Risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2013 sulle relazioni UE-Cina (2012/2137(INI))
Il Parlamento europeo,
– vista l'instaurazione di relazioni diplomatiche tra l'Unione europea e la Cina nel maggio 1975,
– visto il quadro giuridico generale per le relazioni con la Cina, segnatamente l'accordo di cooperazione commerciale ed economica tra la Comunità europea e la Repubblica popolare cinese(1), firmato nel maggio 1985, che riguarda i rapporti commerciali ed economici, nonché il programma di cooperazione UE-Cina,
– visti i negoziati relativi ad un nuovo accordo di partenariato e cooperazione, in corso dal 2007,
– visto il partenariato strategico UE-Cina, avviato nel 2003,
– visti il dialogo politico strutturato UE-Cina, avviato formalmente nel 1994, e il dialogo strategico ad alto livello su temi strategici e di politica estera, avviato nel 2010,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 24 ottobre 2006 dal titolo «UE-Cina: maggiori responsabilità nell'ambito di un partenariato più forte» (COM(2006)0631),
– visto il documento programmatico della Commissione dal titolo «Un partenariato sempre più maturo – sfide e interessi comuni nell'ambito delle relazioni UE-Cina» (COM(2003)0533), adottato dal Consiglio europeo il 13 ottobre 2003,
– visti gli orientamenti del Consiglio per la politica nei confronti dell'Asia orientale,
– viste le conclusioni del Consiglio «Affari generali e relazioni esterne» dal titolo «Partenariato strategico UE-Cina» del Consiglio europeo dell'11 e 12 dicembre 2006,
– visti il documento di strategia per la Cina 2007-2013 della Commissione, il programma pluriennale indicativo 2011-2013 e la revisione intermedia 2010 del documento di strategia, nonché la revisione del programma indicativo pluriennale 2011-2013,
– visto il primo documento programmatico mai elaborato dalla Cina sull'Unione europea, pubblicato il 13 ottobre 2003,
– visti il dialogo UE-Cina sui diritti umani avviato nel 1995 e in particolare le ultime due sessioni, vale a dire la 30ª, tenutasi a Pechino il 16 giugno 2011, e la 31ª, tenutasi a Bruxelles il 29 maggio 2012,
– visti i quasi 60 dialoghi settoriali in corso tra la Cina e l'Unione riguardanti, fra l'altro, l'ambiente, la politica regionale, l'occupazione e gli affari sociali, nonché la società civile,
– vista l'istituzione, nel febbraio 2012, del dialogo di alto livello UE-Cina «People to people», cui daranno capo tutte le iniziative congiunte UE-Cina in tale ambito,
– visti l'accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e la Cina, firmato nel 1998, entrato in vigore nel 2000(2) e rinnovato nel 2004 e nel 2009, l'accordo di partenariato scientifico e tecnologico firmato il 20 maggio 2009 e la dichiarazione congiunta CE-Cina dell'8 dicembre 2010 sulla cooperazione energetica,
– visto l'accordo di cooperazione con la Cina relativo al programma di navigazione satellitare Galileo dell'Unione europea, firmato il 30 ottobre 2003,
– visti il 15° vertice UE-Cina svoltosi a Bruxelles il 20 settembre 2012 e il relativo comunicato stampa congiunto conclusivo,
– visti il partenariato UE-Cina sui cambiamenti climatici, concluso in occasione dell'Ottavo vertice UE-Cina nel settembre 2005, e la dichiarazione congiunta sui cambiamenti climatici rilasciata in occasione di tale vertice,
– visti la dichiarazione congiunta UE-Cina sulla sicurezza energetica, resa a Bruxelles il 3 maggio 2012, nonché la Quinta riunione del dialogo energetico tra la CE e la Cina nel novembre 2011,
– viste le tavole rotonde UE-Cina,
– visti il XVIII Congresso nazionale del Partito comunista cinese, tenutosi dall'8 al 14 novembre 2012, e i cambiamenti di leadership in seno alla commissione permanente del Politburo decisi nell'ambito di tale congresso,
– vista l'ultima riunione interparlamentare con la Cina, svoltasi a Bruxelles l'11 e il 12 luglio 2012,
– viste le sue recenti risoluzioni sulla Cina, in particolare quella del 23 maggio 2012 dal titolo «L'UE e la Cina: uno squilibrio commerciale?»(3), del 2 febbraio 2012 sulla politica estera dell'UE nei confronti dei paesi BRIC e di altre potenze emergenti: obiettivi e strategie(4), e del 12 settembre 2012 sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC)(5),
– viste le sue risoluzioni del 7 settembre 2006 sulle relazioni UE-Cina(6) e del 5 febbraio 2009 sulle relazioni economiche e commerciali con la Cina(7),
– viste le sue risoluzioni in materia di diritti umani del 21 gennaio 2010 sulle violazioni dei diritti umani in Cina, e in particolare sul caso di Liu Xiaobo(8), del 10 marzo 2011 sulla situazione e il patrimonio culturale a Kashgar (Regione autonoma uigura dello Sinkiang, Cina)(9), del 7 aprile 2011 sul caso di Ai Weiwei(10), del 5 luglio 2012 sullo scandalo degli aborti forzati in Cina(11), del 26 novembre 2009 sulla situazione in Cina: diritti delle minoranze e applicazione della pena di morte(12), del 16 dicembre 2010 sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo e sulla politica dell'Unione europea in materia(13),
– visto l'embargo sulle armi decretato dall'UE dopo la repressione di Tienanmen del giugno 1989, sostenuto dal Parlamento europeo nella sua risoluzione del 2 febbraio 2006 sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune(14),
– vista la sua risoluzione del 7 luglio 2005 sulle relazioni tra l'Unione europea, la Cina e Taiwan e la sicurezza in Estremo Oriente(15),
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Tibet e sulla situazione dei diritti umani in Cina, in particolare le sue risoluzioni del 25 novembre 2010 sul Tibet - Piani per l'introduzione del cinese quale principale lingua d'insegnamento(16), del 27 ottobre 2011 sul Tibet e in particolare sull'immolazione di suore e monaci(17), e del 14 giugno 2012 sulla situazione dei diritti umani in Tibet(18),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7-0434/2012),
A. considerando la grande importanza che riveste il partenariato strategico UE-Cina per entrambe le parti e che tale relazione è vitale per dare una risposta a problemi mondiali, quali la sicurezza globale e regionale, la crisi economica, la regolamentazione finanziaria e dei mercati a livello globale, la sicurezza energetica, le armi di distruzione di massa e la non proliferazione nucleare, il cambiamento climatico, lo sviluppo economico e sociale di un'economia di mercato, la promozione della democrazia e dei diritti umani e la lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo e alla pirateria, così come l'istituzione di un quadro inteso ad affrontare questioni di comune interesse fra l'UE e la Cina;
B. considerando che un partenariato strategico presuppone un forte impegno per la responsabilità reciproca e un buon grado di fiducia e deve fondarsi su valori universali;
C. considerando che le relazioni fra l'UE e la Cina si sono notevolmente intensificate a partire dalla firma dell'accordo di cooperazione UE-Cina, avvenuta nel 1985; che la Commissione ha adottato la sua strategia politica di fondo sulla Cina nel 2006 e che, in tale contesto, nel gennaio 2007 ha avviato i negoziati per un accordo globale di partenariato e cooperazione ai fini di un ulteriore miglioramento delle relazioni tra l'UE e la Cina, in particolare in materia di scambi commerciali e investimenti;
D. considerando che la Cina sta attraversando attualmente una fase di transizione socioeconomica da un modello estensivo di economia dirigistica a un modello fondato su maggiori libertà economiche, il che a sua volta ha consentito a gran parte della popolazione cinese di migliorare il proprio tenore di vita;
E. considerando, tuttavia, che non è stato compiuto un progresso analogo nel campo delle libertà politiche;
F. considerando che i diritti umani sono complementari, universali, inalienabili, indivisibili e interdipendenti; che la Cina si preoccupa dei diritti economici e sociali (ad esempio, l'alimentazione, il vestiario, lo sviluppo economico) mentre l'UE adotta un approccio più ampio in materia di diritti umani, comprendendo e sottolineando in particolare i diritti civili e politici (ad esempio, la libertà di espressione, di culto, di associazione);
G. considerando che gli attivisti cinesi per i diritti civili hanno riferito in merito alla perdita della propria libertà al momento della loro scomparsa per diversi mesi in stato di fermo di polizia, in assenza di un mandato d'arresto o di un capo d'accusa e senza alcun contatto con le loro famiglie né assistenza legale;
H. considerando che, nel 2007, il presidente Hu Jintao aveva già istruito i vertici della magistratura che i giudici dovrebbero sottostare a tre autorità: il partito, il popolo e la legge, nell'ordine indicato; che il ministero della Giustizia cinese ha stabilito, nel marzo del 2012, che tutti gli avvocati devono prestare giuramento di fedeltà al Partito comunista cinese per ottenere o rinnovare l'autorizzazione all'esercizio della professione;
I. considerando che la sconcertante notizia diffusa a metà giugno del 2012 riguardo a una donna, Feng Jianmei, crudelmente costretta ad abortire una bambina al settimo mese di gestazione, ha alimentato il dibattito sull'abolizione della politica ufficiale del figlio unico;
J. considerando che, nonostante i progressi conseguiti dal governo cinese nella promozione di alcuni diritti economici e sociali, l'esercizio del diritto di espressione, associazione, riunione, libertà di stampa e partecipazione alle associazioni sindacali è costantemente represso; che le organizzazioni per i diritti umani continuano a segnalare gravi violazioni di tali diritti da parte delle autorità cinesi, in particolare la condanna di noti dissidenti come il vincitore del Premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, attualmente in stato di reclusione, le maggiori restrizioni in materia di libertà dei media e di Internet, l'inasprimento della sorveglianza e dei soprusi nei confronti di avvocati, difensori dei diritti umani e organizzazioni non governative, l'intensificazione dei controlli e delle vessazioni ai danni di cittadini uiguri e tibetani e sulle loro libertà, il numero crescente di sparizioni forzate e detenzioni arbitrarie, anche in centri di detenzione segreti e illegali noti come «prigioni nere»; che negli ultimi anni le politiche repressive contro le libertà fondamentali dei tibetani hanno dato il via a una preoccupante serie di autoimmolazioni;
K. considerando che la Cina ha aderito al Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) ed è membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; che tale status comporta per la Cina particolari doveri per quanto attiene al rispetto dei suoi obblighi giuridici internazionali conformemente all'ICCPR e alla Carta delle Nazioni Unite;
L. considerando che Hu Jia, vincitore del Premio Sacharov 2008, sono a tutt'oggi agli arresti domiciliari sotto stretta sorveglianza e con contatti limitati con l'esterno;
M. considerando che lo Stato cinese riconosce soltanto cinque religioni, segnatamente il buddismo, il taoismo, l'islam e il cristianesimo (cattolicesimo e protestantesimo); che tutte le suddette religioni hanno organi di governo centralizzati con sede a Pechino e con funzionari fedeli al PCC; che il PCC ha messo al bando i gruppi religiosi non autorizzati come il Falun Gong dal 1999, nell'intento di debellare tali pratiche religiose; che, in conseguenza di tale messa al bando, le organizzazioni dei diritti umani hanno segnalato l'adozione di misure coercitive extragiudiziarie, come gli arresti arbitrari, i lavori forzati e la tortura fisica, a volte con conseguenze letali;
N. considerando che la regione autonoma del Tibet e le altre zone autonome tibetane, nonché la regione autonoma uigura dello Sinkiang sono diventate territori sempre più importanti per le ambizioni cinesi di natura strategica, regionale, militare ed economica e sono pertanto considerate dall'attuale governo cinese aspetti fondamentali dell'integrità territoriale; che dal 2009 almeno novanta cittadini tibetani si sono autoimmolati nelle zone della Repubblica popolare cinese (RPC) a popolazione tibetana, tra cui la regione autonoma del Tibet e le zone autonome tibetane all'interno delle province di Gansu, Sichuan e Qinghai;
O. considerando che, nonostante l'apertura dell'economia cinese abbia recato importanti benefici, quali un migliore accesso al mercato del lavoro e una riduzione della disoccupazione rurale, non tutti i segmenti della popolazione cinese hanno beneficiato in egual misura della crescita economica e stanno emergendo ampie disparità fra le aree urbane e rurali del paese;
P. considerando che le diseguaglianze fra le popolazioni urbane e rurali in termini di reddito, accesso all'occupazione, previdenza sociale, sanità e istruzione costituiscono un problema enorme per la Cina riguardo alla politica di coesione;
Q. considerando che la cooperazione fra l'UE e la Cina in ambito scientifico e tecnologico è una questione di interesse comune; considerando l'espansione di Internet in Cina, con ormai oltre 500 milioni di utenti, che dà vita a un'opinione pubblica online; considerando, tuttavia, che l'ambiente Internet del paese rimane alquanto restrittivo;
R. considerando che l'Unione europea è la prima destinazione turistica mondiale; che, secondo le previsioni, da qui al 2020 100 milioni di cinesi viaggeranno per il mondo e che quindi è necessario sostenere le iniziative intese ad attrarre nuovi flussi turistici;
S. considerando che nel mondo la Cina è il paese che emette la maggior quantità di diossido di carbonio e che i livelli delle emissioni continuano ad aumentare rapidamente; che nel 2010 le emissioni pro capite di CO2 della Cina hanno raggiunto le 6,8 tonnellate e che, secondo le previsioni, supereranno già nel 2017 le emissioni pro capite degli Stati Uniti;
T. considerando che la Cina sta intensificando gli sforzi per quanto riguarda i sistemi di mercato per lo scambio di quote delle emissioni e sta portando avanti sette progetti pilota in materia con l'obiettivo di istituire un sistema nazionale per lo scambio di tali quote nel 2015;
U. considerando che il XXI secolo vede il ritorno della Cina sulla scena mondiale in veste di potenza economica e commerciale, grazie alla rapida ascesa del suo potere economico e l'opaco potenziamento delle proprie forze armate;
V. considerando che l'UE aderisce alla politica di una «unica Cina» nel contesto delle relazioni tra la Repubblica popolare cinese e Taiwan;
W. considerando che il ruolo positivo della Repubblica popolare cinese nel sud-est asiatico in termini di regionalizzazione e dinamica dell'economia è sempre più offuscato dalle controversie territoriali nel Mar Cinese meridionale con il Vietnam, la Malaysia, l'Indonesia, il Brunei, le Filippine e Taiwan e, nel Mar Cinese orientale, con il Giappone e Taiwan, tutte zone ricche di risorse ittiche e di riserve petrolifere e gassifere;
X. considerando che la Cina intrattiene strette relazioni con la Corea del Nord, quest'ultima fortemente dipendente dal punto di vista economico dalla prima e che l'afflusso di denaro e turisti dalla Cina è indispensabile per la sopravvivenza del regime di Pyongyang nel suo stato attuale;
Y. considerando che la Cina, nell'ambito dell'Organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO), collabora con la Russia, con quattro paesi dell'Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) e con quattro paesi osservatori (India, Iran, Mongolia e Pakistan); che, come annunciato il 6 giugno 2012 in occasione del vertice SCO di Pechino, nel prossimo decennio è previsto un aumento degli investimenti cinesi in Asia centrale, che passeranno da 20 a 100 miliardi di dollari statunitensi;
Z. considerando che l'intensificazione delle relazioni tra Pechino e Washington, unitamente al forte intreccio economico-finanziario tra i due paesi, costituisce una delle relazioni bilaterali più importanti al mondo; che l'Europa è il primo partner commerciale della Cina;
AA. considerando che in nessun luogo al mondo la crescita esplosiva cinese è così visibile come in Africa e in America latina, come illustrato in particolare dall'impressionante aumento del volume bilaterale degli scambi commerciali cinesi in Africa che, tra il 2009 e il 2011, ha subito un'impennata dell'80%, raggiungendo i 166,3 miliardi di dollari statunitensi secondo i dati pubblicati dal ministero del Commercio cinese; che nel 2011 gli investimenti esteri diretti della Cina sono aumentati del 58,9%, attestandosi a 1,7 miliardi di dollari; che gli interessi cinesi in Africa sono evidenti nei grandi progetti di sviluppo, ad esempio in ambito ferroviario, stradale e previdenziale;
Cooperazione e partenariato strategico UE-Cina
1. si unisce all'impegno, assunto pubblicamente dall'UE e dalla Cina, nel corso del dialogo strategico ad alto livello del 9 e 10 luglio 2012 a Pechino, di stabilire un buon esempio di cooperazione internazionale nel XXI secolo mediante il loro partenariato strategico fondato su interessi condivisi e comprensione reciproca; sostiene ed incoraggia i quasi sessanta dialoghi settoriali tra l'UE e la Cina, nella convinzione che un partenariato rinvigorito ed altamente sviluppato risulterà reciprocamente vantaggioso per l'UE e per la Cina; auspica, tuttavia, il rafforzamento di tali dialoghi nei settori dei diritti umani, dell'ambiente, della sicurezza e dell'energia, in particolare nell'ambito della lotta alla contraffazione, con riferimento al suo impatto sulla salute e sulla sicurezza pubbliche; incoraggia gli sforzi tesi a cercare attivamente sinergie tra il Dodicesimo piano quinquennale cinese e la strategia Europa 2020, allo scopo di approfondire la cooperazione pragmatica in vari settori; ritiene inoltre che occorre definire in maniera migliore il concetto di partenariato strategico; chiede che l'intensificazione delle relazioni commerciali ed economiche con la Cina sia accompagnata da notevoli progressi nel dialogo politico in materia di diritti umani e Stato di diritto;
2. si attende che gli Stati membri dell'Unione europea conferiscano al Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), e soprattutto alla sua delegazione a Pechino, un chiaro mandato per rafforzare il partenariato strategico UE-Cina, parlando al governo cinese con una sola voce, e li invita ad astenersi dall'intraprendere iniziative bilaterali di politica estera in grado di mettere a repentaglio gli sforzi compiuti dal SEAE; esorta l'UE a porre in essere una strategia di lungo termine nei confronti della Cina, assicurando il coordinamento operativo sia tra le istituzioni dell'Unione sia tra l'Unione e i suoi Stati membri; si attende che le autorità cinesi, a tutti i livelli politici, rafforzino il partenariato strategico UE-Cina tramite un'applicazione coerente e trasparente delle norme e degli accordi reciproci e internazionali;
3. si compiace degli accordi raggiunti durante il XV vertice UE-Cina tenutosi a Bruxelles il 20 settembre 2012; chiede che tali accordi siano rapidamente resi operativi e attuati onde rafforzare le relazioni tra l'Unione e la Cina;
4. accoglie con favore gli impegni assunti in occasione del XV vertice UE-Cina, in particolare per quanto concerne i negoziati su un accordo d'investimento e l'avvio di un dialogo regolare sulle questioni di difesa e sicurezza;
5. è del parere che le relazioni tra l'Unione europea e la Cina, sia a livello economico e commerciale che a livello culturale e sociale, possano rappresentare uno dei principali fattori per lo sviluppo e il miglioramento di entrambe le società e pertanto considera tale cooperazione di vitale importanza per gli interessi di entrambe le parti;
6. si compiace per l'avvio del dialogo di alto livello UE-Cina «People-to-People» e per i successi conseguiti nella sua prima fase; esprime soddisfazione per i progressi e i risultati dell'Anno del dialogo interculturale UE-Cina e prende atto dell'accordo raggiunto in occasione del XV vertice UE-Cina su una serie di azioni di follow-up in vari settori inerenti all'istruzione, alla cultura, al multilinguismo e alla gioventù;
7. invita la Commissione, il Consiglio e le autorità cinesi competenti ad agevolare, in collaborazione con il Parlamento, i flussi turistici provenienti dalla Cina e diretti verso l'Unione europea, armonizzando e accelerando le procedure di rilascio dei visti per i cittadini cinesi, in particolare nell'ambito del turismo d'affari e congressuale;
8. accoglie con favore l'appello di entrambe le parti, lanciato in occasione del XV vertice UE-Cina, per l'avvio, all'opportuno livello, di un dialogo UE-Cina a tutto campo su mobilità e migrazione e il loro impegno reciproco a continuare a esaminare modi per agevolare gli scambi fra i cittadini cinesi e i cittadini dell'Unione europea, tra cui la reciproca esenzione dal visto per i titolari di passaporti diplomatici;
9. sottolinea che la Cina non è soltanto la seconda potenza economica del mondo e il maggiore esportatore nell'ambito dell'economia mondiale, ma è anche una potenza politica sempre più importante;
Situazione interna
10. sottolinea che la Cina, negli ultimi decenni, ha compiuto importanti progressi sociali; evidenzia che un tale miglioramento della qualità della vita per un paese di vaste dimensioni in un lasso di tempo così breve è fenomeno unico nella storia; rileva che dal 1990 la crescita economica della Cina ha liberato dalla povertà oltre mezzo miliardo di persone;
11. prende atto del Dodicesimo piano quinquennale (2011-2015) approvato nel marzo del 2012 dal Congresso nazionale del popolo, che è inteso a contrastare fermamente gli effetti collaterali negativi di un periodo ineguagliato di elevata crescita economica duratura, quali le gravi minacce ambientali, gli squilibri regionali, la crescita della sperequazione dei redditi e le continue proteste collettive imperniate su rimostranze di natura sociale, economica e giuridica;
12. rileva l'importanza di individuare sinergie tra la strategia Europa 2020 e il Dodicesimo piano quinquennale cinese;
13. plaude al successo della politica economica cinese, pur condividendo le critiche di studiosi e osservatori cinesi indipendenti, secondo cui il mantenimento di tale tendenza è gravemente minacciato da scandali di corruzione, dalla mancanza di trasparenza e dalla presenza di una «aristocrazia rossa», composta da familiari stretti dei leader del partito passati e presenti, che possiedono immensi patrimoni grazie ai loro agganci politici ed economici: una situazione critica messa a nudo di recente dalla vicenda di Bo Xilai;
14. attende con interesse la rapida attuazione dei ripetuti inviti alla democratizzazione e alle riforme politiche in seno al PCC da parte della nuova leadership del partito; reputa che soltanto effettive riforme politiche intese a definire istituzioni inclusive, democratiche e responsabili che riflettano la diversità etnica, religiosa, politica e sociale della Cina, spianeranno la strada al raggiungimento di una crescita sostenibile e della stabilità, ponendo freno alla semi-indipendenza dei dispotici capipartito provinciali, distrettuali e locali, che con i loro abusi di potere arrecano seri danni alla reputazione della leadership nazionale cinese tanto all'interno quanto all'esterno, con particolare riferimento ai casi di corruzione endemici ed estremamente dispendiosi; ritiene che siffatti casi vadano affrontati con l'introduzione di meccanismi di rendicontabilità, come riconosciuto dal Presidente Hu Jintao durante il XVIII Congresso del PCC del novembre 2012;
15. condivide e appoggia il categorico rifiuto, da parte degli avvocati cinesi, del giuramento obbligatorio di fedeltà al PCC, dal momento che ciò costituisce un attacco all'ordinamento giuridico che trascura palesemente le norme giuridiche internazionali, poiché qualsiasi avvocato dovrebbe prestare giuramento alla Costituzione e non a un partito o a un'organizzazione politica;
16. rileva che, malgrado gli aborti forzati siano severamente proibiti in Cina, i funzionari della pianificazione famigliare continuano a costringere le donne a pratiche disumane come l'aborto o la sterilizzazione coatti; condanna la cosiddetta «tassa di mantenimento sociale», ammenda spesso esorbitante che i genitori devono pagare in caso di nascite che esulano dalla quota stabilita, com'è accaduto nella tragedia di Feng Jianmei; sottolinea che, secondo le statistiche ufficiali, nel 2011 sono state presentate 8°400 denunce di comportamento scorretto delle autorità preposte alla pianificazione familiare, da parte delle vittime interessate; sostiene incondizionatamente coloro che in Cina invocano la fine della politica del figlio unico, con le sue numerose lacune, in particolare alla luce delle tendenze demografiche della Cina, sottolineando al contempo le gravi conseguenze negative di tale politica sotto il profilo sociale e psicologico, come le disuguaglianze sociali, il peggioramento della situazione della parità di genere, un diffuso sentimento negativo verso la nascita di figlie femmine e lo squilibrio, tuttora in crescita, tra bambini e bambine, che crea dei «piccoli imperatori», disgregando la struttura familiare tradizionale e per di più riducendo l'afflusso di giovani sul mercato del lavoro; invita la leadership cinese a dare la massima precedenza al tentativo di trovare una soluzione a tale problema;
17. prende in seria considerazione le vigorose proteste dei lavoratori dello stabilimento Foxconn e chiede che siano rispettati i loro diritti; condivide l'aspirazione a una retribuzione equa e a condizioni di lavoro dignitose;
18. si compiace degli sforzi della Cina per istituire un sistema nazionale di scambio delle quote di emissione entro il 2015, che in futuro potrebbe essere integrato ad altri sistemi di scambio delle quote di emissioni (ETS) di CO2, in particolare l'ETS dell'UE; rileva, tuttavia, che la Cina non ha ancora un'economia di mercato matura e a pieno regime, che è chiaramente una chiara premessa per il corretto funzionamento di un sistema di scambio delle quote di emissioni;
19. esorta il governo cinese a intensificare le misurazioni di sostanze inquinanti ed emissioni, al fine di compensare la mancanza di dati affidabili sulle emissioni di carbonio, a istituire una migliore infrastruttura giuridica e a potenziare lo sviluppo di capacità a livello amministrativo; si compiace, a tale riguardo, dell'accordo di finanziamento tra l'UE e la Cina del 20 settembre 2012, inteso a promuovere l'ambiente, la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e una riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra in Cina;
20. prende atto della decisione del governatore di Hong Kong, a seguito di manifestazioni di massa e di un'opposizione generalizzata, di non forzare l'attuazione del controverso programma di studi «di istruzione nazionale»; invita le autorità di Pechino a rispettare pienamente il principio «un paese, due sistemi», conformemente all'accordo firmato prima del passaggio della ex colonia britannica alla Repubblica popolare cinese; accoglie con favore la massiccia affluenza alle urne nel corso delle recenti elezioni del Consiglio legislativo e si attende che sia introdotto quanto prima il suffragio universale per l'elezione di tutti i membri di tale assemblea;
Diritti umani e democrazia
21. ammira e sostiene il coraggio e l'attivismo di quei cittadini cinesi che agiscono in modi socialmente responsabili per promuovere e difendere diritti sociali e umani universalmente riconosciuti e contestare nonché sanare i ben noti rischi sociali e/o atti criminali – quali la corruzione, l'abuso d'ufficio, i danni ambientali, le infezioni da AIDS, l'avvelenamento degli alimenti, le frodi nell'edilizia scolastica e gli espropri illegali di proprietà e di terreni – perpetrati sovente da vertici locali del partito; denuncia tutti gli episodi di ritorsione ufficiale contro questi cittadini cinesi; esorta la leadership cinese a incoraggiare la responsabilità civile in termini di rispetto dei diritti umani sociali e a riabilitare i difensori di tali diritti, ufficialmente perseguitati e puniti; ricorda alla leadership cinese di attenersi scrupolosamente al diritto nazionale e internazionale in materia di diritti umani;
22. condivide decisamente le osservazioni critiche di avvocati e giuristi cinesi secondi i quali l'umiliante detenzione degli indagati per più di 15 giorni è in conflitto con il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), che la Cina ha firmato nell'ottobre 1998; esprime preoccupazione per la mancata disponibilità del governo cinese a ratificare il Patto internazionale sui diritti civili e politici, che è ancora pendente; deplora il fatto che, secondo il nuovo codice di procedura penale del 2013, la polizia e le autorità di sicurezza dello Stato possono addirittura trattenere un indagato per più di 14 mesi, senza fornirgli alcuna assistenza legale; condivide pienamente le critiche dei giuristi cinesi riguardo al fatto che la polizia mantiene tale facoltà non solo per trattenere gli indagati agli arresti domiciliari, ma anche per la loro detenzione in base alle norme in materia di «arresto in luogo stabilito»; sostiene tutte le iniziative dei giuristi cinesi a favore di una vera e propria riforma del codice di procedura penale della Repubblica popolare cinese;
23. invita la Cina a rispettare norme sociali minime; sottolinea l'importanza del rispetto – e di una rapida attuazione – di tutte le regole dell'Organizzazione internazionale del lavoro, tra cui il diritto di formare liberamente sindacati indipendenti; plaude all'applicazione della legislazione sui contratti di lavoro e chiede di integrare il quadro legislativo tramite l'adozione di una normativa sulla contrattazione collettiva; esorta le autorità cinesi, nonché le imprese e gli investitori europei che operano in Cina, a rispettare le norme internazionali del lavoro per garantire una retribuzione e condizioni di lavoro dignitose e il rispetto dei diritti umani in Cina; è del parere che l'Unione europea non debba consentire l'accesso al mercato dei beni prodotti mediante il ricorso al lavoro minorile o presso stabilimenti che violano gravemente le norme internazionali del lavoro e i diritti umani, come i campi di lavoro per detenuti;
24. reputa che gli squilibri commerciali tra l'UE e la Cina riflettano le loro differenze in termini di modelli sociali, economici e democratici; ritiene che l'assenza o lo scarso rispetto di taluni diritti in Cina vi contribuisca; sottolinea l'importanza di definire una strategia per il dialogo con la Cina, a cominciare dalle questioni relative al mercato dell'occupazione;
25. esprime il timore che il numero dei detenuti giustiziati in virtù della legislazione cinese sulla pena capitale, come pure la convenienza del loro processo e successiva esecuzione, siano contrari allo spirito del diritto di ogni persona a un processo libero ed equo, in quanto la rapidità utilizzata dalle autorità cinesi può indurre a non riconoscere processi nulli e altri errori, il che porta all'esecuzione di innocenti; è del parere che l'applicazione della pena capitale all'interno di un sistema giudiziario opaco, privo di completa trasparenza e in cui i diritti dei detenuti non sono ancora del tutto consolidati, sia un grave errore; invita le autorità cinesi a riconsiderare la politica in materia di pena capitale;
26. sottolinea che il partenariato strategico tra l'Unione europea e la Cina abbraccia anche la libertà degli organi di informazione su base reciproca, il che significa libertà di stampa per i media cinesi in Europa ma anche libertà di stampa per i media europei in Cina; si attende che tutte le istituzioni europee difendano fermamente questo principio basilare dei diritti umani nell'ambito dei loro contatti con i loro rispettivi partner cinesi;
27. deplora il controllo e la censura che le autorità cinesi esercitano su Internet; rileva con preoccupazione che il governo cinese va intensificando la sorveglianza di Internet tramite una nuova legge che vieta ai cittadini di tradire i segreti di Stato, di ledere l'orgoglio nazionale, mettere a rischio l'unità etnica del paese o formulare inviti a «proteste illegali» o a «riunioni di massa»; rileva che di conseguenza non esiste praticamente più alcun limite alla censura o alla persecuzione; è preoccupato per la mancanza di garanzie previste dalla nuova legge, il che offre margini di ricorso abusivo alla stessa; sottolinea che i termini «proteste illegali» e «riunioni di massa» devono essere utilizzati soltanto laddove esista e sia in vigore una legge intesa a garantire proteste pacifiche e legittime; esorta il governo cinese ad autorizzare l'espressione di una pluralità di opinioni su Internet, sui media e, più in generale, nell'ambito della sfera pubblica; ricorda che il diritto alla libertà di espressione su Internet è stato riconosciuto recentemente dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite;
28. esprime preoccupazione per l'entrata in vigore delle nuove disposizioni sul controllo di Internet, che legalizzano la chiusura dei blog, ma che prevedono anche pesanti sanzioni nei confronti dei blogger, dei giornalisti e degli avvocati che li difendono;
29. sottolinea che in un paese che vanta oltre 500 milioni di utenti di Internet, le libertà digitali sono l'unica soluzione per realizzare un ciberspazio fiorente e sviluppato; invita le autorità cinesi a rendere sicuro e a proteggere l'enorme ciberspazio sviluppatosi nel paese e a concentrare gli sforzi sulla sua valorizzazione e non sulla censura e il controllo;
30. prende atto dei significativi sforzi intrapresi dal governo cinese nel favorire lo sviluppo economico del Tibet e dello Sinkiang nonché dell'impatto di tali sforzi sulle comunità nomadi e sui mezzi di sussistenza tradizionali; esorta il governo cinese ad agire in maniera politicamente responsabile coinvolgendo in modo significativo i tibetani e gli uiguri nelle questioni legate alla governance, fra cui la gestione delle risorse e le priorità di sviluppo economico, e rispettando anziché indebolendo elementi culturali come la lingua e la religione; dichiara con fermezza che il governo cinese non otterrà una stabilità durevole in Tibet o nello Sinkiang o il rispetto reciproco tra cittadini cinesi, tibetani e uiguri mediante l'assimilazione forzata, la distruzione culturale o ricorrendo a metodi polizieschi e di sicurezza repressivi ma soltanto venendo incontro seriamente a tutte le rimostranze delle popolazioni autoctone, per dare vita a una responsabilità realmente condivisa per il benessere di entrambe le province autonome; esorta il governo cinese a revocare il divieto alla visita delle regioni in questione da parte di osservatori indipendenti;
31. evidenzia che, malgrado la dura politica repressiva, si assiste in Cina a una rinascita delle religioni, comprovata dalla riapertura o dalla ricostruzione di innumerevoli luoghi di culto; esorta le autorità cinesi a revocare le politiche e le pratiche che limitano il diritto fondamentale dei cittadini alla libertà di culto e di credo;
32. invita le autorità cinesi a conferire il riconoscimento ufficiale alle fiorenti chiese domestiche protestanti e alle chiese cattoliche clandestine, nonché a quelle di altre religioni; rammenta, a tale proposito, che il diritto internazionale umanitario riconosce la libertà di religione o di credo a prescindere dall'avvenuta registrazione e che tale registrazione non deve essere una condizione obbligatoria per la pratica religiosa; condanna fermamente tutti i tentativi delle autorità di privare tali chiese non ufficiali del loro fondamentale diritto alla libertà di culto, imponendo l'obbligo di operare sotto la sorveglianza di consigli di amministrazione a controllo statale, confiscandone i beni e persino ricorrendo ad arresti e a detenzioni nell'intento di ridurle al silenzio, interferendo in tal modo con la loro autonomia religiosa e limitandone gravemente le attività;
33. condivide le osservazioni critiche dei giuristi cinesi, secondo cui le fondamentali lacune del codice giuridico cinese riguardo alla religione sono attribuibili alla Costituzione, in quanto il principio della «libertà di religione» di cui ai punti 1 e 2 dell'articolo 36 è in conflitto con il principio delle «restrizioni alla religione» contemplate ai punti 3 e 4 e non viene chiarito quale dei due prevalga; si unisce all'appello dei giuristi cinesi, che chiedono di attribuire alla libertà di religione il principio di preminenza nell'ambito della Costituzione;
34. riconosce gli sforzi compiuti per quanto attiene al controllo e alla prudente applicazione della pena capitale in Cina, ma resta preoccupato per il fatto che il governo cinese continua a non divulgare dettagli sul numero dei detenuti giustiziati ogni anno, mantenendo il segreto di Stato sulle informazioni riguardanti la pena capitale; esorta inoltre le autorità cinesi a porre fine all'uso politicizzato della pena capitale e ad assicurare garanzie procedurali nell'ordinamento giuridico del paese, intese a garantire la tutela dei condannati a morte, compreso il diritto a un processo equo, in conformità delle norme internazionali;
35. considera deprecabile, per quanto riguarda il dialogo UE-Cina sui diritti umani, la continua assenza di progressi sostanziali e il mancato conseguimento di risultati tangibili e visibili; ricorda che, per quanto riguarda l'adozione di una nuova strategia dell'UE in materia di diritti umani, nel giugno 2012 i ministri degli Esteri dell'Unione europea hanno formalmente impegnato l'UE a sollevare con vigore le questioni relative ai diritti umani in tutte le forme appropriate di dialogo politico bilaterale, anche al massimo livello; invita il nuovo rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, il SEAE, il Consiglio e la Commissione a intensificare gli sforzi per imprimere nuovo slancio al processo e rendere tale dialogo più efficace e orientato ai risultati, anche attraverso riunioni preparatorie con le organizzazioni della società civile e le organizzazioni non governative internazionali e locali, in presenza delle autorità di entrambe le parti; è del parere che tale dialogo debba essere incluso nell'ambito di tutti i contatti con i funzionari di partner strategici come la Cina; sottolinea l'importanza di affrontare a fondo tutti i problemi relativi ai diritti umani e allo Stato di diritto in Cina e nell'Unione europea; è del parere che i vertici UE-Cina e i colloqui sui diritti umani debbano comprendere una serie di questioni trasparenti su cui dibattere e punti di riferimento concreti; esorta l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, a manifestare le proprie preoccupazioni per la violazione dei diritti umani in Cina e a riferire pubblicamente in merito a casi concreti e alle questioni al centro delle discussioni con i funzionari cinesi nell'ambito di tutti gli incontri; esorta i funzionari degli Stati membri dell'Unione a seguire gli stessi orientamenti in modo coerente e coordinato; invita le imprese dell'Unione che hanno attività in Cina a rispettare i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani ed esorta l'Unione e i suoi Stati membri a vigilare attentamente su tale osservanza;
Relazioni tra le due sponde dello Stretto
36. ribadisce la politica dell'Unione di una «unica Cina»; plaude al moltiplicarsi dei contatti tra la Repubblica popolare cinese e Taiwan; sottolinea il miglioramento dei rapporti tra le due sponde dello Stretto, nonostante siano a tutt'oggi gravemente compromessi dai missili della Repubblica popolare cinese puntati su Taiwan e dall'isolamento internazionale in cui la Cina costringe Taiwan; è favorevole a un'efficace partecipazione di Taiwan in seno alle organizzazioni internazionali, come sancito dalla dichiarazione 9486/09 del Consiglio dell'8 maggio 2009;
37. si compiace del grande interesse manifestato da milioni di cittadini cinesi in occasione delle elezioni presidenziali e legislative svoltesi a Taiwan il 14 gennaio 2012, che per la prima volta è stato possibile seguire in tempo reale su Internet;
38. plaude ai forti rapporti economici che stanno fiorendo tra le due sponde dello Stretto, nonché alla nuova apertura da parte di Taiwan ai turisti cinesi e alla cooperazione culturale; ritiene che l'internazionalizzazione del commercio e degli investimenti sia il miglior garante della stabilità di Taiwan; esorta pertanto il governo taiwanese ad accompagnare gli investimenti nella Repubblica popolare cinese con investimenti altrove;
Situazione esterna
39. esorta la Repubblica popolare cinese a utilizzare responsabilmente la sua posizione a livello globale, in particolare in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove detiene un seggio permanente e gode del diritto di veto; sottolinea, a tale proposito, la necessità che la Cina abbandoni la sua posizione di veto nei confronti delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite intese ad autorizzare un intervento in Siria per fermare la guerra civile e consentire al popolo siriano di prendere in mano il futuro del proprio paese, nell'ambito di un processo democratico e libero; sottolinea che la Cina dovrebbe altresì agire in maniera responsabile, che si confà al suo contributo mondiale, a livello di G20 per far fronte alla crisi finanziaria mondiale, conformandosi alle disposizioni dell'Organizzazione mondiale del commercio e ottemperando a tutte le convenzioni e trattati internazionali di cui è parte contraente;
40. esorta la Repubblica popolare cinese a impegnarsi inequivocabilmente al rispetto della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale nel perseguimento dei suoi obiettivi all'estero;
41. apprezza il fatto che tra i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la Cina sia il principale fornitore di truppe di mantenimento della pace, grazie soprattutto alla sua marina militare in rapido ammodernamento; plaude, a tale proposito, alla cooperazione rafforzata con l'Unione europea nel contrasto della pirateria nel Golfo di Aden; invita la Cina, in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a cooperare con la comunità internazionale sulle importanti questioni di sicurezza globale, come ad esempio la situazione in Siria e in Iran;
42. riconosce la responsabilità della Cina di garantire la sicurezza dei propri cittadini e di assumere un ruolo di promotore di pace e stabilità nel mondo e si compiace della sua accresciuta partecipazione nell'ambito delle Nazioni Unite; chiede, tuttavia, alla Cina di dar prova di maggiore trasparenza e di intensificare la cooperazione con l'Unione europea e le Nazioni Unite su tali questioni, come pure di evitare l'isolamento nello sviluppo della sua politica estera;
43. invita la Cina a rivedere la sua politica di «non ingerenza negli affari interni degli altri paesi» in caso di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale;
44. si compiace del dialogo UE-Cina in materia di politica di difesa e di sicurezza, avviato nel luglio 2012; propone che tale dialogo venga esteso all'intera regione Asia-Pacifico;
45. chiede alla Cina di fugare le crescenti inquietudini internazionali in merito alla mancanza di trasparenza del suo bilancio militare;
46. sottolinea la rilevanza globale del Mar Cinese meridionale, attraverso il quale transita un terzo degli scambi commerciali mondiali; esprime inquietudine per la situazione di crescente tensione ed esorta pertanto con urgenza tutte le parti coinvolte ad astenersi da azioni militari e politiche unilaterali, ad abbassare i toni e a risolvere le loro contrastanti rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese meridionale mediante arbitrato internazionale ai sensi del diritto internazionale, con particolare riferimento alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, al fine di garantire la stabilità regionale;
47. esprime viva preoccupazione per le crescenti tensioni tra Cina e Giappone; lancia un vibrante appello ai due paesi affinché combattano la percezione comune di reciproca inimicizia e considera deplorevole la loro incapacità di approfittare dell'occasione del quarantesimo anniversario della riapertura delle loro relazioni diplomatiche per avviare negoziati costruttivi;
48. invita tutte le parti interessate (Cina, Giappone e Taiwan), visto il rilevante interesse dell'Unione europea per la sicurezza e la stabilità dell'Asia orientale, a dar prova di moderazione e a prendere provvedimenti per riportare la calma riguardo alla situazione delle isole contese; invita tutte le parti coinvolte a risolvere le controversie in modo pacifico in uno spirito di collaborazione e nel rispetto del diritto internazionale, con particolare riferimento alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, e a concordare misure di distensione in caso di incidenti imprevisti;
49. prende atto della recente iniziativa di Taiwan destinata all'ottenimento di un consenso per un codice di condotta per il Mar Cinese orientale e all'istituzione di un meccanismo che consenta a tutte le parti di cooperare nello sfruttamento comune delle risorse naturali della regione, tra cui la capacità di generare elettricità da fonti energetiche rinnovabili;
50. osserva il ruolo svolto dalla Cina nell'ambito della cooperazione tra le due parti nella penisola coreana e invita la Repubblica popolare cinese a impegnarsi più attivamente nella ricerca di una cooperazione rafforzata tra nord e sud;
51. rileva che la sopravvivenza del regime dittatoriale e repressivo nordcoreano dipende fondamentalmente dalla Cina e se ne rammarica; si compiace del comportamento responsabile adottato dalla Cina il 15 aprile 2012, votando a favore della ferma condanna del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il fallito lancio di un razzo da parte della Corea del Nord, considerato da molti come un tentativo di sperimentazione di missili balistici; auspica che la Cina continui ad assumersi la responsabilità della stabilità nella penisola coreana, della riapertura sollecita dei colloqui esapartiti sulla minaccia nucleare nordcoreana e, soprattutto, del radicale miglioramento delle condizioni di vita quotidiane dei cittadini nordcoreani, grazie agli incentivi cinesi;
52. prende atto del ruolo di sempre maggior rilievo della Cina nella regione dell'Asia centrale, grazie ai progetti commerciali, economici ed energetici; è del parere che il paese possa assumere un ruolo centrale nello sviluppo dei paesi dell'Asia centrale e invita la Repubblica popolare cinese a promuovere il miglioramento delle relazioni tra gli Stati della regione, quale passo fondamentale verso la cooperazione regionale; rileva che i principali obiettivi della Cina nell'ambito dell'Organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO) consistono nel conseguimento della pace e della stabilità in Asia centrale attraverso un fronte comune di lotta ai cosiddetti «tre mali»: estremismo, separatismo e terrorismo; constata il grande interesse strategico ed economico della Cina nella regione, legato allo sfruttamento delle grandi riserve petrolifere e gassifere e al collegamento ferroviario e stradale tra l'Asia centrale e il litorale della Cina;
53. si compiace dell'instaurazione di rapporti tra la Cina e l'Afghanistan e dei colloqui che avvengono per la prima volta nella storia ai massimi livelli; ritiene che la Cina possa svolgere un ruolo fondamentale nella stabilizzazione dell'Afghanistan attraverso un approccio persuasivo (soft power) e sollecita lo sviluppo di una stretta cooperazione tra l'UE e la Cina sulla questione;
54. rileva che la nuova strategia statunitense di rinnovata attenzione nei confronti dell'Asia viene percepita dalla leadership cinese come un tentativo degli Stati Uniti di contenere la rapida ascesa economica e politica della Cina; esorta la Cina e gli Stati Uniti ad evitare le tensioni e la corsa agli armamenti nel Pacifico; esorta la Cina a garantire la libertà di circolazione sui mari;
55. ritiene che occorra prendere in seria considerazione l'impatto economico, sociale e ambientale dei crescenti investimenti della Cina nei paesi in via di sviluppo;
56. rileva che la crescente presenza cinese in Africa ha contribuito allo sviluppo economico, con particolare attenzione ai progetti infrastrutturali; apprezza il fatto che la leadership cinese abbia preso atto delle forti critiche alla sua sbilanciata politica africana, incentrata unicamente sulle materie prime, nel corso del forum per la cooperazione sino-africana (FOCAC), tenutosi a Pechino il 20 luglio 2012, come rivela la sua attuale ed evidente promozione della diversificazione delle proprie attività sul continente; accoglie con favore l'impegno assunto nel corso di tale riunione del FOCAC dal capo di Stato e leader del partito Hu Jintao di concedere un prestito record di 20 miliardi di dollari statunitensi nel prossimo triennio a favore dei paesi africani, per lo sviluppo delle infrastrutture, dell'agricoltura, delle attività industriali e delle PMI; si compiace del sostegno espresso dalla Cina all'Iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive (EITI) e incoraggia le autorità cinesi a seguire la tendenza generale verso una maggiore trasparenza e ad assumersi maggiori impegni concreti in tale settore; invita l'Unione europea a mantenere alto il livello di attenzione circa l'impatto politico, economico, sociale e ambientale dei crescenti investimenti della Cina in Africa;
57. esprime preoccupazione per il fatto che la crescente presenza cinese in Africa abbia provocato gravi tensioni sociali, pur compiacendosi del fatto che le imprese cinesi abbiano espresso la volontà di porre maggiore enfasi sulla responsabilità sociale nelle loro attività africane; esorta le autorità cinesi a fondare le loro politiche in Africa sui principi dei diritti umani e sulla loro osservanza, nonché sulla promozione dello sviluppo sostenibile e sulla sicurezza umana;
58. prende atto della crescente partecipazione della Cina nello sfruttamento di risorse naturali dell'America latina, dal momento che le importazioni cinesi di risorse naturali sono cresciute di oltre il 50%;
59. incoraggia la Cina, che si colloca al primo posto a livello mondiale in termini di emissioni di CO2, a rafforzare il suo ruolo propositivo e costruttivo nella promozione della cooperazione in seno alla comunità internazionale per far fronte al cambiamento climatico; accoglie con favore la presentazione di un Libro bianco da parte delle autorità cinesi, nel novembre 2011, in merito alle politiche adottate e alle azioni intraprese per fronteggiare il cambiamento climatico e ne chiede una rapida attuazione;
60. osserva che i contatti interpersonali possono svolgere un ruolo decisivo nel promuovere una migliore comprensione reciproca tra la Cina e l'Unione europea, come pure tra la Cina e altri suoi partner, come gli Stati Uniti; accoglie con favore, a tale riguardo, i programmi intesi ad agevolare la mobilità tra la Cina e l'Unione europea;
61. esorta la Cina di dare priorità assoluta al miglioramento della certezza del diritto per le imprese straniere sulla base dei principi di uguaglianza, reciprocità e responsabilità sociale delle imprese;
o o o
62. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, al SEAE, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi in via di adesione e candidati, al governo della Repubblica popolare cinese, al Congresso nazionale del popolo cinese nonché al governo e al Legislative Yuan (parlamento) taiwanese.