Progetto di bilancio rettificativo n. 1/2012: finanziamento di ITER
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 concernente la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 1/2012 dell'Unione europea per l'esercizio 2012, sezione III – Commissione (08136/2012 – C7-0088/2012 – 2012/2011(BUD))
– visti l'articolo 314 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e l'articolo 106 bis del trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica,
– visto il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee(1), in particolare gli articoli 37 e 38,
– visto il bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2012, definitivamente adottato il 1° dicembre 2011(2),
– visto l'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria(3),
– visto il progetto di bilancio rettificativo n. 1/2012 presentato dalla Commissione il 27 gennaio 2012 (COM(2012)0031),
– vista la posizione sul progetto di bilancio rettificativo n. 1/2012 adottata dal Consiglio il 26 marzo 2012 (08136/2012 – C7-0088/2012),
– visti gli articoli 75 ter e 75 sexies del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per i bilanci (A7-0097/2012),
A. considerando che l'obiettivo del progetto di bilancio rettificativo n. 1/2012 è quello di iscrivere nel bilancio 2012, all'articolo 08 20 02 Euratom ‐ Impresa comune ITER ‐ Fusione per l'energia (F4E), un importo pari a 650 milioni di EUR in stanziamenti d'impegno;
B. considerando che questo adeguamento di bilancio è pienamente conforme all'accordo raggiunto tra il Parlamento e il Consiglio nel dicembre 2011 per coprire i costi aggiuntivi di 1 300 milioni di EUR del progetto ITER nel biennio 2012-2013;
1. prende atto del progetto di bilancio rettificativo n. 1/2012;
2. approva, senza modifiche, la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 1/2012 e incarica il suo Presidente di constatare che il bilancio rettificativo n. 1/2012 è definitivamente adottato e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;
3. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.
– visto l'articolo 165 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– visti gli articoli 2 e 3 del trattato sull'Unione europea,
– vista la comunicazione della Commissione del 20 settembre 2011 dal titolo «Sostenere la crescita e l'occupazione – un progetto per la modernizzazione dei sistemi d'istruzione superiore in Europa» (COM(2011)0567), unitamente al documento di lavoro dei servizi della Commissione che accompagna detta comunicazione, relativo ai recenti sviluppi nei sistemi d'istruzione superiore europei (SEC(2011)1063),
– vista la comunicazione della Commissione del 29 giugno 2011 dal titolo «Un bilancio per la strategia 2020» (COM(2011)0500),
– vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2010 dal titolo «Iniziativa faro Europa 2020 – L'Unione dell'innovazione» (COM(2010)0546),
– vista la comunicazione della Commissione del 15 settembre 2010 intitolata «Youth on the Move – Un'iniziativa per valorizzare il potenziale dei giovani ai fini di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione europea» (COM(2010)0477),
– vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 intitolata «Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),
– vista la comunicazione della Commissione del 10 maggio 2006 dal titolo «Portare avanti l'agenda di modernizzazione delle università: istruzione, ricerca e innovazione» (COM(2006)0208),
– viste le conclusioni del Consiglio del 28 novembre 2011 sulla modernizzazione dell'istruzione superiore(1),
– vista la raccomandazione del Consiglio del 28 giugno 2011 sulla promozione della mobilità dei giovani per l'apprendimento(2),
– viste le conclusioni del Consiglio, del 14 febbraio 2011, sul ruolo dell'istruzione e della formazione nell'attuazione della strategia Europa 2020(3),
– viste le conclusioni del Consiglio dell'11 maggio 2010 sulla dimensione sociale dell'istruzione e della formazione(4),
– viste le conclusioni del Consiglio dell'11 maggio 2010 sull'internazionalizzazione dell'istruzione superiore(5),
– viste le conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009 su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione (ET 2020)(6),
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 17 giugno 2010, in particolare la parte intitolata «Nuova strategia europea per l'occupazione e la crescita»(7),
– vista la propria risoluzione del 26 ottobre 2011 su un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione(8),
– vista la propria risoluzione del 12 maggio 2011 su «Youth on the Move: – un quadro per migliorare i sistemi europei di istruzione e di formazione»(9),
– vista la propria risoluzione del 18 maggio 2010 su «una strategia dell'Unione europea per investire nei giovani e conferire loro maggiori responsabilità»(10),
– vista la propria risoluzione del 25 ottobre 2011 sulla mobilità e l'integrazione delle persone con disabilità e la strategia europea in materia di disabilità 2010-2020(11),
– vista la propria risoluzione del 9 marzo 2011 sulla strategia dell'UE per l'inclusione dei rom(12),
– vista la propria risoluzione del 20 maggio 2010 sul dialogo università-imprese: un nuovo partenariato per la modernizzazione delle università in Europa(13),
– vista la propria risoluzione del 23 settembre 2008 sul processo di Bologna e la mobilità degli studenti(14),
– vista la sua risoluzione del 13 marzo 2012 sul contributo delle istituzioni europee al consolidamento e all'avanzamento del Processo di Bologna(15),
– visto l'articolo 48 del proprio regolamento,
– visti la relazione della commissione per la cultura e l'istruzione e il parere della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0057/2012),
A. considerando che la crisi economica – e le sue conseguenze in termini di misure d'austerità e tagli di bilancio –, i mutamenti demografici, il rapido cambiamento tecnologico e la conseguente domanda di nuove competenze rappresentano sfide impegnative per i sistemi d'istruzione superiore in Europa e rendono necessario apportare ad essi riforme di ampia portata, che non devono però nuocere alla qualità dell'insegnamento;
B. considerando che in una società basata sulla conoscenza il futuro si fonda sull'istruzione, la ricerca e l'innovazione;
C. considerando che le persone devono essere aiutate a ripensare le proprie carriere e devono ampliare nonché aggiornare le proprie competenze e conoscenze a un ritmo sempre più rapido per rispondere alle sfide del mercato del lavoro, tenendo conto che sussiste una differenza tra i corsi di studio professionalizzanti, dove un'armonizzazione europea è realizzabile e auspicabile, e quelli umanistici, dove dovrebbe sussistere e permanere una sostanziale libertà e autonomia dei percorsi di studio e di ricerca in relazione sia alle differenze storico-culturali fra gli Stati membri dell'Unione europea sia alla diversità degli istituti d'istruzione superiore per quanto riguarda la didattica e la loro specifica missione;
D. considerando che, secondo la strategia Europa 2020, entro il 2020 almeno il 40% delle persone tra i 30 e i 34 anni in Europa dovrà essere titolare di un diploma d'istruzione superiore o di una qualifica equivalente, tenuto conto della stima secondo cui il 35% di tutti i lavori nell'UE richiederà qualifiche di questo tipo; constatando tuttavia che nel 2010 solo il 26% della forza lavoro dell'UE ha raggiunto questo livello di qualifica;
E. considerando che nell'UE oltre il 21% dei giovani sono disoccupati;
F. considerando che, nel 2010, nell'UE il 16,5% dei giovani non seguivano corsi di studio né erano inseriti nel mercato del lavoro;
G. considerando che nell'UE, nel 2010, la disoccupazione tra coloro che sono in possesso di un diploma d'istruzione superiore si attestava al 5,4%, contro una percentuale superiore al 15% tra coloro che hanno completato solamente l'istruzione secondaria inferiore; che peraltro la maggioranza dei laureati impiega sempre più tempo per trovare un lavoro sicuro;
H. considerando che, nonostante le donne rappresentino oltre il 60% dei laureati, la maggior parte dei posti universitari di livello più alto (ad esempio posti di post-dottorato e cattedre d'insegnamento) sono tuttora occupati da uomini;
I. considerando che solo il 13% degli istituti di istruzione superiore è diretto da donne e appena il 9% delle università ha una donna a capo del personale, e che quindi le donne hanno un'influenza nettamente inferiore nel processo decisionale in materia di ricerca;
J. considerando che 75 delle 200 migliori università a livello mondiale si trovano negli Stati membri dell'UE;
K. considerando che solo 200 dei 4.000 istituti d'istruzione superiore d'Europa sono classificati tra i migliori 500 del mondo;
L. considerando che l'università è un patrimonio europeo prezioso, quasi millenario, la cui importanza per il progresso della società non può essere ridotta al suo contributo all'economia e la cui evoluzione non deve dipendere soltanto dalla sua capacità di adattarsi alle esigenze dell'attuale modello economico;
M. considerando che si deve incoraggiare la parità di accesso di tutti i giovani all'istruzione e formazione superiore;
N. considerando che le università favoriscono l'autonomia e la creatività degli individui e svolgono un ruolo importantissimo per la valorizzazione della conoscenza, e che perciò gli Stati membri devono fare tutto il possibile per garantire che l'istruzione superiore sia accessibile al maggior numero di persone, senza alcuna discriminazione, in particolare a sfondo sociale, economico, culturale, razziale o politico;
O. considerando che l'istruzione, in particolare l'istruzione superiore e post-secondaria, è responsabile della formazione degli atteggiamenti e dei valori che sono alla base della società civile;
P. considerando che la legislazione dei rispettivi Stati membri considera l'istruzione superiore uno strumento fondamentale per determinare il futuro dei cittadini dell'UE;
Q. considerando che l'istruzione è una responsabilità pubblica degli Stati membri e che è importante assicurare che gli istituti d'istruzione superiore ricevano supporto finanziario, innanzitutto e soprattutto tramite adeguati finanziamenti pubblici;
R. considerando che la creazione di uno Spazio europeo dell'istruzione superiore (SEIS o EHEA) è un'opportunità importante che potrebbe contribuire all'integrazione europea, pur rispettando la diversità dell'insegnamento nei diversi Stati membri dell'UE e delle missioni dell'istruzione superiore nei confronti della società;
S. considerando che l'Unione europea è chiamata a svolgere un ruolo importante nel rafforzamento di tale Spazio valorizzando le iniziative e la cooperazione degli Stati membri in questo campo;
Il ruolo in evoluzione degli istituti d'istruzione superiore
1. invita gli istituti d'istruzione superiore a integrare nei propri programmi l'apprendimento permanente, con l'ausilio di aiuti economici e piani di studio differenti, e ad adeguarsi a una platea di studenti comprendente adulti, anziani, studenti non tradizionali, studenti a tempo pieno che devono contemporaneamente lavorare e persone con disabilità; invita pertanto gli istituti di istruzione superiore ad attuare programmi volti a eliminare gli ostacoli e le barriere esistenti;
2. invita gli istituti d'istruzione superiore a tener conto delle esigenze dei professionisti che, nel quadro dell'apprendimento permanente, hanno bisogno di aggiornare e ampliare le proprie competenze a intervalli regolari, anche mediante l'organizzazione ed il perfezionamento di corsi di aggiornamento accessibili a tutte le categorie sociali, una stretta collaborazione con i datori di lavoro e lo sviluppo di corsi che rispondano alle esigenze del mercato del lavoro e che possano facilitare il ritorno alla formazione dei lavoratori disoccupati;
3. invita gli istituti d'istruzione superiore a mantenere lo spirito d'autonomia didattica e di ricerca pur predisponendo specifici corsi di studio al fine di andare incontro alle esigenze di professionisti che desiderano aggiornare le proprie competenze;
4. ribadisce che l'istruzione superiore possiede il potenziale per promuovere l'inclusione sociale, l'avanzamento sociale e la mobilità sociale ascendente; invita gli Stati membri, i governi regionali e locali e gli istituti d'istruzione superiore, nel rispetto del principio di sussidiarietà, a intensificare – anche attraverso lo sviluppo di adeguati programmi di sostegno finanziario – i loro sforzi per allargare l'accesso equo agli studi per tutti, dalla prima infanzia fino all'istruzione superiore, indipendentemente da sesso, appartenenza etnica, lingua, religione, disabilità o provenienza sociale, e a combattere tutte le forme di discriminazione, riconoscendo il multiculturalismo e il multilinguismo, comprese le lingue dei segni, come valori fondamentali dell'Unione europea che vanno incoraggiati;
5. invita gli Stati membri a dedicare maggiore attenzione e a dare sostegno agli istituti d'istruzione superiore che si rivolgono a minoranze nazionali, etniche o linguistiche tradizionali, specialmente se si tratta di culture e lingue in pericolo;
6. invita gli istituti d'istruzione superiore a incoraggiare la partecipazione degli studenti alle attività sportive;
7. sottolinea la complementarità delle forme d'istruzione superiore statali, private e religiose in tutta Europa;
8. pone l'accento sull'importanza di promuovere i valori democratici, allo stesso tempo sottolineando la necessità di acquisire una buona conoscenza dell'integrazione europea e assicurando che i regimi totalitari dell'Europa del passato siano compresi come parte della sua storia comune;
9. pone altresì l'accento sulla necessità di proseguire nel solco dell'istruzione tradizionale in uno spirito accademico e di non permettere che il sistema dell'istruzione sia completamente subordinato al mercato del lavoro, essendo necessario plasmare negli studenti valori etici e morali mentre al tempo stesso si pone attenzione ai progressi accademici;
10. invita gli Stati membri e gli istituti d'istruzione superiore a stabilire un quadro generale – comprendente regole, responsabilità, obiettivi politici ed educativi, qualità e priorità di formazione e ricerca – dentro cui promuovere le migliori prassi e rispondere alle sfide lanciate dalla società della comunicazione;
11. sottolinea che il personale accademico e gli studenti universitari, nonché le loro organizzazioni e associazioni, devono essere coinvolti nella modernizzazione degli istituti d'istruzione superiore; rileva che vanno premiate sia l'eccellenza nella ricerca, intesa in senso ampio, che l'eccellenza nell'insegnamento e nei risultati scientifici, senza per questo penalizzare quelle istituzioni universitarie – per esempio le facoltà umanistiche – che mal si adattano a criteri di valutazione e di rendimento riconducibili unicamente alle competenze richieste dall'economia di mercato;
12. sottolinea che la qualità e la pertinenza dell'istruzione superiore costituiscono requisiti essenziali per trarre pieno vantaggio dal capitale intellettuale dell'Europa;
13. propone di introdurre criteri chiari e uniformi con cui stilare classifiche paneuropee degli istituti d'istruzione superiore, permettendo così ai futuri studenti di effettuare una scelta informata dell'università a cui iscriversi e fornendo loro informazioni complete sui diversi atenei;
14. appoggia l'iniziativa della Commissione di varare, in cooperazione con tutte le istituzioni, gli studenti e gli altri soggetti coinvolti, uno strumento multidimensionale per la classificazione differenziata degli istituti d'istruzione superiore e il loro inserimento in una graduatoria di valore in base a caratteristiche come una lunga tradizione d'insegnamento superiore in Europa, la qualità dell'insegnamento, il sostegno agli studenti (sotto forma di borse di studio, orientamento, alloggio), l'accessibilità fisica e l'accessibilità in termini di informazione e comunicazione, l'impegno a livello regionale e il trasferimento delle conoscenze; è contrario invece a una classificazione degli istituti d'istruzione superiore sulla base di indicatori di prestazione non omogenei, che non tengono conto della diversità dei percorsi formativi e dei programmi e della diversità linguistica nelle università europee;
15. sottolinea inoltre che tale strumento non dovrà limitarsi alla compilazione di classifiche convenzionali, e che nei risultati si dovrà dare la dovuta attenzione alle caratteristiche specifiche degli istituti;
16. suggerisce di prendere in considerazione l'istituzione di un meccanismo comune per il monitoraggio e la valutazione della conformità degli istituti d'istruzione superiore, sia pubblici che privati, agli standard accademici;
Finanziamento dei sistemi d'istruzione superiore
17. sottolinea che l'istruzione superiore è un bene pubblico che promuove la cultura, la diversità, i valori democratici e lo sviluppo personale e prepara gli studenti a diventare cittadini attivi che sosterranno la coesione europea;
18. insiste ancora una volta sulla necessità che gli Stati membri raggiungano l'obiettivo dell'investimento del 2% del PIL nell'istruzione;
19. sottolinea che il finanziamento, principalmente pubblico ma anche privato, è di primaria importanza per la modernizzazione dei sistemi d'istruzione superiore; mette in rilievo che gli investimenti nell'istruzione superiore in Europa sono cruciali per superare l'attuale crisi economica; invita gli Stati membri e gli istituti d'istruzione superiore ad ampliare i programmi di borse di studio e di sussidi per gli istituti e a sviluppare metodi innovativi per finanziare meccanismi in grado di contribuire a un funzionamento più efficiente degli istituti d'istruzione superiore, di integrare i finanziamenti pubblici senza aumentare la pressione sulle famiglie e di rendere l'istruzione superiore accessibile a tutti; esprime rincrescimento per i rilevanti tagli di bilancio nel settore dell'istruzione in diversi Stati membri e per il costante aumento delle tasse scolastiche, col conseguente considerevole aumento del numero di studenti che vivono in condizioni di precarietà:
20. chiede che il bilancio dell'UE per il periodo 2014-2020 preveda, nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo, spese per l'istruzione superiore connesse a investimenti in infrastrutture universitarie e personale accademico;
Il passaggio dall'istruzione superiore al mercato del lavoro
21. invita gli istituti d'istruzione superiore ad adattarsi alle nuove sfide creando nuovi campi di studio che riflettano le esigenze del mercato del lavoro, tenendo conto dello sviluppo della scienza e della tecnologia e mantenendo un giusto equilibrio tra conoscenze teoriche e competenze pratiche;
22. invita a promuovere le migliori prassi in grado di aiutare gli istituti d'istruzione superiore a rafforzare – attraverso il coinvolgimento degli studenti – l'insegnamento e la ricerca in tutte le discipline e a fornire ulteriori qualifiche fondamentali per il mondo del lavoro, così da facilitare il passaggio dei giovani dall'istruzione superiore al mercato del lavoro;
23. chiede che gli istituti d'istruzione superiore siano pronti sia a offrire una formazione professionale continua sia a creare corsi per i lavoratori privi di titolo di studio secondario superiore, in modo da attingere a un bacino supplementare per poter raggiungere la percentuale di laureati necessaria;
24. esorta la Commissione a presentare la sua proposta per un quadro di qualità per i tirocini; mette in risalto il successo dei «tirocini Erasmus», che offrono agli studenti l'opportunità di fare un'esperienza di lavoro all'estero, e insiste affinché questa azione prosegua nell'ambito del nuovo programma e sia rafforzata mediante idonei finanziamenti;
25. invita gli istituti d'istruzione superiore e le istituzioni responsabili del settore dell'istruzione a livello regionale, nazionale ed europeo a monitorare le tendenze dei fabbisogni del mercato del lavoro, in modo da corrispondere in modo più preciso alle future necessità in termini di opportunità di apprendimento;
26. evidenzia la necessità di monitorare gli sbocchi occupazionali dei laureati, per valutare in che misura l'istruzione superiore risponde alle domande del mercato del lavoro; plaude pertanto all'impegno della Commissione di migliorare la disponibilità di questo tipo di dati, allo scopo principale di fornire agli studenti le informazioni necessarie per guidare le loro scelte di studio, offrendo al contempo agli istituti d'istruzione superiore e di ricerca le informazioni necessarie per individuare e, successivamente, sviluppare percorsi di apprendimento che coprano sia le conoscenze generali che le competenze professionali specifiche lungo tutto l'arco della vita, in un dialogo permanente con i soggetti implicati nella produzione del sapere ma anche con la società nel suo complesso e il territorio;
27. esorta gli Stati membri a raccogliere e pubblicare i dati statistici relativi alla correlazione tra i diversi diplomi di istruzione superiore e le opportunità occupazionali;
28. invita a sviluppare una banca dati internazionale, simile all'AlmaLaurea, che aiuti i laureati a individuare valide opportunità di lavoro, di formazione, di studio e di ricerca, sopprimendo gli ostacoli di natura economica mediante borse di studio e prestiti di studio per assicurare una sostanziale equità tra gli studenti, e incoraggiando in tal modo la mobilità e la corrispondenza tra competenze e professioni; ribadisce l'importanza che una corretta comunicazione svolge nell'assicurare che tali informazioni siano facilmente accessibili a studenti, neolaureati, inoccupati, disoccupati e datori di lavoro;
29. considera i programmi di garanzia per i giovani un valido strumento per facilitare la transizione dall'istruzione superiore al lavoro e invita gli Stati membri a includere detti programmi nelle loro strategie nazionali per tale transizione;
30. ricorda l'importante ruolo che i fondi strutturali possono svolgere a tale proposito; accoglie con favore l'impegno, contenuto nella comunicazione sull'Iniziativa «Opportunità per i giovani» (Youth Opportunities Initiative) (COM(2011)0933), per un pieno impiego delle risorse disponibili, e invita gli istituti d'istruzione superiore e le autorità locali ad approfittare di tale opportunità per aumentare il supporto e la guida offerti agli studenti al loro ingresso nel mercato del lavoro;
Equilibrio di genere nell'istruzione superiore
31. rileva che tuttora persistono disparità di genere nei sistemi educativi europei, nonostante le politiche ormai messe in atto da quasi tutti i paesi per combatterle, e che tali disparità influenzano sia i risultati scolastici sia le scelte di studio e professionali, incidendo negativamente sulla crescita economica e sullo stato sociale;
32. evidenzia che molte studentesse delle scuole professionali e dell'istruzione secondaria continuano a scegliere carriere che rispecchiano i tradizionali ruoli di genere; rileva pertanto la necessità di migliori servizi di orientamento professionale per combattere gli stereotipi ancora presenti;
33. ricorda che, non essendo sufficientemente spendibili sul mercato i titoli d'istruzione superiore conseguiti dalle donne, esse sono più frequentemente sovraqualificate e sottopagate per il lavoro che svolgono e finiscono spesso con l'essere disoccupate o lavoratrici precarie, situazione che le svantaggia ulteriormente sul mercato del lavoro all'inizio della carriera, alimentando il perpetuarsi della disuguaglianza retributiva;
34. rammenta che in tutti gli Stati membri sono ancora molto poche le iniziative volte a informare sulla parità di genere e a promuoverla nel campo dell'istruzione; suggerisce l'opportunità di una formazione specifica degli insegnanti sul tema della parità uomo-donna;
35. ricorda che la condivisione delle responsabilità domestiche e familiari tra uomini e donne è una conditio sine qua non per la promozione e la realizzazione della parità tra i sessi; invita le università e gli istituti d'istruzione superiore a riconoscere che le studentesse possono avere specifiche responsabilità supplementari al di fuori dello studio, ad esempio il prendersi cura di bambini piccoli o di familiari anziani; sottolinea la necessità che le università forniscano ai genitori – soprattutto alle mamme – un'offerta quantitativamente sufficiente di assistenza all'infanzia di alta qualità, a costi ragionevoli e facilmente accessibile, compresi centri di comunità, così da agevolare la loro partecipazione paritaria agli studi e alla ricerca; incoraggia inoltre l'introduzione di una maggiore varietà di modalità di studio, come lo studio part-time e l'apprendimento a distanza, e a tale proposito ricorda agli Stati membri e alle istituzioni dell'UE la necessità di aumentare il livello del sostegno finanziario all'apprendimento permanente, al fine di consentire alle donne di continuare gli studi, di rientrare nella forza lavoro e di bilanciare le loro responsabilità professionali e personali;
Impegno degli istituti d'istruzione superiore
36. incoraggia gli istituti d'istruzione superiore a impegnarsi maggiormente con le proprie regioni e a sviluppare azioni collaborative dinamiche con i governi regionali, gli organismi locali, gli enti pubblici, le organizzazioni non governative e le piccole e medie imprese per favorire lo sviluppo regionale; pone in rilievo che tale contesto dovrebbe anche rafforzare le interazioni tra gli istituti d'istruzione superiore e i datori di lavoro;
37. chiede agli Stati membri e alle loro autorità centrali e regionali di coinvolgere e sostenere gli istituti d'istruzione superiore nella cooperazione transfrontaliera;
38. esorta gli Stati membri a intensificare l'interazione tra i tre poli del triangolo della conoscenza (istruzione, ricerca, innovazione) poiché ciò costituisce un elemento essenziale per la crescita e la creazione di posti di lavoro;
39. osserva che lo sviluppo dei programmi di studio dell'istruzione superiore e dei programmi di ricerca deve continuare a essere compito delle università, tenendo conto delle esigenze del mercato del lavoro per quanto riguarda l'occupabilità;
40. si compiace del supporto dato dalla Commissione alle «alleanze della conoscenza» e alle «alleanze di competenze settoriali», in cui gli istituti d'istruzione superiore si scambiano informazioni con le imprese nel mettere a punto programmi di studio volti a risolvere le carenze di competenze; invita aziende e imprenditori, incluse le piccole e medie imprese, a sviluppare attivamente collaborazioni con istituti d'istruzione superiore, offrendo tirocini interni di alta qualità a studenti e docenti e traendo vantaggio dalle competenze generali trasferibili di questi ultimi; ribadisce però che l'istituzione universitaria produce contenuti culturali che traducono non solo competenze professionali e strumentali ma anche conoscenze d'interesse generale, in termini di esperienza intellettuale della realtà e dei valori comuni in cui il cittadino vive;
41. chiede che ci si impegni per approcci di apprendimento più flessibili e innovativi e metodi d'insegnamento sempre incentrati sulle necessità degli studenti;
42. rileva la necessità che le imprese e gli istituti d'istruzione superiore transfrontalieri cooperino in programmi pratici e nella costruzione della carriera futura degli studenti, individuando gli specifici percorsi di sviluppo, le aspettative e le sfide che li attendono sul mercato del lavoro;
43. sottolinea l'utilità di sviluppare meccanismi e strategie di gestione che facilitino il trasferimento delle idee innovative e dei risultati della ricerca nella società e nelle imprese e consentano alla società e alle imprese di fornire all'istruzione superiore degli input riguardo alle esigenze attuali e previste di competenze e innovazioni, tenendo conto delle migliori prassi di ogni parte del mondo; evidenzia come tale collegamento rischia di favorire finanziariamente solo quegli istituti di ricerca e d'istruzione superiore che producono innovazione e tecnologia a scapito dell'educazione più prettamente legata alla formazione umanistica;
44. ribadisce il valore della governance democratica come mezzo fondamentale per assicurare la libertà accademica e promuovere la partecipazione attiva di tutti gli attori alla vita di un istituto d'istruzione superiore;
45. sottolinea che, nel contesto della cooperazione, si deve assicurare la trasparenza, una distribuzione paritaria dei diritti e degli obblighi tra i rispettivi partner della cooperazione e gli istituiti d'istruzione superiore, nonché l'osservanza del principio di rappresentanza equilibrata, al fine di garantire che gli istituti d'istruzione superiore possano organizzarsi e svilupparsi in modo autonomo e secondo criteri scientifici in quanto bene pubblico;
46. sottolinea che in tutte le forme di cooperazione va osservato e mantenuto il principio di democrazia e di autonomia degli istituti d'istruzione superiore e di coloro (personale e studenti) che ne fanno parte;
47. chiede pertanto che gli istituti d'istruzione superiore e i loro organi siano tenuti a rendere pubblici gli accordi di cooperazione con terzi;
48. pone l'accento sull'importanza della cooperazione tra gli istituti d'istruzione superiore, le ONG e il settore europeo del volontariato al fine di promuovere la cittadinanza attiva e di coinvolgere gli studenti affinché partecipino attivamente lavorando per il settore delle ONG;
49. sottolinea l'importanza dello sport nel processo educativo; invita gli Stati membri a sostenere e incoraggiare lo sport tra gli studenti e ad assicurare un sostegno maggiore ai programmi per lo sport di base;
50. rileva che l'entità e l'intensità della collaborazione tra gli istituti d'istruzione superiore e i loro partner nelle imprese e nella società variano notevolmente fra gli Stati membri, gli istituti e le discipline accademiche;
51. sottolinea che è necessario investire con continuità nel collegamento tra istruzione, cultura, ricerca e innovazione; rileva l'importanza di sostenere e sviluppare ulteriormente l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia con le sue comunità di conoscenze e innovazione;
52. mette in risalto l'importanza della cultura nell'istruzione superiore e invita a includere criteri speciali per le discipline umanistiche nell'innovazione e nella ricerca;
53. sottolinea la necessità di coinvolgere gli istituti di istruzione superiore e di sostenere le iniziative degli studenti, nonché di fornire assistenza per il coordinamento di tali attività fra altri istituti d'istruzione superiore, imprese e autorità locali di diversi Stati membri;
Riconoscimento reciproco dei titoli di studio
54. è consapevole della ricchezza costituita dall'ampia varietà degli istituti d'istruzione superiore presenti in Europa; invita gli Stati membri e tali istituti a sviluppare percorsi chiari e integrati che consentano agli studenti di passare da altri tipi d'istruzione all'istruzione superiore e di cambiare tra diversi percorsi e tipi di istituti;
55. sottolinea tuttavia la necessità di mantenere la diversità dei percorsi formativi e dei programmi, dei metodi d'insegnamento e dei sistemi universitari nell'UE; ritiene che, di conseguenza, sia necessario sviluppare un quadro nazionale dei titoli di studio promuovendo nel contempo il riconoscimento reciproco dei diplomi e dei titoli in tutti gli Stati membri;
56. esorta tutti i paesi dell'UE ad applicare i quadri nazionali delle qualifiche collegati al Quadro delle qualifiche dello Spazio europeo dell'istruzione superiore (SEIS o EHEA) e a sviluppare e sostenere finanziariamente il riconoscimento reciproco;
57. osserva che la mobilità degli studenti, e in particolare lo studio presso altre università nell'ambito del programma Erasmus, contribuisce allo scambio di buone prassi e quindi alla modernizzazione dell'istruzione superiore; rileva pertanto la necessità che l'università di provenienza riconosca le qualifiche acquisite durante il periodo di studio presso altre università;
58. sostiene la proposta della Commissione di migliorare il riconoscimento degli studi effettuati all'estero, rafforzando il Sistema europeo di accumulazione e trasferimento dei crediti (ECTS); chiede un ulteriore sforzo all'UE e agli Stati membri per garantire un riconoscimento più efficace e una maggiore armonizzazione anche per quanto riguarda i titoli di studio;
Rafforzare la mobilità nel SEIS e oltre
59. ribadisce che l'istruzione superiore è un bene pubblico comune europeo e che gli Stati membri, i governi regionali, le autorità locali e l'UE condividono una responsabilità comune nello sviluppo e nel rafforzamento del SEIS (o EHEA), dello Spazio europeo della ricerca (SER o ERA) e del processo di Bologna;
60. sottolinea che un maggior coordinamento tra gli Stati membri nel campo dell'istruzione superiore – anche attraverso un forte sostegno finanziario e politico ad accordi su programmi di studio base comuni e risultati formativi ben definiti – è un presupposto per il raggiungimento degli obiettivi di occupabilità e crescita in Europa; chiede agli Stati membri di intensificare la cooperazione tra i loro ministeri competenti con l'obiettivo di aggiornare i programmi di studio esistenti per soddisfare le esigenze del mercato del lavoro;
61. sottolinea la necessità della collaborazione tra SEIS e SER quale mezzo per sostenere i programmi universitari di ricerca in ambito sia scientifico che umanistico;
62. chiede che si promuova l'attrattiva che il SEIS e il SER sono in grado di esercitare su studenti e ricercatori di tutto il mondo e che si rafforzi la collaborazione con i paesi terzi in materia di istruzione e sulle questioni concernenti la mobilità a livello di personale e di studenti, in particolare con i paesi che fanno parte della Politica europea di vicinato (PEV o ENP) o che confinano direttamente con l'UE, al fine di trasformare il SEIS in un polo di formazione e conoscenza sia macroregionale che globale, in particolare in relazione a programmi di scambio e di formazione professionale;
63. chiede alla Commissione di proporre la creazione di programmi Erasmus e Leonardo da Vinci euromediterranei, intesi a promuovere la mobilità transnazionale degli studenti delle due sponde del Mediterraneo;
64. chiede l'apertura dei programmi di mobilità, scambio, ricerca ed esperienza di lavoro agli studenti provenienti da paesi appartenenti al partenariato orientale;
65. rammenta l'importanza della mobilità di studenti e insegnanti e a questo proposito invita la Commissione a compiere progressi in materia di codice UE dei visti;
66. ricorda l'obiettivo di raggiungere un livello di mobilità del 20% dei laureati europei entro il 2020, e sottolinea l'importanza delle competenze linguistiche come condizione preliminare per accrescere la mobilità all'interno del SEIS e l'occupabilità ;
67. appoggia il rafforzamento dell'insegnamento delle lingue, comprese quelle dei segni, nonché dell'insegnamento e dello sviluppo delle lingue locali e regionali, nell'ambito del SEIS come precondizione per lo sviluppo di una vera cittadinanza europea basata sul multiculturalismo e sul pluralismo linguistico;
68. pone l'accento sulla necessità che il sistema d'istruzione superiore di ciascuno Stato membro fornisca un insegnamento di qualità superiore, affinché le maggiori opportunità di mobilità per gli studenti non si accompagnino a un aggravamento del fenomeno della «fuga di cervelli», che in alcuni Stati membri rappresenta ormai un vero problema sociale;
69. fa presente che le disparità persistenti tra i sistemi d'istruzione superiore dell'Europa occidentale e di quella centro-orientale richiedono reali misure di integrazione, volte a incoraggiare e sostenere la collaborazione transfrontaliera tra istituti d'istruzione superiore; chiede pertanto alla Commissione di sviluppare una strategia ed elaborare un piano d'azione finanziario professionale per ridurre tali considerevoli disparità regionali;
70. invita gli Stati membri, l'UE e i sistemi europei d'istruzione superiore a valutare la possibilità di promuovere, all'interno del ciclo di studi, un periodo di formazione obbligatorio presso un'università di uno Stato membro diverso da quello di appartenenza dello studente;
71. riafferma il principio per cui i prestiti non possono sostituire i sistemi di borse di studio istituiti per sostenere l'accesso all'istruzione di tutti gli studenti indipendentemente dalla loro estrazione sociale;
72. chiede alla Commissione ulteriori chiarimenti sulla proposta di creare uno strumento finanziario per aiutare gli studenti a ottenere finanziamenti al fine di conseguire una laurea magistrale al di fuori del proprio Stato membro, indipendentemente dalla loro estrazione sociale e dalle loro condizioni economiche; esige equità e trasparenza per l'accesso al sistema in tutti gli Stati membri;
73. approva la proposta della Commissione di aumentare la dotazione di bilancio dell'UE a disposizione dell'istruzione, della formazione, della ricerca e della gioventù nel prossimo quadro finanziario pluriennale, integrando in tal modo le azioni degli Stati membri, dal momento che gli investimenti in istruzione, formazione e ricerca sono fondamentali per realizzare gli obiettivi UE 2020 e ottenere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva in Europa;
o o o
74. incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.
L'eGovernment come elemento trainante di un mercato unico digitale competitivo
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 sull'eGovernment come elemento trainante di un mercato unico digitale competitivo (2011/2178(INI))
– visto l'acquis comunitario in materia di mercato interno e società dell'informazione,
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «EUROPA 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «Un'agenda digitale europea» (COM(2010)0245),
– vista la sua risoluzione del 5 maggio 2010 sulla nuova Agenda europea del digitale: 2015.eu(1),
– vista la sua risoluzione del 21 settembre 2010 sul completamento del mercato interno per il commercio elettronico(2),
– viste le conclusioni del Consiglio, del 31 maggio 2010, su un'agenda digitale europea,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo, del 17 giugno 2010, sulla strategia Europa 2020, inclusa l'agenda del digitale (punto 7),
– vista la «Guida alle procedure di gara in materia di tecnologie dell'informazione e della comunicazione su base standard – Elementi di buona prassi» (Guide for the procurement of standards-based ICT – Elements of Good Practice), pubblicata dalla Commissione il 23 dicembre 2011,
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «Sfruttare i vantaggi della fatturazione elettronica in Europa» (COM(2010)0712),
– vista la decisione 922/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, sulle soluzioni di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni europee (ISA)(3),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «Il piano d'azione europeo per l'eGovernment 2011-2015 – Valorizzare le TIC per promuovere un'amministrazione digitale intelligente, sostenibile e innovativa» (COM(2010)0743),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «Verso l'interoperabilità dei servizi pubblici europei – Strategia europea per l'interoperabilità (SEI) dei servizi pubblici europei (allegato 1) e Quadro europeo di interoperabilità (QEI) dei servizi pubblici europei (allegato 2)» (COM(2010)0744),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «Il piano d'azione eGovernment per l'iniziativa i2010: accelerare l'eGovernment in Europa a vantaggio di tutti» (COM(2006)0173),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «L'Atto per il mercato unico – Dodici leve per stimolare la crescita e rafforzare la fiducia. Insieme per una nuova crescita» (COM(2011)0206),
– vista la comunicazione della Commissione del 31 marzo 2011 intitolata «Protezione delle infrastrutture critiche informatizzate – Realizzazioni e prossime tappe: verso una sicurezza informatica mondiale» (COM(2011)0163),
– vista la comunicazione della Commissione del 30 marzo 2009 intitolata «Proteggere le infrastrutture critiche informatizzate – Rafforzare la preparazione, la sicurezza e la resilienza per proteggere l'Europa dai ciberattacchi e dalle ciberperturbazioni» (COM(2009)0149),
– visto l'Open Data Package della Commissione, pubblicato nel dicembre 2011, che include la comunicazione della Commissione intitolata «Dati aperti – Un motore per l'innovazione, la crescita e una governance trasparente», la proposta di direttiva che modifica la direttiva 2003/98/CE relativa al riutilizzo dell'informazione del settore pubblico (COM(2011)0877) e la decisione della Commissione del 12 dicembre 2011 relativa al riutilizzo dei documenti della Commissione (2011/833/UE),
– visto lo studio relativo all'impatto economico delle informazioni del settore pubblico, condotto dalla Commissione nel 2011 (studio Vickery),
– vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un diritto comune europeo della vendita (COM(2011)0635),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «Un quadro coerente per rafforzare la fiducia nel mercato unico digitale del commercio elettronico e dei servizi on-line» (COM(2011)0942),
– visto il Libro verde della Commissione intitolato «Verso un mercato europeo integrato dei pagamenti tramite carte, Internet e telefono mobile» (COM(2011)0941),
– vista la relazione annuale 2011 sui progressi compiuti dall'Agenda europea del digitale, pubblicata il 22 dicembre 2011,
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «Relazione sulla competitività digitale in Europa: principali risultati della strategia i2010 nel periodo 2005-2009» (COM(2009)0390),
– vista la sua risoluzione del 6 luglio 2011 sulla banda larga in Europa: investire nella crescita indotta dalla tecnologia digitale(4),
– visto lo studio sull'impatto sociale delle TIC – SMART 2007/0068, pubblicato il 30 aprile 2010,
– vista la relazione sull'impatto economico delle TIC – SMART 2007/0020, pubblicata nel gennaio 2010,
– vista la relazione preparata per la Commissione e intitolata «Studio relativo ai progressi del piano d'azione dell'eGovernment i2010 (SMART 2008/0042)», pubblicata nel novembre 2009,
– viste le conclusioni della Presidenza svedese del 10 novembre 2009 a seguito della conferenza di Visby «Creare un impatto per una eUnione 2015»,
– vista la relazione della Presidenza svedese intitolata «Una società della conoscenza verde – Un'agenda per la politica sulle TIC fino al 2015 per la futura società della conoscenza in Europa», pubblicata nel settembre 2009,
– vista la relazione della Commissione intitolata «Cloud Computing: relazione sulla consultazione pubblica», pubblicata il 5 dicembre 2011,
– vista la comunicazione della Commissione intitolata «Piano d'azione in materia di firma e di identificazione elettroniche destinato ad agevolare la prestazione di servizi pubblici transfrontalieri nel mercato unico» (COM(2008)0798),
– vista la direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno(5),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e i pareri della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, della commissione per la cultura e l'istruzione e della commissione giuridica (A7-0083/2012),
A. considerando che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) hanno profonde ripercussioni dirette e indirette sulla vita politica, economica, sociale, culturale e quotidiana dei cittadini dell'UE; che un mercato unico digitale competitivo, capace di eliminare tutti gli ostacoli ai servizi elettronici transfrontalieri e di non comportare distorsioni della concorrenza, apporterebbe ai cittadini europei molti benefici;
B. considerando che l'eGovernment raggruppa tutte le tecnologie e gli utilizzi relativi all'informazione, all'orientamento e alle procedure amministrative online;
C. considerando che il settore delle TIC genera direttamente il 5% del PIL dell'UE e ha un valore di mercato annuo di 660 miliardi di EUR, ma contribuisce alla crescita complessiva della produttività in misura notevolmente maggiore (il 20% direttamente dal settore delle TIC e il 30% dagli investimenti nelle TIC);
D. considerando che le norme sulla fatturazione elettronica non sono uniformi e che i relativi vantaggi sono lungi dall'essere sfruttati appieno;
E. considerando che le TIC possono contribuire in modo significativo alla strategia Europa 2020, in particolare in termini di occupazione, crescita sostenibile dell'economia e della produttività, emancipazione dei cittadini, ricerca e sviluppo, energia, innovazione, ambiente e gestione delle grandi sfide della società;
F. considerando che le PMI svolgono un ruolo particolarmente importante nel mercato digitale;
G. considerando che il «cloud computing» rappresenta uno strumento economico ed ecologico che permette di migliorare le prestazioni informatiche delle imprese pubbliche e private nonché di ridurre i costi di elaborazione e limitare quelli di archiviazione, e comporta dunque evidenti vantaggi, a fronte però di una connessione tra l'utente e il server non sufficientemente sicura e di una certa perdita di controllo da parte dell'utente;
H. considerando che, nonostante i progressi illustrati nel quadro di valutazione dell'agenda digitale 2011, il 26% dei cittadini dell'UE non ha mai usato Internet e solo il 48% delle persone appartenenti a gruppi svantaggiati ne fa uso;
I. considerando che il divario digitale, sia in termini di accesso a Internet sia di competenze o alfabetizzazione digitali, influisce direttamente sull'adozione dell'eGovernment e va a discapito della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e alla democrazia;
J. considerando che un mercato unico digitale competitivo deve garantire una distribuzione riuscita della rete a banda larga ultraveloce e delle reti di telecomunicazione in tutte le regioni dell'UE ed eliminare le disparità fra i livelli di sviluppo delle infrastrutture tra gli Stati membri come pure al loro interno, nell'ottica di assicurare la sostenibilità demografica delle regioni scarsamente popolate;
1. è consapevole del contributo fondamentale del settore delle TIC alla politica industriale, all'innovazione, alla crescita, alla competitività e alla bilancia commerciale dell'UE;
2. sottolinea che gli utenti costituiscono la chiave della strategia digitale e che all'interno dell'UE è pressante la necessità di rafforzare la consapevolezza, il ruolo, il coinvolgimento, la prospettiva e la fiducia degli utenti in relazione alla sicurezza e alla tutela della vita privata nella società dell'informazione nonché di sviluppare un capitale umano legato alle TIC;
3. ribadisce che l'eGovernment responsabilizza i cittadini europei e contribuisce a riformare e modernizzare l'amministrazione pubblica, rendendola più trasparente e responsabile e riducendo i costi dei servizi pubblici;
4. rileva che le barriere all'adozione dell'eGovernment non sono necessariamente solo di natura tecnologica, ma anche organizzativa, politica, legale e culturale, e che le soluzioni e le pratiche di successo dipendono solitamente in larga misura dalle condizioni locali;
5. sottolinea che la creazione di uno spazio europeo per l'eGovernment può rappresentare un elemento essenziale dell'agenda Orizzonte 2020, incoraggiando la promozione della crescita economica e sociale, stimolando l'innovazione e lo sviluppo del capitale umano e aiutando l'UE a rispondere alle sfide societali e politiche cui si trova a far fronte;
6. sottolinea la necessità di tenere conto del divario digitale e di contrastarlo;
7. rileva che il «cloud computing» consente l'accesso a un gruppo condiviso di risorse informatiche che possono essere rapidamente ritrasmesse con uno sforzo minimo di gestione e una minima interazione del fornitore dei servizi, e che l'efficacia dello stesso risiede nella sua flessibilità, nell'aumento di produttività che comporta e nel suo contributo alla salvaguardia dell'ambiente, anche se occorre innanzitutto che esso sia tecnicamente affidabile e resistente;
Piano d'azione per l'eGovernment
8. accoglie favorevolmente l'adozione del piano d'azione europeo per l'eGovernment 2011-2015, la strategia europea per l'interoperabilità e il quadro europeo di interoperabilità per i servizi pubblici europei; invita gli Stati membri a intervenire rapidamente nell'ottica di allineare le strategie nazionali a queste politiche globali;
9. sostiene gli obiettivi generali relativi a un aumento nell'uso dei servizi di eGovernment, portando cioè la partecipazione dei cittadini al 50% (dal 41%) e quella delle imprese all'80% (dal 75%) nel 2015, ma esorta la Commissione e gli Stati membri a considerare questi obiettivi come soglie minime;
10. chiede che siano sviluppati speciali programmi e piattaforme di eGovernment al fine di tutelare e promuovere la diversità locale, regionale, etnica e linguistica;
11. si rammarica del fatto che, secondo il quadro di valutazione dell'agenda digitale 2011, solo il 50% degli utenti dell'eGovernment ha compilato moduli online;
12. prende atto della correlazione esistente tra PIL e disponibilità di servizi di eGovernment e chiede che si destinino finanziamenti adeguati allo sviluppo di tale strumento, sia a livello nazionale che europeo;
13. sottolinea che Internet è sempre più usato nei dispositivi mobili, sia dai cittadini che dalle imprese, e chiede l'adozione di misure atte ad assicurare che i servizi di eGovernment siano accessibili e adeguati a più canali di erogazione, tra cui call-centre e Internet mobile (mGovernment);
14. sottolinea che il successo dell'eGovernment presuppone una totale integrazione e ottimizzazione dei processi amministrativi che tenga conto del diritto all'autonomia governativa locale, in maniera trasversale e a tutti i livelli;
15. evidenzia che l'eGovernment è particolarmente vantaggioso per i cittadini e gli imprenditori dell'UE, in particolare per le PMI, che attualmente si trovano spesso ad affrontare barriere insormontabili nell'effettuare operazioni transfrontaliere all'interno dell'UE, in quanto riduce i costi e gli oneri amministrativi, aumenta la produttività, l'efficienza, la competitività, la trasparenza, l'apertura, l'efficacia della politica, l'accessibilità e la razionalizzazione delle procedure, e dovrebbe altresì facilitare la creazione di sinergie e la condivisione di risorse e capacità tra le imprese, favorendo così un ambiente professionale più collaborativo per le PMI;
16. invita gli Stati membri e la Commissione a pubblicare i dati raccolti grazie all'impiego di fondi pubblici in formato leggibile a macchina (e in tempo reale) con licenze aperte, al fine di consentire un riutilizzo innovativo dell'informazione del settore pubblico da parte sia del mondo accademico, inclusi gli studenti, sia della collettività, come pure ai fini della ricerca e dello sviluppo imprenditoriale, migliorando così anche la trasparenza;
17. rileva che tuttora non esiste una definizione univoca del concetto di «dati amministrativi pubblici» e che, per chiarirne il significato preciso, occorre raggiungere un'intesa comune facendo ricorso al dibattito pubblico;
18. chiede alla Commissione di adoperarsi al massimo per garantire che gli istituti di istruzione e gli enti culturali non siano inclusi nel campo di applicazione della direttiva 2003/98/CE;
19. osserva che le principali barriere all'accesso transfrontaliero ai servizi elettronici delle pubbliche amministrazioni sono connesse all'uso dell'identificazione e delle firme elettroniche, e che si registra una carenza di interoperabilità a livello dell'UE;
20. ritiene che, al fine di garantire efficaci servizi di eGovernment transfrontalieri in tutta l'UE che consentano l'interazione bilaterale e/o automatizzata tra le amministrazioni e i cittadini o le imprese, sia necessario un quadro giuridico dell'UE chiaro e coerente per il reciproco riconoscimento dell'autenticazione, dell'identificazione e delle firme elettroniche;
21. invita la Commissione e gli Stati membri a tenere costantemente informati i cittadini in merito ai portali dell'UE esistenti, ad esempio SOLVIT e «La tua Europa», dal momento che l'attuale mancanza di informazione ritarda l'ulteriore sviluppo del contesto imprenditoriale e dei dispositivi di protezione dei consumatori, soprattutto a livello transfrontaliero;
22. invita la Commissione a seguire l'evoluzione di tutti gli strumenti di soluzione dei problemi online e dei portali di informazione attualmente messi a disposizione dalla Commissione stessa e dagli Stati membri, nonché a interconnetterli o unificarli, ove possibile; raccomanda che vengano sviluppati nuovi portali solo laddove non sia possibile l'integrazione nelle soluzioni già esistenti;
23. accoglie favorevolmente l'adozione del piano d'azione in materia di firme e identificazione elettroniche, nonché del progetto pilota STORK, e il loro contributo in termini di interoperabilità dei servizi pubblici transfrontalieri; invita la Commissione a rivedere la direttiva sulla firma elettronica e chiede una decisione che assicuri il riconoscimento reciproco dell'identificazione e dell'autenticazione elettroniche;
24. sottolinea che, quando si utilizzano procedure di trattamento dei dati all'interno di istituti di istruzione ed enti culturali, i dati di carattere personale devono essere sempre protetti da qualsiasi impiego non autorizzato mediante l'introduzione di diritti di accesso individuali;
25. ritiene che, dal punto di vista dell'eGovernment, l'interoperabilità delle firme elettroniche presenti sia aspetti giuridici (uso della firma elettronica nel settore pubblico - articolo 3, paragrafo 7, della direttiva sulle firme elettroniche -, relazione tra firma e autenticazione, dilemma tra supervisione e accreditamento, prospettiva nazionale, livelli di sicurezza, qualificazione delle firme), sia aspetti tecnici (identificatori nei certificati, tipo di firma, formato della firma, convalida della firma); è del parere che, per l'evoluzione delle applicazioni nella direzione di un servizio europeo di firma elettronica pienamente interoperabile e ai fini della convalida della firma, la raccomandazione più significativa dovrebbe essere di creare una federazione di autorità di convalida (Federation of Validation Authorities - FVA) che coordini le autorità di convalida nazionali (National Validation Authorities - NVA)(6);
26. prende atto che la Commissione ha incaricato CEN, CENELEC ed ETSI di aggiornare e razionalizzare il quadro europeo per la normalizzazione della firma elettronica; esorta la Commissione a presentare al Parlamento una relazione annuale di avanzamento in base alle relazioni elaborate con cadenza semestrale dagli enti europei di normalizzazione;
27. invita gli Stati membri a mettere a punto software didattici aperti negli istituti di istruzione europei, a scambiare le migliori prassi e a sviluppare piattaforme online per instaurare una collaborazione in materia di risorse e materiali didattici che siano gratuiti per gli studenti e tengano debitamente conto delle norme in materia di protezione dei dati e diritti di proprietà intellettuale;
28. sottolinea la necessità di rivedere le applicazioni di eGovernment e, all'occorrenza, di modificarle in modo da assicurare che possano essere aperte anche agli utenti non residenti; sottolinea che l'interoperabilità è necessaria a livello locale, regionale e nazionale, come pure a livello dell'UE;
29. ritiene che l'interoperabilità delle applicazioni di eGovernment presupponga l'interoperabilità delle infrastrutture nazionali a chiave privata attraverso un servizio europeo di convalida (ponte europeo);
30. accoglie favorevolmente la consultazione pubblica avviata per quanto concerne il progetto di orientamenti relativi ai legami tra normalizzazione delle TIC e appalti pubblici e chiede la presentazione di una proposta in materia;
31. invita gli Stati membri a elaborare strategie nazionali di eGovernment in linea con gli obiettivi del piano d'azione per l'eGovernment e l'agenda digitale quali strumenti per lo sviluppo del mercato unico digitale europeo e dello spazio di eGovernance europeo;
32. segnala, nello sviluppo del piano di azione, delle infrastrutture e dei servizi per l'eGovernment europeo, la necessità di garantire il rispetto, ad ogni livello, di tutti i requisiti di sicurezza e di assicurare un grado ottimale di protezione della vita privata e dei dati personali e finanziari onde evitare ogni forma di controllo illecito di questi ultimi;
33. chiede agli Stati membri di utilizzare gli strumenti delle TIC per migliorare la trasparenza, la responsabilità e la partecipazione dei cittadini, rafforzare l'efficienza e la competitività, ridurre gli oneri, i tempi e i costi della burocrazia, migliorare le procedure amministrative, diminuire le emissioni di carbonio, risparmiare risorse pubbliche e contribuire a una democrazia più partecipativa, rafforzando nel contempo la fiducia;
34. incoraggia gli Stati membri a imporre agli enti pubblici l'obbligo di rendere disponibili le informazioni attraverso appositi repertori e cataloghi di dati pubblici da loro gestiti, nonché a garantire la definizione di norme per la divulgazione e il riutilizzo, nel debito rispetto della normativa in materia di diritto d'autore e di protezione delle banche dati;
35. chiede agli Stati membri di creare sportelli unici e di ricorrere ad attori intermediari nell'ottica di fornire un sistema di punti di contatto continui, integrati e facilmente accessibili per gli utenti dei servizi di eGovernment sia nazionali che transfrontalieri;
36. sottolinea che l'eGovernment può migliorare la qualità della democrazia e rivestire un ruolo significativo nel rafforzamento della partecipazione attiva alla vita pubblica e politica e ai processi democratici tanto delle imprese quanto dei cittadini, soprattutto delle giovani generazioni; osserva a tale riguardo che è opportuno incoraggiare le consultazioni o i referendum pilota, in particolare a livello locale;
37. valuta positivamente l'introduzione del software di raccolta delle firme online (OCS), sviluppato su iniziativa della Commissione nel quadro del programma ISA per consentire da un lato ai firmatari, dal 1° aprile 2012, di esprimere per via elettronica il loro sostegno a una proposta di iniziativa dei cittadini e dall'altro agli organizzatori di una petizione di gestire la raccolta, l'archiviazione e la presentazione delle firme; auspica pertanto un'attuazione quanto più rapida possibile delle strategie di eGovernment;
38. sottolinea che i servizi di eGovernment transfrontalieri interoperabili dovrebbero beneficiare di architetture e tecnologie innovative (servizi «cloud» pubblici, architettura orientata ai servizi) e chiede un potenziamento dell'infrastruttura di eGovernment relativa al protocollo Internet IPv6 e dei servizi online di pubblico interesse;
39. riconosce il grande potenziale del «cloud computing», tanto per le imprese quanto per i privati cittadini; sottolinea tuttavia che un maggiore utilizzo dei servizi «cloud» comporta la necessità di assicurare il monitoraggio della delocalizzazione delle risorse informatiche e il controllo rigoroso dell'accesso ai server e ai dati, nell'ottica tra l'altro di evitare qualsiasi utilizzo commerciale non autorizzato da parte di terzi, e che tali questioni dovrebbero pertanto essere affrontate nel quadro della riforma delle norme UE in materia di protezione dei dati proposta dalla Commissione (COM(2012)0011, COM(2012)0010);
40. sottolinea che un sistema di eGovernment transfrontaliero sicuro costituisce parte integrante del programma di protezione delle infrastrutture critiche europee; chiede l'adozione di misure adeguate per assicurare la tutela dei dati e della vita privata e ridurre al minimo la vulnerabilità ai ciberattacchi; riconosce il ruolo importante dell'ENISA nell'assistere l'UE e gli Stati membri nei loro sforzi volti a fornire servizi di eGovernment sicuri e solidi; chiede che siano introdotte forme di controllo realmente democratiche in relazione all'utilizzo dei dati e ai metodi impiegati;
41. accoglie con favore il contributo apportato dai programmi IDA, IDABCD e ISA, dai progetti pilota su larga scala nel quadro del CIP e dal forum ePractice alla definizione e all'attuazione di soluzioni interoperabili transfrontaliere; invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare la sostenibilità a lungo termine di queste azioni;
42. valuta positivamente e appoggia la proposta relativa a un meccanismo per collegare l'Europa (CEF), che stanzia quasi 9,2 miliardi di EUR a sostegno degli investimenti nelle reti a banda larga veloci e ultraveloci e nei servizi digitali paneuropei; osserva che il CEF erogherà sovvenzioni per costruire l'infrastruttura necessaria alla fornitura di servizi elettronici concernenti documenti d'identità, identificazione, amministrazione, appalti pubblici, sanità, giustizia e attività doganali, e servirà a garantire l'interoperabilità e a coprire i costi di gestione dell'infrastruttura a livello europeo, collegando le infrastrutture degli Stati membri;
43. ritiene che l'iniziativa «Prestiti obbligazionari Europa 2020 per il finanziamento di progetti» mobiliterà finanziamenti privati per investimenti mirati nelle future infrastrutture chiave dell'UE quali strade, ferrovie, reti energetiche e gasdotti, nonché reti a banda larga;
44. ribadisce l'importanza dei futuri servizi ad alta velocità, che contribuiranno a garantire l'efficienza energetica dell'UE e gli obiettivi di sicurezza come pure altre funzioni di comunicazione (ad esempio sistemi di trasporto efficienti e intelligenti e sistemi di comunicazione uomo-macchina);
45. accoglie favorevolmente l'adozione dell'Open Data Package e invita gli Stati membri a sostenere il riutilizzo delle informazioni del settore pubblico in modi innovativi (informazioni non personali); chiede un maggiore coinvolgimento delle autorità locali e regionali per quanto concerne l'accesso alle informazioni del settore pubblico al fine di migliorare l'offerta di informazioni per la popolazione, le imprese e le istituzioni e di consentire la creazione di nuovi posti di lavoro, promuovendo nel contempo lo sviluppo a livello locale e regionale;
46. sottolinea l'importanza di metodi di misurazione (qualitativa e quantitativa) che si concentrino sull'efficienza e sull'efficacia in termini di eGovernment e democrazia e si basino su obiettivi SMART(7), che dovrebbero essere utilizzati attivamente da tutte le amministrazioni pubbliche;
47. si rammarica che l'elenco di tutti i servizi pubblici transfrontalieri fondamentali da rendere disponibili online entro il 2015 non sia stato ancora concordato dagli Stati membri; invita la Commissione a intensificare gli sforzi per conseguire tale obiettivo;
48. invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare e rendere operativi specifici strumenti TIC volti ad agevolare la partecipazione elettronica (ad esempio sistemi comuni di presentazione delle petizioni online), in modo che i cittadini dell'UE e le associazioni rappresentative dispongano di mezzi concreti che consentano loro di esercitare i loro diritti conformemente alle disposizioni sull'iniziativa dei cittadini di cui all'articolo 11 del TEU;
49. ricorda l'impegno chiave di dimezzare entro il 2015 i divari sia nell'alfabetizzazione digitale che nelle competenze e, in questo senso, accoglie con favore le proposte volte a migliorare l'alfabetizzazione, le competenze e l'inclusione digitali, in particolare la proposta di rendere l'alfabetizzazione digitale e le relative componenti una priorità del regolamento del Fondo sociale europeo (2014-2020); ribadisce la necessità di un approccio «no citizen left behind - inclusion by design» (nessun cittadino lasciato indietro - approccio inclusivo) e sottolinea la necessità di una progettazione dei servizi di eGovernment incentrata sugli utenti e sui cittadini;
50. chiede alla Commissione e agli Stati membri di avviare programmi di formazione digitale per promuovere il pieno utilizzo dei servizi di eGovernment, potenziare l'alfabetizzazione digitale e superare le barriere elettroniche che incontrano le PMI e le fasce svantaggiate della popolazione, tra cui gli anziani, i disabili, le minoranze, gli immigrati, i disoccupati e coloro che vivono in aree remote dell'Unione; osserva che, a tal fine, l'e-learning dovrebbe essere integrato nelle politiche nazionali di istruzione e formazione, ivi compresi la definizione dei programmi, la valutazione dei risultati formativi e lo sviluppo professionale di insegnanti e formatori;
51. si rammarica del ritardo subito dalla proposta legislativa intesa ad assicurare che i siti web del settore pubblico siano completamente accessibili entro il 2015; accoglie favorevolmente la tabella di marcia per l'inclusione digitale e chiede l'attuazione dell'iniziativa per l'accessibilità del web (WAI), che comprende gli orientamenti relativi all'accessibilità dei contenuti web (WCAG) per i portali di eGovernment, nonché la disponibilità e l'accessibilità in termini economici di terminali adattati alle esigenze dei disabili;
52. raccomanda, nell'ottica di garantire la qualità nella fornitura dei suddetti servizi, di adeguare gli stessi a standard, norme e orientamenti in materia di buone pratiche riconosciuti a livello internazionale, quali la norma ISO 27001, relativa alla sicurezza delle informazioni, o la norma ISO 20000, relativa alla qualità nei processi di gestione dei servizi informatici;
Appalti pubblici elettronici (eProcurement)
53. pone in rilievo il fatto che l'eProcurement consente di organizzare appalti pubblici a livello dell'UE e di massimizzare la scelta per gli enti pubblici, il che si traduce in utilizzo efficiente delle risorse, trasparenza, responsabilità, fiducia dei cittadini e rafforzamento del mercato interno e della concorrenza;
54. sottolinea che nell'UE a 27 la spesa pubblica rappresenta il 16% del PIL e insiste perché sia fatto ricorso alla formula elettronica per tutti gli appalti pubblici entro il 2015; chiede che gli appalti pubblici elettronici siano utilizzati anche per le concessioni;
55. si rammarica per il fatto che nel 2010 solo il 13% delle imprese dell'UE abbia utilizzato Internet per inviare un'offerta agli enti pubblici attraverso un sistema di appalto elettronico; esorta gli Stati membri a incoraggiare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici elettronici;
56. sottolinea che gli appalti pubblici elettronici consistono di due fasi: la fase precedente all'aggiudicazione dell'appalto(8) e quella a essa successiva(9); esorta gli Stati membri ad attuare e integrare pienamente entrambe le fasi nei propri portali di appalto pubblico elettronico entro il 2015;
57. chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere il livello qualitativo dei progetti TIC delle pubbliche amministrazioni in modo da assicurare, da un lato, il conseguimento degli obiettivi strategici di innovazione dell'amministrazione e, dall'altro, l'innalzamento degli standard generali relativi alla qualità, ai tempi e ai costi delle gare;
58. esorta la Commissione e gli Stati membri a promuovere, presso le pubbliche amministrazioni centrali e locali, il modello dell'appalto precommerciale (pre-commercial procurement, PCP), che consente ai committenti pubblici di condividere con i fornitori i rischi e i vantaggi della progettazione, della prototipizzazione e della sperimentazione di nuovi prodotti e servizi, di mettere in comune le risorse di più committenti, di creare le condizioni ottimali per un'ampia commercializzazione e diffusione dei risultati delle attività di R&S e di assicurare che tali progetti non superino il bilancio operativo a essi assegnato;
59. sottolinea il successo delle attività dei progetti pilota su larga scala in materia di appalto pubblico elettronico PEPPOL ed e-CERTIS;
60. attira l'attenzione sulla necessità di rendere più avanzati i sistemi nazionali di appalto pubblico elettronico, al fine di facilitare i servizi transfrontalieri e assicurare la piena attuazione della direttiva sui servizi;
61. esorta la Commissione a presentare il Libro bianco sull'interconnessione delle capacità degli appalti pubblici elettronici all'interno dell'UE – «Una strategia per gli appalti pubblici elettronici»;
62. chiede alla Commissione, nel contesto dell'introduzione del sistema di appalti pubblici elettronici negli Stati membri, di istituire un meccanismo di controllo dell'attuazione volto a monitorare, tra l'altro, i progressi, gli ostacoli e le misure correttive;
63. ritiene che la Commissione, nella sua veste di guida, dovrebbe dare il buon esempio applicando il sistema di appalto elettronico in tutti i suoi organi;
Fatturazione elettronica (eInvoicing)
64. accoglie favorevolmente l'iniziativa riguardante la fatturazione elettronica, volta a rendere predominante questo tipo di fatturazione all'interno dell'UE entro il 2020, e la decisione della Commissione che istituisce il forum europeo multilaterale delle parti interessate sulla fatturazione elettronica;
65. sottolinea i benefici sostanziali offerti dalla fatturazione elettronica quale strumento per rendere più efficiente e meno onerosa la gestione di tutti i rapporti cliente-fornitore, sia in ambito pubblico che privato, attraverso tempi di pagamento più brevi, meno errori, migliore riscossione dell'IVA, costi inferiori per stampa e spedizione postale ed elaborazione integrata per le imprese; rileva inoltre che tale strumento consente una maggiore trasparenza dei flussi di informazioni e di scambi che portano alla definizione della fattura;
66. è consapevole della frammentazione del mercato dovuta alle norme nazionali in materia di fatturazione elettronica; si rammarica che solo il 22% delle PMI ricevano o trasmettano fatture elettroniche;
67. accoglie favorevolmente le nuove norme in materia di IVA(10) con riferimento alla fatturazione elettronica, le quali stabiliscono la parità di trattamento tra le fatture in formato cartaceo e quelle in formato elettronico;
68. sottolinea l'importanza di sportelli unici per l'IVA al fine di agevolare il commercio elettronico transfrontaliero per le PMI e promuovere la fatturazione elettronica;
69. evidenzia l'importanza della certezza del diritto, di un ambiente tecnico chiaro e di soluzioni di fatturazione elettronica aperte e interoperabili basate su requisiti giuridici, processi aziendali e norme tecniche comuni per favorirne un'adozione di massa;
70. invita il settore e le organizzazioni europee di normalizzazione a portare avanti gli sforzi per promuovere una convergenza che porti a un modello comune di dati per la fatturazione elettronica;
71. esprime apprezzamento per le iniziative di Danimarca, Finlandia, Italia, Spagna e Svezia volte a rendere obbligatoria la fatturazione elettronica per gli enti pubblici e chiede che la fatturazione elettronica sia resa obbligatoria per tutti gli appalti pubblici entro il 2016;
72. constata che i problemi di interoperabilità transfrontaliera della firma elettronica stanno rallentando l'adozione di soluzioni di fatturazione elettronica transfrontaliera;
73. invita la Commissione a ricorrere al forum europeo multilaterale delle parti interessate sulla fatturazione elettronica per considerare gli aspetti giuridici e coordinare le iniziative nazionali; esorta la Commissione a presentare una relazione annuale e a invitare deputati del Parlamento europeo a partecipare alle riunioni di tale forum;
74. esorta gli Stati membri a creare forum nazionali sulla fatturazione elettronica con una rappresentanza equilibrata delle parti interessate;
75. ritiene che i consumatori privi di accesso a Internet o aventi un accesso limitato non debbano essere esclusi e che si debba sempre permettere ai consumatori di ottenere fatture in formato cartaceo;
Osservazioni generali
76. riconosce il valore aggiunto dei 132 progetti contenuti nelle priorità strategiche del programma di supporto alla politica in materia di TIC, facente parte del programma per la compatibilità e l'innovazione, e sottolinea l'importanza della ricerca e dello sviluppo come pure dell'innovazione per promuovere e migliorare i servizi transfrontalieri; chiede che sia agevolato un accesso semplice e veloce ai fondi di ricerca e sviluppo dell'UE per le TIC, e chiede altresì l'aumento delle dotazioni finanziarie per i servizi e le infrastrutture transfrontalieri di eGovernment per il periodo 2014-2020;
77. riconosce il contributo e il ruolo globale del programma ISA nel definire, promuovere e sostenere l'attuazione di soluzioni e quadri di interoperabilità per le amministrazioni pubbliche europee, nel raggiungere sinergie e promuovere il riutilizzo di infrastrutture, servizi digitali e soluzioni di software e nel tradurre i requisiti di interoperabilità delle amministrazioni pubbliche in specifiche e norme per i servizi digitali; chiede un aumento degli stanziamenti per le soluzioni di interoperabilità tra le amministrazioni pubbliche dell'UE (programma ISA) per il periodo 2014-2020;
78. sottolinea che il piano d'azione europeo per l'eGovernment 2011-2015 rappresenta un'opportunità unica di modernizzare le amministrazioni pubbliche europee e nazionali e di ridurne i costi, permettendo alle stesse di sfruttare al massimo il potenziale di un'ulteriore integrazione europea e di promuovere la crescita, l'innovazione, la mobilità dei cittadini e le opportunità professionali per le imprese, soprattutto le PMI, nonché la partecipazione pubblica al processo di definizione delle politiche; sottolinea l'importanza dei partenariati pubblico-privato e il ruolo del settore privato nel fornire soluzioni, applicazioni e servizi innovativi per lo sviluppo dell'infrastruttura interoperabile di eGovernment nell'UE e nello sfruttare le risorse disponibili;
79. esorta la Commissione a condurre una valutazione annuale degli obiettivi dell'agenda digitale, in particolare quelli legati al piano di azione per l'eGovernment, e a riferire al Parlamento su base annuale;
80. accoglie favorevolmente la priorità data dalle Presidenze del Consiglio svedese, spagnola, polacca e danese alle questioni legate all'eGovernment e al mercato digitale e sottolinea il contributo positivo delle conferenze di Malmo, Poznan e Madrid sull'eGovernment; ritiene che il 2012-2013 sarà un periodo cruciale per l'interoperabilità transfrontaliera dei servizi di eGovernment e attende pertanto con interesse le deliberazioni e le conclusioni della conferenza di Copenaghen sull'eGovernment del marzo 2012;
o o o
81. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
IDABC- «Preliminary Study on Mutual Recognition of eSignatures for eGovernment applications» (Studio preliminare sul riconoscimento reciproco delle firme elettroniche per le applicazioni di eGovernment), 2007
– vista la strategia per la sicurezza e lo sviluppo nel Sahel, adottata nel marzo 2011,
– viste le dichiarazioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul Mali del 22 marzo(1), 26 marzo(2), 4 aprile(3) e 9 aprile 2012(4),
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 22 marzo, 26 marzo e 7 aprile 2012 sulla situazione nel Mali,
– visto l'accordo quadro firmato dalla giunta militare con la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS) il 6 aprile 2012,
– viste le conclusioni del Consiglio del 22 e 23 marzo 2012 sulla regione del Sahel,
– visto gli accordi di Algeri del 2006 sullo sviluppo e la pace nel nord del Mali,
– vista la dichiarazione rilasciata il 12 aprile 2012 dall'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay(5),
– vista la dichiarazione sulla prevenzione di una crisi umanitaria nel Mali rilasciata dalla direzione generale per gli Aiuti umanitari della Commissione,
– visto l'appello lanciato da varie agenzie delle Nazioni Unite – UNICEF, ACNUR e OMS – del 10 aprile 2012 affinché siano sbloccati fondi supplementari per milioni di persone colpite dall'insicurezza alimentare nella regione del Sahel,
– visto l'appello lanciato dall'UNICEF per il versamento a favore del Mali di 26 milioni di dollari statunitensi affinché questo paese possa rispondere alle necessità sanitarie e nutrizionali dei bambini fino alla fine dell'anno,
– visto l'appello lanciato il 23 febbraio 2012 dall'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati a favore del versamento di 35,6 milioni di dollari statunitensi per far fronte all'aggravamento della crisi umanitaria nel Mali,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Africa occidentale,
– visto l'articolo 110, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che, nella notte dal 21 al 22 marzo 2012, il presidente maliano Amadou Toumani Touré è stato destituito con un colpo di Stato che ha posto fine a un lungo processo democratico avviato più di due decenni or sono;
B. considerando che, nei giorni successivi al colpo di Stato, la pressione e gli sforzi di mediazione internazionali, soprattutto da parte della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS), hanno portato alla conclusione di un accordo quadro, il 6 aprile 2012, tra il Comité national pour le redressement et la démocratie (Comitato nazionale per il ripristino della democrazia, CNRDE) e l'ECOWAS, in base al quale il sig. Dioncounda Traoré è stato designato presidente ad interim e incaricato di organizzare elezioni nazionali entro quaranta giorni;
C. considerando che, conformemente alla Costituzione del 1992, il presidente dell'Assemblea nazionale è stato designato presidente ad interim;
D. considerando l'ondata di arresti, il 16 e 17 aprile 2012, senza che sia stata seguita alcuna procedura giudiziaria, di leader politici, tra cui due candidati alle elezioni presidenziali, e di alti responsabili militari, che sono detenuti nel campo militare degli autori del colpo di Stato;
E. considerando che il paese si trova anche alle prese con una recrudescenza dei combattimenti nel nord del paese fra le forze governative e i ribelli che ha fatto sfollare oltre 200 000 persone dal mese di gennaio; che il numero degli sfollati interni è stimato a oltre 100 000 persone e che circa 136 000 rifugiati sono fuggiti nei paesi vicini (Algeria, Mauritania, Niger e Burkina Faso), dove la grave siccità ha già causato una considerevole penuria di cibo negli ultimi anni;
F. considerando che i ribelli Tuareg, appartenenti principalmente al Movimento nazionale per la liberazione dell'Azawad (MNLA), hanno preso il controllo del Mali settentrionale dopo il colpo di Stato militare, cacciato le forze governative dalle tre regioni settentrionali del Mali (Kidal, Gao e Tombouctou) del nuovo Stato dell'Azawad il 6 aprile 2012;
G. considerando che il gruppo islamista denominato Ansar Dine, strettamente collegato all'organizzazione Al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM), ha dichiarato di aver preso il controllo di Tombouctou e tenta di imporre la sharia nel Mali;
H. considerando che la proliferazione di armi provenienti dalla Libia, il traffico di droga nonché gli elevati livelli di disoccupazione e povertà contribuiscono alla destabilizzazione dell'intera regione;
I. considerando i legami accertati dei gruppi terroristi della zona sahelo-sahariana con i trafficanti di droga, di armi, di sigarette e di esseri umani, in particolare la presa di ostaggi a fini di riscatto;
J. considerando che anche diversi altri movimenti estremisti sono presenti nel nord del Mali, come l'AQMI (Al-Qaeda nel Maghreb islamico), il Movimento per l'unità e la Jihad in Africa occidentale (MUJAO) e il movimento Boko Haram, con base in Nigeria;
K. considerando le diverse rivolte dei Tuareg nel Mali, nel 1963, 1990 e 2006, per tentare di ottenere un miglioramento delle loro condizioni di vita, e che alcune promesse non mantenute fatte ai Tuareg, in particolare in occasione del «Patto nazionale» del 1992, hanno contribuito a creare un senso di frustrazione;
L. considerando che l'immensità del territorio scarsamente popolato del Mali e la lunghezza delle sue frontiere, poco delimitate, necessitano un buon coordinamento regionale delle informazioni e delle azioni;
M. considerando che l'Unione europea accorda un'importanza primordiale alla sicurezza, alla stabilità e allo sviluppo di tutta la regione del Sahel, soprattutto in un momento in cui milioni di persone sono colpite da una grave penuria alimentare; che la recente ondata di violenze aggraverà ulteriormente l'emergenza alimentare nel Mali settentrionale e nei paesi vicini in cui i rifugiati affluiscono in zone di grave insicurezza alimentare; che l'Unione europea dispone di una strategia per la sicurezza e lo sviluppo nel Sahel; che il Sahel è confrontato con la peggiore crisi umanitaria di questi ultimi 20 anni;
N. considerando che la lotta contro il terrorismo nel Sahel richiede anche una politica attiva per promuovere lo sviluppo, la giustizia sociale, lo Stato di diritto e l'integrazione; che è necessario proporre ai gruppi di popolazione locali prospettive economiche alternative all'economia criminale;
O. considerando che il 16 aprile 2012, Radhika Coomaraswamy, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per l'infanzia e i conflitti armati, si è detta fortemente preoccupata per le informazioni relative al reclutamento di bambini soldato;
P. considerando che si ha notizia di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti di abitanti del Mali, soprattutto nelle regioni settentrionali controllate dai ribelli;
Q. considerando che molti maliani si trovano intrappolati nelle regioni settentrionali ed hanno un accesso limitato al cibo e agli altri prodotti di prima necessità, e che le operazioni di aiuto restano in gran parte sospese a causa dell'insicurezza e per il fatto che in molti casi l'attrezzatura, i veicoli e le scorte delle agenzie di aiuto sono stati rubati;
R. considerando che le popolazioni sfollate vivono in condizioni di estrema povertà tanto che le loro necessità umane fondamentali non trovano risposta e le tensioni sociali stanno aumentando; che oltre il 50% degli sfollati sono donne prive di qualsiasi tipo di protezione, che rappresentano un gruppo particolarmente vulnerabile;
S. considerando che, a seguito di razzie perpetrate nelle loro sedi e ai loro approvvigionamenti, le organizzazioni umanitarie hanno per la maggior parte abbandonato la regione del nord;
T. considerando che l'Unione europea ha reso disponibili altri 9 milioni di euro di aiuto finanziario per 1,4 milioni di maliani che si ritiene abbiano bisogno di un aiuto alimentare;
U. considerando che quest'anno tra 175 000 e 220 000 bambini soffriranno di malnutrizione acuta e che l'accesso al nord del Mali e alle zone in cui si trovano i rifugiati al di là dei confini è sempre più problematico;
1. condanna il colpo di Stato militare nel Mali e la sospensione delle istituzioni repubblicane;
2. accoglie con favore la firma dell'accordo quadro che prevede una serie di tappe per il ripristino dell'ordine costituzionale; sollecita tutte le parti interessate del Mali ad applicare tale accordo immediatamente;
3. accoglie con favore le azioni condotte dall'ECOWAS, dall'Unione africana, dalle Nazioni Unite e dai paesi vicini al fine di facilitare il rapido ripristino dell'ordine costituzionale nel Mali e avviare misure concrete volte a proteggere la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale; prende atto dei risultati della conferenza tenuta a Ouagadougou, il 14 e 15 aprile 2012, sotto l'egida di Blaise Compaoré, presidente del Burkina Faso e mediatore nominato dall'ECOWAS, e spera che il calendario e le modalità dettagliate della transizione siano precisati rapidamente;
4. ribadisce la necessità di salvaguardare e rispettare la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale del Mali; invita le autorità maliane e il movimento di liberazione Tuareg ad arrivare a una soluzione pacifica e duratura attraverso un dialogo costruttivo;
5. invita tutte le parti interessate a dar prova di moderazione nell'ottica di ripristinare l'autorità dei rappresentanti eletti e a cooperare così da garantire la rapida organizzazione di elezioni sotto supervisione internazionale, nonché un rapido ritorno alla democrazia;
6. ritiene che non esista alcuna soluzione militare al conflitto nel nord del paese e che occorra trovare una soluzione tramite negoziati;
7. invita l'UE e gli Stati membri a sostenere attivamente le prossime tappe del processo di transizione, segnatamente con l'invio di una missione di osservazione incaricata di seguire le elezioni; sollecita il vicepresidente/l'alto rappresentante ad accelerare l'attuazione delle diverse componenti della strategia UE per la sicurezza e lo sviluppo nel Sahel;
8. invita al rilascio immediato delle persone detenute arbitrariamente dai militari responsabili del colpo di Stato;
9. chiede la liberazione immediata di tutte le persone sequestrate e la cessazione immediata di qualsiasi forma di violenza, e sollecita nuovamente tutte le parti nel Mali a perseguire una soluzione pacifica attraverso un dialogo politico adeguato;
10. esprime profonda preoccupazione per l'accentuarsi della minaccia terroristica nel nord del Mali a causa della presenza fra i ribelli di membri di Al-Quaeda nel Maghreb islamico e di elementi estremisti; condanna a tale riguardo le violenze e i saccheggi, anche nei confronti degli operatori umanitari, nonché il sequestro di diplomatici algerini a Gao;
11. condanna gli atti di violenza perpetrati dai gruppi armati;
12. condanna in particolare le atrocità commesse contro la popolazione civile, che hanno colpito principalmente le donne, e condanna in particolare il ricorso a rapimenti e stupri quali armi di guerra; chiede che sia effettuata un'inchiesta per far luce sulle atrocità commesse nel Mali negli ultimi mesi;
13. chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri di accordare un'attenzione particolare alla situazione delle donne e delle ragazze nella regione del Sahel e di prendere tutte le misure necessarie per garantire la loro protezione contro qualsiasi forma di violenza e di violazione dei loro diritti umani;
14. invita le autorità del Mali a combattere in modo incisivo qualsiasi traffico di tipo mafioso;
15. condanna il saccheggio e la depredazione del patrimonio culturale;
16. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a sostenere il coordinamento regionale negli sforzi profusi;
17. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a sostenere gli sforzi finalizzati ad aumentare le capacità degli Stati nella regione e a mobilitare tute le risorse disponibili per proteggere la popolazione e promuovere la sicurezza e lo sviluppo in collaborazione con gli Stati della regione e le organizzazioni interstatali ECOWAS e UEMOA;
18. invita a considerare la possibilità di una missione europea PESD con un mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite al fine di fornire un sostegno logistico all'esercito maliano, qualora il governo del Mali lo richieda, e l'istituzione di un'eventuale forza ECOWAS o di una forza congiunta ECOWAS-Unione africana-Nazioni Unite con il compito di proteggere le zone del Mali non occupate da gruppi armati illegali;
19. spera che la missione PESD aiuti i paesi della subregione a controllare i propri confini in modo più efficace e in particolare a combattere il traffico di armi, droga ed esseri umani;
20. condanna altresì il sequestro, il 24 e 25 novembre 2011, di due cittadini francesi, di uno svedese, di un olandese e di un sudafricano con passaporto britannico, nonché l'uccisione di un cittadino tedesco che aveva tentato di resistere ai suoi rapitori; osserva che sale così a dodici il numero di ostaggi dell'UE nella regione del Sahel, mentre sono ancora nelle mani di Al-Qaeda nel Maghreb islamico due spagnoli e un italiano rapiti nell'Algeria occidentale nell'ottobre 2011 e quattro francesi rapiti in Niger nel settembre 2010, nonché una missionaria cristiana svizzera rapita a Tombouctou il 15 aprile 2012;
21. reitera la sua grave preoccupazione per il rapido aggravarsi della crisi alimentare e umanitaria e invita la Commissione europea e gli Stati membri a intensificare e accelerare la fornitura dell'aiuto umanitario destinato alle popolazioni bisognose; rileva che la Commissione europea ha sbloccato altri 9 milioni di EUR per rispondere ai nuovi bisogni umanitari nel Mali settentrionale; ribadisce la necessità di agire rapidamente per aprire uno spazio umanitario e consentire che le forniture di derrate alimentari e di medicinali raggiungano il nord del paese; teme che, se tali misure non saranno prese rapidamente, potrebbe svilupparsi una grave crisi umanitaria che potrebbe ripercuotersi anche sui paesi vicini;
22. chiede l'apertura di un corridoio umanitario per assistere le decine di migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le loro case a causa dei combattimenti nel Mali e che in molti casi hanno cercato rifugio in paesi vicini come Niger, Mauritania e Burkina Faso; chiede altresì una risposta rapida e globale alla crisi umanitaria del Sahel nel suo complesso;
23. sottolinea che la crisi che interessa attualmente il Mali ha origine dai problemi economici e sociali del paese e che è indispensabile rispondere con urgenza ai bisogni della popolazione in materia di accesso al lavoro, alla sanità, a un alloggio e ai servizi pubblici, a parità di condizioni per tutti e garantendo il rispetto dei diritti umani fondamentali, ivi inclusi quelli delle minoranze;
24. invita l'Unione europea a intensificare le sue azioni per fornire assistenza alla popolazione della regione, aiutandola ad ottenere un accesso migliore all'acqua, all'istruzione pubblica e ai servizi sanitari, nonché alle infrastrutture necessarie a migliorare l'accesso alla regione;
25. invita a valutare in modo dettagliato il sostegno dell'Unione europea alla regione;
26. è convinto che una soluzione duratura per la regione dovrebbe puntare a rafforzare le istituzioni statali, a promuovere la partecipazione attiva dei cittadini nei processi decisionali nonché a gettare le basi per uno sviluppo economico sostenibile ed equo;
27. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, all'ECOWAS e all'Unione africana, al presidente ad interim del Mali e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
– visti gli articoli da 18 a 21 della Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR) del 1948,
– visto l'articolo 25 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,
– vista la dichiarazione della Presidenza dell'Unione europea, del 23 febbraio 2009, in cui si chiede un dialogo globale tra le autorità e le forze democratiche in Birmania/Myanmar,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Birmania/Myanmar, in particolare quelle del 25 novembre 2010(1) e del 20 maggio 2010(2),
– viste le misure restrittive previste dall'Unione europea e indicate nella decisione 2010/232/PESC del Consiglio, del 26 aprile 2010, modificate da ultimo dal regolamento (UE) n. 1083/2011 del Consiglio, del 27 ottobre 2011,
– viste le conclusioni del Consiglio, del 12 aprile 2011, relative alla revoca della sospensione degli incontri ad alto livello e del divieto di visto applicato a membri civili del governo (decisione 2011/239/PESC del Consiglio),
– vista la dichiarazione dell'alto rappresentante del 28 aprile 2011,
– vista la relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Birmania/Myanmar, del 12 marzo 2012,
– vista la dichiarazione del Segretario generale delle Nazioni Unite, del 2 aprile 2012, in relazione alle elezioni in Birmania/Myanmar,
– vista la decisione adottata nel quadro del vertice ASEAN del novembre 2011 di attribuire la presidenza dell'ASEAN alla Birmania/Myanmar nel 2014,
– vista la dichiarazione rilasciata il 30 gennaio 2012 dal Presidente del Consiglio europeo in relazione al processo di riforma in Birmania/Myanmar,
– viste le dichiarazioni dell'alto rappresentante, del 28 aprile 2011 e del 14 ottobre 2011, relative all'allineamento di taluni paesi terzi alle decisioni 2011/239/PESC e 2011/504/PESC del Consiglio sulle misure restrittive nei confronti della Birmania/Myanmar,
– viste le conclusioni del Consiglio «Affari esteri» dell'UE, del 23 gennaio 2012, sulla Birmania/Myanmar,
– vista la visita in Birmania/Myanmar del commissario responsabile per lo sviluppo, Andris Piebalgs, dal 12 al 14 febbraio 2012,
– visto l'esito della prima riunione interparlamentare UE-Birmania/Myanmar, tenutasi dal 26 febbraio al 2 marzo 2012,
– viste le dichiarazioni dell'alto rappresentante, in particolare quelle del 13 novembre 2010 sulla liberazione di Aung San Suu Kyi, del 13 gennaio 2011 e del 12 ottobre 2011 sul rilascio di prigionieri politici, nonché del 2 aprile 2012 sullo svolgimento delle elezioni suppletive,
– vista la dichiarazione rilasciata dal vertice ASEAN il 3 aprile 2012 in relazione all'esito delle elezioni suppletive del 1° aprile 2012, recante l'invito a revocare le sanzioni,
– visti i vari incontri intercorsi tra il presidente della Birmania/Myanmar U Thein Sein e Daw Aung San Suu Kyi dall'agosto 2011,
– visto il discorso sullo stato dell'Unione tenuto dal presidente Thein Sein in occasione del primo anniversario del suo governo, il 1° marzo 2012, in cui ha riconosciuto che, nonostante gli sforzi compiuti, rimane ancora «molto da fare»,
– visto l'articolo 110, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che il 1° aprile 2012 si sono svolte in Birmania/Myanmar le elezioni suppletive per oltre 40 seggi della camera bassa del parlamento (Pyithu Hluttaw), alle quali ha potuto partecipare a pieno titolo il partito della Lega nazionale per la democrazia (National League for Democracy Party - NLD) di Aung San Suu Kyi; che tali elezioni suppletive, in generale ritenute libere e regolari dalla comunità internazionale, sono indicative del processo di cambiamento democratico intrapreso dalla Birmania/Myanmar;
B. considerando che, durante il suo primo anno in carica, il governo del presidente Thein Sein ha compiuto maggiori progressi verso la democrazia e la pace di quanto non sia stato fatto nei decenni precedenti;
C. considerando che l'opposizione detiene attualmente solo il 6,6% dei seggi in parlamento (ossia 42 su 659), mentre il partito della Solidarietà e dello sviluppo dell'Unione (Union Solidarity and Development Party - USDP), attualmente al potere, controlla una larga maggioranza dei seggi, inclusa la percentuale del 25% riservata agli ufficiali militari;
D. considerando che il vero banco di prova della volontà di democratizzazione del paese espressa dalle autorità della Birmania/Myanmar sarà costituito dalle prossime elezioni generali, in programma per il 2015, nell'ambito delle quali verrà attribuito il 75% dei seggi;
E. considerando che la volontà del governo della Birmania/Myanmar di dare seguito al processo di riforma, che dovrebbe essere sostenibile e irrevocabile, è dimostrata dallo svolgimento delle elezioni suppletive del 1° aprile 2012, a cui sono stati invitati e hanno partecipato diversi osservatori e giornalisti stranieri, tra cui un rappresentante del Parlamento europeo;
F. considerando che i cambiamenti in corso creano importanti opportunità di sviluppare relazioni sostanzialmente migliori tra l'Unione europea e la Birmania/Myanmar;
G. considerando che occorre mostrarsi prudenti alla luce del fatto che, secondo quanto riferito dal relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo in Birmania/Myanmar, persistono gravi preoccupazioni in materia di diritti umani, centinaia di prigionieri politici rimangono in carcere e molte delle persone rilasciate hanno beneficiato solo di una liberazione condizionale;
H. considerando che il governo si trova ad affrontare le conseguenze di decenni di guerra civile e rivolte armate, che hanno portato a una serie di accordi per il cessate il fuoco con la maggior parte dei gruppi etnici armati, fatta eccezione per la situazione del Kachin, mentre gli aiuti umanitari a decine di migliaia di civili sfollati sono bloccati e la politica di discriminazione contro la minoranza Rohingya continua inesorabile;
I. considerando che il governo ha dichiarato di perseguire un processo di consolidamento della pace in tre fasi, che prevede in primo luogo l'istituzione di un cessate il fuoco, in secondo luogo l'avvio di processi socioeconomici, culturali e politici e infine la conclusione di un accordo globale, comprensivo di modifiche alla Costituzione, su questioni etniche tra cui la smobilitazione e l'integrazione degli ex combattenti, la condivisione delle risorse e una maggiore autonomia;
J. considerando che esiste un divario tra le decisioni politiche di più alto livello e le limitate capacità istituzionali e tecniche sul terreno, e che occorre molto tempo perché i cambiamenti apportati incidano sulla vita della maggior parte dei cittadini del paese, che continuano a misurarsi con una profonda povertà, elevati livelli di indebitamento, mancanza di opportunità lavorative e assenza di servizi sociali;
K. considerando che in passato numerosi settori economici della Birmania/Myanmar, tra cui quello minerario, del legname, del petrolio, del gas e della costruzione di dighe, sono stati direttamente connessi a gravi casi di violazioni dei diritti umani e degrado ambientale, rappresentando nel contempo la principale fonte di entrate pubbliche per i militari;
L. considerando che il governo ha adottato varie misure volte a estendere le libertà civili nel paese, mediante una maggiore libertà di informazione e di espressione, la revoca della messa al bando di numerosi siti Internet e pubblicazioni, la libertà di riunione, l'istituzione di una commissione nazionale per i diritti umani e la previsione di eliminare il Consiglio per la censura entro la fine del 2012;
M. considerando che Catherine Ashton, alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, visiterà la Birmania/Myanmar a breve distanza dalla riunione del Consiglio del 23 aprile 2012;
N. considerando che la presenza di una magistratura imparziale e indipendente è fondamentale per assicurare il rispetto dello Stato di diritto e della giustizia in Birmania/Myanmar; che il governo della Birmania/Myanmar è altresì chiamato ad avviare riforme giuridiche intese a garantire l'indipendenza e l'imparzialità reali della magistratura;
O. considerando che il governo sta finalmente prendendo atto delle preoccupazioni della popolazione in merito a progetti che potrebbero avere conseguenze disastrose per l'ambiente e la società;
P. considerando che le misure restrittive dell'UE imposte alla Birmania/Myanmar saranno soggette a revisione nell'ambito della prossima riunione del Consiglio, che si terrà il 23 aprile 2012;
1. valuta positivamente la trasparenza e la credibilità delle elezioni suppletive del 1° aprile 2012, ritenute regolari dagli osservatori internazionali, ma prende altresì atto delle irregolarità segnalate nella loro fase preparatoria; confida che i parlamentari neoeletti possano assumere le loro funzioni quanto prima; sostiene l'impegno delle autorità inteso a garantire che tale processo di riforma sia sostenibile e irrevocabile;
2. esprime il proprio profondo rispetto per la lotta condotta per decenni dal leader dell'opposizione e vincitrice del premio Sacharov Aung San Suu Kyi, si congratula per la vittoria del suo partito alle elezioni suppletive di aprile e plaude al coraggio e alla tenacia dimostrati, quale esempio di forza d'animo disinteressata e di lotta per la libertà e la democrazia di fronte alla tirannia;
3. riconosce i passi compiuti dal presidente Thein Sein e altri riformatori del regime della Birmania/Myanmar al fine di attuare le riforme democratiche nell'anno trascorso e li incoraggia a proseguire con urgenza tale processo, allo scopo di renderlo irrevocabile;
4. valuta molto positivamente gli sforzi compiuti dal governo, dal parlamento e dai leader delle forze armate per porre fine a decenni di conflitti armati interni ed esorta a concludere rapidamente i negoziati di pace con il popolo Kachin;
5. sollecita il governo della Birmania/Myanmar a modificare la Costituzione del 2008, prima delle elezioni del 2015, allo scopo di escludere i militari dalla politica civile, in particolare eliminando i seggi loro riservati in entrambe le camere del parlamento;
6. plaude all'apertura reciproca tra il presidente U Thein Sein e Daw Aung San Suu Kyi nonché al dialogo tra il governo e l'opposizione;
7. valuta positivamente gli sforzi internazionali ad alto livello che incoraggiano il cambiamento democratico in Birmania/Myanmar, prende atto della visita del primo ministro britannico David Cameron in seguito alle elezioni suppletive di aprile e plaude alle fruttuose discussioni che egli ha intrattenuto con il presidente Thein Sein e con Aung San Suu Kyi;
8. plaude al rilascio di un cospicuo numero di prigionieri politici e alla maggiore libertà dei mezzi di comunicazione e di Internet, pur esprimendo preoccupazione per la censura e le restrizioni continue; plaude alla nuova legislazione sulla libertà di riunione e ai progressi legislativi e di fatto in merito all'eliminazione del ricorso al lavoro forzato;
9. chiede al governo della Birmania/Myanmar di rilasciare senza indugio e senza porre condizioni tutti i prigionieri politici ancora detenuti, consentendo il libero accesso del Comitato internazionale della Croce rossa e delle organizzazioni internazionali per i diritti umani alle carceri del paese; invita la commissione nazionale per i diritti umani a intensificare la propria opera di promozione e tutela dei diritti fondamentali dei cittadini;
10. chiede di modificare la legge del 1982 sulla cittadinanza per garantire l'adeguato riconoscimento del diritto alla cittadinanza della minoranza etnica Rohingya;
11. chiede alle autorità della Birmania/Myanmar di garantire la libertà e l'indipendenza dei mezzi di comunicazione e di assicurare che la nuova legge sui mezzi d'informazione consenta un accesso senza limitazioni alle tecnologie della comunicazione e dell'informazione;
12. chiede al governo della Birmania/Myanmar di avviare riforme giuridiche intese a garantire l'indipendenza e l'imparzialità reali della magistratura nonché a stabilire procedure volte a garantire la giustizia e la responsabilità per le violazioni dei diritti umani avvenute in passato;
13. valuta positivamente l'esito della 19ª sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo che ha prorogato di un altro anno il mandato del relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Birmania/Myanmar;
14. chiede al presidente Thein Sein di indagare sulle accuse di violenze sessuali commesse dall'esercito della Birmania/Myanmar nonché di perseguire i militari che hanno compiuto tali gesti; sollecita il governo della Birmania/Myanmar a cessare immediatamente l'arruolamento e l'impiego di soldati bambini, a intensificare le misure per assicurare la protezione dei minori dai conflitti armati e a proseguire la sua collaborazione con il rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per i bambini nei conflitti armati;
15. chiede al presidente Thein Sein di consultare le comunità locali interessate in merito ai progetti per la costruzione di una diga e di effettuare valutazioni d'impatto ambientale indipendenti;
16. plaude ai positivi gesti dell'UE a sostegno dell'avvio della transizione politica nel paese, tra cui lo stanziamento di 150 milioni di EUR per l'assistenza umanitaria, destinati in particolare a sviluppare le strutture sanitarie ed educative del paese nonché ad assistere i profughi;
17. plaude alle misure adottate dalle autorità della Birmania/Myanmar in merito al tasso di cambio della valuta nazionale;
18. chiede al Consiglio di sospendere le misure restrittive attualmente in vigore, ad eccezione dell'embargo sulle armi, per un periodo iniziale di un anno, e a seguire da vicino la situazione del paese;
19. chiede alla Commissione e al Consiglio di definire scadenze e parametri chiari in merito alla valutazione del processo di riforma economica e politica in corso in Birmania/Myanmar;
20. riconosce che scambi e investimenti responsabili e sostenibili, anche da e con l'Unione europea, sosterranno gli sforzi compiuti dalla Birmania/Myanmar per combattere la povertà e garantire che le misure adottate migliorino la condizione di fasce più ampie della popolazione, e chiede al Consiglio e alla Commissione di prendere in considerazione l'ipotesi di concedere alla Birmania/Myanmar un accesso privilegiato al mercato dell'Unione europea;
21. plaude all'impegno dell'Unione europea di aumentare gli aiuti destinati alle popolazioni coinvolte nel conflitto e invita il governo della Birmania/Myanmar a consentire alle agenzie umanitarie e alle Nazioni Unite l'accesso alle regioni etniche o l'erogazione degli aiuti transfrontalieri o gestiti dalla comunità locale a queste popolazioni vulnerabili;
22. plaude all'imminente visita ufficiale di Catherine Ashton, alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché alla sua decisione di istituire una rappresentanza diplomatica nel paese e di inaugurare l'ufficio dell'UE a Yangon in tale occasione;
23. ribadisce l'invito rivolto a Daw Aung San Suu Kyi, vincitrice del premio Sacharov, a visitare il Parlamento europeo per ricevere ufficialmente il premio Sacharov vinto nel 1991 per il suo impegno a promuovere la democrazia e la libertà in Birmania/Myanmar;
24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché all'alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale dell'ASEAN e al parlamento e al governo della Birmania/Myanmar.
Certezza giuridica degli investimenti europei al di fuori dell'Unione europea
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 sulla certezza giuridica degli investimenti europei al di fuori dell'Unione europea (2012/2619(RSP))
– visto l'articolo 207 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– vista la sua risoluzione del 6 aprile 2011 sulla futura politica europea in materia di investimenti internazionali(1),
– vista la sua risoluzione del 21 ottobre 2010 sulle relazioni commerciali dell'Unione europea con l'America latina(2),
– vista la sua risoluzione del 13 dicembre 2011 sugli ostacoli agli scambi e agli investimenti(3),
– vista la proposta di regolamento della Commissione che stabilisce disposizioni transitorie per gli accordi bilaterali conclusi da Stati membri e paesi terzi in materia di investimenti (regolamento di esenzione dall'osservanza di nuove norme) (COM(2010)0344),
– vista la comunicazione della Commissione del 7 luglio 2010 dal titolo «Verso una politica globale europea degli investimenti internazionali» (COM(2010)0343),
– vista la risoluzione Eurolat del 19 maggio 2011 sulle prospettive per le relazioni commerciali tra l'Unione europea e l'America latina(4),
– vista la dichiarazione comune dell'OMC del 30 marzo 2012 sulle politiche e prassi restrittive dell'Argentina in materia di importazione(5),
– viste le dichiarazioni del G20 di Washington (15 novembre 2008), Londra (2 aprile 2009), Pittsburgh (25 settembre 2009), Toronto (26 giugno 2010), Seoul (12 novembre 2010) e Cannes (4 novembre 2011), che comprendono l'impegno a lottare contro il protezionismo,
– visti gli accordi di promozione e protezione reciproche degli investimenti conclusi tra l'Argentina, la Spagna e vari Stati membri dell'UE,
– visti i negoziati per un accordo di associazione interregionale tra l'Unione europea e il Mercosur, e in particolare l'accordo di libero scambio,
– vista la sua relazione del 5 maggio 2010 sulla strategia dell'Unione europea per le relazioni con l'America latina(6),
– visto l'articolo 110, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che l'articolo 207del TFUE afferma che gli investimenti europei nei paesi terzi costituiscono un elemento fondamentale della politica commerciale comune dell'Unione europea e sono pertanto parte integrante della sua azione esterna e che, ai sensi del trattato di Lisbona, gli investimenti esteri diretti sono di esclusiva competenza dell'UE, come sancito dall'articolo 3, paragrafo 1, lettera e), dall'articolo 206 e dall'articolo 207 del TFUE;
B. considerando che l'Unione ha iniziato a esercitare tale competenza nei negoziati in corso per gli accordi in materia di investimenti con l'India, Singapore e il Canada, e nelle proposte relative ai mandati di negoziato con il Marocco, la Tunisia, la Giordania e l'Egitto;
C. considerando che gli investimenti saranno il tema centrale del prossimo vertice UE-ALC che si terrà a Santiago del Cile nel gennaio 2013;
D. considerando che gli investimenti dell'UE in Argentina sono protetti da accordi bilaterali degli Stati membri in materia di investimenti, laddove esistono, e che 18 Stati membri dell'UE hanno attualmente in vigore accordi con l'Argentina;
E. considerando che il governo della Repubblica argentina ha annunciato la decisione di presentare al Congresso nazionale un progetto di legge inteso a convalidare l'espropriazione del 51% delle azioni della compagnia petrolifera YPF, la cui partecipazione di maggioranza è detenuta da una società europea, la maggioranza delle cui azioni costituisce specificamente l'oggetto dell'espropriazione proposta;
F. considerando che il suddetto annuncio è stato accompagnato dall'immediata presa di controllo della sede della società da parte delle autorità del governo federale argentino, che hanno espulso dai locali i legittimi dirigenti e il personale designato della società in questione;
G. considerando che negli ultimi mesi tale società è stata oggetto di una campagna pubblica di diffamazione che, assieme a varie decisioni prese dalle autorità amministrative, si è tradotta nella perdita di valore delle sue azioni, con ripercussioni per tutti i suoi azionisti e le imprese ad essa associate;
H. considerando che prima di tale annuncio il governo spagnolo e la Repsol-YPF avevano tentato di giungere a una soluzione negoziata, ma che il governo argentino non ha perseguito il medesimo obiettivo;
I. considerando che altre società europee potrebbero essere interessate da azioni analoghe o da interferenze politiche nel libero mercato da parte delle autorità argentine;
J. considerando che la Repubblica argentina, in quanto membro a pieno titolo del Mercosur, sta negoziando attualmente un accordo di associazione con l'UE;
K. considerando che, nonostante questi negoziati, nelle sue relazioni sugli ostacoli agli scambi e agli investimenti la Commissione ha rilevato l'adozione da parte dell'Argentina di diverse misure protezionistiche che hanno provocato un deterioramento del clima commerciale per gli investitori dell'UE nel paese;
L. considerando che la Commissione europea ha espresso a più riprese all'Organizzazione mondiale del commercio la propria preoccupazione in merito alla natura e all'applicazione delle misure restrittive alle importazioni adottate dal governo argentino, che colpiscono un crescente numero di paesi membri dell'OMC;
M. considerando che la Repubblica argentina ha tradizionalmente beneficiato del sistema di preferenze generalizzate (SPG) concesso unilateralmente dall'Unione europea;
N. considerando che l'Argentina, quale membro del G20, in occasione di ogni vertice si è impegnata a lottare contro il protezionismo e a mantenere i mercati aperti al commercio e agli investimenti;
1. deplora la decisione adottata dal governo argentino, senza tenere conto di una soluzione negoziata, di procedere all'espropriazione della maggioranza delle azioni di una società europea; ritiene che ciò rappresenti una decisione unilaterale e arbitraria che costituisce un attacco all'esercizio della libera impresa e al principio della certezza giuridica, causando in tal modo il deterioramento del contesto per gli investimenti delle imprese europee in Argentina;
2. constata che la decisione riguarda una sola impresa del settore e solo una parte delle sue azioni, il che potrebbe essere considerato discriminatorio;
3. esprime profonda preoccupazione per la situazione, poiché rappresenta un'inosservanza degli obblighi derivanti da accordi internazionali; mette in guardia dagli effetti negativi che simili misure possono causare, quali il disinvestimento a livello internazionale e le ripercussioni negative per l'Argentina nella comunità internazionale;
4. ricorda che l'obiettivo dei negoziati in corso sull'accordo di associazione tra l'Unione europea e il Mercosur è istituire un quadro di integrazione economica e di dialogo politico tra le due parti, al fine di raggiungere il più elevato livello di progresso e prosperità per entrambe le regioni, e ritiene che, affinché tali negoziati abbiano successo, entrambe le parti debbano affrontare le trattative in uno spirito di apertura e di fiducia reciproca; sottolinea inoltre che una decisione come quella adottata dalle autorità argentine può compromettere il clima di comprensione e di amicizia necessario per raggiungere un siffatto accordo;
5. si rammarica che l'Argentina non abbia rispettato tale principio e abbia introdotto diverse misure restrittive relative al commercio e agli investimenti, quali le barriere non tariffarie, che hanno ostacolato le imprese dell'UE e il commercio globale con l'Argentina;
6. invita la Commissione a rispondere a tali restrizioni facendo ricorso a tutti gli strumenti adeguati di risoluzione delle controversie disponibili in seno all'OMC e al G20 e a cooperare con altri paesi che affrontano analoghi ostacoli discriminatori al commercio e agli investimenti;
7. invita il Presidente del Consiglio europeo, il Presidente della Commissione europea e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a compiere ogni sforzo con le autorità argentine per difendere gli interessi dell'Unione e salvaguardare il principio della certezza giuridica che garantisce la presenza e gli investimenti europei nel paese sudamericano, riprendendo la via del dialogo;
8. esorta la Commissione europea e il Consiglio a esaminare e adottare le misure necessarie, compresa l'eventuale sospensione parziale delle preferenze tariffarie unilaterali nel quadro del sistema SPG, per tutelare gli interessi europei onde evitare che si ripresentino situazioni simili;
9. ricorda la profonda amicizia tra l'Unione europea e la Repubblica argentina, con la quale l'Unione condivide valori e principi comuni, ed esorta le autorità argentine a riprendere la via del dialogo e dei negoziati, essendo questo il modo più adeguato per risolvere le eventuali divergenze tra partner commerciali e paesi uniti da tradizionali legami di amicizia;
10. accoglie con favore la dichiarazione dell'Alto rappresentante dell'Unione, Catherine Ashton, che condanna l'azione del governo argentino e l'annullamento della riunione del comitato misto di cooperazione UE-Argentina; esorta il Commissario Karel De Gucht e l'Alto rappresentante Catherine Ashton a ricorrere a tutte le vie diplomatiche disponibili per risolvere tale situazione con i loro omologhi argentini; invita la Commissione e gli Stati membri a lavorare a stretto contatto con i colleghi in sedi internazionali quali il G20 e l'OMC, al fine di raggiungere un consenso che contrasti le azioni del governo argentino;
11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi degli Stati membri, al governo e al parlamento della Repubblica argentina e ai membri del consiglio del Mercosur.
Impatto della deconcentrazione della gestione dell'assistenza esterna della Commissione sull'erogazione degli aiuti
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 sull'impatto della deconcentrazione della gestione dell'assistenza esterna della Commissione dai servizi centrali alle delegazioni sull'erogazione degli aiuti (2011/2192(INI))
– visto l'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma del quale «L'obiettivo principale della politica dell'Unione in questo settore è la riduzione e, a termine, l'eliminazione della povertà. L'Unione tiene conto degli obiettivi della cooperazione allo sviluppo nell'attuazione delle politiche che possono avere incidenze sui paesi in via di sviluppo»,
– vista la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite del 2000, con particolare riferimento all'ottavo Obiettivo di sviluppo del Millennio,
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione dal titolo «Valutazione del processo di deconcentrazione: relazione finale» (SEC(2004)0561),
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'Unione europea: un programma di cambiamento» (COM(2011)0637),
– viste le conclusioni del Consiglio del 30 giugno 2005 sulla deconcentrazione(1),
– viste le conclusioni del Consiglio del 28 giugno 2011 sulla relazione speciale n. 1/2011: «La deconcentrazione della gestione dell'assistenza esterna della Commissione dai servizi centrali alle delegazioni ha migliorato l'erogazione degli aiuti?»(2),
– viste le conclusioni del Consiglio sulla posizione comune dell'Unione europea per il quarto forum ad alto livello sull'efficacia degli aiuti (IV Forum ad alto livello, Busan, 29 novembre – 1° dicembre 2011),
– vista la relazione speciale della Corte dei conti europea n. 1/2011 dal titolo «La deconcentrazione della gestione dell'assistenza esterna della Commissione dai servizi centrali alle delegazioni ha migliorato l'erogazione degli aiuti?»,
– visti i paragrafi 122 e 123 del consenso europeo sulla politica di sviluppo relativi al progresso delle riforme per quanto riguarda la gestione dell'aiuto esterno dell'UE,
– visto il codice di condotta dell'Unione europea in materia di complementarità e divisione dei compiti nell'ambito della politica di sviluppo,
– visti la dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti del 2005, il programma d'azione di Accra del 2008 e il partenariato di Busan per un'efficace cooperazione allo sviluppo del 2011,
– vista la revisione inter pares (peer review) sulla Comunità europea effettuata del comitato per l'aiuto allo sviluppo dell'OCSE (OCSE-DAS) del 2007,
– vista la relazione dell'OCSE/DAS del 2008 dal titolo «Effective Aid Management: Twelve lessons from DAC Peer Reviews» (gestione efficace degli aiuti: 12 lezioni tratte dalle revisioni inter pares dell'OSCE-DAS),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per lo sviluppo e i pareri della commissione per gli affari esteri e della commissione per il controllo dei bilanci (A7-0056/2012),
A. considerando che un approccio decentrato all'erogazione degli aiuti permette di avvicinare il processo decisionale alle realtà di destinazione e ai luoghi in cui il coordinamento e l'armonizzazione tra i donatori avvengono in modo più efficace sul piano operativo, tenendo nel contempo in debita considerazione il bisogno di titolarità a livello locale;
B. considerando che l'obiettivo finale della deconcentrazione e della più vasta riforma dell'assistenza esterna gestita dalla Commissione è quello di aumentare la velocità, la rigorosità delle procedure di gestione finanziaria e la qualità degli aiuti nei paesi partner;
C. considerando che, secondo le conclusioni generali della relazione della Corte dei conti, la deconcentrazione ha contribuito al miglioramento dell'erogazione degli aiuti, che l'erogazione stessa si è velocizzata e che la rigorosità delle procedure finanziarie è aumentata, ma che vi è ancora un ampio margine di miglioramento;
D. considerando che, a tre anni dalla scadenza per la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, sarà necessario migliorare notevolmente la capacità dell'Unione europea di erogare gli aiuti e la capacità di assorbimento dei paesi beneficiari;
E. considerando che il 74% dell'assistenza esterna dell'Unione a carico del bilancio dell'UE e del Fondo europeo di sviluppo (FES) è gestito direttamente tramite 136 delegazioni UE;
F. considerando che il programma di cambiamento ha riconosciuto la necessità di migliorare il coordinamento tra l'Unione europea, gli Stati membri e i paesi partner nonché di coordinare e armonizzare le attività di sviluppo e di aumentarne l'efficacia e l'efficienza;
G. considerando che la recente riorganizzazione all'interno della Commissione e la creazione del SEAE in seguito all'entrata in vigore del trattato di Lisbona non hanno ancora comportato l'aumento previsto in termini di efficienza e coerenza complessive dell'assistenza allo sviluppo dell'Unione europea;
H. considerando che, con la creazione del SEAE, le delegazioni sono state costrette ad assumere ulteriori competenze quali diplomazia, informazione/comunicazione e politiche in materia di libertà, sicurezza e giustizia, pur dovendo ancora far fronte alle sfide esistenti di coordinamento, coerenza e carenza di risorse;
I. considerando che gli aiuti gestiti dalle singole delegazioni continuano a riguardare una vasta gamma di settori, il che implica un'ulteriore pressione sulle risorse disponibili a livello di delegazione;
J. considerando che procedure e regolamenti gravosi possono compromettere il ricorso ai sistemi dei paesi e alla programmazione congiunta e che, inoltre, nella cooperazione internazionale allo sviluppo sarebbe auspicabile l'uso dei quadri di programmazione pluriennali;
K. considerando che il sostegno al bilancio generale e settoriale è la modalità di aiuto più idonea a ridurre i costi di transazione per i paesi partner, poiché si concentra maggiormente sulla qualità dell'aiuto, sulla natura dei partenariati e sulle necessità di suddetti paesi;
L. considerando che il processo di deconcentrazione dovrebbe essere abbinato a un meccanismo a livello di Stati membri volto a fornire tutte le informazioni pertinenti su come le agenzie intendano spendere il bilancio di cui dispongono, rendendo quindi gli aiuti maggiormente mirati e consentendo di individuare i divari in termini di risorse e le opportunità di finanziamento nei singoli paesi;
M. considerando che la riforma dell'assistenza esterna dell'UE dovrebbe essere utilizzata per dimostrare come l'impatto degli aiuti stia migliorando le condizioni di vita dei poveri, sia in risposta al crescente sostegno da parte dei cittadini europei agli aiuti pubblici allo sviluppo quale strumento per eliminare la povertà e conseguire gli OSM che alla luce dei fatti che sconfessano lo scetticismo nei confronti dell'efficacia degli aiuti;
N. considerando che dai sopralluoghi eseguiti regolarmente dall'OCSE/DAS nel quadro delle revisioni inter pares emerge che il personale locale può sentirsi sottoutilizzato o non completamente integrato nel gruppo di donatori locali;
1. plaude alle conclusioni generali della relazione della Corte dei conti e invita la Commissione a continuare ad adoperarsi per aumentare l'efficacia dell'erogazione degli aiuti;
2. valuta positivamente l'esauriente relazione analitica elaborata dalla Corte dei conti europea nonché l'ottimo tempismo con cui sono stati valutati i risultati del processo di deconcentrazione;
3. invita la Commissione a garantire che i suoi servizi centrali dispongano delle capacità e del personale sufficienti per fornire un adeguato sostegno alle delegazioni attraverso la direzione «Qualità delle operazioni»;
4. osserva che, secondo la relazione della Corte, sono necessari ulteriori sforzi da parte della Commissione per migliorare il modo in cui valuta la qualità e i risultati dei suoi interventi; ritiene che ne deriverà una migliore rendicontabilità per gli interventi finanziari dell'UE e la garanzia di una visibilità più ampia alle sue azioni;
5. incoraggia la Commissione a integrare i criteri e a consolidare le procedure per valutare la qualità dei progetti finanziati, al fine di migliorare la qualità degli aiuti e ridurre ulteriormente il numero dei progetti con performance negativa; rileva che l'impatto della spesa per gli aiuti è di fondamentale importanza per il Parlamento;
6. esprime preoccupazione per il fatto che nel periodo 2005-2008 la composizione del personale delle delegazioni è cambiata assumendo funzioni di carattere maggiormente politico e commerciale e invita la Commissione a stabilire il giusto equilibrio, per quanto concerne il personale delle delegazioni, tra la gestione degli aiuti e le altre funzioni;
7. ritiene che l'alto tasso di rotazione del personale delle delegazioni sia inaccettabile (il 40% del personale della Commissione è costituito da agenti contrattuali), in quanto detta situazione indebolisce la memoria istituzionale e incide negativamente sull'efficienza delle operazioni;
8. rileva che il 6% degli impegni di bilancio disponibili per il 2006 non è stato aggiudicato entro il 2009 ed è quindi andato perso secondo la regola D+3; chiede che tale percentuale venga ridotta e desidera essere informato relativamente alle percentuali e agli importi pertinenti del 2010 e del 2011;
9. invita la Commissione e il SEAE ad affrontare specificamente i settori identificati dall'audit, in particolare il carico di lavoro presso le delegazioni, l'adeguatezza dei livelli di organico tra le delegazioni e l'equilibro tra il personale delle delegazioni incaricato della gestione degli aiuti e quello preposto ad altre funzioni;
10. invita la Commissione, in fase di decisione sui progetti di aiuto e di monitoraggio del loro stato di avanzamento, a prendere in considerazione, ove possibile, la promozione di consultazioni a livello locale;
11. ritiene che, per aumentare la coerenza e l'efficacia della politica di sviluppo dell'Unione, i servizi della Commissione all'interno delle delegazioni dell'UE dovrebbero contribuire all'elaborazione delle politiche di aiuto allo sviluppo e guidarne l'attuazione; invita nuovamente la Commissione a istituire in ciascuna delegazione punti focali per la coerenza della politica di sviluppo (CPS) onde monitorare l'impatto della politica dell'UE a livello dei paesi partner;
12. osserva che andrebbe considerata la possibilità di impiegare esperti locali e che il personale già operativo delle delegazioni dell'Unione europea dovrebbe adoperarsi ai fini di una maggiore partecipazione nelle società locali, onde superare il divario di conoscenza e assicurare una comprensione accurata del contesto locale in cui opera;
13. invita la Commissione a offrire e garantire con maggiore sistematicità la formazione giuridica e finanziaria degli agenti locali, al fine di ottimizzare la gestione degli aiuti dell'UE e di assicurare una buona governance nel medio periodo a livello dell'amministrazione locale;
14. ritiene che tanto il mandato quanto le competenze del SEAE nella cooperazione allo sviluppo siano ancora poco chiari e invita il Consiglio e la Commissione ad adottare le misure necessarie per risolvere tale situazione; osserva con preoccupazione, a tale proposito, che la separazione tra i compiti politici e amministrativi del SEAE e i compiti per la gestione degli aiuti della Commissione potrebbe comportare eventuali incongruenze nell'attuazione dei principi della dichiarazione di Parigi;
15. sottolinea che, conformemente alla decisione che istituisce il SEAE, tutto il personale impiegato in seno a una delegazione debba essere sotto l'autorità del capo delegazione, essendo l'unico modo per garantire la coerenza dell'azione esterna dell'UE in un dato paese, in linea con il trattato di Lisbona;
16. invita la Commissione e il Consiglio a continuare ad adoperarsi per ottenere una riduzione del numero di settori d'intervento, in linea con il codice di condotta dell'Unione europea in materia di complementarità e divisione dei compiti e con il programma di cambiamento;
17. è del parere che l'approccio e il funzionamento dei pertinenti strumenti finanziari dell'UE, come pure del Fondo europeo di sviluppo (FES), debbano essere maggiormente incentrati sulla povertà e dar prova di maggiore flessibilità e che vadano anche promossi una maggiore responsabilità e trasparenza nonché un miglior rapporto costi-benefici per il raggiungimento di risultati evidenti;
18. auspica che la Commissione adotti tutte le misure necessarie a colmare le carenze dei sistemi di supervisione e di controllo, segnatamente a livello delle delegazioni, come indicato dalla Corte; chiede alla Commissione di informare le commissioni competenti del Parlamento entro e non oltre la fine del 2012 in merito alle misure intraprese;
19. prende atto delle critiche formulate dalla Corte dei conti(3) per quanto concerne il rapporto funzionale tra i servizi centrali della Commissione e le delegazioni in merito alla gestione degli aiuti esterni; chiede che i processi in questione siano rivisti e semplificati allo scopo di ridurre la burocrazia interna e che sia presentata una relazione sulle iniziative intraprese in merito al Parlamento;
20. incoraggia la Commissione a chiedere alle delegazioni di svolgere sistematicamente visite di monitoraggio tecnico e finanziario dei progetti e a focalizzare maggiormente il sistema di comunicazione interna sui risultati conseguiti dagli interventi di aiuto;
21. invita la Commissione, con la partecipazione attiva delle delegazioni, ad analizzare e individuare possibilità di incentivazione dei programmi di aiuto nei paesi partner, con il coinvolgimento della Banca europea per gli investimenti (BEI) e delle istituzioni europee nazionali e internazionali che finanziano lo sviluppo;
22. invita la Commissione a spiegare in quale modo l'ulteriore deconcentrazione delle competenze finanziarie e in materia di personale dai suoi servizi centrali alle delegazioni possa creare valore aggiunto attraverso il miglioramento del dialogo, del coordinamento e della programmazione dell'aiuto dell'Unione europea in loco;
23. sottolinea che né la Commissione né gli Stati membri dovrebbero usare l'attuale crisi economica e finanziaria per giustificare un approccio del «fare di più con meno» che comporti il contenimento o la riduzione dell'organico nelle agenzie di aiuti bilaterali;
24. evidenzia l'importanza di assicurare i massimi livelli di professionalità del personale responsabile della cooperazione allo sviluppo, sia in seno alla Commissione che alle delegazioni dell'UE e alle agenzie di aiuti bilaterali;
25. ritiene che, per una corretta esecuzione del bilancio dell'UE, i capi delle delegazioni dovrebbero poter delegare ai loro rappresentanti la gestione delle spese di amministrazione della delegazione; ritiene altresì che il regolamento finanziario dovrebbe essere rivisto di conseguenza, se necessario;
26. invita la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi maggiormente al fine di migliorare i rapporti tra le delegazioni dell'UE, le agenzie bilaterali e i governi partner nonché altri gruppi impegnati nello sviluppo, quali i gruppi di riflessione (think tank), le università, le fondazioni, le ONG e le autorità subnazionali, dal momento che legami più stretti massimizzeranno i vantaggi comparativi del processo di deconcentrazione e dei diversi attori nel contesto nazionale, evitando nel contempo l'inutile duplicazione degli sforzi;
27. chiede che, durante il processo di deconcentrazione della gestione dell'assistenza esterna dell'UE dai servizi centrali alle delegazioni, il Parlamento mantenga i propri poteri di controllo e scrutinio;
28. accoglie favorevolmente l'osservazione della Corte dei conti secondo la quale il ruolo del SEAE nell'area di protezione consolare dovrebbe essere ulteriormente analizzato;
29. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al SEAE.
– visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, secondo comma del trattato sull'Unione europea (TUE) e l'articolo 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– vista la comunicazione della Commissione dell'8 marzo 2011 dal titolo «Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050» (COM(2011)0112),
– visti la Quarta conferenza mondiale sulle donne svoltasi a Pechino nel settembre 1995, la dichiarazione e la piattaforma d'azione approvate a Pechino e i successivi documenti finali adottati in occasione delle sessioni speciali delle Nazioni Unite Pechino +5, Pechino +10 e Pechino +15 sulle ulteriori azioni e iniziative per attuare la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino, adottati rispettivamente il 9 giugno 2000, l'11 marzo 2005 e il 2 marzo 2010,
– visto l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– vista la decisione 36/CP.7 UNFCCC sul miglioramento della partecipazione delle donne nelle parti rappresentate presso gli organi stabiliti ai sensi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e del protocollo di Kyoto del 9 novembre 2001,
– vista la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite del 18 settembre 2000,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 18 dicembre 1979 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW),
– vista la sua risoluzione del 17 novembre 2011 sull'integrazione della dimensione di genere nell'ambito dei lavori del Parlamento europeo(1),
– vista la sua risoluzione del 16 novembre 2011 sulla Conferenza di Durban sul cambiamento climatico (COP 17)(2),
– vista la sua risoluzione del 29 settembre 2011 sull'elaborazione di una posizione comune dell'Unione europea in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio+20)(3),
– vista la sua risoluzione del 4 febbraio 2009 dal titolo «2050: il futuro inizia oggi – raccomandazioni per la futura politica integrata dell'Unione europea sul cambiamento climatico»(4),
– vista la sua risoluzione del 13 marzo 2008 sulla parità di genere e l'emancipazione femminile nella cooperazione allo sviluppo(5),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il parere della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A7-0049/2012),
A. considerando che i cambiamenti climatici non sono neutri dal punto di vista del genere e hanno in effetti conseguenze differenziate a seconda del genere;
B. considerando che i modelli di consumo e gli stili di vita hanno un impatto significativo sui cambiamenti climatici;
C. considerando che le donne costituiscono all'incirca il 50% della popolazione mondiale e che detengono ancora una responsabilità relativamente maggiore per quanto riguarda le scelte quotidiane relative al consumo, la cura dei bambini e le attività domestiche; che i modelli di consumo variano tra donne e uomini e che le donne consumano in modo più sostenibile rispetto agli uomini oltre a dimostrarsi maggiormente disposte ad agire per tutelare l'ambiente compiendo scelte di consumo sostenibili;
D. considerando che, a causa dei ruoli improntati al genere, l'impatto delle donne sull'ambiente non è pari a quello esercitato dagli uomini e il loro accesso alle risorse e alle modalità di reazione e di adattamento è gravemente pregiudicato dalla discriminazione in termini di reddito, accesso alle risorse, potere politico, istruzione e responsabilità familiare;
E. considerando che i cambiamenti climatici amplificheranno le disparità e che esiste il rischio che le politiche in materia abbiano altresì un impatto negativo sull'equilibrio di genere e sui diritti delle donne se non tengono conto fin dall'inizio della discriminazione di genere;
F. considerando che la giustizia climatica non è possibile senza un'effettiva parità di genere e che l'eliminazione delle disuguaglianze e la lotta ai cambiamenti climatici non dovrebbero essere viste come una contraddizione;
G. considerando che la democrazia, il rispetto dei diritti umani e le pari opportunità tra uomini e donne contribuiscono allo sviluppo sostenibile e alla protezione dell'ambiente;
H. considerando che le fonti di discriminazione e vulnerabilità diverse dal genere (come la povertà, la geografia, la discriminazione tradizionale e istituzionale, la razza, ecc.) contribuiscono tutte a ostacolare l'accesso alle risorse e ai mezzi che consentono di far fronte a cambiamenti drammatici come quello climatico;
I. considerando che in alcune regioni quasi il 70% di tutte le donne occupate lavorano nel settore agricolo(6) e producono fino al 90% di alcune colture(7), ma sono praticamente assenti dalle deliberazioni di bilancio e dalle attività relative ai cambiamenti climatici;
J. considerando che il 70% delle persone povere che vivono con meno di 1 dollaro al giorno sono donne e che esse possiedono meno dell'1% dei beni mondiali; che, rispetto agli uomini, le donne dei paesi in via di sviluppo reinvestono una parte notevolmente maggiore del loro reddito nella famiglia;
K. considerando che la pianificazione familiare può migliorare sostanzialmente la salute durante la maternità e il controllo sulle dimensioni della famiglia e, in ultima analisi, rafforzare l'indipendenza e ridurre il carico di lavoro delle donne, che sono ancora considerate le principali responsabili della cura dei figli, aumentando la loro resistenza e quella delle loro famiglie dinanzi alle conseguenze dei cambiamenti climatici, come indicato nel piano ventennale adottato dalla Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo;
L. considerando che i problemi ambientali, causati o esacerbati dai cambiamenti climatici, sono attualmente responsabili dell'aumento della migrazione forzata e che pertanto esiste sempre più spesso un nesso tra i richiedenti asilo e le zone di declino ambientale; che è necessario migliorare la protezione e il reinsediamento dei «profughi climatici» e prestare un'attenzione speciale nei confronti delle donne, che sono le più vulnerabili;
M. considerando che tra il 75 e l'80% dei 27 milioni di profughi al mondo sono donne e bambini(8); che le migrazioni indotte dai cambiamenti climatici avranno conseguenze diverse sulle donne e sugli uomini e spesso più gravi sulle donne; che sono necessarie disposizioni specifiche in materia di salute, sicurezza e indipendenza onde ridurre la vulnerabilità delle donne in questi casi di migrazione forzata o volontaria;
N. considerando che la quota delle donne coinvolte nei processi decisionali politici e in particolare nei negoziati sui cambiamenti climatici è tuttora insoddisfacente e che i progressi compiuti sono scarsi o inesistenti; che le donne rappresentano appena il 12-15% dei capi delegazione e circa il 30% dei delegati;
O. considerando che due terzi degli analfabeti al mondo sono donne(9) e che l'accesso alle informazioni e alla formazione attraverso idonei canali di comunicazione è quindi indispensabile per garantirne l'indipendenza e l'inclusione, soprattutto in casi di emergenza come le catastrofi naturali;
P. considerando che le catastrofi naturali hanno importanti conseguenze a medio e a lungo termine su istruzione, salute, povertà strutturale e spostamento delle popolazioni, e che i bambini rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile agli effetti delle catastrofi naturali; che esiste un nesso evidente tra il verificarsi delle catastrofi e la riduzione del tasso di scolarità, e che esse aggravano in modo significativo il divario di genere nell'istruzione;
Q. considerando che la siccità e la mancanza d'acqua risultanti dai cambiamenti climatici obbligano le donne a lavorare di più per fornire acqua, prodotti alimentari ed energia e che spesso i giovani abbandonano la scuola per aiutare le madri in queste attività;
R. considerando che le donne sono altresì importanti attrici del cambiamento, oltre a essere globalmente più attive nelle attività della società civile, e che la loro piena partecipazione a ogni aspetto della lotta contro i cambiamenti climatici garantirebbe politiche più eque, più globali e più efficaci per affrontare i cambiamenti climatici per quanto riguarda gli aspetti sia dell'adattamento che della mitigazione;
S. considerando che, per via delle loro responsabilità nella gestione di risorse naturali scarse, le donne acquisiscono importanti conoscenze sulla necessità di una maggiore sostenibilità ambientale, e che possono quindi avere un ruolo, che non deve essere sottovalutato, nell'ottimizzazione delle strategie di attenuazione e di adattamento ai cambiamenti climatici;
T. considerando che i meccanismi o i finanziamenti concernenti la prevenzione delle catastrofi, l'adattamento e la mitigazione continueranno a essere insufficienti finché non assicureranno la piena partecipazione delle donne a livello di progettazione, processo decisionale e attuazione; che le buone prassi ad esempio di Tunisia, Nicaragua, El Salvador e Honduras hanno dimostrato che le conoscenze e la partecipazione delle donne permettono di salvare vite tramite la gestione delle catastrofi, di favorire la biodiversità, di migliorare la gestione idrica, di aumentare la sicurezza alimentare, di prevenire la desertificazione, di proteggere le foreste e di sostenere la salute pubblica;
Disposizioni generali
1. riconosce che i cambiamenti climatici acuiscono la discriminazione di genere, oltre ad avere altri effetti catastrofici, e sottolinea che evitare i cambiamenti climatici pericolosi deve costituire la massima priorità dell'UE nella politica sia interna che esterna;
2. invita la Commissione e il Consiglio, al fine di garantire che l'azione in materia climatica non aumenti le disparità di genere ma comporti benefici associati per la situazione delle donne, a razionalizzare e integrare il genere in ogni fase delle politiche climatiche, dall'ideazione al finanziamento e dall'attuazione alla valutazione;
3. chiede alla Commissione e agli Stati membri di includere, a tutti i livelli del processo decisionale, gli obiettivi in materia di parità di genere e giustizia di genere nelle politiche, nei piani d'azione e nelle altre misure relative allo sviluppo sostenibile, al rischio di catastrofi e ai cambiamenti climatici, svolgendo analisi sistematiche sul genere, definendo indicatori e parametri di riferimento attenti alle questioni di genere e sviluppando strumenti pratici; sottolinea che il processo negoziale sui cambiamenti climatici deve tenere conto dei principi della parità di genere in tutte le sue fasi, dalla ricerca all'analisi, dalla progettazione all'attuazione e allo sviluppo di strategie di mitigazione e di adattamento;
4. ricorda che, nel suo quarto rapporto di valutazione del 2007, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha confermato che l'impatto dei cambiamenti climatici varia a seconda del genere, dell'età e della classe sociale, e che ad essere più colpiti sono verosimilmente i poveri; ritiene che il conseguimento dell'uguaglianza di genere sia cruciale per lo sviluppo umano e costituisca un obiettivo fondamentale nella lotta contro la povertà; chiede che nella definizione delle politiche in materia di sviluppo, diritti umani e cambiamenti climatici sia applicato trasversalmente un approccio basato sul genere; invita ad adottare misure per assicurare che la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) agisca nel quadro dei diritti umani e conformemente agli accordi nazionali e internazionali sull'uguaglianza e la parità di genere, inclusa la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW);
5. sottolinea che i cambiamenti climatici e le loro conseguenze negative dovrebbero altresì essere considerati un problema legato allo sviluppo avente implicazioni per il genere e concernente tutti i settori (sociale, culturale, economico e politico), dal livello locale a quello globale, e che sono necessari sforzi concertati di tutte le parti interessate per garantire che le misure in materia di cambiamenti climatici e riduzione del rischio di catastrofi siano rispondenti al genere, attente nei confronti delle popolazioni indigene e rispettose dei diritti umani;
6. si compiace della crescente sensibilità in merito all'aspetto di genere dei cambiamenti climatici nei negoziati climatici ad alto livello e negli interventi degli attori di alto livello; sottolinea tuttavia la necessità di azioni concrete a favore di una maggiore inclusione delle donne nella diplomazia climatica dell'UE, a tutti i livelli decisionali e in particolare nei negoziati sui cambiamenti climatici, attraverso misure quali l'introduzione di una quota del 40% di donne nelle delegazioni;
7. ricorda alla Commissione e agli Stati membri la propria risoluzione concernente la Conferenza sui cambiamenti climatici svoltasi a Durban (COP 17) e li invita ad agire conformemente al suo impegno ad «adoperarsi per raggiungere una rappresentanza femminile di almeno il 40% in tutti gli organismi pertinenti» per il finanziamento climatico; sottolinea la necessità di applicare tale principio al trasferimento di tecnologia nonché agli organi per l'adattamento;
8. invita la Commissione e gli Stati membri a raccogliere dati disaggregati in base al paese e al genere nell'ambito della pianificazione, attuazione e valutazione di politiche, programmi e progetti in materia di cambiamenti climatici, al fine di valutare e affrontare in modo efficace i diversi effetti dei cambiamenti climatici in base al genere e di elaborare una guida per l'adattamento ai cambiamenti climatici, che delinei politiche capaci di proteggere e rafforzare le donne nel far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici;
9. invita la Commissione e gli Stati membri a integrare statistiche sensibili alle specificità di genere in tutti i settori politici legati all'ambiente, in modo da migliorare il monitoraggio della situazione generale delle donne e degli uomini in relazione ai cambiamenti climatici;
10. ricorda che l'inclusione delle questioni riguardanti la promozione dell'uguaglianza di genere e l'eliminazione delle discriminazioni nell'ambito della politica estera dell'UE dovrebbe continuare a favorire il ruolo centrale delle donne nel processo decisionale, nella definizione delle politiche e nella gestione, conservazione e monitoraggio delle risorse naturali e dell'ambiente, nonché negli sforzi intesi a combattere i cambiamenti climatici;
11. chiede un indicatore «rispettoso del clima» (come alternativa al PNL) per monitorare in che modo la crescita, il consumo e gli stili di vita influenzano i cambiamenti climatici;
12. invita l'Unione europea e gli Stati membri a valutare in quale misura le politiche climatiche tengano conto delle esigenze delle donne e li esorta ad applicare una prospettiva di genere nella definizione di una politica di sviluppo sostenibile attenta alle questioni di genere;
Adattamento
13. invita la Commissione e gli Stati membri a istituire strumenti di facile utilizzo per le valutazioni d'impatto di genere dei progetti nell'intero ciclo di vita degli stessi, come gli strumenti utilizzati per i progetti di sviluppo;
14. chiede soluzioni e progetti locali inclusivi, tra cui un'automatica sensibilizzazione in merito alle vulnerabilità e capacità di reazione esistenti, come le esperienze e le conoscenze tradizionali delle popolazioni autoctone e in particolare delle donne;
15. sottolinea che in tutto il mondo le donne sono molto attive a livello di società civile e invita pertanto la Commissione a promuovere e a sostenere la creazione di reti tra le organizzazioni di donne e gli attori della società civile;
16. invita la Commissione a prevedere programmi attraverso i quali il trasferimento di tecnologie moderne e know-how possa contribuire all'adattamento ai cambiamenti climatici di comunità e regioni in via di sviluppo;
17. sottolinea che le donne svolgono un ruolo fondamentale nell'approvvigionamento e nella gestione dell'acqua nei paesi in via di sviluppo, poiché spesso sono loro a raccogliere, utilizzare e distribuire l'acqua, non soltanto per uso domestico ma anche nell'agricoltura; invita la Commissione a fornire aiuti allo sviluppo destinati a programmi accessibili per scavare pozzi utilizzando fonti energetiche rinnovabili e sistemi di trattamento delle acque semplici e di facile manutenzione;
18. chiede l'integrazione di una costruzione delle capacità sensibile al genere e la formazione a soluzioni di adattamento che devono essere compatibili con le speciali esigenze delle donne e tener conto degli ostacoli specifici a cui esse sono confrontate, ma anche delle loro capacità ed esperienze;
19. evidenzia l'importanza di fare affidamento sulla conoscenza delle donne e di incoraggiare le soluzioni locali che hanno un'influenza molto concreta sulla vita quotidiana delle persone, come il progetto sudafricano «Girls in Risk Reduction Leadership» (Ragazze alla guida della riduzione dei rischi) o vari progetti che aiutano gruppi di donne a installare impianti di acqua potabile e servizi igienici nelle bidonville indiane;
20. invita la Commissione e gli Stati membri a integrare le questioni di genere nelle strategie di prevenzione e gestione dei rischi associati alle catastrofi naturali nonché a promuovere l'emancipazione e la sensibilizzazione delle donne attraverso lo sviluppo di capacità prima, durante e dopo le catastrofi climatiche come pure la loro partecipazione attiva ad azioni di previsione delle catastrofi, di allarme rapido e di prevenzione dei rischi nel quadro del ruolo che svolgono nel rafforzamento della resilienza;
21. osserva che in molte comunità del mondo le responsabilità delle donne in ambito familiare le rendono più vulnerabili ai cambiamenti ambientali, e che tale situazione è acuita dall'impatto dei cambiamenti climatici; osserva altresì che le donne sono colpite nei loro molteplici ruoli di produttrici e procacciatrici di cibo, di prestatrici di cure e di soggetti economici;
22. chiede di aumentare la trasparenza e l'inclusività dei meccanismi e dei processi di pianificazione esistenti, quali i programmi di azione nazionali di adattamento (PANA) e i futuri piani nazionali di adattamento, come pure di promuovere questi principi nei futuri trattati, meccanismi e sforzi di cooperazione bilaterali in materia climatica;
23. sottolinea che esistono forti indicazioni del fatto che l'impatto sulla salute di condizioni influenzate dai fenomeni climatici, come la malnutrizione, e l'incidenza di malattie infettive quali la malaria variano a seconda del genere; rileva con preoccupazione l'alto tasso di mortalità femminile nelle catastrofi; ritiene che ricerche più specifiche sul modo in cui i cambiamenti climatici incidono sulla salute delle donne contribuirebbero a fornire risposte più mirate; invita tutti i governi ad adoperarsi maggiormente per garantire che la prevenzione, le cure e l'accesso alle medicine e ai farmaci siano migliorati, in particolare per le donne, che rappresentano un gruppo vulnerabile segnatamente nel loro ruolo di prestatrici di cure, come pure a impegnarsi in una serie di azioni per affrontare i rischi per la salute connessi ai cambiamenti climatici, a fornire un quadro per valutazioni dei rischi sanitari basate sul genere e a predisporre misure di adattamento/mitigazione relative ai cambiamenti climatici;
24. sottolinea che il 70% dei più poveri a livello mondiale sono donne, le quali realizzano due terzi di tutto il lavoro effettuato, ma possiedono meno dell'1% di tutti i beni; osserva che esse non hanno parità di accesso alle risorse, alla tecnologia, ai servizi, ai diritti fondiari, al credito, ai sistemi assicurativi e ai poteri decisionali e non ne hanno nemmeno il controllo, e quindi sono sproporzionatamente vulnerabili al cambiamento climatico e da esso colpite, oltre ad avere minori opportunità di adattamento; sottolinea che sono donne l'85% delle persone che muoiono a causa di catastrofi naturali indotte dal clima e il 75% dei profughi ambientali, e che esse corrono inoltre un rischio maggiore di essere vittime invisibili di guerre per le risorse e violenze provocate dai cambiamenti climatici;
25. invita l'Unione europea e gli Stati membri a elaborare un principio di «giustizia climatica»; insiste sul fatto che la più grande ingiustizia derivante dalla nostra incapacità di affrontare efficacemente i cambiamenti climatici consisterebbe negli effetti dannosi sulle popolazioni e sui paesi poveri, e in particolare sulle donne;
Mitigazione
26. chiede alla Commissione e alle prossime Presidenze del Consiglio dell'Unione europea di avviare uno studio focalizzato specificamente sulla dimensione di genere delle politiche di mitigazione;
27. evidenzia che sono necessarie politiche mirate per evitare la segregazione e la discriminazione di genere nell'economia verde, nel quadro della quale i nuovi posti di lavoro in ambito scientifico e tecnologico sono già quasi esclusivamente dominati dagli uomini; sottolinea a tale riguardo l'importanza dell'imprenditorialità per rendere accessibile l'economia verde sia alle donne che agli uomini;
28. invita la Commissione e gli Stati membri a incoraggiare le donne a perseguire una formazione e una carriera professionale tecnico-scientifiche nei settori dell'ambiente e delle tecnologie energetiche, in quanto la necessità di competenze in tale area garantirà loro un lavoro sicuro e un futuro stabile e assicurerà una maggiore consapevolezza delle esigenze femminili nella definizione delle politiche in materia di cambiamenti climatici;
29. invita la Commissione a sostenere una riforma degli attuali meccanismi e finanziamenti per renderli più trasparenti, inclusivi e capaci di rispecchiare maggiormente i contributi apportati alla riduzione delle emissioni da parte delle comunità locali, e in particolare delle donne, nonché a promuovere tali principi nei futuri trattati, meccanismi e sforzi di cooperazione bilaterali in materia climatica, con l'obiettivo di creare mezzi più efficaci per l'emancipazione economica delle donne;
30. riconosce che la crescita della popolazione ha un impatto sul clima e sottolinea la necessità di rispondere in maniera adeguata nei casi in cui le necessità in materia di contraccezione delle donne e degli uomini di qualsiasi società rimangano insoddisfatte;
31. ricorda che è necessario e assolutamente cruciale evitare pericolosi cambiamenti climatici e limitare l'aumento delle temperature medie a 2°C o, se possibile, a 1,5°C rispetto ai livelli del periodo preindustriale, al fine di scongiurare conseguenze nefaste per le donne e altri gruppi vulnerabili;
32. invita la Commissione a istituire uno strumentario per incoraggiare modalità decisionali inclusive, come effettuato nei settori dei trasporti e dell'energia a Malmö (Svezia) e nella regione di Vollsmose (Danimarca)(10);
33. invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare indicatori per valutare l'impatto di genere di progetti e programmi e a promuovere un'iscrizione di bilancio improntata al genere nelle politiche in materia climatica, indipendentemente dal fatto che tali politiche siano condotte a livello internazionale, nazionale, regionale o locale;
34. invita la Commissione e gli Stati membri a mettere a punto strumenti e orientamenti per l'analisi di genere delle politiche e dei programmi di mitigazione nonché dei relativi programmi e attività di ricerca;
35. sottolinea l'importante ruolo delle donne nell'attuazione di misure di mitigazione nella vita quotidiana, ad esempio attraverso pratiche di risparmio energetico e idrico e azioni di riciclaggio, nonché mediante l'uso di prodotti ecologici e biologici, dato che esse sono ancora considerate le principali amministratrici di tali risorse in ambito domestico; chiede alla Commissione di avviare campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, incentrate sulle scelte di consumo quotidiane legate alle attività domestiche e di cura dei bambini;
36. riconosce pertanto il significativo contributo che le donne possono apportare a un'innovazione riuscita grazie alla loro capacità educativa, sia nella gestione di attività economiche che nella gestione domestica;
37. sottolinea, a questo riguardo, l'importanza di rafforzare la partecipazione attiva delle donne all'innovazione per lo sviluppo sostenibile quale mezzo per affrontare le gravi sfide poste dai cambiamenti climatici;
38. sottolinea che i cambiamenti climatici porteranno inevitabilmente a una migrazione dalle regioni colpite da calamità quali siccità o inondazioni e che l'UE deve tener conto della necessità di proteggere le donne nei campi per gli sfollati interni o i profughi;
39. osserva che l'impatto dei cambiamenti ambientali sulle migrazioni e sugli spostamenti di popolazioni è in futuro destinato ad aumentare e che, secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), l'80% dei rifugiati a livello mondiale sarà costituito da donne e bambini; ribadisce l'importanza di identificare strategie attente alla dimensione di genere per rispondere alle crisi ambientali e umanitarie provocate dai cambiamenti climatici; ritiene pertanto urgentemente necessario studiare come gestire le migrazioni ambientali in modo attento alla dimensione di genere, il che significa riconoscere ed essere sensibili ai ruoli e alle responsabilità di genere per quanto riguarda le risorse naturali, garantendo eventualmente la messa a disposizione delle risorse esigue a favore delle comunità bisognose e la fornitura di acqua ai rifugiati;
Finanziamento
40. invita le delegazioni UE a rispettare il principio, stabilito nella citata risoluzione relativa alla Conferenza sui cambiamenti climatici svoltasi a Durban (COP 17), di garantire l'equilibrio di genere in tutti gli organi decisionali in materia di finanziamento del clima, compresi il Consiglio d'amministrazione del Fondo verde per il clima ed eventuali consigli secondari per singole finestre di finanziamento;
41. invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare programmi e strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento che utilizzino l'analisi basata sul genere per migliorare il benessere delle donne e delle ragazze e che tengano conto delle disuguaglianze di genere nell'accesso al credito, alle informazioni, alla tecnologia, alle risorse naturali e fondiarie, all'energia sostenibile e a informazioni o servizi in materia di salute riproduttiva; chiede che tali programmi e strategie includano soluzioni di finanziamento innovative quali i programmi di microcredito, in particolare in casi di emergenza come quelli concernenti i profughi climatici;
42. sottolinea la necessità di meccanismi di finanziamento che rispecchino le priorità e le esigenze delle donne, come pure di una partecipazione attiva delle organizzazioni che promuovono la parità di genere all'elaborazione dei criteri di finanziamento e alla ripartizione delle risorse destinate alle iniziative concernenti i cambiamenti climatici, in particolare a livello locale, nonché alle attività del Fondo verde per il clima;
43. chiede l'integrazione della parità di genere come questione trasversale in tutti i finanziamenti e gli strumenti climatici; sottolinea che tale integrazione richiede una competenza nelle questioni di genere e dovrebbe estendersi alla missione, alla governance e alle modalità di funzionamento di tali meccanismi di finanziamento e che le modalità operative e i meccanismi di monitoraggio e valutazione dovrebbero garantire che le donne e le comunità locali beneficino di adeguati finanziamenti;
44. invita la Commissione e le delegazioni UE a sostenere un finanziamento incrementato, nuovo e aggiuntivo soprattutto per le azioni di adattamento che vanno a diretto vantaggio delle donne, le quali sono spesso sproporzionalmente vulnerabili alle conseguenze dei cambiamenti climatici; chiede che tale finanziamento di adattamento sia fornito esclusivamente sotto forma di sovvenzioni;
45. invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere la promozione delle fonti di energia rinnovabile nei paesi in via di sviluppo, attraverso trasferimenti di tecnologie e conoscenze che prevedano la partecipazione equilibrata delle donne, in modo da contribuire contemporaneamente tanto alle pari opportunità quanto alla mitigazione dei cambiamenti climatici;
46. segnala con preoccupazione l'impatto negativo che i cambiamenti climatici possono avere sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite, in particolare su quelli connessi alla condizione e alla protezione delle donne;
o o o
47. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi degli Stati membri.
FAO, The State of Food and Agriculture 2010-11 - Women in Agriculture - Closing the gender gap for development (Lo stato dell'alimentazione e dell'agricoltura 2010-2011 - Le donne nell'agricoltura: colmare il divario di genere ai fini dello sviluppo), http://www.fao.org/docrep/013/i2050e/i2050e.pdf
World Economic Forum, Women's Empowerment: Measuring the Global Gender Gap (Emancipazione delle donne: misurazione del divario di genere a livello mondiale), 2005, https://members.weforum.org/pdf/Global_Competitiveness_Reports/Reports/gender_gap.pdf
Integrazione di genere nella politica di trasporto pubblico a Malmö: http://www.nikk.no/A+gender+equal+and+sustainable+public+transport+system.b7C_wljSYQ.ips; nonché il progetto per formare le donne appartenenti a minoranze etniche a essere ambasciatrici dell'ambiente a Vollsmose: http://www.nikk.no/Women+are+everyday+climate+experts.b7C_wljQ1e.ips.
La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 sulla nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: la strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020 (2011/2307(INI))
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo «La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020» (COM(2011)0244),
– visti la visione per il 2050 e l'obiettivo chiave per il 2020, adottati dai capi di Stato e di governo dell'UE nel marzo 2010,
– viste le conclusioni del Consiglio «Ambiente» del 21 giugno 2011 e del 19 dicembre 2011 sulla «strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020»,
– visti, in particolare, i risultati della decima Conferenza delle Parti (COP 10) della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CBD), con particolare riferimento al piano strategico per la biodiversità 2011-2020 e agli obiettivi di Aichi, al protocollo di Nagoya sull'accesso alle risorse genetiche e alla giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dal loro uso, e alla strategia di finanziamento per la biodiversità a livello mondiale,
– viste la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) e la Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici (CMS),
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo «La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio» (COM(2010)0672), e le proposte della Commissione per la riforma della PAC dopo il 2013,
– visti la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni dal titolo «Un bilancio per la strategia 2020» (COM(2011)0500) e i relativi documenti giustificativi,
– visto il quadro finanziario strategico per il periodo 2014-2020,
– vista la «Relazione globale sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie richiesta a norma dell'articolo 17 della direttiva sugli habitat» (COM(2009)0358),
– vista la sua risoluzione del 21 settembre 2010 sull'applicazione della normativa UE per la conservazione della biodiversità(1),
– vista la sua risoluzione dell'8 luglio 2010 sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013(2) e la sua risoluzione del 23 giugno 2011 sulla «PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio»(3),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione dal titolo «Finanziamento di Natura 2000 – investire in Natura 2000: garantire benefici per la natura e le persone» (SEC(2011)1573),
– visto lo studio dal titolo «L'economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB)»(4),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e i pareri della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, della commissione per lo sviluppo regionale, della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e della commissione per la pesca (A7-0101/2012),
A. considerando che l'Unione europea non è riuscita a raggiungere il suo obiettivo in materia di biodiversità entro il 2010;
B. considerando che le Nazioni Unite hanno dichiarato il periodo 2010-2020 «Decennio per la biodiversità»;
C. considerando che la biodiversità è essenziale ai fini dell'esistenza della vita umana e del benessere delle società, sia direttamente che indirettamente, attraverso i servizi ecosistemici che fornisce; che si stima, ad esempio, che i benefici economici derivanti dalla sola rete Natura 2000 delle aree protette dell'Unione europea ammontino a 200-300 miliardi di EUR e che il numero di posti di lavoro equivalenti a tempo pieno direttamente finanziati dalla spesa dei visitatori in tali aree e nei loro dintorni sia pari a circa 4,5-8 milioni;
D. considerando che la perdita di biodiversità è attualmente responsabile di una riduzione annuale del PIL mondiale pari al 3%;
E. considerando che il 65% dei tipi di habitat e il 52% delle specie elencati negli allegati alla direttiva sugli habitat mostrano uno stato di conservazione insoddisfacente;
F. considerando che l'88% degli stock ittici è stato sfruttato oltre il rendimento massimo sostenibile (RMS);
G. considerando che i confini dell'UE sono già stati attraversati da oltre 11 000 specie esotiche, di cui almeno il 15% è invasivo e dannoso per la biodiversità;
H. considerando che gli agricoltori svolgono un ruolo essenziale per il raggiungimento degli obiettivi dell'UE in materia di biodiversità; che nel 1992 è stato dato un primo impulso all'integrazione della tutela della biodiversità nella politica agricola comune (PAC) e che la riforma del 2003 ha successivamente introdotto misure quali la condizionalità, il pagamento unico per azienda (disaccoppiamento) e lo sviluppo rurale, che producono effetti favorevoli sulla biodiversità;
I. considerando che il pagamento per i servizi ecosistemici è uno strumento finanziario promettente e innovativo ai fini della conservazione della biodiversità;
J. considerando che gli habitat e le specie sono minacciati dai cambiamenti climatici; che la conservazione della natura e la biodiversità sono essenziali ai fini della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell'adattamento agli stessi;
Osservazioni generali
1. deplora il fatto che l'Unione europea non sia riuscita a raggiungere il suo obiettivo in materia di biodiversità entro il 2010;
2. accoglie favorevolmente e sostiene la strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020, ivi compresi i relativi obiettivi e le azioni nella loro totalità; è tuttavia del parere che talune azioni andrebbero potenziate e specificate con maggiore chiarezza, e che vadano attuate misure più concrete per garantire un'efficace attuazione della strategia;
3. rileva l'urgente necessità di intervenire e la necessità di attribuire una maggiore priorità politica alla biodiversità, al fine di raggiungere l'obiettivo chiave dell'UE per la biodiversità per il 2020 e rispettare gli impegni internazionali per la biodiversità; pone l'accento sul fatto che, ove sussistano risorse finanziarie adeguate e la necessaria volontà politica, è possibile, attraverso gli strumenti già disponibili, arrestare la perdita di biodiversità; sottolinea che la preservazione della biodiversità è una sfida collettiva da affrontare con l'impegno e il coinvolgimento delle diverse parti interessate;
4. accoglie positivamente la comunicazione della Commissione sulla biodiversità fino al 2020 e osserva che i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, le minacce rappresentate dalle specie invasive e lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali costituiscono sfide transnazionali e transregionali che interessano ogni cittadino dell'Unione europea, che viva in aree urbane o in aree rurali, e rileva la necessità di interventi urgenti a ogni livello governativo – locale, regionale e nazionale – per attenuare tali effetti;
5. invita pertanto gli Stati membri a integrare la strategia nei rispettivi piani, programmi e/o strategie nazionali;
6. ritiene che gli strumenti di salvaguardia della biodiversità previsti dalla vigente normativa dell'UE non debbano essere indeboliti;
7. sottolinea che non deve fallire anche la nuova strategia; invita pertanto la Commissione a presentare al Parlamento ogni due anni una relazione sui progressi conseguiti, contenente un'analisi della situazione a cura del Consiglio e della Commissione;
8. evidenzia che il vero banco di prova dell'impegno assunto dall'UE a realizzare l'obiettivo in materia di biodiversità, e l'elemento chiave per affrontare questa sfida, non risiedono in questa nuova strategia, bensì nelle future riforme delle politiche agricola e della pesca comuni nonché nel quadro finanziario pluriennale; segnala inoltre che l'insuccesso della prima strategia è imputabile al fatto che la tutela della biodiversità non è stata sufficientemente integrata nelle altre politiche dell'UE;
9. è del parere che le difficoltà riscontrate a livello di conseguimento dell'obiettivo stabilito per il 2010 richiedano una profonda revisione dei metodi finora applicati; sostiene che è necessario eseguire studi strategici riguardanti tutti i fattori che potrebbero influire sulle aree protette, e che tali studi dovrebbero essere integrati nella pianificazione urbanistica e abbinati a campagne educative e di informazione in merito all'importanza delle risorse naturali locali e della relativa conservazione;
10. sottolinea che la perdita di biodiversità si riferisce non solo alle specie e agli habitat, ma anche alla diversità genetica; invita la Commissione a elaborare una strategia per la conservazione della diversità genetica;
11. osserva che il nostro patrimonio naturale rappresenta un importante capitale ecologico, fondamentale per il benessere dell'umanità; ritiene che tutti gli Stati membri debbano cooperare e coordinare i propri sforzi per assicurare un uso più efficiente delle risorse naturali ed evitare perdite nette in termini di biodiversità e di servizi ecosistemici sia nelle zone rurali che nelle zone urbanizzate;
Obiettivi – l'integrazione della biodiversità in tutte le politiche dell'Unione europea
12. rileva l'importanza di integrare la tutela e la conservazione della biodiversità nello sviluppo, nell'attuazione e nel finanziamento di tutte le altre politiche dell'UE, tra cui quelle in materia di agricoltura, silvicoltura, pesca, sviluppo e coesione regionale, energia, industria, trasporti, turismo, cooperazione allo sviluppo, ricerca e innovazione, al fine di rendere più coerenti le politiche settoriali e di bilancio dell'Unione europea e di garantire che essa rispetti i propri impegni vincolanti relativi alla tutela della biodiversità;
13. sottolinea che la strategia dell'UE sulla biodiversità dovrebbe essere pienamente integrata nelle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento agli stessi;
14. ricorda che il principio di precauzione costituisce una base giuridica da applicare a tutta la legislazione e a tutte le decisioni che incidono sulla biodiversità;
15. sottolinea che la protezione, la valorizzazione, la mappatura e il ripristino della biodiversità e dei servizi ecosistemici sono essenziali per conseguire gli obiettivi della tabella di marcia per un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse e invita la Commissione e gli Stati membri a considerare, nel quadro di misure specifiche, la presentazione di un calendario per la mappatura e la valutazione dei servizi ecosistemici nell'UE, che permetterà di adottare misure mirate ed efficaci per arrestare il degrado della biodiversità e dei servizi ecosistemici;
16. sottolinea che la perdita di biodiversità ha per la società un costo economico devastante, fino ad ora non sufficientemente integrato nelle politiche economiche e di altra natura; esorta pertanto la Commissione e gli Stati membri a determinare il valore dei servizi ecosistemici e a integrare tale valore nei sistemi contabili quale base per politiche più sostenibili; reputa impraticabile ogni modello economico che non tenga conto della buona preservazione della biodiversità; sottolinea inoltre che gli interventi volti a ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità possono contribuire in modo significativo a creare nuove competenze, posti di lavoro e opportunità commerciali;
17. pone l'accento sulla necessità di eseguire un'attenta valutazione delle ripercussioni negative sulla biodiversità dei diversi settori dell'economia;
18. sottolinea che la strategia sulla biodiversità rientra nel quadro dell'iniziativa faro «Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse» e ricorda il ruolo essenziale svolto dalla politica regionale nel garantire la crescita sostenibile grazie agli interventi che essa promuove per far fronte ai problemi climatici, energetici e ambientali;
19. sostiene che un numero significativo di malattie infettive emergenti sia di natura zoonotica (ossia trasmissibile tra fauna selvatica, animali domestici ed esseri umani), e riconosce che il commercio di specie selvatiche e i cambiamenti nell'uso e nella gestione del territorio potrebbero determinare nuovi o diversi modi di interazione tra uomo, animali domestici e fauna selvatica tali da favorire, eventualmente, la trasmissione delle malattie e la perdita di biodiversità; sottolinea che l'integrazione delle strategie sulla biodiversità nelle politiche in materia di salute, benessere e commercio degli animali è una questione di primaria importanza;
20. è del parere, tuttavia, che possa essere necessario eseguire un'approfondita valutazione dell'impatto ambientale, economico e sociale nei casi in cui mancano i dati;
Conservare e ripristinare l'ambiente naturale
21. sottolinea la necessità di arrestare il deterioramento dello stato di tutte le specie e gli habitat contemplati nella legislazione dell'UE in materia di conservazione della natura e di conseguire un suo miglioramento significativo e quantificabile a livello di UE; pone l'accento su come ciò possa consistere in un miglioramento di almeno uno dei parametri per lo stato di conservazione secondo le definizioni contenute nell'articolo 1 della direttiva sugli habitat, senza alcun deterioramento degli altri parametri;
22. invita la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi a sviluppare strategie integrate intese a individuare in ogni zona geografica i valori naturali e le caratteristiche del patrimonio culturale, nonché le condizioni necessarie alla loro salvaguardia;
23. sottolinea che gli obiettivi in materia di biodiversità, per essere efficaci, devono essere realizzati attraverso azioni concrete; deplora che, nonostante le azioni intraprese per combattere la perdita di biodiversità, nell'UE solo il 17% degli habitat e delle specie e l'11% dei principali ecosistemi protetti dalla legislazione dell'UE si trovino in uno stato soddisfacente; invita la Commissione ad analizzare con urgenza il motivo per cui gli sforzi attuali non hanno ancora prodotto risultati e a valutare se siano disponibili altri strumenti potenzialmente più efficaci;
24. sottolinea che, per definire un percorso chiaro in vista del conseguimento della visione per il 2050, entro il 2020 almeno il 40% di tutti gli habitat e di tutte le specie dovrà godere di uno stato di conservazione soddisfacente; ricorda che, entro il 2050, il 100% (o quasi) degli habitat e delle specie dovrà godere di uno stato di conservazione soddisfacente;
25. esprime preoccupazione per il crescente degrado di habitat essenziali, come le zone umide, che dovrebbero essere oggetto di un'attenzione prioritaria e di misure urgenti effettivamente rispondenti allo status di protezione speciale loro accordato dall'UE;
26. riconosce che la realizzazione di infrastrutture, l'urbanizzazione, l'industrializzazione e, in generale, gli interventi fisici sul territorio rientrano tra le principali ragioni alla base della frammentazione degli ecosistemi e degli habitat; chiede agli enti locali e regionali come pure ai governi nazionali, nel contesto dei loro piani regolatori e provvedimenti attuativi e nel rispettivo ambito di competenza, di tenere conto di tali fattori, che rappresentano una minaccia per gli ecosistemi e gli habitat, nei loro progetti di pianificazione e di sviluppo, sia su grande che su piccola scala; è consapevole delle pressioni e della necessità a livello locale e regionale di provvedere a uno sviluppo economico sostanziale e raccomanda agli enti locali e regionali di tener presente la necessità di conciliare le esigenze di sviluppo e la tutela della biodiversità e degli habitat naturali; è favorevole a ulteriori riforme e all'impiego delle politiche di sviluppo regionali e locali per conseguire benefici in termini di biodiversità e arrestare l'ulteriore perdita di habitat, soprattutto in periodi di crisi economica e finanziaria;
27. appoggia il maggiore ricorso alle valutazioni dell'impatto ambientale (VIA), alle valutazioni d'impatto per la sostenibilità (VIS), alle valutazioni ambientali strategiche (VAS) e ad altri strumenti affinché la perdita di biodiversità e gli effetti dei cambiamenti climatici vengano presi in considerazione nei processi decisionali a livello regionale e locale; rileva che tutte le regioni trarranno beneficio dai progetti che promuovono la mitigazione dei cambiamenti climatici e la protezione contro la perdita di biodiversità, incluse le regioni meno sviluppate;
28. esorta gli Stati membri a garantire che il processo di definizione dei siti Natura 2000 si compia entro il 2012, conformemente all'obiettivo 11 di Aichi; esprime profondo rammarico per il ritardo nella definizione dei siti marini; è preoccupato per la reintroduzione della caccia nell'area del delta del Danubio e per il possibile impatto negativo di tale decisione sulla biodiversità; invita la Commissione a verificare che gli Stati membri diano attuazione all'articolo 7 della direttiva sugli uccelli (2009/147/CE(5)), con particolare riferimento alla caccia;
29. sottolinea l'urgente necessità di rafforzare l'impegno volto a proteggere gli oceani e gli ambienti marini, sia mediante azioni a livello di UE sia attraverso il miglioramento della governance internazionale degli oceani e delle aree non soggette a giurisdizione nazionale;
30. esorta gli Stati membri a rispettare il termine legale per l'elaborazione di piani di gestione o strumenti equivalenti per tutti i siti Natura 2000, come previsto dagli articoli 4 e 6 della direttiva sugli habitat (92/43/CEE(6));
31. ritiene che una migliore cooperazione transfrontaliera possa essere assai proficua ai fini del conseguimento degli obiettivi di Natura 2000; sottolinea la necessità di una più intensa cooperazione tra le autorità europee, nazionali, regionali e locali per quanto concerne la tutela della biodiversità e delle risorse naturali; evidenzia, a tale riguardo, le opportunità offerte dalla cooperazione transfrontaliera, interregionale e transnazionale al fine di risolvere il problema della perdita di biodiversità e ritiene che un migliore utilizzo del potenziale della cooperazione territoriale e degli scambi di informazioni, esperienze e buone prassi contribuisca in maniera significativa al raggiungimento del suddetto obiettivo; ricorda che l'inclusione delle priorità relative alla biodiversità nelle macrostrategie regionali rappresenta un passo importante verso la salvaguardia e il ripristino della biodiversità;
32. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire una buona conservazione della rete Natura 2000, finanziando tali siti in modo adeguato; invita, in particolare, gli Stati membri a elaborare strumenti nazionali vincolanti in collaborazione con le diverse parti interessate, grazie ai quali poter definire misure di conservazione prioritarie e indicare le relative fonti di finanziamento previste (sia da fondi UE sia dai bilanci propri dei singoli Stati membri);
33. ritiene che l'applicazione della legislazione dell'UE, soprattutto in materia di ambiente, debba essere migliorata;
34. invita la Commissione, alla luce delle enormi differenze tra gli Stati membri per quanto concerne l'attuazione della legislazione Natura 2000, a fornire, ove necessario, ulteriori chiarimenti o linee guida sulla base delle migliori prassi; chiede altresì alla Commissione di fornire linee guida o di condividere le migliori prassi per la gestione delle aree adiacenti ai siti Natura 2000;
35. invita la Commissione ad aumentare la propria capacità di trattare ed esaminare efficacemente le denunce e le violazioni relative alla corretta attuazione delle direttive sugli uccelli e sugli habitat, nonché a elaborare linee guida adeguate per gli Stati membri in materia di controllo dell'attuazione sul campo di tali direttive; invita inoltre la Commissione a introdurre misure volte a migliorare l'attuazione e l'applicazione congiunta delle direttive sugli uccelli e sugli habitat nei lavori che attualmente porta avanti al fine di migliorare l'attuazione della legislazione ambientale e i controlli in materia; ritiene fondamentale, alla luce della sua risoluzione del 20 novembre 2008 sul riesame della raccomandazione 2001/331/CE che stabilisce i criteri minimi per le ispezioni ambientali negli Stati membri(7), rafforzare la rete dell'UE per l'attuazione e l'applicazione della normativa ambientale (IMPEL) ed esorta la Commissione a riferire in merito alle possibili soluzioni in tal senso, compresa la possibilità di creare una forza ispettiva ambientale dell'UE, nonché a presentare una proposta di direttiva sulle ispezioni ambientali;
36. sostiene l'iniziativa della Commissione concernente i programmi di formazione per giudici e pubblici ministeri; sottolinea, tuttavia, che la Commissione e gli Stati membri dovrebbero garantire la disponibilità di tali programmi di formazione anche per i professionisti che si occupano dei siti Natura 2000, ad esempio i funzionari delle autorità locali o regionali chiamate a far rispettare le norme e di altri organismi amministrativi incaricati dell'attuazione delle direttive sugli uccelli e sugli habitat;
37. ritiene necessario disporre di mappe digitalizzate e accessibili, recanti informazioni precise sulle principali risorse naturali, le aree protette, l'utilizzo del suolo, i corpi idrici e le zone a rischio, al fine di agevolare il rispetto, da parte delle autorità regionali e locali, della normativa ambientale, in particolare quella in materia di biodiversità;
38. prende atto della scarsa sensibilizzazione dell'opinione pubblica dell'Unione europea in merito all'importanza della conservazione della biodiversità e agli elevati costi, sia in termini ambientali che socio-economici, associati alla sua perdita; sottolinea la necessità di una più ampia strategia di comunicazione, in linea con l'obiettivo 1 di Aichi;
39. si compiace dell'intenzione della Commissione e degli Stati membri di avviare un'importante campagna di comunicazione per Natura 2000 entro il 2013 al fine di migliorare l'applicazione delle norme dell'UE in materia di tutela ambientale e di promuovere la coesistenza di tutela dell'ambiente, crescita economica sostenibile e sviluppo sociale quali principi paritari e non contraddittori; chiede, a tal fine, la promozione di progetti di successo e la diffusione di informazioni al pubblico riguardo alla possibilità di uno sviluppo economico ecocompatibile nelle zone che costituiscono un importante patrimonio naturale e culturale, come quelle facenti parte della rete Natura 2000;
40. rileva la necessità di organizzare campagne di sensibilizzazione e di informazione sul tema della biodiversità rivolte a tutte le fasce d'età e categorie sociali, fermo restando che la sensibilizzazione dei bambini e degli adolescenti, che sono fortemente interessati a questo argomento, deve avere luogo innanzitutto all'interno del contesto scolastico; ritiene che i programmi di istruzione e formazione professionale, in particolare in materia di agricoltura, silvicoltura e settori connessi, debbano essere maggiormente incentrati sul ruolo della biodiversità;
41. riconosce che le ONG hanno un ruolo importante da svolgere nella tutela della biodiversità, contribuendo al processo decisionale, agendo sul campo e sensibilizzando il pubblico;
42. raccomanda di estendere la governance alla mobilitazione dei cittadini nonché a organizzazioni senza scopo di lucro e a taluni attori economici, sottolineando come questi ultimi debbano integrare la biodiversità nelle proprie strategie aziendali; riconosce il valore e le conoscenze del settore associazionistico e del volontariato nella tutela della biodiversità, nonché il lavoro da essi fornito, e chiede agli enti locali e regionali di includere questi gruppi nelle fasi di pianificazione e consultazione relative ai progetti attraverso l'istituzione di partenariati tra le autorità, il settore privato e le organizzazioni non governative;
43. riconosce la grande importanza di mantenere strette relazioni con gli attori locali e i responsabili diretti del territorio in questione; esorta quindi la Commissione a compiere maggiori sforzi in tal senso, tenendo in considerazione l'esperienza e le conoscenze specifiche che tali attori possono mettere a disposizione in sede di elaborazione della legislazione, in modo da garantire uno stato soddisfacente degli habitat che ospitano la biodiversità che l'UE intende preservare;
44. sostiene che una delle ragioni per cui non si è riusciti a invertire la costante tendenza verso la perdita di biodiversità e il degrado dell'ecosistema a livello globale sia la nostra conoscenza incompleta della complessità della biodiversità e delle interazioni delle sue parti tra loro e con l'ambiente di vita, compreso il valore della biodiversità per le generazioni umane odierne e future; ribadisce che la scienza della biodiversità rimane necessariamente la colonna portante di qualsiasi tipo di attuazione delle politiche;
45. sottolinea quindi la necessità di investire maggiormente nella ricerca nel campo della biodiversità, anche in relazione a una o più «sfide sociali» affrontate dall'iniziativa Orizzonte 2020, per evitare la frammentazione della politica di ricerca; è del parere che tale aumento dei fondi per la ricerca nel campo della biodiversità possa essere ottenuto nell'ambito delle risorse complessive esistenti, dato il basso utilizzo; ritiene, da un lato, che la ricerca possa fornirci una migliore comprensione della biodiversità e della sua importanza per tutti gli aspetti delle attività umane e, dall'altro, che contribuirà, grazie a concetti innovativi, all'elaborazione di nuove e migliori politiche e strategie di gestione e sviluppo;
46. sottolinea la necessità di un approccio multidisciplinare e transnazionale in materia di ricerca nel campo della biodiversità, la quale è intrinsecamente collegata a settori quali l'ecologia, la genetica, l'epidemiologia, la climatologia, l'economia, l'antropologia sociale e la modellizzazione teorica; sottolinea la necessità di politiche fondate su una base scientifica per la gestione sostenibile degli ecosistemi e delle risorse naturali, soprattutto nei settori economicamente e socialmente vitali dell'agricoltura, della pesca e della silvicoltura;
47. ritiene essenziale che i dati scientifici disponibili in materia di biodiversità, gli esempi di migliori prassi per arrestare la perdita di biodiversità e ripristinare la biodiversità nonché le informazioni riguardanti il potenziale dell'innovazione e dello sviluppo fondati sulla natura siano maggiormente divulgati e condivisi tra i responsabili delle politiche e le principali parti interessate e che le TIC pertinenti svolgano un ruolo cruciale nel contribuire all'offerta di nuove opportunità e strumenti; accoglie pertanto con favore l'istituzione da parte della Commissione della piattaforma europea imprese e biodiversità e incoraggia la Commissione a sviluppare ulteriormente la piattaforma nonché a promuovere una maggiore cooperazione tra amministrazioni e imprese nell'UE, comprese le PMI;
48. chiede che il portale web del sistema d'informazione sulla biodiversità per l'Europa (BISE) sia disponibile in tutte le lingue ufficiali dell'UE al fine di contribuire alla condivisione dei dati e delle informazioni;
Preservare e ripristinare gli ecosistemi e i loro servizi
49. prende atto del requisito previsto dalla CBD concernente il ripristino del 15% degli ecosistemi degradati entro il 2020; ritiene tuttavia che questo sia un requisito minimo e auspica che l'UE fissi un obiettivo di ripristino notevolmente maggiore, che rifletta il suo più ambizioso obiettivo chiave e la sua visione per il 2050, tenendo conto delle condizioni naturali specifiche di ogni paese; esorta la Commissione a offrire una chiara definizione del concetto di «ecosistema degradato» e a fissare uno scenario di riferimento utile alla misurazione comparativa dei progressi;
50. esorta la Commissione ad adottare entro e non oltre il 2012 una strategia specifica per le infrastrutture verdi che abbia come obiettivo principale la tutela della biodiversità; sottolinea che tale strategia dovrebbe essere applicabile agli obiettivi relativi sia alle aree rurali che a quelle urbane, anche al fine di adempiere meglio alle disposizioni dell'articolo 10 della direttiva sugli habitat;
51. deplora il fatto che lo sviluppo di una strategia della Commissione per le infrastrutture verdi sia previsto soltanto per il 2012, mentre i corridoi energetici e di trasporto sono già stati identificati nella proposta del pacchetto per le infrastrutture europee; esorta quindi la Commissione ad accelerare i lavori riguardanti la strategia per le infrastrutture verdi e a garantire il raggiungimento dell'obiettivo 2 proposto; riconosce che è necessario ottimizzare le sinergie tra i progetti nei settori dell'energia, dei trasporti e delle TIC al fine di limitare l'impatto negativo sulla biodiversità e che solo le azioni conformi alla normativa dell'Unione e in linea con le politiche pertinenti dell'Unione dovranno ricevere i fondi dell'UE;
52. sottolinea che la creazione di ambienti naturali non dovrebbe essere limitata esclusivamente alle aree designate ma che dovrebbe essere incoraggiata in diversi luoghi, ad esempio nelle città, lungo le autostrade e i binari ferroviari nonché nelle aree industriali, al fine di creare una vera e propria infrastruttura verde;
53. esorta la Commissione a sviluppare un quadro normativo efficace basato sull'iniziativa «impedire la perdita netta», tenendo conto dell'esperienza pregressa degli Stati membri, avvalendosi altresì delle norme applicate dal Business and Biodiversity Offsets Programme; prende atto, a tale proposito, dell'importanza di applicare l'approccio descritto a tutti gli habitat e a tutte le specie dell'Unione europea che non sono già contemplati dalla legislazione in vigore nell'UE;
54. invita la Commissione a riservare particolare attenzione alle specie e agli habitat le cui «funzioni» hanno un valore economico inestimabile, dal momento che in futuro gli sforzi per preservare la biodiversità saranno orientati alle aree destinate a produrre, almeno secondo le aspettative, vantaggi economici nel breve termine;
55. riconosce che la biodiversità e i servizi ecosistemici apportano notevoli benefici non monetizzati alle industrie e agli altri attori economici; invita le organizzazioni che rappresentano il settore privato a presentare proposte sul miglior modo per preservare e ripristinare la biodiversità su una scala significativa;
56. riconosce la necessità di promuovere le infrastrutture verdi, l'ecoinnovazione e il ricorso a tecnologie innovative ai fini di un'economia più verde e invita la Commissione a redigere una guida di buone prassi in tale settore; esorta la Commissione, gli Stati membri e gli enti locali e regionali a tener conto delle raccomandazioni dello studio TEEB, trattandosi di uno studio destinato ad essere un utile strumento di consultazione per gli esponenti politici, gli amministratori e i manager a livello locale e regionale; sottolinea la necessità di ampliare e intensificare la formazione per i beneficiari dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione e per gli enti locali e regionali e i governi nazionali nel gestire la complessa legislazione europea e nazionale che mira a proteggere la natura e a sensibilizzare sull'importanza della perdita della biodiversità; invita la Commissione a porre in essere meccanismi di assistenza tecnica finalizzati alla promozione, a livello regionale e locale, delle conoscenze relative ai problemi correlati all'attuazione della suddetta legislazione;
Agricoltura
57. ricorda che oltre la metà del territorio dell'UE è gestita dagli agricoltori, che i terreni agricoli forniscono importanti servizi ecosistemici e hanno un notevole valore socioeconomico e che le somme erogate per la PAC rappresentano una parte consistente del bilancio dell'Unione; sottolinea che la PAC non si limita a garantire l'approvvigionamento alimentare e lo sviluppo rurale, ma è uno strumento indispensabile per la biodiversità, la conservazione, la mitigazione del cambiamento climatico e il mantenimento dei servizi ecosistemici; osserva che la PAC comprende già misure finalizzate alla protezione ambientale, quali il disaccoppiamento, la condizionalità e le misure agroambientali; si rammarica, tuttavia, che tali misure non siano finora riuscite ad arrestare la perdita generale di biodiversità nell'UE e che la biodiversità nei terreni agricoli sia in continuo declino; auspica pertanto una modifica nell'orientamento della PAC verso l'indennizzo agli agricoltori per la fornitura di beni pubblici, poiché attualmente il mercato non riesce a integrare il valore economico dei beni pubblici di grande importanza che l'agricoltura può fornire;
58. sottolinea il nesso esistente tra la gestione delle risorse idriche e la biodiversità quale elemento essenziale ai fini della conservazione della vita e dello sviluppo sostenibile;
59. sottolinea la necessità di passare dalla logica dei mezzi a quella dei risultati, al fine di valutare l'efficacia degli strumenti impiegati;
60. auspica una maggiore sensibilità ecologica per il primo pilastro della PAC, così da garantire la conservazione della biodiversità in tutte le zone rurali, migliorare i collegamenti e il livello di adattamento agli effetti del cambiamento climatico; accoglie con favore la proposta della Commissione per la riforma della PAC, che prevede un approccio più verde grazie all'attribuzione delle erogazioni del primo pilastro a un pacchetto di buone pratiche basilari compiute nelle aziende, fra cui: rotazione e diversificazione delle colture, pascoli permanenti e delimitazione di un'«area di interesse ecologico» minima; sottolinea che le misure di «ecologizzazione» devono essere realizzabili e non devono creare inutili oneri burocratici; ribadisce l'invito a un sostegno basato sull'area per la rete Natura 2000 nell'ambito del regime di pagamenti diretti; ritiene che le pratiche agricole efficienti in termini di risorse e rispettose dell'ambiente e del clima garantiranno sia la sostenibilità delle aziende agricole sia la sicurezza alimentare a lungo termine e riconosce che la PAC dovrebbe svolgere un ruolo centrale nel raggiungimento di tale obiettivo;
61. sostiene l'adeguamento delle pratiche di «ecologizzazione» ai diversi tipi di agricoltura dei vari Stati membri, tenendo conto, ad esempio, della situazione specifica dei paesi del Mediterraneo, che non è contemplata nel quadro dei limiti proposti in merito alla diversificazione delle colture e delle aree di interesse ecologico; osserva che le aree di querceti (montado o dehesa), le colture permanenti (oliveti, vigne, frutteti) e la coltivazione del riso sono alcuni esempi di pratiche che devono essere rese compatibili con un approccio più verde, visto l'elevato valore ecologico e di conservazione di alcuni di questi sistemi agricoli;
62. ribadisce che nell'ambito della nuova PAC deve essere aumentata l'assistenza agli operatori pubblici e privati che proteggono la biodiversità delle foreste in termini di specie, habitat e servizi ecosistemici e deve altresì essere estesa l'ammissibilità alle aree di collegamento ai siti Natura 2000;
63. chiede che tutti i pagamenti della PAC, compresi quelli effettuati dal 2014, siano vincolati a rigide regole di condizionalità che aiutino a preservare la biodiversità e i servizi ecosistemici, che comprendano le direttive sugli uccelli e sugli habitat (senza indebolire le attuali norme applicabili dal 2007 al 2013), la legislazione sui pesticidi e i biocidi e la direttiva quadro sulle acque(8); auspica per tutte le parti interessate norme semplici e trasparenti;
64. chiede che il secondo pilastro sia potenziato e che in seno a tale strumento siano migliorati notevolmente in tutti gli Stati membri l'interesse ecologico e l'efficacia delle proprie misure agroambientali, anche attraverso una spesa minima obbligatoria per gli interventi ambientali – ad esempio misure agroambientali, misure relative all'ambiente forestale e a Natura 2000 – nonché il sostegno all'agricoltura a elevata valenza naturale e biologica; sottolinea che le misure ambientali di cui ai due pilastri dovrebbero rafforzarsi a vicenda;
65. prende atto dell'importante relazione della Corte dei conti europea sui regimi agroambientali; nota che con i 22,2 miliardi di EUR disponibili per il 2007-2013 è stato raggiunto un numero molto limitato di obiettivi ambientali; esorta la Commissione a garantire che i futuri sussidi agroambientali siano approvati esclusivamente sulla base di rigidi criteri ambientali;
66. sottolinea che l'aumento della domanda di agrocarburanti e le crescenti pressioni conseguentemente esercitate sui paesi in via di sviluppo per la produzione degli stessi costituiscono un pericolo per la biodiversità, in particolare in tali paesi, a causa del degrado e della conversione degli habitat e degli ecosistemi, tra i quali le zone umide e le foreste;
67. ritiene che si debba rafforzare l'ispezione delle pratiche agricole per evitare la perdita di biodiversità; ritiene, in particolare, che lo spargimento di liquami debba essere controllato e persino vietato nelle zone più sensibili ai fini della conservazione degli ecosistemi;
68. incoraggia la Commissione e gli Stati membri a esaminare il fenomeno dell'abbandono delle campagne in alcune regioni europee, tutelando così in modo mirato la biodiversità ed evitando la desertificazione, offrendo al contempo nuove opportunità socio-economiche per lo sviluppo rurale; sottolinea tuttavia l'esigenza di rispettare le proprietà territoriali esistenti; sottolinea inoltre che gli agricoltori europei svolgono un ruolo di grande importanza come «custodi» del paesaggio;
69. segnala che varie specie e vari habitat con un valore elevato dal punto di vista della conservazione, inclusi quelli protetti dalla legislazione dell'UE, dipendono dai sistemi agroambientali, in cui la presenza dell'uomo svolge un ruolo chiave; rammenta, alla luce di ciò, l'importanza di porre fine all'abbandono delle zone rurali e di invertire tale tendenza; invoca un maggiore sostegno alle piccole e medie imprese agricole, all'agricoltura familiare e alle pratiche agricole estensive, che favoriscono la conservazione efficace delle risorse naturali;
70. invita la Commissione, nel quadro della nuova riforma della PAC, a intensificare gli sforzi a sostegno dei settori agricoli atti ad apportare un valido contributo alla preservazione della biodiversità, in particolare il settore dell'apicoltura; rileva che insetti selvatici e addomesticati quali le api contribuiscono all'80% dell'impollinazione delle piante da fiori e che il declino che minaccia tali insetti rappresenta una sfida enorme per la nostra società, in quanto dall'impollinazione delle suddette piante dipende in buona parte la produzione agricola e, di conseguenza, l'alimentazione; sottolinea pertanto che occorre prestare particolare attenzione alla questione dell'apicoltura nel quadro delle misure che saranno adottate ai fini della tutela della biodiversità;
71. sottolinea l'importanza di arrestare e invertire la tendenza alla riduzione della diversità delle specie e delle colture che conduce a un'erosione della base genetica da cui dipendono l'alimentazione umana e animale; sostiene la necessità di promuovere l'uso di varietà agricole tradizionali specifiche di determinate regioni; chiede la definizione di una legislazione adeguata e di incentivi per il mantenimento e l'ulteriore sviluppo di un'ampia varietà di risorse genetiche agricole, ad esempio razze e varietà adattate a livello locale;
72. rileva la necessità di cooperare più efficacemente a livello europeo nell'ambito della ricerca scientifica e in quella applicata sulla diversità delle risorse genetiche animali e vegetali, onde garantirne la conservazione, migliorarne la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e favorirne un'adeguata utilizzazione nei programmi di miglioramento genetico;
Settore forestale
73. auspica azioni specifiche per il raggiungimento dell'obiettivo 5 di Aichi, che prevede, entro il 2020, almeno il dimezzamento e, ove possibile, il quasi totale azzeramento del tasso di perdita di tutti gli habitat naturali, comprese le foreste, nonché la significativa riduzione del degrado e della frammentazione;
74. invita la Commissione, una volta completato lo studio sulle ripercussioni dei consumi dell'Europa sul disboscamento, a rispondere politicamente alle conclusioni di tale studio con nuove iniziative che consentano di porre rimedio ai tipi di impatto rilevati;
75. invita gli Stati membri ad adottare e attuare piani di gestione delle foreste che tengano conto delle opportune consultazioni pubbliche, che comprendano misure efficaci per la conservazione e il ripristino delle specie e degli habitat protetti nonché dei relativi servizi ecosistemici;
76. esorta gli Stati membri e la Commissione a incoraggiare l'adozione di piani di gestione forestale, anche con il ricorso alle misure di sviluppo rurale e al programma LIFE+; sottolinea l'esigenza di inserire nei piani di gestione forestale misure speciali per la biodiversità, in particolare misure specifiche per la conservazione delle specie protette e degli habitat naturali, al fine di migliorarne lo status, nelle aree Natura 2000 e al di fuori di esse;
77. esorta gli Stati membri a definire la propria politica forestale in modo da tenere pienamente conto dell'importanza delle foreste nella protezione della biodiversità, nella prevenzione dell'erosione del suolo, nella cattura del carbonio e purificazione dell'aria e nel mantenimento del ciclo dell'acqua;
78. esorta gli Stati membri a garantire che i sistemi di prevenzione degli incendi forestali nei rispettivi piani di gestione forestale comprendano misure ecosistemiche volte a incrementare la resilienza delle foreste nei confronti degli incendi;
Pesca
79. accoglie con favore la proposta della Commissione per la riforma della PCP attraverso la quale si intende garantire l'attuazione dell'approccio ecosistemico e l'applicazione di informazioni scientifiche aggiornate da utilizzare come base per piani di gestione a lungo termine per tutte le specie ittiche sfruttate ai fini commerciali; sottolinea che solo garantendo la sostenibilità a lungo termine degli stock ittici è possibile assicurare la fattibilità economica e sociale dell'intero settore europeo;
80. sottolinea che nessun paese può far fronte individualmente al problema della perdita di biodiversità, in particolare negli ecosistemi marini, e che i governi degli Stati membri devono cooperare e coordinare gli sforzi in maniera più efficace per affrontare tale problema di portata mondiale; ribadisce che un'attuazione decisa della politica sulla biodiversità è nell'interesse sia della società che dell'economia;
81. invita la Commissione e gli Stati membri a implementare le aree marine protette in cui le attività economiche, inclusa la pesca, sono oggetto della rafforzata gestione ecosistemica, rendendo possibile la riconciliazione tra conservazione dell'ambiente e pratica della pesca sostenibile;
82. sottolinea che persiste una conoscenza alquanto lacunosa dello stato in cui versano gli ecosistemi marini e le risorse ittiche e chiede che si intensifichino gli sforzi a livello UE a favore della ricerca marina;
83. chiede alla Commissione e agli Stati membri di consolidare i loro sforzi nella raccolta di dati scientifici sulle popolazioni ittiche, ove siano carenti, al fine di offrire una consulenza scientifica più attendibile;
84. invita la Commissione e gli Stati membri a cooperare per l'istituzione di una «guardia costiera europea» al fine di potenziare la supervisione comune e le capacità di controllo e garantire il rispetto delle norme;
85. esorta la Commissione e gli Stati membri a intensificare i loro sforzi per garantire che le catture non eccedano i livelli di RMS per il 2015 e a tenere conto delle considerazioni di carattere ambientale nella definizione degli RMS; sottolinea, pertanto, che la mancanza di adeguati dati scientifici non dovrebbe essere utilizzata come scusante per l'inattività, e che in tali circostanze i tassi di mortalità per pesca dovrebbero essere ridotti a titolo precauzionale; ricorda l'obbligo giuridico, come definito nella direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino(9), di garantire che tutti gli stock ittici sfruttati a fini commerciali rientrino nei limiti biologici di sicurezza entro il 2020;
86. segnala che l'impegno a mantenere o ripristinare gli stock ittici, entro il 2015, a livelli superiori a quelli atti a produrre l'RMS quale previsto nel pacchetto di riforme della PCP proposto dalla Commissione, è stato avallato dai capi di Stato e di governo riuniti nel vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002 a Johannesburg;
87. sottolinea che la gestione della pesca dovrebbe contribuire ad ottenere uno status di conservazione favorevole, ai sensi delle direttive sugli uccelli e sugli habitat, e a raggiungere l'obiettivo del buono stato ecologico, come previsto dalla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino; sottolinea che i piani di gestione a lungo termine devono basarsi su più specie, piuttosto che su singole specie, tenendo conto di tutti gli aspetti che caratterizzano la popolazione ittica – in particolare le dimensioni, l'età e la situazione riproduttiva – al fine di riflettere al meglio un approccio basato sull'ecosistema, e che è necessario definire un calendario rigoroso per il loro sviluppo;
88. sottolinea che la nuova PCP e tutte le successive misure adottate dagli Stati membri devono risultare pienamente conformi alle direttive 92/43/CEE, 2009/147/CE e 2008/56/CE;
89. sottolinea che l'obiettivo di eliminare i rigetti di specie bersaglio di scarso valore e le catture accessorie delle specie non bersaglio protette, inclusi cetacei, tartarughe marine e uccelli marini, dovrebbe essere introdotto nella PCP e attuato con la massima urgenza; ritiene inoltre che la nuova PCP debba prevedere un chiaro obbligo di rilascio delle specie non bersaglio con elevata possibilità di sopravvivenza;
90. sottolinea la necessità di definire misure finalizzate a eliminare i rigetti in mare di novellame e di pesce sottotaglia o le catture superiori alla quota, in modo tale da non fornire alcun incentivo perverso allo sbarco e alla commercializzazione dei rigetti;
91. sottolinea che gli obiettivi e il calendario devono essere impostati in relazione alla riduzione della sovraccapacità in modo da rendere possibile il perseguimento di una netta riduzione della capacità delle flotte;
92. osserva che la biodiversità dell'ambiente marino è seriamente minacciata dalla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (pesca INN) e sottolinea che, per combattere la pesca INN, occorre rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri e i paesi terzi;
93. prende atto che la creazione di riserve di pesca (aree in cui le attività di pesca potrebbero essere vietate o limitate) rappresenta una misura particolarmente efficace ed efficiente in termini di costi al fine di raggiungere la conservazione a lungo termine degli stock ittici; invita gli Stati membri e il Consiglio, a tale riguardo, a designare riserve di pesca e a stabilire regole di gestione, prestando particolare interesse ai fondali di crescita o alle zone di riproduzione degli stock ittici;
94. invita la Commissione a sviluppare indicatori affidabili della sostenibilità ambientale, anche per quanto concerne la sostenibilità marina e costiera, al fine di valutare il livello dei progressi compiuti verso il conseguimento dell'obiettivo globale di protezione della biodiversità;
Specie esotiche invasive
95. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire l'adozione di misure che impediscano sia l'ingresso di nuove specie esotiche invasive nell'UE, sia la diffusione verso nuove zone di specie esotiche invasive attualmente presenti; richiede, in particolare, chiare linee guida, in conformità del regolamento «sviluppo rurale» nel quadro della PAC, volte a garantire che il rimboschimento non danneggi la biodiversità e ad evitare il sostegno finanziario alla piantumazione di specie esotiche invasive; sottolinea la necessità di stabilire strategie ambiziose e inventari aggiornati sia a livello dell'UE che negli Stati membri; ritiene che tali strategie non debbano essere orientate solamente alle specie considerate «prioritarie», come indicato all'obiettivo 5 della strategia sulla biodiversità; incoraggia la Commissione, al fine di ampliare la base di conoscenze, a sostenere attività simili a quelle relative al progetto DASIE (Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe);
96. esorta la Commissione a presentare, nel 2012, una proposta di legge che affronti la questione delle specie animali e vegetali esotiche invasive mediante un approccio integrato al problema al fine di stabilire una politica comune dell'UE relativa alla prevenzione, al monitoraggio, all'eradicazione e alla gestione di tali specie nonché a sistemi di allarme rapido in tale settore;
97. riconosce che la prevenzione risulta più efficiente in termini di costi e più auspicabile in termini ambientali rispetto alle misure adottate in seguito all'introduzione e all'inserimento di una specie esotica invasiva; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a dare priorità alla prevenzione dell'introduzione di specie esotiche invasive, secondo quanto sostenuto nell'approccio gerarchico verso tali specie adottato nella CBD;
98. sottolinea la necessità di assicurare che il commercio delle specie minacciate di estinzione – incluse nella lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura – sia soggetto a maggiori restrizioni e, in particolare, a rigide norme; invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a monitorare l'importazione di specie esotiche e non autoctone e a presentare regolarmente relazioni in merito nonché a garantire la piena attuazione della direttiva sui giardini zoologici(10); chiede alla Commissione di valutare l'introduzione di un divieto di cattura degli animali selvatici ai fini del commercio di animali da compagnia e di presentare proposte in merito;
99. invita la Commissione a considerare le strategie e i piani d'azione nazionali attuali e a garantire che gli habitat insulari ricevano un'adeguata attenzione nel prossimo regolamento sulle specie esotiche invasive;
Cambiamento climatico
100. ricorda le interconnessioni tra biodiversità e sistema climatico; è consapevole del notevole impatto negativo del cambiamento climatico sulla biodiversità e sottolinea che la perdita di biodiversità ha gravi conseguenze sul cambiamento climatico a causa della degradazione del pozzo di assorbimento del carbonio fornito dall'ambiente naturale; sottolinea l'urgenza della tutela della biodiversità, tra l'altro quale mezzo per mitigare il cambiamento climatico e preservare i pozzi naturali di assorbimento del carbonio;
Dimensione internazionale
101. esorta la Commissione a elaborare proposte per una legislazione che attui il protocollo di Nagoya onde consentire all'Unione di ratificare al più presto il protocollo;
102. sottolinea, tenendo presente la natura globale della biodiversità e dei servizi ecosistemici e il loro ruolo cruciale per il raggiungimento degli obiettivi globali di sviluppo sostenibile, che la strategia dell'UE deve altresì rafforzare gli sforzi dell'Unione volti a evitare la perdita di biodiversità e contribuire, in tal modo, ad un più efficace raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio entro il 2015;
103. ritiene che la conservazione della biodiversità marina debba essere affrontata ai più alti livelli al vertice Rio+20, che si terrà nel giugno 2012 a Rio de Janeiro;
104. accoglie con favore la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 6 dicembre 2011 volta a garantire la sostenibilità della pesca mondiale(11), in cui si sottolinea la necessità di interventi urgenti per raggiungere un utilizzo sostenibile degli oceani e dei mari a livello mondiale;
105. si compiace del piano – presentato nel novembre 2011 – sviluppato da quattro agenzie delle Nazioni unite (UNESCO, FAO, PSNU e IMO) al fine di incoraggiare i paesi a rinnovare il loro impegno a limitare il degrado degli oceani e ad affrontare minacce quali l'eccessivo sfruttamento delle risorse alieutiche, l'inquinamento e la perdita di biodiversità;
106. incoraggia la Commissione e gli Stati membri a continuare a promuovere un approccio comune alla conservazione della natura in tutta l'UE, si compiace del fatto che la Commissione abbia riconosciuto la necessità di collaborare con gli Stati membri per poter garantire una tutela efficace della biodiversità nelle regioni ultraperiferiche e nei paesi e territori d'oltremare dell'Unione europea, in cui vive un numero di specie endemiche superiore all'intero continente europeo; auspica un miglioramento degli strumenti specifici volti alla salvaguardia e alla tutela della biodiversità in tali territori, in particolare dell'azione preparatoria BEST (programma volontario per la biodiversità e i servizi ecosistemici nelle regioni ultraperiferiche dell'UE e nei paesi e territori d'oltremare), promossa dal Parlamento europeo sin dal 2011, e finanziamenti adeguati per la tutela della biodiversità e i servizi ecosistemici nelle regioni ultraperiferiche e nei paesi e territori d'oltremare dell'Unione europea;
107. invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare e far rispettare in modo rigoroso gli accordi ambientali multilaterali, incluse (a titolo non esclusivo) la convenzione CITES e la convenzione CMS;
108. invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere efficacemente la sostenibilità ambientale nelle loro relazioni con i paesi terzi e in processi globali, come gli Obiettivi di sviluppo del millennio;
109. esorta la Commissione a rafforzare il contributo della politica commerciale dell'UE a favore della conservazione della biodiversità e sostiene quindi la proposta della Commissione di inserire in tutti i nuovi accordi commerciali un capitolo dedicato allo sviluppo sostenibile che presenti disposizioni ambientali di rilievo nell'ambito commerciale, inclusi gli obiettivi in materia di biodiversità;
110. prende atto dell'aumento del traffico internazionale illegale di specie oggetto della convenzione CITES; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi per aumentare la capacità dell'Interpol in tale ambito e a porre l'accento sul problema del commercio illegale di fauna e flora selvatiche nelle consultazioni bilaterali con i paesi terzi;
111. riconosce che l'UE è uno dei maggiori importatori di fauna e flora selvatiche e che influisce sulla conservazione della biodiversità in altre parti del mondo attraverso le sue politiche e attività commerciali; invita l'UE ad adottare misure per ridurre le conseguenze negative dei modelli di consumo dell'UE sulla biodiversità, integrando in tutti gli accordi commerciali iniziative relative all'agricoltura sostenibile e al commercio di fauna e flora selvatiche;
112. invita il vertice sulla terra Rio +20 ad effettuare progressi concreti in materia di fonti di finanziamento innovative e indipendenti per la protezione della biodiversità nei paesi in via di sviluppo e insiste affinché l'UE e i suoi Stati membri agiscano in modo proattivo nel conseguimento di risultati in materia;
113. invita la Commissione e gli Stati membri a una cooperazione per lo sviluppo dell'UE «a prova di biodiversità», al fine di prevenire la perdita di biodiversità, tenendo conto del fatto che le persone a più basso reddito dipendono maggiormente dai servizi ecosistemici;
114. riconosce che è necessario pervenire a un'economia basata su fonti energetiche sostenibili in modo economicamente vantaggioso senza compromettere gli obiettivi della biodiversità e che questo tipo di economia può contribuire al raggiungimento di tali obiettivi; ritiene necessario, in tale contesto, introdurre ulteriori garanzie per quanto riguarda le fonti, l'efficienza e la quantità di biomassa utilizzata per produrre energia; invita la Commissione, nello stesso contesto, a chiarire rapidamente l'effetto dei biocarburanti sulla biodiversità, incluso l'impatto dell'uso indiretto del suolo, e chiede la fissazione di criteri di sostenibilità efficaci per la produzione e l'impiego di tutti i biocarburanti, inclusa la biomassa solida;
Finanziamento
115. esorta la Commissione e gli Stati membri a individuare, sulla base di criteri oggettivi, fra tutte le sovvenzioni esistenti quante risultino dannose per l'ambiente e invita la Commissione a pubblicare entro la fine del 2012 un piano d'azione (che preveda una tabella di marcia) per l'eliminazione di tali sovvenzioni entro il 2020, come previsto dagli impegni di Nagoya;
116. evidenzia l'importanza di mobilitare il sostegno finanziario sia europeo sia nazionale proveniente da ogni fonte possibile, inclusa la creazione di uno strumento specifico per il finanziamento della biodiversità, e di sviluppare meccanismi finanziari innovativi – in particolare l'habitat banking (la creazione di riserve di habitat) in relazione alla compensazione – per raggiungere gli obiettivi fissati in materia di biodiversità;
117. sottolinea la necessità di aumentare il bilancio per la ricerca incentrata sull'ambiente e sulla biodiversità, in accordo con il prossimo programma quadro di ricerca, proporzionalmente alle enormi esigenze e sfide derivanti dalla lotta alla perdita della biodiversità e al cambiamento climatico, al fine di contribuire ad apportare le conoscenze mancanti e a sostenere l'azione strategica;
118. invita la Commissione a verificare se l'attuale regime normativo incentivi in modo adeguato le strategie per migliorare la biodiversità e a proporre soluzioni economicamente vantaggiose per trasferire la spesa per la biodiversità dalla burocrazia alla tutela e alla valorizzazione;
119. riconosce che strumenti basati sul mercato e ben concepiti, finalizzati a internalizzare i costi esterni per l'ambiente delle attività di produzione e di consumo, possono contribuire a conseguire l'obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità, se combinati a incentivi agli investimenti verdi nei settori interessati;
120. accoglie con favore l'avvio della piattaforma per la biodiversità e le imprese da parte della Commissione per coinvolgere il settore privato nell'agenda per la biodiversità;
121. esorta la Commissione a informare il Parlamento e il Consiglio sulle opzioni per l'introduzione di pagamenti per i servizi ecosistemici, tenendo conto del ruolo della conservazione della biodiversità;
122. invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare e a finanziare integralmente la nuova strategia sulla biodiversità fino al 2020, assicurandosi che ciascuna misura di finanziamento adottata dall'Unione sia coerente con le leggi in materia di protezione della biodiversità e delle acque;
123. sottolinea l'esigenza imperativa di garantire che il prossimo quadro finanziario pluriennale (2014-2020) favorisca gli sforzi finalizzati al conseguimento dei sei obiettivi enunciati nella strategia per la biodiversità e che sia rafforzato il finanziamento per il programma LIFE; sottolinea la necessità di concentrarsi su progetti di responsabilità sociale aziendale che promuovano la biodiversità;
124. osserva altresì che l'enorme valore economico della biodiversità offre un importante utile sugli investimenti nella sua conservazione; chiede di conseguenza un aumento dei finanziamenti per le misure di conservazione della natura;
125. esorta la Commissione e gli Stati membri, al fine di assicurare un adeguato finanziamento alla rete Natura 2000, a garantire che le erogazioni dell'Unione e degli Stati membri si attestino, ogni anno, al di sopra di un minimo di 5,8 miliardi di EUR; invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a garantire che diversi fondi europei (come i fondi PAC, il fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, il fondo di coesione e il fondo LIFE+ rafforzato) eroghino finanziamenti per importi adeguati alle esigenze, migliorando il coordinamento e la coerenza tra tali fondi, anche mediante il concetto di progetti integrati, al fine di ottenere una maggiore trasparenza per le diverse regioni che beneficiano dei finanziamenti dell'Unione; auspica un coinvolgimento della BEI nello sviluppo di strumenti finanziari innovativi e di servizi tecnici e di consulenza per il cofinanziamento di progetti relativi alla biodiversità;
126. esprime rammarico per le sovvenzioni proposte per il nuovo programma LIFE, il quale, nonostante l'indiscusso successo riscosso per oltre vent'anni, continua a beneficiare di una minima parte del bilancio dell'UE; ritiene che le sfide affrontate nel piano per la biodiversità e la conservazione della natura richiedano un aumento significativo dei finanziamenti concessi al programma LIFE;
127. osserva con preoccupazione che il numero di progetti finanziati con il programma LIFE+ ogni anno è inferiore all'assegnazione indicativa di vari Stati membri; invita la Commissione a valutare le ragioni di tale sottoutilizzazione e, ove necessario, a proporre modifiche alle regole del programma, in particolare per quanto riguarda i livelli di cofinanziamento;
128. riconosce l'importanza di appalti pubblici ecocompatibili e ritiene che occorra prestare maggiore attenzione al loro impiego, soprattutto da parte delle autorità pubbliche che beneficiano dei finanziamenti dell'Unione; raccomanda alle autorità responsabili dei sistemi di gestione e di controllo istituiti negli Stati membri per gestire i Fondi strutturali e di coesione di sostenere i progetti che prevedono tali procedure;
129. accoglie favorevolmente la proposta della Commissione di investire, a titolo del Fondo di coesione, nella tutela e nel ripristino della biodiversità durante il periodo di finanziamento 2014-2020; raccomanda altresì che si tenga conto delle possibilità offerte da Natura 2000 alle economie locali e ai mercati del lavoro;
130. riconosce che l'«economia verde» costituisce un modo per creare qualifiche e occupazione e insiste affinché essa venga sostenuta tramite finanziamenti che contribuiranno a creare capacità a livello locale, nonché a fondare la lotta a difesa della biodiversità sul bagaglio di conoscenze locali e tradizionali; sottolinea che circa il 30% degli stanziamenti totali destinati alla politica di coesione per il periodo 2007-2013 possono essere utilizzati per attività aventi un particolare impatto sulla crescita sostenibile; incoraggia gli Stati membri e in particolare gli enti locali e regionali, nel contesto degli interventi tesi ad arrestare la perdita di biodiversità, a essere più attivi e a intensificare i loro sforzi per investire nel capitale naturale nonché a utilizzare i fondi della politica regionale per la prevenzione dei rischi naturali, quale strumento per la conservazione delle risorse naturali e l'adattamento ai cambiamenti climatici, soprattutto in vista del periodo di programmazione 2014-2020;
131. incoraggia gli Stati membri ad avvalersi pienamente della possibilità di riallineare i programmi operativi in corso agli obiettivi di crescita sostenibile fissati nella strategia Europa 2020, attraverso il riesame delle priorità d'investimento in progetti e li esorta a impiegare in modo più efficace le risorse disponibili;
o o o
132. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.
Revisione del sesto programma di azione in materia di ambiente e definizione delle priorità del settimo programma di azione in materia di ambiente
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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 sulla revisione del sesto programma d'azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma d'azione in materia di ambiente – Un ambiente migliore per una vita migliore (2011/2194(INI))
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente - Valutazione definitiva» (COM(2011)0531),
– visti gli articoli 191 e 192 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, relativi alla salvaguardia, alla tutela e al miglioramento della salute umana e dell'ambiente,
– viste le conclusioni del Consiglio «Ambiente» del 10 ottobre 2011 sulla «Valutazione del sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente e prospettive: verso un settimo programma di azione dell'UE in materia di ambiente»,
– vista la relazione dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) dal titolo «L'ambiente in Europa - Stato e prospettive nel 2010» (SOER 2010),
– vista la relazione tecnica n. 15/2011 dell'AEA dal titolo «Revealing the costs of air pollution from industrial facilities in Europe»,
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo «La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020» (COM(2011)0244),
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050» (COM(2011)0112),
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse» (COM(2011)0571),
– visto il Libro bianco della Commissione «Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile» (COM(2011)0144),
– vista la proposta della Commissione per il prossimo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (COM(2011)0398),
– viste le proposte della Commissione riguardanti la riforma della politica agricola comune (PAC), della politica comune della pesca (PCP) e della politica di coesione,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e i pareri della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e della commissione per lo sviluppo regionale (A7-0048/2012),
A. considerando che l'attuale sesto programma d'azione in materia di ambiente (PAA) scadrà il 22 luglio 2012;
B. considerando che il sesto PAA ha fornito per dieci anni un quadro globale per la politica dell'ambiente, che durante questo periodo la legislazione ambientale è stata consolidata e completata in modo sostanziale e che l'adozione del programma mediante la procedura di codecisione ne ha accresciuto la legittimità e ha contribuito a creare un senso di condivisione; che, tuttavia, gli Stati membri e la Commissione non hanno sempre operato in conformità di tale programma, e che esso presentava alcune carenze cui è necessario porre rimedio;
C. considerando che i progressi verso gli obiettivi definiti nel sesto PAA sono stati variabili, con alcuni obiettivi raggiunti (cambiamento climatico, rifiuti) e alcuni no (aria, ambiente urbano, risorse naturali), mentre la realizzazione di altri dipende da futuri sforzi di attuazione (sostanze chimiche, pesticidi, acqua); considerando che resta un certo numero di sfide da affrontare e che sono necessari ulteriori sforzi;
D. considerando che il sesto PAA è stato compromesso da un'attuazione insufficiente dell'acquis ambientale nei settori del controllo dell'inquinamento atmosferico, dell'acqua e del trattamento delle acque reflue, dei rifiuti e della conservazione della natura;
E considerando che l'obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2010 non è stato raggiunto per mancanza di impegni politici e finanziari;
F. considerando che la relazione «L'ambiente in Europa – Stato e prospettive nel 2010» (SOER 2010) indica il persistere di importanti sfide ambientali che avranno conseguenze significative se non saranno affrontate;
G. considerando che determinati aspetti della legislazione ambientale dovrebbero essere rivisti, in particolare rafforzando l'indipendenza delle valutazioni dell'impatto ambientale nel quadro della direttiva sulla valutazione dell'impatto ambientale;
H. considerando che il degrado ambientale (inquinamento atmosferico, rumore, sostanze chimiche, scarsa qualità dell'acqua e deterioramento dell'ecosistema) costituisce un fattore importante nell'aumento delle malattie croniche; che un'agenda ambiziosa in materia di protezione ambientale dell'UE rappresenta pertanto una componente chiave per l'efficace prevenzione delle malattie e dei problemi di salute;
I. considerando che tra gli Stati membri persistono considerevoli differenze in termini di qualità ambientale e salute pubblica;
1. sottolinea l'urgenza di adottare quanto prima un settimo PAA, al fine di affrontare le sfide ambientali future; invita pertanto la Commissione a presentare senza indugio una proposta per il settimo PAA;
2. ritiene che il settimo PAA debba descrivere in modo inequivocabile le sfide ambientali che l'UE si trova ad affrontare, tra cui l'accelerazione del cambiamento climatico, il deterioramento dell'ecosistema e il crescente ipersfruttamento delle risorse naturali;
3. sottolinea che, considerate le attuali sfide di sostenibilità che l'UE deve affrontare, i programmi d'azione in materia di ambiente, in quanto strumenti globali, contribuiscono a garantire il coordinamento necessario fra le diverse politiche dell'Unione; ritiene, nello specifico, che nei prossimi dieci anni sarà ancora più essenziale affrontare le questioni ambientali con un approccio più coerente e integrato che tenga conto dei legami tra le diverse questioni e che colmi le lacune ancora esistenti, poiché, in caso contrario, potrebbero essere causati danni irreversibili;
4. ritiene che il settimo PAA debba fornire un resoconto positivo dei vantaggi di una rigorosa politica ambientale allo scopo di rafforzare il sostegno pubblico e la volontà politica di agire;
5. ritiene che il settimo PAA debba fissare obiettivi concreti per il 2020 e tracciare una prospettiva chiara ed ambiziosa in materia di ambiente per il 2050 che miri ad assicurare un'elevata qualità di vita e il benessere per tutti entro limiti ambientali sicuri;
6. ritiene che il calendario del settimo PAA debba essere allineato con il quadro finanziario pluriennale dopo il 2013 e con la strategia Europa 2020; sottolinea tuttavia che prima dell'adozione del settimo PAA saranno probabilmente prese le decisioni chiave in altre aree politiche con forte impatto sull'ambiente;
7. sottolinea che il settimo PAA dovrà fornire il quadro appropriato per garantire un finanziamento adeguato, anche per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, e che il finanziamento di obiettivi ambientali, in sinergia con il programma LIFE, e la completa integrazione della protezione dell'ambiente dovranno costituire una parte importante del prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) nonché della riforma della politica agricola comune (PAC), della politica comune della pesca (PCP), della politica di coesione e del programma «Orizzonte 2020»; è del parere, in particolare, che l'UE debba permettere l'emergere di nuove fonti di finanziamento per il PAA, ad esempio tramite la mobilitazione degli strumenti di mercato e la remunerazione dei servizi ecosistemici;
8. ritiene che il settimo PAA debba essere un quadro globale che consenta di affrontare sia le sfide persistenti che quelle emergenti in materia di ambiente e sostenibilità, tenendo conto delle misure già esistenti e previste;
9. ritiene che, per il prossimo decennio, il settimo PAA debba offrire la leggibilità e la prevedibilità necessarie alle amministrazioni nazionali e locali, ai cittadini, agli imprenditori e agli investitori per quanto concerne le scelte ambientali dell'UE; è del parere che questo programma globale debba inviare un messaggio politico forte da parte dell'UE al resto del mondo e contribuire all'instaurazione di una governance internazionale nel settore dell'ambiente;
10. invita la Commissione a fondare la sua futura proposta di settimo PAA sulle tre priorità seguenti:
–
attuazione e rafforzamento
–
integrazione
–
dimensione internazionale;
11. ritiene che molti degli obiettivi contenuti nel sesto PAA siano ben formulati ma è anche consapevole che molti di questi sono lungi dall'essere raggiunti; auspica pertanto che il settimo PAA riprenda un numero maggiore di questi obiettivi;
12. desidera sottolineare l'importanza di porre il principio di precauzione al centro della politica ambientale dell'UE;
Attuazione e rafforzamento
13. osserva con preoccupazione che l'attuazione dell'acquis ambientale è ancora insufficiente; ritiene essenziali la piena attuazione e applicazione a tutti i livelli, e l'ulteriore rafforzamento, delle priorità chiave ambientali e delle politiche connesse – cambiamento climatico, biodiversità, risorse, ambiente e salute, come pure le politiche sociali e occupazionali e quelle in materia di energia, trasporto sostenibile, agricoltura sostenibile e sviluppo rurale; insiste a tal fine sulla necessità di disporre di una normativa ambientale chiara, coerente e fondata sulla valutazione delle politiche pubbliche e sul ritorno di esperienza;
14. evidenzia il fatto che il pieno rispetto della normativa ambientale dell'UE costituisce un obbligo reale imposto dal trattato e un criterio per l'utilizzo dei fondi dell'UE negli Stati membri;
15. sottolinea l'importanza fondamentale d'informare i cittadini sulle nostre politiche ambientali al fine di associarli al loro successo; chiede, pertanto, che il futuro programma d'azione preveda un maggiore impegno in tal senso, in considerazione del fatto che le istituzioni non possono creare unilateralmente un ambiente migliore per una vita migliore senza il contributo della società stessa;
Cambiamento climatico
16. è del parere che il settimo PAA debba assicurare la piena attuazione del pacchetto legislativo sul clima e l'energia e prevederne un rafforzamento;
17. ritiene che il settimo PAA debba riflettere la necessità di obiettivi vincolanti in materia di efficienza energetica e/o di risparmio energetico, poiché ciò contribuirà a combattere il cambiamento climatico e a proteggere l'ambiente; insiste sull'importanza di un quadro unionale flessibile, affinché le misure proposte nel settore dell'efficienza energetica tengano adeguatamente conto delle condizioni proprie di ogni Stato membro;
18. ritiene che il settimo PAA debba anche estendere il dibattito oltre il 2020 e considerare obiettivi a medio termine in materia di riduzioni delle emissioni, efficienza energetica e fonti rinnovabili per il 2030;
19. ritiene che il settimo PAA debba inoltre affrontare il problema delle emissioni marittime e delle emissioni diverse da quelle di CO2;
20. ritiene che l'adattamento al cambiamento climatico debba essere trattato in modo appropriato nel settimo PAA tenendo conto delle diverse necessità delle regioni, sulla base della prossima strategia di adattamento dell'UE; invita la Commissione a proporre un'ambiziosa riforma della legislazione fitosanitaria dell'UE, al fine di contrastare efficacemente la proliferazione delle specie invasive e degli organismi nocivi causata in parte dal cambiamento climatico;
21. riconosce i vantaggi supplementari di una produzione di energia rinnovabile in crescita sotto il profilo della riduzione dell'inquinamento e delle conseguenze per la salute, sempreché in parallelo riduca effettivamente la produzione di energia non rinnovabile;
22. raccomanda di rafforzare il sostegno alle strategie regionali a bassa intensità di carbonio e di resistenza ai cambiamenti climatici, nonché ai progetti climatici su piccola scala realizzati da PMI, ONG e autorità locali nel quadro del sottoprogramma «Azione per il clima» incluso nel nuovo programma LIFE proposto dalla Commissione;
Utilizzo efficace e sostenibile delle risorse
23. ricorda che è assolutamente necessario e urgente ridurre l'utilizzo delle risorse; invita la Commissione a interpretare in modo esteso il concetto di efficienza delle risorse al fine di includervi tutte le risorse; fa notare che esse comprendono ad esempio le risorse naturali, energetiche e non, quali l'acqua, gli ecosistemi e la biodiversità; invita inoltre la Commissione ad integrare, nell'ambito dell'efficienza delle risorse, la gestione sostenibile dei materiali e la produzione e il consumo sostenibili;
24. ritiene che il settimo PAA debba contribuire alla realizzazione di un obiettivo a lungo termine, segnatamente ridurre l'impronta ecologica del 50% nei prossimi 20 anni; osserva che l'impronta ecologica eccessiva dell'UE nuoce alle prospettive regionali e globali di ecosistemi naturali in grado di sostenere sufficientemente l'umanità;
25. ritiene che gli obiettivi della tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse debbano essere integrati pienamente nel settimo PAA;
26. invita la Commissione a utilizzare fin da ora e a migliorare gli indicatori esistenti sull'efficienza delle risorse e a fissare senza indugio obiettivi in materia, in stretta collaborazione con gli Stati membri e tutte le parti interessate, nonché a sviluppare quanto prima nuovi indicatori ed obiettivi, ove necessario, come indicato nella tabella di marcia; invita la Commissione, in ragione dei limiti dell'indicatore faro per la produttività delle risorse, a presentare quanto prima un indicatore di consumo dei materiali secondo un approccio basato sul ciclo di vita che integri i flussi nascosti, ossia l'eventuale trasferimento delle pressioni ambientali al di fuori dell'UE e lo spostamento delle situazioni di penuria e delle dipendenze;
27. è dell'opinione che il settimo PAA debba prevedere lo sviluppo di un quadro legislativo per integrare nelle politiche interessate, in particolare quelle relative alla produzione sostenibile, la nozione di utilizzo «a cascata» delle risorse, garantendo che le nostre scarse materie prime siano sfruttate al massimo del loro potenziale;
28. è del parere che il settimo PAA debba includere obiettivi incentrati sull'ambiente urbano, in cui vive la maggior parte dei cittadini europei, in cui sono prodotti oltre due terzi delle emissioni di CO2 e da cui proviene un notevole impatto sull'ambiente, e che debba fornire orientamenti in merito alle modalità di promozione di una pianificazione ambientale integrata, di una mobilità sostenibile, della qualità della vita e della salute umana nelle città, tenendo conto del principio di sussidiarietà;
29. chiede alla Commissione e agli Stati membri di esaminare, ai fini dell'attuazione delle strategie per la riduzione dell'inquinamento nell'ambiente urbano, la possibilità di istituire un quadro europeo di sostegno per l'applicazione graduale dei piani di mobilità urbana nelle città europee, di stabilire procedure e meccanismi di sostegno finanziario a livello europeo per la preparazione di audit e piani relativi alla mobilità urbana nonché di istituire un quadro europeo di valutazione della mobilità urbana;
30. ritiene che il settimo PAA debba prevedere la piena realizzazione degli obiettivi fissati nella tabella di marcia in materia di consumo e produzione sostenibili ed ecologici, ad esempio per quanto concerne gli appalti pubblici «verdi» e sostenibili, in conformità con i principi di trasparenza ed equa concorrenza; sollecita lo sviluppo di una politica in materia di prodotti che riguardi l'intero ciclo di vita del prodotto e includa metodi di produzione rispettosi del benessere degli animali; invita la Commissione, una volta adottata la metodologia armonizzata a livello europeo per il calcolo dell'impronta ambientale dei prodotti, a garantire una maggiore informazione dei consumatori sull'impatto ambientale dei prodotti, oltre ai sistemi esistenti (marchio di qualità ecologica, etichetta energetica, etichetta dell'agricoltura biologica, ecc.); invita la Commissione a estendere il campo di applicazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile e rivederne l'attuazione;
31. ritiene che il settimo PAA debba favorire l'introduzione di incentivi volti a sostenere la domanda di materiali riciclati, in particolare se incorporati nel prodotto finale;
32. è del parere che il settimo PAA debba prevedere la piena attuazione della legislazione sui rifiuti, in particolare il rispetto della gerarchia, garantendo coerenza con le altre politiche dell'UE; ritiene che esso debba fissare obiettivi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio più ambiziosi, tra cui una netta riduzione della produzione di rifiuti, un divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati, con riferimento alla gerarchia prevista nella direttiva quadro sui rifiuti e un divieto rigoroso di smaltimento in discarica dei rifiuti raccolti separatamente, nonché obbiettivi settoriali per l'efficacia delle risorse e parametri per l'efficienza dei processi; ricorda che i rifiuti costituiscono, inoltre, una risorsa che spesso può essere riutilizzata, assicurando un impiego efficiente delle risorse; invita la Commissione a studiare come migliorare l'efficacia della raccolta dei rifiuti provenienti dai prodotti di consumo grazie a un'espansione dell'applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore, nonché mediante orientamenti riguardanti la gestione dei sistemi di recupero, raccolta e riciclaggio; sottolinea la necessità di investire nel riciclaggio delle materie prime e delle terre rare, in quanto i processi di estrazione, raffinazione e riciclaggio delle terre rare possono avere gravi conseguenze per l'ambiente se non vengono gestiti correttamente;
33. ritiene che gli obiettivi già definiti in varie direttive in relazione alla raccolta e alla separazione dei rifiuti debbano essere ulteriormente elaborati e impostati in modo da ottenere il massimo e il miglior recupero di materiali in termini di qualità in ciascuna delle fasi del riciclaggio, vale a dire raccolta, smaltimento, pretrattamento e riciclaggio/raffinazione;
34. considera necessario che il settimo PAA tenga conto delle disposizioni del prossimo piano relativo alla politica delle risorse idriche dell'UE e sottolinea il valore di un approccio più coordinato per quanto concerne la tariffazione dell'acqua; invita pertanto la Commissione a facilitare l'accesso a soluzioni in caso di penuria d'acqua, il recupero delle acque e lo sviluppo di tecniche di irrigazione alternativa, nonché a incoraggiare l'ottimizzazione dell'utilizzo dell'acqua prelevata dal ciclo idrologico, in particolare riciclando l'acqua per scopi agricoli e industriali, laddove risulti appropriato, e recuperando le sostanze nutritive e il contenuto energetico delle acque reflue;
35. invita gli Stati membri a garantire la piena e corretta attuazione della legislazione nel settore dell'acqua e ritiene che, al fine di ottemperare alle prescrizioni della direttiva quadro sulle acque e della direttiva relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni, debbano essere messe a punto misure per ristabilire gli argini naturali dei fiumi e per rimboschire le zone limitrofe;
36. esorta la Commissione a coinvolgere tutte le parti interessate nella formulazione, nell'ambito del settimo PAA, di obiettivi che garantiscano la sostenibilità dell'utilizzo del suolo ; invita la Commissione a definire importanti questioni legate all'utilizzo del suolo, quali la perdita di habitat seminaturali e la sostituzione di utilizzi di terreni di grande valore da parte delle colture bioenergetiche; sottolinea, a tale riguardo, la necessità di criteri di sostenibilità per la biomassa e i biocarburanti che affrontino anche il problema del cambiamento indiretto dell'utilizzo del suolo;
37. ritiene che il settimo PAA debba affrontare le conseguenze delle politiche europee al di fuori dell'UE e chiede pertanto alla Commissione di procedere in merito alla questione della riduzione dell'impronta sul territorio dell'UE nei paesi terzi, in particolare occupandosi del cambiamento dell'uso indiretto del suolo indotto dai biocarburanti e dalla biomassa per scopi energetici e di includere l'obiettivo di eliminare la conversione di terreni di elevato valore ambientale verso nuovi utilizzi per produrre raccolti per l'UE;
Biodiversità e strategia forestale
38. sottolinea l'importanza di agire immediatamente al fine di mettere l'UE sulla strada giusta per realizzare pienamente l'obiettivo principale in materia di biodiversità che essa stessa si è data per il 2020 e rispettare i suoi impegni internazionali relativi alla protezione della biodiversità, in quanto non sarà più possibile fallire di nuovo, e di predisporre risorse sufficienti per la conservazione della rete Natura 2000; ritiene che le difficoltà incontrate nel conseguire l'obiettivo stabilito per il 2010 confermino la necessità di una revisione esaustiva dei metodi sin qui applicati; ritiene che occorra procedere allo svolgimento di studi strategici integrati, anche degli elementi che potrebbero influenzare le zone protette; reputa che tali studi dovrebbero essere introdotti nei progetti di pianificazione urbanistica e seguiti da campagne educative di informazione sull'importanza delle risorse naturali locali e sulla loro conservazione;
39. ritiene che gli obiettivi della strategia UE 2020 in materia di biodiversità, compresi i suoi traguardi e le sue azioni, debbano essere pienamente integrati nel settimo PAA per garantirne la piena attuazione; ritiene che si debbano rafforzare determinate azioni nel breve termine, al fine di affrontare più chiaramente la questione della biodiversità in tutte le politiche settoriali, e che siano necessarie ulteriori azioni (ad esempio per ripristinare gli ecosistemi degradati) onde raggiungere effettivamente l'obiettivo del 2020; sottolinea che il settimo PAA fornirà un potente quadro di supporto all'adozione dei necessari strumenti giuridici e finanziari, a partire dai finanziamenti garantiti per Natura 2000;
40. evidenzia l'importanza di mobilitare il sostegno finanziario sia europeo che nazionale proveniente da ogni fonte disponibile e di sviluppare meccanismi finanziari innovativi che garantiscano il giusto livello di sostegno alla biodiversità;
41. invita la Commissione a pubblicare una comunicazione sulla nuova strategia forestale europea fino al 2012, a proporre misure efficaci per migliorare la cooperazione tra Stati membri in ambito forestale nonché a favorire un utilizzo razionale delle risorse silvicole e una gestione sostenibile delle foreste;
42. raccomanda una maggiore attenzione alle foreste nel quadro della nuova politica agricola comune attraverso la promozione dell'agriforestazione e la promozione di una politica di sviluppo rurale basata su paesaggi sostenibili;
43. chiede l'elaborazione di un nuovo regolamento UE concernente la prevenzione degli incendi o, per lo meno, propone l'instaurazione di una cooperazione rafforzata tra Stati membri in questo settore;
Qualità ambientale e salute
44. osserva che le cattive condizioni ambientali hanno un impatto considerevole sulla salute, implicando costi elevati ed è pertanto del parere che il settimo PAA debba in particolare:
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continuare a includere l'obiettivo del sesto PAA secondo il quale, entro il 2020, le sostanze chimiche dovranno essere prodotte e utilizzate esclusivamente con metodi che non comportino alcuna conseguenza negativa significativa sulla salute e sull'ambiente;
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affrontare il tema della qualità dell'aria, compresa la qualità dell'aria negli ambienti chiusi, e del suo impatto sulla salute;
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affrontare il tema dell'inquinamento acustico e del suo impatto sulla salute;
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prevedere lo sviluppo di misure specifiche legate alle nuove minacce per la salute umana e animale, non ancora adeguatamente affrontate, per valutare gli effetti dei nuovi sviluppi sulla salute umana e animale, quali i nanomateriali, le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino e gli effetti combinati delle sostanze chimiche, sulla base di analisi scientifiche e di definizioni comunemente accettate, qualora disponibili;
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includere un'azione per proteggere la salute dei bambini dall'inquinamento ambientale sulla base della Dichiarazione di Parma su ambiente e salute dell'OMS di marzo 2010;
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articolarsi con il secondo piano d'azione per l'ambiente e la salute;
45. sottolinea che il settimo PAA dovrà definire obiettivi specifici per garantire che entro il 2020 la salute dei cittadini europei non sia più minacciata dall'inquinamento e da sostanze pericolose;
46. ritiene che sia opportuno prestare la massima attenzione ai metodi utilizzati per la valutazione dei rischi delle sostanze chimiche, attribuendo la priorità alle alternative alla sperimentazione su animali; ritiene inoltre che il settimo PAA debba prevedere l'adozione di una strategia a livello UE per ridurre il numero di animali utilizzati nei test sulla sicurezza, garantendo nel contempo un'elevata qualità della vita per uomini e animali nell'UE;
47. ritiene necessario un approccio olistico in materia di salute e ambiente, che si concentri sulla precauzione e sulla prevenzione dei rischi e, in particolare, tenga in considerazione i gruppi vulnerabili come feti, bambini e giovani;
48. considera opportuno concentrarsi fermamente sulla prevenzione, la precauzione e la promozione di attività rispettose dell'ambiente a livello UE nel campo della ricerca, dell'innovazione e dello sviluppo, con l'obiettivo di ridurre l'incidenza del fattore ambientale sulle patologie;
49. è del parere che il settimo PAA debba affrontare il problema dei trasporti promuovendo maggiori investimenti in sistemi di trasporto rispettosi dell'ambiente e proponendo soluzioni per risolvere il problema della congestione, delle emissioni di CO2 e delle micro-particelle;
50. considera importante che il settimo PAA presti particolare attenzione al proseguimento dell'eliminazione progressiva del mercurio, sia nell'UE che al di fuori di essa;
Applicazione
51. invita gli Stati membri a provvedere alla piena e corretta attuazione della legislazione ambientale dell'UE, nonché delle politiche e delle strategie adottate, e a garantire adeguate capacità e finanziamenti per la loro piena attuazione anche nei periodi di austerità, in quanto la mancata attuazione o l'attuazione incompleta della legislazione ambientale dell'UE non è soltanto illegale, ma anche molto più costosa per la società a lungo termine;
52. ritiene essenziale rafforzare la rete dell'Unione europea per l'attuazione e l'applicazione della normativa ambientale (IMPEL) e sollecita la Commissione a riferire sulle possibili soluzioni per conseguire tale obiettivo;
53. invita la Commissione ad applicare sistematicamente i controlli di conformità ex ante rispetto a tutte le pertinenti normative UE, in particolare nell'ambito della politica di coesione, prima di concedere qualsiasi finanziamento;
54. ritiene importante considerare il settimo PAA quale mezzo di comunicazione con i cittadini europei, affinché sia in grado di mobilitare questi ultimi, non da ultimo ai fini dell'applicazione delle politiche adottate sul terreno;
55. invita la Commissione a rafforzare il suo ruolo di custode dei trattati al fine di garantire che la legislazione ambientale sia recepita, applicata e attuata correttamente da parte di tutti gli Stati membri; raccomanda una più intensa partecipazione degli enti locali durante tutte le fasi di elaborazione della politica ambientale così da migliorare l'attuazione generale della normativa, in particolare attraverso la costituzione di gruppi incaricati del recepimento del diritto ambientale a livello regionale e locale; invita pertanto la Commissione a esaminare il ruolo che l'Agenzia europea per l'ambiente potrebbe svolgere a livello di recepimento e applicazione;
Integrazione
56. ritiene che le considerazioni ambientali stiano acquisendo una maggiore rilevanza anche in altre politiche settoriali e che di conseguenza sia necessaria una maggiore integrazione della politica ambientale nelle altre politiche settoriali pertinenti;
57. invita la Commissione a sviluppare indicatori che permettano di misurare il miglioramento dell'integrazione;
58. ritiene che gli obiettivi della tabella di marcia 2050 possano essere raggiunti soltanto mettendo in atto strategie complementari, tra cui la valutazione dell'agricoltura, il rimboschimento e l'introduzione di incentivi per l'innovazione e la rapida applicazione dell'energia solare, geotermica e marina;
59. esorta la Commissione ad includere nella sua proposta di settimo PAA un elenco di tutti gli obiettivi esistenti relativi all'ambiente per i diversi settori strategici, segnatamente il cambiamento climatico, la biodiversità, i trasporti, l'energia, l'agricoltura, la pesca e la politica di coesione, e ad esaminarli congiuntamente, in modo che sia possibile confrontarli adeguatamente e garantire la loro coerenza;
60. esorta la Commissione a garantire, in sede di revisione della direttiva sulla valutazione dell'impatto ambientale e della direttiva 2001/42/CE, che tali direttive contribuiscano a un utilizzo sostenibile della terra quale risorsa fondamentale nell'UE e a prevedere inoltre un ampliamento dell'ambito di applicazione delle valutazioni di impatto ambientale, per non limitarle ai soli grandi progetti, rafforzando e ampliando nel contempo i criteri di tali valutazioni, includendo anche la nozione di utilizzo «in cascata» delle risorse e l'analisi completa del ciclo di vita;
61. invita la Commissione a proporre una procedura che garantisca l'imparzialità e l'indipendenza delle valutazioni dell'impatto ambientale, innanzitutto eliminando la relazione diretta tra i responsabili dello sviluppo del progetto e i membri della giuria di valutazione;
62. raccomanda di trovare il giusto equilibrio tra la necessità di lottare contro il cambiamento climatico e arrestare o attenuare la perdita di biodiversità, da un lato, e il settimo programma d'azione per l'ambiente, dall'altro, in modo che l'Unione europea possa raggiungere gli obiettivi della strategia UE 2020 ed evitare costi non necessari derivanti dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità; sottolinea in tale contesto l'importanza della politica di coesione dopo il 2013; sottolinea inoltre, nell'ottica di una politica di prevenzione, la necessità di considerare i costi come investimenti per il futuro e per nuovi posti di lavoro e di condurre campagne d'informazione, di sensibilizzazione e altre campagne che consentano lo scambio di buone pratiche a tutti i livelli; sottolinea la necessità di un migliore utilizzo dell'assistenza tecnica a livello nazionale, regionale e locale al fine di aumentare la capacità amministrativa, ove opportuno; ritiene necessario adattare in modo efficiente gli obiettivi di ricerca e innovazione alle esigenze di sviluppo locali e regionali;
63. ritiene che gli obiettivi della tabella di marcia 2050 possano essere raggiunti soltanto mettendo in atto strategie complementari, tra cui la valutazione dell'agricoltura, il rimboschimento e l'introduzione di incentivi per l'innovazione e la rapida applicazione dell'energia solare, geotermica e marina;
64. è del parere che il settimo PAA debba includere un piano rigoroso e dettagliato, sia a livello europeo che nazionale, per l'eliminazione progressiva entro il 2020 dei sussidi dannosi per l'ambiente, ad esempio quelli che hanno ripercussioni sulla biodiversità, al fine di rispettare gli impegni di Nagoya;
65. ritiene che il settimo PAA debba prevedere l'inclusione nel semestre europeo di considerazioni ambientali che vadano oltre gli attuali indicatori principali in materia di cambiamento climatico ed energia; invita in particolare la Commissione a integrare le politiche in materia di efficienza delle risorse quali definite nella tabella di marcia per un impiego efficiente delle risorse e a controllare, tramite il semestre europeo, il seguito dato dagli Stati membri alle raccomandazioni specifiche per paese;
66. sottolinea il ruolo importante delle autorità regionali e locali, delle organizzazioni non governative e del mondo universitario, come pure della società civile e del settore privato, nella promozione e nell'attuazione di una politica ambientale efficace in tutta l'UE;
67. ritiene che, per ottenere risultati significativi, sia necessario garantire l'attuazione dei programmi a livello regionale e locale e rafforzare la partecipazione di tutte le parti interessate al processo; chiede che sia prestata attenzione alla situazione delle regioni e dei territori con caratteristiche geografiche specifiche, come le isole, le regioni montuose e le regioni scarsamente popolate; accoglie con favore la proposta della Commissione di rafforzare l'uso delle valutazioni d'impatto ambientale e delle valutazioni strategiche dell'impatto ambientale nel processo decisionale locale e regionale;
68. sottolinea che il settimo PAA dovrà prevedere la piena attuazione della convenzione di Aarhus, in particolare per quanto concerne l'accesso alla giustizia; sottolinea in tale contesto la necessità urgente di adottare la direttiva sull'accesso alla giustizia; invita il Consiglio a rispettare gli obblighi derivanti dalla convenzione di Aarhus e ad adottare una posizione comune sulla corrispondente proposta della Commissione entro la fine del 2012;
69. è del parere che il settimo PAA debba essere finalizzato a favorire lo sviluppo di modelli alternativi per misurare la crescita e il benessere che vadano al di là della valutazione sulla base del PIL;
70. chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere a livello globale «un'economia verde» che integri aspetti ambientali, sociali ed economici quali la riduzione della povertà;
71. sottolinea l'importanza di dimostrare ai cittadini dell'UE, in particolare nel contesto dell'attuale situazione economica, che la tutela dell'ambiente non è incompatibile con uno sviluppo economico e sociale sostenibile; raccomanda a tal fine di promuovere i progetti di successo e di divulgare le informazioni sulla fattibilità di uno sviluppo economico rispettoso dell'ambiente in aree che costituiscono un importante patrimonio culturale e naturale come quelle della rete Natura 2000;
72. ricorda che il settimo PAA dovrà fornire il quadro appropriato per garantire un finanziamento adeguato, anche nei settori dell'innovazione, della ricerca e dello sviluppo;
73. ritiene che il programma LIFE+ debba essere gestito dalla Commissione ponendo l'accento sui progetti di innovazione e di eccellenza, promuovendo le PMI e le istituzioni di R&S e dando priorità al mantenimento della biodiversità, con un approccio sistematico e integrale, e alle tecnologie agricole compatibili con la salvaguardia del suolo e della catena alimentare degli ecosistemi animali; ritiene che il programma dell'UE LIFE+ meriti una maggiore promozione in tutte le regioni d'Europa in modo da incentivare prassi innovative a livello locale e accrescere l'impatto della sezione di tale programma relativa alla politica e alla gestione in materia ambientale, nonché la sensibilizzazione al riguardo;
74. chiede alla Commissione e agli Stati membri di sviluppare, nell'ambito del prossimo programma quadro di ricerca, un programma di ricerca e innovazione dedicato ai nuovi materiali e alle nuove risorse che potrebbero in futuro sostituire le attuali materie prime disponibili in quantità limitate;
Dimensione internazionale
75. ritiene che il settimo PAA debba avere come obiettivo l'integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le relazioni esterne dell'UE, in particolare negli accordi di aiuto allo sviluppo e negli accordi commerciali, al fine di promuovere la tutela dell'ambiente nei paesi terzi; sollecita l'UE a promuovere la programmazione congiunta della ricerca nel settore ambientale con i vicini;
76. invita la Commissione ad includere nella sua proposta un obiettivo che preveda il pieno sostegno dell'UE ai lavori delle Nazioni Unite, della Banca mondiale e dell'Agenzia europea dell'ambiente sulla contabilità ambientale, al fine di dotare il mondo di un sistema armonizzato di contabilità ambientale; accoglie con favore gli impegni previsti nella Strategia europea per la biodiversità per migliorare la conoscenza degli ecosistemi e dei loro servizi nell'UE (per esempio quelli forniti dalle foreste); incoraggia il coordinamento tra le esperienze dei diversi Stati membri e lo scambio di riflessioni metodologiche in materia di contabilità ecosistemica;
77. ritiene che il settimo PAA debba prevedere l'attuazione tempestiva degli impegni internazionali dell'UE, in particolare nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC) e della convenzione sulla diversità biologica (CBD);
78. esorta la Commissione a integrare nel settimo PAA i risultati della conferenza Rio+20 sull'economia verde e sul rafforzamento della governance ambientale internazionale;
o o o
79. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.