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Procedura : 2010/2115(INI)
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Ciclo del documento : A7-0210/2011

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A7-0210/2011

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PV 05/07/2011 - 17
CRE 05/07/2011 - 17

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PV 06/07/2011 - 6.10
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P7_TA(2011)0330

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Mercoledì 6 luglio 2011 - Strasburgo
Donne e direzione delle imprese
P7_TA(2011)0330A7-0210/2011

Risoluzione del Parlamento europeo del 6 luglio 2011 sulle donne e la direzione delle imprese (2010/2115(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti la IV conferenza mondiale sulle donne, svoltasi a Pechino nel settembre 1995, la dichiarazione e la piattaforma d'azione approvate a Pechino e i successivi documenti finali adottati in occasione delle sessioni speciali delle Nazioni Unite Pechino +5, Pechino +10 e Pechino +15 sulle ulteriori azioni e iniziative per attuare la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino, adottate rispettivamente il 9 giugno 2000, l'11 marzo 2005 e il 12 marzo 2010,

–  vista la convenzione delle Nazioni Unite del 1979 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare gli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 21 e 23,

–  visto l'articolo 2 del trattato sull'Unione europea, che sottolinea i valori comuni degli Stati membri quali il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e la parità tra donne e uomini,

–  visto l'articolo 19 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che fa riferimento alla lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso,

–  vista la relazione della Commissione sui Progressi verso la parità tra donne e uomini 2011,

–  vista la comunicazione della Commissione del 27 ottobre 2010 intitolata: «Verso un atto per il mercato unico per un'economia sociale di mercato altamente competitiva: 50 proposte per lavorare, intraprendere e commerciare insieme in modo più adeguato» (COM(2010)0608),

–  vista la comunicazione della Commissione del 21 settembre 2010 dal titolo «Strategia sulla parità tra le donne e gli uomini 2010-2015» (COM(2010)0491),

–  visto il Libro verde della Commissione del 6 giugno 2010 sul governo societario negli istituti finanziari e le politiche di remunerazione (COM(2010)0284),

–  vista la comunicazione della Commissione del 5 marzo 2010 dal titolo «Maggiore impegno verso la parità tra uomini e donne – Carta per le donne» (COM(2010)0078),

–  visto il patto europeo per la parità di genere adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2006, e il nuovo patto europeo per la parità di genere adottato dal Consiglio europeo il 7 marzo 2011,

–  vista la raccomandazione 96/694/CE del Consiglio sulla partecipazione equilibrata degli uomini e delle donne al processo decisionale,

–  vista la riunione annuale del Forum economico mondiale svoltosi dal 26 al 29 gennaio 2011 a Davos e il programma intitolato «Women Leaders and Gender Parity»,

–  vista la sua risoluzione dell'11 maggio 2011 sul governo societario degli istituti finanziari(1),

–  vista la sua risoluzione dell'8 marzo 2011 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea - 2010(2),

–  viste le sue risoluzioni del 15 giugno 1995 sulla IV conferenza mondiale sulle donne di Pechino: Lotta per la parità, lo sviluppo e la pace(3), del 10 marzo 2005 sul seguito del programma d'azione della IV conferenza mondiale sulle donne (Pechino + 10)(4) e del 25 febbraio 2010 su Pechino + 15 – Programma d'azione delle Nazioni Unite a favore della parità tra gli uomini e le donne(5),

–  visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–  vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7–0210/2011),

A.  considerando che l'uguaglianza di genere è un principio fondamentale dell'Unione, sancito nel trattato sull'Unione europea, nonché uno dei suoi obiettivi e compiti, e che l'Unione si è posta come missione specifica l'integrazione del principio della parità tra donne e uomini in tutte le sue attività,

B.  considerando che uno degli obiettivi prioritari dell'Unione dovrebbe essere quello di permettere a donne competenti e qualificate di accedere a posti oggi difficilmente accessibili, eliminando gli ostacoli che sussistono e le disuguaglianze di genere che impediscono alle donne di progredire nelle loro carriere,

C.  considerando che la parità di genere in tema di occupazione deve promuovere senza distinzioni gli uomini e le donne in seno al mercato del lavoro e nei posti dirigenziali a tutti i livelli, per pervenire a una giustizia sociale e utilizzare appieno le competenze delle donne in modo anche da rafforzare l'economia, e garantire la realizzazione delle donne nella medesima misura degli uomini,

D.  considerando che nel 2008 il 59,5% dei titoli universitari rilasciati nell'UE erano destinati a donne, che il numero delle donne nelle facoltà di economia e commercio e giurisprudenza è superiore a quello degli uomini e che, ciononostante, nel 2009, le quote femminili nei più alti organi decisionali delle maggiori imprese quotate in borsa hanno raggiunto solamente il 10,9%,

E.  considerando che altri eventuali ostacoli alla rappresentanza femminile possono essere imputati a una combinazione di discriminazione in base al sesso, comportamenti stereotipi che tendono a persistere in seno alle imprese e la fornitura limitata di tutoraggi per le dirigenti potenziali,

F.  considerando che studi svolti dalla Commissione e dal settore privato hanno dimostrato una correlazione tra i migliori risultati economico-finanziari delle imprese e la presenza di donne in seno ai loro organi decisionali; che ne deriva chiaramente che una rappresentanza significativa di donne nei posti dirigenziali costituisce un vero e proprio strumento di performance e competitività economica,

G.  considerando che è pertanto essenziale introdurre metodi quali gli studi di fattispecie e lo scambio di buone pratiche in tale settore nonché azioni affermative volte a ottenere un uso ottimale delle risorse umane femminili a tutti i livelli in seno alle imprese,

H.  considerando tuttavia che le donne rappresentano oggi solo il 10% dei componenti dei consigli di amministrazione delle più grandi società quotate in borsa nell'Unione europea e solo il 3% dei presidenti di tali consigli, pur tenendo conto delle differenze esistenti tra i paesi e i vari settori professionali interessati, e che il divario retributivo tra i sessi raggiunge tuttora il 17,5% per l'UE nel suo complesso, e che ciò vale anche per i posti dirigenziali,

I.  considerando che il numero di donne nei consigli d'amministrazione delle imprese sta aumentando di soltanto mezzo punto percentuale all'anno; e che, a questo ritmo, ci vorranno altri cinquant'anni prima che i consigli d'amministrazione aziendali possano contare almeno il 40% di rappresentanti di ciascun genere,

J.  considerando che le camere di commercio e d'industria e le organizzazioni rappresentative dei sindacati e del patronato sono lungi dal raggiungere una rappresentanza equilibrata tra uomini e donne e che ciò rispecchia la scarsa rappresentanza femminile negli organi dirigenti delle imprese; sebbene le camere di commercio e d'industria e le organizzazioni rappresentative dei sindacati e del patronato possano contribuire alla diffusione e allo scambio delle buone prassi,

K.  considerando che spetta ai responsabili politici, sia nell'UE che negli Stati membri, e alle imprese rimuovere gli ostacoli all'ingresso delle donne nel mercato del lavoro in generale e negli organi dirigenti in particolare e offrire pari opportunità alle donne affinché possano accedere ai posti di responsabilità onde garantire l'impiego efficace di tutte le risorse esistenti, ottimizzare il flusso delle competenze e delle qualifiche femminili e sfruttare al meglio il potenziale umano di cui dispone l'Unione europea, e difendere i valori fondamentali dell'UE, in cui la parità è un principio di base,

L.  considerando che le iniziative e le misure proattive adottate dal settore privato, che ambiscono a pervenire a una maggiore rappresentatività femminile, come quelle volte a valorizzare le risorse umane in seno alle imprese per avere un migliore sviluppo delle carriere delle donne o a creare reti al di fuori delle imprese che incoraggino la partecipazione e la promozione delle donne e il regolare scambio di buone prassi si sono rivelate utili e che, sebbene non siano ancora sufficienti, dovrebbero essere promosse al fine di invertire la tendenza in seno alle imprese e che le donne continuano ad essere sottorappresentate alla direzione delle stesse,

M.  considerando che la Commissione ha annunciato che presenterà misure legislative volte a garantire che le società quotate in borsa adottino misure efficaci per giungere ad una rappresentanza paritaria tra donne e uomini nei consigli d'amministrazione, qualora tale obiettivo non possa essere realizzato mediante l'autoregolamentazione entro i prossimi 12 mesi,

1.  accoglie con favore le misure annunciate dalla Commissione il 1° marzo 2011, e in particolare l'intenzione di quest'ultima di proporre una normativa europea nel 2012 qualora le imprese non riescano a realizzare con misure volontarie l'obiettivo di una rappresentanza femminile del 30% nei loro organi decisionali entro il 2015 e del 40% entro il 2020;

2.  esorta le imprese a raggiungere la soglia critica del 30% di donne tra i componenti degli organi direttivi entro il 2015 e del 40% entro il 2020;

3.  constata un netto progresso della rappresentanza femminile in Norvegia a seguito dell'adozione, nel 2003, di una legislazione che richiede una quota minima del 40% di membri di ciascun sesso in seno ai consigli di amministrazione delle imprese quotate in borsa con un organico superiore a 500 dipendenti, e che prevede sanzioni efficaci in caso di mancata osservanza;

4.  sottolinea che le imprese sono tenute a garantire pari trattamento e pari opportunità agli uomini e alle donne sul lavoro e che, a tal fine, dovranno adottare misure atte a prevenire qualunque tipo di discriminazione;

5.  accoglie favorevolmente le iniziative di Stati membri quali la Francia, i Paesi Bassi e la Spagna che hanno fissato una soglia di rappresentatività femminile in seno agli organi dirigenti che dovrà essere rispettata dalle imprese e segue i dibattiti relativi alla rappresentatività femminile in altri Stati membri quali il Belgio, la Germania e l'Italia; nota che la dimostrazione di una volontà politica è l'unico modo per accelerare l'adozione di misure vincolanti intese a contribuire a una rappresentatività paritaria di donne e uomini in seno agli organi dirigenti delle imprese;

6.  accoglie con favore il Codice di governance aziendale finlandese, in base al quale gli organi decisionali delle imprese debbono constare di rappresentanti di sesso sia maschile che femminile, e che impone la divulgazione al pubblico delle eventuali inosservanze; rileva che, grazie al codice, la quota rosa negli organi decisionali delle imprese finlandesi raggiunge attualmente il 25% e che, dalla notifica dell'introduzione del codice, la percentuale di imprese quotate in borsa con una presenza femminile nei consigli di vigilanza e d'amministrazione è passata dal 51% al 70% circa;

7.  insiste sul fatto che l'assunzione nei posti in seno agli organi dirigenti delle imprese deve essere basata sulle competenze richieste sotto forma di capacità, qualifiche ed esperienza e che, nelle loro politiche di assunzione, le aziende devono osservare i principi di trasparenza, obiettività, inclusione, efficacia, non discriminazione e parità di genere;

8.  ritiene necessario considerare l'introduzione di norme efficaci per evitare il cumulo di mandati nei consigli di amministrazione, sia al fine di liberare posti per le donne che per contribuire a garantire l'efficacia e l'indipendenza degli amministratori delle aziende medie e grandi;

9.  sottolinea che le imprese pubbliche quotate in borsa dovrebbero dare l'esempio e applicare una rappresentanza equilibrata di donne e uomini nei consigli d'amministrazione e nelle posizioni dirigenziali a tutti i livelli;

10.  invita gli Stati membri e la Commissione a mettere in atto nuove politiche che consentano una maggiore partecipazione delle donne alla direzione delle imprese, in particolare attraverso:

   a) l'avvio di un dialogo, non limitato alla questione delle quote, con i consigli di amministrazione di grandi aziende e con le parti sociali sulle modalità per aumentare la rappresentanza femminile, possibilmente su base annuale;
   b) il sostegno a iniziative volte a valutare e promuovere la parità di genere in seno ai comitati di selezione e in settori come la differenza salariale, la classificazione delle occupazioni, la formazione o l'evoluzione delle carriere,
   c) la promozione della responsabilità sociale d'impresa per le imprese europee, con l'impegno a garantire responsabilità dirigenziali alle donne e servizi di sostegno alla famiglia;
   d) il sostegno ad azioni culturali volte a indirizzare un maggior numero di giovani donne verso facoltà scientifiche e tecnologiche, come auspicato dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite;
   e) l'introduzione di misure e condizioni specifiche per la fornitura di servizi di elevata qualità e a prezzi ragionevoli, ad esempio per l'assistenza ai bambini, alle persone anziane e ad altre persone a carico, di incentivi fiscali per le aziende o altri tipi di compensazione che consentano ai genitori che lavorano nelle imprese di conciliare la vita familiare con quella professionale;
   f) lo sviluppo delle capacità individuali delle donne in seno all'impresa attraverso formazioni specifiche e continue nonché altre misure di accompagnamento professionale, quali regimi di tutoraggio e di collegamento in rete onde prepararle efficacemente a esercitare funzioni direttive a tutti i livelli;
   g) lo sviluppo della formazione sulla parità di genere e la non discriminazione;
   h) la promozione di impegni precisi e quantificabili da parte delle imprese;
   i) l'incoraggiamento di tutte le parti interessate ad avviare iniziative volte a cambiare la percezione - e l'autopercezione - delle donne nel mondo del lavoro, in modo da consentire a un maggior numero di donne di assumere responsabilità dirigenziali sul versante operativo dell'attività imprenditoriale anziché solo sul versante funzionale; è del parere che tali iniziative dovrebbero essere volte a incoraggiare le ragazze e le giovani donne a considerare una gamma più ampia di carriere, con il sostegno degli insegnanti, della famiglia e di vari modelli di riferimento, e a presentare positivamente nei media europei gli esempi di dirigenza femminile;
   j) l'individuazione di modalità per aumentare la rappresentanza delle donne appartenenti a gruppi particolarmente sottorappresentati, quali le minoranze etniche o gli immigrati;

11.  sottolinea la problematica del divario retributivo nelle imprese e, in particolare, delle differenze tra gli stipendi delle donne in posizioni dirigenziali e quelli dei loro omologhi maschili; invita gli Stati membri e la Commissione ad adottare misure per affrontare queste persistenti disuguaglianze retributive, connesse a stereotipi tradizionali che influenzano lo sviluppo delle carriere e contribuiscono alla sottorappresentazione delle donne negli organi di gestione aziendale;

12.  ritiene in particolare che le imprese tenute a pubblicare integralmente i propri conti profitti e perdite debbano raggiungere una rappresentanza equilibrata di donne e uomini nei loro consigli d'amministrazione in tempi ragionevoli;

13.  incoraggia le imprese ad adottare e applicare codici di governance societaria come mezzo per promuovere la parità di genere nei consigli d'amministrazione, sfruttare la pressione di gruppo per influenzare le organizzazioni dall'interno e applicare il principio del «conformarsi o giustificarsi», che impone alle aziende di motivare l'assenza di donne in consiglio d'amministrazione;

14.  è del parere che gli Stati membri e la Commissione dovrebbero lanciare iniziative a favore di una condivisione più equa della cura della famiglia e delle responsabilità non solo all'interno della famiglia, ma anche tra famiglia e società, oltre che per ridurre i divari salariali tra donne e uomini per lo stesso lavoro; ritiene che dovrebbero essere adottate misure specifiche:

   a) per affrontare i problemi di accesso alle strutture per l'infanzia, che dovrebbero essere a prezzi ragionevoli, affidabili e disponibili localmente,
   b) per introdurre pratiche di lavoro flessibili in modo da migliorare la capacità organizzativa e massimizzare il contributo femminile; tali pratiche devono trovare il sostegno e la cooperazione di tutta la forza lavoro; a tal fine è necessario che i dirigenti sfidino gli atteggiamenti culturali e i principi tradizionali dell'imprenditoria, e introducano nuovi modi di concepire il ruolo degli uomini e delle donne nella società, la pianificazione sostenibile della forza lavoro, il capitale sociale e le responsabilità nei confronti della comunità;

15.  incoraggia i dirigenti aziendali a sensibilizzare il proprio personale sui modelli di evoluzione delle carriere di uomini e donne e a impegnarsi personalmente seguendo e sostenendo le carriere delle dirigenti donne nelle loro imprese;

16.  esorta la Commissione a:

   a) presentare, al più presto possibile, una panoramica completa sulla rappresentanza femminile in seno a tutti i tipi di imprese nell'Unione europea nonché le misure obbligatorie e facoltative adottate dal settore economico e quelle recentemente introdotte dagli Stati membri per aumentare detta rappresentanza,
   b) al termine di tale studio, e in caso di insufficienza delle misure adottate dalle imprese e dagli Stati membri, proporre entro il 2012 atti legislativi, tra cui le quote, volti ad accrescere la rappresentatività femminile in seno agli organi dirigenti delle imprese portandola al 30% entro il 2015 e al 40% entro il 2020, tenendo conto delle competenze degli Stati membri nonché delle loro peculiarità economiche, strutturali (dimensione delle imprese), giuridiche e regionali;

17.  invita la Commissione a definire un programma che fissi obiettivi specifici, misurabili, e raggiungibili per arrivare a una rappresentanza equilibrata nelle aziende di tutte le dimensioni, e invita la Commissione ad elaborare una guida specifica destinata alle piccole e medie imprese;

18.  invita la Commissione a predisporre un sito web dedicato alle buone pratiche in questo ambito, per la divulgazione e lo scambio delle migliori prassi; sottolinea l'importanza di stabilire una strategia di comunicazione al fine di informare il pubblico e le parti sociali in modo efficace sul significato di tali misure; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri ad avviare campagne d'informazione mirate;

19.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai governi degli Stati membri.

(1) Testi approvati, P7_TA(2011)0223.
(2) Testi approvati, P7_TA(2011)0085.
(3) GU C 166 del 3.7.1995, pag. 92.
(4) GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 247.
(5) GU C 348 E del 21.12.2010, pag. 11.

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