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Procedura : 2012/2879(RSP)
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Testi presentati :

RC-B7-0504/2012

Discussioni :

PV 22/11/2012 - 17.3
CRE 22/11/2012 - 17.3

Votazioni :

PV 22/11/2012 - 18.3
CRE 22/11/2012 - 18.3

Testi approvati :

P7_TA(2012)0465

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Giovedì 22 novembre 2012 - Strasburgo
Situazione dei migranti in Libia
P7_TA(2012)0465RC-B7-0504/2012

Risoluzione del Parlamento europeo del 22 novembre 2012 sulla situazione dei migranti in Libia (2012/2879(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  vista la Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati del 1951 e il protocollo allegato del 1967,

–  vista la ratifica da parte della Libia, in data 25 aprile 1981, della Convenzione dell'Unione africana che disciplina gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa,

–  vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli e il relativo protocollo sull'istituzione della Corte africana dei diritti umani e dei popoli, ratificati dalla Libia rispettivamente il 26 marzo 1987 e il 19 novembre 2003,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Libia, in particolare quella del 15 settembre 2011(1),

–  visto il pacchetto PEV sulla Libia del 15 maggio 2012,

–  vista la sua risoluzione del 14 giugno 2012 sui diritti umani e la situazione della sicurezza nella regione del Sahel(2),

–  viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri del 23 luglio 2012,

–  vista la sua risoluzione del 12 settembre 2012 sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune(3),

–  viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 19 luglio 2012 e del 3 novembre 2012, sulla Libia,

–  vista la relazione del Segretario generale sulla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia, approvata il 30 agosto 2012,

–  visti l'articolo 122, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che le prime elezioni democratiche e libere in Libia si sono tenute nel luglio 2012, in un modo estremamente pacifico e ordinato; che il 9 agosto 2012 il paese ha vissuto per la prima volta nella sua storia un passaggio di poteri pacifico, dal Consiglio nazionale di transizione al Congresso nazionale generale, incaricato di adottare una costituzione e altre riforme legislative essenziali;

B.  considerando che il primo governo libico costituito a seguito di elezioni democratiche in oltre cinquant'anni si è insediato il 14 novembre 2012;

C.  considerando che la Libia si trova ad affrontare un periodo post-rivoluzionario, caratterizzato da molte sfide quali quelle riguardanti la sicurezza (disarmo, smobilitazione e reinserimento delle milizie rivoluzionarie e riforma dell'esercito e della polizia nazionali, delle forze di frontiera e di altre forze di sicurezza statali), la riconciliazione nazionale, la giustizia di transizione, l'applicazione dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani nonché la necessità di avviare molte altre riforme di fondamentale importanza finalizzate alla costituzione delle istituzioni democratiche e di uno Stato democratico;

D.  considerando che, storicamente, la Libia si è affidata a lavoratori migranti in settori come, tra l'altro, quello sanitario, dell'istruzione, dell'agricoltura, dei servizi di ospitalità e di pulizia; che la Libia rappresenta ancora un importante nodo per i richiedenti asilo e i rifugiati in fuga dalle zone di conflitto dell'Africa, dell'Asia e del Medio Oriente;

E.  considerando che la capacità delle autorità di controllare l'ingresso di persone attraverso la maggior parte dei confini terrestri libici, che si estendono per 4 378 km, è estremamente limitata;

F.  considerando che un numero compreso tra 1,5 e 2,5 milioni di stranieri ha lavorato in Libia durante il governo del colonnello Gheddafi; che sin dall'inizio della liberazione, il 17 febbraio 2011, molti migranti sono stati costretti a unirsi ai gruppi mercenari sotto il controllo di Gheddafi e che molti di loro si trovano ora in carcere senza processo o sono fuggiti dal paese; che, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), circa 800 000 migranti avevano già lasciato il paese dirigendosi verso i paesi limitrofi prima della fine di novembre 2011, ma che molti di loro sono ritornati o sono arrivati nel frattempo;

G.  considerando che in Libia sono commessi regolarmente abusi e violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e che gli stranieri non registrati continuano a essere a rischio di sfruttamento, razzismo, detenzione arbitraria, pestaggi e tortura, anche durante il periodo di detenzione;

H.  considerando che gli stranieri in Libia continuano a essere particolarmente soggetti ad abusi a causa del vuoto di sicurezza, della proliferazione delle armi, dell'assenza di una legislazione nazionale in materia di asilo e di lavoratori migranti, dell'inadeguatezza del sistema giudiziario e della debolezza della governance; che i cittadini stranieri, comprese le donne incinte, le donne con bambini e i minori non accompagnati sono detenuti assieme agli adulti, in una moltitudine di strutture di detenzione concepite specificamente per migranti irregolari o trattenuti direttamente dalle forze armate;

I.  considerando che recenti relazioni pubblicate dalla Federazione internazionale dei diritti umani, da Migreurop, da Amnesty International e da Justice Without Borders for Migrants, sulla base di diverse indagini svolte in Libia nel giugno 2012, segnalano ripetuti maltrattamenti nei confronti dei migranti detenuti in otto centri a Cufra, Tripoli, Bengasi e nella regione del Gebel Nefusa;

J.  considerando che la Libia non ha ancora ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati del 1951;

K.  considerando che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), pur essendo attualmente presente, non gode ancora di uno status legale in Libia;

L.  considerando che alcuni Stati membri hanno ripreso il dialogo con la Libia in materia di controllo della migrazione;

M.  considerando che un governo pienamente funzionante e democratico in Libia costituisce una condizione essenziale per lo svolgimento di negoziati relativi a qualunque accordo di cooperazione con la Libia da parte dell'UE, delle Nazioni Unite e di altri partner internazionali;

1.  accoglie favorevolmente l'inaugurazione del primo governo libico legittimato da elezioni democratiche e incoraggia i membri del governo ad agire in modo risoluto al fine di gettare le basi di una struttura statale democratica, responsabile e funzionante in Libia; invita tutti gli attori internazionali, in particolare l'UE, a tenersi pronti ad assistere il governo libico e il Congresso nazionale generale in tale arduo compito;

2.  invita la Libia ad adottare e ad applicare leggi in linea con i suoi obblighi internazionali, in particolare garantendo il rispetto dei diritti umani universali; prende atto tuttavia del fatto che tale risultato richiederà tempo, considerando che il governo neoeletto si è da poco insediato; riconosce che per superare il disastroso retaggio del regime oppressivo di Gheddafi saranno necessarie azioni risolute e formazioni adeguate, fino a che non saranno istituiti sistemi giuridici, giudiziari e di sicurezza pienamente responsabili e basati sui diritti;

3.  esprime preoccupazione per la situazione particolarmente vulnerabile in termini di sicurezza e diritti umani degli stranieri attualmente in Libia, soprattutto quelli provenienti dall'Africa orientale e subsahariana in cerca di lavoro o asilo politico e quelli tuttora detenuti; è preoccupato in particolare per le condizioni di vita e di trattamento dei migranti nei centri di detenzione, specialmente a Cufra, Tripoli, Bengasi e nella regione del Gebel Nefusa;

4.  esprime profonda preoccupazione per le condizioni di detenzione estreme degli stranieri, tra cui donne e bambini – molti dei quali vittime di violenze sessuali e di genere – e per la mancanza di un quadro giuridico e di una tutela adeguati ai quali fare ricorso, che causa detenzioni a tempo indeterminato e rende impossibile appellarsi contro una sentenza di deportazione;

5.  esorta le autorità libiche a proteggere tutti i cittadini stranieri, a prescindere dal loro status di immigrazione, contro la violenza, lo sfruttamento, le minacce, le intimidazioni e gli abusi;

6.  invita il governo libico e il Congresso nazionale generale ad adottare leggi e a fornire disposizioni a tutte le strutture nazionali e locali al fine di garantire la parità di trattamento, la non discriminazione e la necessaria protezione a tutti i rifugiati, richiedenti asilo e migranti, prestando particolare attenzione alla sicurezza e ai diritti di donne e bambini;

7.  si aspetta che le nuove autorità libiche ratifichino senza indugio la Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati del 1951 e il protocollo allegato del 1967 e adottino una legislazione in materia di asilo conforme al diritto e alle norme internazionali;

8.  invita le nuove autorità libiche a concedere immediatamente lo status giuridico all'UNHCR e ad agevolarne il lavoro; incoraggia una collaborazione più stretta tra UE, UNHCR e altre agenzie delle Nazioni Unite coinvolte nella fase post-bellica;

9.  invita le nuove autorità libiche ad agevolare l'attività di tutte le organizzazioni che potrebbero contribuire alla protezione e al sostegno dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei migranti;

10.  invita la Libia ad approvare leggi volte a regolamentare l'ingresso e il soggiorno di cittadini stranieri nel paese, che prevedano anche un sistema di asilo funzionante; invita l'UE a fornire alla Libia, paese vicino, assistenza tecnica e politica in tale compito, tra cui misure per il miglioramento delle attuali strutture di detenzione;

11.  invita la Libia ad approvare uno status giuridico dei lavoratori migranti nel paese, che garantisca loro la completa protezione dei diritti umani, compresi i diritti del lavoro, conformemente alle pertinenti norme dell'OIL;

12.  invita l'UE e i suoi Stati membri ad agire in modo sollecito nei negoziati futuri con le nuove autorità libiche sugli accordi di cooperazione e di controllo della migrazione, garantendo che tali accordi prevedano efficaci meccanismi di monitoraggio per la protezione dei diritti umani dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo;

13.  invita le società straniere operanti in Libia, in particolare quelle europee, a garantire il pieno rispetto della propria responsabilità sociale quale politica di principio in tutte le loro attività, in particolare nei confronti dei lavoratori migranti;

14.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché al governo libico, al Congresso nazionale generale, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla Lega araba e all'Unione africana.

(1) Testi approvati, P7_TA(2011)0386.
(2) Testi approvati, P7_TA(2012)0263.
(3) Testi approvati, P7_TA(2012)0334.

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