Risoluzione del Parlamento europeo del 15 dicembre 2011 sulla situazione in Siria
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, segnatamente quelle del 27 ottobre 2011 sulla situazione in Egitto e in Siria, in particolare per quanto riguarda le comunità cristiane(1), del 15 settembre 2011 sulla situazione in Siria(2), del 27 ottobre 2011(3) sul caso di Rafah Nashed, e del 7 luglio 2011 sulla situazione in Siria, Yemen e Bahrein nel contesto della situazione nel mondo arabo e in Nord Africa(4),
– viste le conclusioni sulla Siria del Consiglio «Affari esteri» del 10 ottobre 2011, del 14 novembre 2011 e del 1° dicembre 2011, nonché le conclusioni del Consiglio europeo del 23 ottobre e del 9 dicembre 2011,
– vista la decisione 2011/782/PESC del Consiglio, del 1° dicembre 2011, relativa a misure restrittive nei confronti della Siria e che abroga la decisione 2011/273/PESC(5),
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/HR) sulla Siria, dell'8 ottobre 2011, del 3 e 28 novembre 2011 e del 2 dicembre 2011, e la dichiarazione del suo portavoce, del 23 novembre 2011,
– vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Siria, del 22 novembre 2011,
– vista la risoluzione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica araba siriana, del 2 dicembre 2011,
– vista la dichiarazione resa il 2 dicembre 2011 dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, in occasione della 18a sessione straordinaria del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani riunitosi per esaminare la situazione dei diritti umani nella Repubblica araba siriana,
– vista la relazione della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana, del 23 novembre 2011,
– vista la risoluzione della terza commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica araba siriana, del 22 novembre 2011,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, la Convenzione sui diritti del fanciullo e il protocollo opzionale concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, nonché la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, di cui la Siria è firmataria,
– visti le dichiarazioni della Lega araba sulla situazione in Siria del 27 agosto 2011, del 16 ottobre 2011 e del 12, 16 e 24 novembre 2011, il suo piano d'azione del 2 novembre 2011 e le sanzioni adottate dalla Lega araba contro la Siria il 27 novembre 2011,
– vista la decisione del 30 novembre 2011 del governo della Repubblica di Turchia di imporre sanzioni economiche nei confronti della Siria,
– vista la dichiarazione del 30 novembre 2011 dell'Organizzazione per la cooperazione islamica, che invita il governo siriano a cessare immediatamente l'uso eccessivo della forza contro i cittadini e a rispettare i diritti umani,
– vista la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/HR al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni dal titolo «Una risposta nuova ad un vicinato in mutamento», del 25 maggio 2011,
– vista la dichiarazione finale della conferenza ministeriale euromediterranea di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995 (dichiarazione di Barcellona) e la dichiarazione comune del vertice di Parigi per il Mediterraneo, del 13 luglio 2008, di cui la Siria è firmataria,
– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che, stando alle stime delle Nazioni Unite, dal marzo 2011 più di 5 000 persone, tra cui oltre 300 bambini, sono state uccise, molte altre ferite, oltre 14 000 sarebbero detenute e decine di migliaia avrebbero cercato rifugio nei paesi vicini o sarebbero sfollate internamente a seguito della brutale repressione operata dal regime nei confronti della sua popolazione; che, nonostante l'ampia condanna internazionale, continuano e sono in aumento violente repressioni e gravi violazioni dei diritti umani da parte delle autorità e delle forze armate e di sicurezza contro civili non violenti; che, secondo quanto riferito, paesi e città in tutta la Siria sono sotto l'assedio di forze governative e non hanno accesso a cibo, forniture mediche o mezzi di comunicazione; che la situazione umanitaria di molti siriani si sta deteriorando a seguito delle violenze e degli sfollamenti;
B. considerando che le riforme e le amnistie annunciate e promesse dal presidente Bashar al-Assad non sono mai state messe in pratica e che il regime ha perso tutta la sua credibilità; che il governo siriano utilizza la Corte suprema per la sicurezza dello Stato, un tribunale speciale che non fa parte del sistema ordinario della giustizia penale, per processare attivisti politici e difensori dei diritti umani; che la violenza è accompagnata da azioni del regime e dei suoi sostenitori volte ad aumentare le tensioni settarie e ad incitare al conflitto interetnico e interconfessionale nel paese;
C. considerando che il 20 novembre 2011, in un'intervista pubblicata dal Sunday Times, e il 7 dicembre 2011, in un'intervista alla rete statunitense ABC, il presidente Bashar al-Assad ha negato che il suo governo perseguisse una politica vessatoria nei confronti della popolazione e ha dichiarato di non provare rimorso per la repressione della rivolta, che dura ormai da dieci mesi, nonostante le segnalazioni relative alla brutalità delle forze di sicurezza;
D. considerando che la risoluzione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani del 2 dicembre 2011 ha duramente condannato le diffuse, sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali – quali le uccisioni, le esecuzioni arbitrarie, le persecuzioni, le detenzioni arbitrarie, le sparizioni forzate, le torture e i maltrattamenti, gli stupri e altri atti di violenza sessuale nei confronti dei civili, inclusi i bambini, nonché il rifiuto di prestare cure mediche ai feriti o l'intralcio all'autorizzazione delle cure – da parte delle autorità siriane e delle forze armate e di sicurezza, e ha proposto di istituire il mandato di un relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nel paese;
E. considerando che, nella relazione della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana sono documentate diffuse, sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte delle forze armate e di sicurezza siriane e delle milizie filogovernative; che la commissione d'inchiesta teme fortemente che diverse regioni della Siria siano state teatro di crimini contro l'umanità; che il governo siriano ha rifiutato di collaborare con la commissione d'inchiesta; che, secondo la relazione ONU della commissione d'inchiesta, dall'inizio della repressione si sono verificate numerose diserzioni all'interno delle forze armate e di sicurezza, che sono aumentate negli ultimi mesi;
F. considerando che, nella sua dichiarazione del 2 dicembre 2011, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha segnalato che la continua e brutale repressione messa in atto dal regime siriano nei confronti della popolazione potrebbe condurre il paese a una guerra civile, e ha incoraggiato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a deferire la situazione in Siria alla Corte penale internazionale;
G. considerando che le autorità siriane continuano a negare l'accesso ai giornalisti e agli osservatori internazionali; che le notizie riportate da profughi siriani e da attivisti dei diritti umani e le immagini caricate da telefoni cellulari sono la principale fonte di informazione e documentazione sulle violazioni sistematiche e diffuse dei diritti umani da parte dell'esercito e delle forze di sicurezza siriani contro i civili e sulla situazione in Siria in generale;
H. considerando che il 1° dicembre 2011 l'Unione europea ha rafforzato le misure restrittive contro la Siria, includendo divieti commerciali supplementari per le imprese e gli istituti finanziari con sede nell'UE per quanto riguarda il settore petrolifero e finanziario siriano, nuovi congelamenti di beni e divieti di viaggio per 11 persone e 12 entità, un embargo sulle armi, e più in particolare un divieto di esportazione dall'interno dell'UE di tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) che il governo può usare per violare i diritti umani dei cittadini in Siria;
I. considerando che ad oggi il Consiglio/SEAE non è ancora riuscito a definire e pubblicare i dettagli necessari dell'annunciato divieto sulle esportazioni di TIC; che è stato ampiamente riferito che imprese con sede nell'Unione europea hanno fornito al governo siriano tecnologie personalizzate per intercettare, monitorare e catalogare tutto il traffico Internet e le comunicazioni mobili in Siria, intercettando sia il traffico interno che quello internazionale; considerando che, in Siria, imprese con sede nell'Unione europea hanno costruito e gestito centri di monitoraggio in loco e hanno fornito la relativa assistenza tecnica al governo siriano;
J. considerando che sia l'ambasciatore francese in Siria, Eric Chevallier, sia l'ambasciatore statunitense in Siria, Robert Ford, sono tornati a Damasco, come gesto di dimostrazione di pieno sostegno alla lotta e alle rivendicazioni della popolazione siriana; che entrambi gli ambasciatori erano stati richiamati in ottobre a causa di preoccupazioni per la sicurezza e di violenti attacchi nei confronti degli interessi francesi;
K. considerando che, nelle sue conclusioni del 1° dicembre 2011, il Consiglio ha nuovamente incoraggiato l'opposizione siriana a istituire una piattaforma unita, ha ribadito che l'Unione europea continuerà a dialogare con membri rappresentativi dell'opposizione siriana che aderiscono ai valori della non violenza, e ha valutato positivamente l'impegno del Consiglio nazionale siriano al riguardo;
L. considerando che il 22 novembre 2011, il vicepresidente/alto rappresentante Catherine Ashton ha incontrato rappresentanti del Consiglio nazionale siriano e ha sottolineato l'importanza di una piattaforma politica di opposizione inclusiva;
M. considerando che, negli ultimi mesi, alcuni deputati del Parlamento europeo hanno instaurato un dialogo e tenuto uno scambio di opinioni con diversi rappresenti dell'opposizione siriana in esilio e nel paese;
N. considerando che la crisi in Siria costituisce una minaccia per la stabilità e la sicurezza di tutta la regione mediorientale;
O. considerando che il 16 novembre 2011 la Lega araba ha sospeso l'appartenenza della Siria all'organizzazione regionale, dopo che il paese si è dimostrato incapace di onorare i termini di un piano di pace della Lega araba che prevedeva, da parte della Siria, il ritiro dei carri armati dalle città in rivolta, la cessazione degli attacchi contro i manifestanti, l'avvio di un dialogo con l'opposizione e l'ammissione nel paese di 500 osservatori della Lega araba incaricati di valutare la situazione sul campo; che, dopo diversi ultimatum, il 27 novembre 2011 la Lega araba ha approvato sanzioni contro la Siria, comprendenti un congelamento dei beni e un embargo sugli investimenti;
P. considerando che il 30 novembre 2011 il governo turco ha imposto sanzioni economiche contro la Siria nonché un embargo sulle armi, compresa la fornitura di armi e attrezzature militari e la sospensione di un accordo di cooperazione con la Siria fino all'insediamento di un nuovo governo; che il 22 novembre 2011 il Primo ministro turco aveva invitato il presidente al-Assad a «finalmente dimettersi»; che dal marzo 2011 decine di migliaia di profughi siriani continuano a cercare rifugio in Turchia;
Q. considerando con preoccupazione la notizia riportata da molte fonti secondo cui le autorità siriane hanno ordinato l'espulsione di Padre Paolo Dall'Oglio, l'abate del Monastero Mar Musa in Siria e vincitore del primo premio Anna Lindh EuroMed 2006 per il dialogo tra le culture, noto per il suo lavoro per l'armonia interreligiosa nel paese negli ultimi tre decenni e per il suo impegno negli sforzi per la riconciliazione interna, basata sulla negoziazione, e per la libertà di espressione; invita le autorità siriane ad astenersi da questo atto che potrebbe indebolire il dialogo in corso fra cristiani e musulmani;
R. considerando che il 4 dicembre 2011 le autorità siriane hanno arrestato la blogger Razan Gazzawi al confine siro-giordano mentre si stava presumibilmente dirigendo verso la capitale giordana Amman per partecipare a un seminario sulla libertà di stampa organizzato dal suo datore di lavoro, il Centro siriano per i media e la libertà di espressione;
1. condanna ancora una volta nei termini più aspri la repressione brutale esercitata dal regime siriano contro la propria popolazione, compresi i bambini; esprime il suo cordoglio alle famiglie delle vittime; ribadisce la propria solidarietà con il popolo siriano nella sua lotta non-violenta per la libertà, la dignità e la democrazia e plaude al suo coraggio e alla sua determinazione, riferendosi in particolare alle donne, che svolgono un ruolo cruciale in questa lotta;
2. osserva la mancata osservanza da parte del regime siriano – e in particolare del presidente Bashar al-Assad, che ha la responsabilità finale in quanto capo costituzionale dello Stato siriano – degli obblighi derivanti dal diritto internazionale dei diritti umani e chiede nuovamente l'immediata cessazione della repressione violenta contro i dimostranti pacifici e delle vessazioni a danno delle loro famiglie, il rilascio di tutti i manifestanti detenuti, dei prigionieri politici, dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti e il pieno accesso al paese per le organizzazioni internazionali in ambito umanitario e dei diritti umani nonché per i media internazionali;
3. invita nuovamente il presidente Bashar al-Assad e il suo regime a farsi immediatamente da parte per consentire che nel paese abbia luogo una transizione democratica;
4. chiede indagini rapide, indipendenti e trasparenti in merito alle diffuse, sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte delle autorità siriane e delle forze militari e di sicurezza, così da garantire che tutti gli autori di tali atti, che possono costituire crimini contro l'umanità, ne rispondano dinanzi alla comunità internazionale;
5. richiama l'attenzione sull'appello dell'opposizione siriana e dei manifestanti ai fini dell'invio di osservatori internazionali onde scoraggiare gli attacchi contro i civili e garantire il pieno accesso al paese per le organizzazioni internazionali in ambito umanitario e dei diritti umani nonché dei media internazionali;
6. chiede una transizione pacifica e autentica alla democrazia che soddisfi le legittime richieste del popolo siriano e si basi su un processo inclusivo di dialogo politico nazionale con la partecipazione di tutte le forze democratiche e della società civile nel paese; esorta le forze di opposizione a evitare, nel difendere la popolazione, la trappola di un'ulteriore acuirsi della violenza e della militarizzazione della situazione; esprime profonda preoccupazione per il fatto che le intimidazioni da parte delle autorità siriane possano ora estendersi agli attivisti dell'opposizione in esilio e invita gli Stati membri dell'UE a prendere in considerazione la possibilità di espellere i diplomatici siriani stazionati sul suo territorio coinvolti in tali casi o di adottare altre misure adeguate nei loro confronti;
7. loda e incoraggia gli sforzi in atto da parte dell'opposizione siriana sia all'interno che all'esterno del paese per stabilire una piattaforma unitaria, continuare a impegnarsi con la comunità internazionale, in particolare la Lega araba, e lavorare su una visione condivisa per il futuro della Siria e la transizione verso un sistema democratico; continua a sostenere il Consiglio nazionale siriano e sottolinea che è importante che l'opposizione siriana e il Libero esercito siriano si impegnino per i diritti umani, le libertà fondamentali e lo stato di diritto, garantendo il mantenimento di un approccio pacifico e inclusivo; appoggia le conclusioni del Consiglio del 1° dicembre 2011 e sollecita l'UE e i suoi Stati membri a darvi rapida esecuzione nonché a trovare nuove modalità di rafforzamento della loro assistenza non militare a queste forze di opposizione;
8. sottolinea ancora una volta che il governo siriano non è riuscito a far fronte alla responsabilità di proteggere la propria popolazione e a porre immediatamente fine a tutte le violazioni dei diritti umani e a qualsiasi attacco contro i civili; ritiene che, alla luce di tale mancanza, la comunità internazionale debba adottare misure urgenti e adeguate;
9. si compiace dell'impegno dell'UE volto a continuare a sollecitare una più forte pressione internazionale sul regime siriano; sostiene con forza le decisioni del Consiglio del 14 novembre e 1° dicembre 2011 di imporre nuove misure restrittive al regime e chiede l'estensione del congelamento dei beni e del divieto di viaggio alle famiglie e alle imprese che ne sono i principali finanziatori; sottolinea che è necessario che l'UE sia pronta ad adottare ulteriori misure per aiutare il popolo siriano, che si batte per un futuro democratico con mezzi pacifici; chiede a questo proposito ulteriori sanzioni UE che siano mirate al regime siriano ma riducano al minimo gli impatti negativi sulla popolazione, fino a che durerà la repressione, nonché la creazione di meccanismi adeguati per affrontare le emergenze umanitarie attuali e future nel paese; accoglie e sostiene le conclusioni del Consiglio sulla Siria del 1° dicembre 2011, in cui si dichiara altresì che l'UE è pronta a sviluppare un partenariato nuovo e ambizioso con la Siria in tutti i settori di reciproco interesse, anche mediante la mobilitazione di assistenza e il rafforzamento dei legami commerciali ed economici, non appena il presidente Bashar al-Assad si farà da parte e avrà inizio un'autentica transizione democratica;
10. accoglie con favore e sostiene le risoluzioni sulla situazione dei diritti umani in Siria, adottate dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 22 novembre 2011, dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani il 2 dicembre 2011 e dalla terza commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 22 novembre 2011, nonché la relazione della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Siria del 23 novembre 2011; chiede la sospensione immediata della partecipazione della Siria alla commissione per i diritti umani dell'UNESCO;
11. deplora il fatto che sinora il Consiglio di sicurezza dell'ONU non sia stato in grado di rispondere adeguatamente ai brutali eventi in atto in Siria; ribadisce il suo appello ai membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU, e alla Russia e alla Cina in particolare, affinché si facciano carico delle proprie responsabilità onde garantire che in Siria siano rispettate le norme internazionali in materia di diritti umani; continua a sostenere gli sforzi dell'UE e dei suoi Stati membri in questo campo; incoraggia nel contempo il Consiglio di sicurezza dell'ONU a deferire alla Corte penale internazionale i crimini commessi dal regime siriano contro la propria popolazione;
12. appoggia risolutamente gli sforzi della Lega araba intesi a porre fine alla violenza e a favorire una soluzione politica in Siria; valuta positivamente la proposta della Lega di inviare una missione di osservazione a protezione dei civili; si dichiara preoccupato per lo scarso impegno dimostrato dalle autorità siriane nell'attuazione del piano d'azione; accoglie positivamente la decisione della Lega araba di decretare sanzioni nei confronti del regime siriano; invita quest'ultimo ad astenersi da qualsiasi tentativo, diretto o indiretto, volto a destabilizzare i paesi vicini;
13. chiede una maggiore cooperazione tra l'UE e la Turchia per quanto riguarda la situazione in Siria; plaude alla condanna del regime siriano pronunciata dalla Turchia, alle sanzioni economiche da essa imposte al regime e alla sua politica di mantenimento dell'apertura delle frontiere per i rifugiati;
14. esorta il VP/HR ad adoperarsi al massimo per avviare discussioni con la Turchia, la Lega araba e l'opposizione siriana circa le modalità di creazione di corridoi umanitari al confine turco-siriano al fine di proteggere i rifugiati siriani e tutti i civili che cercano di lasciare il paese per sfuggire alla repressione militare in corso;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese, al governo e al parlamento della Federazione russa, al governo e al parlamento della Repubblica araba siriana e al governo e al parlamento della Repubblica di Turchia.