Risoluzione del Parlamento europeo del 7 luglio 2011 progressi nella lotta contro le mine (2011/2007(INI))
Il Parlamento europeo,
– vista la convenzione di Ottawa sul divieto di impiego, stoccaggio, produzione e trasferimento delle mine antipersona e sulla loro distruzione (in appresso, trattato sulla messa al bando delle mine antipersona) del 3 dicembre 1997, entrata in vigore il 1º marzo 1999,
– vista la convenzione su alcune armi convenzionali (CCW) del 1980 e i relativi protocolli, in particolare il protocollo II modificato su mine terrestri, trappole esplosive e altri ordigni e il protocollo V sui residuati bellici esplosivi,
– viste le sue più recenti risoluzioni del 22 aprile 2004 sulle mine terrestri antipersona(1), del 7 luglio 2005 su un mondo senza mine(2), del 19 gennaio 2006 su disabilità e sviluppo(3), del 13 dicembre 2007 sul 10° anniversario del trattato sulla messa al bando delle mine antipersona(4) e del 6 settembre 2001 sulle azioni a favore dell'adesione di attori non statali alla totale messa al bando delle mine terrestri antiuomo(5),
– visti il regolamento (CE) n. 1724/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 luglio 2001 riguardante l'azione contro le mine terrestri antipersona nei paesi in via di sviluppo(6) e il regolamento (CE) n. 1725/2001 del Consiglio del 23 luglio 2001 riguardante l'azione contro le mine terrestri antipersona nei paesi terzi diversi dai paesi in via di sviluppo(7),
– visto il piano d'azione di Cartagena 2010-2014: porre fine alle sofferenze causate dalle mine antipersona, adottato alla seconda conferenza di revisione del trattato di Ottawa del 1997, svoltasi a Cartagena, Colombia, dal 30 novembre al 4 dicembre 2009,
– visti gli orientamenti della Commissione sull'azione della Comunità europea nella lotta contro le mine 2008-2013,
– viste le sue numerose risoluzioni sulle munizioni a grappolo, l'ultima delle quali in data 8 luglio 2010(8), e la convenzione di Oslo sulle munizioni a grappolo firmata da 94 Stati, entrata in vigore il 1° agosto 2010,
– vista la relazione 2009 del servizio di azione antimine delle Nazioni Unite,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7-0211/2011),
A. considerando che l'Unione europea partecipa attivamente alla lotta contro le mine, in particolare dalla sua azione comune del 1995, e che è impegnata per il conseguimento dell'obiettivo del divieto totale e dell'eliminazione delle mine terrestri antipersona (APL) nel mondo; che l'Unione europea offre un importante sostegno e contributo alla lotta contro le mine, la quale rientra tra le sue priorità in materia di diritti umani e di aiuto umanitario e allo sviluppo,
B. considerando che la «lotta contro le mine» comprende indagini, rilevazioni, marcatura e rimozione delle mine terrestri antipersona (APL) e altri residuati bellici (ERW), compresi ordigni abbandonati (AO), ordigni inesplosi (UXO), munizioni a grappolo inesplose e ordigni esplosivi improvvisati (IED), nonché l'educazione al rischio mine ed altri residuati bellici, programmi di formazione destinati soprattutto ai bambini, l'assistenza alle vittime, la distruzione delle scorte e la sensibilizzazione orientata a promuovere l'universalizzazione delle convenzioni e dei trattati internazionali pertinenti per porre fine alla produzione, al commercio e all'utilizzo delle mine antipersona,
C. considerando che la persistenza di mine antipersona e altri residuati bellici, compresi ordigni esplosivi improvvisati e munizioni a grappolo inesplose, oltre a infliggere perdite di vite umane, soprattutto tra le popolazioni civili, rappresenta un serio ostacolo alla ricostruzione postbellica dei paesi colpiti e può costituire materia prima per la fabbricazione di ordigni esplosivi improvvisati,
D. considerando che dal 1° dicembre 2010, 156 Stati hanno formalmente convenuto di essere vincolati dal trattato sulla messa al bando delle mine antipersona,
E. considerando che nel 1999 erano circa 18 000 le vittime di mine antipersona e altri residuati bellici; che, secondo le relazioni di monitoraggio sulle mine antipersona e le armi a grappolo, nel 2009 tale cifra è scesa a circa 4 000; che si ritiene che il 70% di tali vittime siano civili, un terzo dei quali bambini, e che moltissime persone nel mondo continuano ad essere afflitte dal problema delle mine antipersona e altri residuati bellici;
F. considerando che soltanto due governi, quello del Myanmar e quello della Libia, hanno recentemente previsto la collocazione di mine antipersona, che non sono stati registrati esportazioni o trasferimenti interstatali di mine antipersona e che si sospetta che solo tre Stati ne continuino la produzione, ma che gruppi di insorti come le FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) continuano a produrre i propri ordigni esplosivi,
G. considerando che la maggior parte degli eserciti hanno da tempo smesso di utilizzare le mine antipersona, ma che diversi attori non statali armati continuano ad utilizzarle, insieme agli ordigni esplosivi improvvisati attivati dalle vittime e alle munizioni a grappolo,
H. considerando che oltre 90 paesi hanno ancora in qualche misura il problema delle mine antipersona e degli altri residuati bellici, ma che i paesi più seriamente interessati sono l'Afghanistan, la Colombia, il Pakistan, il Myanmar, la Cambogia e il Laos,
I. considerando che in prima istanza è responsabilità degli Stati interessati affrontare il problema delle mine antipersona e altri residuati bellici sul proprio territorio prima, durante e dopo un conflitto,
J. considerando che a poco personale militare è stato affidato lo sminamento in molti paesi colpiti, dove il conflitto è cessato ma dove forze armate locali continuano a stazionare in massa,
K. considerando che l'assistenza alle vittime continuerà ad essere indispensabile per molto tempo dopo che sarà stata rimossa la minaccia delle mine antipersona,
L. considerando che la comunità internazionale ha risposto molto bene alla sfida della tragedia delle mine antipersona, contribuendo con circa 3,9 miliardi di USD ad azioni contro le mine tra il 1999 e il 2009, e che tra i principali donatori figurano gli Stati Uniti (902,4 milioni di USD), l'Unione europea (521,9 milioni di USD), il Giappone (336,9 milioni di USD), la Norvegia (342,7 milioni di USD), il Canada (259,8 milioni di USD), il Regno Unito (220,6 milioni di USD), la Germania (206,9 milioni di USD) e i Paesi Bassi (201,9 milioni di USD),
M. considerando che la percezione del pericolo di mine è spesso maggiore rispetto alla realtà e si è calcolato che solo il 2% delle zone sottoposte al costoso processo di bonifica fisica è effettivamente contaminato da mine antipersona o altri residuati bellici; che alcuni elementi rivelano chiaramente un uso inefficace dei fondi destinati alla lotta contro le mine; che il miglioramento delle metodologie di indagine e della comprensione dei risultati di tali indagini può ridurre notevolmente, come ha fatto negli ultimi anni, la necessità di una bonifica totale delle zone sospettate di essere pericolose,
N. considerando che le tecniche e le tecnologie di rilevazione di esplosivi, nonostante i notevoli investimenti, non hanno fatto molti progressi e si trovano di fronte ad un nuovo imperativo, visto il crescente utilizzo di ordigni esplosivi improvvisati,
O. considerando che l'educazione alla riduzione dei rischi è un elemento fondamentale per aiutare le persone, specialmente i bambini, nelle regioni afflitte dal problema delle mine a vivere in modo più sicuro e a conoscere i rischi delle mine antipersona e degli altri residuati bellici,
Impegni globali nella lotta contro le mine
1. plaude ai progressi compiuti nella lotta contro le mine negli ultimi dieci anni, ma sottolinea che gli sforzi devono essere intensificati e più mirati se si vuole eliminare entro un determinato periodo la minaccia delle mine antipersona;
2. accoglie con estrema soddisfazione il fatto che 156 paesi, di cui 25 Stati membri dell'Unione europea, hanno firmato e ratificato il trattato sulla messa al bando delle mine antipersona, ma si rammarica che circa 37 paesi non l'abbiano ancora firmato; esorta tutti gli Stati non parti ad aderire al trattato sulla messa al bando delle mine antipersona e alla convenzione sulle munizioni a grappolo; esorta in particolare quegli Stati membri dell'Unione europea che devono ancora aderire al trattato a farlo, e incoraggia una maggiore sinergia tra i diversi strumenti internazionali;
3. accoglie con estrema soddisfazione il fatto che 56 paesi, di cui 15 Stati membri dell'Unione europea, hanno aderito alla convenzione sulle munizioni a grappolo; si compiace inoltre dell'adozione della dichiarazione di Vientiane del 2010 e del relativo piano d'azione; invita l'Unione europea e gli Stati membri a promuovere l'universalizzazione e l'attuazione del trattato sulla messa al bando delle mine antipersona e della convenzione sulle munizioni a grappolo;
4. sostiene pienamente l'attuazione del piano d'azione di Cartagena, che prevede un dettagliato programma quinquennale di impegni in tutti gli ambiti della lotta contro le mine e invita il Consiglio ad adottare quanto prima una decisione a sostegno di tale piano;
5. sottolinea la necessità di individuare sinergie tra le diverse dimensioni della lotta contro le mine, con particolare riguardo agli aspetti umanitari e di sviluppo, anche rafforzando la titolarità locale dei relativi progetti e la partecipazione a tali progetti, al fine di soddisfare meglio le esigenze della popolazione direttamente interessata;
6. riconosce il grande contributo dei donatori internazionali, delle agenzie internazionali e delle ONG nella lotta contro il flagello delle mine antipersona nonché la dedizione e lo spirito di sacrificio dimostrato dal personale sia internazionale che locale;
7. si compiace del fatto che altri sette paesi hanno annunciato il completamento delle loro attività di sminamento nel 2009 e nel 2010, portando a 16 il numero totale degli Stati che lo hanno fatto;
8. riconosce che gli Stati Uniti sono stati il principale sponsor mondiale della lotta contro le mine, sostenendo con forza i programmi internazionali per bonificare le zone minate e per aiutare le vittime, e rispettano già la maggior parte delle disposizioni principali del trattato sulla messa al bando delle mine antipersona; incoraggia quindi gli Stati Uniti ad aderire al trattato;
9. esorta la Russia ad aderire al trattato sulla messa al bando delle mine antipersona, rilevando che questo paese, che era fra i principali produttori di mine antipersona e per lungo tempo figurava nell'elenco degli utilizzatori di mine, è stato cancellato dall'elenco nel 2010, dopo aver dichiarato di averne cessato l'impiego;
10. ricorda agli Stati aderenti al trattato il loro obbligo internazionale di distruggere le scorte di mine antipersona; è preoccupato che la Cina e la Russia abbiano le più vaste scorte di mine antipersona, secondo le stime rispettivamente 100 milioni e 24,5 milioni; esorta l'Unione europea a includere nei negoziati con la Russia e la Cina la questione della distruzione delle loro scorte e della rapida adesione al trattato sulla messa al bando delle mine antipersona; esorta altresì l'Unione europea a continuare a promuovere l'universalizzazione del trattato sulla messa al bando delle mine antipersona e delle altre convenzioni in materia, integrando altresì la questione della lotta contro le mine nel dialogo politico e negli accordi stipulati con i paesi terzi;
11. deplora il persistente utilizzo di mine antipersona da parte dei gruppi di insorti e di terroristi nonché di altri attori non statali e, da tale punto di vista, richiama l'attenzione sulla situazione in Colombia, dove il movimento FARC (Forze armate rivoluzionarie colombiane) è ritenuto il maggior utilizzatore di mine antipersona tra i vari gruppi ribelli del mondo;
Studio analitico - Afghanistan
12. rileva che l'uso diffuso e indiscriminato di mine antipersona per oltre tre decenni di conflitto ha fatto sì che l'Afghanistan sia uno dei paesi più pesantemente contaminati a livello mondiale e che questa situazione sia ulteriormente aggravata dall'uso di ordigni esplosivi improvvisati da parte dei talebani;
13. deplora il fatto che, nonostante le più che decennali attività di bonifica nel quadro del più vasto programma umanitario di sminamento al mondo, l'Afghanistan continui a registrare un numero di incidenti tra più elevati al mondo; esprime inoltre estrema preoccupazione per il fatto che oltre la metà delle 508 vittime di mine antipersona e altri residuati bellici fra il 1° marzo 2009 e il 1° marzo 2010 fossero dei bambini;
14. riconosce che il conflitto in corso in molte regioni rende particolarmente pericolose le operazioni di sminamento e che i talebani prendono di mira gli uffici delle Nazioni Unite e il personale sia locale che internazionale;
15. rileva che la comunità internazionale ha donato circa 80 milioni di USD per la lotta contro le mine in Afghanistan nel 2009 e che dal 2002 l'assistenza finanziaria e tecnica dell'Unione europea, pari a 89 milioni di EUR, ha contribuito a bonificare dalle mine antipersona circa 240 km² del territorio del paese, consentendo non solo lo sfruttamento economico dei terreni ma anche la ricostruzione degli immobili e quindi il rientro delle famiglie; sottolinea la necessità di concentrarsi maggiormente sull'assistenza alle vittime e sull'educazione al rischio mine;
16. accoglie con soddisfazione il fatto che per le operazioni si utilizzi quasi esclusivamente personale locale (circa 10 000 unità) con il sostegno internazionale, rafforzando in tal modo la titolarità del processo;
17. esprime preoccupazione per l'evidente mancanza di volontà del governo afghano a livello centrale e provinciale di assumersi la responsabilità della lotta contro le mine;
Studio analitico - Angola
18. rileva che circa 30 anni di conflitto hanno fatto sì che l'Angola, come l'Afghanistan, sia uno dei paesi più colpiti dalle mine antipersona;
19. rileva che la commissione nazionale intersettoriale di sminamento e di assistenza umanitaria (CNIDAH) è stata creata come autorità nazionale per la lotta contro le mine, ma che i paesi donatori hanno poca influenza mentre il governo ha accesso a notevoli risorse finanziarie, in particolare provenienti dall'estrazione del petrolio;
20. è profondamente preoccupato per i molteplici problemi strutturali evidenziati dalla valutazione della Commissione del 2009, ad esempio gli scarsi risultati dei 2,7 milioni di EUR spesi per 22 unità lavorative della CNIDAH; esorta l'Unione europea a monitorare, controllare e valutare l'efficacia dell'utilizzo dei fondi nonché a garantire che la dotazione finanziaria assegnata sia utilizzata in maniera efficiente e mirata al conseguimento del risultato necessario, ovvero la bonifica del territorio;
21. deplora il fatto che, nonostante il completamento di un sondaggio nazionale nel 2007 e di un importante programma d'azione contro le mine, la portata della minaccia mine antipersona/altri residuati bellici non è ancora nota con sicurezza, e che agli attuali ritmi di progresso occorreranno 100 anni per bonificare tutto il paese; sottolinea l'urgente necessità di stabilire un diverso rapporto tra governo e donatori internazionali per destinare maggiori risorse nazionali al problema, introducendo migliori tecniche di riduzione settoriale e rafforzando le capacità nazionali di sminamento in modo che i terreni possano essere bonificati più rapidamente e destinati all'uso produttivo;
Studio analitico - Bosnia
22. si rammarica che, a 16 anni dalla fine del conflitto in Bosnia-Erzegovina il paese sia ancora fortemente contaminato da mine antipersona/altri residuati bellici, con circa 11 000 campi minati e, stando alle stime, 220 000 mine antipersona e altri residuati bellici attivi in tutto il paese, che rappresentano una grave minaccia per la sicurezza nonché un ostacolo per lo sviluppo economico e sociale;
23. prende atto dei miglioramenti nella gestione della lotta contro le mine resi possibili dalla creazione di un Centro nazionale di lotta contro le mine, ma si rammarica per il notevole ritardo registrato dalla Bosnia-Erzegovina in relazione agli obiettivi di finanziamento e bonifica contenuti nella richiesta di proroga dalla stessa avanzata nel quadro del trattato sulla messa al bando delle mine antipersona;
24. riconosce che la mobilitazione delle risorse pone sfide importanti per il governo e che la strategia di lotta contro le mine 2009-2019 deve essere ancora adottata; si rammarica che da diversi anni la commissione di sminamento, ovvero il principale organo governativo competente per la lotta contro le mine, non incontri i rappresentanti dei donatori con sede a Sarajevo, e che i suoi membri non abbiano più nemmeno partecipato agli incontri internazionali nel quadro del trattato sulla messa al bando delle mine antipersona dopo la seconda conferenza di revisione del trattato stesso tenutasi nel 2009; esorta il governo ad assumere la piena titolarità della lotta contro le mine, al fine di garantirne la pianificazione e la gestione sul piano strategico;
25. si compiace con il Fondo internazionale per lo sminamento e l'assistenza alle vittime di mine (ITFD), con sede in Slovenia, per il suo contributo alla lotta contro le mine in Bosnia-Erzegovina e sottolinea la necessità che tale Fondo continui a considerare prioritaria la lotta contro le mine in Bosnia-Erzegovina finché tale problema non sarà completamente risolto;
26. rileva che 33 organizzazioni di sminamento accreditate operano in Bosnia-Erzegovina, ma sottolinea che si potrebbe sfruttare meglio il personale militare;
27. plaude all'operazione EUFOR ALTHEA e agli istruttori che, nel quadro della stessa, hanno offerto un'educazione al rischio mine a diverse migliaia di persone, e li incoraggia a proseguire i loro sforzi;
Assistenza alle vittime
28. riconosce che la vita e la sussistenza delle vittime di mine antipersona e altri residuati bellici non saranno più le stesse, ma restano marcate per sempre, che le vittime sono perlopiù civili, spesso provenienti dagli strati più poveri di alcuni dei paesi più poveri, e che richiederanno un costante sostegno e assistenza medica e sociale mirate per molti anni, anche allorché gli ordigni non faranno più vittime;
29. si compiace del fatto che la lotta contro le mine ha permesso di ridurre drasticamente la percentuale di vittime, ma si rammarica molto del fatto che nel 2009 il 70% di tutte le vittime fossero dei civili, e deplora in particolare l'alta percentuale di bambini fra le vittime;
30. deplora il fatto che i sopravvissuti alle mine o le organizzazioni che li rappresentano abbiano partecipato alla realizzazione di assistenza alle vittime in meno della metà dei paesi colpiti e sostiene la necessità di rispettare pienamente le opinioni e i diritti dei sopravvissuti; esorta la comunità internazionale e l'Unione europea a rafforzare considerevolmente i finanziamenti a disposizione dell'assistenza alle vittime, ma non a detrimento delle operazioni di sminamento;
Progressi nelle tecniche di rilevamento e di censimento delle mine
31. riconosce che le popolazioni locali nelle zone colpite dalle mine forniscono le migliori indicazioni locali relativamente alla presenza delle mine;
32. rileva che, malgrado i progressi fatti nelle tecnologie e nelle tecniche di rilevamento di mine, oltre che nella relativa formazione, soluzioni rapide, affidabili e convenienti, rimangono aleatorie, mentre continuano ad essere inevitabilmente utilizzate in modo diffuso le tecniche che utilizzano sonde manuali; riconosce non soltanto il significativo contribuito delle norme internazionali delle Nazioni Unite in materia di lotta contro le mine (IMAS) in termini di miglioramento della sicurezza e dell'efficienza delle iniziative contro le mine, grazie alla fissazione di standard e alla formulazione di orientamenti, ma anche il ruolo del servizio azione antimine dell'ONU nel coordinamento degli sforzi nella lotta contro le mine;
33. osserva che le prospettive più fruttuose per far progredire le tecniche di rilevazione si trovano nelle metodologie ad hoc basate sulla combinazione di numerose tecnologie, che puntano a evitare incidenti e a realizzare lo sminamento con un impatto ambientale minimo;
34. riconosce che censimenti condotti correttamente sono validi in sostanza solo se la relazione successiva è precisa e accurata e invita i donatori a garantire che il finanziamento di tale attività venga speso bene;
35. chiede alla Commissione di stanziare ulteriori finanziamenti per la ricerca nelle tecniche e nelle tecnologie di rilevamento e di censimento delle mine, di concerto con gli attori internazionali specializzati nel particolare ambito in questione, e a ricorrere a stanziamenti disponibili nel contesto del settimo programma quadro e della ricerca in materia di sicurezza;
Verso una fine del rischio derivante dalle mine antipersona
36. teme che alcuni dei paesi colpiti dalla tragedia delle mine antipersona contino troppo sull'assistenza finanziaria internazionale per la lotta contro le mine e non impegnino sufficienti risorse proprie in termini di personale e di risorse finanziarie; invita l'Unione europea a garantire un maggiore coinvolgimento dei paesi colpiti e a ricordare a questi ultimi le loro responsabilità; invita a tenere sotto controllo, in particolare, la situazione in Angola, in modo da generare una più significativa mobilitazione di risorse a livello nazionale;
37. è preoccupato per la distrazione di risorse verso lo sminamento di zone in cui la minaccia umanitaria o lo sviluppo economico sono trascurabili, oppure ove la percezione della minaccia è sentita, ma non è reale, anziché concentrarle su zone in cui il livello di minaccia per la vita è alto; chiede una maggiore attenzione alla pianificazione e alla gestione delle operazioni e di procedere a censimenti e registrazioni iniziali più accurati delle zone sospette;
38. esprime preoccupazione per l'insufficienza dei controlli e della sicurezza in relazione ai depositi militari in cui sono conservati armi e ordigni, tra cui anche mine, soprattutto per quanto concerne i paesi in rivolta o comunque caratterizzati da disordini;
39. ritiene che la comunità internazionale debba concentrare la propria attenzione su quei paesi meno in grado di risolvere da soli i propri problemi e sulle operazioni di sminamento e di assistenza alle vittime; ritiene che l'obiettivo dovrebbe essere quello di passare più rapidamente a una situazione in cui i paesi possono essere dichiarati liberi da minacce per la vita e pronti per lo sviluppo economico;
40. sollecita i donatori a fornire finanziamenti più efficaci in termini di obiettivi, di monitoraggio e di valutazione;
41. ritiene che gli sforzi debbano concentrarsi sulla creazione e sullo sviluppo delle capacità a livello locale e che ciò possa implicare una formazione del personale locale su base strutturale e professionale, ovvero un maggiore utilizzo di unità militari, appositamente formate per lo sminamento, in situazioni postbelliche;
42. chiede una migliore pianificazione nazionale, sfruttando le migliori prassi, e un maggiore coordinamento internazionale della lotta contro le mine che convogli in modo più efficace le risorse nelle zone prioritarie, mantenendo nel contempo strutture burocratiche snelle;
43. deplora che non vi sia un censimento attendibile dell'attuale numero di vittime di mine antipersona/altri residuati bellici/ordigni esplosivi improvvisati e sollecita un'appropriata analisi per indirizzare le risorse in modo più efficace, con maggiore attenzione alle esigenze delle vittime e delle loro famiglie;
44. deplora che, dopo la soppressione dell'apposita linea di bilancio UE nel 2007, l'Unione non disponga di uno strumento flessibile e a dimensione transnazionale per rispondere in modo coerente alle priorità della lotta contro le mine e rileva la diminuzione, in termini quantitativi, dei finanziamenti complessivi dell'UE per la lotta contro le mine; chiede quindi il ripristino di un approccio più specifico con una linea di bilancio coordinata da una direzione competente, per lanciare un segnale del continuo impegno dell'Unione europea nella lotta contro le mine; rileva che tale impegno deve tenere conto delle esigenze specifiche dei singoli paesi, quali illustrate nei documenti di strategia nazionali, e, nel contempo, del fatto che in alcuni Stati la presenza delle mine è diventata un problema strutturale che merita di essere considerato nell'ambito della politica di sviluppo dell'UE;
45. si rammarica del fatto che non siano state finora utilizzate per il finanziamento di programmi nell'ambito della lotta contro le mine né l'assistenza straordinaria (articolo 3) né la componente di lungo periodo (articolo 4) dello strumento per la stabilità;
46. sottolinea il forte potenziale della lotta contro le mine per il disarmo, la smobilitazione e la riabilitazione postbellica, tra l'altro fornendo una formazione e un lavoro di tutto rispetto ad ex combattenti;
47. invita i donatori a standardizzare i loro metodi di monitoraggio e valutazione dell'efficacia della lotta contro le mine, in modo da facilitare il confronto e l'esame paese per paese e, attraverso l'Agenzia del gruppo di sostegno all'azione contro le mine (MASG), ad individuare e a diffondere le migliori prassi;
48. invita la Commissione ad aggiornare i propri «orientamenti sull'azione della Comunità europea in materia di lotta contro le mine 2008-2013» per recepire i cambiamenti proposti nell'architettura istituzionale e finanziaria, garantire l'assegnazione più rapida e flessibile dei finanziamenti, fornire istruzioni chiare per accedere ai finanziamenti, concentrandosi sulle priorità più urgenti e sulle migliori prassi e a prevedere programmi di assistenza per consentire ai paesi più bisognosi di adempiere ai loro obblighi derivanti dal trattato sulla messa al bando delle mine antipersona e a monitorare e valutare correttamente l'efficacia dei finanziamenti;
49. sottolinea che la lotta contro le mine dovrebbe costituire un elemento obbligatorio delle strategie nazionali dei paesi in cui sono notoriamente presenti mine antipersona e/o scorte di tali ordigni;
50. è persuaso che attraverso un migliore coordinamento internazionale e una migliore definizione delle priorità, migliori prassi gestionali, di censimento e di sminamento, relazioni e controlli più precisi, una migliore comunicazione e un uso più attento e più finalizzato dei finanziamenti, è realistico sperare di realizzare entro un determinato periodo, un mondo finalmente libero dal pericolo che le mine antipersona costituiscono per la vita, le risorse e lo sviluppo economico;
o o o
51. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e ai governi degli Stati membri, al Servizio europeo per l'azione esterna e alla Commissione, alle Nazioni Unite, al Presidente degli Stati Uniti e al Congresso degli Stati Uniti, ai governi dei paesi più gravemente colpiti dal problema delle mine e alle ONG internazionali.