Negoziati in vista dell'Accordo di associazione UE-Moldova
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 settembre 2011 recante le raccomandazioni del Parlamento europeo al Consiglio, alla Commissione e al SEAE sui negoziati tra l'UE e la Repubblica moldova sull'accordo di associazione (2011/2079(INI))
– visti i negoziati in corso tra l'UE e la Repubblica moldova sull'accordo di associazione,
– viste le conclusioni del Consiglio del 15 giugno 2009 sulla Repubblica moldova in virtù di cui sono adottate le direttive negoziali,
– viste le direttive negoziali per la zona di libero scambio globale e approfondita con la Repubblica moldova, adottate dal Consiglio il 20 giugno 2011,
– visto l'accordo di partenariato e cooperazione (APC) tra la Repubblica moldova e l'Unione europea, firmato il 28 novembre 1994 ed entrato in vigore il 1° luglio 1998,
– visto il protocollo dell'APC UE-Repubblica moldova sulla partecipazione della Repubblica moldova ai programmi e alle agenzie dell'Unione,
– visto il piano d'azione congiunto UE-Repubblica moldova nell'ambito della politica europea di vicinato (PEV) che definisce gli obiettivi strategici sulla base dell'impegno per i valori comuni e di un'efficace attuazione delle riforme politiche, economiche e istituzionali,
– visto il dialogo UE–Repubblica moldova sui visti, avviato il 15 giugno 2010, e il piano d'azione della Commissione europea sulla liberalizzazione dei visti del 16 dicembre 2010,
– vista la dichiarazione congiunta su un partenariato per la mobilità tra l'Unione europea e la Repubblica moldova,
– vista la relazione intermedia della Commissione europea sulla Repubblica moldova adottata il 25 maggio 2011,
– viste le conclusioni del Consiglio sulla politica europea di vicinato, adottate dal Consiglio «Affari esteri» il 20 giugno 2011,
– vista la comunicazione congiunta dal titolo «Una risposta nuova ad un vicinato in mutamento», del 25 maggio 2011,
– vista la dichiarazione congiunta del vertice di Praga sul partenariato orientale, del 7 maggio 2009,
– viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri del 25 ottobre 2010 sul partenariato orientale,
– vista la strategia dell'UE per la regione del Danubio,
– vista la prima relazione del comitato direttivo del Forum della società civile del partenariato orientale,
– viste le raccomandazioni del Forum della società civile del partenariato orientale,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Repubblica moldova, in particolare le sue risoluzioni del 7 maggio 2009 sulla situazione nella Repubblica moldova(1) e del 21 ottobre 2010 sulle riforme poste in atto e gli sviluppi nella Repubblica di Moldova(2), nonché le raccomandazioni in esito alla riunione della commissione di cooperazione parlamentare UE–Repubblica moldova,
– vista la sua risoluzione del 20 gennaio 2011 su una strategia dell'Unione europea per il Mar Nero(3),
– visto l'articolo 49 del trattato sull'Unione europea,
– visti l'articolo 90, paragrafo 4, e l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per il commercio internazionale (A7–0289/2011),
A. considerando che la nuova filosofia della politica europea di vicinato (PEV) che, in base al principio secondo cui si offre di più a chi investe di più, dà priorità ai paesi che si dimostrano più efficienti nel far fronte alle sue richieste, offre alla Repubblica moldova l'opportunità di diventare un successo della politica dell'UE nei confronti dei suoi vicini,
B. considerando che l'Unione europea ha fatto dei diritti umani e della democrazia un aspetto centrale della politica di vicinato europea,
C. considerando che, nell'ambito della PEV, il Partenariato orientale ha creato un quadro politico significativo per approfondire le relazioni, accelerare l'associazione politica e promuovere una maggiore integrazione economica tra l'UE e la Repubblica moldova, accomunate da forti legami geografici, storici e culturali, sostenendo le riforme politiche e socioeconomiche e facilitando l'avvicinamento all'UE,
D. considerando che il Partenariato orientale rafforza le relazioni multilaterali tra gli Stati interessati, agevola lo scambio di informazioni ed esperienze in materia di trasformazione, riforma e modernizzazione nonché fornisce all'Unione europea ulteriori strumenti a sostegno di tali processi,
E. considerando che il Partenariato orientale prevede il rafforzamento delle relazioni bilaterali attraverso nuovi accordi di associazione, tenendo conto della situazione e dell'ambizione specifiche del paese partner nonché della sua capacità di rispettare gli impegni derivanti,
F. considerando che i contatti interpersonali sono fondamentali al fine di conseguire gli obiettivi del Partenariato orientale, pur consapevoli che ciò non sarà pienamente possibile senza una liberalizzazione del regime dei visti,
G. considerando che la Repubblica moldova e gli altri paesi del Partenariato orientale beneficeranno di un'offerta privilegiata dell'UE sulla liberalizzazione dei visti quanto al calendario e alla sostanza, prima di qualunque altro paese terzo vicino,
H. considerando che l'impegno attivo della Repubblica moldova per i valori e principi condivisi quali la democrazia, lo Stato di diritto, il buon governo e il rispetto dei diritti umani, inclusi quelli delle minoranze, è essenziale per far avanzare questo processo e per portare a termine con successo i negoziati e la successiva attuazione dell'accordo di associazione, adeguato alle necessità e alle capacità del paese e con un impatto sostenibile sul suo sviluppo,
I. considerando che, nell'approfondire le sue relazioni con la Repubblica moldova, l'UE dovrebbe promuovere la creazione di stabilità e fiducia, anche contribuendo in modo proattivo per trovare una soluzione tempestiva e realistica al conflitto in Transnistria, che costituisce una fonte di instabilità regionale,
J. considerando che i negoziati con la Repubblica moldova sull'accordo di associazione stanno procedendo a ritmo continuato e hanno, ad oggi, prodotto buoni risultati, come anche i negoziati sul dialogo sui visti, e che i negoziati su una zona di libero scambio globale e approfondita (DCFTA) non hanno ancora avuto inizio,
1. rivolge, nel contesto dei negoziati in corso sull'accordo di associazione, le seguenti raccomandazioni al Consiglio, alla Commissione e al Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE):
a)
basare l'impegno dell'UE e i negoziati in corso con la Repubblica moldova sull'affermazione che la prospettiva europea, compreso l'articolo 49 del trattato sull'Unione europea, che dovrebbe andare di pari passo con l'attuazione delle riforme strutturali, è sia una leva importante per l'attuazione delle riforme sia un necessario catalizzatore del sostegno pubblico a dette riforme;
b)
applicare, nelle relazioni con la Repubblica moldova, il principio secondo cui si offre di più a chi investe di più, nonché una differenziazione basata sui meriti e i risultati individuali della Repubblica moldova negli ultimi due anni;
c)
plaudere alla costante e crescente cooperazione della Repubblica moldova nei negoziati in corso sull'accordo di associazione e sui vari elementi della cooperazione, tra cui la politica estera e di sicurezza, la cooperazione energetica, i diritti umani e il commercio, cooperazione che ha consentito la puntuale e soddisfacente chiusura della maggior parte dei capitoli negoziali;
d)
adottare le misure necessarie per garantire che i negoziati con la Repubblica moldova continuino con il ritmo costante attuale e, a tal fine, rafforzare il dialogo continuo con tutti i partiti politici, e incoraggiare il dialogo tra i partiti nella Repubblica moldova, dal momento che la stabilità politica all'interno dello Stato è fondamentale per dare seguito al processo di riforma;
e)
fare in modo che l'accordo di associazione rappresenti un quadro globale e lungimirante per l'ulteriore sviluppo delle relazioni con la Repubblica moldova nei prossimi anni;
f)
concretizzare il forte impatto del sostegno congiunto e coordinato degli Stati membri, rispecchiato dall'azione del Gruppo degli amici della Moldova;
g)
raddoppiare gli sforzi per trovare una soluzione sostenibile al conflitto della Transnistria e, a tal fine, prevedere un coinvolgimento più vigoroso e diretto nella risoluzione politica del conflitto della Transnistria in linea con il principio dell'integrità territoriale della Repubblica moldova, nonché adottare misure atte a creare fiducia, compresa la definizione congiunta dei programmi di risanamento e la promozione dei contatti interpersonali, considerando che non vi è un conflitto reale in atto nella regione della Transnistria;
h)
assicurare che al ruolo pro-attivo dell'UE nei colloqui 5+2 corrispondano risorse adeguate, soprattutto dopo la revoca del mandato del Rappresentante speciale dell'UE;
i)
esortare la Federazione russa ad adottare azioni più costruttive e orientate ai risultati per far avanzare i negoziati e creare le condizioni per una soluzione durevole e globale;
j)
garantire che la regione della Transnistria, in quanto parte integrante della Repubblica moldova, sia interessata dalla portata e dagli effetti dell'accordo di associazione e in particolare dalla DCFTA;
k)
adottare le misure necessarie per aiutare la Repubblica moldova a soddisfare i parametri di riferimento in materia di liberalizzazione dei visti, il che dovrebbe preferibilmente avvenire prima della conclusione dell'accordo;
l)
informare i cittadini della Repubblica moldova sull'accordo di associazione e sul piano d'azione sulla liberalizzazione dei visti onde generare sostegno per il programma di riforme;
m)
garantire che i negoziati per una zona di libero scambio globale e approfondita inizino entro la fine del 2011, valutando al contempo l'impatto del DCFTA sull'economia moldava nonché le sue ripercussioni sociali e ambientali;
n)
accogliere con favore l'adozione del piano d'azione elaborato dall'UE per l'attuazione delle principali raccomandazioni sul commercio, e per avviare senza ulteriori ritardi i negoziati con la Repubblica moldova sull'inclusione del DCFTA come parte integrante dell'accordo di associazione, al fine di promuovere la piena integrazione politica ed economica della Repubblica moldova con l'UE e di permettere al paese di attrarre investimenti stranieri e di diventare più produttivo, così da porre fine alla sua dipendenza dalle rimesse degli emigrati e da operare la transizione a un'economia di mercato competitiva nelle esportazioni, riconoscendo tuttavia che la Repubblica moldova dovrebbe innanzitutto dimostrare di avere capacità sufficienti per adeguare le proprie strutture giuridiche ed economiche alle esigenze dell'integrazione commerciale con l'UE;
o)
definire un'agenda negoziale ambiziosa ed equa per la DCFTA, concentrandosi sulla rimozione degli ostacoli che scoraggiano gli scambi e gli investimenti bilaterali, specificamente le differenze giuridiche e regolamentari in materia di norme tecniche, sanitarie e fitosanitarie, e su quanto resta da fare riguardo al sistema finanziario e alla legislazione sulla concorrenza della Repubblica moldova; accoglie con favore in quest'ambito i progressi già compiuti dalla Repubblica moldova nei settori del diritto societario, della protezione dei consumatori, delle dogane, del dialogo economico, dei servizi finanziari, della gestione delle finanze pubbliche e della cooperazione in campo energetico, settori che sono compresi nei negoziati sull'accordo di associazione con l'UE;
p)
offrire un maggiore sostegno alla Repubblica moldova nella promozione della sua competitività, al fine di beneficiare dei potenziali vantaggi della DCFTA;
q)
sottolineare la necessità di ulteriori riforme interne nella Repubblica moldova, per migliorare il clima imprenditoriale e degli investimenti, e rileva che il paese deve risolvere i problemi interni che intralciano i rapporti economici e commerciali con l'UE, ad esempio il fatto di essere senza Presidente e la controversia sulla Transnistria;
r)
mantenere una forte pressione sulle autorità moldave, nonché il sostegno alle stesse, affinché procedano al consolidamento delle riforme e compiano progressi tangibili nella lotta contro la corruzione e nella riforma del sistema giudiziario, penale e di polizia a beneficio dei cittadini;
s)
assistere le autorità moldave affinché facciano concreti passi avanti nell'eliminazione di maltrattamenti e torture ad opera di organismi preposti all'applicazione della legge;
t)
sottolineare, nell'accordo, l'importanza dello Stato di diritto, del buon governo e della lotta contro la corruzione e continuare a sostenere la riforma della magistratura in via prioritaria; comunicare al governo moldavo che è quanto mai opportuno continuare l'indagine completa, trasparente e imparziale, già in corso, sui fatti dell'aprile 2009;
u)
includere clausole di condizionalità standard in materia di protezione e promozione dei diritti umani che rispecchino le norme internazionali ed europee più rigorose, sulla base del Dialogo sui diritti umani UE-Repubblica moldova, sfruttando appieno il quadro del Consiglio d'Europa e dell'OSCE, e incoraggiare le autorità moldave a promuovere i diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali, nel rispetto della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sulle minoranze nazionali e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
v)
incoraggiare le autorità moldove ad adottare una legislazione antidiscriminazione globale ed efficace, conforme alla lettera e allo spirito della normativa UE, inclusa la Carta dei diritti fondamentali dell'UE; la legislazione deve fra l'altro prevedere disposizioni contro la discriminazione basata sull'orientamento sessuale; sostenere l'istituzionalizzazione dei programmi scolastici di contrasto all'intolleranza e alla discriminazione, nonché sostenere il lavoro della società civile nella promozione del rispetto e della comprensione reciproci e nel contrastare l'intolleranza nelle famiglie, nelle comunità, nelle scuole e negli ambienti sociali;
w)
garantire che la promozione dei valori connessi alla libertà dei media rimangano una priorità negli attuali negoziati con la Repubblica moldova e incoraggiare le autorità moldove a potenziare e sostenere i mezzi di comunicazione indipendenti; assicurare la neutralità dei mezzi di comunicazione pubblici e promuovere un ambiente mediatico pluralistico che migliorerà la trasparenza del processo decisionale; incoraggiare le autorità moldove ad assicurare che tutti gli enti responsabili nel settore dei mezzi di comunicazione si attengano alle norme dell'UE sulla libertà e il pluralismo dei media;
x)
invitare la Commissione europea a contribuire allo sviluppo del nuovo settore dei media e a predisporre l'assistenza tecnica necessaria allo sviluppo di Internet a banda larga nella Repubblica moldova;
y)
incoraggiare le autorità moldove a dimostrare un maggiore impegno nei confronti della gestione trasparente delle finanze pubbliche e del miglioramento della normativa sugli appalti pubblici, così da garantire il buon governo, una maggiore responsabilità, un accesso equo e una concorrenza leale;
z)
rilevare l'impatto positivo che le preferenze commerciali autonome concesse alla Repubblica moldova nel 2008 hanno avuto sulle esportazioni del paese; si duole che il loro utilizzo sia stato ostacolato dalle differenze tra le due parti a livello normativo; tenere presente che la Repubblica moldova deve continuare a incoraggiare l'accelerazione dello sviluppo economico e dell'integrazione europea;
aa)
sottolineare la necessità di un contesto commerciale trasparente e di una riforma normativa adeguata, così da stimolare gli investimenti diretti esteri;
ab)
sottolineare, nell'accordo, l'importanza cruciale dell'attuazione e applicazione della legislazione sulla proprietà intellettuale, visti i livelli attualmente elevati della pirateria e della contraffazione;
ac)
ispirarsi alle misure concrete adottate sulla base del protocollo dell'APC UE–Repubblica moldova sulla partecipazione della Repubblica moldova ai programmi e alle agenzie dell'Unione, che dovrebbero essere rispecchiate nell'accordo di associazione;
ad)
includere nell'Accordo di associazione le norme più rigorose in materia di ambiente, tenendo tra l'altro conto della partecipazione della Repubblica moldova nella strategia per la regione del Danubio, e chiedere la modernizzazione dei principali impianti industriali, tra cui quelli situati sulla riva destra del fiume Dniester; tenere ulteriormente conto dell'importanza della cooperazione regionale nell'area del Mar Nero e della partecipazione attiva della Repubblica moldova alle politiche dell'UE per tale spazio, anche nell'ambito di un'eventuale strategia dell'UE per il Mar Nero;
ae)
in considerazione dell'importanza, per lo sviluppo economico, della riapertura della linea ferroviaria tra Chisinau e Tiraspol, esaminare quali ulteriori misure siano necessarie per migliorare i trasporti pubblici e garantire il traffico regolare di merci attraverso il paese e se la missione dell'UE di assistenza alle frontiere della Moldova e dell'Ucraina (EUBAM) possa fornire ulteriore assistenza;
af)
sostenere ulteriormente la demarcazione dell'intera frontiera tra la Moldova e l'Ucraina, ed esaminare la proroga del mandato della missione EUBAM, che sta per scadere;
ag)
assicurare che le autorità moldove adottino misure concrete per scoraggiare il contrabbando all'interno dello Stato;
ah)
promuovere una maggiore riforma del settore energetico onde rafforzare la sicurezza energetica della Repubblica moldova, in particolare attraverso la promozione della conservazione energetica, dell'efficienza energetica e delle fonti energetiche rinnovabili, la diversificazione delle infrastrutture e la partecipazione della Repubblica moldova ai progetti regionali dell'UE, nonché ridurre i costi dell'energia che mantengono alta l'inflazione;
ai)
assistere le autorità moldove negli sforzi volti a collegare la rete energetica moldova alla rete elettrica interconnessa dell'Europa continentale;
aj)
incoraggiare e aiutare le autorità moldove a soddisfare le esigenze del 34,5% della popolazione che vive in condizioni di povertà assoluta o estrema; l'aiuto dell'UE alla Repubblica moldova dovrebbe rispecchiare maggiormente questa realtà e i suoi programmi dovrebbero essere riorientati di conseguenza;
ak)
garantire che la ripresa economica si traduca nella creazione di posti di lavoro e che la Repubblica moldova continui il processo di convergenza verso le norme dell'UE in materia di occupazione, compresa la non discriminazione, la salute e la sicurezza sul posto di lavoro;
al)
sottolineare alle autorità moldove la necessità di liberalizzare i servizi di traffico aereo, il che avrebbe un impatto significativo sulla mobilità della società moldova;
am)
richiamare l'attenzione sulle positive iniziative multinazionali intraprese nel quadro del Partenariato orientale, in particolare il programma globale di potenziamento istituzionale e le misure di cooperazione doganale;
an)
fornire alla Repubblica moldova un adeguato supporto finanziario e tecnico onde garantire che possa far fronte agli impegni derivanti dai negoziati dell'accordo di associazione e dalla sua piena attuazione, continuando a prevedere programmi globali di potenziamento istituzionale e assicurando che i programmi di finanziamento UE rispecchino questo obiettivo;
ao)
aumentare l'assistenza e l'esperienza dell'UE alle organizzazioni della società civile nella Repubblica moldova, al fine di consentire loro di assicurare un monitoraggio interno e una maggiore responsabilità per quanto riguarda le riforme e gli impegni intrapresi dal governo;
ap)
includere punti di riferimento chiari per l'attuazione dell'accordo di associazione e prevedere meccanismi di controllo, compresa la presentazione di relazioni periodiche al Parlamento;
aq)
invitare il gruppo consultivo ad alto livello dell'UE sulla Repubblica moldova a riferire al Parlamento europeo sulle attività da esso svolte con cadenza regolare;
ar)
incoraggiare ulteriormente un approfondito livello di cooperazione con il Partenariato orientale e in seno allo stesso, nonché informare regolarmente il Parlamento europeo in merito ai suoi progressi;
as)
consultare il Parlamento europeo per quanto riguarda le disposizioni in materia di cooperazione parlamentare;
at)
incoraggiare la squadra negoziale dell'UE a continuare la fruttuosa cooperazione con il Parlamento europeo, fornendo un'informazione continua sui progressi compiuti, a norma dell'articolo 218, paragrafo 10, TFUE che stabilisce che il Parlamento sia immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura;
2. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione recante le raccomandazioni del Parlamento europeo al Consiglio, al SEAE, alla Commissione nonché, per informazione, alla Repubblica moldova.
– vista le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC), 1970/2011 del 26 febbraio 2011 e 1973/2011 del 17 marzo 2011,
– vista la sospensione, il 22 febbraio 2011, dei negoziati in vista di un accordo quadro UE-Libia,
– viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri del 18 luglio 2011 sulla Libia,
– vista la Conferenza del Gruppo internazionale di contatto svoltasi a Parigi il 1° settembre 2011,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Libia, in particolare quella del 10 marzo 2011(1), e la sua raccomandazione del 20 gennaio 2011(2),
– vista la dichiarazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 13 settembre 2011 sulla Libia,
– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che, dopo sei mesi di combattimenti che hanno fatto migliaia di vittime e hanno prodotto gravi sofferenze e allarme umanitario, il regime di Gheddafi è giunto al capolinea e un governo ad interim guidato dal Consiglio transitorio nazionale sta per dedicarsi alla costruzione di una nuova Libia;
B. considerando che le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1970 e 1973 sono state approvate a seguito della brutale repressione contro pacifici manifestanti, delle flagranti e sistematiche violazioni dei diritti umani e del mancato assolvimento da parte del regime libico della sua responsabilità a norma del diritto internazionale di proteggere la popolazione libica;
C. considerando che è stata formata una coalizione di paesi desiderosi di attuare la risoluzione 1973 dell'UNSC; che in una fase successiva tale mandato è stato ripreso dalla NATO; che la campagna aerea Odissey Dawn condotta dalla NATO continuerà finché sarà necessaria per proteggere la popolazione civile in Libia;
D. considerando che il Consiglio transitorio dovrà affrontare contemporaneamente le esigenze umanitarie più pressanti della sua popolazione, porre fine alla violenza e instaurare lo stato di diritto, nonché affrontare l'immane compito di costruire una nazione e uno Stato democratico funzionante; che il Consiglio provvisorio ha espresso l'impegno a percorrere rapidamente la via della legittimità democratica, con la redazione di una costituzione e la convocazione in tempi ravvicinati di elezioni libere ed eque;
E. considerando che il 27 giugno 2011 il Tribunale penale internazionale (TPI) ha spiccato mandato di arresto contro il colonnello Gheddafi, suo figlio Saif Al-Islam Gaddafi e l'ex capo dei servizi segreti Al-Senussi per presunti crimini contro l'umanità commessi sin dall'inizio della rivolta popolare;
F. considerando che secondo l'UNHCR, dall'inizio della repressione libica circa 1 500 profughi libici sono morti nel tentativo di traversare il Mediterraneo alla volta dell'Europa;
G. considerando che il 1° settembre 2011 a Parigi si è tenuto un vertice degli «Amici della Libia», cui hanno partecipato circa 60 Stati e organizzazioni internazionali, con l'obiettivo di coordinare gli sforzi internazionali a sostegno della ricostruzione della Libia;
H. considerando che l'UE ha fornito oltre 152 milioni di euro in aiuti umanitari e che il 22 maggio 2011 il VP/AR ha aperto un ufficio dell'UE a Bengasi al fine di allacciare contatti con il Consiglio transitorio e aiutare la Libia a predisporre le prossime tappe della transizione democratica; considerando che un Ufficio dell'UE è stato aperto a Tripoli il 31 agosto 2011;
I. considerando che è interesse vitale dell'UE che in Nordafrica regnino la democrazia, la stabilità, la prosperità e la pace;
1. attende con impazienza, a sei mesi dal suo inizio, la conclusione del conflitto in Libia; esprime soddisfazione per la caduta, dopo 42 anni, del regime autocratico di Muammar Gheddafi, responsabile delle lunghe e terribili patite dal popolo libico; dà atto al popolo libico per il suo coraggio e la sua determinazione e sottolinea l'opportunità che il processo di transizione sia trainato dalle sue aspirazioni libere e sovrane, giacché solo una forte ownership locale potrà garantirne il successo;
2. chiede al VP/AR di sviluppare per la Libia un'autentica strategia comune che sia efficace e credibile Libia e invita gli Stati membri dell'UE ad attuarla astenendosi da azioni unilaterali o da iniziative che potrebbero indebolirla; invita l'UE e i suoi Stati membri a offrire pieno sostegno al processo di transizione che dovrà ora creare in modo coordinato una Libia libera, democratica e prospera, evitando le duplicazioni e perseguendo un approccio multilaterale;
3. esprime pieno sostegno al Consiglio transitorio nazionale nel suo ambizioso compito di costruire un nuovo Stato che rappresenti tutti i libici; accoglie con soddisfazione i recenti riconoscimenti ufficiali dati al Consiglio transitorio e invita tutti gli Stati membri dell'UE e la comunità internazionale a fare altrettanto; accoglie favorevolmente il fatto che tutti i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, fra cui da ultimo la Cina, abbiano riconosciuto il Consiglio transitorio quale legittima autorità della Libia; sollecita l'Unione africana a riconoscere il Consiglio transitorio; invita il Consiglio transitorio ad assumersi la piena responsabilità per la sicurezza e il benessere del popolo libico nonché ad agire in modo trasparente e in completa aderenza con i principi democratici e il diritto umanitario internazionale; chiede al VP/AR, al Consiglio e alla Commissione di sviluppare ulteriormente le relazioni con il Consiglio transitorio e di assistere le nuove autorità a costruire una Libia unificata, democratica e pluralista in cui i diritti umani, le libertà fondamentali e la giustizia siano garantiti per tutti i cittadini nonché per i lavoratori migranti e i profughi;
4. sottolinea che non può esservi impunità per i crimini contro l'umanità e che Muammar Gheddafi e i membri del suo regime dovranno rispondere dei crimini commessi ed essere processati secondo la legge; sollecita i combattenti del Consiglio transitorio ad astenersi da rappresaglie ed esecuzioni sommarie; si attende che se i responsabili saranno condotti dinanzi alla giustizia libica per tutti i crimini commessi durante la dittatura, e non soltanto per i crimini di cui sono accusati dal TPI, i relativi procedimenti giudiziari garantiscano il pieno rispetto delle norme internazionali in materia di equo processo, compresa la trasparenza nei confronti degli osservatori internazionali, ed escludano la pena capitale;
5. esorta tutti i paesi, in particolare i vicini della Libia, a collaborare con le nuove autorità libiche e le autorità giudiziarie internazionali, segnatamente il TPI, per assicurare che Gheddafi e i suoi più stretti collaboratori siano assicurati alla giustizia; ricorda che ad esempio il Niger e il Burkina Faso fanno parte del TPI ed hanno quindi l'obbligo di cooperare trasferendo Gheddafi e i suoi parenti al Tribunale qualora facciano ingresso nel loro territorio; deplora l'offerta di asilo fatta dalla Guinea Bissau, che ha invitato Gheddafi a trasferirsi e vivere in quel paese e avverte che questa iniziativa non è compatibile con gli obblighi contratti dalla Guinea Bissau con l'Accordo di Cotonou;
6. saluta con soddisfazione l'impegno assunto dagli Stati e delle organizzazioni internazionali presenti al vertice degli «Amici della Libia» tenutosi il 1° settembre 2011 a Parigi, di sbloccare immediatamente beni libici congelati per 15 miliardi di dollari, nonché la decisione dell'UE di rimuovere le sanzioni a carico di 28 soggetti libici, fra cui porti, aziende petrolifere e banche; invita gli Stati membri dell'UE a chiedere all'UNSC l'autorizzazione a liberare i beni libici ancora congelati allo scopo di aiutare il Consiglio transitorio ad assicurare la governance necessaria in questo periodo di transizione, e chiede in particolare agli Stati membri di tener fede alle promesse fatte alla Conferenza di Parigi; chiede un'inchiesta internazionale per rintracciare il denaro e gli altri beni della famiglia Gheddafi che sono stati sottratti, perché possano rientrare in Libia;
7. saluta con soddisfazione il fatto che l'UE ha rapidamente marcato la sua presenza a Tripoli subito dopo la liberazione della città aprendo un Ufficio UE nella capitale; si attende che l'Ufficio abbia al più presto possibile uno staff completo per portare avanti l'importante lavoro svolto dall'ufficio UE di Bengasi per sviluppare le relazioni con il Consiglio transitorio e assistere le nuove autorità libiche nel soddisfacimento dei bisogni più pressanti della popolazione;
8. raccomanda di inviare immediatamente in Libia una delegazione del Parlamento europeo per valutare la situazione, per dare un messaggio di sostegno e solidarietà e per sviluppare un dialogo con il Consiglio transitorio, la società civile e altri importanti attori a livello locale;
9. sottolinea che la credibilità del governo provvisorio dipenderà dalla sua capacità di affrontare i problemi più pressanti creando al tempo stesso le condizioni per l'instaurazione di istituzioni democratiche; invita il Consiglio transitorio ad avviare un processo quanto più trasparente e inclusivo possibile, che coinvolga tutti i principali portatori di interesse di ogni parte del Paese, al fine di costruire legittimità e consenso nazionale evitando divisioni regionali, etniche o tribali che potrebbero scatenare nuove violenze; invita il Consiglio nazionale di transizione a garantire il coinvolgimento dell'intero spettro della società libica, riconoscendo a donne e minoranze titolarità (empowerment) nel processo di transizione alla democrazia, in particolare stimolando la loro partecipazione alla società civile, ai media, ai partiti politici e a ogni tipo di organo decisionale politico ed economico;
10. prende atto della recente relazione di Amnesty International e invita il CNT a controllare e disarmare i gruppi armati, a porre fine alle violazioni dei diritti umani e a indagare sui casi segnalati di crimini di guerra, al fine di evitare un circolo vizioso di violazioni e rappresaglie; invita le nuove autorità a porre immediatamente tutti i centri di detenzione sotto il controllo del ministero della Giustizia e dei diritti umani e a garantire che gli arresti siano eseguiti solamente da organi ufficiali e che tutti i procedimenti giudiziari si concludano con processi equi, nel rispetto delle norme internazionali;
11. prende atto del discorso tenuto a Tripoli dal presidente del Consiglio transitorio Jalil, in cui si annuncia che la Libia sarà un paese islamico moderato, dotato di una costituzione che rifletterà tale caratteristica e aperto alla partecipazione delle donne alla vita pubblica; confida nel fatto che il Consiglio transitorio assolverà le proprie responsabilità e rispetterà l'impegno di edificare in Libia uno Stato tollerante, unitario e democratico, che protegga i diritti umani universali di tutti i cittadini libici, dei lavoratori migranti e degli stranieri; invita il Consiglio transitorio a incoraggiare attivamente e a coinvolgere le donne e i giovani ai processi di formazione dei partiti politici e alla costruzione di istituzioni democratiche;
12. chiede al Consiglio transitorio di lanciare quanto prima un processo di affermazione della giustizia e di riconciliazione nazionale; invita il VP/AR a inviare esperti e formatori in mediazione e dialogo per assistere il Consiglio transitorio e gli altri attori libici;
13. sottolinea l'importanza di indagare su tutte le violazioni dei diritti umani, indipendentemente da chi ne sia stato responsabile; ritiene che un'azione in tal senso debba formare parte integrante di un processo di riconciliazione del paese gestito dagli stessi libici;
14. invita tutte le forze del Consiglio transitorio a rispettare il diritto umanitario internazionale nel trattamento dei prigionieri di guerra, e in particolare delle restanti forze pro-Gheddafi e dei mercenari; invita il Consiglio transitorio a liberare immediatamente i lavoratori migranti africani e i libici neri che sono stati arbitrariamente arrestati perché ritenuti mercenari pro-Gheddafi e a sottoporre a processi indipendenti gli autori di reati;
15. invita il Consiglio transitorio a proteggere i diritti delle minoranze e delle categorie vulnerabili, che comprendono migliaia di migranti africani sub-sahariani che subiscono vessazioni unicamente a causa del colore della loro pelle, e a garantire la protezione e l'evacuazione dei migranti ancora bloccati nei centri OIM o in campi improvvisati; invita a tale proposito il VP/AR a fornire al Consiglio transitorio l'assistenza dell'Europa in materia di mediazione onde rispondere a questa situazione urgente secondo gli standard in fatto di diritti umani e di diritto umanitario; chiede agli Stati membri dell'UE di prestare assistenza al reinsediamento dei profughi che si trovano tuttora in campi presso i confini con la Tunisia e altri Stati dopo essere fuggiti dal conflitto e che ritornando in Libia metterebbero a repentaglio la loro vita;
16. sottolinea che il popolo libico ha iniziato la rivoluzione e ha indicato la via da percorrere; è del parere che il futuro della Libia debba restare saldamente nelle mani del suo popolo in modo da assicurare la piena sovranità del paese;
17. sottolinea che le Nazioni Unite svolgeranno un ruolo di coordinamento per garantire il sostegno internazionale alla transizione politica in Libia e alla ricostruzione del paese, conformemente alle aspettative espresse dalla Libia, segnatamente alla conferenza di Parigi;
18. chiede al VP/AR, alla Commissione e agli Stati membri dell'UE di fornire un'assistenza finalizzata alla riforma del settore della sicurezza in Libia, che comprenda le forze di polizia e le forze armate e che preveda il disarmo, la smobilitazione e il reinserimento degli ex combattenti nonché il rafforzamento del controllo frontaliero sul traffico d'armi in cooperazione con i paesi confinanti; è in particolare preoccupato per gli enormi quantitativi di armi in possesso dei combattenti e dei civili, che comportano un rischio per la popolazione, in particolare per i gruppi vulnerabili, quali le donne e i bambini;
19. rimarca l'importanza di un esito positivo del conflitto libico per la regione oltre che per Primavera araba; sollecita gli altri leader della regione a trarre insegnamento dalla Libia e a dare ascolto alle crescenti istanze popolari che invocano il rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini;
20. invita il Consiglio transitorio ad impegnarsi a rispettare elevati standard di trasparenza nei settori strategici dell'economia nazionale affinché le risorse naturali libiche vadano a beneficio di tutta la popolazione;
21. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Alto rappresentante, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, all'Unione africana, alla Lega araba e al Consiglio transitorio nazionale della Libia.
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, in particolare la risoluzione del 7 luglio 2011 sulla situazione in Siria, Yemen e Bahrain nel contesto della situazione nel mondo arabo e in Nord Africa(1),
– vista la dichiarazione del Presidente del Parlamento europeo sulla situazione in Siria e le reazioni della comunità internazionale del 19 agosto 2011,
– vista la decisione 2011/522/PESC del Consiglio che modifica la decisione 2011/273/PESC relativa a misure restrittive nei confronti della Siria, la decisione 2011/523/UE del Consiglio che sospende parzialmente l'applicazione dell'accordo di cooperazione tra la Comunità economica europea e la Repubblica araba siriana e il regolamento (UE) n. 878/2011 del Consiglio, del 2 settembre 2011, che modifica il regolamento (UE) n. 442/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Siria,
– viste le dichiarazioni del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sulla Siria dell'8 e 31 luglio, dell'1, 4, 18, 19, 23 e 30 agosto e del 2 settembre 2011,
– viste le conclusioni del Consiglio sulla Siria del 18 luglio 2011,
– vista la comunicazione congiunta dal titolo «Una risposta nuova ad un vicinato in mutamento» della Commissione europea e dell'Alto rappresentante al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 25 maggio 2011,
– vista la dichiarazione presidenziale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 3 agosto 2011,
– vista la risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti dell'uomo nella Repubblica araba siriana, del 23 agosto 2011,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, di cui la Siria è parte,
– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che, dall'inizio della violenta repressione dei manifestanti pacifici in Siria nel marzo 2011, e nonostante la revoca dello stato di emergenza annunciata il 21 aprile 2011 dal governo, le uccisioni sistematiche, la violenza e la tortura stanno aumentando drammaticamente, mentre l'esercito e le forze di sicurezza siriani continuano a rispondere con uccisioni mirate, torture e arresti di massa; che, secondo stime delle Nazioni Unite, più di 2 600 persone hanno perso la vita, molte altre sono state ferite e migliaia sono detenute;
B. considerando che la missione conoscitiva effettuata dall'Alto Commissario il 19 agosto 2011 ha acquisito le prove concernenti centinaia di esecuzioni sommarie, l'utilizzo di munizioni attive contro i dimostranti, il diffuso impiego di cecchini durante le proteste, la detenzione e la tortura di persone di ogni età, il blocco di città e villaggi da parte delle forze di sicurezza e la distruzione delle condotte idriche;
C. considerando che il governo della Repubblica araba siriana ha espresso il proprio impegno ad attuare riforme democratiche e sociali, ma non ha adottato alcuna misura concreta in tal senso;
D. considerando che molti siriani si trovano ad affrontare un deterioramento della situazione umanitaria causato dalle violenze e dagli spostamenti della popolazione; che i paesi confinanti con la Siria e la comunità internazionale stanno facendo sforzi considerevoli per impedire un ulteriore deterioramento e aggravamento della crisi umanitaria;
E. considerando che la crisi in Siria costituisce una minaccia alla stabilità e alla sicurezza di tutta la regione mediorientale;
F. considerando che l'Unione europea ha adottato misure restrittive nei confronti del regime siriano in seguito all'inasprimento della brutale campagna che il regime sta conducendo contro il popolo siriano e che l'UE sta vagliando l'opportunità di estendere tali sanzioni;
G. considerando che l'accordo di associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica araba siriana, dall'altra non è mai stato firmato; che la ratifica di tale accordo è rinviata su richiesta della Siria dall'ottobre 2009, e che il Consiglio ha deciso di non intraprendere ulteriori azioni in tale ambito nonché di sospendere in parte l'applicazione dell'accordo di cooperazione vigente;
H. considerando che il nuovo approccio proposto dalla Commissione europea e dall'Alto rappresentante come risposta nuova a un vicinato in evoluzione si basa sulla responsabilità reciproca e su un impegno comune per i valori universali dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto;
I. considerando che il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato, il 23 agosto 2011, una relazione in cui sollecita l'invio di una commissione internazionale indipendente d'inchiesta con l'incarico di indagare sulle violazioni dei diritti umani in Siria, che potrebbero prefigurarsi come crimini contro l'umanità;
1. condanna con forza l'uso crescente della forza contro i dimostranti pacifici e la brutale e sistematica persecuzione degli attivisti a favore della democrazia, i difensori dei diritti dell'uomo e i giornalisti; esprime la sua più viva preoccupazione per la gravità delle violazioni dei diritti dell'uomo perpetrate dalle autorità siriane, fra cui arresti in massa, uccisioni extragiudiziali, detenzione arbitraria, sparizioni e tortura;
2. esprime il suo sincero cordoglio alle famiglie delle vittime e la sua solidarietà al popolo siriano che lotta per i propri diritti, ne loda il coraggio e la determinazione e sostiene con forza le sue aspirazioni a realizzare il pieno rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali nonché la garanzia di migliori condizioni economiche e sociali;
3. sostiene le conclusioni del Consiglio del 18 luglio 2011, in cui si dichiara che, scegliendo la via della repressione anziché quella del mantenimento delle promesse di ampie riforme, il regime siriano sta mettendo in questione la propria legittimità; invita il presidente Bashar al Assad e il suo regime ad abbandonare immediatamente il potere e ne respinge l'impunità;
4. chiede nuovamente la cessazione immediata delle violente repressioni contro i dimostranti pacifici e della persecuzione delle loro famiglie, il rilascio di tutti i dimostranti, prigionieri politici, difensori dei diritti umani e giornalisti detenuti ed il libero accesso al paese per le organizzazioni internazionali e di difesa dei diritti umani nonché i media internazionali; invita le autorità siriane a porre fine alla censura praticata dal governo a danno di pubblicazioni locali e straniere, a mettere un termine al controllo repressivo su quotidiani e altre pubblicazioni e ad abolire le restrizioni a Internet e alle reti di comunicazione mobile;
5. ribadisce il suo appello a favore di un'indagine indipendente, trasparente ed efficace sugli omicidi, gli arresti, le detenzioni arbitrarie, le presunte sparizioni forzate e le torture perpetrate dalle forze di sicurezza siriane, al fine di garantire che i responsabili di tali atti siano chiamati a renderne conto; accoglie con favore, in tale contesto, la recente risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite in cui si chiede l'invio in Siria di una commissione internazionale indipendente d'inchiesta che indaghi su tutte le denunce di violazioni della legislazione internazionale in materia di diritti umani perpetrate dal regime dal marzo 2011, al fine di stabilire i fatti e le circostanze di tali crimini e violazioni, individuare i responsabili e garantire che questi ultimi siano chiamati a rendere conto del loro operato;
6. chiede nel contempo un processo politico immediato, reale e inclusivo, con la partecipazione di tutti gli attori politici democratici e le organizzazioni della società civile, che potrebbe costituire la base per una transizione pacifica e irreversibile verso la democrazia in Siria; plaude, in tale contesto, alla dichiarazione presidenziale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 3 agosto 2011, in cui si sottolinea che l'unica soluzione all'attuale crisi passa attraverso un processo politico inclusivo guidato dalla Siria; invita i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e in particolare Russia e Cina, a presentare una risoluzione che condanni l'uso letale della forza da parte del regime siriano e chieda che sia posto un termine a tale uso della violenza e siano messe in atto sanzioni in caso di non conformità; prende atto della riunione del Segretario generale della Lega araba con le autorità siriane ed auspica che sia seguita da risultati concreti;
7. accoglie con favore l'adozione da parte del Consiglio, il 2 settembre 2011, di nuove misure restrittive nei confronti del regime siriano, tra cui il divieto d'importazione di greggio verso l'Unione europea e l'aggiunta di quattro persone e tre entità siriane all'elenco delle persone ed entità oggetto di congelamento di beni e divieto di viaggio; sollecita tuttavia ulteriori sanzioni mirate nei confronti del regime, ma chiede di ridurre al minimo gli impatti negativi sulle condizioni di vita della popolazione; invita l'Unione europea a dar prova di unità nei suoi rapporti con le autorità siriane;
8. si compiace dell'assistenza umanitaria fornita dai paesi confinanti con la Siria, in particolare la Turchia, ai rifugiati siriani; incoraggia l'Unione europea e i suoi Stati membri a proseguire la cooperazione con i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, i paesi confinanti con la Siria, la Lega araba, altri soggetti internazionali e le ONG al fine di impedire che l'attuale crisi in Siria, compresa la crisi umanitaria, si estenda ad altre zone della regione e di evitare un ulteriore inasprimento della crisi umanitaria all'interno del paese;
9. plaude alla condanna del regime siriano da parte della Turchia e dell'Arabia saudita; si rammarica del sostegno tuttora fornito dall'Iran al regime del presidente Al Assad;
10. invita il Vicepresidente/Alto rappresentante, il Consiglio e la Commissione a sostenere ulteriormente l'emergere di forze siriane organizzate di opposizione democratica sia all'interno sia all'esterno del paese;
11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al parlamento della Federazione russa, al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese, al governo federale e al Congresso degli Stati Uniti, al Segretario generale della Lega araba e al governo e al parlamento della Repubblica araba siriana.
– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo del 6 giugno 2011 dal titolo «La lotta contro la corruzione nell'UE» (COM(2011)0308) e la decisione della Commissione (C(2011)3673) che istituisce un meccanismo di notifica dell'UE sulla lotta alla corruzione per una valutazione periodica («relazione dell'UE sulla lotta alla corruzione»),
– visti l'articolo 67, paragrafo 3, e l'articolo 83, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e il programma di Stoccolma – «Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini»,
– vista la sua dichiarazione del 18 maggio 2010 sugli sforzi dell'Unione per lottare contro la corruzione(1),
– vista la decisione quadro del Consiglio 2003/568/JHA del 22 luglio 2003 sulla lotta alla corruzione nel settore privato(2),
– vista la Convenzione elaborata in base all'articolo K.3 del trattato dell'Unione europea relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee(3) e il Protocollo della convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee stabilito in base all'articolo K.3 del trattato sull'Unione europea(4) che penalizza la frode e la corruzione che colpiscono gli interessi finanziari dell'UE,
– vista la Convenzione elaborata in base all'articolo K.3, paragrafo 2, lettera c), del trattato sull'Unione europea relativa alla lotta contro la corruzione nella quale sono coinvolti funzionari delle Comunità europee o degli Stati membri dell'Unione europea(5) che penalizza la frode e la corruzione non legate a interessi finanziari dell'UE,
– visti l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2, del proprio regolamento,
A. considerando che la corruzione rientra in una sfera di criminalità particolarmente grave che presenta una dimensione transnazionale e che spesso ha implicazioni al di là delle frontiere dell'Unione europea e che l'UE dispone di un diritto generale di agire nel settore delle politiche anticorruzione;
B. considerando che l'articolo 67 TFUE stabilisce l'obbligo per l'Unione di garantire un livello elevato di sicurezza, anche attraverso misure di prevenzione e di lotta contro la criminalità ed il ravvicinamento delle legislazioni penali, e che l'articolo 83 TFUE inserisce la corruzione tra i reati particolarmente gravi che presentano una dimensione transnazionale;
C. considerando che il programma di Stoccolma (4.1) inserisce la corruzione tra le minacce transnazionali che sono sfide persistenti alla sicurezza interna dell'Unione e che richiedono una risposta chiara e globale;
D. considerando che quattro cittadini dell'UE su cinque considerano la corruzione un problema grave nel proprio Stato membro (Eurobarometro 2009 sull'atteggiamento dei cittadini europei nei confronti della corruzione) e che l'88% di coloro che hanno risposto alla consultazione pubblica sul programma di Stoccolma ritiene che l'Unione europea dovrebbe fare di più in materia di corruzione;
E. considerando che, ogni anno, un importo stimato di 120 miliardi di EUR, pari all'uno per cento del PIL dell'Unione europea, va perso a causa della corruzione (COM(2011)0308);
F. considerando che la corruzione mina lo Stato di diritto, conduce ad un uso improprio del denaro pubblico in generale e dei fondi UE forniti dai contribuenti e causa distorsioni del mercato che hanno svolto un ruolo nella crisi economica attuale;
G. considerando che la ripresa economica degli Stati membri colpiti dalla crisi economica e finanziaria è ostacolata dalla corruzione, dall'evasione fiscale, dalla frode fiscale e da altri reati economici; considerando che il rischio di pratiche corrotte nel caso di una deregolamentazione e una privatizzazione su larga scala è particolarmente alto e deve essere contrastato con ogni mezzo possibile;
H. considerando che la corruzione causa danni sociali, poiché i gruppi della criminalità organizzata vi ricorrono per commettere altri gravi reati, come il traffico di stupefacenti e la tratta di esseri umani (COM(2011)0308);
I. considerando che manca un fermo impegno politico da parte dei dirigenti e dei responsabili politici a combattere la corruzione in tutte le sue forme e che l'attuazione del quadro giuridico anticorruzione è ineguale da uno Stato membro all'altro e complessivamente insoddisfacente (COM(2011)0308);
J. considerando che tre Stati membri dell'Unione europea non hanno ratificato la Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione, che dodici di essi non hanno ratificato il Protocollo aggiuntivo a tale convenzione e che sette non hanno ratificato la Convenzione civile sulla corruzione; considerando che tre Stati membri non hanno ancora ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione e che cinque Stati membri dell'UE non hanno ratificato la Convenzione dell'OCSE contro la corruzione;
K. considerando che la percezione della corruzione pregiudica gravemente la fiducia reciproca tra gli Stati membri e che ciò si ripercuote sulla cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni;
L. considerando che la cooperazione giudiziaria sui casi di corruzione che presentano una dimensione transnazionale continua ad essere complessa e lenta;
M. considerando che, se non affrontato urgentemente e in modo adeguato, il fenomeno della corruzione può minare la fiducia nelle istituzioni democratiche e indebolire la credibilità dei dirigenti politici (COM(2011)0308);
N. considerando che, grazie alla corruzione, molti regimi dittatoriali sono riusciti a restare al potere e a far confluire notevoli importi di denaro su conti bancari esteri, anche europei; considerando che gli Stati membri devono potenziare i propri sforzi per tracciare e congelare i beni esteri rubati, affinché possano essere restituiti ai legittimi proprietari;
1. plaude all'adozione da parte della Commissione, il 6 giugno 2011, di un pacchetto anticorruzione(6) che comprende una comunicazione sulla lotta alla corruzione nell'Unione europea e una decisione intesa ad istituire la «relazione anticorruzione dell'UE»;
2. invita la Commissione a dare la priorità alla lotta contro la corruzione nell'ambito della sua agenda sulla sicurezza per i prossimi anni, anche per quanto riguarda le risorse umane ad essa destinate;
3. chiede alla Commissione di affrontare, attraverso il suo meccanismo di notifica, la questione chiave relativa a un'attuazione efficace delle norme anticorruzione, comprese sanzioni dissuasive, incluse quelle comminate dalle autorità di polizia e giudiziarie;
4. invita la Commissione ad affrontare la questione del recepimento e dell'attuazione della legislazione anticorruzione dell'UE, incluse le sanzioni dissuasive, e di adottare misure volte a promuovere il recepimento e l'attuazione da parte degli Stati membri degli strumenti anticorruzione pertinenti a livello internazionale e regionale;
5. chiede alla Commissione, nell'attuare il meccanismo di notifica anticorruzione dell'UE, di garantire che esperti indipendenti facciano parte del gruppo di esperti e della rete di corrispondenti di ricerca, che tutti gli esperti dispongano di un alto livello comprovato di integrità, reputazione e competenza e che siano rappresentate diverse organizzazioni della società civile;
6. invita la Commissione a considerare la possibilità di pubblicare relazioni intermedie anticorruzione prima del 2013, considerata l'urgenza di affrontare tale questione alla luce dell'attuale crisi economica che colpisce molti Stati membri;
7. invita la Commissione ad agire sulla base dell'articolo 83, paragrafo 1, del TFUE al fine di adottare norme minime relative alla definizione del reato e delle sanzioni in materia di corruzione, data la dimensione transnazionale che essa riveste e le relative conseguenze sul mercato interno;
8. nota con preoccupazione la mancanza di progressi nell'attuazione da parte degli Stati membri della direttiva quadro del Consiglio 2003/568/GAI sulla lotta alla corruzione nel settore privato; sollecita gli Stati membri a recepire ed attuare le disposizioni di tale decisione quadro;
9. invita il Consiglio e gli Stati membri ad attuare appieno le convezioni dell'Unione europea del 1995 e 1997 che penalizzano la frode e la corruzione;
10. suggerisce alla Commissione di intraprendere ulteriori azioni a livello di Unione europea verso l'armonizzazione della legislazione sulla tutela degli informatori (inclusa la tutela contro i procedimenti per calunnia e diffamazione e le sanzioni penali) e la penalizzazione dell'arricchimento illecito;
11. invita le istituzioni dell'Unione europea, incluse le agenzie e gli Stati membri, a garantire maggiore trasparenza elaborando codici di condotta o migliorando quelli già in vigore, in modo da prevedere norme chiare almeno per quanto riguarda i conflitti di interesse, nonché ad agire al fine di prevenire e combattere l'infiltrazione della corruzione nella politica e nei media, anche rafforzando la trasparenza e il controllo di finanziamenti e fondi;
12. chiede agli Stati membri di investire risorse umane e finanziarie nella lotta contro la corruzione; sottolinea la necessità, per gli Stati membri, di cooperare con Europol, Eurojust e OLAF nell'indagare sui reati connessi alla corruzione e nel perseguirli;
13. invita la Commissione ed Eurojust ad assicurare uno scambio più rapido ed efficiente di documenti e informazioni tra i tribunali nazionali sui casi di corruzione che presentano una dimensione transnazionale;
14. chiede al Consiglio di garantire il necessario impegno politico, attualmente carente in alcuni Stati membri, nel lottare contro la corruzione e nell'attuare le misure adottate dalla Commissione attraverso il suo pacchetto anticorruzione e il più ampio pacchetto sulla protezione dell'economia lecita;
15. invita il Consiglio e la Commissione a rendere più efficiente la rete di punti di contatto contro la corruzione e chiede alla Commissione di informare il Parlamento europeo in merito alle attività della rete;
16. chiede al Consiglio e agli Stati membri di ratificare e attuare appieno la Convenzione sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE); sottolinea l'impatto negativo che la corruzione di pubblici ufficiali stranieri ha sui diritti fondamentali e le politiche in materia di ambiente e di sviluppo dell'Unione;
17. invita la Commissione ad accelerare i suoi lavori al fine di adempiere ai suoi obblighi di notifica ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione;
18. ritiene che la lotta contro la corruzione comporti una maggiore trasparenza nelle transazioni finanziarie, specie quelle che interessano le cosiddette giurisdizioni offshore all'interno dell'UE e nel resto del mondo;
19. chiede al Consiglio di agire di concerto con la Commissione nello stipulare accordi con i paesi terzi (specie con le cosiddette giurisdizioni offshore) al fine di consentire lo scambio di informazioni su conti bancari e transazioni finanziarie relative a cittadini e imprese dell'UE con tali paesi;
20. invita la Commissione a fare della lotta contro le società anonime di comodo con sede in giurisdizioni segrete, al fine di consentire flussi finanziari criminali, un elemento chiave della futura riforma della direttiva antiriciclaggio;
21. sollecita la Commissione a garantire un forte coordinamento politico tra il meccanismo di notifica anticorruzione, la nuova strategia antifrode e l'iniziativa legislativa sul recupero di beni criminali, anche nell'ambito del più ampio pacchetto sulla tutela dell'economia lecita;
22. chiede alla Commissione di riferire su base annua al Parlamento europeo in merito all'attuazione della politica anticorruzione dell'Unione europea e di presentare, ogniqualvolta ciò sia rilevante e fattibile, relazioni intermedie su problemi specifici relativi alla lotta contro la corruzione nell'UE;
23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
Il pacchetto anticorruzione contiene una comunicazione della Commissione sulla lotta alla corruzione nell'UE, una decisione che istituisce un meccanismo UE di notifica anticorruzione, una relazione sull'attuazione della decisione quadro del Consiglio 2003/568/GAI relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato e una relazione sulle modalità di partecipazione dell'Unione europea al gruppo di Stati del Consiglio d'Europa contro la corruzione (GRECO).
Carestia in Africa orientale
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 settembre 2011 sulla carestia in Africa orientale
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Corno d'Africa,
– vista la dichiarazione rilasciata il 24 agosto 2011 dall'Alto rappresentante Catherine Ashton sulla risposta dell'UE alla carestia nel Corno d'Africa,
– visti i risultati della Conferenza dei donatori svoltasi ad Addis Abeba il 25 agosto 2011,
– visti gli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia,
– vista la sua risoluzione del 17 febbraio 2011 sull'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari(1),
– vista la relazione di Jack Lang, consigliere speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per le questioni giuridiche legate alla pirateria al largo delle coste somale,
– vista la tabella di marcia per completare la transizione in Somalia adottata il 6 settembre 2011 dal governo federale di transizione somalo, dalle amministrazioni regionali del Puntland e Galmuduud e dal movimento Ahlu Sunna Wal Jama'a,
– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che i morti sono decine di migliaia, che 750 000 persone rischiano concretamente di morire di fame e 13,3 milioni di persone in Somalia, Etiopia, Kenya, Eritrea e Gibuti hanno urgente bisogno di aiuti alimentari a seguito della più grave carestia degli ultimi 60 anni;
B. considerando che in alcune zone i tassi di malnutrizione sono tre volte più alti del livello di emergenza, che secondo le previsioni la situazione nel Corno d'Africa si aggraverà ulteriormente prima di migliorare, che in base alle stime l'apice della crisi sarà raggiunto nell'ottobre 2011 e che non vi sono prospettive di un allentamento della situazione prima dell'inizio del 2012;
C. considerando che la carestia nella regione è stata aggravata da fattori quali conflitti, penuria di risorse, cambiamento climatico, sensibile crescita demografica, mancanza di infrastrutture, distorsione degli scambi commerciali e prezzi elevati delle derrate;
D. considerando che la Somalia è stata la più colpita, poiché più di metà della popolazione dipende dagli aiuti alimentari, gli sfollati interni sono 1,4 milioni e, secondo i dati dell'UNICEF, nelle regioni meridionali del paese 780 000 bambini versano in stato di malnutrizione acuta;
E. considerando che in Somalia la situazione umanitaria è aggravata dalle conseguenze del conflitto ventennale tra le fazioni in lotta nella regione; che il gruppo militante al Shabab controlla numerose zone nelle quali è stata dichiarata la carestia e ha costretto alcune organizzazioni umanitarie occidentali ad abbandonare l'area, ostacolando in tal modo gravemente le attività di aiuto;
F. considerando che il governo dell'Eritrea rifiuta categoricamente l'ingresso di alimenti e altri aiuti umanitari per la popolazione del paese;
G. considerando che più di 860 000 profughi hanno abbandonato la Somalia per rifugiarsi nei paesi vicini, in particolare in Kenya e in Etiopia, in cerca di sicurezza, cibo e acqua, e che il sovraffollato campo profughi di Dadaab, in Kenya, accoglie più di 420 000 persone;
H. considerando che Dadaab, in Kenya, è attualmente il più grande campo profughi del mondo e che in esso vivono 440 000 persone sebbene fosse previsto per accoglierne 90 000; considerando altresì che la situazione umanitaria nei campi profughi si aggrava di giorno in giorno, con l'insorgere di epidemie, ad esempio di colera e morbillo, e la segnalazione di vari casi di stupro;
I. considerando che i profughi sono per l'80% donne e bambini, molti dei quali hanno subito violenze sessuali e intimidazioni nella loro marcia verso i campi profughi o all'interno dei campi stessi;
J. considerando che la mancanza di ordine pubblico ha determinato un aumento della pirateria nell'Oceano Indiano, perturbando gravemente le forniture da e verso la regione, e che l'operazione navale EUNAVOR dell'Unione europea è riuscita soltanto a frenare e contenere il fenomeno della pirateria, anziché affrontarne le cause alla radice;
K. considerando che nel 2011 l'UE ha stanziato 158 milioni di EUR in aiuti umanitari, in aggiunta ai 440 milioni di EUR degli Stati membri e ai più di 680 milioni di EUR destinati alla regione di qui al 2013, a titolo di aiuti a lungo termine, per i settori dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della sicurezza alimentare;
L. considerando che i leader dell'Unione africana si sono impegnati a stanziare più di 350 milioni di dollari USA per le operazioni umanitarie;
M. considerando che è estremamente importante potenziare l'intervento d'urgenza per far fronte alle esigenze umanitarie attuali e prevenire un ulteriore deterioramento della situazione; che per i prossimi sei mesi mancano complessivamente 190 milioni di dollari USA per le operazioni del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) connesse alla siccità e relative a Gibuti, Etiopia, Kenya e Somalia;
N. considerando che l'accresciuta acquisizione di terreni nel Corno d'Africa (per lo più da parte di investitori stranieri) ha reso ancora più vulnerabile il precario sistema agroalimentare della regione e non è riuscita ad assicurare i benefici promessi in termini di occupazione, risorse alimentari e sviluppo economico;
O. considerando che il cambiamento climatico ha avuto pesanti ripercussioni sulle rese agricole nella regione e che tale circostanza, unita alla recessione economica mondiale e all'aumento dei prezzi degli alimenti e dei combustibili, ha comportato una battuta d'arresto per quanto concerne la riduzione della povertà e il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio;
P. considerando che, secondo il rapporto della Banca Mondiale sull'andamento dei prezzi alimentari dell'agosto 2011, il livello elevato e la volatilità dei prezzi mondiali dei generi alimentari stanno mettendo a rischio le fasce più povere nei paesi in via di sviluppo e stanno contribuendo alla situazione di emergenza nel Corno d'Africa;
Q. considerando che l'accresciuta liquidità e accessibilità di siffatti strumenti è legata all'elevato livello dei prezzi e all'estrema volatilità dei mercati a pronti sottostanti e che è più difficile per le autorità di regolamentazione disporre di un quadro completo di tali mercati in quanto la maggior parte delle operazioni in questione sono effettuate fuori borsa;
1. esprime il suo più profondo cordoglio per la perdita di vite umane e le sofferenze nella regione; chiede una maggiore mobilitazione degli aiuti dell'UE a favore delle zone più colpite dalla carestia per fornire aiuti alimentari, assistenza medica, acqua pulita e servizi igienico-sanitari a quanti sono più vulnerabili;
2. invita tutte le autorità e le fazioni della regione a permettere alle organizzazioni umanitarie di raggiungere senza impedimenti di sorta le persone bisognose e a proteggere in tutte le circostanze la popolazione civile, in particolare donne e bambini, così come previsto dal diritto umanitario internazionale e dalle norme internazionali in materia di diritti umani; chiede l'apertura di corridoi umanitari affinché i generi alimentari e gli aiuti possano penetrare maggiormente nelle zone colpite;
3. chiede a tutte le parti di porre immediatamente fine alle violenze contro i civili, in particolare donne e bambini, di far sì che i responsabili rispondano dei propri atti e di assicurare l'accesso agli aiuti e la libera circolazione di tutti coloro che fuggono dal conflitto e dalla siccità; condanna fermamente il ruolo della milizia islamista al Shabab, che ostacola gli sforzi delle organizzazioni umanitarie e del Programma alimentare mondiale per la distribuzione degli aiuti alimentari; ricorda a tutti i paesi della regione la necessità di fornire assistenza e protezione ai profughi, a norma del diritto internazionale;
4. chiede una maggiore mobilitazione della comunità internazionale, che dovrebbe raddoppiare gli sforzi per far fronte a questa situazione di emergenza al fine di soddisfare le crescenti esigenze umanitarie e impedire un ulteriore deterioramento della situazione, tenendo presente che i finanziamenti disponibili sono inadeguati;
5. insiste sulla necessità di controllare l'aiuto attraverso l'individuazione di partner affidabili in loco, tra cui le agenzie umanitarie consolidate e gli esponenti delle comunità locali, nonché attraverso un migliore coordinamento e una migliore organizzazione della distribuzione, evitando così qualsiasi appropriazione indebita e i saccheggi;
6. invita la Commissione a migliorare con urgenza la transizione dall'aiuto umanitario e all'aiuto allo sviluppo dell'Unione, giacché la crisi dovuta alla siccità nel Corno d'Africa dimostra chiaramente che agli anni di aiuti d'urgenza alle zone colpite dalla siccità non hanno fatto seguito efficaci politiche di sviluppo a lungo termine, in particolare per quanto concerne l'agricoltura; invita la Commissione e gli Stati membri dell'Unione europea a sostenere i progetti dei paesi dell'Africa orientale in materia di capacità di prevenzione e di sistemi di allerta precoce in caso di carestia e siccità;
7. accoglie con favore gli impegni assunti dall'Unione africana in relazione alle operazioni umanitarie, inclusa la missione AMISOM di mantenimento della pace; deplora tuttavia il fatto che finora siano stati dispiegati in Somalia solo 9 000 dei 20 000 uomini promessi per quanto riguarda le forze di pace dell'Unione africana;
8. sottolinea che sarà possibile trovare una soluzione alla carestia nel Corno d'Africa, e in particolare in Somalia, solo se i problemi politici, economici, ambientali e di sicurezza soggiacenti saranno affrontati sia dai soggetti locali che dalla comunità internazionale; sollecita una strategia UE per la regione che definisca gli obiettivi politici e le modalità atte a far sì che le varie misure umanitarie, militari, di sicurezza e in materia di sviluppo vi corrispondano e siano correlate;
9. invita il Vicepresidente/Alto rappresentante a sottoporre a una valutazione critica il processo di pace di Gibuti; sottolinea la necessità di coinvolgere a tutti i livelli tutti i soggetti interessati dal conflitto in Somalia, inclusi la società civile e i gruppi di donne; incoraggia la costituzione di un governo di riconciliazione nazionale per avviare la ricostruzione del paese;
10. plaude agli impegni assunti dall'UE e dagli Stati membri; ricorda tuttavia che, a fronte dell'appello urgente lanciato dalle Nazioni Unite, manca ancora un miliardo di dollari USA rispetto a quanto necessario; esorta la comunità internazionale a tener fede ai propri impegni, a fornire aiuti alimentari e a migliorare le condizioni sanitarie in loco;
11. chiede di destinare una quota più rilevante dell'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) dell'Unione alla produzione agricola e all'assistenza alla pastorizia nei paesi in via di sviluppo al fine di incrementare la sicurezza alimentare; sollecita in questo contesto la comunità internazionale a effettuare investimenti a lungo termine nell'agricoltura – che rappresenta la principale fonte di generi alimentari e di reddito della regione – e nello sviluppo di un'infrastruttura sostenibile e a consentire ai piccoli agricoltori di accedere ai terreni, rafforzando in questo modo il mercato locale e assicurando un'alimentazione quotidiana accettabile alla popolazione del Corno d'Africa;
12. chiede che le informazioni sulle riserve e le scorte di generi alimentari e la formazione del prezzo a livello internazionale siano più trasparenti, di migliore qualità e più aggiornate;
13. chiede che gli Stati membri garantiscano che le istituzioni finanziarie impegnate in attività speculative sui mercati delle materie prime agroalimentari abbandonino quelle attività speculative illecite responsabili dell'aumento e della forte volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari e antepongano la lotta alla povertà e alla sofferenza umana nel Corno d'Africa e nel resto dei paesi in via di sviluppo al profitto e agli utili derivanti dalla speculazione sui prezzi dei prodotti alimentari;
14. esorta le suddette istituzioni a prendere sul serio la loro responsabilità sociale e a porre in essere norme interne volte a far sì che le loro attività sui mercati delle materie prime agroalimentari siano esclusivamente al servizio delle imprese dell'economia reale che devono tutelarsi dai rischi;
15. invita il G20 a intensificare le iniziative volte a concordare una normativa internazionale per prevenire le speculazioni illecite e a coordinare la messa a punto di meccanismi intesi a prevenire l'eccessiva fluttuazione dei prezzi alimentari mondiali; sottolinea la necessità che il G20 coinvolga anche i paesi non vi fanno parte onde garantire una convergenza globale;
16. invita la Commissione a presentare proposte di modifica della direttiva relativa al mercato degli strumenti finanziari (2004/39/CE) e della direttiva sugli abusi di mercato (2003/6/CE), onde evitare speculazioni illecite;
17. rileva la necessità che l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati svolga un ruolo chiave nella vigilanza sui mercati delle materie prime; afferma che l'ESMA dovrebbe vigilare sull'applicazione degli strumenti normativi onde evitare manipolazioni e abusi sui mercati dei prodotti agricoli e alimentari di base;
18. invita la Commissione ad aggiornare i propri orientamenti in materia di politica fondiaria in riferimento all'accaparramento dei terreni, per far sì che siano conformi agli orientamenti volontari proposti dalla Commissione per la sicurezza alimentare (CFS) per una governance responsabile in materia di proprietà fondiaria, pesca e foreste, e ad annettere maggiore importanza a tale aspetto attraverso i suoi programmi di cooperazione allo sviluppo, le sue politiche commerciali e la sua partecipazione nelle istituzioni finanziarie multilaterali, quali la Banca mondiale e il FMI;
19. invita la Commissione e i governi della regione a valutare l'attuale impatto dell'acquisizione di terreni agricoli sulla povertà rurale e le zone colpite dalla carestia; chiede alla Commissione di includere il tema dell'accaparramento dei terreni nel suo dialogo politico con i paesi in via di sviluppo, a migliorare la segnalazione e il controllo delle acquisizioni fondiarie su vasta scala e a sostenere i paesi in via di sviluppo nelle loro decisioni in materia di investimenti;
20. chiede un impegno significativo ai fini di una migliore integrazione dell'adeguamento al cambiamento climatico nelle politiche di sviluppo dell'UE; invita l'Unione europea ad aumentare sensibilmente i finanziamenti al riguardo, garantendo che siano complementari rispetto all'APS, a dare prova di una leadership forte in occasione della prossima COP 17 per quanto riguarda una migliore attuazione delle politiche di adeguamento al cambiamento climatico e a rafforzare la governance internazionale delle politiche di sviluppo sostenibile;
21. invita le Nazioni Unite, la Commissione e il Vicepresidente/Alto rappresentante a intervenire riguardo allo sversamento illegale di rifiuti tossici nelle acque somale e a porre in essere una strategia intesa a ovviare ai potenziali rischi per la salute della popolazione;
22. esprime inquietudine per le recenti segnalazioni di uso improprio dell'APS a fini di oppressione politica in Etiopia; invita l'UE e gli Stati membri ad accertarsi che gli aiuti siano utilizzati esclusivamente per la riduzione della povertà, in maniera responsabile e trasparente, avvalendosi appieno delle clausola sui diritti umani dell'accordo di Cotonou;
23. invita la Commissione a migliorare l'integrazione della pastorizia nella politica di sviluppo dell'UE, poiché essa rappresenta una parte significativa dell'attività economica e della produzione di proteine nella regione; è del parere che sia urgentemente necessario un dialogo con le autorità locali al fine di salvaguardare lo stile di vita dei pastori, riconoscendo che la loro esistenza nomade è adatta alle zone aride le cui condizioni non consentono insediamenti stabili;
24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione, al Consiglio di sicurezza e al Segretario generale delle Nazioni Unite, alle istituzioni dell'Unione africana, ai governi e ai parlamenti dei paesi dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD), al Parlamento pan-africano, all'Assemblea parlamentare ACP-UE, alla Presidenza del G20 e ai governi degli Stati membri.
Posizione e impegno dell'UE in vista della riunione ad alto livello delle Nazioni Unite sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 settembre 2011 sulla posizione dell'UE e il suo impegno in vista della riunione di alto livello delle Nazioni Unite dedicata alla prevenzione e al controllo delle malattie non trasmissibili
– visto il piano d'azione 2008-2013 dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sulla strategia globale per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili(1),
– vista la risoluzione dell'OMS dell'11 settembre 2006 sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili nella regione europea dell'OMS(2),
– vista la risoluzione 64/265 delle Nazioni Unite dell'ottobre 2010 sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili(3),
– vista la dichiarazione di Mosca dell'aprile 2011 sugli stili di vita sani e il controllo delle malattie non trasmissibili(4),
– vista la risoluzione dell'Assemblea mondiale della sanità del maggio 2011 sulle malattie non trasmissibili(5),
– vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili(6),
– vista la relazione dell'OMS del 2008 sulla vigilanza globale, la prevenzione e il controllo delle malattie respiratorie croniche(7),
– visti la dichiarazione di Parma e l'impegno ad agire adottati dagli Stati membri della regione europea dell'OMS nel marzo 2011(8),
– vista la dichiarazione delle Asturie dell'OMS del 2011(9),
– vista la Carta europea sulla lotta contro l'obesità adottata nel novembre 2006(10),
– visti gli articoli 168 e 179 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– visto l'articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– viste le sue risoluzioni del 1° febbraio 2007 su «Promuovere diete sane e l'attività fisica: una dimensione europea nella prevenzione di sovrappeso, obesità e malattie croniche»(11) e del 25 settembre 2008 sul Libro bianco concernente una strategia europea sugli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità(12),
– viste le sue risoluzioni del 12 luglio 2007 sulle iniziative per contrastare le malattie cardiovascolari(13) e del 10 aprile 2008 sulla lotta al cancro in una Unione europea allargata(14) e vista la sua dichiarazione del 27 aprile 2006 sul diabete(15),
– vista la sua risoluzione del 4 settembre 2008 sulla valutazione intermedia del piano d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010(16),
– vista la decisione n. 1600/2002/CE, del 22 luglio 2002, del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente(17),
– viste le sue risoluzioni dell'11 novembre 2010 sulla sfida demografica e la solidarietà tra generazioni(18) e dell'8 marzo 2011 sulla riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE(19),
– viste le sue risoluzioni del 6 maggio 2010 sulla comunicazione della Commissione «Lotta contro il cancro: un partenariato europeo»(20) e sul Libro bianco della Commissione dal titolo «L'adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo»(21),
– vista la decisione 2004/513/CE del Consiglio, del 2 giugno 2004, relativa alla conclusione della convenzione quadro dell'OMS per la lotta contro il tabagismo(22),
– viste le conclusioni del Consiglio sulla salute della Terra del 2004(23),
– vista la decisione n. 1350/2007/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, che istituisce un secondo programma d'azione comunitaria in materia di salute (2008-2013)(24),
– vista la decisione n. 1982/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, concernente il settimo programma quadro della Comunità europea per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)(25),
– viste le conclusioni del Consiglio «Approcci innovativi alle malattie croniche nella sanità pubblica e nei sistemi di assistenza sanitaria» del 7 dicembre 2010(26),
– viste le conclusioni del Consiglio del 22 giugno 2006 «Valori e i principi comuni dei sistemi sanitari dell'Unione europea» e del 6 giugno 2011 «Verso sistemi sanitari moderni, adeguati e sostenibili»(27),
– viste le conclusioni del Consiglio del 10 maggio 2010 «Il ruolo dell'Unione europea nella sanità mondiale»(28),
– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che, secondo l'OMS, l'86% delle morti in Europa è attribuibile alle malattie non trasmissibili (MNT);
B. considerando che le quattro MNT più diffuse sono le malattie cardiovascolari, le malattie respiratorie, il cancro e il diabete; che non dovrebbero essere trascurate le altre MNT importanti;
C. considerando che le malattie cardiovascolari sono la principale causa di decessi, provocando la morte di più di 2 milioni di persone ogni anno; che le malattie cardiovascolari più diffuse sono le cardiopatie coronariche e gli infarti, rispettivamente responsabili di più di un terzo (741 000) e di appena più di un quarto (508 000) di tutte le morti connesse a una malattia cardiovascolare;
D. considerando che il cancro costituisce la seconda causa principale di morte con una prevalenza nella popolazione del 3-4%, che raggiunge il 10-15% in età avanzata; che, secondo le stime, ogni anno nell'UE le persone cui viene diagnosticato un tumore sono 2,45 milioni e i decessi registrati dovuti a detta malattia 1,23 milioni; che in Europa l'incidenza dei tumori infantili sta aumentando a un tasso superiore all'1% per anno;
E. considerando che le malattie respiratorie croniche prevenibili, quali l'asma e la pneumopatia cronica ostruttiva, colpiscono milioni di persone in Europa;
F. considerando che non esiste una strategia o iniziativa a livello di UE che affronti in modo completo il diabete (tipo 1 e 2), malattia che, secondo le stime, colpisce più di 32 milioni di cittadini dell'UE, mentre un numero equivalente soffre di alterata tolleranza al glucosio e deve far fronte alla probabilità estremamente elevata che l'intolleranza progredisca in una forma di diabete clinicamente manifesta; che, secondo le aspettative, tali cifre aumenteranno del 16% entro il 2030 a causa dell'epidemia dell'obesità, dell'invecchiamento della popolazione europea e di altri fattori ancora da determinare sui quali è necessario effettuare ulteriori ricerche;
G. considerando che gran parte delle MNT croniche è attribuibile a quattro fattori di rischio: consumo di tabacco, diete non equilibrate, assunzione di alcool e inattività fisica; che l'esposizione ai contaminanti ambientali costituisce il quinto fattore importante che deve essere considerato;
H. considerando che il consumo di tabacco è la causa principale delle morti prevenibili e che un fumatore di lunga data su due muore a causa del tabacco;
I. considerando che l'assunzione di alcool, l'alimentazione non equilibrata, l'inquinamento ambientale e l'inattività fisica possono contribuire considerevolmente al rischio di sviluppare determinati tipi di malattie cardiovascolari, tumori e diabete;
J. considerando che l'esercizio fisico è sempre più riconosciuto come un fattore che svolge un ruolo importante nella prevenzione delle MNT;
K. considerando che sette fattori di rischio di morte prematura (pressione alta, livelli elevati di colesterolo, elevato indice di massa corporea, consumo insufficiente di frutta e verdura, mancanza di esercizio fisico, consumo eccessivo di alcol, fumo) sono connessi alle abitudini sul piano alimentare e dell'attività fisica;
L. considerando che la maggior parte delle MNT croniche può essere prevenuta, in particolare riducendo o evitando i principali fattori di rischio quali il fumo, una dieta non equilibrata, l'inattività fisica, il consumo di alcool e l'esposizione a determinate sostanze chimiche; che una politica efficace in materia di ambiente, comprendente l'attuazione della legislazione e delle norme esistenti, offre maggiori opportunità nell'ambito della prevenzione;
M. considerando che nel mettere a punto strategie di prevenzione e di diagnosi precoce vanno presi in considerazione anche altri fattori, quali età, sesso, patrimonio genetico e condizioni fisiologiche, compresa l'obesità;
N. considerando che la maggior parte delle MNT presentano sintomi comuni, quali dolori cronici e problemi di salute mentale, che hanno un impatto diretto sulla persona che ne è affetta e sulla qualità della sua vita e che dovrebbero essere affrontati tramite un approccio orizzontale comune in modo tale che i sistemi sanitari possano ottenere un rapporto costi-benefici migliore nel trattamento di dette malattie;
O. considerando che le possibilità di prevenzione delle malattie non vengono sufficientemente sfruttate, sebbene sia stato dimostrato che le strategie di prevenzione delle MNT rivolte all'intera popolazione consentono di risparmiare considerevolmente sui costi;
P. considerando che il 97% della spesa sanitaria è attualmente destinato al trattamento mentre solo il 3% è assegnato agli investimenti nella prevenzione e che i costi del trattamento e della gestione delle MNT stanno aumentando drasticamente per via della maggiore disponibilità di diagnostica e di cure;
Q. considerando che l'OMS considera l'aumento delle MNT come un'epidemia che, secondo le sue stime, provocherà la morte di 52 milioni di persone entro il 2030;
R. considerando che il World Economic Forum e la Harvard School of Public Health hanno pubblicato dati secondo i quali le MNT provocheranno una perdita nella produzione economica mondiale pari a 25 miliardi di euro nel periodo tra il 2005 e il 2030;
S. considerando che le MNT potrebbero pregiudicare la strategia Europa 2020 e privare le persone del diritto a una vita sana e produttiva;
T. considerando che l'UE deve svolgere un ruolo centrale per far sì che vengano compiuti progressi più rapidi nell'ambito delle sfide sanitarie globali, compresi gli obiettivi di sviluppo del Millennio riguardanti la salute e le MNT, come affermato nelle conclusioni del Consiglio sul ruolo dell'UE nella sanità mondiale;
U. considerando che alcuni fattori di insorgenza di malattie non trasmissibili sono senza dubbio legati a problemi globali, come l'inquinamento ambientale, e vanno pertanto affrontati a livello globale; considerando che altri aspetti possono essere affrontati a livello nazionale o regionale, conformemente al principio di sussidiarietà;
V. considerando che le condizioni prenatali, compresa l'esposizione all'inquinamento ambientale, influiscono su molti aspetti della salute e del benessere nel corso di tutta la vita, in particolare sulla probabilità di sviluppare patologie respiratorie, e possono contribuire ad aumentare la predisposizione a contrarre tumori e diabete;
W. considerando che, sebbene la vita delle persone sia mediamente più lunga e più sana rispetto alle generazioni precedenti, l'UE si trova a dover far fronte, nel contesto dell'invecchiamento della popolazione e del nuovo fenomeno dei «grandi vecchi», a un'epidemia di malattie croniche e di stati patologici multipli e alla minaccia che ne deriva per la sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali o alla maggiore pressione su di essi;
X. considerando che anche i fattori socioeconomici rappresentano importanti determinanti della salute e che sia tra gli Stati membri che al loro interno esistono disuguaglianze sanitarie;
Y. considerando che, secondo le stime, la carenza di operatori sanitari in Europa, riguardante medici, infermieri, dentisti, farmacisti e fisioterapisti, sarà pari a 1 milione entro il 2020;
Z. considerando che i fattori sociali e ambientali dovrebbero essere chiaramente identificati quali determinanti della salute, dato che, ad esempio, l'inquinamento atmosferico degli ambienti interni è responsabile ogni anno della morte di 1,6 milioni di persone, divenendo quindi una grande minaccia ambientale per la salute in Europa e provocando una notevole riduzione dell'aspettativa di vita e della produttività;
AA. considerando che i cittadini dell'UE temono l'impatto che l'ambiente potrebbe avere sulla loro salute e che i potenziali effetti dei prodotti chimici pericolosi sono la principale causa di preoccupazione; che, per esempio, ogni anno più di 455 000 morti per disturbi cardiorespiratori sono connesse all'inquinamento da polveri fini nei 27 Stati membri dell'UE;
1. chiede un forte impegno politico da parte della Commissione e degli Stati membri dell'Unione europea che rifletta l'importanza e la gravità dell'epidemia globale di malattie non trasmissibili;
2. esorta l'UE a sostenere un obiettivo ambizioso volto a ridurre la mortalità evitabile causata da MNT, come l'obiettivo dell'OMS di ridurre, entro il 2025, i tassi nazionali di mortalità del 25% rispetto ai tassi 2010;
3. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri ad approvare i seguenti cinque impegni fondamentali e a includerli nella dichiarazione politica da pronunciare in occasione della riunione ad alto livello delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili nel settembre 2011:
–
una riduzione, entro il 2025, del 25% della mortalità evitabile causata da malattie non trasmissibili, come proposto dall'OMS,
–
l'attuazione di interventi efficaci in termini di costi e risparmi, tra cui l'attuazione più rapida della convenzione quadro dell'OMS per la lotta al tabagismo, un migliore accesso a un'alimentazione sana e la promozione di quest'ultima (compresi interventi per la riduzione dell'assunzione di sale, zucchero, grassi saturi e acidi grassi trans e misure efficaci per contrastare il consumo dannoso di alcol), accesso all'attività fisica e sua promozione, nonché una riduzione dell'esposizione all'inquinamento ambientale, tra cui agli interferenti endocrini e agli altri contaminanti ambientali, che interessi tutta la popolazione,
–
il monitoraggio delle tendenze relative alla mortalità causata da MNT e monitoraggio dei fattori di rischio comuni per le malattie non trasmissibili,
–
lo sviluppo di meccanismi di responsabilità mondiali e nazionali per tutte le principali parti interessate coinvolte,
–
l'istituzione nel 2012 di un partenariato ad alto livello per favorire l'attuazione delle raccomandazioni e l'organizzazione nel 2014 di una riunione ad alto livello per verificare il grado di attuazione degli impegni;
4. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a impegnarsi attivamente per attuare la dichiarazione politica da rilasciare a seguito della riunione di alto livello, coinvolgendo tutte le pertinenti agenzie e istituzioni dell'Unione europea al fine di affrontare le sfide legate alle MNT;
5. invita l'UE e i suoi Stati membri a intensificare la prevenzione primaria, la ricerca, la diagnosi precoce e la gestione per quanto riguarda le quattro MNT più comuni, ossia le malattie cardiovascolari, le malattie respiratorie, il cancro e il diabete, senza tuttavia trascurare altre MNT importanti, quali i disturbi mentali e neurologici, compreso il morbo di Alzheimer; sottolinea l'importanza dell'individuazione precoce delle persone che presentano un alto rischio di contrarre queste malattie o di morirne o che soffrono di disposizioni preesistenti, malattie croniche gravi o fattori di rischio che aggravano le MNT;
6. sottolinea la necessità di adottare un approccio integrato e olistico centrato sul paziente per quanto riguarda le patologie di lunga durata, approccio che comprenda la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, la diagnosi precoce, il monitoraggio e l'educazione nonché campagne di sensibilizzazione sui fattori di rischio, le condizioni preesistenti e gli stili di vita malsani (consumo di tabacco, cattiva alimentazione, inattività fisica e assunzione di alcol) e il coordinamento dell'assistenza ospedaliera e a livello di comunità;
7. chiede che vengano attuate strategie atte a prevenire fin dalla tenera età le MNT; sottolinea la necessità di intensificare l'azione educativa nelle scuole riguardante abitudini sane sul piano alimentare e dell'attività fisica; rileva la necessità che vengano messe a disposizione risorse adeguate, a livello globale, ai fini della conduzione di tale attività educativa;
8. ritiene che le politiche che affrontano fattori comportamentali, sociali, economici e ambientali associati alle MNT debbano essere attuate rapidamente e integralmente per assicurare che le risposte al problema siano le più efficaci possibile, innalzando nel contempo la qualità della vita e rafforzando l'equità sanitaria;
9. riconosce che è necessario trasferire il focus dell'attenzione dei modelli di cura dal trattamento delle condizioni croniche avanzate al trattamento delle fasi iniziali delle malattie non trasmissibili, con un obiettivo finale che non si limiti alla mera gestione delle malattie ma che miri anche al miglioramento della prognosi per chi soffre di disturbi cronici; sottolinea al contempo l'importanza delle cure palliative;
10. accoglie con favore l'enfasi posta dalle precedenti presidenze dell'UE sulla prevenzione e sul controllo delle MNT croniche, tra cui la priorità della presidenza spagnola sulle malattie cardiovascolari nonché le conferenze della presidenza polacca sulle malattie croniche respiratorie nei bambini e sulla solidarietà sanitaria per colmare il divario di salute fra gli Stati membri dell'UE;
11. chiede che vengano definiti protocolli chiari e orientamenti basati su dati di fatto per le malattie non trasmissibili più comuni, al fine di garantire una gestione e un trattamento appropriati dei pazienti presso gli operatori sanitari di ogni categoria, compresi i medici specialisti, i medici di base e gli infermieri specializzati;
12. sottolinea la necessità della ricerca e dell'educazione a tutti i livelli in materia di malattie croniche, in particolare per quanto riguarda le quattro MNT più comuni, senza tuttavia trascurare le altre MNT importanti, la riduzione dei fattori di rischio e le interazioni tra fonti di inquinamento ed effetti sulla salute, nonché la necessità di interventi nell'ambito della sanità pubblica in generale, con una collaborazione multidisciplinare sulle MNT quale priorità di ricerca nelle regioni e nei paesi con risorse adeguate;
13. esorta vivamente gli Stati membri a conformarsi alle norme dell'UE sulla qualità dell'aria, attuando altresì le linee guida dell'OMS relative alla qualità dell'aria esterna e interna, e a tenere fede alla dichiarazione di Parma del 2010 e al relativo impegno ad agire, in cui si fa riferimento alla necessità di affrontare gli effetti del cambiamento climatico sulla salute;
14. sottolinea la necessità di una revisione immediata ed efficace della direttiva sui prodotti del tabacco;
15. sottolinea che, al fine di raggiungere gli obiettivi relativi alle MNT e di far fronte ai problemi di salute pubblica e alle sfide sociali ed economiche, è importante che l'UE e gli Stati membri integrino ulteriormente la prevenzione e la riduzione dei fattori di rischio in tutti i pertinenti settori legislativi e politici, in particolare nelle loro politiche in materia di ambiente, prodotti alimentari e consumatori;
16. riconosce che, ai sensi dell'articolo 168 TFUE, le azioni relative a questioni sanitarie sono essenzialmente di competenza degli Stati membri, ma sottolinea l'importanza di stabilire una strategia dell'UE sulle MNT croniche, che deve essere seguita da una raccomandazione del Consiglio, con sezioni distinte vertenti sulle quattro MNT più comuni, tenendo anche in considerazione le specificità di genere, in collaborazione con i soggetti interessati, compresi i pazienti e gli operatori sanitari;
17. esorta gli Stati membri a stabilire entro il 2013 piani nazionali concernenti le MNT, in particolare le quattro più comuni, che prevedano risorse commisurate all'entità del problema rappresentato da dette malattie, e a creare un meccanismo di coordinamento ad alto livello su scala globale per l'azione riguardante le MNT;
18. rileva che l'applicazione dei piani nazionali sulle MNT, associata a una maggiore efficacia nella prevenzione, diagnosi e gestione delle MNT e dei fattori di rischio, quali le condizioni preesistenti e le malattie croniche e gravi, potrebbe ridurre significativamente l'onere complessivo dato dalle MNT e di conseguenza contribuire positivamente al mantenimento della sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali;
19. invita la Commissione a vigilare e riferire con continuità sui progressi compiuti in tutta l'UE per quanto riguarda l'attuazione da parte degli Stati membri dei rispettivi piani nazionali sulle MNT, in particolare sulle quattro malattie più comuni, prestando particolare attenzione ai progressi conseguiti in termini di prevenzione, diagnosi precoce, gestione delle malattie e ricerca;
20. invita gli Stati membri a intraprendere azioni volte ad aumentare il numero degli operatori sanitari qualificati e di fatto impiegati nei sistemi sanitari in modo da affrontare con maggiore efficacia il gravoso problema delle malattie MNT;
21. sottolinea la necessità di garantire la coerenza e un approccio congiunto che riunisca la dichiarazione politica delle Nazioni Unite e le azioni in corso del Consiglio dell'Unione europea e della Commissione, ossia l'invocato processo di riflessione sulle malattie croniche;
22. chiede alla Commissione di esaminare e valutare la possibilità di estendere il mandato del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) affinché comprenda le malattie non trasmissibili e funga da centro per la raccolta di dati e l'elaborazione di raccomandazioni sulle malattie non trasmissibili, così da fornire ai responsabili politici, agli scienziati e ai medici l'indicazione di buone pratiche e una maggiore conoscenza sulle MNT;
23. sottolinea la necessità di stabilire priorità per la raccolta centralizzata di dati, al fine di ottenere dati comparabili che possano migliorare la pianificazione e le raccomandazioni in tutta l'UE;
24. chiede una verifica approfondita dell'attuazione della dichiarazione politica delle Nazioni Unite entro il 2014;
25. invita gli Stati membri e la Commissione a garantire che una delegazione di alto livello partecipi alla riunione delle Nazioni Unite del 19-20 settembre 2011 e in tale sede presenti una posizione ambiziosa e coordinata dell'UE;
26. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'ambasciatore dell'UE presso le Nazioni Unite, al Segretario generale dell'ONU e al Direttore generale dell'OMS.
Strategia politica dell'UE per la Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni del 2012 dell'UIT (WRC-12)
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 settembre 2011 sulla strategia politica dell'Unione europea per la Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni del 2012 dell'UIT (WRC-12)
– vista la comunicazione della Commissione (COM (2011)0180) del 6 aprile 2011 sulla strategia politica dell'Unione europea per la Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni del 2012 dell'UIT (WRC-12),
– visto il programma di lavoro della WRC-12 dell'UIT (Unione internazionale delle telecomunicazioni),
– vista l'agenda digitale nell'ambito della strategia Europa 2020,
– visto il parere del gruppo «Politica dello spettro radio» (RSPG) sugli obiettivi strategici comuni per la WRC-12,
– vista la propria posizione sul programma strategico in materia di spettro radio (RSPP, Radio Spectrum Policy Programme) adottata l'11maggio 2011(1),
– viste le conclusioni del Consiglio «Trasporti, telecomunicazioni ed energia» del 27 maggio 2011 sulla WRC-12,
– visti l'articolo 8 bis, paragrafo 4, e l'articolo 9, paragrafo 1, della direttiva 2009/140/CE, del 25 novembre 2009, recante modifica della direttiva 2002/21/CE, del 7 marzo 2002, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica,
– visti l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2, del proprio regolamento,
A. considerando che la Conferenza 2012 si concluderà con l'adozione di modifiche ai regolamenti radio dell'UIT;
B. considerando che gli Stati membri devono assicurare che gli accordi internazionali dei quali sono parte nel contesto dell'UIT siano conformi alla vigente legislazione dell'UE, in particolare alle norme e ai principi pertinenti del quadro normativo dell'Unione relativo alle comunicazioni elettroniche;
C. considerando che lo spettro radio è una risorsa pubblica molto limitata ma essenziale per un numero crescente di settori;
D. considerando che, come sottolineato nell'agenda digitale europea, i servizi a banda larga senza fili (wireless) e in particolare quelli di comunicazione sono fattori importanti per la crescita e per la competitività europea a livello mondiale;
E. considerando che l'Europa sarà in grado di sfruttare appieno le potenzialità di un'economia digitale solo se creerà un mercato interno digitale ben funzionante che assicuri parità di condizioni a livello paneuropeo;
F. considerando che quella di liberare frequenze supplementari in modo armonizzato a livello mondiale ed europeo è una via importante per alleviare i problemi dei limiti di capacità nelle reti mobili e per incoraggiare i nuovi servizi e la crescita economica;
G. considerando che un punto tra i più importanti del programma di lavoro di questa conferenza riguarda la disponibilità delle frequenze e in particolare il dividendo digitale nella banda 800 MHz;
H. considerando che vari altri punti sono rilevanti per le politiche dell'UE (società dell'informazione, trasporti, politica spaziale, Galileo, mercato interno, ambiente, politica audiovisiva, ricerca ...);
I. considerando che ogni WRC (World Radiocommunication Conference) stabilisce il programma di lavoro della conferenza successiva;
1. accoglie con favore la comunicazione della Commissione e concorda con la sua analisi dell'importanza dell'impatto che la WRC-12 avrà sulle politiche dell'UE;
2. è convinto che nei negoziati multilaterali l'UE debba parlare con una sola voce per promuovere i propri interessi e per creare sinergie globali ed economie di scala nell'uso dello spettro; incoraggia perciò vivamente gli Stati membri ad approvare pienamente questi orientamenti strategici e a sostenerli e difenderli attivamente alla WRC-12; ritiene inoltre che, fino a quando la Commissione non avrà il diritto di parlare in sede UIT a nome dell'UE, gli Stati membri dovranno coordinare strettamente una posizione comune dell'Unione sulla base dell'RSPP, di concerto con la Commissione;
3. richiama l'attenzione sui 25 punti individuali del programma di lavoro della WRC-12 e sul loro potenziale impatto sulle politiche e gli obiettivi dell'UE;
4. invita gli Stati membri a difendere questi obiettivi e a opporsi a qualsiasi modifica dei regolamenti radio dell'UIT che abbia ripercussioni sulla loro portata e la loro sostanza; in tale contesto, chiede alla Commissione di garantire il rispetto dei principi del trattato UE e dell'«acquis» comunitario;
5. ritiene che la Commissione debba assistere gli Stati membri, fornendo loro supporto tecnico e politico nei loro negoziati bilaterali e multilaterali con paesi terzi, e cooperare con loro in sede di negoziazione degli accordi internazionali, in particolare se si tratta di accordi con paesi terzi limitrofi con cui possono verificarsi interferenze di frequenze a causa di piani di assegnazione diversi;
6. ricorda la propria posizione nell'RSPP e – con particolare riguardo allo studio dell'UIT sulle esigenze in materia di IMT Advanced («International Mobile Telecommunications Advanced»: Telecomunicazioni Mobili Internazionali Avanzate) – la necessità di attribuire frequenze sufficienti e appropriate per il traffico mobile di dati, per almeno 1 200 MHz complessivi entro il 2015, per sostenere gli obiettivi strategici dell'Unione e per meglio soddisfare la crescente domanda di traffico dati mobile; ricorda che ogni nuova misura dovrà essere trasparente e non dovrà distorcere la concorrenza o penalizzare i nuovi arrivati sul mercato delle telecomunicazioni;
7. esorta gli Stati membri a dare appoggio alla Commissione nel caldeggiare l'inserimento di questo punto nel programma di lavoro della prossima conferenza WRC del 2016; ribadisce al riguardo quanto sia importante che l'UE rediga un inventario dell'uso che attualmente fa dello spettro radio e dell'efficienza di tale uso, come proposto nell'RSPP;
8. rinnova il suo invito agli Stati membri e alla Commissione a portare avanti un programma ambizioso di armonizzazione, in accordo con le conclusioni dell'UIT, e invita la Commissione a valutare e rivedere la necessità di liberare bande di frequenza supplementari, tenendo conto dell'evoluzione delle tecnologie di spettro, dell'esperienza di mercato con i nuovi servizi, delle possibili esigenze future di radiodiffusione e telediffusione terrestri e della carenza di frequenze in altre bande adatte alla diffusione della banda larga senza fili, al fine di rendere questo possibile, in funzione dell'adozione delle necessarie decisioni, entro il 2012 e rispettivamente il 2016;
9. sottolinea che i servizi a banda larga senza fili contribuiscono in modo sostanziale alla ripresa economica e alla crescita; osserva che uno spettro sufficiente e gestito in modo efficiente è necessario per rispondere alla crescita della domanda dei consumatori in termini sia di capacità che di copertura;
10. ritiene che per rafforzare il ruolo dell'UE nella politica dello spettro radio occorra una sua più forte posizione formale in seno all'UIT e pertanto sostiene con forza il riesame della sua qualifica alla prossima conferenza dei plenipotenziari dell'UIT del 2014;
11. sottolinea l'importanza della collaborazione e del coordinamento tra gli Stati membri affinché l'UE possa beneficiare pienamente del potenziale di opportunità d'innovazione in materia di tecnologie di spettro radio;
12. pone l'accento sull'importanza del fatto che l'UE sia all'avanguardia nella tecnologia di spettro radio e dia un esempio a livello mondiale di buone pratiche e di coesione;
13. sottolinea la vulnerabilità dei dispositivi che utilizzano lo spettro radio agli attacchi informatici e mette in evidenza la necessità di un approccio mondiale coordinato per il rafforzamento della sicurezza informatica;
14. chiede alla Commissione di riferire sui risultati e le realizzazioni della WRC-12;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Bielorussia, in particolare quelle del 12 maggio 2011(1), 10 marzo 2011(2), 20 gennaio 2011(3) e 17 dicembre 2009(4),
– viste le conclusioni del Consiglio sulla Bielorussia adottate durante la 3101a riunione del Consiglio Affari esteri tenutasi il 20 giugno 2011,
– vista la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e la dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani del dicembre 1998,
– vista la risoluzione sulla libertà di associazione nella Repubblica di Bielorussia, adottata dalla Conferenza delle organizzazioni internazionali non governative del Consiglio d'Europa il 22 giugno 2011,
– vista la risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite del 17 giugno 2011, che condanna le violazioni dei diritti umani prima, durante e dopo le elezioni presidenziali in Bielorussia e chiede al governo bielorusso di porre fine alla «persecuzione» dei leader dell'opposizione,
– vista la dichiarazione sull'arresto di Ales Bialatski in Bielorussia, rilasciata il 5 agosto 2011 dalla vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton,
– visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che la Bielorussia è vincolata in virtù di impegni internazionali all'osservanza dei principi del diritto internazionale e dei valori fondamentali, segnatamente la democrazia, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
B. considerando che il difensore dei diritti umani Ales Bialatski, presidente del Centro per i diritti umani «Viasna» e vicepresidente della Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH), dopo essere stato trattenuto presso il centro di detenzione del Ministero dell'interno bielorusso è stato arrestato a Minsk il 4 agosto 2011 con l'accusa formale di evasione fiscale su larga scala («occultamento di profitti su scala particolarmente vasta») e incriminato il 12 agosto 2011 ai sensi della parte II dell'articolo 243 del codice penale bielorusso; considerando che Ales Bialatski rischia una pena consistente nella limitazione della libertà per un periodo fino a cinque anni o nella reclusione da tre a sette anni nonché la confisca dei beni, tra cui i locali della sede amministrativa dell'organizzazione «Viasna»;
C. considerando che i beni privati di Ales Bialatski a Minsk, la sua casa a Rakov e l'ufficio del «Viasna» a Minsk sono stati perquisiti dagli agenti del Comitato per la sicurezza dello Stato (KGB) e della Direzione investigativa finanziaria del Comitato statale di controllo, e che i suoi computer e altro materiale sono stati confiscati;
D. considerando che il 16 agosto 2011 un giudice distrettuale di Minsk ha respinto la richiesta presentata dall'avvocato di Ales Bialatski ai fini del rilascio del suo assistito su garanzia personale e che all'inizio di quella stessa settimana il periodo di carcerazione preventiva di Ales Bialatski era stato esteso a due mesi;
E. considerando che l'arresto è legato alla comunicazione di dati relativi ai conti bancari di Ales Bialatski alle autorità bielorusse da parte di alcuni Stati membri dell'UE; che nel cercare queste informazioni le autorità bielorusse hanno approfittato della cooperazione internazionale nel quadro di un accordo bilaterale di assistenza giuridica, sfruttando il sistema delle procedure e degli accordi internazionali sui trasferimenti finanziari – destinato a essere utilizzato per rintracciare terroristi e criminali – al fine di esercitare pieno controllo sulle organizzazioni non governative della società civile e sull'opposizione democratica bielorussa e di screditare l'assistenza dell'Unione europea alla società civile bielorussa;
F. considerando che le autorità fiscali bielorusse hanno interpretato le somme presenti nei conti di Ales Bialatski come suo reddito personale e lo hanno accusato di occultamento delle stesse;
G. considerando che le autorità bielorusse hanno rifiutato sistematicamente di registrare a livello nazionale quasi tutte le organizzazioni per i diritti umani del paese (al «Viasna» è stata negata la registrazione per ben tre volte negli ultimi anni); che, di conseguenza, dato che gli aiuti stranieri alle organizzazioni non governative in Bielorussia (nel caso del «Viasna» si tratta di fondi destinati a consentire all'organizzazione di fornire assistenza alle vittime della repressione di massa attuata dal regime bielorusso dopo le elezioni presidenziali del dicembre 2010) devono essere autorizzati dalle autorità bielorusse, i difensori dei diritti umani sono costretti ad aprire conti in paesi vicini per fornire un aiuto efficace ai rappresentanti della società civile indipendente;
H. considerando che le vessazioni nei confronti dei difensori e degli attivisti dei diritti umani sono sistematiche e diffuse; che di recente sono emerse informazioni riguardanti la persecuzione di difensori dei diritti umani, giornalisti e attivisti impegnati nella campagna per il rilascio di Ales Bialatski, con arresti, detenzioni, interrogatori, l'imposizione di ammende o la confisca di materiale stampato; che una delle persone interessate, Viktar Sazonau, è attualmente in attesa di giudizio;
I. considerando che il caso di Ales Bialatski rientra in un più ampio scenario di vessazioni perduranti da lungo tempo ai danni della società civile e dei difensori dei diritti umani a seguito delle elezioni presidenziali nel dicembre 2010, il che è sfociato in un drammatico deterioramento dei diritti umani e delle libertà civili e politiche in Bielorussia;
J. considerando che un gran numero di attivisti dell'opposizione, tra cui ex candidati presidenziali, giornalisti e difensori dei diritti umani, sono stati arrestati sulla base della loro partecipazione alla pacifica manifestazione post-elettorale del 19 dicembre 2010 a Minsk, accusati di «organizzazione di disordini di massa» e condannati ingiustamente a dure pene ammontanti fino a sette anni di detenzione in un carcere di alta o media sicurezza; considerando che, secondo quanto riportato, alcuni di loro sono stati sottoposti a torture fisiche e psicologiche, non hanno beneficiato di adeguata assistenza legale e medica o sono stati rimandati in prigione dopo un importante intervento chirurgico senza corretta riabilitazione medica;
1. esprime profonda preoccupazione per il deteriorarsi della situazione dei difensori dei diritti umani in Bielorussia; condanna fermamente il recente arresto e le accuse mosse a carico di Ales Bialatski, presidente del Centro per i diritti umani «Viasna», e il mancato rispetto da parte delle autorità bielorusse dei diritti fondamentali di libertà di riunione e di espressione;
2. deplora il fatto che le autorità bielorusse continuino a rifiutare di concedere status legale alle organizzazioni indipendenti per i diritti umani nel paese, impossibilitandole ad operare mediante l'introduzione di leggi repressive intese a far tacere le attività della società civile, e ricorrano alla minaccia di sanzioni penali per intimidire i difensori dei diritti umani;
3. ritiene, in questo contesto, e data la repressione senza precedenti della società civile in Bielorussia dopo le elezioni presidenziali del dicembre 2010, che il procedimento penale contro Ales Bialatski sia di matrice politica e miri a ostacolare la sua legittima attività di difensore dei diritti umani;
4. chiede che Ales Bialatski sia posto immediatamente e incondizionatamente in libertà e sia prosciolto dalle indagini e da tutte le accuse a suo carico;
5. condanna l'azione intrapresa contro il Centro per i diritti umani «Viasna» e sollecita le autorità bielorusse a porre fine a tutte le forme di vessazione ai danni di Ales Bialatski, del «Viasna» e del suo personale, di tutti gli altri difensori dei diritti umani e delle organizzazioni della società civile nel paese e a rispettare lo stato di diritto;
6. invita le autorità bielorusse ad abrogare l'articolo 193, paragrafo 1, del codice penale bielorusso, che vieta l'organizzazione di attività di associazioni pubbliche non registrate o la partecipazione alle stesse, in quanto tale disposizione è in contrasto con le norme internazionali in materia di libertà di associazione e costituisce una violazione da parte della Bielorussia dei suoi obblighi in quanto membro dell'OSCE e dell'ONU;
7. sottolinea che l'assistenza giuridica tra gli Stati membri dell'UE e la Bielorussia non dovrebbe diventare uno strumento di persecuzione politica e repressione;
8. deplora il fatto che le autorità bielorusse abbiano intenzionalmente usato in modo improprio e sfruttato la legge bielorussa e meccanismi bilaterali e internazionali;
9. invita le autorità bielorusse a osservare tutte le disposizioni della dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani e ad assicurare che i principi democratici, i diritti umani e le libertà fondamentali siano rispettati in ogni circostanza, in conformità con la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e con gli strumenti internazionali e regionali in materia di diritti umani ratificati dalla Bielorussia;
10. esorta le autorità bielorusse a rivedere la legislazione bielorussa, in particolare in materia di libertà di associazione e di espressione, a renderla conforme alle norme internazionali e, nel contempo, ad astenersi da ogni ulteriore abuso della legge;
11. invita il Consiglio, la Commissione e l'alto rappresentante a intensificare la pressione esercitata sulle autorità bielorusse, ampliando ulteriormente il divieto di visto e l'elenco sul congelamento dei beni per includervi quanti sono implicati nell'arresto di Ales Bialatski e nell'azione penale nei suoi confronti;
12. sottolinea che, alla luce dell'incessante repressione senza precedenti dell'opposizione e della società civile in Bielorussia, l'UE deve sostenere la costruzione della democrazia nel paese e trovare nuove modalità per aiutare la società civile bielorussa e i mezzi di comunicazione indipendenti a sensibilizzare l'opinione pubblica;
13. invita il vertice per il partenariato orientale, che si terrà a Varsavia il 28 e 29 settembre 2011, a rafforzare l'assistenza a favore dell'opposizione democratica bielorussa e delle organizzazioni della società civile e a collaborare attivamente con esse al fine di incoraggiare e rafforzare i loro sforzi per garantire la democrazia;
14. invita le autorità bielorusse a garantire un'adeguata assistenza legale e medica per tutti i prigionieri politici e a rilasciarli immediatamente e senza condizioni, prosciogliendoli da ogni accusa e ripristinando integralmente i loro diritti civili;
15. sottolinea che il potenziale impegno dell'UE con la Bielorussia dovrebbe essere soggetto a condizioni rigorose e subordinato a un impegno da parte di tale paese a rispettare gli standard democratici, i diritti umani e lo stato di diritto, come affermato nella dichiarazione congiunta del vertice di Praga per il partenariato orientale del 7 maggio 2009, che è stata cofirmata dal governo bielorusso;
16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alle Assemblee parlamentari dell'OSCE e del Consiglio d'Europa e al governo e al parlamento della Bielorussia.
Sudan: situazione nel Kordofan meridionale e nello Stato del Nilo Blu
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 settembre 2011 sul Sudan: situazione nel Kordofan meridionale ed esplosione degli scontri nello stato del Nilo azzurro
– visto l'accordo di pace globale firmato il 9 gennaio 2005,
– vista la dichiarazione dell'Unione africana del 31 gennaio 2011,
– vista la dichiarazione dell'UE e dei suoi Stati membri del 9 luglio 2011 sull'indipendenza della Repubblica del Sudan del Sud,
– viste le dichiarazioni di Catherine Ashton, Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 6 settembre 2011, sull'esplosione degli scontri nello stato del Nilo azzurro, e del 26 agosto 2011, sulla situazione nel Kordofan meridionale,
– viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri del 20 giugno 2011,
– vista la dichiarazione del Commissario Georgieva del 26 agosto 2011 sull'accesso degli aiuti umanitari nel Kordofan meridionale,
– vista la dichiarazione del Presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek del 21 giugno 2011 sulla situazione nella zona di Abyei e nel Kordofan meridionale,
– vista la dichiarazione dell'Unione africana del 20 agosto 2011 sull'accordo tra il governo del Sudan e il governo del Sudan del Sud concernente la missione di sostegno per il controllo dei confini,
– vista la relazione preliminare dell'Alto Commissariato per i diritti umani dell'ONU, dell'agosto 2011, sulle violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti dell'uomo nel Kordofan meridionale dal 5 al 30 giugno 2011,
– visto l'accordo quadro sulle disposizioni in materia di politica e sicurezza negli stati del Nilo azzurro e del Kordofan firmato il 28 giugno 2011,
– vista la dichiarazione del Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, del 2 settembre 2011, che esorta a mettere fine agli scontri negli stati del Kordofan meridionale e del Nilo azzurro,
– visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che nel Kordofan meridionale perdurano le tensioni, con scontri tra le forze armate del Sudan e il Movimento popolare di liberazione del Sudan (Sudan People's Liberation Movement-North - SPLMNorth) e rinnovati scontri anche nello stato del Nilo azzurro;
B. considerando che il conflitto armato nel Kordofan meridionale tra le forze sudanesi e il Movimento popolare di liberazione del Sudan ha causato la perdita di vite umane e lo spostamento di migliaia di persone nei paesi confinanti;
C. considerando che il 23 agosto 2011 il presidente Bashir ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale di due settimane nel Kordofan meridionale ma ha comunicato anche che nessuna organizzazione straniera sarebbe stata autorizzata a operare nella regione;
D. considerando che il 2 settembre 2011 il presidente Bashir ha annunciato la sospensione della costituzione provvisoria nello stato del Nilo azzurro e proclamato lo stato di emergenza in seguito ai sanguinosi scontri avvenuti nella regione tra l'esercito sudanese e le forze schierate con il Sudan del Sud, contribuendo all'esodo di migliaia di residenti;
E. considerando che gli attacchi perpetrati nel Kordofan meridionale a danno della popolazione civile comprendono esecuzioni sommarie ed extragiudiziali mirate, rivolte principalmente contro presunti sostenitori del Movimento popolare di liberazione del Sudan, arresti e reclusioni arbitrari (in relazione ai quali si teme che i detenuti abbiano subito torture o altri trattamenti disumani o degradanti), perquisizioni casa per casa presumibilmente a danno del gruppo etnico Nuba, sparizioni forzate, distruzione di chiese e saccheggi;
F. considerando che oltre 200 000 persone sono state allontanate o gravemente colpite dai recenti scontri e che 5 000 persone sono giunte nel Sudan del Sud (Stato unitario) per sfuggire al conflitto; che tali cifre potrebbero aumentare notevolmente nei prossimi mesi con il perdurare degli scontri nella regione;
G. considerando che nonostante il cessate il fuoco l'esercito del Sudan bombarda indiscriminatamente aree civili nella regione delle montagne di Nuba nel Kordofan meridionale e impedisce agli aiuti umanitari di raggiungere gli sfollati;
H. considerando che le agenzie umanitarie non sono riuscite a ottenere l'autorizzazione a operare nel Kordofan meridionale, dato che il conflitto è scoppiato in giugno e non sono ancora state valutate le esigenze; che il governo sudanese ha rifiutato la richiesta avanzata dalle forze di pace dell'ONU di stabilirsi nel Kordofan meridionale, nel Nilo azzurro e nella zona di Abyei dopo l'indipendenza del sud del paese;
I. considerando che le forze di sicurezza del Sud Sudan sono state accusate di interferire con il lavoro delle organizzazioni umanitarie, requisendo veicoli, aggredendo fisicamente gli operatori umanitari e saccheggiando le sedi delle organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, ai cui operatori è stato negato l'accesso a molte zone del Kordofan meridionale, impedendo loro di indagare ed effettuare una missione di valutazione indipendente sul campo;
J. considerando che a gran parte della popolazione della regione continua a mancare il cibo e che la situazione è aggravata dal conflitto, dall'aumento dei prezzi delle materie prime e dalla carestia nel Corno d'Africa;
K. considerando che nel 2011 la Commissione ha stanziato 100 milioni di EUR, di cui 11 milioni destinati alle aree transitorie, ma che sinora il finanziamento dell'appello internazionale per il Sudan del Sud è garantito solo per il 37%;
L. considerando che sono stati compiuti progressi limitati sugli aspetti dell'accordo di pace globale (CPA) che consentirebbero di giungere a un'intesa sui negoziati post-referendum concernenti questioni quali la condivisione dei proventi del petrolio, la demarcazione dei confini, la cittadinanza, la divisione dei debiti e degli attivi e i referendum nel Kordofan meridionale, nel Nilo azzurro e nella zona di Abyei;
M. considerando che la situazione del Darfur continua a destare grande preoccupazione, con la missione delle Nazioni Unite in Darfur che segnala vessazioni, rapimenti e minacce generali per la sicurezza da parte della Central Reserve Police nei campi in cui sono ospitati gli sfollati interni;
1. deplora la perdita di vite umane, la violenza, le violazioni dei diritti umani e la mancanza di accesso umanitario negli stati del Kordofan meridionale e del Nilo azzurro; condanna fermamente l'invasione degli stati del Kordofan meridionale e del Nilo azzurro da parte dell'esercito del Sudan; esorta tutte le parti a porre immediatamente fine agli scontri e a cercare una soluzione politica basata sull'accordo del 28 giugno 2011; chiede inoltre la revoca dello stato di emergenza nello stato del Nilo azzurro;
2. ricorda a tutte le parti l'obbligo di rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti dell'uomo; chiede in particolare di fermare le esecuzioni sommarie ed extragiudiziali, gli arresti e le reclusioni arbitrari, le torture, le sparizioni forzate e i saccheggi; chiede inoltre di porre fine ai bombardamenti aerei indiscriminati del Sudan e sottolinea che i presunti responsabili di qualsiasi violazione dovranno essere chiamati a risponderne sulla base di un'indagine indipendente delle Nazioni Unite;
3. valuta positivamente l'accordo dell'8 settembre 2011 mediato dall'Unione africana, con il quale entrambe le parti accettano di spostare gli eserciti dalla zona contesa di Abyei; invita il Sudan e il Sudan del Sud ad aderire a tutte le disposizioni dell'accordo di pace globale del 2005, al fine di promuovere una pace duratura, sostenere il diritto dei popoli all'autodeterminazione, rispettare i confini stabiliti e agevolare infine la riconciliazione tra i due paesi; ribadisce l'impegno dell'UE a coinvolgere il Sudan e il Sudan del Sud nella promozione di una governance democratica e del rispetto dei diritti umani di tutto il popolo sudanese;
4. chiede a tutte le parti di consentire alle agenzie umanitarie l'accesso immediato e senza riserve a tutti coloro che hanno bisogno, senza compiere atti intimidatori e di violenza; sottolinea energicamente l'obbligo di proteggere i civili e gli operatori umanitari; esprime preoccupazione per il fatto che solo gli organismi controllati dal governo e gli operatori umanitari locali possono prestare assistenza umanitaria, mentre le scorte e le forniture di generi di prima necessità si stanno esaurendo;
5. esprime preoccupazione per le notizie di tentativi, da parte del governo, di costringere gli sfollati a tornare nelle zone in cui le loro vite e la loro sicurezza sarebbero a rischio; chiede il rispetto dei diritti degli sfollati interni;
6. invita la Commissione, gli Stati membri dell'UE e la comunità internazionale a onorare gli impegni di finanziamento a favore della regione, in particolare per affrontare la grave carenza di aiuti alimentari, rifugi e ripari di emergenza; invita a prestare particolare attenzione alla situazione della sicurezza alimentare e alle misure da mettere in atto in caso di peggioramento della situazione; ritiene che potrebbe essere necessario potenziare l'assistenza per superare l'incombente minaccia di una nuova crisi umanitaria su vasta scala nella regione;
7. sottolinea il proprio sostegno a favore degli sforzi esplicati dal Gruppo di attuazione di alto livello dell'Unione africana per il Sudan, sotto la guida di Thabo Mbeki e con il coinvolgimento della Lega araba, e invita la comunità internazionale a facilitare i negoziati tra le parti dell'ACP e gli sforzi del rappresentante speciale per il Sudan del Segretario generale delle Nazioni Unite;
8. esprime seria preoccupazione per le informazioni relative a un maggiore ricorso alle mine antiuomo nella regione; ribadisce la propria ferma opposizione all'uso delle mine e chiede l'interruzione immediata di tale pratica;
9. chiede all'Unione africana di rafforzare la cooperazione con il TPI, al fine di promuovere la consapevolezza e il sostegno dei diritti umani in tutto il continente africano; chiede di porre fine all'impunità per tutti i crimini perpetrati durante la guerra nel Sudan e auspica che il Presidente Omar al-Bashir sia presto processato all'Aia, nell'ambito del necessario ristabilimento della giustizia, dello Stato di diritto e del rispetto per le vittime di tali crimini;
10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per la politica estera e di sicurezza, nonché al Consiglio di sicurezza e al Segretario generale delle Nazioni Unite, al rappresentante speciale dell'UE per il Sudan del Sud, al governo del Sudan, al governo del Sudan del Sud, alle istituzioni dell'Unione africana e al presidente del gruppo di alto livello per il Sudan dell'Unione africana, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e ai governi degli Stati membri.
Eritrea: il caso di Isaak Dawit
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Risoluzione del Parlamento europeo del 15 settembre 2011 sull'Eritrea: il caso di Dawit Isaak
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
– visti gli articoli 2, 3, 6, paragrafo 3, e l'articolo 21, paragrafo 2, lettere a) e b), del trattato sull'Unione europea,
– vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, di cui l'Eritrea è parte, in particolare gli articoli 6, 7, e 9,
– visto l'articolo 9 dell'accordo di partenariato ACP-UE quale modificato nel 2005 (accordo di Cotonou), di cui l'Eritrea è firmataria,
– viste la dichiarazione della Presidenza del Consiglio sui prigionieri politici in Eritrea, del 22 settembre 2008, e le successive dichiarazioni da allora rilasciate dal Consiglio e dalla Commissione sull'Eritrea e sulla situazione dei diritti umani,
– viste le proprie precedenti risoluzioni sull'Eritrea e in particolare quelle riguardanti i diritti umani e il caso di Dawit Isaak,
– visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. profondamente preoccupato per il deteriorarsi della situazione dei diritti umani in Eritrea e per la palese mancanza di cooperazione da parte delle autorità eritree, nonostante i ripetuti appelli dell'Unione europea e delle organizzazioni internazionali per i diritti umani;
B. considerando che l'UE è fortemente e chiaramente impegnata nella tutela dei diritti umani come valore fondamentale e che la libertà di stampa e di parola fanno parte di tali diritti universali e vitali;
C. considerando che lo stato di diritto è un principio che non deve mai essere messo in questione;
D. considerando che migliaia di eritrei, tra cui ex membri di alto livello del partito di governo, sono stati imprigionati, senza un'imputazione, senza un giusto processo e senza poter avere contatti con i propri avvocati o le proprie famiglie, in seguito alle loro critiche pubbliche nei confronti del Presidente Isaias Afewerki nel 2001;
E. considerando che dal settembre 2001 dieci giornalisti indipendenti sono detenuti ad Asmara, e tra loro un cittadino svedese, Dawit Isaak, che non è stato processato per alcun reato e sulla cui sorte le autorità eritree hanno rifiutato qualsiasi commento;
F. considerando che il 23 settembre 2011 Isaak, ex reporter di un giornale indipendente in Eritrea, avrà trascorso 10 interi anni in prigione senza imputazioni, processo o legittima udienza, e che egli è considerato a livello internazionale un prigioniero di coscienza;
G. considerando che un parere giuridico presentato al Presidente del Parlamento europeo nel settembre 2010 sottolinea che l'UE ha l'obbligo giuridico e morale di proteggere i suoi cittadini in conformità della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della giurisprudenza della Corte di giustizia europea;
H. indignato per il persistente rifiuto del governo eritreo di fornire qualsiasi informazione sulla situazione dei prigionieri, compresi il luogo di detenzione e se siano ancora vivi;
I. considerando che, secondo quanto riferito da ex agenti di custodia, più della metà dei funzionari e giornalisti arrestati nel 2001 sono morti;
J. considerando che l'UE è un partner importante per l'Eritrea in termini di aiuti allo sviluppo e di assistenza;
1. constata con grande preoccupazione la situazione dei diritti umani in Eritrea, che permane deplorevole, in particolare la mancanza di libertà d'espressione e il persistere della presenza di prigionieri politici, detenuti in violazione dei principi dello stato di diritto e della Costituzione del paese;
2. deplora il fatto che Dawit Isaak non ha ancora riacquistato la libertà e ha dovuto trascorrere 10 anni come prigioniero di coscienza; esprime timori per la sua vita, date le dure condizioni carcerarie notoriamente esistenti in Eritrea e la mancanza d'accesso alle cure sanitarie necessarie;
3. invita le autorità eritree a rilasciare immediatamente Dawit Isaak e gli ex alti funzionari, nel rispetto della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;
4. invita le autorità eritree a revocare la messa al bando della stampa indipendente del paese e a rilasciare immediatamente i giornalisti indipendenti e tutte le altre persone che sono state imprigionate solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà d'espressione;
5. rinnova il suo appello allo Stato eritreo a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici, tra cui Dawit Isaak; esige, ove non sia possibile la loro immediata liberazione, che lo Stato eritreo conceda l'assistenza medica e legale a questi e agli altri prigionieri; esige inoltre che ai rappresentanti dell'UE e dei suoi Stati membri sia consentito di entrare in contatto col sig. Isaak al fine di accertare le sue necessità in termini di assistenza sanitaria e d'altro tipo;
6. invita il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a intensificare gli sforzi dell'UE e dei suoi Stati membri per la liberazione di Dawit Isaak;
7. invita il Consiglio a fare un uso più attivo dei meccanismi di dialogo associati al programma dell'UE di assistenza allo sviluppo dell'Eritrea, al fine di trovare con urgenza soluzioni che portino alla liberazione dei prigionieri politici e a una maggiore democraticità nel governo del paese; invita in questo contesto il Consiglio a garantire che l'assistenza allo sviluppo fornita dall'UE non vada a beneficio del governo eritreo, ma sia strettamente finalizzata ai bisogni della popolazione;
8. rivolge un appello all'Unione africana, in quanto partner dell'UE esplicitamente impegnato a favore dei valori universali della democrazia e dei diritti umani, affinché intensifichi la sua attività in relazione alla deplorevole situazione esistente in Eritrea e cooperi con l'Unione europea per ottenere la liberazione di Dawit Isaak e degli altri prigionieri politici;
9. segue con interesse l'iter giudiziario dell'istanza di rilascio di Dawit Isaak presentata da avvocati europei alla Corte suprema eritrea nel luglio 2011;
10. chiede ancora una volta che si tenga una conferenza interna nazionale in Eritrea che riunisca i leader dei vari partiti politici e i rappresentanti della società civile al fine di trovare una soluzione alla crisi attuale e di mettere il paese sulla via della democrazia, del pluralismo politico e dello sviluppo sostenibile;
11. sottolinea con il massimo vigore la gravità e l'urgenza delle questioni sopra illustrate;
12. esprime il suo sincero sostegno e la sua solidarietà alle famiglie di questi prigionieri politici;
13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, al parlamento e al governo dell'Eritrea, al Parlamento panafricano, al COMESA, all'IGAD, ai Copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e all'Unione Africana.
Epilessia
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Decisione del Parlamento europeo del 15 settembre 2011 sull'epilessia
A. considerando che l'epilessia è il più diffuso disturbo neurologico grave,
B. considerando che 6 000 000 persone in Europa soffrono di epilessia e che ogni anno vengono diagnosticati 300 000 nuovi casi,
C. considerando che fino al 70% delle persone affette da epilessia, se sottoposto a cure adeguate, può non subire attacchi epilettici e che il 40% delle persone affette da epilessia non riceve tali cure,
D. considerando che il 40% dei bambini affetti da epilessia ha difficoltà a scuola,
E. considerando che si registrano alti livelli di disoccupazione tra le persone affette da epilessia in Europa,
F. considerando che le persone affette da epilessia sono soggette a stigmatizzazione e pregiudizi,
G. considerando che l'epilessia comporta danni per la salute, pregiudica tutti gli aspetti della vita e può costituire un onere fisico, psicologico e sociale per gli individui e le famiglie,
1. invita la Commissione e il Consiglio a:
–
incoraggiare la ricerca e l'innovazione nell'ambito della prevenzione, della diagnosi precoce e della cura dell'epilessia;
–
dare priorità all'epilessia in quanto grave malattia che impone un onere significativo in tutta Europa;
–
adottare iniziative per incoraggiare gli Stati membri a garantire una pari qualità di vita alle persone affette da epilessia, anche nell'ambito dell'istruzione, dell'occupazione, dei trasporti e dell'assistenza sanitaria pubblica, per esempio stimolando lo scambio delle migliori pratiche;
–
incoraggiare una concreta valutazione d'impatto sulla salute di tutte le principali politiche nazionali e dell'UE;
2. invita gli Stati membri a introdurre una legislazione adeguata per la protezione dei diritti di tutte le persone affette da epilessia;
3. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente dichiarazione, con l'indicazione dei nomi dei firmatari(1), alla Commissione e ai parlamenti degli Stati membri.