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Procedura : 2011/2945(RSP)
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Testi presentati :

RC-B7-0701/2011

Discussioni :

PV 15/12/2011 - 13.1
CRE 15/12/2011 - 13.1

Votazioni :

PV 15/12/2011 - 14.1

Testi approvati :

P7_TA(2011)0590

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Giovedì 15 dicembre 2011 - Strasburgo
Azerbaigian, in particolare il caso di Rafiq Tagi
P7_TA(2011)0590RC-B7-0701/2011

Risoluzione del Parlamento europeo del 15 dicembre 2011 sull'Azerbaigian, segnatamente il caso di Rafig Tagi

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sull'Azerbaigian, in particolare quelle riguardanti i diritti umani,

–  viste le conclusioni del secondo vertice sul partenariato orientale, svoltosi il 29-30 settembre 2011,

–  visto l'accordo di partenariato e di cooperazione fra la CE e l'Azerbaigian, entrato in vigore nel 1999,

–  vista la dichiarazione resa il 12 ottobre 2011 dal portavoce dell'alto rappresentante dell'Unione europea, Catherine Ashton,

–  viste le conclusioni della dodicesima riunione del Consiglio di cooperazione UE-Azerbaigian, svoltasi il 25 novembre 2011 a Bruxelles,

–  visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.  considerando che Rafig Tagi, noto scrittore e giornalista azero, è morto il 23 novembre 2011 a Baku per le ferite riportate durante la brutale aggressione all'arma bianca subita quattro giorni prima;

B.  considerando che il governo azero ha avviato un'indagine penale su tale aggressione;

C.  considerando che secondo alcune fonti Rafig Tagi aveva ricevuto minacce di morte nelle settimane precedenti l'aggressione, che si ritiene sia stata perpetrata come rappresaglia a un articolo, fra gli altri, pubblicato sul sito di Radio Azadlyq (Radio libertà) il 10 novembre 2011, nel quale egli criticava l'attuale governo iraniano;

D.  considerando che Rafig Tagi aveva scontato una pena detentiva a seguito della condanna, nel maggio 2007, per istigazione all'odio religioso, sulla base di un suo articolo apparso sul giornale Sanat nel quale aveva esposto la tesi che i valori islamici ostacolavano l'integrazione dell'Azerbaigian nelle strutture europee e intralciavano il progresso democratico del paese;

E.  considerando che una figura religiosa di primo piano dell'Iran, il Grande Ayatollah Fazel Lankarani, aveva pronunciato una fatwa (condanna a morte) nei confronti di Rafig Tagi in seguito alla pubblicazione dell'articolo sopra citato; che la fatwa chiedeva inoltre la morte di Samir Sadagatoglu, l'editore del giornale Sanat;

F.   considerando che le autorità iraniane non hanno mai condannato la fatwa, che sembra essere un'istigazione all'omicidio, né hanno chiarito che chiunque sia sospettato di aver istigato ad attacchi contro Rafig Tagi o Samir Sadagatoglu, di aver pianificato o eseguito tali attacchi o di essersene reso complice dovrebbe essere assicurato alla giustizia;

G.  considerando che il Comitato per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, il quale vigila sull'applicazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici di cui l'Iran è uno Stato firmatario, recentemente ha espresso preoccupazione in merito all'articolo 226 del codice penale iraniano, secondo cui un omicidio dà luogo a una rappresaglia, a meno che la persona assassinata non meritasse di morire in base alla legge islamica; che le fatwa sono utilizzate per giustificare il fatto che una persona «meriti di morire»;

H.  considerando che le autorità azere non hanno mai condannato con chiarezza la fatwa e le minacce pubbliche di morte ricevute da Rafig Tagi durante il processo per «diffamazione della religione» cui è stato sottoposto nel 2007; che persino la sua morte ha ricevuto soltanto una copertura minima da parte della televisione controllata dallo Stato e che a tutt'oggi le autorità non l'hanno ancora condannata pubblicamente;

I.  considerando che le autorità azere non brillano per zelo nell'indagare sugli attacchi contro i giornalisti, il che contribuisce ampiamente al clima di paura e di impunità diffusosi nell'ambiente dei media nel corso degli ultimi anni;

J.  considerando che l'Azerbaigian partecipa attivamente alla politica europea di vicinato e al partenariato orientale, è un membro fondatore di Euronest e ha assunto l'impegno di rispettare la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto, che sono valori cardine di tali iniziative;

K.  considerando che l'Azerbaigian sarà titolare di un seggio non permanente in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel biennio 2012-1013 e si è impegnato a difendere i valori espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite;

L.  considerando che l'Azerbaigian è membro del Consiglio d'Europa ed è parte della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, come pure di una serie di altri trattati internazionali in materia di diritti umani, compreso il Patto internazionale sui diritti civili e politici;

M.  considerando che l'Azerbaigian si è impegnato a rispettare i diritti umani come parte dei valori cardine europei nel quadro della sua adesione al Consiglio d'Europa, all'OSCE, al piano d'azione della politica europea di vicinato e alla dichiarazione congiunta del vertice di Praga per il partenariato orientale;

1.  condanna con forza l'assassinio di Rafig Tagi ed esprime preoccupazione per la sicurezza di Samir Sadagatoglu; manifesta delusione per il fatto che le autorità azere non hanno condannato esplicitamente l'assassinio di Rafig Tagi, né hanno informato l'opinione pubblica dell'indagine sulle circostanze del decesso;

2.  accoglie con favore l'iniziativa del governo azero di istituire uno speciale gruppo di lavoro incaricato di indagare sull'assassinio di Rafig Tagi; invita le autorità azere a garantire che l'indagine sia approfondita ed efficace e che i responsabili siano perseguiti, consegnati alla giustizia e processati secondo le norme internazionali in materia di processo equo;

3.  esorta le autorità azere a fare tutto il possibile per proteggere la vita e la sicurezza di Samir Sadagatoglu;

4.  richiama l'attenzione sul fatto che il Patto internazionale sui diritti civili e politici prevede la libertà di opinione e di espressione, la quale comprende la critica alle religioni e alle credenze; sottolinea che il diritto alla libertà di parola, sia offline che online, è fondamentale per una società libera e democratica nonché per la protezione e promozione di altri diritti; invita le autorità azere a non abusare del diritto penale per soffocare il libero dibattito sulla religione;

5.  ribadisce che l'accesso senza restrizioni all'informazione e alla comunicazione, così come l'accesso libero da censure a Internet (libertà su Internet), sono diritti universali nonché elementi indispensabili per i diritti umani, quali la libertà di espressione e di accesso all'informazione, nonché per garantire la trasparenza e la responsabilità nella vita pubblica;

6.  insiste sul fatto che le minacce e le istigazioni alla violenza nei confronti di persone che esprimono punti di vista considerati «offensivi» da alcuni credenti e da certi sistemi di credenze sono totalmente inaccettabili, che i responsabili di tali minacce e istigazioni devono essere perseguiti e che occorre garantire pienamente la libertà di espressione e la sicurezza delle persone minacciate;

7.  esorta le autorità iraniane a sopprimere il concetto di «persone che meritano di morire» dalla versione riveduta del codice penale attualmente all'esame del parlamento iraniano; teme fortemente che l'esistenza di fatwa che chiedono l'uccisione di una persona possa essere usata come elemento di difesa nei tribunali iraniani dagli imputati in casi di omicidio, sulla base del fatto che la vittima «meritava di morire»; sollecita le autorità iraniane a garantire che chiunque sia sospettato di istigazione, pianificazione, esecuzione o complicità in un omicidio, a prescindere dal fatto che questo avvenga in Iran o altrove, sia assicurato alla giustizia e processato con modalità pienamente conformi alle norme internazionali in materia di processo equo;

8.  invita le autorità iraniane a offrire tutta la cooperazione necessaria alle autorità azere nel corso dell'indagine sull'omicidio di Rafig Tagi e ad assicurarsi che i religiosi iraniani non chiedano l'uccisione di nessuno, né in Iran né in nessun altro paese;

9.  sollecita le autorità azere a dimostrare un vero impegno a favore dei diritti umani a e rispettare i propri obblighi derivanti dal diritto internazionale e dall'adesione a Euronest, al partenariato orientale o a eventuali futuri accordi di associazione con l'Unione europea, con particolare riferimento alla tutela del diritto alla vita e della libertà di espressione;

10.  deplora che le autorità azere non abbiano concesso il visto al relatore per i prigionieri politici dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; invita il governo dell'Azerbaigian a consentire al relatore di visitare il paese al fine di indagare sulla situazione dei presunti prigionieri politici;

11.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al governo e al parlamento della Repubblica dell'Azerbaigian, al governo e al parlamento della Repubblica islamica dell'Iran, al Servizio europeo per l'azione esterna e al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.

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