati membri ad assumere personale di etnia rom nella pubblica amministrazione, specie nelle istituzioni che partecipano alla programmazione e all'attuazione dei programmi finanziati a livello UE e nazionale a favore dell'inclusione dei rom;
60. sottolinea l'importanza che gli Stati membri firmino e ratifichino la Convenzione europea sulla nazionalità, che stabilisce chiaramente che, nel diritto interno di uno Stato relativo alla nazionalità, non devono esservi discriminazioni di alcun tipo basate sul sesso, la religione, la nazionalità o l'origine etnica;
61. sottolinea in questo contesto l'esigenza di proseguire programmi UE come PROGRESS, volto a combattere la discriminazione, e JASMINE, che promuove gli investimenti nella creazione di capacità, e chiede che tali programmi siano sviluppati ulteriormente dopo il 2013;
62. accoglie con favore le possibilità introdotte dalle disposizioni del regolamento (UE) n. 437/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 maggio 2010, che permette di destinare al rinnovo dell'edilizia abitativa a favore delle comunità emarginate fino al 3% della dotazione FESR relativa ai programmi operativi specifici, ovvero fino al 2% della dotazione totale del FESR; deplora il fatto che nessuno dei piani operativi sia stato finora modificato per ridefinire le priorità in funzione della situazione abitativa della popolazione rom; invita gli Stati membri ad avvalersi rapidamente e pienamente di questa nuova opportunità nel quadro dei Fondi strutturali per rafforzare le prospettive di un'efficace inclusione sociale; invita la Commissione a presentare un piano d'azione specifico su tale regolamento per accelerare l'utilizzo dei fondi; raccomanda che la Commissione elabori una relazione sul loro impiego; invita inoltre gli Stati membri a sfruttare efficacemente il potenziale di interazione tra FESR, FSE e FEASR in sede di definizione dei programmi per l'integrazione dei rom;
63. riconosce che le comunità rom sono composte da gruppi estremamente eterogenei, per cui non è possibile applicare un'unica strategia; raccomanda pertanto che le autorità locali e regionali degli Stati membri propongano politiche di integrazione efficaci, diversificate in base al loro retroterra specifico (geografico, economico, sociale, culturale); raccomanda che la Commissione si avvalga dell'esperienza acquisita dalle autorità che hanno attivamente contribuito all'integrazione di comunità rom e incoraggi l'uso delle migliori pratiche e il ricorso a ricette di successo, al fine di conseguire l'inclusione sociale di tali comunità;
64. ricorda che il requisito essenziale per un'integrazione riuscita è uno sforzo comune da parte sia della comunità principale sia della comunità rom; invita pertanto gli Stati membri a contribuire a migliorare la situazione abitativa e occupazionale della popolazione rom, e raccomanda agli Stati membri e alle autorità regionali e locali di integrare – in conformità con il regolamento che disciplina il Fondo europeo di sviluppo regionale – l'assegnazione di nuovi alloggi alle comunità emarginate in un quadro politico più ampio e più complesso di impegno sociale reciproco e bidirezionale, come la creazione di un senso di comunità, che preveda la partecipazione dei rom al processo di costruzione di nuove strutture e sforzi reciproci per migliorare la frequenza scolastica dei bambini e ridurre sostanzialmente la disoccupazione; osserva che in questo modo gli Stati membri possono contribuire in modo significativo a una soluzione concreta per le esigenze dei gruppi emarginati che vivono in condizioni abitative disagiate; sollecita inoltre gli Stati membri a ricorrere alla rete europea dei rom al fine di incoraggiare lo scambio delle migliori prassi;
65. invita la Commissione e il Consiglio a ottimizzare il ricorso ai programmi nell'ambito dell'obiettivo «Cooperazione territoriale europea» – come i programmi di cooperazione transfrontaliera, i programmi di cooperazione transnazionale e i programmi di cooperazione interregionale – e a sfruttare le opportunità offerte dal Gruppo europeo di cooperazione territoriale;
66. invita la Commissione e gli Stati membri ad analizzare ed eliminare le barriere al (re)inserimento nel mercato del lavoro e al lavoro autonomo delle donne rom, nonché a porre adeguatamente l'accento sul ruolo delle donne in relazione all'emancipazione economica dei rom emarginati e alla creazione di imprese; esorta altresì la Commissione e gli Stati membri a garantire la partecipazione delle donne rom nella preparazione, nell'attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione della Strategia dell'UE per l'inclusione dei rom;
67. esorta la Commissione e gli Stati membri a includere lo sviluppo di capacità e l'emancipazione delle donne rom, come obiettivo orizzontale, in tutti i settori prioritari della Strategia dell'UE per l'inclusione dei rom;
68. invita la Commissione e il Consiglio a includere la promozione dell'uguaglianza di genere tra gli obiettivi della Strategia, unitamente alla lotta contro la discriminazione multipla e intersettoriale;
69. invita la Commissione e gli Stati membri a raccogliere, analizzare e pubblicare dati statistici affidabili disaggregati per genere, in modo da poter valutare in maniera adeguata la Strategia e aggiornarla, nonché in modo da misurare l'impatto dei progetti e degli interventi concernenti le donne rom nell'ambito della Strategia;
70. chiede che nella Strategia sia incluso un meccanismo di cooperazione, scambio di informazioni e controllo – non solo a livello dell'Unione europea, ma anche a livello nazionale – in cooperazione con l'Agenzia per i diritti fondamentali, il Consiglio d'Europa, altre istituzioni internazionali ed europee pertinenti, le ONG, le comunità rom e gli altri soggetti interessati, al fine di affrontare i problemi ed individuare delle soluzioni nonché garantire una piena e corretta attuazione della Strategia a livello UE e nazionale da parte degli organi responsabili, assicurandone in tal modo il successo;
71. invita la Commissione a fornire l'assistenza tecnica necessaria per migliorare le capacità amministrative degli organi che concorrono alla gestione dei Fondi strutturali; chiede agli Stati membri di fornire consulenza e assistenza amministrativa, ad esempio organizzando azioni di formazione e fornendo aiuto e spiegazioni per la compilazione delle domande di sovvenzioni, e ciò affinché i rom possano ottenere con maggiore facilità le informazioni sui programmi di finanziamento europei e nazionali a sostegno dell'imprenditorialità e dell'occupazione e siano in grado di presentare le relative domande;
72. invita gli Stati membri a stabilire obiettivi concreti e specifici nonché obiettivi dettagliati e misurabili sull'integrazione sociale dei rom all'atto di recepire nei programmi nazionali gli obiettivi della strategia Europa 2020 in materia di povertà e integrazione sociale e sollecita con urgenza l'adozione di misure per realizzare concretamente gli obiettivi specifici;
73. ritiene che sia possibile garantire ai rom un futuro migliore attraverso l'istruzione, e che sia pertanto essenziale investire nell'istruzione dei bambini e dei giovani rom; sottolinea che la scolarizzazione è non solo un diritto, ma anche un dovere e manifesta il suo appoggio ad attività volte a rafforzare la partecipazione degli studenti rom nelle scuole, anche attraverso il coinvolgimento attivo delle loro famiglie;
74. ritiene che la promozione della conoscenza della cultura rom in tutta Europa faciliterà la comprensione reciproca tra i rom e i non rom in Europa rafforzando nel contempo il dialogo interculturale europeo;
75. è del parere che la futura Strategia per la minoranza rom dovrebbe concentrarsi sull'istruzione, come strumento principale per promuovere l'inclusione sociale;
76. ritiene che debbano essere istituiti meccanismi di sostegno, come borse di studio e sistemi di tutoraggio per i giovani rom, al fine di spronarli non solo ad ottenere diplomi, ma anche a frequentare corsi di istruzione superiore e a migliorare le proprie qualifiche;
77. è del parere che dovrebbe essere sviluppato un nuovo tipo di programma di borse di studio per garantire agli studenti rom un'istruzione di altissima qualità al fine di formare una nuova generazione di leader rom;
78. è convinto che gli istituti scolastici i cui studenti svantaggiati sono ammessi a istituti di livello superiore o la cui percentuale di studenti che completano gli studi è superiore alla media dovrebbero essere premiati e invita la Commissione a sviluppare progetti in proposito;
79. ritiene cruciale che gli Stati membri promuovano l'integrazione dei rom nella vita comunitaria e culturale dei luoghi e dei paesi in cui vivono e assicurino la loro partecipazione e rappresentanza nel lungo periodo, anche attraverso misure volte a promuovere l'istruzione e la formazione professionali nonché attraverso programmi di apprendimento permanente destinati alla comunità rom, tenendo conto del patrimonio culturale e del modo di vita dei diversi gruppi rom in Europa; sottolinea, per esempio, che si potrebbero esplicare sforzi per offrire una formazione speciale al personale scolastico, promuovere l'assunzione di maestri rom, favorire una stretta collaborazione con le famiglie e le organizzazioni rom e fornire sostegno attraverso il doposcuola e le borse di studio; osserva che tale processo dovrebbe coinvolgere attivamente le autorità locali degli Stati membri e trasmettere un segnale al settore non-profit affinché includa nelle sue attività programmi volti ad integrare la comunità rom nella società;
80. invita la Commissione e gli Stati membri a lottare contro ogni forma di esclusione sociale ed educativa nei confronti dei rom e a incoraggiare tutte le azioni pedagogiche che investono nella scolarizzazione dei rom;
81. è convinto che i governi locali debbano assumersi la responsabilità del reinserimento degli studenti che abbandonano la scuola prima di aver raggiunto l'età in cui l'istruzione cessa di essere obbligatoria; osserva che, a tal fine, gli istituti scolastici devono fornire informazioni alle amministrazioni locali in merito ai casi di abbandono scolastico;
82. invita la Commissione a sostenere ulteriori iniziative intese a fornire opportunità di istruzione nella prima infanzia e assistenza ai bambini e ai giovani rom;
83. ritiene che dovrebbero essere istituiti asili nido e/o forme alternative di assistenza e di istruzione prescolastiche nelle comunità in cui tali strutture non esistono e che esse dovrebbero essere potenziate ove si riscontri una carenza di posti;
84. invita la Commissione a sostenere le iniziative che si sono dimostrate efficaci nel prevenire qualsiasi forma di segregazione e a privilegiare progetti inclusivi che promuovono la riuscita scolastica e coinvolgono le famiglie rom;
85. esprime la sua preoccupazione per l'elevato tasso di analfabetismo tra i rom e ritiene essenziale ideare e sviluppare programmi intesi a garantire un'istruzione primaria, secondaria e terziaria di qualità alle ragazze e alle donne rom, comprese strategie destinate ad agevolare il loro passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria e a promuovere, in tutto il processo, una maggiore comprensione del patrimonio culturale, della storia e dei valori dei rom tra i rom e i non rom;
86. rileva che i bassi tassi di frequenza scolastica, il forte assenteismo nelle scuole e il basso livello di istruzione raggiunto possono essere un'indicazione del fatto che gli alunni e i genitori non sono sempre consapevoli dell'importanza della scuola; segnala che altri fattori pertinenti possono essere l'insufficienza di risorse, problemi di salute, la mancanza di un'istruzione di qualità in loco o di mezzi di trasporto accessibili verso la scuola, alloggi e abbigliamento inferiori agli standard che rendono impossibile la frequenza scolastica, un clima scolastico non inclusivo e scuole segregate che non forniscono una preparazione adeguata per essere competitivi sul mercato del lavoro; sottolinea, pertanto, l'importanza delle azioni volte a promuovere la partecipazione scolastica degli studenti rom nonché di un dialogo permanente e regolare sulle questioni relative all'istruzione con le famiglie di detti studenti, la comunità rom e tutte le parti interessate;
87. sottolinea il ruolo essenziale che lo sport amatoriale e agonistico può svolgere nel processo volto a garantire l'inclusione della popolazione di etnia rom;
88. sostiene la promozione di programmi di formazione degli insegnanti per migliorarne la capacità di relazionarsi con i bambini e i giovani di estrazione rom, nonché con i loro genitori e con le persone che lavorano come mediatori rom, in particolare nelle scuole primarie, quale strumento per promuovere la regolare frequenza scolastica dei rom;
89. suggerisce di adattare le diverse strategie di integrazione educativa tanto ai bambini delle famiglie rom che desiderano stabilirsi in un luogo – controllando ad esempio che i bambini frequentino regolarmente la scuola – quanto a quelli delle famiglie che desiderano mantenere il loro stile di vita nomade – per esempio, mediante misure che facilitino la frequenza scolastica nei campi rom;
90. sottolinea l'importanza della mobilità, dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, della formazione professionale e della formazione permanente al fine di assicurare l'inclusione di giovani e adulti provenienti da comunità rom e accrescere le loro possibilità di accesso al mercato del lavoro;
91. ritiene che il sistema di formazione sul luogo di lavoro debba essere ampliato in modo da consentire l'acquisizione su vasta scala delle competenze e capacità necessarie;
92. ritiene che sia necessario armonizzare l'offerta formativa con la domanda del mercato del lavoro, e chiede pertanto l'elaborazione di stime nazionali e regionali a medio termine sul previsto fabbisogno di manodopera;
93. invita la Commissione a sviluppare e ad attuare sistemi di monitoraggio congiunto a cui partecipino le istituzioni dell'UE, gli Stati membri e i capi delle comunità rom per quanto riguarda i programmi e i progetti attuati negli Stati membri;
94. considera la cultura rom parte integrante del mosaico culturale dell'Europa; rileva che un fattore chiave per la comprensione del popolo rom e del suo modo di vivere è la sensibilizzazione dei cittadini europei sul patrimonio, le tradizioni, la lingua e la cultura contemporanea dei rom; sostiene con forza la promozione e la tutela delle loro attività creative come componente essenziale del dialogo interculturale;
95. ritiene che i rom dovrebbero sforzarsi di apprendere le usanze e la cultura dei popoli con cui essi vivono, il che favorirebbe una loro migliore integrazione nei luoghi in cui vivono;
96. crede che la promozione delle attività di volontariato e sportive che coinvolgono rom e non rom sia importante per favorire una maggiore inclusione sociale;
97. invita la Commissione a promuovere le migliori prassi e modelli ed esperienze positive tratti dai programmi attuati e dalle iniziative autonome rom, al fine di migliorare la percezione e l'immagine dei rom all'interno delle comunità non rom e stimolare la partecipazione attiva delle comunità rom e la collaborazione creativa tra tali comunità e i programmi dell'UE, degli Stati membri e i programmi locali;
98. chiede una migliore identificazione e un miglior utilizzo, a tutti i livelli di governo, dei fondi UE già esistenti per promuovere l'occupazione, l'istruzione e la cultura dei popoli rom;
99. raccomanda che le future politiche dell'Unione europea per la minoranza rom siano basate su un approccio differenziato, adattato alle caratteristiche specifiche dei vari Stati membri e alla natura particolare delle comunità interessate;
100. richiama l'attenzione sull'importanza di effettuare controlli più severi in merito all'utilizzazione dei finanziamenti UE per l'inclusione dei rom;
101. ritiene utili gli scambi di esperienze e buone prassi tra gli Stati membri che hanno ottenuto risultati validi in materia di inclusione dei rom e quelli ancora confrontati con questo problema;
102. riconosce che la complessità burocratica può costituire un ostacolo per i promotori dei progetti; insiste sulla necessità di intensificare il lavoro di semplificazione delle procedure di assegnazione delle sovvenzioni; sottolinea il sottoutilizzo dei finanziamenti europei in questo settore;
103. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.
Relazione su razzismo e xenofobia negli Stati membri dell'UE nel 2009; Inchiesta dell'Unione europea sulle minoranze e la discriminazione; relazione «Dati in breve»: I rom nel 2009; Situazione dei cittadini comunitari rom che si trasferiscono e stabiliscono in altri Stati membri dell'UE; Condizioni abitative dei rom e dei traveller nell'Unione europea: relazione comparativa.
– visto l'articolo 173 del titolo XVII del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (ex articolo 157 del trattato che istituisce la Comunità europea) relativo alla politica industriale e riguardante, tra l'altro, la competitività dell'industria dell'Unione,
– vista la comunicazione della Commissione del 28 ottobre 2010 intitolata «Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione – Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità» (COM (2010)0614),
– vista la sua risoluzione del 16 giugno 2010 su UE 2020(1),
– vista la sua risoluzione del 15 giugno 2010 sulla politica comunitaria a favore dell'innovazione in un mondo che cambia(2),
– vista la comunicazione della Commissione del 23 settembre 2009, «Preparare il nostro futuro: elaborare una strategia comune per le tecnologie abilitanti fondamentali nell'UE» (COM(2009)0512),
– vista la sua risoluzione del 22 maggio 2008 sull'esame intermedio della politica industriale: Un contributo alla strategia dell'Unione europea per la crescita e l'occupazione(3),
– vista la riunione informale del Consiglio Competitività del 14 e 15 luglio 2010,
– viste le conclusioni della 2999a riunione del Consiglio Competitività del 1° e 2 marzo 2010,
– vista la comunicazione della Commissione del 4 novembre 2008 dal titolo «Iniziativa »materie prime« – rispondere ai nostri bisogni fondamentali per garantire la crescita e creare posti di lavoro in Europa» (COM(2008)0699),
– vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 dal titolo'Europa 2020, Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva« (COM(2010)2020),
– vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2010 dal titolo «Europa 2020 Iniziativa faro per l'innovazione nell'Unione» (COM(2010)0546),
– visto il documento della DG «Imprese e Industria» della Commissione del 26 aprile 2010 dal titolo «L'industria manifatturiera dell'UE: Quali sono le sfide e le opportunità per i prossimi anni?»,
– visto il documento di lavoro della Commissione «Relazione sull'attuazione dello Small Business Act» (COM (2009)0680),
– vista la comunicazione della Commissione del 16 luglio 2008 intitolata: «Piano d'azione su produzione e consumo sostenibili e politica industriale sostenibile» (COM(2008)0397),
– vista la relazione intitolata «Promuovere modelli imprenditoriali innovativi con benefici ambientali» del novembre 2008 elaborata su disposizione della Commissione,
– vista la Comunicazione della Commissione del 4 luglio 2007 dal titolo «Esame intermedio della politica industriale -Un contributo alla strategia per la crescita e l'occupazione» (COM(2007)0374),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e i pareri della commissione per il commercio internazionale, della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e della commissione per lo sviluppo regionale (A7-0022/2011),
A. considerando che la crisi economica mondiale ha comportato ripercussioni per l'industria europea, rendendo ancora più difficile l'adattamento alle sfide quali globalizzazione, cambiamento climatico, esaurimento delle risorse, cambiamento demografico e passaggio ad un'industria basata sulla conoscenza e sull'efficienza, processi che stanno profondamente incidendo sullo sviluppo industriale, il mercato del lavoro e le prospettive per il futuro,
B. considerando che per poter superare gli effetti della crisi e far fronte alle sfide all'UE serve un approccio di politica industriale in grado di coniugare competitività, sostenibilità e lavoro dignitoso e nel contempo di stimolare l'economia, rilanciare l'occupazione, ridurre il degrado ambientale e migliorare la qualità della vita,
C. considerando che in Europa la politica industriale può conseguire risultati proficui soltanto se basata su una nuova architettura del settore finanziario intesa a promuovere gli investimenti e impedire le speculazioni e nel contempo su una politica macroeconomica mirata a orientare le politiche fiscali, economiche e di bilancio dell'UE verso la crescita sostenibile e l'occupazione,
D. considerando che diversi settori industriali europei si trovano in una crisi permanente provocata dalla concorrenza sleale di paesi terzi, specialmente in ambiti come le relazioni di lavoro, l'ambiente e la protezione della proprietà intellettuale e industriale,
E. considerando che l'industria europea è confrontata con la crescente competizione globale dei paesi industrializzati e con quelli emergenti come Cina, India e Brasile, per quanto riguarda l'accesso alle risorse, l'innovazione tecnologica e il livello di competenze della manodopera, nonché politiche mirate e ambiziose in campo industriale e dell'innovazione,
F. considerando che una strategia europea volta a promuovere:
–
risorse umane forti e qualificate con grande potenziale di creatività e coinvolgimento attivo nell'innovazione e sviluppo,
–
tecnologie / processi/ soluzioni che generano valore aggiunto nuovi e innovativi,
–
R & S calibrata alle esigenze dello sviluppo sostenibile,
–
efficiente catena di forniture per la produzione di beni e servizi di elevata qualità,
–
maggiore efficienza nell'organizzazione del sistema produttivo e gestionale,
–
maggiore efficienza nell'uso delle risorse a livello generale che porta a ridurre l'impronta ecologica,
–
modi di trasporto efficienti in termini di costi e sostenibili,
–
logistica intelligente ed efficiente e infrastrutture di elevata qualità,
–
un mercato unico interno consolidato e pienamente operativo
–
parità delle condizioni di concorrenza nelle relazioni commerciali con i paesi terzi
costituisce l'unico mezzo per rafforzare la capacità concorrenziale e la sostenibilità dell'industria europea e per mantenere così la sua leadership mondiale,
G. considerando che la leadership globale dell'industria europea è confrontata con l'espansione della base industriale nei paesi emergenti e che i principali concorrenti, Stati Uniti, Giappone e Cina, stanno perseguendo una politica industriale dinamica e vigorosa, sostenuta da vasti investimenti in prodotti e servizi innovativi e che pertanto acquista la massima importanza lo sforzo per conservare e potenziare la competitività dell'industria europea, onde preservarne il ruolo in quanto volano di crescita sostenibile e di occupazione in Europa,
H. considerando che è possibile sostenere il progresso industriale attraverso una combinazione tra adeguate condizioni quadro, una regolamentazione intelligente, orientata verso il futuro e mirata, nonché stimolando il mercato sulla base di precise aspettative per i suoi sviluppi e sostenendo le tendenze globali verso forme pulite, sostenibili e innovative di produzione, distribuzione e consumo,
I. considerando che la priorità macroeconomica dell'UE deve essere una politica generale a favore degli investimenti nell'industria e nei servizi, specialmente in una fase di crisi in cui gli investimenti (specialmente quelli mirati alle capacità più che alla produttività) sono i primi a essere sacrificati in caso di tagli delle spese; considerando che gli Stati membri, l'UE e le autorità regionali e locali devono porsi obiettivi in materia di investimenti pubblici (ossia relativi alla quota destinata agli investimenti delle spese pubbliche totali), compresi nei contesto dei piani di austerità,
J. considerando che ogni politica industriale europea ambiziosa deve basarsi su un mercato interno forte, sia all'interno delle frontiere dell'Unione europea, sia nella sua dimensione esterna; considerando in detto contesto l'importanza di raccogliere le opportunità e le sfide della globalizzazione attraverso la mobilitazione combinata di tutti gli strumenti di politica industriale (ad esempio la politica di ricerca e sviluppo, la politica regionale, la politica di concorrenza, la convergenza regolamentare, la politica commerciale),
K. considerando che la deindustrializzazione è un dato di fatto accertato in Europa, che mette in causa la nostra posizione tecnologica ed economica viste la crescente globalizzazione e l'intensa concorrenza dei paesi in via di rapida industrializzazione,
L. considerando la necessità di ridurre drasticamente gli oneri burocratici a carico della imprese e procedere a una semplificazione del contesto legislativo e regolamentare, nel rispetto dei principi dell'iniziativa «legiferare meglio»,
M. considerando che su scala mondiale la domanda di materie prime e di risorse è aumentata continuamente, provocando preoccupazioni in merito a possibili interruzioni delle forniture,
N. considerando che secondo l'istituto statistico tedesco fino al 45% del costo unitario di un prodotto è costituito dal costo dei materiali e quindi che per l'industria europea sono particolarmente importanti un uso intelligente delle materie prime e un'utilizzazione efficiente dell'energia,
O. considerando che, nonostante i buoni risultati di taluni Stati membri, l'UE ha perso quote di mercato; considerando che l'Europa non occupa il posto che le spetta nel settore delle alte tecnologie, segnatamente nel settore della nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (13% del valore aggiunto negli Stati Uniti contro il 5% nell'UE); considerando che nel settore manifatturiero in Europa la produttività sta declinando,
P. considerando che il settore manifatturiero è il principale vettore di recuperi di produttività, al suo interno e nel resto dell'economia, che l'innovazione industriale rappresenta uno dei principali fattori nella creazione di nuovi servizi, quindi di crescita a lungo termine, in particolare alla luce delle prospettive demografiche dell'Unione,
Q. considerando che l'industria è un componente essenziale dell'economia europea, dato che rappresenta il 37% del prodotto interno lordo europeo, se si tengono in conto i servizi ad essa associati, l'80% delle spese di ricerca e sviluppo e il 75% delle esportazioni europee,
R. considerando l'importanza delle industrie tradizionali europee, il cui patrimonio di conoscenze resta essenziale per l'economia, e la necessità di valorizzarlo,
S. considerando che i nostri principali concorrenti, come gli Stati Uniti e la regione asiatica, hanno adottato politiche industriali proattive, basate su investimenti massicci in ricerca e sviluppo concentrati nei settori strategici,
Nuovo approccio per una politica industriale sostenibile
1. si compiace che con la strategia Europa 2020 e la comunicazione su una politica industriale integrata dell'UE la Commissione abbia infine riconosciuto l'importanza che un'industria fiorente, soprattutto manifatturiera, riveste per una crescita sostenibile e per l'occupazione in Europa e si impegni per una politica industriale integrata basata sul principio di un'economia sociale di mercato;
2. prende atto della proposta di politica industriale integrata presentata dalla Commissione e della attenzione riservata al ripristino della competitività industriale dell'UE; sottolinea, al riguardo, che di fronte alle sfide globali è essenziale porre l'energia e l'uso efficiente delle risorse alla base del rinnovamento industriale in Europa affinché l'industria europea punti a conservare anche in futuro la sua competitività;
3. sottolinea la circostanza che diverse misure presentate dalla Commissione devono restare praticabili per i consumatori, specialmente in una fase in cui l'economia europea, specialmente nei nuovi Stati membri, si sta ancora riprendendo dalla peggiore crisi degli ultimi decenni;
4. sottolinea il fatto che lo sviluppo sostenibile, come definito dalla Conferenza di Johannesburg del 2002, deve essere basato su tre pilastri: economico, sociale e ambientale e che, per disporre dell'economia più competitiva, la politica industriale deve essere sostenuta individuando una equilibrata combinazione di questi fattori;
5. invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare una strategia industriale dell'UE che sia ambiziosa, eco-efficiente e verde, al fine di ricreare la capacità produttiva in tutto il territorio dell'UE e di generare posti di lavoro altamente qualificati e ben pagati all'interno dell'UE;
6. sottolinea la necessità di una prevedibilità e di una stabilità normativa a lungo termine che sono di vitale importanza per l'industria ai fini della pianificazione degli investimenti; chiede quindi alla Commissione di mettere a punto, di concerto con il Parlamento europeo e il Consiglio, una visione generale per l'industria europea nel 2020 che tenga conto della competitività e della sostenibilità dell'industria e definisca gli orientamenti, ad esempio in materia di efficienza energetica e delle risorse, in modo tale da sviluppare la crescita, l'occupazione e di conseguenza la prosperità in Europa; deplora, a tale riguardo, la mancanza di proposte concrete nella comunicazione della Commissione;
7. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire, nel quadro delle modifiche ai trattati dell'Unione europea che sono attualmente in esame, che tra gli obiettivi della Banca centrale europea, l'occupazione venga posta sullo stesso livello della lotta contro l'inflazione;
8. sottolinea che lo sviluppo non può esistere senza una base industriale solida e forte; riconosce che lo sviluppo può contribuire ad una maggiore creazione di posti di lavoro e alla conservazione del tenore di vita dei cittadini;
9. invita le autorità pubbliche a ridurre la burocrazia, ad evitare la duplicazione delle formalità e ad aumentare la trasparenza per quanto riguarda le scadenze relative alla risoluzione di una procedura;
10. sottolinea che questo sarà possibile solo grazie ad un'industria basata sulla conoscenza con una forte base industriale;
11. sottolinea che il successo di una nuova politica industriale sostenibile si può basare solo su un approccio integrato e globale supportato da iniziative orizzontali e settoriali basate su un'oggettiva argomentazione economica incentrata su temi comuni con un forte impatto su un determinato numero di settori e che determini risultati tangibili sia per le imprese che per i consumatori a livello europeo, nazionale, regionale e locale;
12. sottolinea come settori importanti quali l'energia e i trasporti siano all'interno della struttura dei costi dell'industria europea; ritiene che la competitività di questi settori debba essere ulteriormente migliorata attraverso la privatizzazione; con queste premesse, è convinto della necessità di limitare il livello di finanziamento pubblico in società operanti su mercati liberalizzati e di adottare misure intese alla libertà di effettuare prestazioni di servizi in tutti i modi di trasporto;
13. ritiene che debbano essere definite le condizioni quadro macroeconomiche in cui l'industria europea possa prosperare, tenendo debito conto della realtà della scarsità e dell'impoverimento delle risorse; in questo contesto, ritiene che l'Europa debba mirare non solo a promuovere la capacità concorrenziale di oggi, ma soprattutto a garantire quella futura;
14. ritiene che la strategia industriale dell'UE debba individuare settori strategici per investire e invita la Commissione e gli Stati membri a dare riscontro a queste priorità nelle prospettive finanziarie, nei bilanci annuali e nelle politiche dell'Unione del futuro;
15. ritiene importante adottare una politica industriale integrata ai sensi della quale le iniziative europee in tutti i settori siano complementari e non in contraddizione con l'obiettivo comune di sviluppo;
16. esorta la Commissione a procedere celermente con il completamento del mercato unico dell'UE, essendo questa una condizione indispensabile per la competitività dell'industria e dell'innovazione;
17. sottolinea il fatto che una concorrenza leale con i mercati aperti è fondamentale per la nascita di industrie nuove e dinamiche;
18. è convinto che non solo il settore pubblico, ma soprattutto quello privato, avranno un ruolo essenziale da svolgere negli investimenti in materia di ristrutturazione e sviluppo di nuovi settori industriali, garantendo sia la creazione di posti di lavoro che la transizione verso un'economia più efficiente in termini di risorse e a basso tasso di carbonio; considera quindi essenziale attuare il giusto quadro per stimolare tali investimenti privati;
19. rileva che il nuovo approccio integrato necessita di una cooperazione molto ben funzionante nell'ambito della Commissione e di coerenza tra le sue varie politiche; a tal fine, invita la Commissione a istituire una task force permanente sulla politica industriale, responsabile di coordinare ed adeguare l'indirizzo e le misure nell'ambito dell'attuale strategia industriale europea nuova e integrata e di monitorare la loro attuazione;
20. invita, inoltre, la Commissione a concentrarsi maggiormente su aspetti legati alla competitività nella valutazione di impatto («Prova di concorrenzialità») e nella valutazione ex-ante/ex-post («Check-up») e ad attuare questa parte essenziale della regolamentazione intelligente il più rapidamente possibile in tutti i suoi servizi; evidenzia che la sostenibilità è essenziale per mantenere la competitività e per un'economia che utilizzi le risorse con efficienza e riduca l'impiego di carbonio;
21. sottolinea che l'Unione europea potrebbe creare l'industria più competitiva del mondo mediante, tra l'altro:
–
nuovi standard di qualità e di efficacia,
–
riduzione dei tempi di commercializzazione dei nuovi prodotti con l'ausilio di strumenti, metodi e processi basati su TIC avanzate in materia di analisi, progettazione, produzione e manutenzione,
–
agevolazione dello lo sviluppo delle PMI e del settore delle apparecchiature nell'ambito della catena delle forniture,
–
sforzi più decisi per abbinare le sinergie tra ricerca civile e militare;
22. è favorevole all'iniziativa della Commissione di cui al punto 3 della sua comunicazione e cioè ad analizzare in modo coerente le conseguenze in relazione alla politica industriale della futura legislazione e di valutare l'attuazione di questa normativa, e sottolinea che è opportuno coinvolgere le parti sociali ed ottenere la massima trasparenza;
23. rileva che una nuova politica industriale sostenibile può essere efficace solo se viene realizzata in sintonia con le politiche industriali degli Stati membri e chiede pertanto alla Commissione di adottare nel 2011 le iniziative possibili in base all'articolo 173, paragrafo 2 del trattato di Lisbona con linee direttrici, indicatori, scambi e divulgazione delle migliori pratiche e tecnologie disponibili, procedure di monitoraggio e valutazione;
24. invita la Commissione a sviluppare, di concerto con il Parlamento europeo e il Consiglio, un nuovo quadro che consenta alle imprese di diversi Stati membri di lavorare insieme in modo più efficace definendo e raggiungendo le proprie priorità industriali, e incoraggiandole in tal senso; ritiene che ciò rafforzerà la competitività dei prodotti fatti in Europa e migliorerà le risposte alle mutevoli condizioni del mercato globale;
25. è convinto che il successo di una nuova politica industriale sostenibile dipenda dal coinvolgimento di tutte le parti interessate, compresi le parti sociali, le autorità regionali e locali, i rappresentanti delle PMI e della società civile; invita la Commissione ad ancorare un chiaro principio di partenariato in tutti i settori e le misure; rileva che in tale ambito rientra anche una costante valutazione e anticipazione comune degli sviluppi da attendersi e quindi una verifica di strategie/misure/programmi;
26. ritiene che una politica industriale dell'UE per l'era della globalizzazione possa raggiungere gli obiettivi soltanto se tratterà la questione del livello di adeguatezza delle politiche dell'UE rispetto alle sfide che le regioni europee e le relative industrie locali stanno affrontando e dovranno affrontare negli anni a venire, nella misura in cui le politiche europee interessate determinino un aumento dell'efficienza e della competitività delle PMI che sono gli attori principali dell'industria europea; sottolinea a tal riguardo che occorre analizzare più approfonditamente l'impatto dei cambiamenti economici, demografici, climatici ed energetici nella loro dimensione regionale, tenendo conto delle potenziali disparità regionali che queste sfide produrranno, incidendo così su uno sviluppo omogeneo del comparto industriale dell'UE; sottolinea il ruolo propulsivo svolto dalle regioni nella promozione di un'autentica conversione ecologica dell'industria e dello sviluppo delle energie rinnovabili;
27. rileva che la politica industriale dipende in larga misura dalla protezione dell'industria dell'UE nei confronti della concorrenza sleale dei paesi terzi;
28. invita la Commissione ad elaborare rapidamente uno scadenzario concreto per il monitoraggio dell'attuazione di questa strategia e a presentare annualmente una relazione sui progressi realizzati; ritiene, inoltre, che la Commissione dovrebbe riesaminare ogni anno l'efficacia di questi orientamenti ed iniziative al fine di individuare eventuali problemi sorti durante la loro applicazione e stabilire ulteriori obiettivi al fine di garantire che la politica industriale dell'UE sia sempre all'avanguardia;
29. sottolinea che l'internazionalizzazione è un fattore chiave per la competitività delle imprese, e invita pertanto la Commissione ad intensificare gli sforzi per sfruttare al massimo la conoscenza acquisita grazie al complesso delle reti di sostegno alle imprese, in modo tale che le aziende in fase di internazionalizzazione possano farne uso;
30. sottolinea che le strutture e infrastrutture paneuropee che mirano a unire fonti e risorse potrebbero lanciare un modello industriale paneuropeo in grado di competere sul mercato globale;
Finanziamento
31. chiede un finanziamento ambizioso della politica industriale e delle infrastrutture - in particolare delle infrastrutture di ricerca, dell'energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti (TEN) - vale a dire il complesso dei «beni pubblici» che compongono l'ambiente delle imprese; considera essenziale, a tal fine, l'emissione di obbligazioni europee - Eurobond o Project bonds - al fine di consentire all'Unione di finanziare l'innovazione, le infrastrutture e la reindustrializzazione;
Innovazione
32. rileva che le innovazioni costituiscono il motore della politica industriale, nonché della crescita, e che tutte le iniziative che sostengono l'innovazione
–
dovrebbero fondarsi su una definizione esaustiva di innovazione che comprenda prodotti e sistemi produttivi, servizi, formazione, processi, aspetti organizzativi, qualità, gestione, trasmissione e protezione,
–
devono tenere conto delle politiche messe in atto nei paesi terzi e adattare alcune delle nostre politiche interne, come quelle che disciplinano gli aiuti di Stato per la ricerca, allo sviluppo e all'innovazione,
–
devono, in particolare, riguardare la progettazione, la produzione e la composizione dei prodotti e dei servizi lungo l'intera catena di processi e di creazione di valore, mediante gli aiuti all'innovazione fino alle fasi di precommercializzazione del prodotto,
–
devono essere tecnologicamente neutrali,
–
devono innanzitutto mirare a fornire un ambiente che favorisca gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo e in innovazione mediante schemi di finanziamento efficaci e una maggiore cooperazione tra gli attori dentro e tra le varie industrie e all'interno delle catene di valore, degli istituti di ricerca e delle università,
–
devono concentrarsi sul ruolo che la produzione riveste nella fase di innovazione, se tutta la produzione industriale è trasferita in altre parti del mondo, la produzione di conoscenza perderà la sua base in Europa e si trasferirà anch'essa per l'impossibilità di testare immediatamente nella pratica le idee prodotte sul tavolo da disegno,
–
devono promuovere la creatività e l'innovazione trainata dai lavoratori nelle organizzazioni pubbliche e private;
33. rileva la necessità di distinguere in modo più netto la ricerca dall'innovazione, attività che, benché fortemente collegate tra loro, sono caratterizzate da differenti obiettivi, mezzi, strumenti di intervento e metodi di lavoro; la ricerca, condotta dalle imprese per la propria crescita, deve creare nuova conoscenza e deve essere per sua natura esplorativa, autonoma, rischiosa; l'innovazione ha, invece, come obiettivo quello di creare nuovi prodotti, nuovi servizi e nuovi processi, che hanno impatto diretto sul mercato, sulla società e sulla vita stessa delle imprese;
34. ritiene che, in particolare, la fissazione di parametri di riferimento e di standard si sia rivelata un forte motore di promozione dell'innovazione e della competitività sostenibile in diversi settori industriali; chiede un rafforzamento del sistema europeo di normalizzazione attraverso misure volte a promuovere la semplificazione, la trasparenza, la riduzione dei costi e il coinvolgimento delle parti interessate;
35. sottolinea la necessità di un miglior coordinamento tra gli Stati membri e di una più stretta collaborazione tra le imprese mediante gruppi aziendali, reti e centri di eccellenza;
36. sottolinea che la competitività dell'UE dipende in grandissima misura dalla capacità di innovazione, dalle risorse nel campo della ricerca e dello sviluppo e dal collegamento tra innovazione e processo produttivo;
37. chiede che le spese per la ricerca per il prossimo periodo di programmazione successivo al 2013 (8° Periodo di programmazione) siano notevolmente aumentate (obiettivo dell'UE: 3% del PIL per ricerca e sviluppo, 1% del PIL in finanziamenti pubblici), a titolo prioritario, di modo che l'industria europea rimanga all'avanguardia della tecnologia e competitiva a livello mondiale, così da utilizzare in modo efficace gli investimenti privati; ritiene che oltre a una forte attenzione alla ricerca in materia di processi innovativi, gestione, organizzazione e partecipazione dei lavoratori nell'innovazione, sia necessaria una ricerca in materia di tecnologie di base; sottolinea inoltre la necessità di semplificare le procedure amministrative e le procedure per accedere ai finanziamenti;
38. precisa che l'acuirsi delle disparità regionali sul piano del potenziale di ricerca e sviluppo rappresenta una sfida che deve essere affrontata non soltanto nel quadro della politica di coesione, ma anche attraverso la politica di ricerca e innovazione; chiede, a tal riguardo, oltre al finanziamento della ricerca, la riassegnazione dei fondi all'interno dei medesimi programmi operativi per sostenere l'innovazione e agevolare l'utilizzo della ricerca in soluzioni commercializzate per la società;
39. rileva che un aumento significativo degli investimenti in ricerca e sviluppo, sia privati che pubblici, è essenziale affinché l'industria europea rimanga un leader in ambito tecnologico e mantenga la competitività a livello mondiale in settori quali l'energia rinnovabile e l'efficienza dei trasporti; rileva che per sostenere maggiori investimenti privati in ricerca e sviluppo, è necessario che vi siano mercati funzionanti per prodotti innovativi e un ambiente stabile per gli investimenti; ritiene che sia necessario un maggiore finanziamento pubblico della ricerca e sviluppo per incentivare gli investimenti privati e incoraggiare la collaborazione e che la semplificazione delle procedure di finanziamento pubblico, in particolare nei programmi quadro dell'UE, sia un prerequisito per una maggiore partecipazione dell'industria;
40. riconosce, tuttavia, che affinché l'Europa raggiunga i livelli di investimento che consentono all'innovazione di essere la forza trainante della crescita economica, il settore privato deve rafforzare i finanziamenti a favore della ricerca e sviluppo; invita pertanto la Commissione a esaminare gli ostacoli che impediscono alle imprese europee di effettuare investimenti a livelli equivalenti a quelli delle loro controparti internazionali, ad esempio Stati Uniti, e se del caso ad adottare misure adeguate, legislative e non;
41. ritiene che le iniziative tecnologiche congiunte (come Clean Sky) rappresentino un modo estremamente utile di convogliare i finanziamenti degli Stati membri, dell'Unione europea e del settore privato verso progetti innovativi a forte effetto trainante; chiede che continuino ad essere erogati i finanziamenti per i progetti esistenti affinché questi ultimi possano essere portati a termine e ritiene essenziale che i nuovi progetti vengano sviluppati in settori promettenti (quali biotecnologia, nanotecnologia, spazio, energie rinnovabili, nuovi mezzi di trasporto e nuovi materiali);
42. chiede l'utilizzo coerente e il rafforzamento delle competenze scientifiche e tecnologiche disponibili negli Stati membri, in particolare nell'ambito delle tecnologie abilitanti fondamentali;
43. accoglie con favore la costituzione di un gruppo ad alto livello di esperti per elaborare una strategia comune a lungo termine e un piano d'azione per le tecnologie abilitanti fondamentali, in modo che il potenziale di queste ultime possa essere pienamente realizzato;
44. rileva il successo dello strumento «Risk Sharing Financial Facility» (RSFF) in quanto importante forma di finanziamento per la R&S e l'innovazione attraverso la BEI; incoraggia espressamente la Commissione a mettere a disposizione molti più fondi, compresi i fondi di rotazione per l'innovazione a partire da fonti del FESR, e a promuovere gli investimenti privati e i meccanismi di finanziamento innovativo per progetti innovativi ad alto rischio e progetti a cui possano partecipare PMI idonee; sottolinea altresì l'importanza di rendere i programmi d'innovazione più accessibili alle PMI diminuendo gli oneri burocratici;
45. si preoccupa del modesto tasso di utilizzo dei fondi strutturali da parte delle imprese a fini di finanziamento di progetti innovativi; ritiene che le autorità di gestione dovrebbero adoperarsi per far conoscere meglio alle imprese i programmi operativi e fornire loro l'aiuto necessario a lanciare i loro progetti;
46. invita la Commissione a redigere un inventario delle migliori pratiche nell'ambito di meccanismi di finanziamento, misure fiscali e incentivi finanziari esistenti e previsti per promuovere l'innovazione e chiede un aggiornamento e una revisione annuali dell'efficacia delle misure;
47. chiede che sia esaminata l'introduzione di nuovi meccanismi alternativi che consentano di affrontare la carenza di finanziamenti per le imprese dell'UE, in particolare le PMI; ritiene che tali meccanismi debbano
–
basarsi su partenariati pubblico-privato con condivisione di rischi tra investitori privati e pubblici,
–
assicurare che l'effetto leva degli investimenti pubblici sia ottimale e generi altresì investimenti privati considerevoli,
–
tenere conto delle esigenze specifiche delle PMI innovative, che non dispongono di fondi propri e di attivi che consentano loro di finanziarsi attraverso prestiti,
–
favorire la commercializzazione dei risultati della ricerca europea e incoraggiare i trasferimenti di tecnologia verso le PMI, e
–
sostenere l'azione della Banca europea per gli investimenti.
Tali meccanismi devono essere costituiti dagli strumenti seguenti:
–
un fondo europeo per il finanziamento dell'innovazione, il cui ruolo sarebbe quello di investire nelle fasi di avvio e sviluppo mediante capitale di rischio,
–
un fondo europeo per i brevetti, che faciliti i trasferimenti di tecnologia tra i centri di ricerca e le imprese, in particolare le PMI innovatrici,
–
prestiti a condizioni più favorevoli di quelle ottenute sul mercato;
48. riconosce il problema dell'UE di disporre di un minor numero di giovani innovatori di punta in settori ad alta intensità di ricerca e sviluppo, in particolare quelli delle biotecnologie e di internet; sottolinea pertanto la necessità di incoraggiare il loro sviluppo, affrontando gli ostacoli specifici cui sono esposti in nuovi settori e monitorando attentamente i mercati emergenti innovativi, adeguando la combinazione di strumenti politici alle loro specifiche esigenze;
49. invita la Commissione a creare un ambiente fertile per le imprese nelle fasi di start-up e spin-off, grazie a servizi dedicati che consentano ai giovani imprenditori di superare le tradizionali barriere che ostacolano l'avvio di nuove attività produttive (barriere infrastrutturali, accesso alla conoscenza, costi dei servizi, gestione della proprietà intellettuale);
50. chiede infine che l'Unione europea affronti la questione della frammentazione del mercato europeo del capitale di rischio proponendo un regime UE che garantisca la costituzione di fondi paneuropei;
51. sottolinea che gli investimenti in ricerca e sviluppo e in innovazione potrebbero essere realizzati attraverso incentivi fiscali nazionali e l'accesso a finanziamenti specializzati, per esempio, capitale di rischio;
52. chiede di promuovere ulteriormente le tecnologie per lo sviluppo sostenibile, come si è iniziato a fare con il piano d'azione per le tecnologie ambientali ETAP, attraverso il collegamento delle strategie di ricerca, ambientali e di politica economica, chiede un ambizioso piano d'azione di seguito ETAP, in cui si uniscano gli sforzi della ricerca, dell'istruzione, della formazione e dell'industria e chiede l'attribuzione di risorse finanziarie adeguate per la sua attuazione; sottolinea la necessità di incrementare i finanziamenti a favore del piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (piano SET);
53. chiede che l'industria partecipi all'eco-innovazione per incrementare il suo potenziale occupazionale; osserva, a tale proposito, che informare gli imprenditori - offrire dimostrazioni di nuove opportunità imprenditoriali - è fondamentale per procedere con successo nella strategia volta a sviluppare economie che facciano un uso efficiente delle risorse e industrie sostenibili;
54. suggerisce di esaminare anche altre forme di finanziamento atte a sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative associando diversi attori a più livelli – europeo, nazionale e locale – tenendo in considerazione il ricorso a svariati strumenti tra cui i partenariati pubblico-privato e il capitale di rischio;
55. chiede che venga prestata particolare attenzione al sostegno all'innovazione nell'ambito dell'utilizzo efficace e sostenibile delle materie prime;
56. ricorda che il settore delle commesse pubbliche, che assorbe attualmente il 17% del PIL dell'UE, svolge un ruolo importante per il mercato unico europeo e per favorire l'innovazione; segnala che concorrenti come la Cina e gli USA hanno fissato obiettivi ambiziosi per gli appalti pubblici di prodotti innovativi ed ecologici e chiede analoghi obiettivi nell'UE; invita gli Stati membri e la Commissione a semplificare e a migliorare le norme nazionali e dell'UE sugli appalti, ove necessario e in linea con le regole di trasparenza, equità e non discriminazione; invita la Commissione a fornire informazioni sulle effettive possibilità di inserire criteri innovativi e sostenibili nelle offerte ai sensi delle vigenti norme dell'UE sugli appalti, in linea con la strategia Europa 2020, e a promuovere l'uso di queste possibilità; sottolinea che è essenziale assicurare la reciprocità nell'accesso ai mercati esterni degli appalti, affinché le imprese europee possano competere internazionalmente a condizioni eque;
57. rileva che gli appalti pubblici precommerciali possono fornire un impulso iniziale decisivo ai nuovi mercati in materia di tecnologie innovatrici e verdi, migliorando nel contempo la qualità e l'efficacia dei servizi pubblici; chiede alla Commissione e agli Stati membri di migliorare la comunicazione con le autorità pubbliche circa le possibilità esistenti in materia di appalti precommerciali;
58. ritiene che non si debba sottostimare l'importanza degli appalti pubblici per la promozione di una base industriale innovatrice; chiede, a tale riguardo, agli Stati membri dell'UE di sfruttare appieno il potenziale degli appalti precommerciali quale fattore d'innovazione e strumento per migliorare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici, la qual cosa consentirà di individuare e di stimolare efficacemente i mercati più interessanti per le imprese europee;
59. invita la Commissione a intensificare gli sforzi per impedire che la conoscenza sia trasferita dall'UE verso il resto del mondo, in particolare verso la Cina, che non spesso ricambia;
Risorse
60. ritiene che la crescita economica possa e debba essere svincolata dall'aumento dell'utilizzo delle risorse;
61. ritiene che un chiaro incremento dell'efficienza delle risorse per quanto concerne le materie prime, ausiliarie e di consumo nonché i materiali rafforzi la posizione concorrenziale globale dell'industria europea e chiede pertanto alla Commissione di proporre, a titolo prioritario, ispirandosi alla sua comunicazione sulla strategia in materia di risorse (COM(2005)0670), un'ambiziosa politica sull'efficienza delle risorse mediante un piano d'azione o, se necessario, in una direttiva sull'efficienza delle risorse; ritiene che in tale ambito rientrino:
–
l'elaborazione di una chiara definizione di risorse in tutte le relative accezioni,
–
la messa a punto di chiari indicatori di rigenerazione per monitorare la produttività delle risorse e, se del caso, l'ulteriore sviluppo di standard corrispondenti, orientamenti e lo sviluppo esemplare di nuovi approcci,
–
l'identificazione di obiettivi e strumenti che migliorino la produttività, la sostenibilità e il riutilizzo, il riciclaggio e la rigenerazione delle risorse dell'Unione europea nonché lo sviluppo di sistemi di produzione industriale a ciclo chiuso,
–
il sostegno alla R&S per migliorare la riciclabilità dei prodotti e il loro contenuto materiale, e il sostegno alla R&S per sviluppare processi industriali chiusi con livelli minimi di spreco del materiale e dei flussi di energia,
–
lo sviluppo esemplare di nuovi approcci come ad esempio un «contracting» in materia di risorse,
–
la diffusione di soluzioni di migliori prassi e la promozione di reti di efficienza delle risorse, mirando in particolare alle catene di approvvigionamento e alle PMI e il sostegno alle agenzie per l'efficienza dei materiali,
–
la definizione di un norma favorevole per le PMI che preveda l'elaborazione di una relazione sulla sostenibilità delle imprese che evidenzi il «bagaglio ecologico», porti così ad un risparmio di costi che aumenti la competitività delle imprese e raggruppi, uniformi e promuova l'uso di sistemi volontari di gestione ecologica come ISO 14001;
–
l'inserimento delle iniziative nazionali sulle materie prime e il relativo rispetto;
62. rileva che la disponibilità di materie prime, in particolare di risorse strategiche e terra rara, è d'importanza fondamentale per le possibilità di sviluppo dell'industria europea e quindi invita la Commissione a presentare, nel primo semestre del 2011, un'ambiziosa ed esaustiva strategia per quanto concerne le materie prime, che non dovrebbe essere limitata alle «materie prime critiche», quali definite dalla Commissione, e dovrebbe prevedere:
–
periodiche valutazioni d'impatto della domanda prevista per le materie prime e le terre rare nonché criticità e rischi di fornitura (compresi potenziali carenze, aumenti di prezzo, ecc) e le conseguenze per l'economia europea in generale e le imprese in particolare, prevedendo regolari aggiornamenti all'elenco delle materie prime e delle terre interessate,
–
il monitoraggio delle previsioni di produzione di paesi terzi e delle condizioni operative dei mercati mondiali di materie prime,
–
un'intensificazione del recupero e del riutilizzo delle materie prime attraverso: la definizione e l'attuazione di ambiziose ma realistiche norme, piani, standard e incentivi in materia di riciclaggio, rigorosa applicazione della direttiva quadro sui rifiuti e delle norme sul recupero dei rifiuti e sull'esportazione di rifiuti che possono essere una fonte di materie prime e un'adeguata promozione della ricerca chiedendo alla Commissione di prendere in considerazione l'ulteriore utilizzo del concetto di responsabilità del produttore, a sostegno di questo obiettivo),
–
una maggiore ricerca in materia di sostituti delle materie prime rare, l'analisi delle risorse definite «materie prime limitate» e la definizione di una strategia per la loro fornitura,
–
un impiego ottimale delle materie prime presenti nell'Unione europea e un migliore accesso ad esse, al cui fine è necessario, tra l'altro, un rapido sistema europeo d'informazione geografica e una banca dati sulle materie prime, i minerali e le risorse naturali riciclabili esistenti nell'UE,
–
la garanzia di un equo accesso alle materie prime e alle terre rare attraverso liberi ed equi accordi commerciali e partenariati strategici ed attraverso la conclusione di accordi di partenariato economico con paesi terzi, al fine di ottenere forniture adeguate, ma solo quando ciò sia pienamente compatibile con gli obiettivi di sviluppo degli APE,
–
l'intensificazione degli scambi con partner come il Giappone e gli Stati Uniti in materia di accesso alle materie prime attraverso dialoghi bilaterali, ma anche con i principali paesi produttori di materie prime come la Cina e la Russia,
–
quando sia giustificato, sforzi per risolvere attraverso l'OMC controversie concernenti le materie prime di importanza strategica per l'industria europea,
–
un dialogo regolare e più proattivo con i paesi africani sulle materie prime e le terre rare,
–
l'avvio di consultazioni con i paesi terzi le cui politiche provocano distorsioni sui mercati internazionali delle materie prime, al fine di scoraggiare le politiche discriminatorie che danneggiano l'economia di mercato,
–
un migliore accesso alle materie prime rinnovabili per l'impiego da parte dell'industria e l'eliminazione delle discriminazioni nel diritto europeo che impediscono un più ampio uso di questi materiali,
–
misure per contrastare il crescente dominio del mercato da parte di oligopoli e monopoli nazionali e multinazionali per quanto riguarda l'estrazione di minerali e materie prime energetiche e la produzione di semilavorati, nonché i relativi scambi,
–
la necessità di prestare attenzione all'utilizzo di biomasse non solo come energia rinnovabile, ma anche come materia prima per l'industria, la promozione di criteri di sostenibilità e misure di mercato che evitino distorsioni,
–
un piano di emergenza in caso di improvvisa interruzione delle forniture di materie prime vitali per una serie di ragioni,
–
il sostegno alle piccole e medie imprese, utilizzando materie prime locali, comprese le materie prime agricole e forestali;
63. ritiene che una politica industriale richieda, in primo luogo, di riequilibrare le azioni in materia energetica a favore di una politica orientata alla domanda, che emancipi i consumatori e svincoli la crescita economica dal consumo energetico; ritiene, in particolare, che il settore dei trasporti e dell'edilizia debbano perseguire una politica attiva di risparmio energetico e la diversificazione verso fonti energetiche sostenibili, non inquinanti e sicure e che una politica industriale dovrebbe contribuire a creare condizioni di mercato che stimolino un maggiore risparmio energetico e investimenti in materia di efficienza energetica, per sfruttare una vasta gamma di energie rinnovabili e tecnologie chiave per la mobilità di accumulo di energia (in particolare il trasporto pubblico);
64. è convinto che, per garantire la sicurezza degli investimenti, l'industria necessiti di una ambiziosa ma realistica politica energetica orientata a lungo termine che: garantisca prezzi competitivi dell'energia e la sicurezza dell'approvvigionamento dell'UE, riduca la dipendenza dai combustibili fossili, promuova l'efficienza ed il risparmio nella produzione e nel consumo, consenta una produzione al più basso tenore possibile di emissioni nocive ed eviti la povertà energetica e le fughe di carbonio; sottolinea che la certezza giuridica e condizioni di base stabili, investimenti adeguati ed un'ulteriore armonizzazione del mercato interno dell'energia siano fondamentali per garantire il passaggio ad una produzione e ad un approvvigionamento a basso tenore di carbonio e per ridurre i costi delle industrie; sottolinea che l'infrastruttura di una rete transeuropea dell'energia, che comprenda il riscaldamento e si avvalga anche delle infrastrutture delle reti digitali e dei trasporti, vada pertanto rinnovata e potenziata in modo tempestivo ed efficiente sul piano dei costi, e che vadano promossi sistemi di misurazione intelligenti, in particolare con l'aiuto dei fondi della Banca europea per gli investimenti;
65. sottolinea l'importanza, per il settore automobilistico europeo, di svolgere un ruolo guida nello sviluppo e nella produzione futuri di automobili elettriche; invita a tale proposito la Commissione europea a garantire, al più tardi entro la metà del -2011, condizioni quadro per lo sviluppo di veicoli elettrici, in particolare per quanto riguarda l'armonizzazione delle infrastrutture e l'uso di tecnologie intese a garantire l'interoperabilità e la sicurezza delle infrastrutture; invita altresì la Commissione a stabilire requisiti armonizzati per l'approvazione dei veicoli elettrici, prestando particolare attenzione alla salute e alla sicurezza, sia per i lavoratori sia per gli utenti finali;
66. ricorda l'enorme potenziale in materia di creazione di posti di lavoro ed i benefici in termini di riduzione dei costi che sono attesi dai miglioramenti dell'efficienza energetica; ritiene che l'adozione di misure, inclusi obiettivi, norme e meccanismi di valutazione intesi a garantire il miglioramento dell'efficienza energetica debbano quindi essere alla base delle iniziative in tutti i settori industriali;
67. chiede delle innovazioni nel settore sanitario e nel settore sociale, affinché le imprese non debbano confrontarsi ad una carenza di forza lavoro e ad un aumento del costo della manodopera nei prossimi decenni;
68. richiama l'attenzione sul potenziale in materia di energia delle tecnologie intelligenti;
69. sottolinea la necessità di una politica intesa a migliorare la sostenibilità dei sistemi di trasporto e delle infrastrutture, mediante misure quali tecnologie più efficienti, interoperabilità e soluzioni di mobilità innovative, nonché strategie di approvvigionamento locali, al fine di garantire che le catene di approvvigionamento possano funzionare con sistemi logistici maggiormente sostenibili e con costi operativi ridotti;
70. ritiene che le moderne tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) offrano vaste possibilità di innovazione a sostegno della sostenibilità e dell'eco-efficienza, ad esempio l'integrazione delle tecnologie mediante l'aggiunta di elementi intelligenti su elementi fisici al fine di aumentare l'efficacia della gestione dei sistemi (quali approvvigionamento d'acqua, sistemi di trasporto); sottolinea la necessità di disporre di norme relative alle TIC aperte per tali soluzioni e sollecita pertanto la Commissione a richiedere tali norme e le parti interessate a promuovere lo sviluppo di norme aperte adeguate a sostegno dell'efficienza delle risorse;
71. richiama l'attenzione sulla necessità di disporre di sufficiente personale tecnico qualificato; ritiene pertanto che siano necessari maggiori investimenti nel settore dell'istruzione e della formazione; chiede di fare il possibile per superare le carenze a tutti i livelli di qualifiche al fine di promuovere la qualificazione della manodopera e di rivalorizzare l'industria presso i giovani diplomati, in particolare mediante:
–
un dialogo istituzionale tra le autorità competenti, i rappresentanti delle imprese e le parti sociali per rinnovare i programmi di studio, in modo da includere la cultura imprenditoriale e sensibilizzare le imprese, e mettere a punto modalità efficaci per il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro, in particolare incentivando la promozione dei programmi di mobilità individuale quali «Erasmus per i giovani imprenditori» ed «Erasmus per gli apprendisti»,
–
sia il rafforzamento della formazione nelle imprese in tutta Europa, al fine di creare un legame più stretto tra i sistemi di formazione professionale ed il mercato del lavoro, che il potenziamento dell'attrattività della formazione professionale a livello europeo, prevedendo delle passerelle verso l'insegnamento superiore per i diplomati delle scuole professionali,
–
assicurare il diritto alla formazione lungo tutto l'arco della vita per tutti i cittadini, ai quali bisogna offrire l'opportunità di seguire nuove formazioni durante la loro vita lavorativa, poiché ciò è cruciale per la parità e la solidarietà, ma anche per la competitività in tempi di difficoltà economiche,
–
la formazione innovativa di giovani studenti, quali futuri dipendenti in grado di confrontarsi con gli sviluppi tecnologici previsti e relazioni più strette tra università, istituti di ricerca e industria,
–
il miglioramento di tutti i livelli di istruzione e formazione, ed un più ampio accesso agli stessi, soprattutto nei settori STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), per mezzo di iniziative coordinate e lo scambio delle migliori prassi in materia di istruzione, formazione e misure innovative per conciliare lavoro e vita familiare e per promuovere la giustizia sociale e di genere,
–
attività coordinate intese a migliorare l'insegnamento e aumentare la sensibilizzazione sul ruolo economico dei settori industriali europei e la necessità di una loro trasformazione innovativa nel quadro di un'economia a basso tenore di carbonio ed efficiente sul piano delle risorse,
–
la promozione di ulteriori qualificazioni coordinate e specifiche, che siano vantaggiose sia per i datori di lavoro che per i lavoratori, con un maggior uso del Fondo sociale europeo a tale riguardo,
–
l'istituzione a livello europeo di parametri per le funzioni e le competenze a livello dei settori professionali, delle imprese e delle regioni industrializzate più sviluppate,
–
la creazione di osservatori delle professioni industriali a livello regionale, nazionale ed europeo al fine di identificare le future professioni e la domanda professionale,
–
l'apertura, la modernizzazione e il rafforzamento finanziario delle università per l'ulteriore qualificazione lungo tutto l'arco della vita nonché la riqualificazione in settori specialistici (ingegneri, informatici, tecnici) o una maggiore cooperazione tra le facoltà universitarie scientifiche e le facoltà di scienze applicate ed altri istituti maggiormente incentrati sulla formazione professionale,
–
l'istituzione, in cooperazione con gli enti di formazione e le parti sociali, di una formazione professionale alternata e di programmi di (ri)qualificazione lungo tutto l'arco della vita sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro,
–
una maggiore mobilità e flessibilità nella formazione professionale e nell'istruzione sia per i datori di lavoro sia per i dipendenti, tenendo conto delle esigenze di ciascuno, in particolare delle PMI,
–
lo studio delle nuove esigenze in termini di occupazione e di qualifiche generate dallo sviluppo delle professioni dell'economia verde, per potervi rispondere con una formazione adeguata,
–
la promozione di sinergie intese a favorire lo sviluppo di università dotate di maggiore cultura imprenditoriale ed imprese maggiormente orientate alla conoscenza,
–
incentivi intesi ad attrarre nell'Unione europea ingegneri e ricercatori qualificati originari dei paesi terzi,
–
istituzione di incentivi concernenti l'insegnamento superiore al fine di adeguare le formazioni di conseguenza;
72. sottolinea la necessità di favorire l'accesso dei giovani al mercato del lavoro attraverso stage adeguatamente retribuiti e tirocini di qualità;
73. ritiene decisivo per il futuro economico, sociale ed ecologico dell'Unione che i giovani siano consapevoli dell'elevato livello di istruzione specializzata e generalista necessario ai fini della loro successiva occupazione nell'industria;
74. sottolinea che la relativa riluttanza ad impegnarsi in attività imprenditoriali autonome può essere superata creando un contesto più attraente per i neoimprenditori, programmi di sostegno maggiormente integrati come ENTRE:DI e programmi specifici quali l'Erasmus per i giovani imprenditori;
75. plaude alla proposta della Commissione intesa ad esplorare nuove fonti di finanziamento per i grandi progetti europei di infrastrutture e sostiene la creazione di un progetto di obbligazioni UE con la Banca europea per gli investimenti;
Concorrenza leale
76. è convinto della necessità di mettere gli strumenti del mercato interno al servizio della politica industriale europea per favorire la nascita di «grandi campioni» europei che costituiscano un punto di riferimento mondiale nel proprio settore di attività, come Galileo o SESAR; esorta l'UE a non imporre alle imprese europee vincoli eccessivamente asimmetrici in confronto a quelli sostenuti nei paesi terzi;
77. sottolinea la necessità che l'UE garantisca alle imprese europee l'apertura reciproca degli appalti pubblici in fase di negoziato degli accordi bilaterali e multilaterali con i paesi terzi, rendendo al contempo più efficace l'uso di strumenti di difesa commerciale da parte delle PMI per lottare contro le pratiche del dumping monetario, sociale ed ecologico, la pirateria, la contraffazione e la riproduzione illegale;
78. esorta l'UE ad imporre, alla stregua di Canada, Stati Uniti, Cina o Giappone, l'indicazione del paese di origine di determinati prodotti importati dai paesi terzi affinché ad essi e ai prodotti fabbricati nell'UE siano applicate le stesse esigenze di qualità e di sicurezza in materia di tracciabilità;
79. ritiene che, per rafforzare l'industria europea, in particolare migliorando la competitività delle imprese nel contesto dell'economia mondiale, sia necessaria una disciplina europea del marchio di origine (Made In); ritiene che tale marchio consentirebbe ai cittadini e ai consumatori di scegliere in modo consapevole e favorirebbe la produzione nell'Unione europea, spesso associata a una reputazione di qualità e ad elevati standard produttivi;
80. ritiene che un accordo multilaterale sul clima costituirebbe lo strumento migliore per ridurre le conseguenze negative correlate al CO2, ma che tale accordo rischia di non essere raggiunto nel prossimo futuro; reputa pertanto che l'Unione europea debba continuare a esplorare le possibilità di mettere a punto, per i settori industriali realmente esposti alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, idonei strumenti ambientali complementari alla vendita all'asta delle quote di CO2 nell'ambito del sistema ETS dell'Unione, in particolare un «meccanismo di inclusione del carbonio» che, nel rispetto delle norme dell'OMC consentirebbe di combattere i rischi di trasferimento delle emissioni di CO2 verso paesi terzi;
81. insiste affinché l'UE esamini le prassi economiche dei paesi terzi prima di elaborare le proprie politiche e chiede in particolare alla Commissione di valutare, in qualità di criterio, la posizione concorrenziale delle imprese europee a livello internazionale in fase di monitoraggio degli aiuti di Stato;
Una cultura industriale sostenibile
82. sottolinea l'importanza di creare le condizioni adeguate affinché le industrie rimangano in Europa e affinché questa migliori ulteriormente la sua competitività sulla scena globale; ritiene pertanto che le politiche dell'Unione europea debbano basarsi su solide valutazioni di impatto che analizzino tutti gli aspetti dei benefici economici, sociali ed ambientali delle politiche dell'UE;
83. chiede la realizzazione di iniziative a livello di Unione europea che identifichino i motori della crescita, dell'innovazione e della competitività nei diversi settori e, successivamente, l'elaborazione di risposte e strumenti politici più forti, neutrali sotto il profilo della tecnologia coordinata e basati sul mercato per quei settori, di cui ci si dovrebbe avvalere pienamente; ritiene che, a tal fine, è opportuno sviluppare ulteriormente, in modo efficiente sotto il profilo dei costi, regolamentazioni in relazione ai prodotti sulla falsariga della direttiva sulla progettazione ecologica, applicare pienamente la direttiva sull'etichettatura relativa ad un uso efficiente dell'energia e avviare iniziative stimolanti per l'industria come ad esempio l'iniziativa sulle automobili verdi; chiede, in tale contesto, che sia realizzata una campagna a lungo termine sul consumo sostenibile per sensibilizzare il pubblico, cambiare i comportamenti e sostenere in tal modo prodotti e una progettazione nuovi e innovativi;
84. crede necessario mantenere e rafforzare l'Europa sulla mappa industriale globale, soprattutto tenendo conto del fatto che le nuove opportunità industriali derivano da impegni di investimento dell'UE in settori quali, ad esempio, i cambiamenti climatici e l'energia, che apriranno nuove opportunità occupazionali in settori altamente specializzati;
85. esorta la Commissione ad integrare in modo chiaro la politica industriale in questione nell'elaborazione della tabella di marcia per un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050, nelle strategie industriali del piano SET e nella visione 2050 della tabella di marcia per un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse;
86. chiede che siano mantenuti e prorogati gli investimenti nell'innovazione vicina al mercato, come l'attuale Programma quadro per la competitività (CIP);
87. sottolinea l'esigenza di un controllo sistematico della qualità di tutte le nuove normative, utilizzando i seguenti criteri:
–
le consulenze scientifiche: qualità delle prove e interpretazione,
–
consultazione: chiedere agli «utenti» le loro esperienze in merito alle normative esistenti,
–
parametri internazionali: confronto con la legislazione dei principali paesi concorrenti,
–
coerenza della proposta con la normativa dell'UE pertinente,
–
livello di conseguimento della semplificazione (comprese soluzioni alternative volontarie);
88. ricorda che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è divenuto uno strumento di vitale importanza per assistere le società nella trasformazione da industrie non competitive ad industrie sostenibili; sottolinea che detto fondo dovrebbe essere mantenuto e, qualora necessario, ampliato;
89. chiede maggiori sforzi al fine di superare le difficoltà esistenti al momento e di riuscire a creare rapidamente un brevetto comunitario unico, che fornirà una protezione giuridica efficace, di alta qualità a basso costo, e un sistema europeo armonizzato di composizione delle controversie in materia di brevetti, al fine di migliorare le condizioni quadro in relazione alla protezione dei diritti di proprietà industriale e intellettuale, aumentare la certezza giuridica e combattere la contraffazione, mantenendo i costi burocratici a un livello minimo, segnatamente per le PMI; accoglie con favore l'ampio sostegno in seno al Consiglio per la proposta della Commissione di avviare nel 2011 la procedura di cooperazione rafforzata su un brevetto unico dell'UE; chiede inoltre una riforma dei metodi di normalizzazione (in particolare nel settore delle TIC) in cui lo sviluppo degli standard dovrebbe essere aperto, trasparente, basato sul principio dell'interoperabilità e a garanzia della competitività dell'industria europea; ritiene che la promozione di standard internazionali garantirà il primato europeo della tecnologia;
90. rileva che il completamento del mercato interno è essenziale per la competitività e la crescita dell'industria europea; sottolinea che le industrie europee hanno bisogno di un quadro adeguato in cui creare e sviluppare beni e servizi a livello europeo e si compiace, a tale riguardo, delle proposte che figurano nella legge sul mercato unico; invita la Commissione a identificare, ai fini di una maggiore efficienza, le possibilità di armonizzazione e di una migliore governance nel quadro della legge sul mercato unico, in particolare per quanto riguarda l'IVA, i diritti di proprietà intellettuale e il brevetto UE, la normalizzazione mondiale, l'etichettatura e le norme settoriali specifiche;
91. esorta gli Stati membri a assumere un ruolo maggiormente proattivo nella gestione del mercato unico, migliorando la cooperazione tra le autorità nazionali e rafforzando il recepimento, l'applicazione e l'esecuzione in loco delle regole del mercato unico; chiede agli Stati membri di ridurre i costi delle transazioni attraverso misure addizionali, come un e-government più efficace;
92. rileva la necessità per le pubbliche autorità di sostenere lo sviluppo delle tecnologie chiave e sottolinea che l'elaborazione delle norme deve essere accelerata, in quanto essenziale per salvaguardare la competitività industriale dell'UE e stimolare una nuova crescita, e che ciò vale in particolare per l'elaborazione di norme che incentivino l'innovazione quale mezzo per affrontare le sfide ambientali e sociali emergenti;
93. sottolinea la necessità di tener conto delle specificità delle PMI e delle imprese artigianali nel sistema europeo di normalizzazione, in particolare in termini di riduzione dei costi di accesso alle norme, di diffusione delle stesse (attraverso la pubblicazione di sintesi) o di sostegno finanziario; insiste sul ruolo chiave che gli organismi nazionali di normalizzazione devono svolgere per promuovere e rafforzare la partecipazione delle PMI e delle imprese artigianali al processo di normalizzazione, nel rispetto del principio della «delegazione nazionale»;
94. sottolinea l'importanza di tenere conto delle situazioni che non sono attualmente coperte dalla normativa europea sui brevetti, come i segreti commerciali, per consentire all'industria europea di beneficiare di un'autentica protezione intellettuale relativa a prodotti e procedure, sul modello di Stati Uniti e Giappone;
95. ricorda che, ai fini dell'aumento della competitività e del primato tecnologico dell'industria europea, è auspicabile:
–
basarsi sul sistema europeo di normalizzazione i cui vantaggi sono dimostrati e consolidarlo affinché risponda in modo migliore alle esigenze delle imprese innovatrici e, in particolare, a quelle delle PMI;
–
rafforzare la partecipazione delle imprese, in particolare delle PMI, nel processo di normalizzazione e garantire un elevato grado di promozione delle norme;
96. sottolinea che esistono ancora grandi potenzialità di rendimento per l'industria europea nella piena attuazione del mercato interno ed esorta la Commissione e gli Stati membri ad eliminare rapidamente gli ostacoli e le barriere restanti nel mercato interno;
97. invita gli Stati membri, osservando che la ristrutturazione è la principale responsabilità delle grandi imprese e dei partner sociali, ad istituire task force preposte alle operazioni di ristrutturazione che sorveglieranno i processi di ristrutturazione e garantiranno un'agevole transizione economica, ad esempio migliorando la mobilità nel mercato del lavoro, la riqualificazione e altre misure che potrebbero fornire soluzioni innovative e sostenibili sia per i lavoratori che per le aziende; chiede che vengano intensificati il ruolo dei Fondi strutturali europei e la ricerca e lo sviluppo nei processi di riconversione;
98. chiede rinnovati investimenti nelle risorse umane del settore industriale europeo, privilegiando il dialogo sociale settoriale per la gestione dei cambiamenti strutturali provocati dalla globalizzazione e la promozione di un'economia basata su un uso efficiente di risorse e di energia; incoraggia la contrattazione collettiva per ridurre le disparità di retribuzione nel settore industriale; incoraggia le parti sociali nei settori in cui l'occupazione è in calo ad affrontare le sfide nella fase iniziale ed a sostenere sia i singoli lavoratori che il settore nella fase di transizione; sottolinea l'importanza della sicurezza della transizione attraverso il funzionamento dei sistemi di sicurezza sociale, in quanto ciò può aiutare i singoli individui ad indirizzarsi verso settori in cui si crea occupazione;
99. invita la Commissione a prendere l'iniziativa di proporre un sostegno alla transizione professionale, ridurre le disuguaglianze sociali, promuovere l'agenda relativa al lavoro dignitoso dell'OIL e adottare le linee guida UE per l'occupazione al fine di precisare le garanzie da fornire in tutto il ciclo di vita per ogni tipo di transizione professionale;
100. esorta la Commissione a svolgere un ruolo più attivo nella ristrutturazione delle società con un comitato aziendale europeo; ritiene che, in occasione di tali ristrutturazioni, tutte le informazioni pertinenti dovrebbero essere messe a disposizione della Commissione quanto prima possibile affinché essa possa svolgere pienamente il suo ruolo in qualità di interlocutore e coordinatore europeo per gli Stati membri; reputa che, così facendo, la Commissione potrà più facilmente verificare e valutare l'eventuale utilizzo degli aiuti di Stato per assistere la ristrutturazione;
101. chiede che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione sia valutato e profondamente riformato ai fini di una più rapida accessibilità e che il suo bilancio sia aumentato nel quadro delle prossime prospettive finanziarie; suggerisce inoltre l'istituzione di un Fondo europeo di adeguamento ambientale;
102. sottolinea che la crisi economica mondiale si sta ripercuotendo sui tassi di occupazione in tutta Europa, peggiorando le prospettive socioeconomiche dell'UE e aumentando le disparità regionali; sottolinea a tal riguardo che l'esistenza di un settore industriale competitivo, diversificato, equo e sostenibile, basato in primo luogo su PMI efficienti e competitive, è fondamentale per il futuro dei lavoratori in tutta Europa; raccomanda di valorizzare l'esperienza e le competenze degli anziani al fine di assicurare il ricambio generazionale;
103. riconosce le differenze regionali dello sviluppo industriale, per esempio nei processi di deindustrializzazione nei nuovi Stati membri e chiede che esse siano tenute presenti in una nuova politica industriale sostenibile e nello stanziamento delle risorse dei fondi strutturali per rafforzare la coesione territoriale;
104. rileva la notevole importanza delle PMI nel paesaggio industriale, in particolare per garantire posti di lavoro durevoli a livello regionale e per salvaguardare il dinamismo creativo ed economico, nonché un elevato livello di crescita, e chiede alla Commissione:
–
di tener maggiormente conto delle particolarità e delle specifiche difficoltà delle piccole e medie imprese, accelerando l'attuazione dello «Small Business Act», colmando le lacune nell'applicazione dei principi adottati e varando idonee e concrete misure come la riduzione degli oneri amministrativi (nonché di altri gravami normativi, come i costi di compliance), nonché applicando sistematicamente il «test PMI», in modo tale da compiere infine progressi sufficienti per le PMI europee,
–
di sostenere le PMI nell'accesso ai servizi e alle competenze di ricerca tramite consorzi universitari e fondazioni, ossia strutture che facciano da trait-d'union fra la ricerca e il mercato,
–
di non trascurare la questione dello statuto della società privata europea, da molti anni al centro del dibattito in Europa,
–
di continuare ad adoperarsi per un migliore accesso alle possibilità di finanziamento per le PMI ed in particolare di sviluppare valide possibilità per i capitali di rischio e, nell'ambito della nuova architettura del mercato finanziario, rafforzare le possibilità di finanziamento per le PMI – sia a breve che a lungo termine – nonché le loro fonti di finanziamento privilegiate; di aprire i mercati e creare eque precondizioni di concorrenza, permettendo a un numero di maggiore di imprenditori e piccole società di crescere e assumere dimensioni paneuropee,
–
di esaminare la definizione UE di piccole e medie imprese per consentire una maggiore flessibilità in specifici settori industriali in cui le PMI non raggiungono determinati limiti di fatturato e di addetti a causa di specifiche strutture di mercato, pur mantenendo un carattere di media impresa, sebbene ogni modifica della definizione di PMI non debba recare pregiudizio alla sua efficacia,
–
di sviluppare un capitolo «Consulenza all'export per le PMI», in particolare per l'accesso ai mercati dei paesi terzi, per il mantenimento della loro posizione su tali mercati nonché per la difesa e lo sfruttamento finanziario e tecnologico della proprietà intellettuale,
–
di rafforzare le misure di internazionalizzazione per rendere le PMI più competitive e prepararle per il mercato interno e il mercato globale,
–
di accrescere il tasso di partecipazione delle PMI ai programmi quadro di ricerca e di sviluppo, semplificandone le procedure ed istituendo un sistema di informazione e di assistenza più efficace su scala locale,
–
di mettere in cantiere progetti che permettano alle PMI e alle imprese maggiori di lavorare in rete lungo la catena di valore,
–
di fornire strumenti che promuovano lo sviluppo e la crescita delle PMI eco-innovative come pure lo sviluppo dei parchi eco-industriali,
–
di verificare se le piccole e medie imprese e le imprese a conduzione familiare che non soddisfano i criteri previsti dall'attuale definizione di PMI siano poste in grado di utilizzare le attuali e future opportunità di finanziamento per la ricerca/sviluppo specificamente previste per le imprese di piccola e media dimensione,
–
di ravvicinare l'offerta alla domanda di brevetti, in particolare per le PMI, e di ridurre per esse il costo di accesso alle norme;
105. ritiene che una revisione della direttiva europea sulle OPA sia necessaria per dotare l'Europa dei mezzi per opporsi a progetti che potrebbero rivelarsi nefasti - in termini industriali, economici e sociali - per la coesione sociale e la stabilità del mercato interno; ritiene che l'Unione debba potersi opporre alle OPA emesse da imprese socialmente non responsabili e/o che non rispettano i principi di buona governance, come pure alle OPA riguardanti attività giudicate strategiche dagli Stati membri, in conformità con gli impegni internazionali assunti dall'Unione europea;
106. chiede lo sviluppo ulteriore delle partnership pubblico-privato;
107. ritiene che, nell'interesse europeo nonché per conseguire gli obiettivi di Europa 2020 e i target climatici ed energetici per lo stesso anno, la politica di aiuti settoriali non vada considerata solo nell'ottica del diritto della concorrenza ma debba essere utilizzata, nell'interesse dell'Europa, per rafforzare l'innovazione, la competitività e la commercializzazione di prodotti sostenibili in modo proattivo ovvero per ristrutturare l'industria in modo trasparente e con regole chiare; si oppone ad aiuti di stato che non rispettano le regole e creano quindi impari condizioni di concorrenza;
108. ritiene che, nel rispetto delle regole del mercato interno, la politica della concorrenza debba rispondere alle esigenze di una politica industriale ambiziosa;
109. sottolinea che gli Stati membri possono conseguire più agevolmente uno sviluppo sostenibile ed equo del settore industriale tramite il principio di reciprocità delle politiche commerciali; rileva che le strutture di rete e i poli competitivi regionali non dovrebbero subire gli effetti negativi della disparità di norme e disposizioni commerciali che incidono particolarmente sulle PMI;
110. sottolinea, sulla scorta di numerosi studi recenti, che gli aiuti settoriali stimolano la crescita quando sono compatibili con il mantenimento della concorrenza nei settori in questione e quando la loro introduzione è corredata di meccanismi che escludono il rifinanziamento dei progetti che risultino inefficaci; insiste sulla necessità che l'attribuzione di tali aiuti sia sistematicamente subordinata al mantenimento delle attività finanziate per almeno cinque anni sul territorio europeo, prevedendo l'estensione di tale periodo a dieci anni per le attività di R&S;
111. rileva al riguardo la necessità che le localizzazioni industriali europee siano competitive sul piano internazionale, specie per quanto riguarda le tecnologie abilitanti fondamentali;
112. ritiene che il libero commercio resti la pietra angolare della crescita economica europea, per cui chiede che i futuri accordi commerciali multilaterali e bilaterali siano strutturati in modo da costituire parte di una strategia di politica industriale basata su una leale concorrenza globale e sulla reciprocità da parte dei partner commerciali europei; reputa che, al fine di tener conto del principio dello sviluppo sostenibile, negli accordi di libero scambio vadano inserite le questioni sociali e ambientali, nonché norme di reciprocità; ritiene che occorra adoperarsi affinché le industrie europee non vengano minacciate da misure sleali come succede attualmente nel settore solare; rammenta che i dialoghi in materia regolamentare con i principali partner commerciali debbano essere rafforzati per prevenire e rimuovere le barriere al commercio; invita la Commissione a monitorare la legislazione ambientale, la politica dei cambi, le norme sugli aiuti di stato e gli altri piani di sostegno adottati dai paesi terzi che sono in concorrenza con l'UE; chiede inoltre di esaminare una strategia UE per gli investimenti esteri diretti nei mercati emergenti per agevolare l'accesso ai nuovi mercati e mettere in moto la produzione locale;
113. considera che la politica commerciale dell'UE, nel quadro multilaterale dell'OMC e di un mercato trasparente ed efficacemente regolato, necessita di una base produttiva efficace, sorretta da adeguate politiche settoriali e finalizzata alla crescita e allo sviluppo sostenibile;
114. ritiene che la ripresa economica, incoraggiata dalle decisioni assunte dall'UE e in coordinamento con gli Stati membri, favorirà nuove opportunità per le imprese europee sempre più chiamate a competere in mercati globali, aperti e trasparenti;
115. ritiene inoltre che le linee guida per una politica industriale europea debbano considerare una maggiore omogeneità nei controlli alle dogane, strumento necessario alla lotta contro la contraffazione e alla tutela dei consumatori europei; reputa che una politica industriale debba anche garantire un'armonizzazione dei sistemi di riscossione dei tributi doganali dei paesi di frontiera dell'Unione per evitare sperequazioni e danni agli importatori e allo sviluppo del tessuto industriale europeo;
116. sottolinea l'importanza cruciale del libero scambio per lo sviluppo dell'industria europea;
117. chiede alla Commissione che le linee guida della politica industriale europea siano la base per la definizione di strumenti legislativi concreti per la promozione del commercio dell'UE;
118. invita la Commissione europea non soltanto a migliorare la performance ambientale dell'industria europea nelle sue proposte legislative ma anche ad assicurare che gli standard ambientali applicabili ai prodotti dell'Unione europea siano applicati anche ai prodotti importati nel mercato interno dell'UE, provvedendo non solo all'introduzione delle relative norme ma anche garantendone il rispetto;
119. invita la Commissione a rispettare gli obiettivi enunciati nella Comunicazione «Global Europe» e nella prossima Comunicazione sulla politica commerciale, contemplando per il Round negoziale di Doha nuovi ed ambiziosi obiettivi di accesso al mercato ed accordi settoriali, come nei settori della chimica e delle costruzioni meccaniche;
120. chiede il mantenimento di strumenti di difesa commerciale efficaci per contrastare le pratiche commerciali sleali, come quella della doppia tariffazione (dual pricing) nel quadro dell'approvvigionamento di materie prime o del sovvenzionamento dell'industria nazionale;
121. rileva che vanno sfruttate le idee e le competenze dei lavoratori in relazione al rinnovamento dell'industria e segnala, pertanto, che occorre perseguire la massima partecipazione possibile;
122. invita in particolare la Commissione a prevedere un quadro giuridico per la contrattazione collettiva transfrontaliera al fine di rendere possibili gli accordi transfrontalieri e di affrontare le sfide in materia di organizzazione del lavoro, condizioni sul posto di lavoro, condizioni di lavoro e formazione;
123. sottolinea che la definizione e l'implementazione di una politica industriale nell'UE devono includere l'esame delle condizioni di smaltimento e destinazione dei rifiuti industriali, in particolare i rifiuti tossici, al fine di assicurare che i rifiuti industriali non diventino un fardello ambientale, economico o sociale per le comunità sia all'interno dell'UE sia nei paesi terzi;
124. afferma che una vigilanza efficace del mercato interno è essenziale per proteggere l'industria europea dalla concorrenza sleale; esorta la Commissione a presentare ambiziose proposte di riforma dell'attuale sistema di vigilanza del mercato, rafforzando il ruolo dell'UE nel coordinamento tra le autorità nazionali incaricate della vigilanza del mercato e le autorità doganali e garantendo la disponibilità di risorse adeguate in tutti gli Stati membri;
125. invita la Commissione a proseguire la strategia del «legiferare meglio» e a migliorare la governance del mercato unico, in particolare creando sistemi di sportello unico e promuovendo soluzioni amministrative transfrontaliere online che tengano conto delle particolari esigenze delle PMI;
126. ricorda che la crescita, in periodi di crisi, dell'economia sommersa e delle attività non dichiarate rappresenta un serio fattore di distorsione della concorrenza; chiede alle autorità competenti degli Stati membri di adottare le misure necessarie per lottare contro questo fenomeno;
127. sottolinea l'importanza del contributo dei lavoratori alla crescita e al progresso economico;
Settori
128. è convinto che, oltre ad un approccio orizzontale, debbano essere varate iniziative settoriali specifiche che contribuiscano ad ammodernare e rafforzare ulteriormente la capacità concorrenziale dei singoli settori industriali, delle loro catene di valore e dei servizi connessi attraverso la condivisione delle migliori prassi, benchmarking ed analoghi strumenti programmatici «soft»; e chiede pertanto che:
–
vengano implementate le raccomandazioni degli approcci settoriali esistenti (task force, organismi di alto livello, piattaforme tecnologiche e d'innovazione come ad esempio Cars 21) secondo modalità concepite in funzione degli specifici settori industriali e che detti approcci siano sviluppati in modo comparativo dalla Commissione coinvolgendo tutte le parti interessate, con l'adozione di nuove iniziative settoriali in altri pertinenti aree,
–
venga assicurata la verifica degli specifici approcci settoriali sotto il profilo della sostenibilità, in linea con gli obiettivi programmatici dell'UE in materia di clima e di energia e con ambiziosi target in fatto di efficienza delle risorse,
–
venga considerata l'intera gamma dei possibili interventi, fra cui benchmark e standard, e sia profuso un impegno costante in tema di R&S e di innovazione,
–
venga accordata priorità ai settori centrali dell'industria europea e a quelli che si trovano dinanzi a grandi sfide societali ma che possiedono anche un certo potenziale commerciale,
–
venga posto l'accento sulla complementarità fra i vari tipi di tecnologie intersettoriali nonché sulle convergenze inter-settore rese possibili dalla transizione a un'economia digitale,
–
sia incoraggiato lo sviluppo di nuove attività come le energie rinnovabili e le industrie creative, settori in cui l'Europa ha «carte da giocare» e che hanno un certo potenziale di creazione di posti di lavoro,
–
la Commissione presenti regolarmente relazioni sui risultati ottenuti;
129. ritiene che la politica industriale dell'UE debba fondarsi anche su progetti concreti che apportino vantaggi tangibili alle imprese e ai cittadini europei, come, ad esempio, i progetti GMES, Galileo o ITER;
130. rileva che l'industria europea risulta sempre più dipendente dai servizi alle imprese e che è pertanto necessario dedicare particolare attenzione a tutti gli anelli principali della catena produttiva; si compiace, al riguardo, della volontà espressa dalla Commissione di accordare maggiore importanza a tale interdipendenza;
131. ribadisce la necessità di progredire rapidamente in materia di interconnessione del registro delle imprese europee, al fine di garantire la trasparenza e l'affidabilità dell'informazione per i produttori e i consumatori;
132. sottolinea l'importanza del settore turistico nell'Unione europea, prima destinazione turistica al mondo, e in alcune regioni in cui il turismo costituisce il principale pilastro dell'attività economica; sostiene la strategia della Commissione volta a migliorare la competitività del settore turistico mediante misure relative alla qualità, alla sostenibilità e al potenziamento dell'immagine dell'Europa come destinazione turistica;
133. invita la Commissione a rispettare le tabelle di marcia (roadmap) e le conclusioni elaborate negli approcci settoriali; ritiene che le roadmap diano all'industria certezza di pianificazione a lungo termine e siano uno strumento prezioso per salvaguardarne la competitività;
Responsabilità
134. ritiene che l'industria e le parti interessate europee dovrebbero intensificare i loro investimenti, il loro forte impegno aziendale, sociale e ambientale e collaborare strettamente per sviluppare condizioni quadro favorevoli; ritiene che l'industria dovrebbe mantenere gli investimenti e la produzione in Europa, sostenere i propri sforzi in materia di ricerca ed adoperarsi per la crescita sostenibile, l'innovazione ed un'occupazione adeguatamente retribuita; ritiene che l'industria abbia un ruolo da svolgere per far emergere una nuova cultura della qualificazione professionale, offrendo valide opportunità di formazione e specializzazione di alto livello e prodotti e processi sostenibili e ancora più innovativi e dovrebbe aderire, ove possibile, a partenariati strategici all'interno dell'Europa;
135. invita la Commissione e gli Stati membri ad elaborare nuovi approcci di mediazione per la costruzione di nuove infrastrutture e la relativa assistenza, e ad implementarli in modo da accrescere la partecipazione dei cittadini per far sì che le infrastrutture necessarie per il rinnovo sostenibile della base industriale (ad es. reti intelligenti, parchi eolici, nuove linee ferroviarie) possano essere realizzate rapidamente;
136. è persuaso che la crisi economica internazionale ha chiaramente dimostrato la necessità per le società di agire con la dovuta diligenza in piena conformità ai principi della responsabilità sociale (CSR) in termini di buona governance nonché di rispetto per l'ambiente e di eccellenza sociale;
Regioni
137. rileva che le strutture regionali apportano un importante contributo al rafforzamento dell'industria europea; rileva l'importanza essenziale dei cluster concorrenziali e delle interrelazioni in materia d'innovazione (imprese, università, centri di ricerca, servizi tecnologici, istituti di formazione, ecc.) nonché delle interconnessioni tra imprese (catene di creazione di valore, sinergie) nonché con altri attori in relazione alle decisioni in materia di investimenti; per questo motivo ritiene che:
–
le reti ed i cluster innovativi, in particolare i poli europei di competitività e le nuove partnership per l'innovazione che dovranno essere lanciate nel 2011 nel quadro dell'iniziativa «Unione dell'innovazione», e soprattutto nel campo delle tecnologie abilitanti fondamentali, dovrebbero essere maggiormente promossi così da assicurare il coordinamento del trasferimento tecnologico e della conoscenza, nonché della ricerca, mentre andrebbero migliorate le qualifiche e le infrastrutture anche quale obiettivo fondamentale del Fondo europeo per lo sviluppo regionale;
–
andrebbero promosse le strutture regionali di rete e le regioni rurali quali incentivi della base industriale nell'UE;
–
occorrerebbe riunire i cluster e le reti sotto la categoria di «piattaforme europee» ai fini di un loro rafforzamento;
–
dovrebbero essere sostenute iniziative come il Patto dei Sindaci e le Città intelligenti, di cui beneficiano anche l'industria e in particolare le PMI;
–
la Banca europea per gli investimenti dovrebbe promuovere il collegamento tra politica industriale e coesione territoriale;
138. riconosce il contributo dell'industria dell'UE all'ideale di coesione socioeconomica e territoriale e considera che un'industria prospera rappresenti una condizione indispensabile per la crescita economica e la stabilità sociale delle regioni dell'UE;
139. invita pertanto ad adoperarsi congiuntamente per utilizzare e arricchire le competenze scientifiche e tecnologiche disponibili nelle regioni, segnatamente nel settore delle tecnologie abilitanti fondamentali, e ad attribuire maggiore importanza alla politica dei poli;
140. sottolinea che la progressiva diffusione di idonee infrastrutture digitali e di tecnologie innovative rappresenta un elemento strategico per incrementare la competitività delle regioni e delle industrie dell'UE; ritiene che il settore delle TIC rivesta un ruolo chiave nell'aumento della produttività di altri settori industriali; reputa che le moderne infrastrutture di comunicazione ad elevata capacità di trasmissione andrebbero installate essenzialmente nelle regioni poco servite e che ciò potrebbe contribuire a instaurare un clima favorevole agli investimenti pubblici e privati e, fattore importante, ad incrementare lo standard di alfabetizzazione digitale delle imprese;
o o o
141. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri.